57.
<Siete tutti pronti?> domandò la mia amica prima di avviare un thriller psicologico "scostante", come lo aveva definito Namjoon.
Arrivò la voce di approvazione da tutti, così la ragazza spense le luci e schiacciò play.
Una musica tetra rimbombò nella stanza e tutta la nostra attenzione fu catturata dai colori lugubri delle immagini che si susseguivano sul piccolo schermo. Quell'atmosfera fu arricchita dal crocchiare delle patatine che Jungkook si portava alla bocca e masticava lentamente come se facendolo potesse perdersi anche solo un secondo di quel film. I due piccioncini erano sul mio letto abbracciati.
Li guardai per qualche secondo e pensai per la prima volta che forse l'amore non era solo una lontana utopia.
Sfugge dalle nostre vite, si dissolve e crea un vuoto. Nessuno sa se mai sarà così fortunato da ritrovarlo per tenerselo ben stretto.
L'amore era quello che vedevo con Kippeum accoccolata al petto del suo ragazzo, concentrata sulle immagini del film, e Namjoon poco interessato a quest'ultimo che la guarda con occhi sognanti accarezzandole dolcemente la guancia con le sue dita lunghe ma delicate. Sulle sue labbra nasceva un sorriso ogni qualvolta Kippeum cambiava espressione, per la sorpresa, per lo sgomento, per l'incredulità. La guardava come se tra le sue braccia, cuore a cuore, avesse tutto quello di cui aveva bisogno. E quello per me era amore.
Spostai la mia visuale che ricadde su Hoseok e Jin, seduti ai piedi del letto.
Ogni tanto si scambiavano qualche occhiata come per commentare le azioni del protagonista, reagivano ai colpi di scena in totale silenzio sbarrando i loro occhi e gesticolando. Era incredibile il modo in cui si capissero senza dire nulla. La loro aura di empatia era invidiabile.
Sperai in quel genere di connessione anche per me e Kippeum, sapevo per certo che con un legame invisibile quanto forte come il loro, le loro vite sarebbero continuate di pari passo, parallelamente vicine.
Era tutto un gioco del destino.
Era grazie al destino se ero finita in quella scuola.
Era grazie al destino se avevo conosciuto la mia migliore amica.
Era grazie al destino se avevo conosciuto quei ragazzi.
Era tutto programmato.
Nel momento in cui si fa una scelta si scala un gradino in più verso il cammino che si è destinati ad intraprendere, e in quel momento non sapevo se il mio cammino avrebbe incrociato quello di Min Yoongi.
Dalle scelte derivano conseguenze, ma io non riuscivo a scegliere.
Legittimare i sentimenti che provavo e cercare in qualche modo di manifestare quell'euforia che scoppiava ogni volta che la sua immagine mi sfrecciava in testa? Mostrare al mondo che una come me aveva emozioni? Nonostante tutto, sotto quella mia dura corazza c'era un cuore che batteva, e in quel momento aveva anche un motivo in più per far rumore.
Avrei scelto? Chissà...
Involontariamente i miei occhi si posarono sul diretto interessato che era poggiato con la schiena sulla testiera dell'altro letto, totalmente immerso nella storia di quel giovane uomo che si ritrova contro la sua volontà in una casa di cura, gestita da uno psicopatico maniaco della vita eterna. La sua bocca era socchiusa ed il suo sguardo concentrato.
Con la scarsa luce prodotta dal televisore riuscivo ad intravedere vagamente il colore delle sue labbra rosee, come le gemme di un pesco.
Distolsi lo sguardo e sospirai. Perché volevo sempre l'impossibile?
Non sarei mai riuscita a dare una risposta al mio quesito, semmai ce ne fosse stata una.
Al suo fianco Jimin sdraiato a pancia in giù con il viso tra le mani aveva gli occhi puntati sullo schermo.
Vicino a me Taehyung a gambe incrociate sorseggiava della coca cola godendosi quel momento di quiete.
L'imponente figura mascolina di Jungkook riposava tranquilla sulla moquette, supino mentre guardava il film sottosopra, sembrando un bambino.
Dopo la mia panoramica su ogni persona presente in quella stanza, pensai che guardare il film sarebbe stato molto meglio. Il volume dei miei pensieri si sarebbe abbassato e per un po' di tempo avrei pensato solo a quella pellicola "scostante."
Le scene scorsero senza interruzioni alternando situazioni irreali ad alcune tremendamente angoscianti fino ad un finale appagante ma leggermente vuoto.
<Fine!> gioì Jin stiracchiandosi.
Con la partenza dei titoli di coda, nella stanza si innalzò un sottofondo di mugolii e sospiri.
<Vi prego non andiamo in Svizzera per nessuna ragione al mondo.> disse Jungkook rivolgendosi inquieto verso di noi.
<Quella casa di cura sembra un posto così accogliente tra le Alpi Svizzere e i boschi sconfinati, non trovi Jungkook?> lo stuzzicò Hoseok.
<No grazie!> rispose lui agitando le mani.
<A proposito di montagne... che programmi hai per le vacanze natalizie?> domandò Kippeum cambiando argomento.
<Non so, forse torneremo a Tokyo, che spasso.> la informai con noia. <Perché?>
Yoongi scattò letteralmente in piedi dopo la mia risposta, forse non se lo aspettava.
Kippeum spostò lo sguardo su di lui e poi lo rivolse di nuovo verso di me. <Che ne diresti di passare una settimana sulla neve?> propose innescandomi una scarica di felicità. <Ogni anno i miei partono per andare in posti esotici, e in loro assenza mi lasciano le chiavi della baita che abbiamo a Deogyusan, potremmo passare lì il capodanno, tutti insieme.> ci spiegò con entusiasmo.
Mi elettrizzai all'idea di iniziare il nuovo anno con i miei amici perché ero sicura che ci saremmo divertiti tantissimo. Così non esitai un momento di più ed accettai. <Sì, mi sembra un'idea grandiosa!>
Ne avrei parlato con i miei genitori che sicuramente non sarebbero stati contrari. Ogni anno era sempre la stessa storia, loro uscivano per partecipare a grandi feste mentre io rimanevo a casa a guardare film natalizi di dubbio gusto. Erano obbligati a passare il Natale con me, ma almeno il Capodanno si sarebbero sbarazzati di un peso e io mi sarei divertita come non mai.
Kippeum dopo la mia risposta fissò Yoongi che si rilassò visibilmente, e avrei giurato di aver visto muoversi il suo pugno come in segno di vittoria.
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