50.
<Jimin dove vai?!> si allarmò Hoseok facendo qualche passo verso la porta.
<Hoseok lascialo andare.> lo fermò Yoongi con freddezza.
Il castano obbedì e ritornò al suo posto tirando un sospiro di rassegnazione.
<Credo che a questo punto sia meglio che ognuno torni nella propria stanza.> annunciò Namjoon mettendo una mano sulla spalla di Jungkook.
Tutti annuimmo e lentamente la stanza cominciò a svuotarsi, ma ancora, qualcuno si avvicinò a me mentre cominciavo a recuperare le innumerevoli cose che erano rimaste sul pavimento.
<Asami...> mi stupii nel sentire quella voce, così mi voltai e lo guardai negli occhi che in quel momento avevano un certo grigiore.
<Jungkook...> mi sforzai di sorridere.
Mi prese le mani e le strinse portandosele al petto, senza mai lasciarle. <Qualsiasi cosa ascolterai sabato, mi prometti che rimarremo amici?> domandò intimorito.
In quel momento non seppi proprio cosa rispondere, ero quasi impaurita a causa dal tono angustiato che aveva usato. Per venire a dirmi una cosa del genere allora c'era qualcosa di davvero iniquo sotto.
In assenza di una risposta da parte mia parlò ancora. <Ti voglio bene.>
A quelle parole i battiti accelerarono e un sorriso sincero si formò sul mio viso. In quel preciso istante capii che dovevo rimanere al suo fianco, al fianco di tutti loro.
<Anche io Jungkook.> risposi per poi essere circondata dalle sue possenti braccia.
Ricambiai il suo abbraccio e una volta sciolto, mi alzai sulle punte e gli scompigliai i capelli. A quel gesto d'affetto il ragazzo sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori.
<Brutto traditore! Cos'è? Ora non pensi più alla tua noona preferita?> si intromise Kippeum facendo la finta offesa.
<Ma certo che sì!> rispose lui prendendola in braccio e mettendola giù subito dopo. <E poi io non ho mai usato l'onorifico con te Kippeum.> le ricordò dandole un pizzicotto.
<Oh ma che maleducato!> scherzai io dandogli una leggera pacca sul braccio.
<Sul serio? Beh allora continua così, essere chiamata noona mi fa sentire vecchia.> concluse lei facendo una faccia schifata.
<Se lo dici tu!> disse alzando le mani. <Ora è meglio che vada, io e Taehyung dobbiamo rimettere tutto in ordine.> ci salutò lasciandoci da sole in mezzo a tutto quel caos.
YOONGI'S POV
Mi ritrovai davanti alla porta della mia camera a fissare le venature del legno sapendo benissimo che dall'altra parte c'era una furia della natura.
Non capivo questa suo timore di dire la verità.
Nessuno di noi era contento di ritirare fuori l'argomento, ma ora si trattava di mettere in guardia una persona importante per tutti noi.
Perché sì, Asami era importante. E lo era da quando ci aveva rivolto la prima parola, il primo saluto, il primo cenno.
Per me lo era diventata sin da quando mi aveva concesso il primo sorriso quella notte sul tetto.
Una volta che avrebbe saputo tutto, sarebbe stata una sua scelta quella decidere se restare nostra amica o chiudere con noi e salvarsi da questo casino.
Rimasi ancora lì con un pugno a mezz'aria ad esitare, ma prima che avessi potuto ancora temporeggiare le mie nocche si poggiarono su quel legno scuro, seguite da passi felpati che raggiunsero rapidamente la porta, che si aprì rivelando il mio compagno di stanza con un'espressione furente in viso.
Non disse nulla, semplicemente mi guardò negli occhi e poi tornò a risistemare la sua roba.
Entrai e chiusi la porta alle mie spalle. Buttai un occhio sulla stanza che era quasi ritornata alla normalità grazie al mio migliore amico che nonostante la sua furia omicida nei miei confronti, si era preoccupato di risistemare anche la mia roba.
<Jimin mi spieghi che problemi hai?> domandai curioso della sua risposto.
<Che problemi ho hyung?> mi chiese con lo stesso tono con cui si racconta una battuta. <Insomma non so se l'idea che Asami possa schifarci per il resto della nostra vita vi abbia minimamente sfiorato!>
<Amico sappiamo bene quello che stiamo rischiando, ma lei deve sapere. Preferisci che Asami finisca in guai che non ha provocato lei o che sia al sicuro anche sapendo la verità e schifandoci a vita come hai detto tu?> ragionai prospettandogli sia il lato negativo che quello un po' meno positivo.
<Cristo! Voi non capite!> imprecò gettando a terra la t-shirt che aveva in mano.
<E allora fammi capire Park, perché proprio non riesco a comprendere che problemi tu abbia.> mi avvicinai tanto da far quasi sfiorare i nostri nasi.
<Lei è nei guai già da quando ha cominciato a farsela con noi!> sbraitò chiudendo le sue mani in due pugni.
Solo in quel momento mi resi conto che i sensi di colpa, la vergogna e la paura non avevano mollato Jimin nemmeno per un momento, neanche dopo tutto questo tempo. Eppure sembrava che lui fosse riuscito ad uscire prima di tutti da quella prigionia a cui eravamo condannati, a quello sconforto che aveva accompagnato tutti noi e che in un certo senso ci accompagnava ancora.
<Se ci reputa suoi amici non ci abbandonerà. Gli amici non ti abbandonano nel momento del bisogno e hai sentito anche tu che vuole aiutarci. Ormai è dentro.> chiarii ancora una volta.
Per quanto fossero dirette le mie parole, volevo convincere il mio amico, ed ero stranamente fiducioso in una reazione positiva da parte di Asami.
<Hyung sono solo preoccupato.> si calmò tirando un sospiro profondo. <Potrà sembrarti strano ma tengo particolarmente a lei, ha fatto breccia nel mio cuore...> spiegò passandosi le mani tra i capelli ormai scoloriti.
A quelle parole mi pietrificai e una sensazione di fastidio si fece spazio nel mio petto. Era pungente, la sentivo proprio al centro del torace, a pochi centimetri dal cuore.
<Che c'è? Che ho detto di sbagliato?> mi domandò notando la mia reazione sfortunatamente evidente. <Non sarai mica geloso?> domandò centrando finalmente il punto.
In quel momento avevo così tanta voglia di dargli un pugno per togliergli quel sorrisetto seccante che si ritrovava sul suo bel faccino, così avrebbe smesso di sorridere in quel modo anche ad Asami.
<Certo che non potevi sparare stronzata peggiore.> riferii negando ciò che non avrei mai ammesso.
<Comunque io non intendevo in quel senso. Beh certo, non nego di averci provato con lei alla festa di Halloween, ma sfortunatamente non è scattata la scintilla, quindi mi accontento di essere suo amico.> dichiarò tranquillizzandomi più del dovuto. <Però forse hai ragione... deve sapere tutto.> concluse convincendosi.
< "Forse" ho ragione?! Ci conosciamo da dieci anni e ancora non hai capito che io ho sempre ragione?!> dissi incredulo.
In tutta risposta il ragazzo di fronte a me afferrò un cuscino e mi colpì in pieno viso ridendo fragorosamente.
<Sei morto e anche sepolto Park Jimin.> lo sfidai colpendolo a mia volta con il suo cuscino preferito, dando inizio a una guerra che sarebbe durata tutto il pomeriggio.
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