5.
<Non è stata una mia scelta. A dirla tutta, la ragazza in questione non ha lasciato solo la stanza, ma anche l'istituto.> si agitò distogliendo lo sguardo.
<Oh, capisco...> decisi di finirla lì.
Notai che Kippeum non era molto entusiasta di parlare di quell'argomento.
Guardai l'orologio, 22:30. Mi infilai sotto le coperte e diedi la buonanotte alla mia compagna di stanza.
La mia testa fu tartassata da tutto quello che era successo quel giorno, l'aereo, la città, la scuola, ma soprattutto quel ragazzo in palestra...
Dovetti ammettere che non era niente male, anzi proprio un bel ragazzo... No Asami! No! No!
Avevo passato solo un giorno in quella scuola e già sbavavo dietro ai ragazzi. Ma ricordai subito le parole di Kippeum che mi aveva esplicitamente sconsigliato di averci a che fare.
Nel frattempo gli occhi si fecero pesanti e potei finalmente fare una dormita decente.
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Mi svegliai prima della sveglia decidendo di prendere una boccata d'aria. Kippeum stava ancora dormendo così cercai di non fare troppo rumore. Sarei rientrata nemmeno cinque minuti dopo. Mi avviai verso la porta di ferro del giorno prima e uscii sul tetto.
Una volta fuori poggiai i gomiti sulla ringhiera. Il sole era già alto e preannunciava una bella giornata.
Intenta a guardare quel panorama da cartolina, sentii il rumore di qualcosa che si schiantava al suolo, seguito da numerose imprecazioni.
<Buongiorno! Scusa se ti ho spaventata ma è la quarantesima volta che questo aggeggio cade dalla mia tasca. Come ti chiami?> parlò un ragazzo a pochi metri da me.
<Asami> risposi insicura.
<Bel nome. Non ti ho mai vista da queste parti, sei nuova?> si avvicinò sorridendo.
Mi presi del tempo per scrutare bene chi avevo davanti. Pensai che fosse ancora in pigiama. Ma la sua maglia non nascose il fatto che fosse in forma. Non era pieno di muscoli, aveva un fisico asciutto e due spalle larghe. Mi soffermai poi sul viso, e appurai che quel ragazzo fosse di una bellezza quasi disarmante. Aveva dei lineamenti delicati. Le labbra erano carnose e mascoline allo stesso tempo, i capelli invece erano biondi e mi sembrarono molto morbidi.
<Asami, ci sei?> sventolò una mano per attirare la mia attenzione.
<Sì scusa, la mattina non connetto molto. In ogni caso sono arrivata ieri dal Giappone.>
<Parli benissimo coreano, complimenti!>
<Ti ringrazio.>
All'improvviso calò un silenzio alquanto imbarazzante. Ma poco dopo fu interrotto da lui.
Un momento... lui sapeva il mio nome ma io non sapevo il suo!
<Diamine! Asami è stato un piacere, ma ora devo scappare!> si guardò l'orologio, cominciando a correre verso la porta.
<Non mi hai detto come ti chiami!>alzai la voce prima di vederlo sparire all'interno.
Non ricevetti risposta. Decisi di rientrare anche io per prepararmi, Kippeum doveva farmi fare il giro di tutto l'istituto.
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<In questo corridoio si svolgono tutti gli incontri dei club di questa scuola. È il nido dei nerd arrapati, quindi ti consiglio di non passare qui da sola, sono peggio dei leoni in calore.> spiegò con un'espressione disgustata. <Qui ci sono i laboratori, lì le classi, in quell'angolo c'è l'ufficio del preside che a me è sempre sembrato la tana di un serpente. Quell'uomo può esserti sembrato gentile, ma ascoltami quando ti dico che è un pervertito con un ego smisurato.> indicò una porta con un pomello d'oro lucidissimo.
<Ho afferrato il concetto. Stare lontana dal preside se voglio preservare la mia giovane vita.>
<Bravissima! Ora passiamo alla parte più "interessante".> fece delle virgolette immaginarie e un respiro profondo.<Ti ricordi dei ragazzi di cui ti ho parlato ieri? Non prendermi per pazza incoerente, ma ti sto portando proprio dove si trovano loro, in palestra. Ieri ci ho riflettuto bene e mi sono accorta di aver esagerato un po', ma se mai avrai a che fare con loro ricordati di non fidarti.> disse accigliata.
Annuii confusa. L'unica cosa che avevo capito era che quei tizi non fossero dei santi.
Arrivammo all'esterno. Un vasto prato verdeggiante si stendeva sotto i nostri piedi, un invidiabile giardino inglese. Continuammo fino ad una grande struttura che riconobbi, la palestra.
Kippeum mi guardò e deglutì rumorosamente, posò la mano sul maniglione della porta e spinse.
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