103.
ASAMI'S POV
L'ultima cosa che ricordavo erano le forti luci all'interno dell'ambulanza e le voci dei dottori che mi parlavano per cercare di tenermi sveglia, poi buio totale.
In quell'istante la luce del sole attraversava le persiane della mia stanza, e il calore dei suoi raggi era l'unica cosa che ravvivava quell'ambiente così spoglio.
Mi guardai attorno e mi accorsi di trovarmi in una di quelle stanze d'ospedale da film, in cui tutto è bianco e vagamente morto. Mi stiracchiai e mi misi a sedere, ma subito avvertii un dolore fortissimo alla coscia.
Oh giusto...
Alzai le coperte e mi scoprii le gambe, notando una grande quantità di garze e fasciature che coprivano la ferita.
Mi girai verso il piccolo comodino a lato del letto e mi accorsi di un mazzo di fiori coloratissimi che nascondevano un piccolo bigliettino.
Rimettiti presto tesoro, ti vogliamo bene e te ne vorremo per sempre. Mamma e Papà.
D'istinto sorrisi e presi il mazzo odorando quel mix di fragranze intense, pensando che non ci fosse modo migliore di cominciare la giornata, dato che, insomma... dopo essere stata sparata quella giornata doveva per forza cominciare bene.
Nel frattempo la porta della stanza si aprì, e un'infermiera sorridente si avvicinò chiedendomi come stessi. Risposi di sentirmi bene e sorrisi ricambiando la sua premura. Mi disse che i miei genitori avevano passato la notte lì, e che si erano allontanati soltanto per andare a prendere dei vestiti a casa, prima che il dottore facesse la sua visita di controllo.
Fui contentissima del fatto che i miei genitori fossero rimasti con me nonostante tutti quei casini, anche se il mio pensiero arrivò direttamente al signor Bae.
Sperai che, dopo che il suo capo era finito dietro le sbarre, avesse lasciato la capitale e che fosse uscito dalla vita dei miei genitori.
L'infermiera si sporse verso il cassetto e tirò fuori tutto il necessario per cambiare la fasciatura e disinfettare di nuovo la ferita. La guardai armeggiare con lunghe forbici, farmaci puzzolenti e rotoli di garze. Rimasi a fissarla in trance, incantata dal movimento delle sue mani gentili.
<Ecco fatto! Come te la senti?> mi domandò dopo aver applicato l'ultimo strato.
<Bene, direi.> risposi passandoci delicatamente una mano sopra. <Mi scusi, potrebbe dirmi che ore sono?> domandai ancora frastornata.
<Quasi le undici, tra poco il dottore verrà qui il prima possibile per dei controlli. Invece a mezzogiorno inizierà l'orario delle visite, e mi creda signorina, molte persone vogliono vederla a quanto pare!> rise prima di uscire dalla stanza.
La guardai confusa, sbuffai e mi buttai di peso sulla pila di cuscini che avevo alle spalle pensando per un po' a quello che era successo la sera prima.
Non avrei mai più provato la stessa paura. Lo stesso terrore, preoccupazione, ansia, paranoia. Avevamo rischiato e tutti noi avevamo sofferto.
Pensai allo sguardo truce di Namjoon.
All'espressione atterrita di Jin che aveva il ferro puntato alla testa, con il sudore che colava lungo le tempie.
A Yoongi e la sua debole voce che chiamava il mio nome come se si fosse appena risvegliato da un brutto sogno. Le sue condizioni mi preoccupavano, anche se lo avevo visto zoppicare all'esterno mentre i paramedici mi visitavano. Volevo vederlo a tutti i costi e convincere il mio cuore che stesse bene.
Poi Hoseok, che aveva sicuramente perso la voce a furia di urlare contro quei criminali, anche se per tutto il tempo non aveva smesso di lottare per noi.
Ripensai all'occhio rosso di Taehyung e sperai che non avesse avuto nessun danno permanente, perché era davvero preoccupante il modo in cui l'intero bulbo oculare fosse invaso dal sangue dei capillari spaccati. Conoscendolo, non si sarebbe fatto toccare da un dottore nemmeno per scherzo, ma una volta fuori di qui lo avrei portato di peso a farsi controllare. Non volevo un migliore amico pirata, con una benda che avrebbe spaventato tutti i bambini.
E infine Jimin, che si era finto il mio angelo custode per una sera. Dall'inizio alla fine. Mi aveva protetta in ogni momento, per quanto gli fosse stato possibile. Ha guerreggiato per me, per Yoongi e per Taehyung. Era un vero eroe.
Un eroe di solito combatte impavido i cattivi che fanno paura alla gente, ma stavolta aveva combattuto un cattivo che faceva spavento soprattutto a lui.
Ad un certo punto sentii la porta aprirsi di nuovo e nella stanza cominciò a risuonare un vociare poco discreto. Spalancai gli occhi e scattai sul letto vedendo otto persone, una più imbranata dell'altra, che cercavano di intrufolarsi nella mia stanza prima dell'orario delle visite.
<Voi siete proprio una pessima influenza, dovrei cambiare compagnia e trovare qualcuno che rispetti le regole.> incrociai le braccia guardandoli.
<Buongiorno anche a te amichetta!> esclamò Jungkook avanzando velocemente verso il letto con ancora le stampelle sotto braccio.
<Non ti divertiresti se trovassi qualcuno che rispetta le regole, ma che soprattutto non sia come me.> alzò le sopracciglia Jin con ovvietà.
<Asami! Grazie a Dio stai bene! Mi dispiace tantissimo per la tua gamba, non doveva andare così.> strepitò Kippeum fiondandosi nella mia direzione.
<Ormai è finita e l'unica cosa che conta è che stiamo tutti bene, finalmente.> Taehyung mi guardò rivolgendomi un sorriso che io ricambiai subito.
<Asami adesso potrai raccontare ai tuoi figli di essere una mamma sprint!> sdrammatizzò Hoseok facendo sbiancare Yoongi subito dopo la parola "figli".
Tutti risero per la sua reazione, tranne Jungkook che si sbatté una mano sulla fronte.
<Che c'è?> chiese Hoseok colpevole.
<Non posso credere che tu abbia veramente detto una cosa come "mamma sprint". Ma chi sei? Una cinquantenne frustrata al primo appuntamento?> lo rimproverò con severità.
Questa volta tutti risero più forte di prima, compresa la sottoscritta che ignorava le fitte di dolore ad ogni movimento.
Successivamente Yoongi avanzò con le mani dietro la schiena e si sedette sul bordo del letto, dove i raggi del sole colpivano i suoi lividi, che sembrarono sparire. Gli sorrisi e lo guardai negli occhi. Portò le mani avanti mostrando quello che stava nascondendo, porgendomelo.
Era una rosa bianca, una sola rosa bianca. Anche se non era sbocciata del tutto, era spettacolare, e il suo profumo ancora di più.
<Nishimura sei una donna di ferro a quanto pare...> scherzò prendendomi la mano.
<Anche tu sei stato coraggioso Min, devo ammetterlo, ma la prossima volta trovati una fidanzata normale che non sia la figlia di un gangster.> feci spallucce facendolo ridere.
Quelle risate erano musica per le mie orecchie, mentre il suo sorriso splendeva.
<Eviterò di trovarmi una nuova ragazza a prescindere. Non vorrai mica liberarti di me così facilmente, vero? Non ti ho ancora fatto dannare abbastanza!>
<Così mi lusinghi Min, sarò ben lieta di riempirti questa zucca vuota e testarda una volta uscita da qui. E no, non voglio liberarmi di te, affatto.> lo rassicurai.
<Smettila di prendermi in giro! Non posso vendicarmi ora che non puoi muoverti. O forse potrei sfruttare questa tua condizione per farti impazzire una volta per tutte.> mi fece un occhiolino guadagnandosi uno schiaffetto sul braccio.
Entrambi ci guardammo e ci sorridemmo. Yoongi si avvicinò e mi diede un bacio sulle labbra, mentre mi accarezzava una guancia. Un lungo bacio che mi era mancato e che mi augurai non mi mancasse mai più.
<Scusate l'interruzione, ma anche noi vorremo salutare Asami. Quindi hyung, se non ti dispiace...> si intromise Namjoon facendo finta di tossire.
<Smamma hyung, è il nostro turno.> si fece largo Hoseok.
Yoongi alzò le mani in segno di resa e lasciò che gli altri si avvicinassero.
Namjoon e Hoseok mi riempirono le orecchie di prediche, per quanto si fossero spaventati e per quanto si fossero sentiti impotenti in quella situazione. Jungkook e Kippeum mi dissero che per tutto il tempo erano rimasti a pregare in totale silenzio, scongiurando qualsiasi tragedia.
E quando arrivò il turno di Taehyung, assottigliai gli occhi e lo guardai severa.
<Che cosa c'è?> domandò agitato guardandosi intorno.
<Tu.> pronunciai picchiettando un dito vicino al mio occhio per fargli capire.
<Scordatelo, sto benissimo. Oggi riesco perfino ad aprirlo, guarda!> si avvicinò mostrandomi l'occhio che sembrava essere migliorato.
<Dirò al dottore di controllarti, voglio essere sicura che tu non perda un occhio.> dissi prima che alzasse gli occhi al cielo, evidentemente scocciato.
<E va bene, se proprio devo...>
<Devi. Ma ora vieni qui, voglio abbracciarti!>
Allungai le braccia verso di lui e lo accolsi stringendolo a me. Era una sensazione straordinaria quella di avere tra le mie braccia le persone più importanti della mia vita.
Poi arrivò il turno di Jimin che mi si fiondò praticamente addosso affondando la testa nell'incavo del mio collo.
<Mi hai fatto preoccupare, idiota.> disse offeso.
<Tu hai fatto preoccupare me! Guarda che ero proprio davanti a te quando hai deciso di fermare quell'uomo e non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi protetta.> confessai torturandomi le mani.
<Mi ero stancato di subire ingiustamente a causa loro, e tantomeno avrei lasciato che subiste anche voi. E' stato più forte di me. Quando mi ha puntato la pistola contro, non ho avuto paura. Stavo solo pensando al fatto che in un certo senso non saresti stata il suo bersaglio principale fino a che sarei rimasto vivo.> mi disse con una serietà quasi inquietante.
<Sei il mio eroe Jimin.> lo abbracciai di nuovo.
<Okay ragazzi, credo proprio che dovremmo andare, il dottore potrebbe arrivare da un momento all'altro e-> si fermò vedendo le nostre espressioni attente.
In quell'istante la porta si aprì ed entrò un uomo con un lungo camice bianco, uno stetoscopio poggiato al collo e una cartella in mano. Tutti ci girammo nella sua direzione pietrificati, sapendo che li avrebbe richiamati e cacciati immediatamente.
<Ed è proprio dietro di me, vero?> affermò Jin mentre noi tutti facemmo cenno di sì con la testa.
<Salve dottore, noi ci siamo persi e capisco dal suo sguardo che se non usciamo da questa stanza adesso, ci caccerà senza pensarci due volte.> parlò Kippeum sfoggiando la sua solita simpatia.
<Abbiamo afferrato il concetto, ed è stato un piacere. Addio ragazza che non conosciamo!> mi disse Taehyung mentre spingeva fuori Hoseok che sventolava la mano con energia.
Namjoon obbligò Yoongi ad uscire a forza di minacce, mentre Jimin, Jungkook e Kippeum se l'erano già data a gambe.
Quando se ne furono andati tutti il dottore si rivolse a me con fare divertito, dicendomi che avevo una bella combriccola.
<Ha proprio ragione, sono proprio una bella combriccola.> dissi rigirando tra le mani la rosa bianca.
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