4.
Life of the party (Acoustic) — Shawn Mendes
Le dita di Selene sono tra i miei capelli quando lo schermo del suo cellulare si illumina e questo vibra sulla piccola mensola.
«Rispondi pure» le dico. «Posso tenerla ferma e la continui dopo.»
Ma Selene scrolla le spalle, lo riesco quasi a sentire perché non la posso vedere, è alle mie spalle. «Sarà Calum, gli rispondo più tardi.»
So che aspetta ancora una risposta da parte mia, ma la verità è che non ce l'ho ancora. E mi sembra così banale e inutile rimuginare su qualcosa del genere, sul passare fuori o meno una serata come tante. Dovrei — vorrei — avere la risposta pronta, essere più accondiscendente lasciandomi andare, anche se un po' ne sono spaventata; perché se mi lascio andare questa volta non so quale Leslie potrei essere, non so chi potrei diventare.
Selene ferma la treccia e la lega con un elastico sottile, e sento già le sue mani lasciarla cadere sulla mia schiena. «Ecco.»
«Grazie» mormoro, mentre raggiungo il mio armadietto tirandone fuori un piccolo contenitore.
«Prima o poi Abel ti vorrà lì con noi, lo sai già» continuo mentre allungo il contenitore verso Selene, che sembra illuminarsi e tornare bambina ogni volta che lo vede.
«Ci sarò, lo giuro» promette, mentre tiene già una posata di plastica tra le dita che posa sul petto, e l'altra mano sospesa in aria.
Mio nonno aspetta Selene da tanto, e qualche volta siamo anche riuscite entrambe a combinare un incontro di tanto in tanto, ma ultimamente è risultato molto difficile farlo. Sa quanto lei sia importante per me e lo stesso vale per lei, senza entrambi non sarei niente, non ce l'avrei fatta sicuramente.
«Les, giuro che ogni settimana diventa più buona» dice con la bocca piena e io sbocco in una risata sincera, a cui finisce per unirsi anche lei. Finisce la Rocky soddisfatta, felice, poi però entrambe ci guardiamo e io lo so che lei ha già capito; è il nostro modo di intenderci, di capirci e comprenderci. Mi sta dando il tempo che mi serve nonostante me ne abbia sempre dato troppo — specialmente durante gli ultimi mesi.
«Dài, andiamo ad aprire» prorompe poi alla fine alzandosi per prima e prendendomi per mano, solo che io la fermo prima di arrivare alla porta.
«Quanto tieni ad andare al Gold stasera?»
Lei mi guarda all'inizio confusa, poi accenna un piccolo sorriso. «Tengo più a te.»
Le parole di Selene mi fanno un po' sciogliere il cuore, perché quello che sentiamo non lo esterniamo quasi mai, anche se siamo ben consapevoli del legame indissolubile che ci lega, quindi quando succede ci ritroviamo così, a guardarci e sentirci, a sapere che ci siamo e che ci saremo ancora.
«Io sto bene, Selene, sul serio» le assicuro, e voglio crederci anch'io. Starò bene.
«Però la prima volta ti ho vista distante, come se volessi soltanto andare via» mi fa notare, e sapevo che prima o poi sarebbe successo.
«Dovevo soltanto abituarmici, sai che sembra tutto diverso. Come se dovessi ricominciare da capo.»
«Lo so» sospira e mi sfiora il braccio con le dita, «quindi se non vuoi tornarci, allora non ci andiamo.»
Io scuoto la testa. «Non potrei negarlo anche a te. Andiamoci.»
Selene riprende a guardarmi confusa e sorpresa, e probabilmente con lei lo sono anch'io, ma voglio tentarci. Lo devo a lei, e lo devo a me.
«Ma sei sicura? Sai che non devi farlo se non te la senti.»
Io annuisco perentoria. «Ritentiamoci.»
«Grazie» dice e mi sorride mentre lo fa, poi insieme stiamo per uscire dalla piccola sala per iniziare il turno, quando Selene si volta mostrandomi la schermata principale del suo cellulare.
«Aspetta» quasi urla prima di voltarsi, io però guardo il cellulare nella sua mano e allora capisco, perché è una nostra tradizione e la rispettiamo quasi ogni giorno. «Sono le 11:11, dobbiamo esprimere un desiderio.»
E sono queste, queste piccole cose a tenermi con i piedi àncorati al terreno, ad essere le mie costanti e ad esserlo state quando credevo di aver perduto ogni cosa. È sempre Selene.
«Fatto?» mi domanda, e io annuisco. L'ho espresso, pur sapendo che parte di questo non potrà mai più avverarsi.
🌊
Dopo aver preso le sigarette esco dalla stanza e cerco mia madre, prima di andare via. «Mamma, io sto uscendo.»
La trovo in cucina seduta al tavolo con una tazza tra le mani. «Esci con Selene?»
Mia madre mi fa sempre la stessa domanda da quando ho ripreso ad uscire di più, anche se conosce già la risposta. Non potrei mai farcela da sola. «Sì, penso di restare da lei. È un problema per te?»
Mia madre scuote la testa. «No, vai. Fate le brave.»
Io annuisco e le rivolgo un piccolo sorriso prima di andare verso la porta principale e chiuderla alle mie spalle.
Il rapporto con mia madre non saprei descriverlo. È come se cambiasse, come se ci fosse sempre quel tassello mancante, quella piccola crepa che non riesce a farci combaciare, che non ci permette di capirci come vorremmo. Le devo tanto; mi ha cresciuta da sola, e nel suo modo di vedere le cose e la vita in generale mi ha sempre supportata, non mi ha mai fatto mancare niente. Dopo l'incidente ci siamo unite di più, la sento più vicina. Solo che ci sono tante cose a frapporsi tra di noi, perché lei da me ha sempre voluto qualcosa che io non avrei mai potuto darle.
Raggiungo Selene nella sua auto, dove c'è già la radio accesa e la sua voce in sottofondo che si unisce a quella del cantante. «Ciao, baby.»
Sorrido, come ogni volta che mi chiama in questo modo. I finestrini sono quasi completamente abbassati e l'aria più fresca della sera riempie completamente l'abitacolo. Non parliamo tanto, ma va bene così; lasciamo che sia la musica a riempire i vuoti. Io mi batto distrattamente la mano sulla gamba scoperta e ho la testa poggiata contro il sedile, lo sguardo fuori, a cercare qualcosa che non conosco neanche, ma so che a me basterebbe una via di fuga e basta.
Assistiamo al tramonto che ci accompagna fino al momento in cui passiamo l'entrata principale del Gold. Mi slaccio la cintura ed esco, poi aspetto Selene che mi raggiunge e mi prende sottobraccio. «Pronta?»
«Pronta» confermo anche se forse non lo sono, non riesco a capirlo. È anche il pensiero di rivedere Luke e di sentirlo cantare a bloccarmi, perché in lui c'è qualcosa che inevitabilmente mi riporta sul fondo del mio passato, da qualcosa per cui non vedevo vie d'uscita.
«Non ti lascio Les, mai» mi promette e io annuisco prima che lei sigilli le sue parole con un bacio sulla mia guancia.
Ci avviamo verso l'entrata e tengo stretta la piccola borsa tra le mani, saliamo le scale insieme e quando mi rendo conto che il locale è più affollato della volta scorsa provo a non perdermi, a restare vicina a Selene, al sicuro da qualcosa che probabilmente esiste ancora soltanto nella mia testa.
«Sono lì» riesco poi a sentirla dire, e quando mi volto a guardarla la vedo sollevare un braccio per farci notare. Allora mi volto di nuovo e questa volta lo faccio nella stessa direzione in cui sta indicando lei, fino ad arrivare al tavolo in cui sono seduti gli altri. Facciamo il giro degli altri e io sono dietro Selene con lo sguardo basso e una mano tra i capelli.
Il primo che si alza è Calum, che circonda la vita di Selene con un braccio e poi le lascia un lungo bacio sulla guancia. Lei sorride ampiamente, ed è quello stesso sorriso che mi dà un po' di speranza, che per un attimo non mi fa pentire di essere venuta. Calum saluta anche me, poi sento Michael chiamarmi ma succede tutto in un frammento di secondo — i miei occhi cadono su Luke mentre cercano quelli di Michael, e mi riesce impossibile uscirne quando anche lui fissa i suoi nei miei. Ha quello stesso sguardo perso, a tratti vuoto, come se avesse perso qualcosa che gli serve per essere completo. Conosco quello sguardo, perché è lo stesso che ho avuto anch'io per tanto tempo, lo stesso che a giorni ho ancora.
«Leslie» mi richiama Micheal e il primo che distoglie lo sguardo da quello dell'altro sono io; non ho scelta.
«Sono contento che siate venute» continua con un sorriso e io riesco a rispondergli soltanto replicando quel sorriso. Alla fine sono seduta vicino a lui, ho Selene di fronte insieme a Calum e ad Ashton.
Ordiniamo da bere e mentre aspettiamo io non so bene come comportarmi; cosa dire, cosa fare. È adesso che sto ricominciando, che mi lascio circondare da qualcuno che non sia Selene o Abel. Sento gli altri parlare, vedo Selene sorridere come se fosse la prima volta; poi ci sono io che me ne sto in silenzio, con il bicchiere appena arrivato tra le dita. Distrattamente mi permetto di guardare Luke, ed è impressionante il modo in cui lui sembri essere il mio riflesso. Mi chiedo chi l'abbia ridotto in questo modo, quante volte e quanto forte il suo cuore si sia spezzato prima di ritrovarsi così. Mi chiedo quale sia stato il suo limite, e se almeno in parte sia valsa la pena superarlo.
I suoi occhi saettano nei miei e il suo volto assume un'espressione diversa, serra le labbra in una linea e io distolgo velocemente lo sguardo dal suo per la seconda volta.
«Che genere di musica ascolti?» È sempre Michael a parlare, e io mi rigiro la cannuccia nera tra le dita mentre formulo una risposta.
«Non ho un genere, ascolto quello che mi piace» alla fine gli dico e poi scrollo le spalle, lui fa un piccolo sorriso e sta per rispondermi, ma un'altra voce interrompe tutti, solo che io questa volta non mi volto. Abbasso la testa e continuo a bere.
«È ora» dice soltanto e con la coda degli occhi lo vedo alzarsi, solo che la tentazione è tanta e alla fine il mio sguardo è di nuovo su di lui mentre lo vedo allontanarsi con il bicchiere ancora stretto tra le dita.
«Ha ragione» sospira Michael e si alza anche lui, insieme ad Ashton. «Ci vediamo dopo?»
«Certo» annuisco, poi vedo Selene sussurrare qualcosa a Calum e alla fine lui le stampa un bacio sulle labbra prima di raggiungere gli altri.
Lei mi guarda e mi sorride, poi si sposta più vicina a me. «Dove hai incontrato Michael?»
«Nel piccolo market vicino casa di Abel, avevo dimenticato i marshmallows.»
«È carino» dice poi, mettendo entrambe le mani intorno al bicchiere ancora mezzo pieno.
«Ha i capelli blu.»
Selene scoppia in una risata in cui trascina anche me, e non ridevo così da tanto, troppo. «Cosa significa che ha i capelli blu?»
«Non lo so, non so perché l'ho detto» le rispondo ancora sorridendo e scuotendo la testa.
Vediamo i ragazzi salire sul palco e questa volta è Calum a parlare prima di cominciare. Ripete quasi le stesse parole di Michael, ma lui è più breve. Accenna quanto basta e poi iniziano ad intonare una base. Vedo subito Selene muovere piano la testa seguendo la musica, poi torno a guardare sul piccolo palco; è sempre Calum ad aprire la canzone e il suo sguardo inevitabilmente scorre nella nostra direzione, fino ad incontrare quello di Selene, a cui sorride. Li guardo entrambi e sono belli, sembrano stare bene.
Canta anche Michael, che ha una voce diversa da Calum, che è meno dolce e più decisa.
Poi c'è la voce di Luke. C'è la sua voce completamente diversa dalle altre e c'è quella stessa sensazione, quello stesso vuoto, quella stessa mancanza e quella stessa nostalgia. Ci sono i suoi occhi che questa volta lo so, cercano me. Lo ha capito anche lui che quello stesso vuoto lo condividiamo, che anche io mi sento costantemente senza speranza.
Luke canta con tutto quello che ha, si mostra completamente; è incazzato col mondo e non gli importa di darlo a vedere, perché è quella passione che lo spinge così dentro le persone.
Solo che io continuo a non farcela. Sento quasi il cuore tremarmi nel petto e non riesco ancora a sostenerlo. Non ce la faccio. Ci provo, tento di resistere per Selene e per me, ma mi rendo conto di farmi solo più male. Dopo la terza canzone prendo la borsa tra le mani e lascio andare il bicchiere, poi mi volto verso Selene.
«Vado in bagno» le dico cercando di sembrare più tranquilla di quanto non sia, per non farla preoccupare e per non rovinarle la serata.
«Vengo con te?» mi domanda alzando la voce sopra la musica, ma io scuoto la testa.
«Torno subito.»
Faccio il giro del tavolo e quando vedo che Selene non mi sta più guardando devio, uscendo fuori. Un pesante sospiro mi esce dalle labbra e per un istante chiudo gli occhi, poi ho bisogno di portarmi una mano a coprirmi la bocca perché sento che sto per arrivare al punto di non ritorno. Mi sposto e mi appoggio ad un piccolo muretto con entrambe le mani; poi me le passo tra i capelli e alla fine prendo una sigaretta. La porto alle labbra e sfrego la rotellina più volte prima che la piccola fiammella compaia.
Faccio un lungo tiro e quando ci faccio caso mi rendo conto che hanno finito di suonare. Sento solo una musica leggera, ma non sono loro.
Stasera sono tutti dentro, fuori non c'è nessuno. Ci sono solo io, fino a che qualcun altro decide di concedersi più aria di quella che ci sia dentro. Non lo riconosco subito, ma lo guardo mentre anche lui sfila una sigaretta dalla tasca e se la porta alle labbra; ci chiude le mani intorno mentre la accende, poi solleva la testa e un fascio di luce gli oltrepassa il volto. È questo il momento in cui me ne rendo conto. È Luke.
Solo che non ho il tempo per guardarlo ancora e per chiedermi se lui mi abbia vista, perché è lui stesso a rispondere alle mie domande prima ancora che io riesca a formularle.
«È la seconda volta che te ne vai mentre canto io» dice, la voce rauca all'inizio. Poi si volta a guardarmi. «Perché sei tornata qui?»
Le sue parole mi sorprendono, perché significano che non sta parlando solo di stasera. Si è reso conto del fatto che io sono sempre andata via mentre era lui a cantare quando non sapeva neanche chi fossi.
«Per Selene» gli rispondo alla fine, che è una delle verità.
Lui mi guarda; gli occhi così azzurri che a tratti e a seconda della luce sembrano quasi trasparenti. Io non riesco neanche a guardarlo, perché quel vuoto torna ancora a ricordarmi che c'è, che esiste.
«Perché succede quando inizio io a cantare?» mi domanda ancora e io non so bene cosa pensare, non so perché lui voglia saperlo, perché gli interessi.
La mia sigaretta sta finendo, mi si sta consumando tra le dita. «Mi ricordi una persona.»
Luke mi affianca e si appoggia anche lui al muretto dietro di noi, poi fa un altro tiro. «Mi somiglia?»
Io sorrido e sbocco addirittura in una piccola risata, una risata che però mi fa più male di quanto possa sembrare. «No, per niente.»
Passano una manciata di secondi prima che lui finisca la sigaretta e la lasci cadere a terra, che si distacchi dal muretto e che mi guardi un'ultima volta.
«Non tornarci più» conclude e questa volta lo fa rientrando nel locale, dandomi le spalle e lasciandomi da sola, senza speranza.
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