Quella mattina Yuji si svegliò più presto di quanto pensasse, non era riuscito a dormire a causa di Sukuna, che continuava a russare tenendolo sveglio, e quindi, trovando inutile restare nel letto per guardare il soffitto, aveva deciso di alzarsi. Camminò fino alla cucina, appoggiandosi alla parete alla ricerca dell'interruttore della luce. Quando aprì la porta vide subito Oba-san chinata sui fornelli, già intenta a preparare la colazione. Per non distrarla lasciò la stanza in silenzio, ma lei lo invitò a rimanere:
— Resta, ragazzo, fai compagnia a una povera vecchia signora.
Yuji si butto su una sedia lì vicina e osservò la nonna di Ume mentre cucinava. Gli piaceva essere in sua compagnia, non parlava molto ma quando doveva aveva sempre la risposta giusta. Oba-san si girò e appoggiò il grembiule sul tavolo.
— Ume dovrebbe alzarsi tra poco. Sono quasi le sette.
Ume si alzava sempre un'ora prima la mattina, non che ci mettesse un secolo a prepararsi o chissà cosa, ma solitamente impiegava almeno un quarto d'ora a svegliare lui e una buona mezz'ora si perdeva nel viaggio fino a scuola, sia con l'autobus che a piedi. E a Ume non piaceva essere in ritardo.
Consumò in fretta il suo pasto e si precipitò in bagno, voleva farsi un bagno, era da una settimana che non lavava i capelli. Sprofondò nella schiuma, l'acqua era così calda che aveva dovuto aspettare un po' prima di entrare. Canticchiò qualche canzone usando il soffione della doccia come microfono, fino a quando non sentì a bussare alla porta.
— Yuji? Ci sei tu in bagno ? — domandò una Ume assonnata.
— Sì, aspetta che esco.
Aprì lo sportello e afferrò un asciugamano dal lavandino e se lo legò alla vita, prese un accappatoio e andò ad aprire. La ragazza lo guardò dall'alto al basso sconcertata.
— Sei tutto rosso. — rise piano.
— L'acqua era bollente. — arrossì, ma non si notò.
Ume si ricordò che erano quasi le sette e mezza e se non si sbrigavano sarebbero arrivati in ritardo quel giorno. Era stata una settimana talmente perfetta che rovinarla all'ultimo non le andava giù. Fece per entrare ma per poco non scivolò per una pozza d'acqua sul pavimento. Yuji l'afferrò in tempo. Ci mise un attimo per comprende l'accaduto, ma al contatto con il ragazzo si rialzò immediatamente, chiudendogli la porta in faccia e lasciandolo da solo. Yuji si chiese cosa avesse fatto di male, ma poi alzò le spalle e tornò in camera.
Come ogni volta che succedeva qualcosa di interessante, Sukuna si affacciò sulla sua guancia.
"Yuu-chan l'ha fatta grossa" disse Sukuna cercando di apparire stupito.
— Eh? Ma che dici, se non la prendevo sarebbe caduta. — ribatté.
"Niente scuse, devi essere più delicato, o non la conquisti".
— Non sto cercando di conqui- — ma si interruppe, perché sapeva che discutere con il suo quirk era completamente inutile.
Indossò l'uniforme e aspettò l'amica fuori dal portone. Non dovette attendere molto, dopo pochi minuti comparve a fianco a lui. Camminarono fino a scuola in silenzio. Nessuno dei due sapeva come cominciare la conversazione. Poi entrambi i loro telefoni squillarono. Dalla chat della classe era arrivato un messaggio. Asano li aveva invitati alla sua festa di compleanno, si sarebbe tenuta a casa sua quella sera stessa, dato che era sabato e il giorno dopo non avevano scuola.
— Che dici? Andiamo? — chiese la ragazza.
Yuji alzò le spalle — Certo, se ti va. Probabilmente andranno tutti, al massimo mancheranno Tsukino e Fujiwara.
Di fatti tutti assicurarono che sarebbero stati presenti tranne il bianco. Ma con loro grande sorpresa, dopo poco, Mitsuri scrisse che avrebbe portato lei Kyojiro, dato che il problema era solo la mancanza di un mezzo di trasporto.
Le lezioni passarono più in fretta del solito, ma prima di andare a casa del loro compagno dovevano trovare un regalo adatto. Ume suggerì di regalargli semplicemente dei soldi, così avrebbe potuto comprare quello che voleva, non conoscendo molto bene i suoi gusti, ma entrambi trovarono che non avevano abbastanza denaro, quindi tale soluzione fu scartata. Yuji le ricordò che Asano amava collezionare oggetti come libri e vestiti, ma la ragazza non ricordava che lo avesse mai detto.
Non restava che chiedere alla persona che in classe lo conosceva meglio di chiunque altro.
Mio Dazai era intenta a riordinare le sue cose quando una faccia nota le si parò davanti.
— Mio! — esclamò la ragazza appoggiandosi al suo banco.
Per poco la bionda non cadde dalla sedia, si nascose dietro alla borsa e cercò di controllare il suo quirk.
— Ma che fai? — disse Ume togliendole dalle mani lo zaino — Sono io, ti spaventi ancora così facilmente?
— Ma no, ma che dici — esclamò imbarazzata — Mi hai solo colta alla sprovvista.
— C'è il tuo profumo in giro? — domandò muovendosi con lo sguardo nella stanza.
— No, no, è tutto sotto controllo.
Ogni volta che Mio si spaventava, per via del suo quirk, rilasciava una fragranza che faceva addormentare le persone e non era il caso di mettere al tappeto mezza classe per una semplice domanda.
— Fantastico. Senti, devo chiederti una cosa.
— Spara.
— Oggi è compleanno di Asano e stasera ci ha invitati a casa sua.
— Lo so, verrò anch'io.
— Ma io e Kimura non sappiamo che regalo fargli. Tu lo conosci meglio di noi, che ci consigli di comprare?
Mio rise — Non dovreste preoccuparvi così tanto, Tokito è un ragazzo che si accontenta di qualsiasi cosa, gli basta stare in nostra compagnia, per questo ci ha invitati, ma se proprio volete fargli un regalo passate nella cartolibreria in centro, aveva visto un quaderno che gli piaceva molto e voleva usarlo per degli appunti speciali - cose che non posso dire - potreste comprarlo e poi aggiungere le firme di tutti noi. Ti mando una descrizione dettagliata.
— Mio, mi hai ricordato perché ti adoro.
— Grazie. — sorrise lei.
— Ci vediamo dopo allora!
— A dopo, Ume!
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Uscendo da scuola i due si fermarono nella cartolibreria indicata da Mio. Era un posticino tranquillo, nella piazza centrale della città, non era frequentato da molti quindi ci misero un po' per trovarlo. Non appena entrarono, una signora li salutò chiedendo se avevano bisogno di aiuto. Ume disse di no e controllò la descrizione che le aveva mandato l'amica per messaggio. Si spostò tra gli scaffali cercando l'oggetto con lo sguardo. I quaderni erano impilati uno sopra l'altro quindi ci mise un po' a trovare quello giusto, ma conclusa la ricerca poté tornare trionfante alla cassa con un'agenda color verde acqua dal motivo floreale.
Pagarono il conto e si fermarono fuori dal negozio per discutere sul da farsi.
— La festa inizia alle 20:00, quando i genitori di Asano escono per andare al ristorante, adesso sono le 17:00, quindi se ci sbrighiamo possiamo anche tornare a casa a piedi e non utilizzare i soldi restanti per il bus.
— Mi sembra un'ottima idea, inoltre stavo pensando... di concedere il controllo a Sukuna, per un pochino, o stasera mi tormenterà e non mi godrò il compleanno. Se ti aggrappi alla mia schiena non ti farà cadere, con le ragazze si comporta sempre bene.
Ume era titubante al riguardo, ma decise comunque di accettare, perché sapeva quanto Yuji ci tenesse ad avere buoni rapporti con Sukuna. Appoggiò le mani sulle sue spalle e quando saltò lui le afferrò il bacino. La ragazza strinse le gambe intorno al busto dell'amico, sperando che non potesse vedere le sue orecchie, di un rosso acceso. Non aveva mai permesso a nessuno di comportarsi in quel modo con lei, ma Yuji era un suo amico stretto e si fidava del ragazzo.
— Faccio scambio. — la avvisò.
Improvvisamente la presa di Yuji sulle sue mani cambiò, la teneva più saldamente ma anche con una certa forza. Si accorse che al posto delle sue cicatrici c'erano dei minuscoli occhi rossi e si disse che lo scambio era avvenuto correttamente. Sukuna si girò cercando un contatto visivo.
— Andrò veloce quindi tieniti stretta, dolcezza. — le fece l'occhiolino.
Ume alzò gli occhi al cielo disgustata. Sukuna cominciò a correre come una persona qualunque, ma all'aumentare della distanza dal negozio crebbe anche la sua velocità e poco alla volta si mossero così velocemente da impedire alla ragazza di distinguere il paesaggio che la circondava. In venti minuti furono davanti all'uscio della sua casa. Yuji si scambiò con Sukuna e lasciò che l'amica scendesse dalla sua schiena.
— Troppo veloce? — domandò.
— No, entriamo.
Una volta a casa non ci misero molto a prepararsi, Ume non amava vestirsi in modo elegante quindi pescò dal cassetto una maglietta ben stirata e i primi jeans disponibili e li indossò. Yuji non capiva nulla di moda quindi le chiese un consiglio su cosa mettere. La ragazza decise anche di portare i suoi orecchini preferiti, una serie di finti diamanti che le arrivavano fino alle spalle; non si truccò, oltre a non saperlo fare non le piaceva affatto. Yuji si fece di nuovo la doccia, perché correndo aveva sudato molto, e cercò di pettinarsi i capelli fallendo miseramente.
Neanche un'ora dopo uscirono ancora una volta, per dirigersi a casa di Asano. Siccome erano solo le 19:00 e non volevano sembrare scortesi arrivando con un così largo anticipo, contattarono i compagni di classe che conoscevano meglio e si fermarono a raccogliere le loro firme per abbellire il regalo. Le altre sarebbero state aggiunte dopo che il festeggiato avrebbe scartato il regalo.
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Mitsuri amava molto le feste per questo aveva deciso di essere perfetta per l'occasione. Preferì non dire nulla a sua madre o le avrebbe ripetuto di indossare qualcosa di elegante. Non che non le piacessero i bei vestiti, ma per quella sera non sarebbe servito nulla di tanto appariscente. Si fece aiutare un po' dal suo fratellastro, l'unico che la considerava realmente. Fuji le diede consigli su cosa mettere per sembrare il più naturale possibile e alla fine il risultato fu una maglietta a maniche corte gialla accompagnata solamente da una salopette nera. Raccolse i capelli in una coda, invece che nelle solite trecce, e mise un leggero rossetto che avrebbe fatto risaltare le sue labbra.
— Che dici? — chiese al fratello.
— Sei bellissima, qualcuno ti ama? Lo faresti svenire. — rispose facendole l'occhiolino.
La ragazza arrossì un po' al pensiero, ma consolò il rosa sul fatto che nessuno le voleva bene in quel senso, aveva solo degli ottimi amici, al momento. Cercò Ijici e gli disse che era pronta per partire. Salutò Fuji dal finestrino aperto e poi ricordò all'autista che dovevano passare a prendere un amico.
Alle 19:20 arrivarono davanti alla palazzina grigia dove abitava Kyojiro. Il ragazzo la stava già aspettando davanti al portone. Gli fece cenno di avvicinarsi alla vettura e poi indicò il posto affianco al suo. Kyo salì senza dire una parola e si tenne ben distante dall'amica. Mitsuri notò che si era vestito come al solito, le fece piacere. Finalmente poterono dirigersi a casa del loro compagno. Anche durante il tragitto non spiccicarono una parola, Kyojiro teneva gli occhi fissi sulla strada e sembrava parecchio imbronciato.
Infatti, quest'ultimo non avrebbe voluto trovarsi lì per nessun motivo al mondo, ma Watashi, il suo medico, lo aveva obbligato a passare del tempo con i suoi amici, ricordandogli quanto gli facesse bene stare in compagnia dei suoi coetanei. Tuttavia non avrebbe potuto portarlo fino a casa di Asano, e questa era un'ottima scusa per rimanere a casa. E invece Mitsuri si era intromessa, dandogli l'occasione perfetta per capire quanto a lungo poteva durare la sua pazienza.
Arrivano in perfetto orario, e riuscirono anche a firmare il regalo che Ume e Yuji avevano comprato prima che fosse impacchettato.
Asano accolse tutti come un vero padrone di casa. Indicò dove potevano appoggiare le loro cose e notando che alcuni avevano dei regali per lui ne fece una pila e l'abbandonò in fondo alla stanza, non prima di aver ringraziato tutti a dovere. Invitò poi tutti a spostarsi nel salone, dove aveva sistemato dei tavoli col cibo e qualche divano per stare comodi.
Mitsuri andò a prendere da bere e Kyo si allontanò dagli altri, rifugiandosi in un angolo della stanza. Quando la ragazza lo raggiunse gli offrì un bicchiere d'aranciata e lui l'accettò mal volentieri.
Nel frattempo Yuji e Ume erano intenti a conversare con Chihiro e Kaneki.
— Quindi, com'è andato il primo appuntamento? — domandò il rosa.
— Bah... direi bene, se ricevere un ceffone per aver fatto cadere una borsa piena di vestiti può essere considerata una dimostrazione d'amore.
— Ehi! Di avevo chiesto solo una cosa: non far cadere nulla, e tu cosa hai fatto? Tutto il contrario!
— Okay, okay, non serve urlare, non ci tengo a diventare sorda. Devo dire che siete la coppia più divertente che abbia mai visto. — ridacchiò Ume consolando l'amica.
— E dovrei esserne felice?...
— Guardate il lato positivo, vi trovate bene insieme, no?
— Be', ovvio.
— Allora non dovrete preoccuparvi! — esclamò Yuji sorridendo ai due.
Ume, Kaneki e Hanako si guardarono un attimo e poi scoppiarono a ridere.
— Cosa faremmo senza di te Yuji? Hahahah!
Anche Yuji rise, adorava stare in compagnia dei suoi amici e sperava che quei momenti non finissero mai. In quel momento Asano richiamò la loro attenzione.
— Oi, raga, stavo pensando di fare qualcosa tutti insieme, avete idee?
Il ragazzo non aveva preparato una lista delle cose che avrebbero fatto, considerava lui e i suoi compagni abbastanza grandi da poter decidere sul momento, e in quel modo avrebbero potuto fare qualcosa che piaceva a tutti. Mio alzò la mano:
— Sembra banale, ma che ne dite del solito obbligo o verità? Non lo abbiamo mai fatto tutti insieme...
In molti approvarono la sua scelta, dopotutto non avevano bisogno di chissà cosa per giocare. Hayagawa, un ragazzo dai capelli azzurri e la pelle quasi bianca, si alzò dalla sua sedia e chiese una penna. Non appena gliene fu passata una disegnò una bottiglia sulla tovaglia e come il disegno fu completato l'afferrò dalla stoffa e la poggiò a terra. Grazie al suo quirk poteva rendere vero tutto ciò che disegnava.
Gli altri presenti si misero attorno all'oggetto, formando un cerchio. Asano si prese la briga di cominciare e fece girare la bottiglia. Quando si fermò, il collo di quest'ultima indicava Okamu. Il moro sussultò, non aveva la minima voglia di giocare a quel gioco stupido ma era stato obbligato dal suo migliore amico, Aki. Questa volta toccò a Okamu far girare la bottiglia. E si fermò proprio su Hayagawa.
Shiro arrossì e si tenne pronto a rispondere alla domanda.
— Allora... obbligo o verità? — farfugliò il primo.
— Verità.
"Lo sapevo" si disse Okamu "E ora che gli chiedo?".
— Eh... c'è qualcuno che ti piace, Shiro? In classe.
Hayagawa divenne del colore della felpa di Yuji. Evitò lo sguardo del ragazzo e rispose:
— Sì... — ma non accennò al nome.
Okamu sentì un brivido percorrergli la schiena. Non poteva chiedergli chi era, ma avrebbe voluto tanto saperlo. Gli altri risero in silenzio, sembrava cieco davanti alla palese rivelazione del secondo. Il gioco continuò, stavolta fu Shiro a girare la bottiglia, che si fermò su Mio. Sollevato riprese a respirare.
— Obbligo! — esclamò lei.
— Umh... chiedi a Kyojiro di venire a giocare con noi.
Il bianco, infatti, era rimasto al suo posto, completamente da solo, dato che Mitsuri si era unita agli altri. Nessuno aveva fatto caso alla sua assenza, tranne Shiro, che, pur comprendendo quanto fosse difficile stare con gli altri, voleva che la classe fosse al completo. Mio si alzò e si diresse verso il ragazzo. Lui la squadrò un attimo e poi tornò a concentrarsi sulle viole nel giardino, che la grande portafinestra gli permetteva di vedere.
— Ehi, Kyojiro... vieni con noi, ti divertirai. — gli disse lei cercando di convincerlo.
— No.
— Dai, su! — lo afferrò per la manica della felpa.
Kyojiro si morse un labbro per non urlare. Non oppose resistenza ma non fu felice di trovarsi in mezzo a tante persone. Andò a sedersi tra Mitsuri e Chifuyu, almeno avrebbe evitato molti contatti.
Gli altri applaudirono, Mio era riuscita a convincerlo, per così dire.
Finalmente toccò a lei girare. Guardò la bottiglia fino a quando si fermò proprio davanti a Kyojiro.
— Era destino che dovessi giocare. — gli sorrise — Obbligo o verità?
— Verità.
— Perché stai sempre da solo?
Se fuori Kyojiro sembrava impassibile come al solito, dentro era in corso una bufera di pensieri. Il suo cuore batteva forte, fortunatamente nessuno poteva sentirlo. Respirò a fondo e disse:
— Non c'è risposta a questa domanda.
— Ma che dici, certo che c'è, c'è una risposta a tutto.
— Non a questo.
— Ti dico di sì!
— E puoi dirlo perché mi conosci meglio di me, giusto? — commentò sarcastico mettendo finalmente a tacere la ragazza.
— No, io ecco... volevo solo... — disse lei a stento cominciando a emanare un forte odore di rosa.
— Bravo, bravissimo Tsukino, adesso Dazai si è spaventata. — gli fece Nashimiya — Cosa vuoi come premio, continuare a giocare o andartene?
— Ragazzi, calmatevi.
— Direi che la seconda opzione mi attira. — concluse lasciando il cerchio.
Mitsuri lo seguì e Mio decise di andarsene per non far addormentare tutti i presenti. Gli altri ragazzi rimasero per un po' a guardare i due nuovi compagni che parlarono, poi Toshi decise di rompere il silenzio e riprendere a giocare.
— Be', visto che Tsukino se ne è andato la giro io la bottiglia.
Questa volta ci mise molto a fermarsi, tutti avevano gli occhi puntati su quel piccolo pezzo di plastica e ansiosi, come se ne dipendesse la loro reputazione, speravano di non essere i prossimi. Finalmente si fermò e con grande stupore il fortunato, stavolta, era Yuji. Il ragazzo rimase impassibile.
— Obbligo o verità? — disse Nashimiya sorridendo.
"Finalmente la mia occasione di vendetta, qualsiasi cosa sceglierà lo metterò in imbarazzo davanti a tutta la classe, proprio come ha fatto con me!"
— Obbligo.
In realtà avrebbe preferito verità, ma aveva paura che l'amico potesse domandargli qualcosa di difficile da rispondere. Soprattutto se riguardo alla sua famiglia.
— Bacia Ume.
Il silenzio piombò nella stanza. Se gli altri stavano si stavano scambiando pareri riguardo agli ultimi avvenimenti, smisero di parlare. Perfino Kyo e Mitsuri guardarono oltre le teste curiosi. Nashimiya sorrise sarcastico:
— Che c'è? Hai paura, Kimura?
Se c'è una cosa da sapere su Yuji, è che odia che gli altri gli dicano che ha paura quando sembra proprio averla.
— No! Affatto! — esclamò alzandosi, nonostante Ume fosse proprio seduta accanto a lui.
Guardò in basso la sua amica, scioccata quanto lui. Probabilmente non aveva la minima intenzione di farsi baciare. Ma Toshi era insistente quella sera. Continuò a canzonarlo fino a quando non decise di inginocchiarsi davanti alla ragazza. Fisso i suoi occhi con le labbra tremanti, le mani che si avvicinavano sempre di più al suo viso, e... Ume si spostò di scatto all'indietro, facendo baciare a Yuji il freddo pavimento della stanza.
Nashimiya scoppiò a ridere.
— Hahahaha, è stato troppo bello!
— No, è stato orribile! — ribatté la diretta interessata, scappando in giardino attraverso la portafinestra aperta.
"Com'è il pavimento, Yuji?" aggiunse Sukuna, facendosi sentire da tutti.
Il ragazzo si rialzò arrabbiato e rosso in volto:
— E sta' zitto una buona volta! — gridò nascondendo il viso con le mani.
A quella scenetta comica gli altri non poterono a far a meno di ridere, ma uno dei presenti, stufo del gioco, si alzò e fermò subito il chiasso.
— Nashimiya Toshi — disse solamente, attirando, però, la sua attenzione.
Toshi si girò spaventato. Quando faceva così era meglio prepararsi al peggio.
— Sì... Miuzaki?
— Chi ti ha dato il permesso di obbligare qualcuno a fare qualcosa di tanto sciocco? E non rispondere "è il gioco", se non ricordo male avevamo vietato baci e altre cose stupide.
Per una volta non sapeva che cosa dire. Voleva trovare la soluzione con il suo quirk, ma Arata era estremamente difficile da leggere, la sua mente era proprio un libro chiuso, potevi saperne solo il titolo.
— Direi di finirla qui con questa pagliacciata e decidere da soli cosa fare. Questo gioco è durato fin troppo per i miei gusti. — commentò profondando in una poltrona vicina e tacendo per il resto della serata.
Il cerchio si sciolse, si formarono alcuni gruppetti agli angoli della stanza e dell'accaduto non se ne parlò più.
Nel frattempo Yuji aveva raggiunto Ume in giardino, desideroso di scusarsi con l'amica per l'accaduto. La trovò intenta ad osservare gli splendidi fiori. Non appena notò la sua presenza cercò di allontanarsi ma lui la prese delicatamente per un braccio:
— Aspetta, Ume, sono qui per scusarmi. Non pensavo che fossi così spaventata all'idea di... "quello che sappiamo noi", ma avrei dovuto immaginarlo.
"D'altronde ero spaventato anch'io..."
— Quindi ti prego di scusarmi se sono stato un pessimo amico stasera e ho tenuto più al giudizio degli altri che alla nostra amicizia. — esclamò inchinandosi.
Ume rise.
— Sciocchino, la nostra amicizia non è rovinata. Entriamo prima che si preoccupino. — lo abbracciò.
Yuji sorrise sentendo quelle parole. Ci teneva molto alla ragazza e non avrebbe mai voluto ferirla o vederla ferita. Tornarono dentro e passarono il resto della serata a discutere con Mio e Asano.
Nel frattempo Mitsuri e Kyojiro avevano abbandonato la festa, dovendo tornare a casa prima di mezzanotte. Ijici li riaccompagno a casa, prima il ragazzo e poi la sua padrona.
Stesa sul letto della camera, Mitsuri ripensò alla scena centrale della serata. Si chiese perché erano entrambi così spaventati all'idea di doversi baciare. Dopotutto sapevano di essere solo amici. Una vocina interiore le suggerì che non doveva rimuginarci troppo e decise di andare finalmente a dormire.
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Era il 30 aprile di quell'anno quando il gruppo di Yuri Tsukino decise di entrare in azione. Dopo sei anni, finalmente, il piano del rosso poteva essere portato a termine. Kami e Yuri osservarono in lontananza quella città che stavano per conquistare. Non era grande, ma di certo famosa per la sua scuola per eroi. I due sorrisero sadici come erano soliti fare e rientrarono nel loro rifugio. Anche il resto del mondo sarebbe presto stato ai loro piedi.
Di certo tutti gli abitanti della città presenti quel giorno ricordano che cosa accadde. Se la vicenda potesse essere riassunta in pochi frasi avrebbero detto:
"LA CLASSE 2A DELL'ACCADEMIA YŪEI, DURANTE IL MENSILE GIRO DI RONDA DELLA CITTÁ, AFFRONTÓ CON DETERMINAZIONE I VILLAIN CHE L'AVEVANO ATTACCATA. ALLA FINE DELLO SCONTRO CI FURONO DIVERSI FERITI. LA CITTÁ ERA ANCORA SALVA, MA UNO STUDENTE MORÍ. "
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