⊰ 𝗖𝗮𝗽𝗶𝘁𝗼𝗹𝗼 𝟭𝟭 ⊱
All'inizio era tutto buio. Non si vedeva nulla ma faceva molto caldo, un caldo di quelli appiccicosi che ti costringono a restare seduto tutto il giorno a non fare niente. Poi comparve una piccola luce. Era minuscola in confronto all'oscurità che la circondava, ma con il passare del tempo diventava sempre più grande, finché non fu tutto bianco.
Ora sembrava una di quelle stanze per fare le foto per le pubblicità. C'era un silenzio innaturale. La situazione era tranquilla ma proprio per questo faceva paura. Provò a sbattere gli occhi e si rese conto che non poteva, erano come incollati. Eppure riusciva a vedere lo stesso.
Una voce interruppe il silenzio:
— Ehi. Ehi, sì, dico a te.
Yuji si meravigliò nel vedere Sukuna nella sua forma completa. Era proprio come lui, solo i segni neri della divinità permettevano di distinguerli chiaramente.
— Dove siamo? All'inferno?
— No razza di idiota! — gli urlò inviperito — Siamo nella tua mente!
— La mia mente?
Sukuna sospirò e si portò una mano alla fronte, riflettendo su cosa fosse meglio fare, insultare il suo possessore o lasciar perdere. Alla fine scelse la seconda opzione.
— Tu sei morto, o l'hai già dimenticato?
Come potersene dimenticare, aveva deciso di salvare la sua amica. Non avrebbe potuto sopportare di vivere senza di lei, gli sarebbero tornati gli incubi sul giorno in cui era morta sua sorella ogni notte. Nonostante Ume non avrebbe mai accettato il fatto che qualcuno si era sacrificato per lei, la sua volontà di sacrificio era stata più forte, e ora ne subiva le conseguenze.
— No, o non ti avrei chiesto se siamo all'inferno.
— Facciamo gli spiritosi ora, eh? Siamo nella tua mente, come puoi "vedere" ci sono anche io.
— E perché?
— Perché il tuo sensei ti ha salvato in tempo e presto potrai tornare in vita.
— Nel senso che resusciterò?
— Non proprio. Quando ti ho detto che il tuo cuore si sarebbe rigenerato solo due volte stavo... mentendo.
— Tu cosa?!
— Ehi, guarda che qui sono io a soffrire se ti fai male, non ho intenzione di lasciarti suicidare per salvare ogni singola persona di questo lurido pianeta! — disse il quirk imbronciato.
— Se fosse necessario per rendere felice qualcuno lo farei, dovresti vergognarti di quello che dici. Gli altri saranno preoccupatissimi. Ume e Gojo-sensei soprattutto. — gli fece la ramanzina.
Suo padre era venuto a salvarlo, non avrebbe potuto desiderare di più. Anche se voleva salvare quante più persone poteva da un destino ingiusto l'idea di morire lo spaventava molto, scoprire che poteva ancora restare con tutte le persone che amava migliorò il suo umore.
— Ehi, ehi, vedi di non montarti la testa. Rigenerare gli arti e gli organi richiede tempo, sei vivo solo perché ti hanno portato in tempo da Recovery Girl e io ho assunto temporaneamente il tuo posto. Il tuo cuore dovrebbe essersi rigenerato completamente ora, quindi penso che puoi anche svegliarti se vuoi.
— Ma sto dormendo?
— Più o meno. Quanto sei complicato, prendi per buono quello dico e basta!
— Fino a poco fa mi hai mentito.
— Oh, andiamo, non fare il precisino. Va dalla tua famiglia e sbrigati con le cerimonie affettive, non voglio passare più di mezz'ora a vedere scenette strappalacrime.
Yuji rise. Sukuna era sempre scontroso con tutti ma in fondo voleva solo nascondere la sua parte debole. Mentre sentiva che riusciva finalmente ad aprire gli occhi gli ritornò in mente il giorno in cui era comparso per la prima volta.
Era una soleggiata giornata estiva, aveva appena piovuto quindi non faceva troppo caldo e le gocce di rugiada scivolavano lungo le foglie, cadendo lentamente a terra. Era in giardino con la sua famiglia, sua madre, suo padre e le sue sorelle. Kami era intenta ad aiutare Emiko, che aveva deciso di disegnare i pesci nella fontanella. Erano delle carpe rosse, le preferite di Kanae. Sua madre era sempre bellissima, anche quando era stanca. Quanto avrebbe voluto che smettesse di fumare. Eijiro li guardava, assorto nei suoi pensieri. Anche quel giorno doveva consegnare un carico importante. Dei ricchi spacciatori lo aspettavano al porto per le sette di quella sera e non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire l'occasione. Yuji prese un bicchiere di limonata dal tavolo ma improvvisamente quello si ruppe. Sua madre lanciò un urlo spaventata: non si vedono tutti i giorni bambini di cinque anni che rompono i bicchieri con la sola forza delle mani. E poi Sukuna aveva fatto la sua entrata.
Non avrebbe mai dimenticato quel giorno. Quanto gli mancavano i bei momenti insieme a Kami ed Emiko, ma non poteva dire lo stesso dei suoi genitori. Suo padre lo vedeva come un oggetto, sua madre cercava di essere affettuosa ma non aveva mai realmente voluto quella famiglia. La morte era giunta per fare giustizia in un certo senso, ma c'era stato un prezzo da pagare per liberarsi di quella prigione.
Quando aveva riaperto gli occhi c'era un buco nel suo cuore, che si stava lentamente rigenerando. Quando si è piccoli le ossa si riparano più in fretta e così accadeva con il suo quirk. Fortunatamente Gojo-sensei passava di lì ed era subito accorso a salvarlo. Per Emiko non si poteva fare nulla, la bambina aveva ricevuto un potere debole e poteva solo spostare oggetti di piccoli dimensioni con la forza del pensiero, e tra questi non c'era l'enorme trave che l'aveva travolta, schiacciandole la testa. Kami non era da nessuna parte e così neanche i corpi dei suoi genitori, Yuji aveva immaginato le fiamme travolgerli. Suo padre era morto già molto prima, quando i criminali si era infiltrati nella loro casa e gli avevano conficcato la spranga di metallo nel petto.
Che strana famiglia gli era toccata, genitori senza quirk in contatto con la mafia locale da generazioni, lui e sua sorella maggiore dotati di poteri più grandi loro, Emiko ingiustamente privata di ogni gioia terrena. Se solo quel giorno non li avessero catturati, niente sarebbe cambiato e lui sarebbe stato ancora in quella grande e fredda villa, isolata dal mondo, alla ricerca di un futuro in cui credere.
Gojo-sensei era stato il suo spiraglio di luce in una stanza buia. Si era preso cura di lui, lo aveva portato nella sua scuola sperando di poterlo aiutare e quel gesto, se pur insignificante per molti, era stata la chiave per una vita tranquilla. Avrebbe tanto voluto condividerla con le altre due.
Se solo Kami non avesse usato il suo quirk per salvarlo, non sarebbe mai andato alla Yuei, non avrebbe mai incontrato i suoi amici, non avrebbe mai incontrato suo padre.
Le pareti di legno scuro, il profumo dei biscotti appena sfornati, degli occhiali da sole neri e un sorriso luminoso, a volte desiderava solo tornare a quel giorno e riviverlo all'infinito.
Ed ecco che proprio che come quel giorno stava aprendo lentamente gli occhi, dopo essere svenuto per il dolore della perdita. Non c'era l'iconico odore dei dolci di sua nonna, però gli occhiali da sole neri era lì ad aspettarlo. Si guardò un attimo attorno, cercando di capire la situazione. Sukuna gli aveva detto che lo avevano portato da Recovery Girl, quindi poteva trovarsi solo in due posti, in ospedale o semplicemente nell'infermeria della scuola. Vista la distanza tra il centro commerciale e ciascuno di quei due luoghi, la prima opzione era quella più veritiera.
— Gojo-sensei — disse cercando di mettere a fuoco il volto del suo insegnante.
Il bianco era immerso nei suoi pensieri ma non appena sentì la sua voce gli fu subito affianco. Lo aiutò a mettersi seduto e poi gli tenne per un po' le mani, non sapendo bene cosa dire.
— Va tutto bene, ci sono io. — non osò abbracciarlo, temendo di potergli far male.
— Grazie.
Gli veniva da piangere, ancora una volta le divinità gli avevano permesso di restare accanto alle persone a cui teneva di più. Si meritava veramente tutto quello?
— Ehi, ehi, non fare così. — gli passò una mano sui capelli arruffati e ancora sporchi di sangue — Non è successo nulla, okay? Kyojiro e Ume stanno bene, i villain se ne sono andati.
Hatsume strinse le loro mani, si era lasciato sfuggire dei criminali sotto il naso, se solo fosse arrivato prima.
— Nashimiya...
Gojo scosse la testa:
— Per un attimo ha messo da parte il suo orgoglio, permettendo agli altri due di salvarsi. Spero stia bene, ma credo di sì, i villain non lo catturerebbero mai solo per ucciderlo.
— Okay.
Il pro hero non capiva perché fosse così triste ma non voleva peggiorare la situazione, quindi cercò di cambiare argomento.
— Sarai affamato, vado a prenderti qualcosa, un anpan va bene?
Yuji annuì:
— Che ore sono? — domandò provando ad alzarsi.
Intorno alla ferita c'era una spessa fasciatura, già macchiata del liquido rosso, segno che di recente non era stata cambiata. Le gambe non volevano muoversi, sotto le lenzuola erano al caldo mentre fuori dal letto faceva freddo. Non era ancora arrivata l'estate.
Guardò fuori dalla finestra della stanza e si accorse che il sole stava per tramontare.
— Le sei, del pomeriggio. Torno in un attimo. Nel frattempo ti lascio con una gradita compagnia.
Qualcuno bussò alla porta, il giovane non sbagliava proprio mai. Nelle fessura che si era creata fece capolino la chioma corvina di Ume. Recovery Girl aveva subito guarito anche la sua caviglia, ma per sicurezza si muoveva aiutata dalle stampelle. Nel vedere che il suo compagno era sveglio tirò un sospiro di sollievo, pur essendo stupita di tale fatto. Incrociando lo sguardo del loro professore dedusse che ora il rosa era fuori pericolo e presto sarebbe tornato a frequentare le lezioni regolarmente.
— Ehi, grazie... — la porta si chiuse alla sue spalle.
— Non preoccuparti Ume, sto bene. — la rassicurò subito il ragazzo — Sukuna mi ha preso in giro come al solito. — giocherellò con il lenzuolo, visivamente imbarazzato per averla spaventata.
— Okay. — rispose solo — Cioè, mi hai fatto prendere un infarto ma adesso stai bene, conta solo quello.
Non sapeva bene cosa fare, quindi prese posto in fondo al letto e rimase a fissarlo per un po', come se ancora non credesse di trovarsi davanti ad una persona viva. A rompere il silenzio tornò Gojo, che aveva portato al figlio adottivo una ricca merenda, o forse più cena.
Oltre a due anpan, l'ospedale aveva cucinato una minestra calda che quasi strabordava dal piatto per tutta l'acqua che vi avevano aggiunto. Posò il vassoio davanti a Yuji e offrì l'altro panino alla ragazza.
Yuji cercò di mettersi seduto da solo, ma non riuscendoci gli toccò fare ancora affidamento sul padre. Mascherò una smorfia, gli faceva ancora male il petto.
— Ecco qua, buon appetito!
Ume si sentiva stranamente in troppo in tutta quella situazione, restò in disparte nel suo angolino, sperando che uno dei due le spiegasse il motivo di quell'intimità. Non le era mai capitato di vedere un professore prendersi cura dei suoi alunni in quel modo, o almeno non alla Yuei.
Quando il piatto fu vuotato, Yuji si accorse del disagio della sua compagna e volle spiegarle ogni cosa.
— Ehi, Ume, vieni più vicino a noi. — Gojo-sensei era seduto da un po' davanti al figlio, su una di quelle sedie di plastica scomodissime che si trovano sempre negli ospedali — Ti ricordi quando ti avevo detto che non sto spesso con mio padre?
La ragazza annuì, aveva subito pensato che Yuji era orfano in realtà e non voleva dirglielo oppure che suo padre faceva un lavoro talmente brutto da metterlo in imbarazzo.
— Ecco... — dirlo gli portava alla mente i brutti ricordi di poco prima, adesso si chiedeva perché aveva voluto tirare fuori l'argomento.
— Sono io. — si intromise Hatsume, sperando di fare un favore al rosa.
— Cosa?! Sei il figlio di un pro hero?! — esclamò la ragazza, alzandosi di scatto, emozionatissima per la scoperta — Come sei fortunato!
— Non sono proprio il figlio — arrossì l'altro, sentendosi elogiato per nulla — Mi ha adottato.
— Oh... mi dispiace.
— Non preoccuparti, ormai sono sei anni che la mia famiglia è morta. — trattenne nuovamente le lacrime.
Gojo gli mise una mano sulla spalla e gli sorrise:
— Siamo noi la sua famiglia ora.
— Noi?
— Non mi sono inventato i miei fratelli, Akyra e Rin esistono, sono stati adottati anche loro da Gojo-sensei. — spiegò subito.
— Quindi è per questo che sei sempre vago quando parli dei tuoi, hai paura che gli altri ti associno ad un pro hero e finiscano per avere un'opinione sbagliata su di te.
— Da quando sei così precisa nelle ipotesi? — rise.
— Da ora. — gli fece la linguaccia — Stai attento, quando torniamo a casa ti sfido a un mega torneo di basket.
— Accetto la sfida. Ah, Gojo-sensei, ma gli altri compagni come stanno? — domandò improvvisamente, ricordandosi che non sapevano solo loro quattro erano stati aggrediti o anche gli altri.
— I vostri amici stanno bene, alla fine non è morto nessuno, o meglio, sei "morto" tu ma ti abbiamo salvato in tempo. So che il ragazzo dai capelli bianchi non si è ancora svegliato, ma non aveva ferite mortali, una ragazzina ha fatto di tutto per ottenere la stanza vicina alla sua e si sta prendendo cura di lui. Un altro ha molte ferite, ci metteranno tanto per richiudersi completamente ma non è in pericolo di vita e non si è mai addormentato. La biondina ha ricevuto il tuo stesso trattamento, ma è grazie al cristallo della compagna che la ferita si è chiusa prima del previsto. Infine abbiamo uno con le costole messe male, ma cose sempre Recovery Girl ha pensato ad aggiustarle già, e una che continua ad insultare il cattivo per il pessimo taglio di capelli che le ha fatto. Sfortunatamente, Nashimiya non è l'unica persona rapita, anche Kaneki e Kato sono stati catturati. — disse, cercando di ricordare i nomi dei due.
Sia Yuji che Ume abbassarono lo sguardo rattristati. I villain li avevano colti alla sprovvista e aveva finito per vincere in ogni singolo scontro.
— Tra una settimana riprenderanno le lezioni, tu e quelli più gravemente feriti potrete prendervi altro tempo se necessario.
— Okay, ci sarai anche tu, vero? Stamattina avevi detto ad Aizawa che avevi da fare e non potevi controllarci.
Hatsume sbatté gli occhi perplesso.
— Yuji, ehm, sei sicuro che la tua memoria sia intatta? Nelle ultime due settimane non ho mai lasciato l'Istituto.
Il rosa e la corvina si scambiarono un'occhiata, increduli.
— Ma-ma, non è possibile! Fino a sabato ci hai fatto lezione anche tu! C'erano Aizawa, Midnight, anche All Might insegna quest'anno, stranamente.
Il giovane continuò a scuotere la testa.
— No, no, io sono sempre restato con Akyra e Rin. Stamattina ho ricevuto la chiamata del vostro accompagnatore per la ronda, Aizawa, e anche lui mi ha chiesto cose strane, tipo se domani sarei venuto a scuola o dove mi trovavo.
Il volto del pro hero si fece scuro.
— Qualcuno si è spacciato per me. E' vero, avevo ricevuto una proposta di lavoro qui, ma dovevo restare con i tuoi fratelli come ti ho detto, quindi l'ho scartata. Qualcun altro l'ha accettata al posto mio. Ci sono delle cose che possono aiutarmi a capire chi fosse?
— Impossibile, si comportava perfettamente come te. Ha usato anche il tuo quirk.
Il quirk di Hatsume Gojo era uno dei più rari in circolazione, nessuno fino ad allora ne aveva avuto uno uguale.
— Non va bene, non va affatto bene. Restate qui tutti e due, contatterò dei colleghi e indagheremo sulla questione. Inoltre appena possibile andremo a recuperare i vostri compagni, probabilmente Fefe sa già dove sono.
Yuji e Ume non sapevano che dire. Fino a quella mattina erano convinti che Void fosse il loro professore, ma ora non sapevano più chi avevano ascoltato dall'inizio dell'anno scolastico.
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Non ci misero molto a tornare al loro covo, la baracca dispersa nel nulla, ammuffita dal tempo e ormai a pezzi per via delle intemperie. Yuri aveva ordinato di aspettarlo, sarebbe apparsa Kami una volta terminato il discorso e alla fine sarebbero passati a prendere lui e Kento. Tutto era andato secondo i piani, quindi potevano passare alla seconda parte del piano.
Il rosso, la sua ragazza e il biondo erano gli unici a sapere dove si trovasse con precisione la baracca, per evitare che gli altri rivelassero la posizione se catturati dagli hero. Perché non avevano escluso che l'effetto sorpresa non fosse abbastanza, dopotutto sarebbero sempre stati due o uno contro quattro. Fortunatamente tutti e otto i membri avevano vinto le loro battaglie e poterono procedere verso casa.
— Come tutti sapete - e potete vedere - la prima parte è andata a buon fine, sono riuscito fare il mio discorso senza intoppi e le squadre hanno mostrato quanto sappiamo essere forti. Vi avevo chiesto di catturare anche degli studenti, che sarebbero stati utili per il seguito del piano. Quanti ci sono riusciti? Qui ne vedo tre. — Yuri camminava per la stanza principale dell'edificio, quella al piano terra e che usavano sempre le riunioni.
Sentendo quelle parole, Kami si alzò di scatto dalla sua sedia. Il ragazzo non le aveva mai detto che aveva intenzione di catturare degli studenti, ma gli altri presenti sembravano a conoscenza della cosa. Si sentì esclusa e imbrogliata, non pensava che sarebbe giunto a tanto pur di continuare la sua guerra e mettere fine ad un ingiusto governo.
— Da quando dovevamo catturare degli studenti?
— Non preoccuparti, Kami-chan. — la rassicurò il capo — I ragazzi che dovevi tenere a bada erano troppo deboli per risultare utili per il nostro piano, Hajime e Natsu dovrebbero avermi portato la ragazzina rosa e il corvino dei buchi neri. Ci siete riusciti?
I due chiamati in causa non sapevano cosa rispondere. All'inizio erano riusciti a catturare Fujiwara, ma poi erano arrivati i rinforzi ed erano stati battuti sul tempo. Uno dei mocciosi aveva sottratto al lilla l'orsacchiotto di pezza e gli era stato impossibile portare la ragazza con loro. Quando avevano sentito la voce di Kami che li chiamava avevano mollato tutto e se l'erano data a gambe levate.
— Ecco... no.
— In effetti non mi sembrava di vederli. Pazienza. — si avvicinò con fare minaccioso — Vorrà dire che la prossima volta non vi assegnerò un incarico importante. Siete abbastanza nuovi rispetto agli altri, vedete d'impegnarvi di più.
Imbarazzati per la ramanzina annuirono senza ribattere, evitando lo sguardo del loro capo, i cui occhi dorati risplendevano di una luce intimidatoria.
— Passiamo avanti. Che mi dici tu, Satoru?
Il rosso ridacchiò, mostrando Kaneki e Kato, che aveva avvolto insieme in una lastra di metallo molto spessa, per impedire che scappassero sotto i suoi occhi. Posò un piede sul ferro fuso in segno di vittoria.
— Voilà! Due studenti imbalsamati tutti per te, direttamente dal parco divertimenti Kiyosumi.
— Molto bene, Satoru, sei sempre il più forte, vedo.
— Oh, sì, be', non esageriamo. — fece il finto modesto.
Yoshi e Osamu si dimenavano, cercando un modo per liberarsi, con le mani bloccate la ragazza non poteva fare molto e neanche l'altro era in grado di copiare un quirk che potesse aiutarli. Quello della ragazza era finito da un pezzo e tanto con il rosso ancora presente non avevano speranze, era riuscito facilmente ad aggirare la sua situazione, potendo modificare la realtà.
Satoru sbadigliò.
— Bene, ora vado a dormire un po', svegliatemi quando arrivano delle reclute interessanti, se arrivano.
Yuri non disse nulla e continuò la sua ispezione:
— Yurei e Shimizu, invece? Che mi dite?
— Siamo spiacenti, ma abbiamo preso solo quello che non volevi.
Stavolta Yuri andò su tutte le furie, aveva esplicitamente ordinato che Kyojiro non scappasse, doveva essere suo quella volta. Aveva idee migliore per il fratello che la morte, sarebbe tornato utilissimo per il loro piano grazie al quirk di Natsu. E invece era riuscito a sfuggire di nuovo.
— Stavo per catturarlo, ma quello lì — cioè Toshi — lo ha protetto e Yurei ha preso lui al suo posto! Stavano per arrivare dei pro hero, non potevamo farci catturare, quindi ce la siamo filata. — sbroccò incrociando le braccia — La fai semplice tu, ma mica è come pensi.
— Okay, okay, calmati. Può comunque tornarci utile, sa leggere la mente delle persone, vero?
Si avvicinò al castano e gli sollevò il mento con un dito, i tentacoli rossi del villain lo tenevano ben fermo e gli impedivano anche di parlare. Non poté fare a meno di pensare agli altri che erano riusciti a scappare. Si chiedeva se stavano bene.
Shimizu evitò di dire della morte di Yuji, pensando che avrebbe fatto arrabbiare ancora di più il loro capo, e preferì rimanere vaga riguardo alla fuga dei tre.
Kami non riusciva a capire. Da quando Yuri aveva inserito la cattura di alcuni studenti nel piano? Loro dovevano solamente distrarre dei possibili hero di ronda, tutto qua. Agendo in questo modo sarebbero risultati dei difensori, ma quello che avevano fatto era da attaccanti. Scommetteva sul fatto che si sarebbero presentate molte meno persone di quelle sperate, quel giorno e i successivi. Yuri era così cambiato da quando Kento era tornato a far loro visita più spesso, diciamo circa due anni prima.
Amareggiata per quello che stava vedendo e sentendo si alzò dalla sedia e salì al piano di sopra, continuando ad ignorare il suo ragazzo che le chiedeva dolcemente di restare.
Shiota Kento: era ufficialmente entrato nella lista delle persone che voleva uccidere a tutti i costi.
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