Chapter 2.
[𝑭𝒂𝒎𝒊𝒍𝒊𝒂𝒓 𝒃𝒖𝒕 𝒔𝒐 𝒇𝒂𝒓 𝒂𝒘𝒂𝒚,
𝒂𝒕 𝒕𝒉𝒆 𝒔𝒂𝒎𝒆 𝒕𝒊𝒎𝒆].
- 𝒎𝒆.
🍁 🍁 🍁
:«Oh, guardate, è arrivata la ragazza che non si può procurare manco una penna!» Junseo comincia già ad esasperarmi di prima mattina.
Entro in classe ignorando le sue solite battute, molto originali, e come tutti i giorni mi siedo di fianco a Haneul che guarda Junseo in cagnesco. Lui ricambia l'occhiataccia e mima un "Che vuoi?" mentre la mia migliore amica alza la gomma da tirargli addosso.
Tutto ciò succede da ormai anni, sospiro.
:«Ragazzi! composti, cominciamo la lezione!» urla la professoressa di letteratura, interrompendo l'ira di Han.
Junseo sbuffa molto apertamente ed, insieme al suo gruppo, torna al suo posto.
Sta per cominciare un'altra giornata noiosa come la morte. In realtà, in questa classe, sono l'unica che ascolta una lezione per intero mentre li altri si fanno i fatti loro. Il gruppo di oche si fa le unghie sotto il banco, Junseo gioca al cellulare e Haneul dorme.
Ma non le si può dare torto se avessi tempo per studiare a casa lo farei anche io.
Stranamente, però, oggi mi sembra di non riuscire a concentrarmi. La testa comincia a farmi estremamente male e continuano a pulsarmi le tempie, come se stesse per arrivare uno di quei terribili flashback.
Sento il viso riempirsi di sudore e la voce della professoressa mi pare troppo distante. Ho la pelle d'oca e la nausea aumenta ogni secondo che passa. Appoggio la mano sulla fronte per reggere la testa ma i miei occhi continuano a chiudersi e il crollo sembra sempre più vicino.
:«Danbi, tutto apposto?» mi chiede Hanuel afferrandomi il braccio, annuisco cercando di sembrare il più convincente possibile.
Non va bene un cazzo.
In un secondo, neanche, sento una botta alla faccia e poi il buio totale.
Sono morta? Sono stufa di questa sofferenza.
[...]
Apro gli occhi, ritrovandomi un soffitto azzurro cielo e l'odore di disinfettante addosso.
Guardo di lato e una signora dai capelli lunghi sta armeggiando qualcosa, dandomi le spalle.
Mi ci vuole qualche secondo per rendermi conto di essere nell'infermeria di scuola ed io odio questo posto, odio qualsiasi cosa mi faccia ricordare un'ospedale.
Mi alzo un po' faticosamente e tocco la fronte sentendo la presenza di un cerottino ben attaccato.
:«Dove pensi di andare signorina?» mi chiede l'infermiera corrugando la fronte.
:«Cos'è questo?» chiedo indicando il cerotto.
:«Quando hai sbattuto la faccia sul banco, ti sei tagliata un po' per colpa di un scheggia piccolina che si trovava lì» spiega con molta calma mentre si toglie i guanti di lattice.
:«Chi mi ha portato qui?»
:«Un ragazzo di nome Yoongi»
Il Yoongi della mia classe, quello che mi ignora totalmente?
Annuisco ancora confusa e mi metto la felpa che probabilmente mi avevano tolto per farmi riprendere dallo svenimento. Credevo di avere un altro flashback importante e invece mi ricordo solo il nero completo.
Questi svenimenti non hanno neanche senso ormai.
:«Non sei ancora in grado di fare chissà cosa, ti conviene stare qua» dice la signora accorgendosi della mia fretta.
:«Mi dispiace ma se sto ancora qui vomito, quindi la ringrazio ma devo andarmene» mi metto in piedi e con la testa pesante esco dalla porta, prima che l'infermiera possa raggiungermi le chiudo la porta in faccia.
:«AHIA!» urla lei.
Forse le è arrivato dritto sul naso ma non ho voglia di andare a controllare.
La mia camminata è abbastanza ambigua, sento il mio corpo trascinarsi verso destra mentre io vorrei solo rimanere dritta. Mi guardo intorno e mi accorgo di essere quasi davanti all'uffico della dirigente, mi schiaffeggio un po e faccio qualche saltello per riprendermi.
Alzo la testa intenta ad essere super energica ma finisco solo per notare un ragazzo, seduto davanti alla presidenza, che non avevo mai visto prima. Mi fissa con i suoi occhi grandi e piega la testa di lato, come un cagnolino curioso.
Maleducato, non lo sa che non si fissano le persone?
Insomma da dove è spuntato questo? forse dovrei tornare in infermeria e controllare se i miei segni vitali sono apposto.
In pochi secondi, però, mi rendo conto di essere davanti a qualcosa di sovvraumano: i lineamenti della sua faccia sono irreali, i capelli color pece, gli occhi fini e profondi come un pozzo, sul naso si può notare anche da lontano una piccola macchietta marrone e le labbra su cui passa la lingua cosi facilmente, sono perfette.
In sintesi, è un'opera di arte pieno di colore e dettagli essenziali.
Mi ricompongo per bene e li passo davanti tossendo un po', per la sorpresa. Ma continua a fissarmi mettendomi a disagio.
Ho per caso una parata in faccia?
:«YAH!» dice il ragazzo facendomi fare un saltino sul posto, per lo spavento.
:«MA CHE PROBLEMI HAI?» chiedo vedendolo puntarmi il dito contro, tiene gli occhi rimpiccioliti come se dovesse indagarmi.
:«Ti devo chiedere un favore» il ragazzo mette le mani in posizione di preghiera e mi guarda con un'espressione disperata.
:«Ah certo prima mi fissi maleducatamente e ora mi chiedi un favore?!» chiedo irritata, non si deve permettere di essere così sfacciato.
Tra l'altro, da dove é sbucato questo?
:«Sembravi una ragazza così dolce» dice alzando un sopracciglio.
:«Ok. Dimmi cosa vuoi» chiedo per finire subito quella conversazione.
:«La preside mi sta chiamando per la stessa cosa la quarta volta, io non voglio fare il modello per il giornalino scolastico, lei non lo capisce. 5 minuti dopo che entro nel suo ufficio devi farmi il favore di affacciarti e dire che hai bisogno di me» dice frettoloso accarezzando il fascicolo che ha in mano.
Questo è pazzo.
:«Tu, chi? Non ti conosco» dico girando i tacchi.
:«NO NO NO ASPETTA TI PREGO, farò tutto quello che vuoi» dice. A quel punto mi fermo con un ghgno in faccia.
:«Ad esempio farmi i compiti per due settimane?» chiedo incrociando le braccia.
:«Cosa? Non puoi farteli da sola?» mi chiede scocciato.
:«Bene, allora...» dico facendo finta di andarmene ma mi fermo con un sorriso in faccia quando esclama un "lo farò" forzato.
Vado a sedermi vicino alla sua sedia soddisfatta del accordo che ho stipulato.
Subito la segretaria della preside esce dalla porta e fa un segno al ragazzo di seguirla.
:«Hai capito?» sussurra il moro sospettoso, facendomi sembrare stupida.
:«A-aspetta come ti chiami?» chiedo, rendendomi conto che non sapendo il suo nome non posso fare niente.
:«Kim Tae....» bisbiglia ma non riesco a sentirlo intero e prima che potessi richiederlo entra nell'ufficio, sicuro e sorridente.
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