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β’ βοΈοΈ β’
Era una giornata ironicamente soleggiata quella nella quale il Capitano si stava dilettando nello spargere le strazianti notizie che riguardavano le famiglie della Squadra D'Γ©lite.
Si ricordava ancora il giorno nel quale li aveva selezionati. Erano maturati molto nel tempo. Dire che li aveva visti crescere non sarebbe stato così sbagliato. Eppure erano passati solo quattro anni.
SospirΓ², fermandosi davanti ad un cancello e preparandosi ad affrontare l'ultima soglia che avrebbe lasciato disperata. Casa Ral.
<<Capitano Levi!>> Udì una voce allegra e profonda salutarlo, mentre il corvino desiderava non essere mai uscito dal suo ufficio. Alzò una mano in segno di saluto:<< Posso scambiare due parole con lei, signor Ral ? >> Il padre di Petra era davanti alla porta dell'abitazione.
<< Venga, Venga, non si preoccupi. Entri pure>> Si scostΓ² dall'entrata per lasciar passare l'altro uomo e richiuse la porta di legno dietro di sΓ© da buon padrone di casa quale era sempre stato con una certa attenzione. EsitΓ² prima di compiere questa azione, sperando che la ragazza dai capelli rossi fosse dietro il Capitano e fosse giunta in visita alla famiglia . Forse il superiore era venuto a scusarsi per averlo ignorato quando erano tornati dall'ultima spedizione.
<< A cosa devo questa visita?>> Si sedette su una sedia di legno, lasciando libera all'uomo la poltrona di vimini vicino al camino che teneva acceso in inverno.
<< Sono qui... per parlare di Petra. >> Scandì le parole lentamente e si sedette sulla poltrona, facendo un cenno di ringraziamento.
Il padre della diretta interessata sorrise, in un misto di preoccupazione e speranza divertita:<< Che cos'ha combinato?>>
Era un bene per le famiglie non vedere mai un membro dell'esercito dopo una spedizione, questo lo sapeva bene. Non erano mai buone notizie. Ma perchΓ© preoccuparsi? Non doveva pensare in negativo. Sua figlia era giovane, aveva tutta la vita davanti.
<<No, no, non ha combinato niente. Ha un'ottima condotta. >> Per una frazione di secondo abbassΓ² lo sguardo. Il Signor Ral aveva perso la moglie e viveva da solo: aveva sofferto molto l'arruolamento della figlia, che passava la maggior parte del tempo nel quartier generale.
<< Lo sapevo. La mia Petra non Γ¨ mai stata agitata. - Non seppe se rasserenarsi o preoccuparsi - Non mi dica che sta pensando a ciΓ² che le ho detto cinque giorni fa? Siete innamorati, allora? E la chiesa? >>
<< No, signor Ral. Non sto pensando di chiedere la mano di sua figlia. >>
<< La prego , Capitano. Non dica ciò che mi vuole dire. Faccia finta che non sia vero. >> Il tono dell'uomo si incupì ed incrinò, somigliando quasi più ad un singhiozzo trattenuto durante una preghiera.
Levi non contestò in alcun modo, né aprì bocca. Semplicemente rimase in silenzio, per protesta o per sincero dispiacere. Non era mai fuggito dal dolore fingendo che non fosse vero. Era qualcosa che non concepiva. Non poteva colmare l'assenza di qualcuno con la mera e intangibile immaginazione.
<< Come va il lavoro, Signor Ral?>>
AssecondΓ² il desiderio dell'uomo, che tornΓ² sereno:<< Oh, Come sempre, nulla di che. Mi dica, le nuove reclute come sono?>>
<< Completi incompetenti. >>
<< Dovrebbe avere piΓΉ fiducia nelle persone , capitano. >>
<< Non sono sufficientemente maturi da nutrire un solo briciolo della mia stima . >>
<< So che un'amica di Petra Γ¨ tra le matricole. Non so se la conosce, si chiama Ginevra Willard, ha i capelli castani, lunghi... e' abbastanza impacciata >> GesticolΓ² mentre elencava le caratteristiche della ragazza e Levi rimaneva attonito:<<Sta parlando di Willard?>>
<< Sì, lei, vedo che la conosce! >>
Willard? Conosceva Petra? Erano coetanee, ma il mondo era davvero piccolo. Non gli aveva mai riferito questa informazione , né aveva dato segni di lutto. Forse era stato lui ad essere un pessimo osservatore, offuscato dalla perdita dei suoi soldati. Non che interessasse lui poi così tanto cosa faceva la sua assistente provvisoria.
<< Non è esattamente una sua amica... anzi... tutt'altro... Da piccole si tiravano sempre i capelli... >> Una risata affettuosa gli morì in gola.
ProvΓ² una strana soddisfazione nel sapere che la rossa non approvasse la ragazza, come se confermasse e rendesse corretto il parere negativo che aveva su di lei:<< Non ne ero a conoscenza >>
Si scambiarono brevi frasi ed il Capitano abbandonΓ² l'abitazione, cercando di ignorare i sospiri del Signor Ral che divenivano singhiozzi mentre realizzava che la figlia non sarebbe mai tornata a casa.
Salì sulla carrozza ed appoggiò le mani sulla caviglia, emettendo un gemito di dolore. Il Signor Ral era stato l'unico a farlo sedere: Era rimasto più di due ore in piedi, senza appoggiarsi, nemmeno al muro. Sentì la scarpa diventare sempre più stretta, constatando che la caviglia si era gonfiata. Si girò ed appoggiò la schiena al lato della carrozza nel quale era presente la porta, stendendo la gamba sul divanetto per alleviare il dolore. Scese dalla carrozza, facendo una piccola smorfia nel momento in quale la gamba dolorante toccò il terreno e si avviò verso il suo ufficio, non vedendo l'ora di sedersi. Aumentò il ritmo del passo, quasi iniziando una corsa leggera.
<<Capitano, tutto bene?>>
Si voltΓ² verso il punto dal quale proveniva la voce ed incontrΓ² con lo sguardo la sua assistente provvisoria, piuttosto preoccupata:<< Le fa male la caviglia?>>
Non rispose e continuΓ² per la sua strada, aprendo la porta del suo ufficio e richiudendola rumorosamente, quasi fosse arrabbiato.
Ella afferrΓ² il pomello della porta con fare titubante ed entrΓ² piano nella stanza:<< Capitano, volevo ricordarle che stasera ci sarΓ la riunione indetta dal comandante... E'-Γ¨ sicuro di non aver bisogno di una mano? Le porto un panno bagnato?>>
<< Esci. Fuori. >>
<< Scusi, so che probabilmente è un momento difficile e io sono una persona orribile che si mette a discutere in situazioni del genere... ma come faccio a fare il mio lavoro se lei mi caccia via in continuazione?! >> Esordì, piantando i piedi per terra e guardandolo dritto negli occhi:<< Mi faccia fare qualcosa per la sua caviglia, la prego. Mi lasci chiamare qualcuno o mi permetta di farla riposare. >>
Ci fu un attimo di silenzio. Le sfere grigie del corvino incontrarono quelle nere della ragazza, iniziando come un combattimento dettato solo dallo sguardo.
<< Va bene. Vedi di non riaprire mai piΓΉ bocca, Willard. >> Si rassegnΓ² il corvino.
Ella annuì ed uscì dalla stanza diretta per l'infermeria, sorridendo smagliante, per una volta quasi fiera di se stessa.
Scesa la sera, il suo buonumore traballò come la fiamma della candela sul tavolo al centro della stanza dove si stava svolgendo la riunione. Erwin avrebbe dovuto essere seduto al centro del lato più lungo del rettangolo di legno, con aria imponente. La giovane donna si fece piccola piccola e si mise al suo posto, non proferendo parola. Così aveva precedentemente fatto Eren, con fare più determinato e preoccupato data la presenza piuttosto spaventosa del capitano . Nella stanza non erano molti, come aveva sospettato, gli unici presenti oltre lei erano il Capitano e Eren. Stranamente il Comandante e gli altri stavano tardando. Guardò il capitano: Che avesse ancora bisogno di aiuto? Forse prima, quando era andato in carrozza, era caduto ed aveva peggiorato la situazione della sua caviglia? Mentre le ipotesi si affollavano nella mente della castana, la porta si aprì rivelando i membri mancanti.
<< Alla buon'ora, Erwin. >> CommentΓ² Levi, sistemando una cartina sul tavolo, che divenne il centro dell'attenzione dei ragazzi che non volevano immischiarsi in un possibile batibecco tra il Capitano ed il Comandante , che invece non replicΓ², sedendosi.
<< Siamo tutti presenti quindi? >> PiΓΉ che una domanda, quella posta dal Comandante fu un'affermazione impaziente. PuntΓ² il dito su un preciso punto della carta disposta su un piano, per poi alzare lo sguardo verso il biondo:<<Arlert, vuoi fare il punto della situazione?>>
<<Ah? O-oh, certo. E' passata quasi una settimana dall'ultima spedizione... >>
<<Cinque giorni - Lo interruppe il Capitano, smettendo di sorseggiare il tè miracolosamente comparso vicino a lui - Sono passati cinque giorni >>
<< Sono passati cinque giorni - Rivolse uno sguardo all'uomo, come a chiedere lui approvazione - dall'ultima spedizione, e di conseguenza, dall'attacco del Gigante Femmina. >>
Ci fu uno scambio di occhiate tra i due biondi. Lei sapeva che oramai quella riunione era un campo di battaglia dove ogni occhiata era una freccia che dovevi prontamente schivare ed alla quale dovevi rispondere con altro fuoco. Non aveva impiegato molto a capire quale fosse il vero linguaggio dei superiori che aveva di riferimento. Da come Arlert e Smith comunicavano, dovevano aver avuto altri incontri precedenti o supplementari alle cinque sere nelle quali loro tre avevano pianificato quello che sarebbe stato "rivelato" nella riunione.
Si accorse di essersi rifugiata nei suoi pensieri quando si accorse che Armin aveva passato la parola ad Erwin:<< Quando passeremo per Stohess, useremo Eren come esca per portare il nostro obbiettivo in questo passaggio sotterraneo >> SpostΓ² il dito indice su una delle cartine in mezzo ai fogli e documenti che il Capitano, piuttosto disinteressato a ciΓ² che stava accadendo, stava esaminando.
<< Se riusciamo a farla entrare qui, anche se si trasformerΓ , potremo immobilizzarla. >> PicchiettΓ² sul punto del quale stava parlando, rivolgendo gli occhi verso la giovane donna dai capelli castani, che sussultΓ² leggermente riconoscendo la sua idea nata da una supposizione uscire dalle labbra del Comandante.
<< Ma - Ginevra uscì dal centro della sua attenzione, che si focalizzò su Eren - Se si dovesse trasformare prima di allora, avremo bisogno del tuo aiuto, Eren. >>
Il castano annuì, esitando un attimo prima di porre la domanda che padroneggiava la sua mente da quando Smith aveva iniziato ad esporre il piano d'azione: << Riguardo al nostro obbiettivo... siamo sicuri che si trovi a Stohess?>>
<< Certamente. Stiamo parlando di un membro della Gendarmeria. >>
<< Della Gendarmeria?>>
<<Sì. E' stato Armin ad arrivare a quella conclusione. >> Non volle menzionare, per sbadataggine o di proposito, la teoria che la castana gli aveva illustrato sull'aspetto dei Giganti e i proprietari:<< Crede che sia anche la responsabile dell'uccisione dei due giganti di Hange. Potrebbe essere un membro del centoquattresimo come voi >> Questa volta il suo campo visivo si concentrò su tutto il 'Trio di Shinganshina' (così erano stati soprannominati ).
<< Aspetti... il centoquattresimo?!>>
<< La persona che crediamo essere il gigante femmina... - IniziΓ², per essere interrotto da un Eren incredulo - Γ¨ Annie Leonardth >>
<<Annie? Armin... perchΓ© dici questo? Annie Γ¨ nostra amica, no?>>
<< Mi dispiace Eren, ma il Gigante Femmina sapeva fin dall'inizio il tuo aspetto ed ha reagito ad un tuo soprannome che solo i membri del centoquattresimo corpo di Ricerca potevano conoscere. Ma la ragione piΓΉ grande Γ¨ che Γ¨ stata Annie ad uccidere Sawney e Bean. >> AbbassΓ² lo sguardo, in un misto tra dispiacere e colpevolezza per averla smascherata. Teneva ad Annie tanto quanto Eren, se non di piΓΉ.
<< Come fai a dire che Γ¨ stata lei ad ucciderli?>>
<< Solo una persona con capacitΓ simili avrebbe potuto fare qualcosa del genere, usando il proprio 3DMG >>
<< Ma quando hanno esaminato gli strumenti di manovra tridimensionale non hanno trovato niente di sospetto in quello di Annie!>>
<< Annie ha usato quello di Marco.>>
Gli sguardi dei quattro membri del centoquattresimo si spostarono involontariamente su Jean, che rimase in silenzio mentre Armin ed Eren continuavano a conversare.
<< Che c'entra Marco? Sei sicuro che il 3DMG fosse suo?>>
<< Sì, io so com- >>
<< Oi, marmocchio, abbiamo capito. Hai altre prove?>> Lo interruppe per la seconda volta il corvino, con aria seccata e piuttosto maleducata.
<< No, signore. >>
<< Io credo che la faccia del gigante femmina somigli a quella di Annie. >> Esordì Mikasa. Ginevra fece per dire qualcosa, ma il Comandante la zittì con un gesto della mano.
<<Che stai dicendo? Quella non Γ¨ una prova!>> EsclamΓ² Jeager, alzandosi.
<< Quindi, non avete prove effettive, ma comunque le tenderete una trappola?>> DomandΓ² il Capitano, piΓΉ ad Armin che ad Erwin.
<< Non avete prove? - Chiese Eren, sconvolto - E allora perchΓ© farlo? Se fosse innocente?>>
<< In quel caso la considereremo tale. >> Rispose prontamente Mikasa.
<< E mi sentirei in colpa >> Aggiunse Armin, per poi abbassare lo sguardo:<< Comunque, se non facciamo qualcosa, finirai dissezionato, Eren. >>
<< Sei pazzo a pensare che Annie sia un gigante >> Insistette il castano.
<< Eren, adesso che sospettiamo di lei, non vedi il suo comportamento in maniera piΓΉ chiara?>> Lo fece ragionare la corvina, mentre il ragazzo dagli occhi verdi ripensava alle sue memorie e ricordi con Annie.
<< Il suo modo di combattere, la sua posa... non ti sembrano familiari? Tu sai che Annie Γ¨ il gigante femmina. >>
<< Molto bene. - Concluse Erwin - come giΓ detto, il piano verrΓ attuato domani mattina . Siete congedati. >>
Eren, Mikasa, Armin e Jean si alzarono ed uscirono in silenzio, mentre Erwin fece cenno a Willard di rimanere a sedere. Levi quindi non diede cenno di volersi spostare.
<< Riguardo alla teoria che mi hai mostrato, Willard. >> IniziΓ².
<< Sì, signore?>>
<< Ti chiedo di non farne parola con nessuno. - La guardΓ² piΓΉ intensamente - e con nessuno, intendo neanche Arlert. >>
<< Certo signore. >> Rispose, piuttosto perplessa dalla volontΓ dell'uomo.
<< Comunque - La voce del Capitano prese possessi della stanza - non capisco perchΓ© tu l'abbia messa a conoscenza di queste informazioni, Erwin. >>
<< Più che altro, sono stati loro due ad informare me . >> Sì alzò e sparì anche lui dietro alla porta, lasciando Levi leggermente attonito ed esasperato.
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