𝐈𝐈.

☾︎ π‚π€ππˆπ“πŽπ‹πŽ π’π„π‚πŽππƒπŽ ☽︎
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π‘™π‘Žπ‘£π‘œπ‘Ÿπ‘œ 𝑒𝑑 𝑖𝑙 πΆπ‘Žπ‘π‘–π‘‘π‘Žπ‘›π‘œ 𝑑𝑖 π‘π‘Ÿπ‘œπ‘π‘Ÿπ‘Žπ‘ π‘‘π‘–π‘›π‘Žπ‘Ÿπ‘’.

Ginevra girava a zonzo per il corridoio, aspettando che il Capitano si facesse vivo e le desse un ordine. Si sentiva piuttosto inutile. Le aveva urlato, dalla porta chiusa , di non farsi mai piΓΉ viva fino a che lui non l'avrebbe chiamata. Sembrava piuttosto arrabbiato. Non c'era da biasimarlo: Non era passato molto dall'ultima spedizione nella quale la Squadra Operazioni Speciali era completamente deceduta. Di sua conoscenza risultava solo Petra, l'unico membro femminile. Non erano mai andate d'accordo. Non che litigassero. Si limitavano, la rossa, a ruotare gli occhi al cielo quando l'altra parlava e Willard, a sospirare.

<<Tremarella!>> Sobbalzò, trasalendo al suono di una voce squillante che le riempì le orecchie. Si voltò:<<C-Caposquadra Hange!>>

<< Come Γ¨ andato il tuo primo giorno con il Capitano?>> DomandΓ², tra un misto di cortesia e sincera curiositΓ .

L'altra lanciΓ² un breve sguardo alla porta chiusa e inclinΓ² il capo, come a indicarle che era stato un fiasco.

<< Ah... Non ti preoccupare. È piuttosto scontroso con tutti, non ti offendere. >>

<<Ha detto che con il mio tè si sarebbe potuto pulire il didietro. >> Storse la bocca, alzando le sopracciglia.

<<Oh. Beh, almeno lo considerava pulito. >> ScrollΓ² le spalle, ostentando un sorriso, per poi divenire seriΙ™, fissandola intensamente negli occhi e afferrandole leggermente i polsi:<< Il capitano Γ¨ in una situazione particolare - sussurrΓ², per poi aggiungere, come se non avesse capito- tutta la sua squadra Γ¨ morta, sai. >>

<< Immaginavo che non sarebbe stato un buon periodo per lui. >> SussurrΓ², mettendosi un'unghia fra i denti.

<< Non Γ¨ facile... Per lui erano degli amici, non solo semplici sottoposti. >>

<< Ne ero a conoscenza. >>

Udirono la porta dietro di loro cigolare ed aprirsi. Si allontanarono mentre il capitano usciva dalla stanza, fissando crucciato l'assistente:<<Willard. Dentro. >>

<< Ti lascio al tuo dovere, Willard!>> SussurrΓ² Ι™lΙ™ caposquadra sorridendo e girando i tacchi, mentre la ragazza rimaneva stranita per il fatto che non avesse usato il nomignolo che le aveva affibbiato.

Frangetta si ritrovΓ² nuovamente davanti al corvino, seduto sulla sedia, senza proferire parola e piuttosto seccato. SollevΓ² da tavolo pieno di scartoffie ordinate una pila di documenti e glieli porse:<< Compila questi. >>

Ella diede una leggera occhiata a ciΓ² che aveva ricevuto:<<Signore, questi sono dei rapporti sulla spedizione. Io non ero nella sua ala e non so... >>

<<Riempili ho detto. Sicuramente ti avranno raccontato cos'è successo. Non c'è bisogno di essere precisi. Ora sparisci. Torna quando avrai finito. E portami un tè. >> La guardò alzarsi:<< Che sia almeno commestibile questa volta. >>

Si mise goffamente i fogli sottobraccio, afferrò la boccetta di inchiostro con una mano e prese il tè con l'altra. Spinse leggermente con la gamba la porta e la richiuse alla stessa maniera. Decise che avrebbe chiesto a Moblit la pianta del quartier generale e l'avrebbe ricopiata.

Ah, le sarebbe piaciuto davvero tornare ai tempi dell'addestramento. Non era mai stata una fanatica del cameratismo o della socializzazione, ma aveva pochi e buoni amici che la facevano sentire a suo agio. Soprattutto Armin, Christa e Bertholdt. Nonostante fosse piΓΉ grande di quattro anni rispetto ai primi due e tre rispetto all'ultimo, andavano d'accordo ed erano piΓΉ o meno sullo stesso piano. Dalla battaglia di Trost in poi, era degenerato tutto. Ma forse, la sua vita aveva iniziato un lento declino giΓ  da prima.

Si spostò di qualche metro ed aprì la porta di una stanzetta minuscola piena di scope e ci si infilò dentro. Era il ripostiglio del Capitano, l'unico posto a cui era riuscita a pensare. Non poteva compilare i documenti né in piedi, né sul pavimento davanti a tutti. Le serviva almeno un posto dove appoggiare l'inchiostro.

Riuscì a piegare le ginocchia, rimanendo accovacciata sulle punte dei piedi con i fogli sulle cosce. Il massimo di luce che entrava nello sgabuzzino era quella che passava sotto la porta. Si mise quindi con fatica a gattoni, spostando i fogli verso la fonte di luce e intingendo la piuma.

Dopo aver ricopiato le mappe, avrebbe portato una lanterna nel ripostiglio, oppure si sarebbe trovata un altro posto piΓΉ decente nel quale lavorare. La lista di cose da fare si stava allungando.

Levi Ackerman sedeva sulla sua sedia, intento a fissare quattro fogli di carta bianchi.

PiΓΉ passava il tempo, piΓΉ avrebbe voluto far recapitare a casa dei destinatari la classica formula priva di significato che sarebbe stata inviata a tutte le altre famiglie che avevano perso qualcuno nella spedizione.

" Ha perso la sua vita nella 57Β° spedizione oltre le mura. Vi saranno recapitati gli effetti personali. Sincere condoglianze, il Corpo Di Ricerca ed il comandante Erwin Smith "
No. Non poteva. Li aveva mandati a morire, doveva almeno essere di conforto alle famiglie, non poteva nascondersi come un codardo.

Doveva ammettere a sΓ© stesso che non era riuscito a proteggerli. Che erano morti. Morti per colpa sua, di nuovo.

Erd, Gunther, Oluo, Petra.
SbattΓ© le palpebre dando pace ai suoi occhi in fiamme, per poi massaggiarsi le tempie. Non era mai stato bravo in queste cose. Non c'erano parole per esprimersi. Non bastava una frase con qualche parolaccia come intercalare.
Li mise ancora una volta da parte. Non avrebbe dovuto procrastinare, ma nella sua mente non riusciva ad affiorare alcuna parola. AllungΓ² istintivamente il braccio verso i documenti e si chinΓ² su di essi, firmando e compilandoli distrattamente .

Ginevra si sedette, con la schiena dolorante, sul letto del dormitorio dove alloggiava con altri membri femminili del corpo di ricerca. Non era una stanza grande ed aveva due letti a castello, con due armadi. Era stata tutto il giorno piegata come un gatto in quel piccolo spazietto osceno, poi china a ridisegnare la pianta che Moblit le aveva gentilmente concesso, leggermente perplesso. Aveva riempito il pezzo di carta di note e scarabocchi. Aveva annotato anche dove gettare il tè che il capitano continuava a rifiutare sgarbatamente.

SospirΓ². Addentando la fetta di pane che sarebbe stata la cena che non era riuscita a consumare. Amava il cibo e non le aveva certo fatto piacere saltare il pasto. Era sempre pronta a mangiare qualsiasi cosa rimanesse nei piatti dei suoi compagni. Aveva mangiato ogni pezzo di carne fino all'osso quando ne aveva avuto l'occasione. Eppure l'unica cosa che sfiorava la sua lingua era una fetta di pane freddo e insapore.

Pazienza, si sarebbe rifatta a colazione. Doveva sempre avere pazienza, era importante mantenere la calma.
Prese un quadernetto che teneva sotto il letto insieme agli altri e scrisse a lettere grandi con il carboncino: ' Appunti nel periodo di assistenza provvisoria del Capitano '.

Girò pagina, segnando una linea e scrivendo ' lampada nello sgabuzzino. Tè nello sportello in alto vicino alla porta, ripiano più basso. '

Si distese sul letto a pancia in giΓΉ, continuando a scrivere, mentre le altre ragazze entravano, parlottando tra loro e prendendo posto nel loro letto. Spensero le due lampade che illuminavano il dormitorio e lei rimise a posto sotto il letto il quadernetto nel quale infilΓ² le mappe scarabocchiate e ripiegate varie volte.

Con calma. Avrebbe fatto tutto con calma.

E certamente, il capitano non se la stava passando meglio di lei.

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