[jū nana] febbre

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nei media: mars - sleeping at last









Let the brokenness 
be felt 'til you reach 
the other side ゟト圧影英 汚ルドョノ













FEBBRE



Avevo cinque anni quando mio padre mi diede il primo schiaffo. Era il giorno del mio compleanno e l'odore pungente della torta al cioccolato mi pizzicava le narici. Era decisamente troppo grande per una famiglia di sole tre persone, e anche troppo seria per un bambino della mia età. Niente supereroi né confetti colorati, quella è roba per marmocchi, aveva detto papà. Soltanto cinque candeline accese e poi: soffia, Jungkook, esprimi un desiderio.

Ci sono ricordi della mia infanzia che non avrei mai voluto dimenticare, ma che sono scivolati via dalla mia mente come fumo, trascinati dal vento inarrestabile del tempo. E poi ci sono ricordi che per anni ho cercato di cancellare, con tutte le mie forze, ma che ancora oggi, nelle notti in cui il sonno si fa attendere e il buio si estende all'infinito, s'incastrano sotto le palpebre e mi scorrono davanti agli occhi come pellicole di un film. Non c'è modo di arrestare la corsa dei ricordi: è un'esplosione di memorie che non posso disinnescare. Sono inerme.
Scrivo e scrivo e scrivo, di me, di lui, di mio padre, di mia madre, e l'inchiostro blu della stilografica che non sono mai riuscito a buttare scorre sulla carta come il sangue scorre nelle mie vene.

Il blu sono io e il bianco è tutto ciò che quando chiudo gli occhi riesco a ricordare.










Saeng-il chukhahamnidaaa.
Esprimi un desiderio, Jungkook. Chiudi gli occhi e soffia sulle candeline. Tutte e cinque, con decisione. Coraggio.

È un caldo pomeriggio di primavera. Fuori è luce, folgorante e abbacinante. Dentro è buio, e le fiamme delle candele sembrano pianeti di una galassia speciale.

La galassia di un bambino.

Un bambino che stringe al petto un alieno di stoffa. Un bambino con l'iperuranio nello sguardo e un universo di stelle nelle iridi scure.
Il suo piccolo cuore non è più al suo posto.
Lo tiene stretto tra le mani, e batte forte, forte, forte...

Il mio desiderio. Il mio unico desiderio è...
Un amico. Un amico accanto a me proprio adesso, che canti per me la filastrocca che cantano ai compleanni di tutti gli altri bambini. Un amico a cui possa offrire la fetta più grande della mia torta al cioccolato. Un amico che mi tenga la mano mentre soffio sulle candeline.
Non voglio più stare da solo.
Ti prego, non lasciarmi più da solo.

E adesso soffia. Bravissimo!
Jungoo, chukhahaeee!
La mamma e il papà ti vogliono tanto bene.
Oh, Jungoo, che succede? Perché piangi?

Il bambino singhiozza. Il pianto gli sconquassa il petto e le stelle nei suoi occhi adesso sono un unico grande Sole, che splende all'orizzonte del fiume delle sue lacrime.

Non sono venuti, mamma. Non è venuto nessuno. Mi sento così solo. Perché non sono venuti? Perché?

Amore, saranno stati impegnati. Non piangere. Non sei solo, c'è qui la tua mamma.

È tale e quale a te. Spostati.
Jungkook, basta piangere. Mi hai sentito? Ho detto di smetterla. Smettila di frignare!
È tale e quale a te. Un perdente, gli hai insegnato a essere un perdente! Un buono a nulla.

Lo spaventi... così lo spaventi...
La voce della mamma trema di paura e di pianto.

Non ti avevo detto di spostarti?
È colpa tua se è venuto fuori così. Senza palle.
Una femminuccia senza palle.
La voce del papà trema di rabbia e disgusto.

Jungkook, ascoltami bene.
Vuoi sapere perché i tuoi compagni di classe non sono venuti? Perché sono invidiosi di te.
I tuoi voti sono più alti, sei più intelligente e più ricco di loro. Sei superiore, e al tuo livello non potranno mai neppure sognare di arrivarci. Mi hai capito? Smettila di piangere e ascoltami bene: non hai bisogno di loro. Sono loro che avranno bisogno di te in futuro.
Mi hai sentito? Smettila di piangere!

Adesso il papà grida, la sua voce rimbomba da una parete all'altra della stanza.
La mamma è caduta per terra e si tiene una mano sulla bocca per trattenere i singhiozzi.

Sei tale e quale a tua madre.
Una femminuccia!

Gli occhi del bambino, sgranati e spauriti, cercano quelli della mamma e, quando li trovano, è allora che arriva lo schiaffo.
La mamma sobbalza.
Il dolore dei figli è il dolore dei genitori, dopotutto.
I genitori che li amano.
Perché i genitori amano i propri figli, non è così?

Papà, tu mi ami, non è così?
Mi ami per quello che sono, perché sono tuo figlio.
Dimmi che mi ami e non piangerò mai più.

Adesso mangiamo la torta. Sono uscito prima da lavoro per festeggiare il tuo compleanno, non per vederti piangere per un branco di idioti senza l'ombra di uno spicciolo.

Il cioccolato non ha mai avuto un odore così nauseabondo. La bile risale su per la gola quando le mani tremanti della mamma gli porgono una fetta di torta.
Il bambino cerca il suo sguardo.
Stavolta non lo trova.

Vo-voglio andare in camera mia.
Prima devi mangiare.

Il papà afferra una forchetta e gli spinge un pezzo di torta contro la bocca. E poi ancora uno, e un altro.
I singhiozzi diventano conati. Il bambino si dimena, e il cioccolato sporca il pavimento.

Ingoia!
Ho detto ingoia!
Ingoia!









«Ingoia, Jungkook». Una voce calma, rassicurante, profonda come l'oceano. E poi ciocche azzurre, come scorci di cielo.
Sbattei le palpebre e per un attimo lo vidi: Taehyung, chino su di me, con una compressa tra le dita. La appoggiò sulle mie labbra. «Mi hai spaventato a morte, cazzo» disse d'un fiato, con la mano che tremava contro la mia bocca. La aprii e sentii le sue dita contro la lingua.
«Ingoiala, è paracetamolo» sussurrò, ritraendo la mano e porgendomi un bicchiere d'acqua. La bevvi. Era gelida.
«È tutto o-ok, s-sto bene» mi sforzai di dire tra il tremore che mi faceva battere i denti e gli incontrollabili lamenti che cercavo in ogni modo di reprimere. Più tentavo di mettere a fuoco il suo volto, più veloce la stanza girava intorno a me.
«Ho fatto... ho fatto un brutto... sogno».

Taehyung avvicinò il viso al mio, togliendomi il bicchiere dalle mani. Sentivo il suo profumo nelle narici e l'odore di tabacco che impregnava i suoi vestiti. «No, non stai bene. Ero a tanto così dal portarti in ospedale».
Chiusi gli occhi e scossi la testa, o almeno credetti di farlo, quando lo sentii sospirare e poggiare un asciugamano umido contro la mia fronte. «Kookie, dimmi la verità... che hai preso prima di venire qui?».
La preoccupazione nella sua voce mi fece venire voglia di strapparmi il cuore dal petto.
Non risposi, non ne avevo neppure la forza.

Ho esagerato?
Che cosa ho fatto? Ho davvero sognato tutto?
E quando ho smesso di essere lucido?

«Kookie», sussurrò Taehyung. Il suo respiro era gelido contro le mie guance roventi. Mi sfiorò il collo con le dita e sobbalzai di dolore. Sentivo la pelle bruciare contro i miei stessi vestiti.
«Ascoltami. Parliamo un po', ok?» mi disse all'orecchio. Poi, con uno strattone, scostò le coperte. Trattenni un lamento, mordendomi la punta della lingua.
«Scusami... è solo per un po', Kookie. Solo per un po', ok? La febbre si abbasserà e ti sentirai meglio dopo. Te lo prometto» mormorò, prendendo la mia mano e stringendola forte.
«Hy-hyung» sussurrai a denti stretti.

Ho freddo. Ho così tanto freddo. Ti prego, coprimi.
Sto bruciando, ogni centimetro della mia pelle sta bruciando. Ti prego, hyung. Ti prego, aiutami.

Una femminuccia.

La voce di mio padre mi colpì con la forza di uno schiaffo. La sentii riecheggiare intorno a me come una terrificante litania. Ero di nuovo quel bambino, il cuore tra le mani e la guancia rosso vermiglio.
Sentivo le gocce di sudore freddo scivolarmi lungo le tempie, il collo, le mani.
«No» implorai, incapace di sottrarmi ai ricordi.

Non di nuovo. Non voglio più vederlo.
Non voglio più sentirlo.

Una femminuccia senza palle.
Anche Taehyung penserà che sei una femminuccia senza palle. Ti vedrà finalmente per quello che sei.

Scossi la testa e ritirai la mano con uno strattone.«No», dissi in preda al panico, ma dalle mie labbra non fuoriuscì un singolo suono.
Riaprii gli occhi e vidi mio padre, chino su di me, che mi guardava con disgusto e uno sorrisetto compiaciuto sulla bocca.
Sbattei le palpebre ed era di nuovo Taehyung, il volto contratto da quell'antica tristezza che apparteneva soltanto a lui in tutto l'universo.

Ha ragione papà. Ha sempre ragione.
Anche Taehyung mi vedrà per quello che sono.
Una femminuccia.
E allora si stancherà di me, dei miei capricci, dei miei pianti.
Non importa se è l'amico che ho aspettato.
Ogni candelina su cui ho soffiato, ogni desiderio che ho pronunciato sottovoce, ogni boccone di torta al cioccolato che ho ingoiato, ogni lacrima che ho versato.
Era per lui.
Era tutto per lui.
Ma questo non basta. Non basterà mai.
Io sarò sempre Jungkook, il bambino solo, inutile e triste che nessuno vuole accanto.
Sarò sempre Jungkook, con gli occhi lucidi, la ferita sul braccio sinistro e le guance perennemente arrossate.
Sarò sempre io, la delusione dei miei genitori, il figlio venuto male che causa solo problemi.
Sarò sempre sbagliato, in ogni cosa che faccio, perché sono blu, sono nato blu, sono nato col cuore storpio e i mostri nella testa che non mi danno pace, non mi danno tregua, non mi fanno respirare.
Mi sento soffocare.

«No», ansimai con la voce strozzata dal nodo che mi ottundeva la gola. «No, s-sto b-bene. Lasciami. Lasciami, ce la fac-cio da sol-».
«Smettila» m'interruppe Taehyung, prendendomi il mento e costringendomi a guardarlo. «Non mi interessa. Non mi interessa se ce la fai da solo o no, devi imparare ad accettare una mano quando qualcuno te la porge. Accetta che gli altri ti aiutino. Non è carità, non è pietà, è affetto, amicizia, amore, empatia» disse d'un fiato, con gli occhi nei miei.
Mi accarezzò il viso con l'indice, catturando le lacrime incastrate tra le mie ciglia e le gocce di sudore febbrile che mi imperlavano la fronte.

«Scotti ancora» mormorò tra sé e sé con un sospiro. «Non mi lascerai chiamare tua madre, vero? Immagino sia una domanda retorica» aggiunse, accennando un sorriso triste.
Aveva ragione, era una domanda retorica, perché avevo già fatto preoccupare troppo una delle persone più importanti per me. Non avrei svegliato anche mia madre. Era fuori discussione.

Taehyung annuì rassegnato, quasi come se avesse ascoltato i miei pensieri. Sembrò riflettere per un istante, e poi si sporse verso di me, afferrando i lembi del mio maglione per sollevarli.
Sobbalzai e sgranai gli occhi di scatto, spingendomi indietro coi gomiti. Mi mossi troppo in fretta, in preda al panico, e un attimo dopo una violenta vertigine mi fece crollare sul futon.
«Jungkook!» esclamò Taehyung, allarmato. Mi sentii sollevare e, quando riuscii a riaprire gli occhi, ero tra le sue braccia. Mi teneva per la vita con un braccio. Non ero mai stato vicino a lui come in quel momento. Sentivo il cuore battere forte contro il petto e i polsi tremare all'unisono.
Taehyung mi fissava con un'espressione seria che mi fece mancare il respiro.

Come può essere così?
Come può qualcuno come lui esistere nello stesso universo in cui esiste uno come me?

«Scusami, volevo provare a toglierti il maglione per far scendere la febbre. Scotti troppo e ogni minuto che passa i tuoi occhi sono sempre più assenti. Sono due ore che hai la febbre alta e hai delirato fino a poco fa. Io... io ho paura, Kookie» disse con quella sua voce profonda che avrebbe calmato qualunque tempesta. «Lasciami chiamare tua madre» aggiunse in un sussurro. «Lasciamelo fare».

Scossi la testa e abbassai lo sguardo per non dover vedere ancora una volta quegli occhi scrutarmi con apprensione.
Riuscivo solo a pensare al sonno che gli avevo fatto perdere, quando aveva più bisogno di riposare.
E non mi davo pace.

Taehyung sospirò e per un attimo pensai: ecco, Jungkook, ora si stuferà di te e se ne andrà finalmente a dormire. È quello che volevi. Hai fatto di tutto per allontanarlo da te e ci sei riuscito.
Ma Taehyung non mi lasciò andare. Mi abbracciò forte, stringendomi contro di lui.
«Mi dispiace, avrei dovuto chiedertelo prima di provare a toglierti il maglione. Non sono stato attento. Scusami» mormorò con una dolcezza che mi spezzò il cuore. Non riuscii più a trattenere il pianto che avevo tenuto stretto in gola.
Piansi contro la sua spalla, come lui aveva pianto contro la mia, e per tutto il tempo Taehyung si fece abbracciare. Quando gli cinsi il collo con le braccia non cercò di fermarmi, ma accarezzò la mia schiena, fino a quando i miei singhiozzi si fecero silenziosi.
«Kookie», sussurrò infilando le dita tra i miei capelli. «Tuo padre.... lui ha...».
«No» mi affrettai a dire. «No, lui non è cattivo. Non è come pensi. Lui non è così» aggiunsi con un tono che non ammetteva repliche.

Restammo in silenzio per un po', ma Taehyung non mi tenne stretto a sé a lungo.
«Devi raffreddarti» mi disse, scostandosi da me e afferrando la mia mano. Me la strinse per tutto il tempo, anche quando gli permisi di togliermi il maglione. Anche quando ci sdraiammo sul futon l'uno accanto all'altro, anche se tremavo di freddo così violentemente da far tremare anche lui.

Incrociai le braccia al petto e mi misi in posizione fetale per trattenere un po' di calore corporeo, e Taehyung era dietro di me, abbastanza lontano da non sfiorarmi ma abbastanza vicino da non lasciare la mia mano.

In quella posizione non potevo vedere i suoi occhi, e forse fu questo che mi diede la forza di parlare.
«Hyung, noi... io... io non ho davvero...» balbettai trattenendo il respiro.
«Dormi, Kookie» rispose Taehyung con voce assonnata, accarezzandomi con il pollice il dorso della mano.
«Resti, vero? Non te ne vai».
«No, non me ne vado. Non vado da nessuna parte».
Feci per parlare, ma m'immobilizzai quando lo sentii avvicinarsi. Fu un movimento appena percepibile: i suoi capelli mi sfiorarono il collo e, quando riuscii a sussurrare il suo nome, Taehyung non mi rispose più.












Now we're young 
enough to try
To build a better 
life て 行じ羽ェ果ェせべ員

















a/n




this is the hurt/comfort chapter I needed. la sickfiction e in generale questo tipo di situazioni nei libri e nelle fanfiction mi fanno sempre battere il cuore. aspettavo di scrivere questa scena da una vita e ho sentito le farfalle nello stomaco per tutto il tempo. l'ho riletta una volta e ora ho un nodo in gola.

jungoo bambino has my heart.
questo capitolo è pieno di suggerimenti riguardo il suo passato e spero di avervi coinvolti nei suoi ricordi confusi e febbricitanti.

per favore non dimenticate di lasciare una stellina, di commentare e, se vi va, di condividere questa storia con altre persone. show this chapter some love 🦋 I really appreciate it. è stata dura per me scrivere in questi giorni, ma volevo farvi leggere questo capitolo con tutta me stessa. perciò spero tanto che vi sia piaciuto e che vi abbia emozionat*. io ho il cuore a mille come sempre e anche ora che sto per cliccare su "pubblica" mi sento divorare dall'incertezza. vi prego, don't be silent, give me some feedbacks💙🥺

+ vorrei farvi una domanda:
sta succedendo qualcosa nel cuore di Kookie... pensate che taehyung ricambi i suoi sentimenti?
e non dimentichiamoci di yerin, personaggio chiave di rapsodia. la incontreremo spesso da ora in poi.

non vedo l'ora di leggere i vostri commenti.
vi abbraccio,
maddie

P.S. ascoltate la canzone, è bellissima e come sempre non è stata scelta casualmente 🪐

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