•𝐓𝐇𝐄 𝐃𝐑𝐀𝐆𝐎𝐍'𝐒 𝐁𝐀𝐋𝐋𝐀𝐃
Non so da quale malsano lato del mio cervello sia venuta fuori l'idea di provare a fare qualcosa del genere, ma eccomi qui(?). Si tratta di un esperimento in piena regola o qualcosa fatto solo per divertimento ed esperienza, per questo non ci sono tag. Non scasso le palline alla gente per così poco, quindi se qualcuno lo legge bene e se non lo legge nessuno pace. Ovviamente se uno legge mi fa piacere ma dato che è una bomba di quattromila parole serve tanta volontà per leggersela. Ho provato a fare una Song-fic, ovvero una storia accompagnata da più canzoni, oppure una soltanto, su un mio OC.
Onestamente non ha nemmeno una vera trama, è quasi una raccolta di pensieri di un personaggio nel corso degli anni della sua vita. E ho speso un anno e mezzo anche a capire con chi fare questo esperimento. Attualmente sono tre le role a cui sto partecipando e sono cinque i personaggi che sento particolarmente miei: Airou, Aerys, Shouji, Naomh e Daìrine. Tutti per le più varie motivazioni sono molto vicini al mio stato d'animo attuale e, per quanto volessi provare a fare questa fic con Riccardo in quanto mio primo vero OC fatto con un minimo di decenza, ho deciso di lasciare il posto ad un altro perché non lo ruolo da ormai troppo tempo e farei fatica a destreggiarmi. Quindi mi sono buttata sulla banalità letteralmente a pioggia, e ho usato Aerys perché è tra tutti gli altri il personaggio che più rispecchia la mia personalità sotto molti punti di vista. Inoltre essendo il suo passato sempre molto influente in ogni role in cui questo ci finisce di traverso mi viene anche meno complesso decidere in che modo farlo comportare (?). Bene, fine introduzione inutile per qualcosa che può esser uscito anche fuori in modo osceno. Ora sgancio le canzoni/parti di canzoni che sono ficcate in questa sottospecie di storia/Fanfiction/Song-fic/slice of live o qualsiasi altro nome si voglia dare.
•La la la {Naughty boy ft. Sam Smith}
•Fairytale {Alexander Rybak}
•Piece of a Broken Heart
•Walk on Water
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Quando si è bambini, sembra sempre tutto più grande: i palazzi, le colonne, le stanze, le persone...poi quando cresci ti accorgi di aver sempre vissuto in un mondo estremamente piccolo, troppo stretto perché potessi sentirti a tuo agio nel muoverci all'interno i tuoi incerti e inesperti passi. Ma la mentalità dei bambini raramente è capace di vedere il male. Per quanto questo sia grande, per quanto questo sia evidente, solo i più saggi sin da piccoli riescono a riconoscere il reale mostro sotto il letto, ma tu non ne sei in grado. Tu non ci riesci, non puoi riconoscere la terribile creatura che con apparente amore ti stringe tra le braccia. Sei ancora troppo piccolo, troppo sciocco per comprendere. Oppure, hai semplicemente evitato di capire ciò che non eri pronto ad accettare, e i tuoi infantili occhi hanno velocemente provveduto a sovrapporre terribili scenari a belle, vanesie parole e pensieri in grado di dare una scusante a chi non poteva esser salvato nemmeno con l'auspicio degli Dèi. Ti crogiolavi in ciò che ti rendeva felice ed eri incapace di vedere il resto. Come potevano però i tuoi immaturi pensieri mostrarti una realtà di cui non facevi parte? Come un bambino che giocava a posare i piedi solo sulle caselle di un determinato colore, tu conosci solo una cromia, e nemmeno in tutte le sue sfumature. Quando confuso stringevi le piccole mani attorno al pregiato abito di tuo fratello maggiore e ti guardavi attorno per le affollate vie di quella gigante città, non riuscivi a dedurre il motivo di tali sguardi, di tanta paura e tanto odio..."cosa stava facendo di così tanto male?" pensavi, osservando quel ragazzo così grande e così piccolo allo stesso tempo. In realtà, non sapevi bene inquadrare come si stesse comportando. Sembrava vissuto e stanco nonostante la giovane età, ma mentre ti osservava sembrava tornare quasi bambino. "Sta solo cantando" constatavano i tuoi infantili pensieri, mentre la voce di tuo fratello riempiva le già rumorose vie della città; nonostante quel così semplice gesto, era chiara l'avversione di chi stava passando e ti spaventavano gli sguardi delle persone che si soffermavano a fissare te e Rhaegar. Impaurito, rafforzando la stretta sulla veste del tuo fratellone, rivolgevi uno sguardo a quel cavaliere di cui tanto faticavi a ricordarti il nome, un soldato il cui compito era "evitare che qualcuno vi uccidesse", parole astruse, per la tua limitata mente di un bambino di tre anni. Ogni volta che tiravi la stoffa dell'abito e gli occhi d'ametista di Rhaegar incontravano i tuoi, lui rispondeva con un sorriso ai tuoi sguardi di spavento. Non eri abituato a vedere così tante persone tutte insieme. Ma tu eri curioso, volevi sapere lo stesso, il motivo di quegli sguardi e di quelle occhiate. "Già... perché ci guardano così?" rispose una voce nella tua testa, in un sussurro. "Sta solo cantando...". In verità, ti annoiavano quei pomeriggi spesi a cantare in mezzo a uomini e donne che ti incutevano solo timore, e il più possibile spronavi Rhaegar per tornare a casa. Ma, aihme, ti saresti abbondantemente pentito di quella scelta, nei tempi futuro. Avresti dato di tutto, perché il tuo coraggioso fratellone ti prendesse di nuovo tra le braccia e ti spiegasse tutto ciò che non sapevi, oppure che con dolci canti ti facesse calmare le notti in cui verdi esplosioni ti spaventavano troppo per dormire...
••••{Piece of a Broken Heart}
If I could only be with you once more
And hold you tightly to my heart,
We could walk this world together
And never, ever be apart.
Each and every heart will be healed
On our journey through another world.
Nuovamente, i tuoi piedi non toccavano terra. Ma non erano le braccia sicure e forti di tuo fratello a tenerti saldo, erano più scheletriche. Occhi come i tuoi ti stavano fissando, ma non erano rassicuranti, erano più severi e concentrati in scenari lontani. Anche se tentavi di attirare l'attenzione del sovrano tuo padre, lui non distoglieva lo sguardo dal suo obiettivo: non smetteva di fissarti, ma non ti stava realmente guardando. Ti stava portando davanti ad una finestra e tu ansioso attendevi di capire cosa volesse mostrarti, e dentro di te speravi che non si trattasse della medesima scena che più di una volta eri stato costretto ad assistere. Ti indicò un punto lontano della città, e tu osservavi, strizzavi lo sguardo per capire cosa ci fosse di tanto importante, poi ecco che una prima scintilla compariva e come un castello di carte l'edificio su cui ti aveva ti aveva fatto concentrare l'attenzione crollava su sé stesso, un'ampia cortina di fumo grigio e verde che oscurava ciò che stava avvenendo nelle vicinanze. Le ossute braccia del genitore sembravano rilassarsi alla vista di quell'avvenimento, e tu interrogativo lo guardavi, senza capire cosa vi fosse di spettacolare in qualcosa di così rumoroso. "Ho eliminato dei nemici" ti rispondeva sempre, mostrando un sorriso che tutto aveva tranne che di paterno. "Ora che se ne sono andati, saremo più al sicuro" rispondeva ogni volta, terrorizzato dalla sua stessa ombra. E tu, troppo impegnato a sentire il rumore di mattoni e urla, diventavi più timoroso, perché non stavi mostrando la giusta gioia che il tuo nobile padre si aspettava nel vederti ricevere una simile notizia. E quindi, scioccamente ritenendo che lo stesse facendo per te e per il tuo fratello maggiore, gli sorridevi, spaventato all'idea che potesse arrabbiarsi. Perché quando accadeva non si comportava mai bene. Gli occhi viola spento di tuo padre però non diventavano mai più gentili, scattavano sempre da un luogo all'altro in cerca di eventuali assalitori o qualche volta ti scrutavano con sospetto, perché fino a due anni prima quelle rumorose cortine di fumo ti spaventavano. E quindi, per non deludere un uomo a cui tu tenevi e di cui non eri in grado di comprendere la natura, muovevi timidamente le labbra, sospirando "Mettici al sicuro un'altra volta". E allora il tuo nobile padre finalmente ti sorrideva, ma il bagliore di cui si era acceso il suo sguardo non era rassicurante come invece credevi che le tue parole fossero. E allora ti facevi mettere a terra, allontanandoti e andando nelle tue stanze, chiedendoti quanto tempo avresti dovuto aspettare perché quella cortina apparisse di nuovo. Allora, in quei tempi, non ti domandavi mai quanto tempo sarebbe passato prima che finalmente avessi ottenuto la coscienza di quelle tue sciocche e orribili gesta.
Down the years, over the ages,
Bonds from a secret past reach through.
Life is grasped, one soul is chosen.
Once again a child is born anew.
Deep in the heart of darkness
Where cold despair is found,
The call of hope, may yet resound.
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••••{Fairytale}
She was mine and we were sweethearts
That was then, but then it's true
I'm in love with a fairytale
Even though it hurts
'Cause I don't care if I lose my mind
I'm already cursed
Non avevi più paura di quei strani botti, ma in compenso ora temevi la figura che fino a pochi mesi tentavi in ogni modo di compiacere. Non vedevi più tuo fratello, né alla Fortezza Rossa né in città, lo strano cavaliere che era sempre con te e Rhaegar quando cantava non si vedeva, quindi tu ti rintanavi con codarda paura dietro ad una delle colonne delle sale del trono, mentre tuo padre sbraitava e vomitava ingiurie davanti alla composta e rigida figura di tua madre. Li sentivi parlare di un torneo, di una corona di fiori e di un matrimonio in rovina. Anche ripensando anni dopo a quegli avvenimenti, non sai dire se in quel lungo giorno non avessi compreso il protagonista di quelle parole oppure non avessi semplicemente accettato che fosse tuo fratello la persona a cui tuo padre stava augurando la più crudele delle sorti. Riconoscevi nei suoi occhi una luce cattiva e malata che ti spaventava, e per la prima volta l'idilliaca figura del sovrano ai tuoi occhi diveniva quella di un uomo consumato da sé stesso, sporco e gobbo, dalla barba lunga e i capelli distrutti dalla mancanza di cura, malnutrito e sempre terrificato da ogni possibile assalitore. Ci volle tempo, prima che i due si rendessero conto della tua presenza, oppure era solo stato tuo padre a non rendersi conto di nulla, mentre Rhaella aveva forse deciso che tu dovessi sapere, e non aveva fatto alcun cenno al marito e fratello verso quel lungo pilastro dove ti eri nascosto. Per interminabili minuti di strilla li avevi sentiti parlare, udivi i toni calmi, tristi e ragionevoli di tua madre e le urla furiose di tuo padre. Parlavano di un complotto, di un secondo fine di quel famigerato torneo e finalmente nominarono Rhaegar, identificato come causa di quella terribile situazione. Sentivi Aerys II che urlava di voler prendere parte a quel torneo, di voler esser spettatore e voler sopprimere il leone senza combattere. Poi, all'udire il possibile disconoscimento che tuo padre voleva attuare nei confronti di tuo fratello, uscisti allo scoperto, correndo senza un piano verso il tuo alto genitore, aggrappandoti alla sua veste e pregandolo di non parlare in quel modo, di non farlo sul serio. Ricordi ancora di aver parlato in modo assai sconclusionato, in quel momento, perché a tuo padre non interessavano le motivazioni legate alla famiglia, temeva per la sua incolumità e soltanto per questa. "Ci sei sempre tu" ti era stato detto e tu avevi scosso il capo, nel panico, tirando deboli pugni alla gamba di Aerys II, ripetendo a vanvera gli stessi discorsi e lacrimando miseramente. Eri stato tratto indietro per la veste, con sicurezza ma non bruscamente, da Rhaella prima che quei tuoi comportamenti potessero fare adirare maggiormente tuo padre. Ti era stata più volte rimproverata la tua facilità nel scoppiare in lacrime, e non erano atteggiamenti che al tuo nobile sovrano e genitore piacessero. Ora che ti trovavi nel centro della stanza, ti accorgesti della presenza di due uomini ignoti che mai prima avevi visto. Stavano fissando tua madre con compassione e tuo padre con folle rabbia. E poi, non avevi più ascoltato. Ti eri coperto le orecchie, attonito per gli alti toni usati da tuo padre verso tua madre, che stava cercando di sostenere le tue parole in modo più disciplinare. Nonostante la forza con cui i tuoi palmi premevano sulle orecchie sensibili, impossibile non ti fu sentire il secco suono di una mano che colpiva una guancia e, nuovamente senza pensare, ti lanciasti contro il genitore urlandogli di star fermo, ma la conversazione finì prima che i tuoi comportamenti potessero fare precipitare tutto in tragedia. Rhaella ti prese saldamente per mano e uscì con lenti passi dalla sala del trono, volgendo le spalle a tuo padre. Vedevi che anche lei fissava quelle due figure, rette e furibonde in un angolo di quella sala. Ti girasti un ultimo istante, quella volta, e vedesti uno di quegli uomini, appena tuo padre gli ebbe passato di fianco, sputare con disprezzo sul pavimento su cui aveva appena camminato. Ma tuo padre, troppo intento a consumarsi con i suoi pensieri, non se ne rese conto.
••••{La la la}
I'm covering my ears like a kid
When your words mean nothing, I go la la
I'm turning up the volume when you speak
'Cause if my heart can't stop it,
I find a way to block it, I go
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••••{Walk on Water}
Look at the sky, see a dying star
White lies, it's a man on fire
Making love with the devil hurts
Times are changing
Non avevi mai visto Roccia del Drago, prima di allora. Sapevi di esservi nato, ma non avevi più fatto visita a quel luogo da quando ne avevi memoria, almeno fino a quel momento. Eri stato caricato su una nave e avevi fatto in tempo a chiedere a Rhaegar perché non venisse con te e la mamma, ma lui aveva solo sorriso, forse con tristezza, e aveva detto che vi avrebbe raggiunti sulla prima nave che fosse salpata. Da allora, avevi passato i pomeriggi ad attenderlo, girando per il castello e stando nelle sue stanze. La madre a causa della gravidanza era stanca, non poteva correrti dietro per troppo tempo, quindi avevi deciso di stare tranquillo in quelle quattro mura, lasciandola riposare. Ti eri messo accanto alla finestra, ingannando le ore cercando di leggere libri e comprendere quelle lettere che non riuscivano a stare ferme sul foglio. Leggevi della sua famiglia, della storia dell'antica Valyria e dei Targaryen, e anche leggesti dei draghi Balerion, Vaghar e Meraxes che insieme ai loro cavalieri avevano comportato la vittoria nella Guerra di Conquista. Leggesti anche il tuo nome nell'elenco di tutti i sovrani, e con incerta pronuncia Valyriana leggesti le poche parole accanto ad "Aerys". "Portatore di sventura", tale era il significato del nome che portavi e, purtroppo, allora eri troppo piccolo per capire quanto fosse vero, e non solo in riferimento a tuo padre. Tuttavia, il lento trascorrere dei di' su quei grandi tomi venne un giorno interrotto, quando venne annunciato che tua madre stava partorendo. Eri saltato giù dalla sedia, precipitandoti dalle scale e correndo per quell'enorme castello, mentre ti facevi inseguire dalle guardie. La porta era chiusa e allora avevi iniziato ad insistere con i soldati di guardia perché ti facessero entrare, fino a quando esauriti non decisero di lasciarti passare. Di quella stanza non ricordi quasi nulla, allora avevi occhi solo per le piccole neonate che strillavano in braccio a quelle due figure che avevi incontrato mesi prima. Sorridevi, allegro come mai prima eri stato, nel vedere quelle piccole bambine muoversi per la prima aria che attraversava i loro polmoni. Volevi prenderle tra le braccia, ma sapevi che erano troppo piccole per esser lasciate in mani inesperte, allora corresti da tua madre. La vedevi con il volto piegato in direzione opposta rispetto alle gemelle, vedevi che non le stava guardando. Ti eri avvicinato e avevi tirato con gentilezza la manica della sua veste, prima di metterti sulle punte e vedere completamente la figura stesa di lei. I suoi occhi vuoti ti stavano fissando, la parte di polso che sporgeva all'abito che le tue dita stavano toccando era stranamente freddo. Le coperte erano bagnate e macchiate di scuro e quando ti guardasti i palmi, osservasti un metallico e appiccicoso rosso cremisi a sporcarle. Non sapevi cosa fosse accaduto dopo, avevi chiuso un istante le palpebre per lo spavento e quando le avevi riaperte eri tra le braccia di uno di quegli uomini senza nome. Non ti aveva dato spiegazione alcuna, aveva continuato imperterrito la sua camminata verso la costa, fuori dal castello, e tu eri troppo sorpreso per fare domande, infatti rimasi silente, ad osservarli. Perché ti stavano portando via? C'erano tanti soldati lì, con voi...Fuori dalla fortezza avevi visto una nave non troppo lontana e le parole di tuo fratello ti tornarono alla mente, mentre ti sforzavi di non pensare al corpo morto di tua madre. Avevi iniziato a dimenarti tra le braccia di quell'uomo, urlando che in quella nave c'era Rhaegar che stava venendo a Roccia del Drago. Nel giro di nemmeno un'ora eri di nuovo chiuso in una stanza, su una nave, seduto in un angolo del letto dopo che ti era stata spiegata la situazione. Rhaella era morta, e voi non eravate al sicuro, ma comunque non capivi. Ti stavano portando via da tuo fratello, da tuo padre, da tutto... iniziasti a piangere per la morte di tua madre, cosa che fino a prima non eri riuscito a fare per la sorpresa e lo spavento di tutti quegli eventi, ma il tuo nuovo mentore con cruda severità ti rimproverò, dicendoti di smettere di piangere o reagire in quel modo alla paura. Erano parole che tante volte Aerys II aveva pronunciato e altrettante volte il mentore avrebbe ripetuto quell'insegnamento, insegnamento che avresti cercato di mantenere il più a lungo possibile, ma che avresti infranto molto in fretta. La prova di ciò si parò davanti ai tuoi occhi nemmeno un mese dopo quando, attaccato alle figure dei tuoi nuovi mentori in una città sconosciuta, ricevesti in dono da un messaggero del Continente Occidentale due bellissimi rubini. Ti ci volle meno di un istante per collegare quella preziosa pietra all'armatura che tuo fratello maggiore indossava e che ora giaceva distrutta ancora a coprire il suo corpo, circondato da pietrine rosso cremisi.
A thin line, the whole truth
The far right, the left view
Breaking all those promises made
Times are changing
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••••{Fairytale}
Every day we started fighting
Every night we fell in love
No one else could make me sadder
But no one else could lift me high above
I don't know what I was doin'
But suddenly we fell apart
Ti sentivi un ostaggio in una gabbia. Una gabbia d'oro, ma pur sempre una gabbia. Quelle persone che avevano cresciuto insieme a te le tue gemelline stavano diventando un pezzo molto importante della tua vita, erano la tua seconda opportunità di avere una famiglia, e ti avevano cresciuto senza chiedere nulla in cambio. Stavi cercando di imparare a esser più forte, a diventare ciò in cui loro volevano che tu ti plasmassi, e il dono di quelle uova di drago era stato in grado di risollevare il tuo umore, che sempre più stava cadendo in un burrone. Avevi letto alle tue sorelle le storie dei draghi e giocato con loro a trovare un nome da dare loro quando li avreste fatte schiuder. Tu volevi chiamare la tua Meraxes e la piccola Rheyne Vaghar, come due dei draghi protagonisti della guerra di Conquista. Saoirse ancora non era certa su cosa scegliere, ma già aveva declinato l'idea di un richiamo al passato della vostra casata. Nonostante ciò, iniziavi a sentire tutto troppo stretto, l'inquietudine attanagliava sempre il tuo respiro, così come lo faceva la paura di un attacco di Lance Baratheon, l'uomo assassino di suo fratello. Eri uscito lo stesso, trascurando per la prima volta le regole imposteti, perché volevi camminare di nuovo tra la folla come tuo fratello spesso ti faceva fare; nemmeno nascondesti il tuo aspetto: erano troppo dolorose le polveri che urticando erano in grado di confondere la viola tonalità degli occhi in un marrone chiaro e volevi solo passeggiare, ignaro e incurante del resto. Ancora tuttavia, pur essendo trascorsi sei anni da quel terribile avvenimento, Lance Baratheon sapeva che tu stavi ancora respirando, eravate una minaccia troppo grande per esser lasciata in balia del tempo, quindi ecco che dopo pochi giorni di continua trasgressione delle norme, venisti scoperto. Ti si era avvicinato un uomo, che era stato gentile nonostante tutto; ti accorgesti della daga che teneva tra le mani appena in tempo per poter scattare e correre verso il palazzo dove vivevi, ma venisti seguito e bloccato prima di poter superare quelle grandi porte e metterti in salvo. In una via secondaria non lontana dal tuo tanto agognato obiettivo, con mani tremanti approfittasti della lentezza del mercenario rispetto alla tua, afferrasti un grande sasso e, quando il soldato si piegò per accoltellarti, lo lanciasti contro la sua nuca. Appena questi era crollato ti mettesti sopra di lui e più volte, preso da una furia e da una paura a te sconosciuta, iniziasti a colpire la testa con esso, spaventato all'idea che un qualsiasi suo movimento potesse costarti la vita. Sentivi l'odore orribile del sangue e il rumore del cranio che si frantumava, ma non ti era sufficiente vedere la pietra sporcarsi di rosso, insieme alle tue mani e al tuo viso. Con le dita scosse dagli spasmi della paura avevi preso la daga che questo stringeva e avevi iniziato a pugnalarlo e a strillare, le lacrime che bagnavano i tuoi occhi e facevano colare quelle gocce cremisi dalle tue guance. Quella deprorevole scena era stata interrotta dal tuo mentore che, sentite le tue strilla, era corso fuori e ti aveva sollevato come se non pesassi nulla. Ti aveva allontanato dal corpo e non aveva mostrato alcun segno di turbamento o disgusto nel vedere in che stato fosse ridotto il corpo. Tu invece, rianimati i terribili ricordi collegati al sangue, ti eri piegato su te stesso e avevi rigettato tutto ciò che avevi nello stomaco, ricomiciando pochi istanti dopo il tuo disperato pianto. I tuoi mentori erano combattenti, valorosi uomini di guerra e nulla poteva fare loro un cadavere, anzi, ma non ti riprese il mentore che non vedeva ricambiato il suo amore per Rhaella. I suoi occhi facevano intendere il suo rimprovero, ma nessuna parola uscì dalle sue labbra. Solo, ti aveva afferrato per le spalle, con molta gentilezza e affetto in più di quanto fossi abituato e ti aveva fatto stringere la daga tra le mani. Come molti conservavano tesori di chi avevano sconfitto, quell'arma poteva esser intesa come un trofeo tuo di diritto. Non eri per nulla certo di volerla, mentre passava una mano sulle tue lacrime e con tono calmo e quasi diplomatico ti sussurrava "É in acciaio di Valyria, ti appartiene".
••••{La la la}
If our love is running out of time
I won't count the hours, rather be a coward
When our worlds collide
I'm gonna drown you out before I lose my mind
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I'm covering my ears like a kid
When your words mean nothing, I go la la
I'm turning up the volume when you speak
'Cause if my heart can't stop it,
Ti svegli sul letto della tua stanza e trai un lento sospiro. Di nuovo, quelle scene animano i tuoi sogni quanto i visi degli eredi a cui hai senza pietà tolto la vita, con la medesima daga con cui hai mietuto la tua prima vittima. Sei stanco, nonostante tu sia stato in grado di riposare. Le parole del tuo più giovane mentore risuonano nella tua mente anche a distanza di ore e sai che mai più abbandoneranno la tua testa. Osservi con sguardo vuoto le mura in cui sei chiuso, guardi la finestra presso cui diciassette anni prima ti sedevi a leggere in attesa dell'arrivo di tuo fratello, scruti i libri impolverati su quelle lignee e mensole...e finalmente capisci, quanto ti sia sempre stato tutto troppo stretto. Non riesci a comprendere come a quasi sette anni quel luogo potesse apparirti enorme. Ora non lo senti più tranquillo, non lo senti comodo, non lo senti nemmeno come una casa. In realtà, il ritorno a Roccia del Drago ti aveva aperto gli occhi su molte cose. L'infelice significato del tuo nome, ad esempio. Avevi lasciato quell'isola con due sorelline ed eri tornato senza nessuna di esse. Sposti con lentezza gli occhi verso il soffitto e ti senti cadere. Ti sembra di aver passato quasi vent'anni della tua vita a salire la più ripida delle scale, ti sembra di esser riuscito nel tuo obiettivo...e quando poi hai appoggiato il piede sul gradino finale, questa si è tramutata in uno scivolo che ti aveva fatto tornare al punto di partenza. Almeno, grazie al ritorno a Westeros, eri stato in grado di comprenderlo. Sapevi perché non ti sentivi mai a casa: perché casa tua non è un luogo materiale. Sei entrato alla Fortezza Rossa, e l'unica cosa che hai percepito è stato il secco rumore dello schiaffo che tuo padre aveva tirato a Rhaella, mentre in quelle mura hai visto solo il luogo in cui tua madre ti aveva abbandonato. La vera casa era tra le braccia di tuo fratello maggiore. Lo sai, ne sei convinto. Sin da bambino hai sempre cercato il contatto fisico, e per quanto la vita e l'esperienza abbiano modificato questo tuo pensiero, daresti di tutto per esser stretto tra le braccia di qualcuno, per sapere che non grava su di te soltanto la salvaguardia di tutti, ma che hai qualcuno che possa proteggerti. Non ti bastano le confortanti mani di Drystan sulla spalla o gli abbracci non ricambiati a Jorah, che venivano visti come una mera presa in giro nei tuoi confronti. Non ti basta più limitarti a non esser odiato o ricever auguri di morte, vuoi tornare ad avere qualcuno vicino, ma è difficile sentirsi al sicuro quando il proprio luogo felice non è materiale. "Voglio tornare a casa" pensi, ma sai che quella casa non c'è più. Sai di non avere più il controllo su te stesso, ora le tue reazioni non sono più fredde e calcolate; non sono iraconde come quelle del genitore, ma ogni gesto è sufficiente a farti scoppiare o rattristare. Nulla di quanto accaduto ti può sollevare, nemmeno il sapere di esser relativamente al sicuro. Hai lasciato quel luogo con un cadavere e con un cadavere sei tornato. Avevi incontrato la tua famiglia, al tempio di Bealor, avevi visto le loro tombe insieme a quelle di tutti i tutti i tuoi antenati, avevi visto le effige di Rhaegar Targaryen, sulla quale lasciasti uno dei rubini che ti erano stati dati e stringesti l'altro, ora al tuo collo come ciondolo di una collana. Poi finalmente lo avevi visto: tuo padre, la causa di tutto. Avevi già la bocca spalancata, i pugni chiusi e le membra rigide, eri già pronto a urlare contro la sua tomba tutto l'odio che in te era nato nei suoi confronti, ma non uscì nemmeno un sibilo dalle tue labbra. Ti eri accasciato su quella pietra trattenendoti dal singhiozzare, incapace di odiare persino un mostro del genere; ti sentisti per un attimo in colpa per aver detto più di una volta di detestarlo. Ora che sei disteso sul letto, guardi di nuovo il balcone e ti immagini tuo padre, ormai non più grande come da piccolo ti pareva, camminare e urlare contro tuo fratello e piano, grazie ai resti di Ombra della Sera, quella figura prende forma nella tua stanza. Il letto svanisce, sei disteso su un divanetto e ti stai mettendo leggermente in piedi. È una delle sale in cui stavi sempre, quando abitavi alla Fortezza Rossa. Non ti chiedi perché ti trovi in quella sala e non più nella tua camera, stai solo guardando tuo padre, ma anche lui sta cambiando. Man mano che muovi dei passi te ne rendi conto: non è tuo padre quello che stai fissando, è tuo fratello Rhaegar che ti porge la mano, non lontano da dove sei tu. E tu sorridi, camminando piano e cercando di raggiungerlo. Quando volti lo sguardo non vedi la tua stanza a Roccia del Drago, ma vedi quella decorata sala, e allora prosegui, inseguendo la mano di Rhaegar, che si allontana appena ti avvicini abbastanza da prenderla. Senti dei rumori strani, dei ruggiti. Cosa ruggisce, alla Capitale? Ma non ti rispondi, stai per prendere di nuovo per mano tuo fratello. E allora fai una corsa, ma, pochi centimetri prima di poterla finalmente stringere, senti il suo stomaco sbattere dolorosamente contro il marmo e cadi seduto all'indietro, chiudendo gli occhi. Quando li riapri, è sparito tutto. Sei sul balcone, il drago, che fino a poco prima stava mangiando i resti delle pecore che le erano state date, ti sta fissando e ruggendo contro. Guardi davanti a te, dove prima c'era tuo fratello e ora c'è solo la notte stellata oltre il marmo, e capisci. Non avresti mai potuto stringere la sua mano se non ti fossi buttato; era morire l'unico reale modo per tornare a casa, ma il parapetto ti aveva respinto indietro. In silenzio, raccogli le gambe al petto e nascondi in esse il viso. "Voglio tornare a casa", mormori, ma sai di non poterlo fare. Ti senti crollare, ti sembra di star continuando a tornare indietro, e non ce la fai più. Tutta la strada che hai fatto sta svanendo come se nulla fosse, tutti i tuoi principi stanno evaporando. Non hai mai smesso di esser quel bambino cresciuto nel vizio, le belle parole erano solo uno sciocco modo per potersi illudere del contrario. Non sei felice, non vuoi che tutto ciò che hai fatto se ne vada via in così poco, ti eri impegnato così tanto...avevi anche imparato a smettere di piangere.
••••{Piece of a Broken Heart}
I close my eyes and you are here.
Your smiling face shines down on me
I am alone, but never lonely.
You're by my side and I can clearly see
That though the road into tomorrow is long,
My mind is clear, my heart is strong.
▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔
••••{Fairytale}
'Cause I don't care if I lose my mind
I'm already cursed
▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔
••••{Walk on Water}
Can you even see what you're fighting for?
Bloodlust and a holy war
Listen up, hear the patriots shout
"Times are changing"
In the end, the choice was clear
Take a shot in the face of fear
Fist up in the firing line
Times are changing
▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔
••••{La la la}
Hush, don't speak
When you spit your venom, keep it shut I hate it
When you hiss and preach
About your new messiah 'cause your theories catch fire
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