Salve, sono tornata con i miei soliti sfoghetti, non più sulla famiglia perché ho perduto le speranze. Nel caso in cui abbiate da considerare queste righe un "esser troppo tragici" o un'inutilità di discorsi dal momento che sempre così è stato e così continuerà ad essere, vi prego di lasciare questo capitolo e ricordare che sfogo e dati oggettivi cozzano in non tutti i casi. E sì, come mio solito i toni non saranno i più alti, non sono Leopardi, non scrivo Operette Morali per enunciare la mia tristezza universale. Sono aperta a dibattiti e critiche costruttive, non insulti. E sia chiaro che un'offesa a seguito di "non per litigare" e "senza offesa" sono ossimori dei quali commenti verrano cancellati subito. Chiedo venia per eventuali errori di battitura, ho scritto velocemente e metà dei paragrafi sono stati scritti durante una supplenza.
Ultimamente con l'avanzare della quarantena si è iniziato a porsi sempre di più una singola domanda: "uno studente cosa desidera davvero?". Sfortunatamente per gli insegnanti, studiare non è sempre la risposta, o almeno, non è sicuramente più questa. Lo studio non è un'aspirazione totale, è risaputo; in quanto lavoro dello studente e in quanto, per amor del vero, non è obbligatorio che un mestiere si faccia per diletto, lo studio è un'attività la cui prosecuzione deve esser stimolata dagli insegnanti, dal modo di spiegare e dagli argomenti. Smettiamo di vivere nel mondo delle favole: le materie a cui si è appassionati davvero sono molto poche, le altre devono esser bene argomentate per interessare qualcuno. Quindi, abbiamo già facilmente, almeno per l'ottica di ragiona, appurato che tutti studiano ma sicuramente un risultato migliore si otterrebbe con un sistema di spiegazione adeguato. Da ciò consegue senza eccessive difficoltà che con l'increscere della pandemia la voglia di studiare dello studente sia indirettamente proporzionale al carico di lavoro, aumentato di livelli davvero abnormi. In questa situazione tuttavia lo studente non ha smesso di studiare, a discapito di quanto un docente possa dire: privo di interesse ed energie mentali per proseguire, senza vedere amici e compagni, tutti gli studenti sono stati oberati di lavori consistenti e continui all'urlo di "tanto siete a casa, non avete nulla da fare", arrivando a triplicare il carico normale di compiti e sfociando nell'illegalità (sì insegnanti, anche la mole di lavoro è moderata da imposizioni legali). Per tre anni nessuno studente ha avuto respiro, ogni giorno c'era un compito o un'interrogazione o entrambi e ogni buon voto, frutto quasi sempre di impegno, veniva sminuito perché in DaD c'era la possibilità di copiare. Questo costante aumentare di lavoro e diminuire di riposo e successi non ha aiutato di certo né la media né la salute degli alunni, ciò dimostrato dall'impennata di bocciati al termine dell'anno scorso. Se si considera che ad accusarci di copiare erano persone che con fierezza sostengono di aprire la porta per fare entrare più Wi-Fi, possiamo concludere il circolo comico della scolarità.
Le stesse persone che ci caricano ogni giorno ci dicono poi di prendere un po' d'aria fresca, di uscire per camminare dati i tempi difficili e di prenderci del tempo per noi stessi. Ma attenzione, studiare fino a notte fonda è male: non siamo macchine, si deve dormire. Attenzione lo stesso, se durante la giornata si ha due ore libere (non cinque, non sei, due ore) le dovete spendere portandovi avanti con materie di cui non avete verifiche, perché dovete studiare sempre e dimostrare interesse. Attenzione un'ultima volta, pur essendo criticati sia nello studio matto e disperatissimo sia nella ricerca di un secondo di calma, non potete smettere di fare sport! L'attività sportiva fa bene alla crescita, da adulti si farà molta fatica a praticarla quindi andate a passare del vostro tempo ad allenarvi, ma allo stesso tempo impiegate tutte le ore esterne alla scuola per studiare e portarvi avanti: non sia mai che un professore entri in classe e decidi su due piedi di interrogare senza dire nulla a nessuno. Dovete studiare sempre ed esser preparati. Vede, organi scolastico, studente e adolescente non sono entità scindibili, sono un tutt'uno, e se è vero che tuo compito e crescerci e prepararci alla vita sia lavorativa sia normale, tuo dovere non è togliercela. Esser troppo ingiusto e severo verso gli alunni perché nel mondo del lavoro non vi sono scuse non sempre crea l'effetto desiderato: se il lavoro è pieno di mancanza di rispetto e ingiustizie dove un ragazzo viene trattato come se al costante servizio di un organo superiore a cui non si può dire nulla nemmeno degli errori, posso con certezza affermare che il desiderio lavorativo non fa altro che scemare. Solo parlando di lavoro e di voglia di lavorare, vorrei osar dire che i ragazzi "scansafatiche dopo il diploma" hanno davanti a sé offerte di 40 ore di lavoro settimanali con straordinari per 500€ al mese. Ma tanto noi siamo adolescenti, il vostro complesso di superiorità dell'età adulta vi conferma che ogni sofferenza a noi fa bene no? Studiare fino alle due di notte fa bene, piangere dallo studio fa bene, non aver tempo per uscire fa bene, non passare nemmeno un giorno tranquilli fa bene, perché il lavoro sarà così. Ma attenzione, il genitore si rattrista se il figlio non esce, non si diverte, non si cura della sua igiene e del suo aspetto, non crea amicizie e non è come "gli adolescenti normali", dovete dare man forte alle aspettative di chi vi ha messo al mondo!
Sentite l'incoerenza trasparire da queste parole? Gli adolescenti sono su questa terra da meno di voi, perché pretendente un'esperienza che voi mai avrete? Il fatto di aver trent'anni in più e aver vissuto la scuola in un modo non vi dà la conoscenza per sapere come funzioni ora o di fare paragoni. Gentili geni della generazione precedente, il mondo cambia ed è in continuo mutamento. Se non siete in grado di accettare il fatto che si siano create nuove tecnologie, vi prego di non rivendicare la vostra epoca e di parlare come se desideraste tornare ai vostri tempi, dove la gente moriva per il raffreddore. Come potete capire chi accetta il progresso se vi attaccate al passato: la scuola è cambiata, non ci frega un cazzo che ai vostri tempi era diversa o più difficile. Ai vostri tempi legavano la mano sinistra dei mancini dietro alla schiena perché considerati demoniaci, ti bacchettavano sulle mani e facevano inginocchiare sui ceci se non facevi bene qualcosa. Volete che i vostri figli tornino con le mani rosse e i segni di bacchette sulle mani se un giorno non riescono a fare qualcosa? Non mi stupisco dell'ammontare di richieste di psicologi infantili, in tal caso. Il tasso di ragazzi che hanno tentato il suicidio, che sono stati ricoverati in psichiatria o che sono stati mandati in terapia a causa della scuola in questi ultimi anni sono cresciuti del 35%, quindi ogni mese c'è una crescita del 3% al mese. Attenzione che non è che i ragazzi hanno iniziato a soffrire d'ansia dal 2019, questi sono dati aggiuntivi a quelli precedenti, quindi un totale del 68% degli adolescenti italiani si trova a soffrire disturbi d'ansia, di depressione, di apatia e via dicendo. Credete che sia ancora una statistica da ignorare all'urlo di "eh ma i giovani di oggi..."? Qui si ritorna alla mia prima raccomandazione iniziale: non mi interessa che la scuola abbia sempre fatto così, dove si trova l'organo che ci deve preparare alla vita mentre gli studenti a causa di questa non possono vivere mezzo istante? Perché gli studenti non hanno nemmeno il tempo di allenarsi un'ora o rilassarsi? Perché appena esce fuori in classe l'argomento dell'ansia i professori dicono che è il nostro lavoro e che dobbiamo adeguarci? Perché alla scuola non interessa se degli studenti arrivano a suicidarsi? Non so se voi professori sappiate di cosa si tratta. Avete presente quella scelta per cui uno si ammazza sì? Che muore sì? Che non è reversibile sì? Che non ritorna più in vita sì? Che in molti casi è colpa vostra sì?
Gli studenti sono in primis adolescenti. Gli adolescenti non vivono solo di scuola: gli studenti hanno una vita sociale e possono avere problemi di amicizie, di relazioni, famigliari (sia di quell'importanza che ti toglie la forza per impegnarti per un paio di giorni sia molto seri) oppure problemi nell'identificazione sessuale, che spesso causano casi di bullismo sia nella scuola stessa (che tutela poco o niente) o nell'ambito familiare. Io comprendo che tu, organo scolastico, provi totale indifferenza nei confronti di tali problemi (da qui il titolo approntata indifferenza) e solo una percentuale molto bassa dei tuoi dipendenti si curi del fatto che gli studenti siano esseri umani in primis e che possano aver anche loro dei problemi, ma ti sta davvero bene cosa la statistica riporta? L'ansia giovanile registrata in questi anni è maggiore di quella in cui, negli anni '60-'70, si veniva ricoverati nei manicomi. Visto, parte di ente di genitoriale che rivanga i tempi in cui 'ci era lui'? Se ci fossimo trovati nei vostri amati tempi quasi il 70% della popolazione giovane sarebbe legata con una camicia di forza. E posso assicurarvi che nemmeno voi sareste in una posizione migliore😔👊🏻. Vedete, amati genitori e professori, l'ansia non passa dicendo "ti basta stare calmo" perché altrimenti tutti i problemi del mondo sarebbero facilmente risolvibili. Troppa anidride carbonica nell'aria? Massì ti basta non respirare. Parlo soprattutto a voi, genitori narcisisti. I figli non sono una proprietà, se siete venuti nel momento sbagliato (in quanto non intellettualmente in grado di crescere qualcuno) non è responsabilità dei figli. Li avete messi al mondo voi? Ve ne prendete la responsabilità. Sappiate che se questo non fosse avvenuto di sicuro loro non se ne sarebbero accorti e non vi avrebbero tormentati nel sonno, quindi non prendete la vita come un dono da rinfacciare a qualcuno. Così come mantenere i figli, comprarli da bere e da mangiare. È il minimo amori miei, non il massimo. Ah, e la camomilla non vi fa passare l'ansia, non consigliate questo metodo del cazzo ai vostri figli se ne soffrono, perché vi giuro su quell'ammasso di non esser in cui voi riponete la vostra fede altrimenti chiamato Dio che io, da ragazza che soffre di disturbo d'ansia progressivo e forse depressione (c'è solo il sospetto, sempre rilevato da uno psicologo, niente di autodiagnosticato) posso dirvi che bere una camomilla non elimina la mia ansia, anzi è scientificamente provato che la camomilla non sia un calmante. Infine, genitori narcisisti, avete tutta la ragione del mondo a dire ai vostri figli che soffrono che se voi, poveri genitori che lavorate per mantenerli, se andaste dallo psicologo vi verranno diagnosticato di tutto, "altro che ansia": è vero, un complesso di Dio e vittimismo patologico non credo potrebbero riuscire a scampare dalla vostra diagnosi.
Ma non vi preoccupate. È sempre tutta colpa del telefono. Non hai tempo per riposarti? Colpa del telefono. Non hai amici e tempo di relazione? È colpa del telefono? Sei incazzato perché vedi nella politica solo inadeguatezza e sai di vivere in un mondo che quando crescerai sarà biologicamente distrutto dalle attività metallurgiche? Colpa del telefono. Ti danno troppo da studiare? Colpa del telefono. I tuoi genitori non accettano il tuo orientamento sessuale? Colpa del telefono, se non fossi andato sui social non saresti stato influenzato dalle persone gay. Ma ora, torniamo alla domanda di base. "Cosa desidera uno studente davvero?", domanda dalla risposta molto soggettiva ma che verrà denotata come vittimistica e viziata da molti adulti. Ribadisco la soggettività della mia opinione, che può esser condivisa come non condivisa. Uno studente, o un adolescente, meglio, in questo momento così difficile ha solo bisogno di staccare, di andare a dormire un giorno senza avere le verifiche e le interrogazioni come costante fiato sul collo, vuole svegliarsi un giorno sapendo di non dover esser messo alla prova e catalogato con un voto, non andare in un luogo dove molto raramente c'è approvazione e non si viene giudicati per il proprio rendimento, non vuol esser consumato dall'ansia tanto da abbandonare gli studi (dati del 2021: più di duemila studenti hanno abbandonato gli studi prima del diploma a causa di disturbi psicologici relativi a stress ed ansia), non vuole farsi venire un ulcera gastrica per la tensione che gli mangia lo stomaco, non vuole stare sempre male per ciò che è imposto, non vuole dover esser messo in un ambiente dove è sempre comparato ad altro per abiti, fisico, comportamento e voti senza mai esser riconosciuto come lui stesso. Sembra tanto tragica vero? La realtà è semplice: serve un semplice sospiro di sollievo e comprensione che in questa società non sono contemplate. Le frasi "ho visto molti tuoi coetanei...", "Dovresti essere come gli altri", "Hai visto quanti tuoi compagni indossano...", "Il resto della classe ha preso un altro voto" fanno male. L'adolescente è uno, singolo, smettetela di omologarlo alla massa. Non è un capriccio infantile rispondere "sì, ma io non sono gli altri ragazzi". Per quanto si credano positive, queste frasi sminuiscono la persona nella sua singolarità, la fanno sentire inadeguata e non sempre ciò porta ad un cambiamento positivo.
È da ricordare che molte critiche, spesso impartite dai genitori, non derivano da un reale errore ma da una aspettativa che altri desiderano per noi, non nostra. Le aspettative, quando sbagliate, portano ad un malessere enorme oppure portano all'apatia, alla mancanza di interesse nel miglioramento perché tanto non si andrà mai bene, o cambiamenti estremi e dannosi per la salute. L'apatia non è la pigrizia e, se un adolescente è "pigro", non limitatevi a dargli dello scansafatiche senza comprenderne la ragione, non siete voi i primi a dire che questa è l'età in cui si è più peperini? In sostanza, si devono cessare i giudizi. Siamo persone singole e singolarmente dobbiamo esser capiti: io sono Lorenza Miccolis, non sono Giuseppa della 3E, non sono "i miei coetanei che indossano questo vestito", non sono "quel ragazzo che ha preso un voto diverso", non sono "quell'adolescente normale che si diverte a truccarsi e uscire di sera", non sono "quella strana che non sta nelle relazioni". Sono una persona singola priva di etichette e non sono un termine di paragone. Non si capisce tutto del proprio figlio perché uscito dalla propria vagina, se si vuole usare un biologico francesismo, se poi questo stesso figlio diventa solo termine di confronto per altri perché si vorrebbe qualcosa di diverso. Imparate ad accettare chi vi sta davanti per come è fatto, perché quello che non vi piace non è di conseguenza sbagliato; non legate con le vostre aspettative qualcuno per una soddisfazione futura che sarà solo vostra. In sostanza, culturalmente e mentalmente, vedete di crescere.
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