Scoperchia il vaso
Credo che Milena non si farà viva, nonostante sia intervenuta per aiutarmi e invece con mia sorpresa mi arriva una sua chiamata qualche giorno dopo, mi ha invitata a cena a casa sua, ha qualcosa di importante da dirci. Io sono la sua famiglia e non posso mancare, nonostante tra noi la tensione non si è allentata.
Me ne sono accorta anche al telefono, non è stata la nostra solita chiacchierata, sembrava quasi un telegramma formale. Ma andrò, nonostante questo voglia dire vedere suo fratello. Forse, proprio perché questo vuol dire anche vedere suo fratello.
Ci ritroviamo così intorno ad una tavola imbandita tutti insieme, mangiamo e chiacchieriamo, ridiamo come eravamo sempre soliti fare. Ci ho passato una vita qui e quando ritorno è come se non fosse mai cambiato nulla.
"Volevo aspettare il dolce ma non ce la faccio." Milena prende parola e sorride, Renato le accarezza un braccio. "Ho voluto intorno a questo tavolo le persone più importanti della mia vita." Riprende e sospira, l'emozione sembra tagliarle la voce. Guarda nella mia direzione come se volesse dire che nonostante il litigio siamo sempre l'una il porto sicuro dell'altra.
"Sono incinta." Dice tutto d'un fiato.
Sua madre la raggiunge e l'abbraccia, tutti esultiamo felici, anche io corro ad abbracciarla senza esitare.
"Diventerò nonna." Sua mamma urla felice con gli occhi di lacrime, calo il viso e vedo anche Milena cambiare espressione.
"Veramente, nonna lo sei già." Dice velocemente, come se fosse uno schiaffo in faccia.
"In che senso?" Il sorriso di sua madre va a scemare per dar spazio ad un'espressione interrogativa sul viso, la stessa che hanno tutti gli altri, tranne me.
"Spiegaglielo tu." Milena mi sprona a parlare.
Scuoto la testa e deglutisco.
"Perché stai facendo questo?" Riesco solo a dire e non ho il coraggio di guardare verso Clemente.
"Perché altrimenti non lo avresti detto mai." Stringe i denti, quasi non la riconosco.
"Non è ne il luogo e ne il momento." Riccardo la prende sottobraccio, così Milena si scosta in malo modo.
"E invece sì, perché voglio che mio figlio possa giocare con suo cugino, che mio fratello possa provare la gioia che stai provando tu."
"Non dovevi." Sono incredula, lascio cadere le lacrime, questo colpo basso da lei non me lo sarei mai aspettato.
"Che sta dicendo, Nì? È vero?" Sua madre mi viene incontro dolcemente.
Mi guardo intorno e tutti gli occhi sono su di me.
"Avanti, tesoro, parla." Mamma Tina mi sprona nuovamente accarezzandomi i capelli.
Annuisco e le lacrime stavolta vengono giù più velocemente, alle mie si uniscono le sue.
"Matteo è suo figlio." Indico Clemente che se ne sta zitto e con un'aria scema.
"E quando avevi intenzione di dirmelo?" Mi chiede con una calma che sembra quasi fare paura. "Quando?" Mi urla contro e mi strattona in malo modo.
"Clemente." La madre lo ammonisce urlando e mi tira a se. "Non ti permettere."
"Londra, il londinese alto, biondo e con gli occhi azzurri, tutt strunzat, Nì?" Riprende a parlare nervosamente. "Perché non mi hai chiamato quando l'hai scoperto, eh?"
"Perché quando l'ho scoperto eri strafatto e ho avuto paura." Urlo e le lacrime continuano a scendere.
"Ma di che ti meravigli, oh?" Paolo prende il viso di suo fratello tra le mani. "Vuoi pure biasimarla, Clemè? Non ti reggevi in piedi, le hai fatto le corna, ti facevi di qualsiasi cosa possibile e immaginabile, ma con chi doveva averlo 'sto figlio, con te?"
"Fatt 'e cazz tuoj." Clemente lo spinge in malo modo.
"Eh no, mo bast, mo finitela tutti di farla passare per la pazza, per quella che se ne è andata senza motivo, per quella che ha voltato le spalle a questo povero disgraziato finito nella droga. Hai fatto tutto da solo ed io al posto suo avrei fatto uguale." Paolo urla contro un po' tutti, tutti quelli che fanno sembrare Clemente la vittima di una storia creata da lui stesso.
"Ora sono pulito e avrebbe dovuto dirmelo." Continua. "Voglio vedere mio figlio." Quasi ordina e si agita.
"Clemè, è tardi, domani con calma ci vai." Suo padre cerca di tenerlo tranquillo.
"Ok, basta, vieni Nina." Paolo mi fa cenno di seguirlo. "Ti accompagno io a casa." Mi accarezza la schiena.
Ci sistemiamo in macchina in silenzio, Paolo afferra il volante e mette in moto.
"Ho sbagliato, lo so, ma avevo paura." Gli confesso.
"Nina, credo che chiunque avrebbe agito come te in quella circostanza. Anche se..." si interrompe, alzo gli occhi al cielo. "Non fare così, avanti..." mi rimprovera.
"So già cosa stai per dire." Guardo fuori dal finestrino a braccia conserte.
"È la verità Nina, mio fratello non ha mai amato nessuna come ama te."
"Una persona innamorata non va con altre, non ci riesce, lo capisci?" Rispondo con una calma apparente, in realtà mi sento un fiume in piena.
"Non era lucido, agiva con quella roba in testa." Marca ogni parola. "E poi te lo dico a titolo informativo, non perché tu debba per forza tornarci o altro." Fa spallucce.
Arriviamo sotto casa mia, Paolo si congeda con un abbraccio.
"Dai un bacio a mio nipote." Mi dice sorridente prima di andare via.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top