Casini
Lo rivedo ad una serata, ultimamente ne frequento molte, sto recuperando un po' di tempo perso e i miei genitori stanno facendo i nonni a tempo pieno.
Stasera Milena mi ha abbandonata nuovamente, Renato le toglie tanto tempo, ormai sembrano fare coppia fissa così sono venuta con gli altri.
Ci scateniamo, beviamo, io ho accantonato il pensiero di Clemente, o almeno ci sto provando.
A proposito di lui, stasera non lavora, si diverte quanto me. Forse pure di più.
È con una bionda, si strusciano e a me non dovrebbe fregare proprio nulla. Però li guardo.
La vedo tirare fuori delle pasticche, gliene porge una, la butta giù con dell'alcool.
Dovrei farmi gli affari miei ma so cosa ha passato per ripulirsi, ricordo le lacrime di Milena, ricordo quanta strada ha fatto lui con il supporto di tutta la sua famiglia, non posso permettere che risucceda.
Gli corro incontro e spintono lei.
"Ma che sei scema?" Urlo e afferro il viso di Clemente tra le mani. "Che cazzo conbini, eh?"
"Oh ma chi cazzo sei? Ci stavamo divertendo." Urla quella donna, intanto prendo Clemente per mano.
"Sono quella che se non te ne vai con la tua roba di merda ti gonfia." Le dico innervosendomi. "Tu, testa di cazzo, vuoi ritornare in comunità?" Me lo trascino dietro.
Lo porto in bagno, sono minuta e il peso del suo corpo non mi agevola i movimenti.
Lo costringo in ginocchio, gli posiziono la testa nel water e gli infilo due dita nella gola. Spingo fino a quando non vomita, così ritiro le dita impregnate di saliva.
"Bravo, così." Gli sorreggo la testa. "Caccia tutto." Gli accarezzo un braccio.
Mi guarda per un istante, sembra quasi un cucciolo messo all'angolo, tossisce.
"Perché mi aiuti?" Domanda stupidamente.
"Perché pure tu aiuteresti me." Gli porgo della carta. "Avanti, andiamo."
Me lo carico in macchina, non è lucido per ribattere o altro ed io voglio solo portarlo via da quella roba.
Se ne sta accasciato sul sedile, gli occhi chiusi, sembra come morto. Chissà quante volte ha pensato di esserlo davvero per tutto quello che si faceva, chissà se a volte avrà avuto bisogno di me che lo tirassi via da tutto questo.
Ed io non c'ero, sono scappata, non lo volevo ammettere che il mio primo ed unico amore preferiva lo strafarsi a me.
Ma suvvia, che faccio? Mi do pure delle colpe? Clemente mi ha tradita ed io non potevo più restare a farmi ammazzare dalle sue cazzate.
Arriviamo a casa mia che sono le 4.00 del mattino, tutto è spento, tutto tace.
Posiziono un suo braccio attorno al mio collo, il suo peso mi fa un attimo perdere l'equilibrio.
"Ok." Respiro a fatica. "Sei bello pesante, eh." Parlotto da sola perché lui ormai ha perso ogni contatto con la realtà, chissà quanto alcool avrà ingerito.
Entro traballante e mi dirigo direttamente nella mia stanza, non sveglio nessuno per non spaventarli.
"Cazzo, la maglia è sporca di vomito." Noto con una faccia disgustata. "Già è tanto che ti metto a dormire qui, pure puzzolente no." Continua il mio monologo, gli sfilo la maglietta mentre lui continua a dormire in un sonno profondo.
Lo stesso faccio con le scarpe, dopodiché lo posiziono sotto le coperte.
Lascio andare uno sbuffo. "Che faticata." Gli getto una veloce occhiata. "La mia vita con te sarebbe stata questa, un'enorme fatica continua. È stato meglio così, Clemè, ora non sei nessuno e mi fai strapazzare così, mi fai scappare via dalle feste per salvarti." Parlo e mi chiedo perché l'ho fatto? Perché non riesco ad ignorarlo come fanno tanti ex normali. Forse perché quando ci si lascia per amore finito è tutto un po' più semplice.
"Vabeh, buonanotte." Asserisco e metto fine al mio discorso e ai miei pensieri.
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