7.Shower

La casa di Jimin era piccola, ma accogliente.
Un piccolo salotto subito a sinistra della porta l'entrata, e poi quelle che dovevano essere le camere, la cucina ed in fondo un bagno: c'era tutto, ed ogni cosa era disposta in modo da essere armonizzata con il resto dell'ambiente.
Lui e sua nonna avevano sistemato tutto quando si erano trasferiti, ed era soddisfatto di come si presentava l'ambiente nel complesso.
Al contrario di quanto il biondino aveva pensato, Jungkook sembrò trovarsi piuttosto a suo agio.
Jimin lo osservò, da capo a piedi.
"Hai decisamente bisogno di cambiarti, sei fradicio. Forse ho qualcosa che potrebbe andarti bene..."
Dal proprio armadio prese una maglia ed un paio di pantaloni, portandoli al ragazzo, assieme ad una felpa.
"Vado a cambiarmi anche io."
Jimin tornò in camera sua, indossando una semplice, vecchia e comoda tuta da ginnastica; che faceva sembrare il suo corpo minuto ancora più piccolo.

Quando uscì, trovò il castano a petto nudo, che si stava finendo di vestire, e rimase per un buon minuto e mezzo ad osservarlo, ci mancava poco che la sua bocca diventasse come quella di un pesce fuor d'acqua.
"Oh, perdonami, Jimin-hyung." Jungkook indossò la felpa. "Pensavo di potermi cambiare qui, tu eri in camera..."
Il biondo si riprese immediatamente da quello shock da visuale di pettorali non espressamente autorizzati.
"Tranquillo, non è un problema, siediti pure qui."
Lo fece accomodare sul divano, per poi sedersi accanto a lui con il telecomando in mano.
"Guardiamo la tv?" chiese, tanto per passare il tempo in attesa che venissero a riprendere Jungkook.
"Volentieri." rispose il castano. "Non ho idea di che programmi facciano a quest'ora, vediamo un po'."
Jimin passò in rassegna vari canali, fino a quando non ne trovo uno dove presentavano una rinomata accademia di arti contemporanee, tra le quali la danza, la pittura, il canto e la musica.
"Oh, mi sarebbe piaciuto andare lì." disse Jimin, senza pensare alle parole che aveva appena pronunciato, attirando subito l'attenzione del minore. "Davvero?"
Il biondo arrossì. "Beh... ecco, a me piacciono molto il canto e la danza." ammise, diventando ancor più rosso in viso, imbarazzato.
"Cantare aiuta a scaricare la tensione." commentò il castano, e aveva davvero ragione, secondo il padrone di casa. 
"Quando ero più piccolo mi divertivo a cantare con mio fratello e mia sorella." aggiunse Jungkook, con un sorriso estremamente sincero, ma anche nostalgico.
Jimin si sentì stranamente bene in quel momento: conosceva quel ragazzo da relativamente pochissimo, ma sentiva di potergli dire cose che solitamente non confessava alle persone appena conosciute.
"Mia madre e mio padre mi hanno sempre detto di coltivare i miei sogni, ma non mi sono potuto permettere di frequentare quella scuola. Ho promesso loro che una volta trovato un buon lavoro, gli avrei resi fieri di me." raccontò, sentendo la pelle d'oca sulle braccia; era la prima volta che parlava seriamente con qualcuno dei suoi genitori.
"I tuoi genitori che lavoro fanno? Sempre se posso saperlo... non vorrei sembrare invadente ecco, sono solamente curioso." Jungkook sembrava intimidito nel fargli quella domanda così personale.
"Purtroppo loro hanno perso il lavoro e non vivono qui... ci abitiamo solo io e mia nonna."
Il castano abbassò la testa. "Mi dispiace. Non avrei dovuto chiederti una cosa così riservata, scusami."
Il biondo posò una mano sulla sua spalla. Era abituato alla compassione altrui, nonostante gli desse fastidio.
"Ehi, Jungkook, è okay. I tuoi invece, dove lavorano?" domandò a sua volta.
"Mio padre ha avviato un'attività a Daegu, ma insieme a mamma sono riusciti a spostarla qui, pochi anni fa."
Passarono il pomeriggio parlando di molti argomenti diversi, conoscendosi meglio. Jimin potè verificare che Jungkook era una persona a cui dare la sua fiducia, anche se passo per passo. C'erano cose di lui che nessuno sapeva, e che nessuno avrebbe saputo.
Una telefonata del maggiordomo di Jungkook interruppe la loro conversazione a proposito della musica, e il castano venne a sapere che era ora di tornare a casa.
"Ci vediamo domani, Jimin-hyung. Grazie mille per i vestiti, li riporterò lavati. E grazie per la giornata, mi sono divertito!" disse, sull'uscio
"È stato un pomeriggio divertente, devo ammetterlo. A domani... uhm, Kookie?" chiese, incerto.
Il più giovane annuì. "Certo, te l'ho spiegato che puoi chiamarmi così se vuoi, hyung. Detto da te poi è pure più carino."
Jimin sentì le sue guance andare a fuoco, ma per fortuna l'altro era già uscito da casa sua.
Sentì la porta aprirsi, e vide sua nonna che entrava con due buste della spesa belle piene. "Jimin, tesoro! Ho visto una grande macchina nera, hai avuto visite?"
Il biondo annuì. "Ho un amico."
L'anziana signora sorrise. "Dimmi tutto, piccolo mio, come si chiama? È della tua facoltà?"
Il ragazzo spiegò ogni cosa alla nonna con cura, che ne rimase piacevolmente sorpresa.
"Sei stata da mamma e papà?" chiese Jimin, mentre la aiutava a sistemare la spesa tra frigorifero e dispensa.
"Sì, tesoro. Prima o poi devi andare a salutarli pure tu, mio piccolo mochi." sua nonna amava chiamarlo così, fin da quando era un bambino.
"Prima o poi ci vado..." l'espressione del giovane si fece triste. "Ora però devo farmi una doccia, nonna."

L'acqua era fresca, quella troppo calda bruciava i segni del suo dolore, quello che nascondeva a chiunque, e soprattutto gli sembrava di cuocersi come un raviolo al vapore.
Si insaponò per bene e si lavò i capelli, chiudendo gli occhi.
Presto sarebbe andato a trovare i suoi genitori, aveva bisogno di vederli, dopotutto da quando abitava con la nonna sentiva la loro mancanza. Sapeva che forse sarebbe stato tutto un viaggio inutile, ma erano solamente 40 i minuti di autobus che li separavano, e lui era pur sempre il loro bambino.
Una volta finita la doccia, si asciugò i capelli con l'asciugamano e fece lo stesso con il suo corpo, poi si vestì velocemente, guardando la sua immagine riflessa nello specchio: niente da fare, ancora non si piaceva.
"Dannazione." pensò, imprecando tra sè e sè. "Quando riuscirò ad avere una forma fisica che mi soddisfi?!"
Lasciò andare un sospiro di rassegnazione, recuperando i suoi vestiti sporchi da terra, per portarli in lavatrice.
Quella lunga giornata sarebbe presto finita, o almeno così sperava: avrebbe dovuto solo aiutare sua nonna con la cena, recuperare gli appunti della lezione persa e andare a dormire... niente di troppo difficile.

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