Black Swan-Jikook
(Ispirata al balletto "Il lago dei cigni.")
🦢
J
imin era disperato.
Addolorato.
Cantava il suo dolore nella distruzione che lo avvolgeva, un canto spezzato dalla sua voce fragile e di un color nero senza più sfumature.
Le note della straziante preghiera al mondo risuonavano in quella foresta solitaria, ad ascoltarlo solo la fauna e il vento che soffiava.
Avrebbe voluto danzarlo, quel suo male al cuore, ballare e curare quelle ferite. Avrebbe volentieri ricomposto il puzzle di vetri rotti che si muovevano come macigni nel suo petto, risuonando in melodie stonate.
Ed ora, era solo.
🦢
Si sentiva davvero perso. Aveva obbligatoriamente rotto ogni contatto con la sua famiglia, poichè brutalmente uccisa da suo zio per una vendetta quasi assurda nei confronti di suo padre: non gli aveva ricambiato un debito nel tempo stabilito.
Era, secondo lui colpa dello stesso Jimin, i genitori avevano chiesto un prestito allo zio per poterlo crescere.
E suo zio Rothbart aveva ucciso tutti, e maledetto il giovane.
Più che ragazzo, ora era un cigno.
Rothbart aveva posto una sola condizione per la sua salvezza: l'amore.
Ma come poteva, uno come lui, avere una chance in amore?
Aspettò incessantemente l'arrivo del tramonto, per poter tornare per un po' un umano, con mille pensieri per la testa e una paura terribile nel petto.
Il suo mondo era diventato tremendo nel giro di così poco tempo... ma c'era qualcuno, qualcuno che poteva salvarlo.
Se solo avesse saputo dei suoi sentimenti, se solo li avesse ricambiati.
O meglio: se solo Jimin li avesse accettati quando gli erano stati confessati... probabilmente ora quella persona nemmeno li provava.
Era arrivato il grande giorno: Jimin si sarebbe dovuto presentare a corte per il suo periodo di servigi al giovane principe, Jeon Jungkook.
Essendo un ragazzo molto abile in ogni materia, avrebbe aiutato il principino in vista del suo futuro come regnante.
Il precedente giovane aspirante al precettorato, Namjoon, si era dovuto dimettere per via dell'imminente matrimonio con il nobile Kim Seokjin delle terre d'Oltremare.
"Come ti chiami?" Aveva chiesto Jungkook, curioso.
"Mi chiamo Jimin, vostra altezza. È un onore per me, popolano come tanti, fare la vostra conoscenza. Spero di poter donare i miei migliori servigi a sua altezza reale."
Il principe aveva sorriso, e lo aveva invitato ad avvicinarsi. "Dio, odio queste formalità. Per te sarò Jungkook, o Kookie, come ti pare. Posso chiamarti hyung? Devo darti del lei?"
E così, avevano fatto amicizia. Jimin doveva utilizzare le forme di rispetto con il principe solo alla presenza dei sovrani, ma quando erano soli, per lui era Jungkook... o Kookie. Finite le lezioni, passavano il tempo nel grande giardino del palazzo, e fu lì che Jungkook confessò a Jimin il suo amore, all'età di 18 anni.
"Non posso." Aveva detto Jimin. "Non voglio. La persona che meriti d'amare è molto più d'un semplice popolano."
Era corso via, con le lacrime che ricadevano come perle, con il cuore spezzato mentre negava i sentimenti che in realtà provava... e aveva lasciato un pezzo del suo cuore tra le mani del giovane principe.
Erano passati due anni, ma sapeva che ogni giorno Jungkook entrava nella foresta. La loro foresta, dove scappavano di tanto in tanto anche nel mezzo delle lezioni.
La stessa dove Jimin aveva imparato a cacciare a cavallo, sotto la guida del principe.
Chissà, forse sperava di incontrare nuovamente il biondino.
Jimin fece appena in tempo a risvegliarsi da quei pensieri per evitare una freccia che venne scagliata verso di lui.
Per fortuna, non aveva sfiorato nessuna delle sue candide piume bianche.
"Peccato, dovrei riprovare..."
Il tramonto arrivò, e Jimin si trovò nuovamente ad essere un ragazzo, proprio quando Jungkook stava per tirare.
Non era cambiato dall'ultima volta, solo i suoi capelli scuri s'erano fatti più lunghi e belli.
"Jimin, sei davvero tu?"
Jungkook scese da cavallo, intimando al destriero di stare dove lo aveva lasciato, cosa che l'animale eseguì.
"Kookie..." il maggiore uscì dall'acqua, con gli abiti che si erano attaccati al suo corpo per via del loro essere bagnati, risaltando ogni suo particolare corporeo.
"Cosa ti è successo!?"
"Ti riferisci a ciò che hai visto?"
Il principe annuì.
Con calma, Jimin spiegò tutta la verità.
"E non ti è passato nemmeno per l'anticamera del cervello di chiedere aiuto?" Domandò secco il minore, con un sospiro.
"Ma dopo quella volta, io..."
Jungkook scosse la testa. "Sei il solito codardo, Jimin-hyung. Pensavo fossi cambiato. Sai, scusarti sarebbe stato gentile da parte tua."
Jimin non riuscì a guardarlo il volto. "Non importa. Sono finito, morirò presto, sta tranquillo."
"Morirai?!"
"L'unico modo per guarire è l'amore. Ma sta tranquillo, non ho bisogno che tu vada a cercare qualcuno che mi possa amare, va via."
Le proteste del principe vennero ignorate, e Jimin rimase solo.
Jungkook non andò più nella foresta, i giorni seguenti, forse per non vederlo ancora.
Il vento soffiava delicato, quel mattino.
L'alba sarebbe terminata presto, per Jimin quella era l'ultima delle tante che aveva passato in vita.
Sospirò, mentre nella sua anima la tormenta continuava.
Aveva lasciato andare l'amore della sua vita, ancora una volta.
Aveva agito come un codardo.
Accanto a lui, la freccia che Jungkook aveva tentato di scagliare contro di lui quando era in forma di cigno sembrava aspettarlo.
Perchè doveva essere così agonizzante aspettare la morte?!
"Ma bene bene." Rothbart apparve accanto a lui, sembrava divertito. "È passata una settimana e il principino non si è fatto vedere. Girano voci che si debba sposare con una certa principessa, e probabilmente ti ha dimenticato, mio caro Jimin. Sei così distrutto dall'amore, non è vero?" Lo schernì, ridendo. "Perchè non poni fine alla tua vita prima di diventare un cigno nero e morire nel dolore? O forse, posso farlo io per te..."
Prese la freccia, Jimin era immobile e paralizzato dalla paura per poter controbattere.
Rothbart si divertì ad utilizzarla per ferire il ragazzo sul petto, su una guancia e su un braccio, sembrava divertirsi in modo folle e sconsiderato.
"E ora, la parte migliore..."
Fece per posare la punta sul petto del nipote per colpirlo più forte, quando il rumore di alcuni cavalli lo distrasse.
"Jimin!" Jungkook li raggiunse, sembrava davvero disperato. "Voi." Sibilò, rivolto a Rothbart. "Come avete osato ferire questo ragazzo!? Guardie, arrestatelo e portatelo in prigione a vita... subito!"
Il suo viso preoccupato fu l'ultima cosa che Jimin vide, prima di chiudere gli occhi.
Il dolore l'aveva ucciso prima del tempo, forse?
Rimasto solo con Jimin, il principe si mise accanto al corpo immobile del maggiore, che ormai non dava segni di vita.
"Hyung." Mormorò, distrutto. "Hyung, mi dispiace. S-sono stato così idiota a lasciarti rifiutare il mio amore ancora senza insistere e lasciandoti solo, ma la verità è che ho trovato una tua lettera di anni fa, dove ti scusavi per quella volta e confessavi i tuoi sentimenti, e sono corso qui. Ti amo, Jimin, anche se è troppo tardi e tu ti stai già t-trasformando in un cigno, anche se sei morto... Io ti ho offeso, ti ho offeso e ho sbagliato, perdonami"
Scoppiò a piangere, stringendo la lettera in una mano, e posando il proprio viso sul petto di Jimin.
Il suo urlo squarciò il cielo, tremava come una foglia, e pianse così tanto da sentire le forze quasi mancare.
L'alba ormai era quasi finita... cosa poteva fare?
Non seppe dire per quanto tempo rimase lì, ma si addormentò cullato dal dolore e dai canti disperati della fauna della foresta, distrutto.
Era rotto, in mille pezzi.
Teneva per mano il ragazzo che amava, sperando in qualche modo di morire accanto a lui, per ritrovare quel sorriso gentile tra le stelle del firmamento.
"Jungkook, svegliati."
Una voce melodiosa raggiunse le sue orecchie, facendogli aprire gli occhi.
Probabilmente, i suoi genitori erano venuti a cercarlo una volta appresa la situazione.
Invece, davanti a sè trovò un ragazzo. Aveva i capelli biondi, un dolce sorriso, e... lo riconobbe. "J-Jimin?!"
Allungò una mano sulla guancia del maggiore, cercando di capire se fosse solo un sogno.
Ma la pelle era calda, liscia, lui era vivo. Ed era vero.
"Cosa...?"
Il più grande lo aiutò a mettersi seduto. "L'incantesimo di Rothbart doveva ancora finire il suo effetto. Probabilmente non ero ancora del tutto un cigno, e quando mi hai detto quelle parole la maledizione si è spezzata. Le ho sentite, sai? E le ferite sembrano scomparse."
Jungkook affondò il viso nel petto del maggiore, abbracciandolo. "Ti amo." Sussurrò, mentre l'altro lo cullava. "Saresti diventato un cigno nero, e poi saresti morto straziato dal dolore. Ma ora Rothbart è in prigione, non ti toccherà, né ti farà del male. È così? Pensavo fossi morto..."
Jimin gli accarezzò i capelli, color dell'ebano. "Non so bene come siano andate le cose, ma non importa, ora. Anche io ti amo, moltissimo. Ti ho amato da quando i tuoi occhi scuri e grandi si sono posati nei miei, e da quando ti ho visto sorridere la prima volta."
"Posso rimanere abbracciato a te per sempre, mio bellissimo ed etereo cigno?"
"Solo se mi baciate, vostra maestà." Scherzò Jimin.
Fu la vista più bella del mondo: Jungkook aveva ancora gli occhi lucidi per le lacrime, i capelli scompigliati e le guance rosee. Gli sorrise nuovamente, fottendogli il cuore, e glielo rubò ancora una volta posando le sue labbra su quelle del maggiore.
L'unica magia al mondo che non avrebbe mai spezzato? L'amore di un principe.
Di quel principe.
Dell'uomo che in seguito sposò, con il quale adottò una bambina di nome Hansa, il cui significato era proprio cigno, in una lingua straniera.
Ed ora, tranquilli, ammiravano il tramonto.
"Hyung?"
"Dimmi, amore."
"Non fare strane trasformazioni, ora che tramonta il sole, okay?"
I due risero, felici, mentre Hansa correva verso di loro muovendo le piccole braccia per salutarli.
"Sua bassezza reale." Rise Jimin, prendendola in braccio.
"Ha parlato quello alto." Jungkook lo baciò dolcemente, per evitare che potesse anche solo pensare di ribattere.
"Eeewww! Che cosa disgustosa!" Hansa arricciò il nasino.
"Un giorno capirai cosa significa amare."
"Concordo, Kookie."
L'incantesimo venne spezzato dall'amore.
Come un'alba dorata che rompe i muri della notte.
Come il tramonto che scalda le acque limpide ed in esse riflette la giornata appena trascorsa e la porta nella memoria.
E questa memoria va, e viaggia nell'anima di chi l'ha vissuta, mentre si lasciano entrambi andare ad un bacio dolce e passionale.
Mentre la notte cade e riempie di stelle il manto del cielo, una coperta sottile ricopre i due innamorati, ed essi si lasciano andare alla celestiale musica della passione.
Si sfiorano, si amano, si sentono ad un passo dal cielo, e lo possono quasi toccare. Le loro voci si mescolano, i loro nomi sussurrati d'un fiato e le lacrime di gioia compaiono sui loro visi arrossati e felici.
Si sentono mormorare veloci frasi d'amore, prima che la luce si spenga e le braccia di Morfeo li cullino al sonno.
Al lago dei cigni, una stella cade nell'acqua, e conserverà la memoria degli innamorati fin su nel cielo dove appartiene.
🦢•fine•🦢
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