β¨ ππππ¦ππ¦π€ [ π£ππππππ€π₯π ππ @πΈπ¦π£π π£ππππππ₯πππ¦πΎππ£π ] β¨


Un giovane prete è perseguitato da un'entità che si rivelerà essere non un demone, come inizialmente crede, bensì un Incubo. La creatura, che lo ha chiaramente preso di mira, lo spingerà ben presto a ricredersi su certe sue convinzioni e a guardare la vita da una prospettiva differente.


Innanzitutto, questa storia è stata richiesta con molto e appassionato fervore da AuroraTheOtakuGirl, che mi ha esposto l'idea! Questa è una one shot AU, ha luogo dunque in un universo alternativo. La madrina di questa storia breve ha richiesto i seguenti particolari: un Alex intollerabilmente seduttore e roba trasgressiva. Spero di averla accontentata e sì, confermo che qui non sarò molto poetica e più esplicita.
Aggiungo che questa one shot sarΓ davvero dissacrante, perciΓ² a chi Γ¨ sensibile a cose come la religione e quant'altro, consiglio di non proseguire la lettura. Ho comunque scelto di dare un tono anche un po' filosofico e riflessivo al testo, perchΓ© fermarsi a pensare non Γ¨ mai un male e il dibattito Γ¨ alla base dell'essere ciΓ² che tutti siamo: umani.

Β«Alla sera della vita ciΓ² che conta Γ¨ avere amato. Non temere, perchΓ© io sono con te; non smarrirti, perchΓ© io sono il tuo Dio.Β»
β Bibbia

Padre Thomas era un uomo ormai alquanto in là con gli anni, così tanto che i suoi capelli erano completamente bianchi, il viso segnato dal trascorrere dei decenni, gli occhi di un acquoso azzurro che emanavano calore e benevolenza. Era un uomo come pochi ve n'erano rimasti, ma al momento guardava con preoccupazione il giovane prete che sedeva al suo fianco su una delle panche della chiesa dove avevano deciso di incontrarsi.
Al contrario di Padre Thomas, il giovane prete che sedeva al suo fianco era tutto fuorchΓ© tranquillo e di animo fino in fondo sereno, sempre era stato tale. Il Reverendo Padre Thomas lo conosceva bene, sin da quando purtroppo era stato affidato all'orfanotrofio dopo la morte di entrambi i genitori. Era sempre stato un po' strano, sin da ragazzo, eppure aveva lo stesso dato prova di essere tagliato per essere chi era attualmente.
Non lo aveva più visto per circa cinque anni e infine eccolo di nuovo lì, al suo fianco e ormai sulla soglia dei trent'anni: i capelli scuri e pettinati indietro lasciavano scoperto un viso pallido e affilato, in esso svettavano due pungenti occhi verde chiaro, accompagnati da un naso diritto e cesellato, labbra solo leggermente dalla tonalità rosea e né troppo sottili né troppo piene, simili a quelle di certi dipinti raffiguranti Gesù Cristo. V'era però sempre stato qualcosa che impediva a chiunque di vederlo fino in fondo nei panni di un uomo che aveva scelto di sposare la fede cattolica, anziché una donna, ma in fin dei conti l'abito non fa il monaco!
Β«Dimmi, figliolo,Β» lo apostrofΓ², come quando era solo un ragazzo ancora smarrito e confuso riguardo il suo avvenire Β«che cosa ti ha fino a tal punto angosciato da voler incontrarmi al piΓΉ presto?Β».
Vide che le sue mani stavano tremando e allora le strinse entrambe fra le proprie, così da calmarlo.
Il giovane prete aprì la bocca un paio di volte, senza però riuscire a emettere il benché minimo suono.
Β«R-Ricorda, Reverendo, cosa mi ha detto quando... quando sono venuto da lei, alcuni mesi fa, perchΓ© ero sconvolto dopo aver assistito al piΓΉ orrendo esorcismo di tutta la mia vita?Β»
L'altro annuì, concentrato nell'ascoltare ogni singola parola.
Β«Ha detto che non sempre la fede puΓ² vincere sul male, ma che non dobbiamo mai arrenderci e dobbiamo continuare a lottare per eliminarlo. Mi ha detto che niente puΓ² fare del male a una persona finchΓ© la sua fede Γ¨ salda e i suoi principi non sono oscurati dai vizi.Β»
Β«EsattoΒ» commentΓ² perplesso Padre Thomas, il quale non era comunque uno che si scandalizzava o non faceva che bacchettare il prossimo. Sapeva ascoltare e guardare al di lΓ dei precetti comuni.
Il piΓΉ giovane si umettΓ² le labbra. Β«A-Allora ditemi perchΓ© sono tormentato continuamente da incubi, ultimamente.Β»
Β«Incubi di che genere, Padre Thorne?Β» chiese il Reverendo, accigliato.
Β«N-Non lo so di preciso, non li ricordo mai quando mi sveglio. So solo che mi ridesto sempre in preda all'angoscia, tutto sudato e con la voglia di urlare, ma provo anche qualcos'altro che non so definire e non ho mai provato prima dell'inizio di quegli incubi.Β»
Β«Spiegati.Β»
Padre Thorne deglutì a vuoto e si guardò in giro, come a volersi assicurare che non ci fosse nessuno nei paraggi. I suoi occhi verdi, tuttavia, per alcuni attimi angosciati rimasero fermi su un punto ben preciso: in un angolo della chiesa dove la luce del tramonto non riusciva ad arrivare, dove il buio pareva radunarsi come una massa nera e informe, gli sembrava di intravedere due occhi brillare. Pupille sottili come quelle di un felino e iridi gialle come tizzoni ardenti lo fissavano.
Padre Thomas seguì la traiettoria dell'occhiata del giovane prete, ma non vide assolutamente niente. Eppure Thorne era più pallido che mai, sembrava sul punto di piangere come un bambino.
Β«Padre Thorne, inizio a preoccuparmi seriamenteΒ» lo richiamΓ² il Reverendo Thomas.
L'altro serrΓ² le palpebre, tornΓ² a guardare l'anziano prete e sussurrΓ²: Β«Credo... Credo di essere perseguitato da un demone, Padre Thomas. Un demone che forse mi sta provocando questi incubi infernali. Giusto un attimo fa, giurerei di averlo visto lΓ in fondo, nell'angolo!Β».
«Ma questa è la casa del signore! Un demone non vi può entrare!» esclamò gioviale Padre Thomas. «Le creature del male non possono varcare una soglia così sacra.»
Β«Allora perchΓ©...Β»
Padre Thomas, il quale era fra quelli che non disdegnava la buon vecchia logica materiale, gli battΓ© la mano sulla spalla un paio di volte. Β«Via, via! Sono sicuro che non Γ¨ niente. Sei solo ancora turbato dopo quell'esorcismo, niente di piΓΉ. Vedi ciΓ² che vuoi vedere.Β»
Β«A-Allora sono pazzo? Sto diventando matto?Β» chiese stridulo Thorne.
«Sei stanco» replicò con fermezza il Reverendo. «E se vuoi, per un po' ti coprirò io qui, così che tu possa rimetterti in sesto in tutta tranquillità . Eh? Che ne dici?»
Padre Thorne, per quanto sapesse in cuor proprio che non sarebbe servito a niente, e di non essere stanco nΓ© pazzo, ma davvero perseguitato da qualcosa, si limitΓ² ad annuire e ad accettare l'aiuto del Reverendo Thomas.

La piccola casa a due piani dove abitava distava molto poco dalla chiesetta circondata dalla campagna inglese.
Fuori era ormai buio pesto, faceva piΓΉ freddo che mai e per tale ragione smise di camminare avanti e indietro dentro la camera da letto e si avvicinΓ² al caminetto per riscaldarsi.
Il vento sferzava implacabile contro le mura esterne e le imposte chiuse.
Le fiamme si riflettevano negli occhi verdi del giovane prete, occhi stanchi per via del sonno inquieto che lo tormentava da settimane.
Padre Thomas aveva detto a tutti che si era preso un malessere passeggero e che presto sarebbe tornato, ma in realtΓ non sapeva se sarebbe mai riuscito a superare quel momento di profonda crisi.
Era sfinito in ogni senso: emotivamente, fisicamente, psicologicamente.
Si voltΓ² a guardare il letto dall'aspetto del tutto innocente e innocuo, ma per lui era diventato un luogo di tortura, un posto da cui non vedeva l'ora di allontanarsi.
Con fare esitante si avvicinò al comodino e afferrò il rosario di legno scuro; lo strinse fra le dita di entrambe le mani e chiuse le palpebre. A bassa voce recitò una preghiera e implorò il Signore di far sì che almeno per una notte potesse restare in pace e al sicuro.
«Ti prego, Signore, di farmi questa grazia e di allontanare per sempre da me qualunque cosa si celi nell'ombra e abbia intenzione di farmi del male» proseguì, solo per poi bloccarsi e voltare di scatto la testa. Gli era parso di sentire un rumore, proprio in quella stanza, come... come dei passi.
Eppure era da solo, lo vedeva chiaramente.
Respirando profondamente, tornΓ² a recitare la preghiera, lo sguardo ora sfocato e puntato con disperazione verso il crocefisso che regnava sulla parete, proprio sopra il letto.
StrizzΓ² gli occhi: adesso gli era sembrato che il crocefisso si fosse appena mosso, seppur lievemente.
Devo stare calmo, si ricordΓ². Niente poteva fargli del male, giusto? Non sono scosso. Non sono scosso, ripetΓ© dentro di sΓ©.
Si fece coraggio e dopo aver riposto sul comodino il rosario, cautamente si infilΓ² sotto le coperte e diede un'ultima occhiata in giro. Non c'era nessuno.
La sua mano tremante vagò alla cieca finché non trovò l'interruttore della lampada sul comò. Spense e si rannicchiò sotto la trapunta, e solo la stanchezza eccessiva gli consentì alla fine di lasciarsi andare e scivolare in un sonno profondo e possibilmente ristoratore.
L'orologio sulla parete segnava le due di notte quando però ricominciò tutto quanto: il giovane prete si girava e rigirava, poi ecco che lo faceva ancora solo per poi restare supino e agitarsi. Eppure qualcosa cambiò, quella notte, e gli incubi si fecero così vividi da sembrare che realmente stesse accadendo tutto.
BenchΓ© assopito, avvertiva un peso appena percepibile gravare sopra di lui, come se qualcuno si fosse accomodato sulle sue ginocchia. Voleva di nuovo rigirarsi, ma non ci riusciva, era bloccato.
Poi... qualcosa gli solleticò uno zigomo, poi la mascella, e ancora la punta del naso, il che gli diede non poco fastidio. Un attimo dopo accadde ancora e Padre Thorne riaprì gli occhi stancamente. Invece di vedere il soffitto immerso nel buio, però, scorse una sagoma nera sopra di sé, quegli occhi che aveva già visto dentro la chiesa ora lo fissavano a distanza ridotta e possibilmente pericolosa.
Trasalì, ma non era capace di muovere neppure un muscolo. I suoi occhi, dunque, cercarono di ruotare in basso a destra e vide... qualcosa di lungo e appuntito serpeggiare a mezz'aria.
Il terrore lo immobilizzΓ² a quel punto completamente. Non riusciva neppure a gridare e la figura dagli occhi gialli non sembrava propensa a spostarsi.
Con orrore crescente il giovane prete, il cui nome di battesimo era Andrew, sentì quelle che erano senza dubbio due mani sfiorargli il torace languidamente, come nessuno aveva mai osato fare.
Capì ben presto che quella creatura, qualunque cosa fosse, demone o altro, era seduta cavalcioni sopra di lui.
Oh, Dio! Non di nuovo!, pensΓ² in pieno panico.
Deglutì a vuoto, il sudore che ora gli imperlava la fronte, freddo e appiccicoso. Sussultò e si agitò sul posto non appena una di quelle mani scostò le coperte dal suo torace e vagarono più sotto, finché non si fermarono all'inguine.
No, no, no!
CercΓ² di nuovo di muoversi, ma era pietrificato e ora piangeva come un ragazzino, terrorizzato e incapace di sottrarsi a qualunque cosa stesse avvenendo.
La cosa peggiore? Come una di quelle mani β che scoprΓ¬ avere degli artigli, o qualcosa del genere β scivolΓ² sotto i suoi indumenti, sotto la biancheria, invece di tentare un'ultima volta di scappare, scoprΓ¬ che mente e corpo parevano essersi divisi in due cose ben distinte e separate, perchΓ© dischiuse pian piano le gambe e spinse debolmente in alto il bacino.
Che cosa sto facendo?, pensΓ² angosciato.
Dalle sue labbra dischiuse eruppe un debole e stridulo uggiolio che lo fece vergognare profondamente di se stesso. GettΓ² indietro il capo e contro la propria volontΓ , quella che almeno era ancora fedele ai principi coi quali era cresciuto, si ritrovΓ² ben presto a gemere e sospirare, a emettere bassi lamenti e stritolare la federa con le dita, mentre quelle della creatura accarezzavano la sua virilitΓ , sfregavano prima verso l'alto e poi verso il basso, e ogni tanto una lieve pressione sulla sommitΓ sensibile del suo membro lo faceva trasalire e vergognare ancora di piΓΉ.
CiΓ² che davvero lo faceva sentire in colpa e disgustato nei confronti della propria persona, era la consapevolezza che se solo fosse riuscito a muoversi un po' di piΓΉ, avrebbe raggiunto la mano di quell'essere e solo per fargli capire che voleva assolutamente che continuasse, o persino guidarlo in modo da rendere quel piacere perverso e sbagliato piΓΉ ardente e languido che mai.
Doveva trattarsi assolutamente di un incubo, perché di colpo finalmente riuscì a muoversi, ma la prima cosa che fece fu proprio infilare la mano sotto le coperte. Quella della creatura si allontanò, sostituita dalla sua. Sollevò di più il bacino e con l'altra mano stritolò di più la stoffa della federa, senza più sapere se stava piangendo o gemendo, o entrambe le cose.
«Sì, fallo per me. Fammi vedere» Una voce appena udibile, morbida come il velluto e suadente, quasi proveniente da un altro mondo, risuonò sopra di lui, forse persino dentro la sua mente. «Così, bravo.» Era una voce in cui era ben udibile il piacere perverso che quella scena stava causando al padrone di quelle corde vocali.
Due dita artigliate con inaudita e inaspettata gentilezza gli fecero allontanare la mano; altre invece scostarono completamente le coperte e lo incoraggiarono a divaricare le gambe. Come uno stupido, come un peccatore qualsiasi, non si oppose e lasciΓ² fare la creatura.
SussultΓ² non appena la sua virilitΓ venne accolta da qualcosa di molto diverso da un pugno: la bocca. Era inequivocabilmente la bocca dell'essere ed era umida, calda, diabolicamente esperta nell'accoglierlo fino in fondo e terminare l'opera; gli sembrΓ² di percepire sulla propria pelle pulsante e ancora vogliosa qualcosa pungere con delicatezza, come... come otto canini β oltre alla normale dentatura β quattro piΓΉ piccoli e quattro piΓΉ grandi e decisamente piΓΉ appuntiti. Sopra e sotto.
Quelle labbra morbide, così morbide da spingerlo quasi alle lacrime, scivolavano su di lui e non si scostarono neppure quando venne, con un grido soffocato. Venne dentro quella bocca, gli parve persino di percepire i movimenti della gola impegnata a ingoiare il suo seme. Intanto le mani artigliate, e libere, vagavano avanti e indietro sul suo inguine, fra le sue gambe aperte, come a volerlo rassicurare e impedirgli di impazzire dalla frenesia.
Alla fine il giovane prete, ansimante e stremato, abbandonò il capo sopra il cuscino, il retro del collo bagnato di sudore, così come il resto del corpo. Sentiva di avere il viso accaldato, forse lo sguardo febbrile e imperdonabilmente languido e soddisfatto.
Sei abominevole, si disse, coprendosi con una mano gli occhi, la voglia di urlare per la frustrazione ormai alle stelle.
Eppure quella sera di nuovo si rese conto che era tutto molto diverso, se ne rese conto con un improvviso accesso di angoscia, terrore, rabbia e sconcerto.
TirΓ² via le dita dagli occhi.
Cosa... Che stava accadendo?
Fra le sue gambe c'era la creatura immersa nel buio, gli occhi gialli da felino puntati addosso a lui e rilucenti di malizia e chissΓ quali altre cose.
Anche se Andrew non poteva vederlo se non i meri contorni, la scura presenza della sagoma, qualcosa gli diceva che ora l'essere sorrideva, forse con perfidia, forse no.
Β«Non temereΒ» disse con insolita dolcezza la voce suadente. Β«Quelli come me non danno altro che piacere. Non proverai altro che quello, stanotte.Β»
Cosa? Che altro vuole fare?
Il giovane prete era di nuovo terrorizzato, ma non ebbe il tempo di reagire o pensare a cosa fare: le mani artigliate affondarono con decisione sui suoi fianchi e poi... poi venne tirato avanti, si ritrovΓ² a percepire chiaramente l'inguine della creatura a ridosso del suo corpo, della parte di esso che sarebbe dovuta sempre restare inviolata.
Eppure quella notte venne violata eccome e la creatura doveva essere di sembianze umanoidi, perchΓ© ciΓ² che essa aveva fra le gambe e che ora premeva per entrare nelle sue carni e affondarvi senza la benchΓ© minima decenza o vergogna, era decisamente molto simile al membro di un essere umano.
Non puΓ² davvero voler fare una cosa del genere! Dio, aiutami!
Andrew, atterrito, quasi figurandosi ciΓ² che sarebbe seguito ben presto, vagΓ² con una mano alla cieca e infine serrΓ² le dita sulla struttura in ferro della testiera del letto. TentΓ² di sottrarsi a quella presa, ma era inutile: l'essere era forte, molto forte, forse come dieci uomini nerboruti.
La creatura spinse avanti con le proprie anche ed entrò dentro di lui in un'unico, possente colpo, fino in fondo, e la cosa pazzesca era che non fece alcun male, ma anzi il giovane si sentì attraversare da una scarica di pura frenesia e piacere tale da squassarlo fin dentro l'anima.
Quella scarica gli fece sollevare il bacino di scatto e affondare con disperazione il retro del capo nel cuscino. Le labbra spalancate in un grido privo di voce, le dita che stritolavano ora tutte e dieci la testiera del letto.
Si sentiva come in preda a una violenta febbre, sudava copiosamente, respirava senza riuscire a riguadagnare veramente fiato; tremava, gemeva, ansimava. Ne voleva ancora.
Si morse il labbro inferiore e mugolΓ² come la peggiore delle meretrici, sfiorandosi il torace e scendendo sempre di piΓΉ, finchΓ© quella folle frenesia non gli fece venir voglia di assaporare con il tatto la loro unione carnale e demoniaca: eccola lΓ , la base del membro, quasi del tutto aderente alle sue carni. Era davvero dentro di lui ed era proprio quell'essere ad avergli appena dato un primo assaggio di quell'estasi senza precedenti.
Ricadde indietro. Β«Q-Qual Γ¨ il tuo nome, demone?Β» esalΓ². Doveva restare ancorato alla ragione, impedire che si andasse oltre e il modo migliore per combattere un demone era prima conoscerne il nome, per l'appunto.
La creatura si tese in avanti; stando ben attenta a non interrompere l'unione fra i loro corpi, gattonΓ² finchΓ© non fu sopra Andrew, ambedue le mani adagiate accanto alla testa del prete, il quale ora riusciva ad avvertire quel fiato caldo ed esalante una fragranza inebriante sul viso, a pochi centimetri dalla propria bocca.
Quegli occhi gialli fissi nei suoi.
«Io non ho nome» sussurrò l'essere. «Non sono un demone. Non chiamarmi mai più così.» L'ultima frase, di colpo glaciale e sibilante, venne accompagnata da un violento e secco movimento del bacino: si ritrasse e affondò nuovamente nel corpo di Thorne, quasi come a volerlo fare a pezzi, tagliare in due.
Andrew si morse le labbra a sangue, celando un gemito spezzato e acuto.
Delle lacrime corsero rapide sulle sue guance, silenziose e tutto, fuorchΓ© originate dal dolore.
Di istinto cercΓ² di afferrare le braccia o le spalle della creatura, ma quest'ultima intercettΓ² i suoi polsi e glieli forzΓ² all'indietro sul materasso, emettendo un ringhio che di umano non aveva alcunchΓ©.
Β«Io sono l'Incubo!Β» sibilΓ² all'orecchio del giovane prete, poi subito dopo iniziarono le spinte: voraci, profonde, logoranti e avide, prive di attrito doloroso. Ciascuna di esse spandeva nel corpo dell'impotente umano una scarica di estasi frenetica; nel giro di poco si ritrovΓ² a piangere e gridare, a implorare di ricevere ancora qualcosa in piΓΉ.
Riuscì a liberare le mani e si strinse alla creatura. Una di esse vagò fra le scapole e a quel punto, scendendo, percepì delle protuberanze simili ad appuntite scaglie che spuntavano dalla pelle liscia e setosa; più in basso, dove sicuramente si trovavano le vertebre sacrali, qualcos'altro. Qualcosa che era parte integrante e armonica di quel corpo strano, eppure non poi così alieno.
Qualcosa che però non riuscì a toccare se non per pochi secondi, perché subito si ritrasse, come animata di vita propria: una coda che fendette l'aria con un sibilo e uno schiocco e gli schiaffeggiò la mano, come a volergli intimare di non riprovarci una seconda volta.
Β«La coda non si toccaΒ» ringhiΓ² contro il suo collo l'essere.
«Allora sei un demone eccome.» Andrew gli graffiò la schiena, volendo a tutti i costi fargli del male, così che capisse che se anche era in suo potere, non lo era fino in fondo e poteva ancora contrattaccare.
Lo sentì ridergli nell'orecchio. «Sei un ipocrita, sai?» la sua voce pareva dolce, ma in realtà era solo una provocazione. «So cosa facevi con un compagno del seminario. So cosa accadeva di nascosto, in bagno o nel ripostiglio, nel dormitorio quando tutti erano assopiti. So che ti piaceva vederlo inginocchiarsi e prendertelo in bocca fino allo svenimento.»
Le sue non erano accuse, pareva anzi affascinato, come uno che aveva osservato sempre in silenzio, simile a uno scienziato privo di sentimenti ed emozioni che studiava il comportamento di un topo nella gabbia.
Β«Quelli come me appaiono a quelli come te, Andrew. Sono qui perchΓ© nel profondo sai di essere tu a volerlo.Β»
Senza alcun preavviso lo fece voltare con incredibile fluiditΓ e tornΓ² a penetrarlo da dietro, le spinte che creavano attrito fra la virilitΓ dell'umano fremente e il materasso.
Le dita artigliate affondarono nei suoi capelli neri e strattonarono. Lo possedeva come avrebbe posseduto un animale, o qualcosa che desiderava di esser trattato a quel modo.
«Solleva i fianchi» gli ordinò la creatura, demone o Incubo che fosse. Obbedì come un automa e le dita dell'essere si avvolsero attorno al suo membro, come avevano fatto all'inizio, e tornarono a stimolarlo.
Non ci volle molto, quasi poco dopo Andrew si inarcΓ² indietro ed emise un grido viscerale e lamentoso, imbrattΓ² il materasso con il proprio seme, un po' di esso rimase invece in mano alla creatura.
Intanto l'umano percepiva con chiarezza estrema e stupefacente qualcosa esplodere dentro di lui, ricolmarlo, ardente e piacevole.
Β«C-Che cos'Γ¨?Β» si arrischiΓ² a domandare, senza fiato.
Β«Tu cosa pensi che sia?Β» rimbeccΓ² beffardo l'Incubo e Andrew potΓ© giurare di sentirlo sogghignare diabolicamente. Appena quel corpo strano e quasi impossibile da vedere al buio si rilassΓ², dopo l'attimo di massimo piacere, l'essere si separΓ² subito dal giovane uomo di chiesa. Non sembrava affaticato nΓ© altro, come se non fosse successo niente.
Β«E ora credo proprio sia ora che tu torni a dormire.Β»

Pregare non era servito a niente, e neppure confessare a Padre Thomas di aver indugiato in atti che per quelli come lui era molto meglio evitare.
Certo, non gli aveva raccontato di come poi il demone, o Incubo che fosse, lo aveva posseduto, ma si sarebbe aspettato qualcosa in piΓΉ di una semplice rassicurazione, accompagnata dal dover recitare qualche preghiera.
Era come se il Reverendo non gli credesse per niente, il che iniziava sul serio a fargli credere di essere uscito di senno.
Eppure mai si sarebbe aspettato di trovare, una volta salito in camera dopo neppure aver cenato, di vedere ciΓ² che trovΓ² ad attenderlo proprio sopra il letto: distesa in maniera scomposta e indolente sulla pancia, con le gambe incrociate a mezz'aria, i gomiti puntellati sul materasso e le mani a sostenere la mascella inferiore, c'era... c'era la Creatura, finalmente ben visibile.
Andrew, boccheggiante, fece scorrere lo sguardo prima sulla lunga e flessuosa coda scura che serpeggiava e fendeva l'aria avanti e indietro, come quella di un gatto, poi sul fondoschiena celato da quello che sembrava un gonnellino dai bordi poco definiti e frastagliati, quasi trasparente e costituito da una fantasia strana e sicuramente astratta, i colori che variavano dal verde acido, al magenta, al marrone, all'avana fino a passare al nero. Sotto di esso le natiche rotondeggianti e armoniche come quelle di una statua antica sembravano ammiccare appositamente a lui.
Per il resto non c'erano altri vestiti, solo la schiena nuda e dalla curva ben delineata, la colonna crestata e della medesima tonalitΓ della coda che spuntava in mezzo e ancora piΓΉ in alto svaniva, celata da una fluente e lucida chioma nero-bluastra. Su caviglie, polsi e braccia erano qui e lΓ disseminati bracciali dorati che sembravano esser stati creati su misura, tanto parevano restar fermi nella loro posizione.
Il viso, perΓ², non si riusciva a vedere, se non parte di un orecchio dalle dimensioni umane, ma appuntito come quello di un elfo.
La carnagione era il particolare che piΓΉ si faceva notare: grigiastra, con un leggero sottotono color ciano. Da dove partiva la coda lo stacco di tonalitΓ aveva luogo in modo sfumato e armonico.
Andrew avrebbe voluto con tutto se stesso definire quella creatura orripilante e inquietante, ritenerla tale fino all'ultimo neurone, eppure non ci riuscì.
In realtΓ , la trovava interessante, se non a modo suo affascinante.
Una cosa era certa: o stava ancora sognando, oppure niente era stato un sogno ed era tutto vero, il che non lo rassicurava affatto e lo rendeva protagonista di qualcosa che poteva costargli per sempre il futuro come prete.
Deglutì e fece per arretrare e abbandonare la stanza, ma udendo la voce dell'essere si fermò sul posto: «Non è carino entrare in una camera e poi andarsene senza neppure aver salutato, sai?». Da come parlò, sembrava indolente e del tutto concentrato su chissà cos'altra attività , anche se non stava facendo assolutamente niente, se non poltrire come un gatto ozioso.
Andrew deglutì a fatica e biascicò parole che lui per primo non comprese.
La creatura si voltΓ² e rigirΓ² nel letto, guardandolo dal basso verso l'alto con quegli occhi felini che ora, perΓ², non sembravano risplendere come lucciole, ma erano di un colore meno appariscente, calde tonalitΓ dorate.
Il viso... non era mostruoso, per niente, non come se lo figurava il giovane prete. Era, in realtΓ , di una bellezza da togliere il respiro, faceva venire in mente Lucifero in persona prima della Caduta, o forse anche dopo di essa.
Il corpo privo di peli lo rendeva efebico, forse effeminato; il torace magro e scolpito, per quanto delicato, lasciava intendere che era un essere sicuramente di sesso maschile, e in fin dei conti lo aveva provato tramite i fatti.
Al collo portava una collana d'oro sottile, con incastonate pietre preziose e opache, rosse come il sangue, il gioiello regnava con orgoglio su quel petto come un ninnolo egizio, da faraone. Le orecchie appuntite indossavano tre orecchini per parte rotondi e di grandezza a scalare, i piΓΉ grandi in fondo e i piΓΉ piccoli piΓΉ sopra.
Per quanto tutto ciΓ² fosse davvero appariscente, la sola cosa che davvero catturΓ² a quel punto l'attenzione di Thorne fu la bocca della creatura, quella dalle labbra morbide e calde che lo aveva fatto uscire di senno la notte prima. Era esattamente come se l'era immaginata e al momento incurvata in un lieve e beffardo ghigno. Gli occhi dorati e dalle sclere grigio perla luccicavano maliziosi, le mani delicate, dalle dita affusolate e sottili, terminanti in neri artigli non esageratamente lunghi, ma ben affilati e che parevano far parte di esse, erano impegnate a giocherellare con totale nonchalance con il rosario del giovane prete.
L'incanto scivolΓ² via da quest'ultimo come un velo che era stato strappato di colpo, senza preavviso alcuno. Andrew, ora cupo e serio come la morte, tirΓ² dritto, si chinΓ² e afferrΓ² dalle sue mani il rosario.
«Questo» disse gelido, «è il solo ricordo che abbia di mia madre».
Β«E perchΓ© ti avrebbe dato quell'orribile ninnolo? Dico, l'hai guardato bene?Β» rimbeccΓ² implacabile l'Incubo, guardandosi le unghie con interesse rinnovato e meticoloso. Sembrava non sapere sul serio che quello era un rosario.
Β«Voi demoni dovreste conoscere molto bene gli oggetti dai quali Γ¨ meglio che vi teniate lontaniΒ» disse gelido il prete.
L'Incubo emise un verso di pura e annoiata esasperazione, rilassando nuovamente il capo sul materasso. Β«Quante volte lo devo ripetere, sciocco e ignorante essere umano?Β» domandΓ² retorico, sempre con indolenza. Β«Non sono un demone, sono un IncuboΒ» aggiunse gesticolando a mezz'aria, il tono simile a quello di una nenia che fin troppe volte era stata ribadita. Β«E perchΓ© tu lo sappia, noi Incubi e Succubi detestiamo quegli esseri brutali e primitivi. Noi apparteniamo a una razza superiore e piΓΉ intelligente e in fin dei conti non facciamo del male alle creature piΓΉ deboli e meno dotate d'intelletto.Β»
Ci mancΓ² poco che a Thorne venisse un tic nervoso all'occhio per la stizza. Β«Ma davvero? E violentarmi come hai fatto ieri, invece? Quello era un atto di cortesia?Β»
E poi perchΓ© stava parlando con un essere simile, nemmeno fossero pari?
Strinse di piΓΉ il rosario in mano, ma sicuramente serviva a poco e fino a un attimo prima era in possesso dell'Incubo e non gli aveva fatto neppure un graffio, una lieve scottatura. Niente.
Vide la lunga coda della creatura zigzagare, probabilmente una dimostrazione di fastidio.
Β«A me sembravi terribilmente e disperatamente consensuale, per la veritΓ Β» rimbeccΓ² secca quella... quella cosa.
Β«ConsensualeΒ» ripetΓ© a denti stretti Andrew, infervorandosi. Β«Non sapevo nemmeno se era vero oppure solamente un sogno! Non ero capace di muovermi e respingerti!Β»
Β«Questo, sciocchino, Γ¨ perchΓ© non volevi respingermi.Β» L'Incubo si tirΓ² su dal letto e si rimise in piedi con un balzo aggraziato e sinuoso. La sua andatura era un po' ancheggiante, provocatrice, mentre gli si avvicinava. Β«Io mi adeguo sempre ai desideri della persona che ho di fronte e sta solo a voi stabilire come reagire e quando. Sei stato libero sin dall'inizio e ti sarebbe bastato solo muoverti e volerlo sul serio, per sottrarti a me. PerΓ², da quello che ho visto, non ti dispiaceva sentire le mie mani su di te, o la mia bocca. Sbaglio?Β»
Β«Sbagli eccomeΒ» biascicΓ² l'umano, facendo dei passi indietro. Non lo voleva troppo vicino, aveva paura di perdere la bussola e di rivelarsi esposto e fragile, facile da attaccare.
L'Incubo rise di gusto e scosse la testa. Β«Credimi, se volessi aggredirti davvero, non avrei neppure bisogno di muovere l'indice.Β»
Gli fece schioccare a tradimento la coda alle spalle, facendolo sobbalzare per lo spavento.
Β«Non sei un cuor di coniglio, o di leone, vero? Com'Γ¨ che si dice?Β»
Β«Si dice cuor di leone, bestiaccia!Β» sbottΓ² inviperito il giovane prete. Β«E ora ti prego di lasciare questa casa e non tornare piΓΉ! Via, sciΓ²!Β»
La creatura lo fissò e poi rise ancora, realmente divertita. «Sciò a me?» lo imitò, sghignazzando. «Non funziona così! Sono io a decidere quando andare via e ora come ora ho voglia di restare qui.»
Β«Quelli come te di certo sentiranno la tua mancanza!Β» insistΓ© il reverendo, sventolando una mano. Β«Pussa via!Β»
L'Incubo sbuffò annoiato. «Non ci torno a casa. Troppi fratelli e sorelle pestiferi o noiosi, davvero troppi. Mamma e papà ormai non pensano più a me e così... be', non avendo molto da fare ho deciso di stare un po' fra voi umani: siete creature interessanti, anche se molto ottuse e arretrate.»
Β«E quanti fratelli avrai mai? Tre? Dieci?Β» lo prese in giro crudelmente Andrew.
«No, in verità sono così tanti che ho perso il conto» rispose serio l'Incubo, davvero riflettendoci. «Insomma... uhm... quasi un miliardo, credo.»
Β«Quanti?Β» esalΓ² stordito il prete, come se gli avessero dato una botta in testa.
Β«Un miliardo, piΓΉ o menoΒ» ripetΓ© a voce piΓΉ alta l'essere, convinto che avesse problemi d'udito. Β«Fatti controllare, credo tu soffra di una leggera forma di sorditΓ e...Β»
Β«IO STO BENISSIMO, GRAZIE TANTE!Β» sbottΓ² stridulo e isterico Andrew, che ne aveva piene le tasche.
L'Incubo, con le dita che sfioravano una clavicola, lo squadrΓ² con tanto d'occhi, come se fosse lui quello decisamente strano e fuori luogo. Β«Uh... Non ti arrabbiare se dico di considerarti uno strano e triste omuncolo, forse anche un po' tardo e toccatoΒ» disse cauto, come se non fosse stato giΓ fin troppo esplicito e offensivo.
Non prendeva in giro, faceva sul serio, era quello a mandare fuori dai gangheri Thorne.
Β«Dopo quello che hai combinato ieri, queste parole non possono che scivolarmi addossoΒ» rimbeccΓ² ostile.
«Perché ci tieni tanto a negare a te stesso cose così naturali e basilari per quelli come te?» domandò la creatura, davvero interessata. «Perché è così grave?»
Β«PerchΓ© essere un prete comporta il celibato a vita! Ho sposato per sempre la mia fede!Β» esplose esasperato Andrew. Β«E tu hai rovinato tutto quanto!Β»
Β«Ma se da ragazzo...Β»
Β«Da ragazzo ero un emerito imbecille e non capivo la gravitΓ delle mie azioni contronatura!Β»
L'Incubo lo fissΓ² come se fosse decisamente folle. Β«Contronatura quello? E uccidere i vostri simili in guerre per robaccia che chiamate soldi o petrolio, allora? Sottrarre la vita ai vostri cuccioli e a quelli altrui e di specie diverse senza rimorso? Privare i bisognosi dei beni necessari e darli invece a chi ha giΓ troppo?Β»
Andrew ammutolì.
Β«Io ho visto abbastanza da capire che considerate contronatura solo quel che vi fa comodo e ignorate ciΓ² che davvero Γ¨ ripugnante e spesso e volentieri vi torna utile per giustificare i vostri atti piΓΉ vili ed egoistiΒ» terminΓ² l'Incubo, serio.
Β«Io non parlo delle leggi dell'uomoΒ» disse lentamente il prete, restringendo lo sguardo, Β«parlo delle leggi del Signore, di Dio. Mi occupo di quelle, non sono un avvocato o un politicoΒ».
«Se questo tuo amico, questo tale... Dio... la pensa così, allora non è molto simpatico e carino» commentò la creatura, schietta come sempre e senza filtro alcuno, e intanto giocherellava con un lungo e setoso ciuffo di capelli corvini.
Andrew impallidì. «Ma come ti permetti?» sussurrò, livido. «Hai la minima idea di cosa stai dicendo? Di chi stai parlando?»
Β«No, ma a sentire te dico solo di non voler incrociare quest'individuo, altrimenti potrei dirgliene quattroΒ» replicΓ² l'Incubo tranquillamente, ma senza scherzare. Prima che il prete potesse replicare, si allontanΓ², distese la coda e la avvolse attorno a un piccolo volume sulla scrivania della camera. TornΓ² indietro e lo mostrΓ² a Thorne, che lo conosceva bene: la Bibbia.
Β«Pensavo che fosse un personaggio inventato, ma importante, di questo libro. Viene nominato spesso, quasi sempre. Γ una lettura abbastanza carina, ma ci sono tanti buchi di trama e incongruenze. Ho letto libri di fantasia migliori, onestamente. Non riesco a capire chi sia l'autore, ma fossi in lui...Β»
Β«Cosa... tu...Β» Il giovane diacono era piΓΉ livido che mai.
Capendo che stava per esplodere come un vulcano in piena eruzione, l'Incubo si sbrigΓ² a ficcargli in mano il libro e fece un paio di passi indietro. Β«Volevo solo leggere qualcosa per fare pratica con il vostro linguaggio. Γ molto piΓΉ facile del mio, anche se un po' macchinoso, perΓ²...Β»
Β«LA BIBBIA NON Γ UN LIBRO QUALSIASI!Β»
La creatura si coprì le orecchie, facendo una smorfia infastidita. Aveva un udito parecchio sviluppato e sensibile, e sentire qualcuno urlare a quel modo, a pieni polmoni, a spaccatimpani, per lui equivaleva a una vera e propria tortura acustica.
Appena si fu assicurato che l'altro aveva terminato di gridare, scostΓ² le mani. Β«Non c'Γ¨ bisogno di arrabbiarsi, sai? Era solo un parere del tutto imparziale e critico, il mio, ma d'altra parte... i gusti sono gusti!Β» disse, sollevando tutte e dieci le dita in segno di resa. «à solo che non capisco perchΓ© certe cose siano contronatura e altre, invece, no. Voglio dire... Γ¨ grave che due persone della medesima sessualitΓ copulino per semplice piacere, e non lo Γ¨ perΓ² tradire un amico β una persona, tra l'altro, dalle capacitΓ straordinarie e origini sorprendenti β permettere a dei crudeli soldati di processarlo ingiustamente, di torturarlo e infine appenderlo a una croce? In tutta onestΓ questo mi sembra molto piΓΉ orribile e disumano. Γ contraddittorio, non trovi?Β»
Β«Γ... Γ diverso, e comunque non puoi capire!Β» tagliΓ² corto Andrew. Β«Non sai niente di queste cose! Non permetterti di giudicare a priori!Β»
Β«Io non sto giudicando. Sto cercando di capire. Sei tu a giudicare me e a definirmi un ignorante, mentre in realtΓ il problema Γ¨ che veniamo da culture completamente differenti. Nella mia non conosciamo questo Dio e non veneriamo nessunoΒ» ribattΓ© l'Incubo, di nuovo diretto, ma non scostante. Stava solo appurando un dato di fatto.
Andrew si rese conto di essersi dimostrato fino ad allora assai poco cristiano e comprensivo. Non molto diverso, per la veritΓ , da tante altre persone prive del suo stesso collarino ecclesiastico.
Β«Senti...Β» SospirΓ². Β«Io so questo: nella mia cultura, anzi religione, quello che Dio dice equivale alla legge e la legge non consente a due persone dello stesso sesso di avere rapporti carnali, perchΓ© un amplesso Γ¨ solo a scopo riproduttivo. In teoria non sarebbe permesso neppure l'aborto nΓ© la contraccezione, ma siamo nel Ventunesimo secolo e cose come l'AIDS e le malattie veneree, nonchΓ© l'abbandono degli orfani o gli aborti, stanno aumentando a vista d'occhio e allora si Γ¨ deciso di fare uno strappo alla regola. Tutto qui.Β»
Β«E tu sei d'accordo con tutto questo? Anche e soprattutto tenendo in considerazione chi eri e resti, pur rimanendo nascosto?Β» chiese semplicemente l'Incubo, curioso.
«Non metto in discussione certi argomenti, perché... be', perché so che le cose stanno così e basta. à giusto così.»
Β«E chi lo dice?Β»
Β«Lo dice Dio.Β»
Β«E chi Γ¨ Dio per dire tutto questo? A me sembra solo il personaggio di una storia qualsiasi.Β»
«La Bibbia è la storia del mondo guardata attraverso gli occhi del Divino, uno sguardo trascendentale, per così dire.»
Β«Non hai risposto, perΓ², alla domanda che ho fatto.Β»
Β«Dio non Γ¨ una cosa o una persona. Dio... Γ¨ semplicemente Dio! Γ in tutto quello che ci circonda, Γ¨ dentro di noi, Γ¨ la fuori, nella pioggia, nel vento, nel sole e negli alberi. Negli animali e nei ruscelli. Non ha un corpo nΓ© una forma.Β»
Β«E come sapete se c'Γ¨ veramente, se neanche potete vederlo o ha una forma definita?Β»
Β«Lo sentiamo. Non tutti, ma sentiamo che c'Γ¨, che Γ¨ accanto a noi, al fianco anche di coloro che non credono in lui. Ci ha creati e ha donato a tutti quanti il libero arbitrio, ovvero la capacitΓ di fare le nostre scelte. Se poi siamo stati solo capaci di rovinarci da soli e di scegliere la strada sbagliata, questi errori vanno imputati solo alla fallacia dell'essere umano, non alla fiducia che Dio ha riposto in lui. Gli umani purtroppo tendono a peccare sempre, a cedere alle tentazioni, alla cattiveria, alla gelosia e all'odio. Sono imperfetti, ma forse anche per questo sono le creature che Dio ama di piΓΉ e si Γ¨ piΓΉ impegnato a creare a sua immagine e somiglianza. Γ il padre di tutti quanti, capisci?Β»
L'Incubo tacque per alcuni istanti. Β«Un padre, perΓ², dovrebbe essere presente per i propri figli. Dovrebbe ogni tanto dimostrare loro che li ama e che pensa a loro. Ogni tanto mamma e papΓ tornano a considerarmi e ad assicurarsi che non mi manchi niente, e sai che ho tantissimi fratelli. Riescono ad essere presenti perΓ² per ognuno di noi, senza preferenze.Β»
Nella stanza tirava improvvisamente un'aria molto strana e sospesa, come se il mondo intero si fosse dimenticato di fare quello che stava facendo e avesse scelto di fermarsi e di restare in ascolto di quella conversazione profonda e molto seria.
Mamma e papΓ ...
Andrew non poté non ripensare ai propri genitori e a quanto avesse sentito per anni la loro mancanza, quanto fosse stato difficile restare in orfanotrofio perché i suoi zii, semplicemente, non lo avevano voluto fra i piedi né avevano voluto saperne di occuparsi di lui, neppure finanziariamente, così da non farlo restare con un pugno di niente e senza nessuno cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà .
Non era mai andato a cercarli, in tutti quegli anni. Forse mai li aveva perdonati, doveva ammettere a malincuore, e anche quello era un peccato. Bisognava perdonare il prossimo, anche quando questi pugnalava alle spalle. Il perdono risollevava lo spirito, il rancore lo faceva invece sprofondare e annerire.
EsalΓ² un sospiro e si lasciΓ² cadere seduto sul bordo del letto, ravviandosi i capelli scuri. L'altra mano infilata nel colletto, come se di colpo gli andasse troppo stretto.
Β«Dio si Γ¨ mostrato e continua a mostrarsi molte volte, in realtΓ . Siamo noi che quasi sempre non riusciamo a riconoscerlo e invece di accoglierlo nelle nostre vite, lo scacciamo lontano e prendiamo a calciΒ» disse, quasi sovrappensiero. Β«Potrebbe persino aver scelto di mostrarsi in un mendicante qualsiasi per strada, ma noi vedremmo soltanto un relitto di essere umano da cui bisogna solo stare lontani.Β»
Quella conversazione lo aveva stremato, a essere onesti.
Sollevò lo sguardo verso l'Incubo, il quale domandò: «Un'altra cosa che non mi è molto chiara, è perché, se vi ha creati lui, lo ha fatto dandovi la capacità di provare amore e odio, piacere e dolore, gioia e tristezza, e poi però vi impedisce di godervi tutto questo appieno, secondo la visione di ognuno che è sempre diversa e mai uguale. Parlando di piacere: se vi è consentito per natura provarlo e farlo provare agli altri, perché ad alcuni questa possibilità dev'essere negata, se siete stati creati così? Se avesse voluto semplicemente vedervi riprodurre come... non so, come dei batteri, allora non si sarebbe disturbato a fare in modo che provaste qualcosa nel dare vita a un nuovo essere vivente. So che non sempre gli umani sono capaci di farlo, a volte alcuni di voi purtroppo mancano di questo dono. Dunque, secondo la logica della vostra cultura, anche loro non dovrebbero far niente per il semplice gusto di farlo?»
Β«Il reale problema, Incubo, Γ¨ con chi facciamo certe cose, non per quale fine lo facciamo.Β»
Β«Il problema, a mio parere, ve lo siete creati con le vostre stesse maniΒ» rispose l'Incubo, chinandosi e poggiando le mani sulle ginocchia, per guardarlo dritto negli occhi. Β«Secondo me i tuoi simili hanno sfruttato le leggi di questo Dio per stabilire le proprie in base alla loro visione decisamente primitiva e insensata.Β»
Β«Non sapreiΒ» mormorΓ² Andrew, quasi irretito dai suoi occhi dorati. Β«Dio Γ¨ senza dubbio la piΓΉ grande contraddizione di tutti i tempi e agisce per vie misteriose e spesso incomprensibili. Io... Io cerco solo di essere uno dei suoi portavoce, non ho tutte le risposte. Non sono nessuno per mettere in discussione il suo grande disegno.Β»
La creatura ruotΓ² di lato la testa, ora davvero somigliava a un gatto. Β«In quel libro ho visto di tanto in tanto che si ripete una parola.Β»
Β«Quale parola?Β» chiese rauco l'uomo, il quale ormai trovava difficile continuare a sostenere lo sguardo diretto e perenne dell'Incubo.
Β«Amore. Anche noi lo conosciamo, ma per voi umani che cos'Γ¨?Β»
Quella domanda impedì per diversi minuti a Andrew di rispondere. Deglutì. «Ci sono tanti tipi di amore, per noi: spirituale, trascendentale, carnale, filiale» disse, sempre più in subbuglio. «Affetto, amicizia.» Deglutì a vuoto, gli occhi che purtroppo continuavano a tornare sempre su quelle labbra. «Abnegazione, spirito di sacrificio, comunione di spiriti, anime affini.» Serrò le dita sul bordo del letto, le mani che di colpo stavano tremando. «La carezza di una madre, l'abbraccio di un padre, la complicità con un fratello o una sorella.» Un fremito, un brivido gli percorse la spina dorsale. «Le lacrime versate per la morte di un parente, di un amico, persino un animale domestico. Le risate con le persone con cui si sta bene. I baci che gli amanti si scambiano sotto le stelle.»
Proprio quando era convinto di star per fare una cosa decisamente sbagliata, l'Incubo smise di guardarlo e sorrise tra sΓ©, annuendo come se avesse finalmente capito tante cose. Β«Il tuo Dio inizia un po' a piacermi, ma ancora ho bisogno di pensarci un po'. In fin dei conti non sei un triste omuncolo e te la cavi abbastanza bene, per essere un umano come tanti altri.Β»
Andrew fece un bel respiro e lo guardò uscire dalla stanza. Sapeva, però, che probabilmente sarebbe rimasto nei paraggi. A malincuore dovette ammettere, mentre si sfilava il colletto bianco e si allentava i primi bottoni della camicia grigia, continuando a respirare pesantemente, che l'idea di saperlo in giro per casa non lo disturbava più così tanto.

Quando verso tarda sera fece ritorno, dopo esser stato per ore fuori, in giro per la campagna a prendere aria il più possibile, così da schiarirsi le idee, di nuovo aveva lo stomaco chiuso e dunque proseguì al piano di sopra. Proprio come ore prima, vide l'Incubo di nuovo disteso sul letto, al centro di esso, ma stavolta pareva assopito e se ne stava in posizione fetale, la coda che lo avvolgeva quasi a mo' di protezione. Ancora una volta a Andrew fece venire in mente un gatto, perché anche quegli animali si acciambellavano sui letti e vi restavano per ore a sonnecchiare.
SbuffΓ² una risata del tutto spontanea notando, da vicino, che teneva le mani persino davanti al viso e accanto alla testa, esattamente come un felino che dormiva della grossa, deliziato dal dolce far niente.
Si passΓ² pollice e indice sulla mascella coperta da un sottile e curato strato di barba e i suoi occhi verdi spaziarono dall'Incubo addormentato a varie parti della stanza, infine sul crocefisso che vegliava sul giaciglio.
Mi stai mettendo alla prova?, chiese, e per la prima volta si domandΓ² se Lui fosse in ascolto davvero.
Decisamente stanco e spossato, si abbandonΓ² sul materasso, a poca distanza dalla creatura, e di nuovo tornΓ² a guardare quest'ultima, come se ora fosse l'Incubo la piΓΉ grande contraddizione cui avesse mai assistito, il mistero piΓΉ insolubile cui far fronte.
Per un po' lottΓ² contro l'impulso appena sorto in lui, ma alla fine cedette: accostΓ² una mano e fece scorrere delicatamente le nocche sullo zigomo esposto dell'Incubo, come se fosse una fragile porcellana di magnifica fattura.
Un lieve e inspiegabile sorriso gli incurvava le labbra.
Non osava fare di piΓΉ, anche se... anche se avrebbe voluto avvicinarsi e baciare la sua guancia, o la fronte, o le labbra che erano state capaci prima di atti decisamente poco ortodossi e provocatori, poi di intessere discorsi profondi e filosofici che mettevano in discussione e a confronto due culture decisamente agli antipodi.
GuardΓ² quella creatura con occhi molto diversi, rispetto a ore prima.
Per qualche motivo del tutto inspiegabile, non si sentiva piΓΉ solo.
Si accigliΓ² e avvicinΓ² e sbarrΓ² dapprima gli occhi udendo il suono di quelle che sembravano, vagamente, una sorta di fusa; poco dopo non resse oltre e rise di gusto, tappandosi la bocca in tempo, prima di svegliare l'Incubo.
Se ci pensava bene, forse non aveva commesso un reale peccato, perchΓ© in fin dei conti non aveva giaciuto con un altro uomo, un essere umano, nΓ© un demone.
Quindi davvero poteva essere incolpato di qualcosa?
A malincuore lo vide infine muoversi un po', infine svegliarsi e tirare su il capo, la faccia intontita dal sonno. Andrew in silenzio lo osservΓ² celare uno sbadiglio, poi: Β«Dormivi della grossa, eh?Β».
L'Incubo si stiracchiΓ² e distese sulla schiena. Β«Sono una creatura notturna. Dormo di giorno ed esco dalla tana la notte.Β»
Β«In pratica sei un gufo, o un pipistrello.Β»
Β«Preferisco i pipistrelli, con loro vado molto d'accordoΒ» replicΓ² scherzoso l'Incubo, ma sembrava anche sincero e davvero in vena di riflessioni.
Andrew si decise a porgli una domanda che si era dimenticato di fargli ore prima: «Perché per te sembra essere così importante, quasi vitale, sedurre gli umani e... be', fare quello che hai fatto anche con me ieri?».
«Perché è così che mi nutro» ribatté l'essere, come se fosse la cosa più ovvia e semplice del mondo. «Non mi nutro dei rapporti in sé per sé, né risucchio la vita o roba del genere, assorbo semplicemente l'energia scaturita dagli amplessi. à così e basta, è nella mia natura e in quella di molti altri miei fratelli. Siamo fatti per questo. Noi vi diamo quello che desiderate nel profondo del vostro cuore, facciamo avverare anche le vostre fantasie più sporche o compromettenti, e noi in cambio prendiamo solo un po' dell'energia che va generandosi quando il vostro corpo viene a contatto con il nostro. Spesso quello che prendiamo è inferiore a ciò che diamo.»
Β«In sostanza, Γ¨ come se vi prostituisteΒ» si permise di osservare Andrew, diretto.
Β«Che vuol dire?Β» chiese confuso l'Incubo.
«Be'... è quando... uh... quando una persona, in pratica, in cambio di prestazioni sessuali viene ricompensata. Il punto è che qui da noi non è un'attività guardata con benevolenza e a volte certe persone vengono costrette a prostrarsi e umiliarsi così.»
Β«Suona davvero come una cosa orribileΒ» osservΓ² l'Incubo.
Β«PerchΓ© hai scelto me?Β» chiese di nuovo Andrew.
L'Incubo si girò su di un lato, così da guardarlo. Sulle sue labbra un lieve sorriso enigmatico. «Non ti ricordi?» chiese.
Β«Che cosa?Β»
Β«Qualche settimana fa stavi passando per strada e hai visto passare un micetto. Ti sei fermato ad accarezzarlo e a stare in sua compagnia, poi perΓ² Γ¨ sparito. Hai capito, adesso?Β»
Il prete si accigliΓ². Β«Eri tu?Β» esalΓ², sbigottito, e finalmente riconobbe quegli occhi. Li aveva giΓ visti su quella strada dove imperversava la pioggia. Β«PerchΓ© poi sei scappato, allora?Β»
«Non mi sono mai avvicinato così tanto a un umano, non quando vado in giro celando le mie sembianze. à diverso quando devo fare quello che devo fare per sopravvivere. Tu hai solamente catturato il mio interesse e ho iniziato a osservarti e a desiderare di avvicinarmi un altro po' a te. Sentivo che non eri fino in fondo come gli altri, che eri interessante. Ho agito come ho fatto altre volte, ma su di te ha avuto un effetto inaspettato. Non era nei miei piani affezionarmi, tendo ad evitarlo perché siete tutti ciechi e incapaci di accettare le creature troppo diverse da voi. Tu pensavi che fossi un demone!»
Thorne sorrise, quasi con dolcezza. Β«Non sei un demoneΒ» sussurrΓ². Β«Forse sei piΓΉ umano tu, che non lo sei affatto fuori, di tanti altri come me che invece non lo sono dentro. Visto? Tu sei un paradosso, Incubo Senza-Nome!Β»
Si incupì, ma non nel senso che era arrabbiato, solo amareggiato. «Davvero non hai un nome?»
Β«I nomi sono per gli oggetti e per le persone, per gli animali e le piante, per le rocce e i fiumi. Io non sono niente di tutto questoΒ» replicΓ² criptico l'Incubo. Β«Nessuno di noi ha un nome, da dove vengo io.Β»
«Sì, però... in qualche modo tua madre e tuo padre ti chiameranno, quando parlano con te!»
Β«Noi non parliamo, laggiΓΉ. Comunichiamo tramite i gesti e le azioni. Per questo il nostro mondo si chiama il Regno del Silenzio. Abbiamo le nostre maniere, le nostre regole e modi di comportarci in base a chi abbiamo di fronte, ma non usiamo la voce. Ci siamo solo adeguati a ciΓ² che Γ¨ normale per tante altre specie, come ad esempio la vostraΒ» rispose tranquillamente l'Incubo. Β«PerΓ² confesso che a me piace tanto stare qui per la musica. Da noi non esiste, al massimo ci sono il fruscio degli alberi, il vento tra i fili d'erba, la brezza fra i capelli, il suono della natura e proprio per ascoltarlo e non perdere neanche un po' di quella melodia sempre imprevedibile abbiamo un udito piΓΉ sviluppato, che si Γ¨ abituato al silenzio. Voi avete creato cose nuove, invece, strumenti per creare suoni diversi dai soliti. Γ questo che ammiro di voi: la musica.Β»
La creatura per un po' si tacque. Β«I nomi sono fatti per ciΓ² che siamo sicuri rimarrΓ e saprΓ rinnovarsi. Quelli come me nascono e crescono, ma quello che ci tiene in vita Γ¨ la capacitΓ degli altri esseri viventi di sognare, sognare per davvero, e sempre meno persone sanno farlo. Forse un giorno scompariremo perchΓ© nessuno avrΓ piΓΉ bisogno di noi.Β»
Andrew deglutì a vuoto, ora aveva un peso senza nome a comprimergli il petto. «Resta qui, allora. Qui con me» disse di getto.
«In quel modo scomparirei di certo» rispose mestamente l'Incubo. «à questo che succede a un incubo quando la notte passa e il sole sorge. à per questo che dormo di giorno e non esco mai sotto la diretta luce del sole. Finirei per sparire e presto o tardi dovrò per forza tornare a casa. Siamo numerosi in famiglia, ma siamo uniti. Spero solo che voi, qui, continuerete sempre a fare musica.» Le labbra socchiuse dell'Incubo esalarono un lieve sospiro, poi trattennero il fiato. Pareva voler dire qualcosa, ma non trovare le parole adatte o il coraggio di pronunciarle ad alta voce. Perciò decise di lasciare che fossero i gesti a parlare: gattonò e infine salì sopra di lui non appena vide che si era adagiato di schiena sul materasso.
Β«Hai ancora paura di me?Β» chiese l'Incubo, guardandolo negli occhi. Sembrava realmente interessato alla risposta.
Lo vedeva che era molto teso e forse a disagio, e non voleva fare come la volta scorsa e sfruttare l'ascendente naturale che aveva sugli umani. Voleva che fosse una cosa spontanea e realmente desiderata.
Andrew guardò altrove, poi di nuovo l'Incubo. «Io ho sempre avuto paura di tutto» disse a mezza voce. «Paura di me stesso, di cosa sapevo di provare, di ciò che gli altri avrebbero pensato di me se avessero saputo come mi sentivo tutte le volte che ero costretto a fingere, a nascondermi.» Di nuovo spostò lo sguardo e lo fece per celare il luccichio che campeggiava nei suoi occhi. Sfiorò il colletto bianco con le dita. «Io credo davvero che ci sia qualcuno lassù a tirarci ogni tanto fuori dai guai. Ho bisogno di crederci, ma di questo bisogno ho fatto la mia vita, così come del voler a tutti i costi nascondermi, rifugiarmi dietro abiti che mi avrebbero reso intoccabile e impedito di perdermi» Non si scompose più di tanto neppure quando una lacrima sfuggì al suo controllo e scese in diagonale, bagnando le lenzuola. «Tu mi hai smascherato, però, e in due soli giorni mi hai messo di fronte a uno specchio e fatto capire quanto io sia stato per anni e anni un ipocrita e un bugiardo, un vigliacco. La verità , nuda e cruda, è che avevo bisogno di essere amato ed ero convinto che non ci sarebbe mai stato nessuno per me là fuori, perché in fin dei conti chi diceva di amarmi già una volta mi aveva abbandonato. So che...» Respirò col naso e cercò di asciugarsi il viso, più veloce che poteva. «So che non è stata colpa loro, ma di quell'uomo ubriaco che ha avuto la pessima idea di guidare, quella sera, e di andare loro addosso. O forse non è colpa di nessuno e sto solo cercando di trovare una parete dove sbattere la testa. Il punto è c-che... Ci ho provato, ma poi sei arrivato tu e adesso... adesso mi sento uno stupido ad aver avuto sempre paura, per tutta la mia vita.»
Non voleva piΓΉ averne, nΓ© vivere quel che gli restava da vivere in compagnia dei rimpianti e di quel costante peso sul cuore a impedirgli di respirare.
Β«La cosa piΓΉ importante Γ¨ mettere in pratica gli unici veri insegnamenti di quel libro che tu hai criticato: amare e essere amati, fare dell'amore la nostra missione, la nostra piΓΉ grande aspirazione, perchΓ© solo quello forse ci salverΓ un giorno dal disastro.Β»
Lentamente sfilΓ² via il colletto bianco e la camicia tornΓ² ad essere un indumento qualsiasi. Un dettaglio, a volte, faceva davvero la differenza.
«Non voglio più vivere in funzione della paura. Basta così» terminò, poi si tirò su ed esitò. La notte prima, in fin dei conti, tutto era stato giostrato unicamente dall'Incubo, lui si era limitato a ricevere tutto, fino alla fine.
Non aveva idea di cosa fare o come. Da quanti anni non prendeva piΓΉ l'iniziativa? E comunque non si era mai spinto piΓΉ di tanto in lΓ .
Sollevò una mano e la adagiò sul retro del capo dell'Incubo, poi esitò, si avvicinò piano piano e pose le labbra sulle sue. Inizialmente fu solo una sorta di dolce sfregamento, la sua inesperienza venne rispettata e quando l'altro percepì che era pronto al passo successivo, si ritrovarono ben presto a scambiarsi un bacio vero e proprio che venne infine approfondito. Andrew ansimava, il cuore che gli fracassava le costole, la mano destra vagava sulla schiena nuda dell'Incubo, la sinistra invece affondava fra quei folti e morbidi capelli corvini, tiepidi e talmente ovattati da sembrare accoglienti.
La creatura proveniente dal Regno del Silenzio lo spinse dolcemente giù, di nuovo sul materasso, gli circondò il viso con le mani e continuò a baciarlo, come a voler intanto permettergli di conoscere il suo corpo, il corpo di un altro essere maschile che poi non era così tanto diverso.
Vedendo che esitava un po' troppo, gli prese le mani e se le portò al torace, lo incoraggiò ad accarezzarlo e non appena Andrew si fu convinto e fatto più audace, proseguì il percorso sulle gambe che racchiudevano i suoi fianchi e lo sovrastavano. Osò ancora, scostò la leggera e setosa stoffa del gonnellino e gli sfiorò il fondoschiena. In risposta l'altro mosse i fianchi avanti sopra il suo inguine, un movimento fluido e delicato.
Andrew respirΓ² pesantemente e tornΓ² su con le dita, graffiando piano la pelle vellutata dell'Incubo.
Ora i suoi occhi erano lucidi, ma per altre ragioni.
Β«Permettimi di darti un nomeΒ» ansimΓ², guardandolo. Β«Ti prego.Β»
Β«I nomi hanno un potereΒ» gli ricordΓ² l'Incubo, mentre parlavano si scambiarono altri baci sempre piΓΉ roventi. Β«Per noi possono rivelarsi una condanna.Β»
Β«Lo sapremo solamente io e te, e nessun altroΒ» gli promise l'umano. Chiamarlo semplicemente Incubo o Creatura gli suonava davvero orribile e sterile. I nomi erano importanti, potenti, certo, ma servivano anche a costruirsi un'identitΓ esclusiva. Cos'erano gli esseri viventi, senza un nome?
Β«Va beneΒ» concesse l'Incubo. Β«Chiamami con questo nome, allora.Β»
«Alex» rispose di getto Andrew. «à l'abbreviazione di... Alexander...» Disse a scatti, perché intanto cercava di slacciarsi la cintura e i pantaloni. «Significa... difensore degli uomini.»
L'Incubo lo spinse di nuovo giΓΉ, stavolta con piΓΉ irruenza, e intanto assaporΓ² nella mente quel nome: Alexander. Alex.
«à bellissimo» sentenziò. «Nessuno mi aveva mai voluto dare un nome, prima d'ora.»
Β«Io non sono come gli altri, no?Β»
Β«Decisamente no.Β» L'Incubo, anzi Alex, sorrise sincero e lo baciΓ² con slancio; nello stesso istante, capendo che non c'era bisogno di stimolarlo, lo accolse dentro di sΓ© senza alcuna difficoltΓ . Fu un ingresso piacevole per entrambi e una sensazione nuova per Andrew, forse un po' strana.
Alex lo avvolgeva in una morsa calda, stretta e da togliere il fiato, eppure era anche in un certo senso umida.
Β«Γ... Γ un po' stranoΒ» ammise a denti stretti, pentendosi di non essersi tolto la camicia e il resto dei vestiti nella foga del momento. Β«S-SarΓ sempre cosΓ¬ con gli altri uomini?Β»
Inutile girarci attorno e inutile era anche reprimere chi era e vivere di privazioni che probabilmente portavano piΓΉ male che bene.
Alexander abbandonΓ² le mani ai lati della sua testa, in cerca di un sostegno, e cominciΓ² a ondeggiare contro di lui. A ogni movimento sembrava attrarlo sempre piΓΉ in profonditΓ , ansimava e gemeva. Β«N-Non proprioΒ» rispose tutto d'un fiato. Β«Il corpo di un Incubo Γ¨ diverso da quello degli umani. S-Siamo nati per essere il sogno ad occhi aperti di chiunque e non dare il minimo problema.Β»
AbbassΓ² lo sguardo e il capo alcune ciocche di capelli sfuggite alla treccia che li teneva uniti sul retro andarono a finire davanti al suo viso.
Era difficile stabilire chi dei due fosse piΓΉ in preda all'estasi crescente. L'Incubo si appoggiΓ² con la mano sinistra al ginocchio sollevato e ancora coperto dai pantaloni neri di Andrew e velocizzΓ² il ritmo.
Poi l'uomo lo strinse a sΓ© e capovolse le posizioni, desiderando di avere il controllo su tutto quanto, anche su Alex, il quale incrociΓ² le gambe dietro alla sua schiena e si aggrappΓ² al collo dell'umano al quale era finito veramente per affezionarsi, lui che per regola non avrebbe potuto fare niente del genere.
Non era nelle mansioni di un Incubo affezionarsi agli umani, con loro l'intesa esisteva solo quando entrambe le parti avevano qualcosa da prendere l'una dall'altra e viceversa.
Per gli umani erano solo ombre, loro, spettri notturni portatori di lussuria e risveglio dei sensi piΓΉ animaleschi e a volte aberranti.
Erano parte di un folclore che aveva radici antiche e mitologiche e per restare tali dovevano mantenere le distanze, eppure lui aveva infine fallito.
ReclinΓ² il capo all'indietro quando Andrew gli baciΓ² la giugulare e ogni altro centimetro di pelle che incontrava con le labbra che sembravano ardere.
Β«Niente maleΒ» disse beffardo. Β«Impari in fretta.Β»
Ogni affondo gli toglieva il fiato e faceva rimpiangere sempre piΓΉ il dover fare ritorno a casa per forza, perchΓ© era quello il suo posto.
PiΓΉ il ritmo si faceva serrato e piΓΉ avrebbe solo voluto restare con quel mortale per sempre, anche a costo di sparire e dissolversi come neve al sole. L'ultima spinta lo fece trasalire e per soffocare il grido di pura estasi gli morse una spalla, mentre la calda linfa maschile dell'uomo lo ricolmava; venne anche lui fra i loro corpi e dopo qualche altro affondo refrattario, Andrew si abbandonΓ² fra le sue braccia, stremato e ansimante. Le dita ancora affondate fra i capelli dell'Incubo, serrate su di essi come quando si era sentito esplodere, poco fa.
Alexander aveva finito per strappargli la camicia sulla schiena, tanto aveva stritolato la stoffa fra le dita artigliate. Non osΓ² muoversi neppure di un millimetro, voleva assaporare quell'attimo fino all'ultima, dolce-amara goccia.
Il mortale si scostΓ² e solo quanto bastava a guardare l'Incubo negli occhi. Β«Resta con me, ti pregoΒ» lo implorΓ² di nuovo. Β«O almeno giurami che un giorno ti rivedrΓ². Mi basta anche questo.Β»
Forse era solo uno sciocco, ma lo voleva al proprio fianco, ora e per sempre, pur sapendo che era un sogno impossibile da realizzare.
«Non posso darti false speranze» rispose Alex. «Non chiedermi di prenderti in giro così.» Cercò di abbozzare uno dei suoi soliti sorrisi beffardi e gli sfiorò la punta del naso diritto con l'indice. «Te la caverai benissimo anche senza di me, fidati!»

Erano trascorsi da allora due anni e durante tale lasso di tempo Andrew aveva abbandonato gli abiti ecclesiastici e aveva deciso di rifarsi una vita altrove, magari anche di andare avanti, eppure ogni tanto era sempre tornato a ripensare al passato, a quei soli due giorni che aveva passato in compagnia dell'Incubo che lui aveva infine ribattezzato Alex, lo stesso che si era rifiutato di promettergli che un giorno, presto o tardi, si sarebbero rivisti.
Non era mai successo e Andrew, con il cuore a pezzi, si era arreso all'idea che ormai fosse passato troppo tempo e non vi fosse piΓΉ la benchΓ© minima speranza di rivedere Alexander.
Aveva frequentato qualcuno, di tanto in tanto, senza che perΓ² diventasse mai una cosa seria.
Attualmente era da solo, di nuovo, forse piΓΉ che mai.
La veritΓ era che non riusciva a dimenticare Alex, come questi gli aveva suggerito di fare prima di andarsene. Mai avrebbe dimenticato, sapeva anche questo, conviveva con quella dura realtΓ .
Come avesse potuto quell'Incubo lasciare un segno tanto profondo in così poco tempo, per lui sarebbe rimasto sempre un mistero, ma quel segno c'era, lo percepiva nella stretta dolorosa al cuore che provava ogni santa volta che ripensava a lui, alla felicità che aveva visto volare via.
Tanto per cambiare e sì, cercare di svagarsi, di vedere il mondo, aveva deciso di trascorrere un mese oltreoceano, per la precisione a Roma, che da sempre aveva sognato di visitare e vedere coi propri occhi. Che dire? Era magnifica e gli italiani erano completamente differenti dai suoi connazionali, avevano un modo tutto loro di rapportarsi col prossimo e di atteggiarsi, tendevano a essere espansivi e alla mano.
Eppure eccolo lì, da solo, appoggiato al parapetto di Ponte Sant'Angelo, lo sguardo perso nel vuoto e puntato in apparenza sul lungotevere. Era inverno e faceva alquanto freddo, tirava un po' di vento e i suoi capelli scuri, ma che avevano iniziato a ingrigire sulle tempie, si agitavano sospinti dalla brezza invernale.
Si chiese se Alex esistesse ancora, o se alla fine le persone davvero avessero smesso di sognare.
Magari, proprio adesso, Γ¨ con qualcun altro, a fare quello che deve fare per sopravvivere.
Il solo pensiero lo faceva star male, ma anche ingelosire, pur non avendo in fin dei conti alcun valido motivo per essere geloso. Non si erano detti nulla ad alta voce che potesse lasciar intendere che fosse davvero accaduto qualcosa di importante e prezioso. Alex non l'aveva neppure guardato prima di andarsene e gli pareva solo ieri quando, appena l'aveva visto andare via, era scoppiato a piangere come un ragazzino, sentendosi giΓ dimenticato, parte del passato.
Aveva fatto male vederlo lasciare casa sua a quel modo, con quel distacco, ma non era mai riuscito a odiarlo, mai. Gli mancava tutto di lui: i suoi occhi dorati, la sua carnagione decisamente particolare, la coda di cui tanto era geloso, quei fluenti capelli corvini, il suo sorriso beffardo e da eterno ragazzino. Quel suo innato profumo speziato ed esotico, di chissΓ quale lontana terra nel Regno del Silenzio.
Tutto gli mancava di lui e avrebbe dato via tutti gli anni che gli restavano da vivere pur di poterlo rivedere solo un'ultima volta, trascorrere con lui l'ultimo giorno di vita.
SospirΓ² e sollevΓ² lo sguardo verso il cielo invernale e plumbeo che ora era sfumato di rosa e arancione per via del tramonto che ormai incombeva all'orizzonte.
Probabilmente ti aspetterΓ² per sempre, seppur invano, pensΓ² rattristato.
Si scostΓ² dal parapetto del ponte e infilΓ² le mani nelle tasche del soprabito scuro.
Β«Va tutto bene?Β»
Sussultò udendo una voce alle spalle, anche se avrebbe giurato che lì attualmente non stesse bazzicando anima viva. A quanto pareva si era sbagliato e chi gli aveva parlato sapeva parlare in inglese. Anche se quell'accento, quella voce...
Era mai possibile che...?
Lentamente si voltΓ², assalito dalla paura di avere solo un'allucinazione, che lui potesse sparire di nuovo come quella mattina, prima che l'alba fosse sorta.
No, era davvero lì, a solo tre metri di distanza, ma era diverso: i capelli erano stati un bel po' accorciati, arrivavano appena oltre il collo, ma erano neri, proprio come li ricordava, e gli occhi sempre color dell'oro e più vivi che mai. Però qualcosa di diverso c'era sul serio: non c'era traccia della coda, la carnagione era sì pallida, ma decisamente di una tonalità normale e standard.
Era vestito con abiti moderni e umani. Gli sorrideva, perΓ² aveva il viso bagnato di lacrime appena affiorate.
Andrew si avvicinΓ² cauto, ancora piΓΉ sicuro che fosse un miraggio.
Β«Alex... Sei... Sei davvero tu? Sei davvero qui?Β»
Β«No, guarda, sono una replica!Β» replicΓ² l'altro, ma fece in tempo giusto a dire questo prima di essere raggiunto da Thorne e stretto in un abbraccio che fu un miracolo se non gli fece schizzare via gli occhi, tanto era stretto.
RicambiΓ² subito la stretta. Β«Alla fine sono tornato, visto?Β» gli disse poi, scostandosi.
Β«Io... pensavo che tu...Β»
Β«Non sei esattamente uno che si dimentica facilmenteΒ» gli ricordΓ² Alex, facendogli l'occhiolino. Β«E comunque ti avevo detto che non ero sicuro se sarei tornato o meno.Β»
Β«PerΓ² sei... come dire...Β»
Β«Cambiato?Β» incalzΓ² Alexander, sorridendo raggiante. Β«Sono un Incubo libero, adesso!Β»
Β«Libero?Β» ripetΓ© spaesato Andrew.
L'altro si appoggiò con la schiena al parapetto del ponte. «Quando sono tornato a casa, con i miei simili, ho cercato di non pensare più a te, ma con scarsi risultati. Quello non era più il mio posto, sentivo che era così, ma mi sono detto che tornare da te sarebbe stato un errore. Insomma, eravamo troppo diversi e tutto il resto. Però a lungo andare sentivo di non riuscire più a vivere in quel modo. à stato allora che i miei mi hanno detto che in realtà ... be'... c'è un modo per rendere un Incubo libero ed è appunto dargli un nome del tutto nuovo, un nome che lo renda diverso e privo delle catene che lo tengono ancorato al passato e a chi è stato. Tu mi avevi liberato, Andrew, e grazie a te ho potuto vivere per due anni qui, sulla Terra, alla luce del sole e finalmente con la possibilità di essere felice. Da allora non ho mai smesso di cercarti e alla fine mi sono ricordato di quando ti avevo visto parlare in chiesa con quell'uomo, Padre Thomas. Gli ho detto che ero un tuo vecchio amico e quando gli ho chiesto quando saresti tornato, mi ha detto che ti eri trasferito e... be', gli ho chiesto dove di preciso e allora lui ha detto a Manchester, ma in verità non eri neppure lì perché avevi deciso di partire per un mese per Roma.» Scosse la testa, come se tutti quei giri di parole gli avessero fatto venire il capogiro. «Insomma, ho capito che avrei dovuto raggiungerti, o ti avrei perso di nuovo.»
Andrew era sbalordito. Β«Hai fatto tutti questi viaggi per me? Per rivedermi?Β»
«Sì...» Confermò sfinito Alex. «E in più non sapevo neanche se... non so, magari ormai ci fosse qualcun altro nella tua vita. Padre Thomas ha detto che ti eri dimesso e tutto il resto.»
Andrew lo afferrΓ² per le spalle e avvicinΓ² a sΓ©. Β«No, non c'Γ¨ nessuno, te lo giuro! Per due anni ho continuato a pensare solo a te, Alex! Soltanto a te!Β»
Quello sì che era un vero miracolo.
Alexander lo fissΓ² imbambolato. Β«M-Ma quindi... quindi posso restare con te, giusto?Β» chiese, quasi scettico.
Thorne scosse il capo e sorrise, lo sguardo vivo come mai era stato prima di allora. «Sì, e per sempre, se lo desideri.»
L'Incubo Liberato si morse il labbro inferiore. «Be', mi sembra un buon inizio. O forse un buon proseguiment...» Non terminò mai la frase, perché Andrew lo strinse a sé e lo baciò. «Assolutamente sì» sussurrò il moro sulle sue labbra. «Un nuovo inizio.»


Allora, che posso dire?Β
...
...
...
Non dite poi che non vi dΓ² gioie e sono sadica coi personaggi, ecco πππ Visto che le cose si risolvono? Eh? Eh??
...
...
...
Okay, basta con le scenate isteriche stile Alex π π
E niente, caraΒ AuroraTheOtakuGirl, spero che la mini-storia ti sia piaciuta e abbia risposto ai requisiti! Γ stato un piacere u_u
BαΊ‘n Δang Δα»c truyα»n trΓͺn: AzTruyen.Top