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L'amore non corrisposto.
Tutti, prima o poi, ci siamo trovati davanti a questa situazione: siamo innamorati di una persona, ma quest'ultima non condivide i nostri sentimenti o, addirittura, neppure se ne accorge e rivolge sguardi amorosi a qualcun altro. Iago conosce bene questo squallido clichΓ©, ci ha convissuto per anni e ormai si Γ¨ arreso all'idea che ormai Γ¨ troppo tardi per conquistare il cuore della persona che ama sin da quando era ragazzo. Disilluso, non immagina neanche che forse la vita ha finalmente deciso di dargli una seconda occasione, l'ultima in assoluto.
RiuscirΓ a coglierla in tempo?
Questa storia breve è stata richiesta spassionatamente da ducati_79 e io ho deciso con gioia di soddisfare il suo sogno di vedere la Ialex (IagoXAlex) realizzarsi! Ho cercato di trovare uno spunto interessante e che potesse dare quel tocco di angst richiesto alla one shot. Anche questa storia breve è una AU e ho alcuni appunti da fare in merito ai personaggi rivisitati e al mondo alternativo: qui ho scelto di rendere assente la discriminazione verso i generi e le preferenze sessuali e quant'altro, quindi tante delle questioni in merito a certi argomenti non verranno neppure sfiorate. I personaggi, invece, potrebbero risultare del tutto ribaltati, o comunque diversi dalla loro versione canonica. Un po' ho deciso di sperimentare, lo ammetto! Non ho resistito e sì, ci sono accenni di Omegaverse, ma senza la solita tiritera sugli Alpha eccetera. Ad ogni modo, ho tirato fuori una storia con un background piuttosto articolato!
Spero ti piaccia! Ho preferito dividere in due parti il racconto, perchΓ© altrimenti sarebbe stato difficile leggere tutto in blocco!
Β«Se non avessi visto il sole
avrei potuto accettare l'ombra.Β
Ma la luce rendeva piΓΉ desertoΒ
il mio deserto.Β»Β
β Emily Dickinson
Conosceva Alex Woomingan da quando erano entrambi ragazzini. Non avranno avuto piΓΉ di dieci anni quando, una sera, si erano incrociati durante una cena di lavoro alla quale sua madre e il padre di Alex avevano dovuto partecipare. Entrambi erano chirurghi abili e molto apprezzati nell'ambiente sanitario e a loro volta si conoscevano sin dai tempi dell'universitΓ .
All'epoca lui era un bambino alquanto timido, terribilmente impacciato e maldestro. Era stato Alex a interagire per primo, facendogli capire sin dal principio che era tra le persone piΓΉ spigliate e dalla faccia tosta che Iago avesse mai conosciuto. Quella sera erano rimasti assieme per tutto il tempo e Iago, tra una chiacchiera e l'altra, aveva cercato di spiegare ad Alex il motivo dell'accento che contraddistingueva lui e la sua famiglia: benchΓ© avesse trascorso solo i primi quattro anni di vita in Russia, non era riuscito a scrollarsi di dosso la cadenza nel modo di parlare neanche dopo che i suoi genitori si erano trasferiti in America perchΓ© sua madre aveva ottenuto un posto in un importante e rinomato ospedale della Louisiana. Era stato difficile frequentare qualche anno piΓΉ tardi una scuola dove gli altri ragazzini parlavano differentemente e tendevano a ridere e a prenderlo in giro non appena cercava di aprir bocca e articolare qualche frase in inglese.
La sera in cui aveva conosciuto Alex aveva ormai dodici anni e nonostante si fosse abituato ormai a parlare la lingua propria degli Stati Uniti d'America, ancora gli capitava qualche strafalcione linguistico o in merito all'accento. Il fatto che avesse un padre particolarmente rigoroso, autoritario e severo, e una madre che tendeva ad avvallare tale atteggiamento e a pensarla alla stessa maniera, di certo non aveva mai aiutato Iago a uscire dal proprio guscio fatto di silenzi, timidezza e una spiccata tendenza a chiudersi a riccio non appena aveva il sentore β immaginario o fondato β di essere sotto minaccia.
Negli anni seguenti aveva continuato a frequentare quel ragazzino biondo ed esuberante, specie considerando che nonostante quel carattere a volte davvero chiassoso, fosse un ragazzino a posto e simpatico, magari a volte dispettoso e con una tendenza spiccata a combinare ogni genere di mattana. Alex, tra l'altro, non abitava molto lontano da casa di Iago e non era raro che l'uno si recasse a casa dell'altro per intraprendere un'uscita dell'ultimo minuto e viceversa.
Da quella sera erano comunque trascorsi diversi anni e attualmente entrambi frequentavano la scuola superiore. Iago, da ragazzino tutto gomiti, miope e imbranato, verso i quindici anni aveva iniziato a fiorire e infine eccolo lì, diciassettenne e temprato dall'attività sportiva e l'aver capito finalmente che per sopravvivere in un mondo di squali bisognava fingersi tali. Le ragazze quando passava lo ritenevano attraente per via del contrasto occhiali-fisico da atleta, i ragazzi lo volevano tutti come amico e la sua popolarità era cresciuta di molto da quando si era unito alla squadra scolastica.
L'unica cosa a essere rimasta invariata era l'affetto per Alex, mai tramontato nΓ© sfumato negli anni. Anche lui era cambiato molto, specialmente dopo la morte della madre in un incidente d'auto che aveva stroncato la vita sia della donna, sia del fratellino di Alex non ancora nato. Era successo quando quest'ultimo aveva sui tredici anni e da allora tante cose erano variate nella sua vita: il padre aveva iniziato a trascurare il lavoro, poi a bere, fino al punto che avevano dovuto abbandonare la splendida villa in cui un tempo risiedevano per alloggiare in un appartamento che era il ragazzo a mantenere in ordine e nella decenza, mentre il padre β abbandonata l'attivitΓ di medico β si era barcamenato nel tentare di portare a casa un minimo di salario, anche se non era mai riuscito a tenersi un lavoro per piΓΉ di qualche mese.
Una situazione spiacevole che aveva poco a poco costretto Alex, senza che nemmeno se ne rendesse davvero conto, a essere lui il padre, anzichΓ© il signor Woomingan. A scuola andava bene e questo perchΓ© sperava nell'ottenere a tutti i costi una borsa di studio con cui poter permettersi magari di sostenere la retta del college, che tanto avrebbe voluto frequentare. Iago spesso aveva provato a fargli capire che non poteva perΓ² farsi in quattro in quel modo, pretendere di tornare a casa, occuparsi da solo delle faccende, poi studiare, dormire al massimo quattro ore e infine recarsi a scuola sempre col viso stanco e pallido per via del poco riposo. Gli aveva detto di dover affrontare la questione con il padre e richiamarlo alla ragione e... be', una volta Alex ci aveva provato, ma il giorno seguente si era presentato con degli strani lividi, segni di percosse inequivocabili. Iago si era sentito decisamente in colpa dopo l'accaduto, ma l'altro ragazzo si era limitato a stringersi nelle spalle e a dire che suo padre non era in sΓ© e non si rendeva conto di quel che faceva, specie quando era su di giri per via dell'alcol o dei farmaci. Il piΓΉ grande, udendo tali parole, per poco non era andato su tutte le furie. Che diamine... Il suo vecchio, per quanto severo e autoritario, mai aveva alzato le mani su di lui, neanche una volta. A volte credeva che fosse anche per via del fatto che solo quando era abbastanza grande i suoi genitori gli avevano confidato, ovvero che fosse il solo sopravvissuto di una gravidanza trigemina sfortunata. Gli avevano detto che si era salvato solo lui e per puro miracolo, mentre i suoi due fratelli, purtroppo, erano morti durante il parto per via di serie complicazioni.
Quella storia lo aveva angosciato parecchio, si era sentito quasi responsabile, ritrovato a pensare che magari, se invece di tre fossero stati magari due, forse le cose sarebbero andate meglio, diversamente. In ogni caso, si pentiva di non aver fermato sua madre e averle permesso di andare fino in fondo con la storia. Avrebbe preferito non saperlo e restarne all'oscuro.
Comunque, tornando ad Alex, quella era una situazione che prima o poi si sarebbe anche potuta trasformare in tragedia e Iago, al solo pensiero, sentiva un nodo allo stomaco attorcigliargli le viscere in una spiacevole e soffocante morsa. Ormai i ricordi del suo caro amico sempre dedito a combinare marachelle e a essere spavaldo erano destinati a sfumare del tutto, di quel ragazzino non v'era piΓΉ traccia. Le sole cose che gli invidiava erano la forza d'animo e la perseveranza con cui si ostinava a prendersi cura del padre, per quanto quest'ultimo fosse un tale egoista. Cosa spingeva un genitore a mostrarsi in un tale stato di degrado agli occhi del suo unico figlio, un ragazzo che a sua volta aveva sofferto per la mancanza della madre e i radicali cambiamenti che essa aveva arrecato alla vita di tutti e due?
Con un sospiro chiuse lo sportello del proprio armadietto e sistemò meglio sulla spalla la borsa in cui riponeva i libri, così da non portarli a braccio. Sobbalzò quando la schiena e le spalle gli vennero cinte da due braccia morbide e calde.
«Neanche saluti, stamattina?» la voce decisamente sensuale di Maya, la sua fidanzata, lo riportò al presente. Sorrise di sbieco e volse il capo, così da poter guardarla con la coda dell'occhio. «Stavo per venire da te, ma mi hai preceduto» replicò beffardo, un sorriso storto sulle labbra che mostrava appena i suoi denti perlacei.
Maya gli permise di girarsi del tutto e giunse i polsi sulla sua nuca. Doveva ammetterlo: ultimamente era alquanto preso da lei e gli era capitato di trascurare ogni tanto Alex, forse un po' meno i suoi compagni di squadra e amici coi quali spesso usciva nei fine settimana.
Se fosse amore vero o meno, quello non lo sapeva ed era piuttosto scettico a riguardo, ma per il momento le cose con lei funzionavano.
Β«Ti farΓ piacere sapereΒ» disse sottovoce la ragazza, sua coetanea, Β«che i miei sabato e domenica rimarranno fuori. Andranno a trovare dei parenti a Baton Rouge e io ho detto che avevo troppo da studiare per seguirli. Sai, nel caso ti interessasse...!Β».
Iago sogghignΓ² e si scambiΓ² un lento bacio con la fidanzata. Β«Perfetto, alloraΒ» rispose malizioso.
Maya di colpo guardΓ² verso destra. Β«Oh, bene, guarda chi c'Γ¨...Β»
Il ragazzo a sua volta trasferì gli occhi in quella direzione e si incupì: «Dio, non lo sopporto, quello là !», disse a denti stretti.
Era Thorne, il suo acerrimo rivale in quella scuola, nonchΓ© capitano della squadra avversaria con cui quella di Iago sin dalla fondazione dell'istituto si contendeva il campionato. Oltre a ciΓ², Thorne era popolare quanto lui, ma a differenza sua era un vero spaccone. A suo parere se la tirava perchΓ©, in primo luogo, il padre era un celebre avvocato penalista, mentre la madre una donna in carriera. Il classico figlio di papΓ intoccabile, in poche parole, e per giunta non era fra quelli che erano degli stupidi senza cervello: Andrew Thorne di cervello ne aveva anche troppo ed era questo a renderlo pericoloso.
Alto e ben piazzato, era uno di quelli che sin da subito aveva fatto strage di cuori fra ragazzi e ragazze. Era senza dubbio attraente e accattivante, ma poco importava se poi era arrogante e sfacciato, nonchΓ© abile a provocare la gente, specie Iago. Si erano guardati in cagnesco sin dal primo giorno e ancora lo facevano. In realtΓ erano piΓΉ agguerriti che mai.
Maya rise appena. «Non so perché ti sta così antipatico. Agli altri piace!»
«Si pavoneggia, ecco cosa non tollero» tagliò corto Iago, alterato. «Guardalo lì, circondato dal suo stuolo di schiavi come un faraone da strapazzo!»
Lo squadrΓ² con una smorfia sprezzante chiacchierare, ridere e scherzare col suo nutrito gruppo di amici, ogni tanto scompigliarsi i capelli e fare quello che tutti i Narcisi come lui facevano solitamente.
Decisamente un pallone gonfiato.
L'attenzione di Iago, perΓ², venne catturata poco dopo da un ragazzo magrolino, minuto, con un paio di occhiali dalle lenti rotondeggianti e piuttosto grandi e la montatura oro sbiadito, sui sedici anni, che cercava di passare di fianco al gruppo senza attirare l'attenzione nΓ© disturbare nessuno: Alex.
Non era mai stato di statura granchΓ© imponente, ma di certo le condizioni in cui aveva vissuto in quegli ultimi anni non avevano giovato al suo sviluppo. Invece di sedici anni, ne dimostrava quasi due in meno, sembrava ancor piΓΉ un ragazzino.
Iago sorrise appena fra sΓ©, senza una precisa ragione, e provΓ² qualcosa simile alla tenerezza, ma la sua espressione mutΓ² quando vide Thorne individuarlo, lanciargli un'occhiata maliziosa con gli occhi verdi e scintillanti, infine fluidamente, senza dare troppo nell'occhio, fargli lo sgambetto. La caduta fu inevitabile e Alex si ritrovΓ² a terra e fu un miracolo se non sbattΓ© la faccia sul pavimento e non si ruppe il naso. Gli occhiali quasi gli caddero dal ponte del naso, per via del ruzzolone.
La cosa piΓΉ orribile fu vedere gli altri sghignazzare di gusto a quella scena secondo loro comica, e non una chiara testimonianza di una cattiveria totalmente gratuita.
Che Andrew ogni tanto si divertisse a infastidire le persone come Alex, quelle che tanti ignoravano o guardavano dall'alto in basso, non era cosa nuova, ma vederlo maltrattare fra tutti proprio Alex fece divampare la rabbia nel petto di Iago, il quale si diresse subito lì e aiutò l'amico a rimettersi su e recuperare i libri sparsi a terra.
Β«Adesso ti diletti nell'aiutare i ratti come te, Yakovich?Β» lo apostrofΓ² Thorne imitando l'accento tipico delle persone di madrelingua russa. Un sorrisetto perfido gli incurvava le labbra.
Se solo Iago fosse stato un tipo religioso, avrebbe pensato che Andrew Thorne fosse il Diavolo in persona, o al massimo suo nipote.
Cosa lo spingeva a essere perfido con chi non gli aveva fatto niente?
Vide Alex ignorare la frase e restare col capo chino mentre una sua mano tremante raccoglieva il quarto e ultimo libro. Proprio quando stava per afferrarlo sul serio, perΓ², uno dei ragazzi accanto a Thorne finse di allontanarlo per sbaglio con la propria Converse: si trattava di un ragazzo dai capelli scuri, molto simili a quelli di Andrew, e gli occhi di un pungente e chiaro azzurro, ed era nientemeno che suo cugino, Skyler Langford, affiancato come sempre dal silenzioso gemello, Asher.
Fra Skyler e Andrew, Iago non sapeva chi fosse il piΓΉ odioso e pomposo. I Langford a loro volta venivano da una famiglia molto benestante, anzi proprio ricca sfondata, e dove c'era Skyler spesso c'era anche il suo diabolico cugino.
Β«Ops!Β» esclamΓ² dispiaciuto Langford, ma si stava trattenendo dal sogghignare.
«Fallo un'altra volta e ti riduco così male, che per un mese non potrai più scendere in campo a guardare le spalle a quel coglione di tuo cugino» sibilò Iago, scattando in piedi e fronteggiandolo.
Andrew smise subito di ghignare e si fece largo tra gli amici e fece spostare Skyler. Era così vicino a Iago, che quest'ultimo riusciva a percepire il suo respiro.
Β«A chi hai dato del coglione, scusami?Β» disse gelido, sfidandolo a ripetere.
Β«Ah, allora sei sordo, oltre a essere uno stronzoΒ» replicΓ² Iago a denti stretti. Β«Se ti rivedo mettere di nuovo in ridicolo Alex, o umiliarlo, ti spezzo tutte e due le braccia.Β»
Thorne rivolse un'occhiata altera e di superiorità ad Alex, ancora a terra e incapace di sollevare lo sguardo e difendersi in alcun modo. Che diamine, se anche ci avesse provato, a Andrew gli ci sarebbe voluto davvero poco per metterlo al tappeto. Iago a volte aveva subito sul campo dei falli da parte sua e Andrew picchiava duro. «Ma sì, in fin dei conti non ne vale la pena. à un topastro insipido.» Si rivolse a Skyler. «Andiamo, forza.»
Prima di abbandonare il corridoio e recarsi a lezione, perΓ², guardΓ² un'ultima volta Iago e poi Alex con aria sprezzante.
Appena furono rimasti da soli, Yakovich aiutΓ² l'amico a tornare in piedi e non resistΓ© all'impulso di controllare che fosse ancora tutto intero. Β«Stai bene?Β» gli chiese.
Il sedicenne si limitò ad annuire debolmente e riprendere con sé i libri che Iago gli tese. «Non avresti dovuto farlo» mormorò. «Quello lì ti odia già a morte.»
«Che mi odi il doppio, se vuole» replicò Iago. «à solo un vigliacco, altrimenti non se la prenderebbe con gli altri.»
Β«Non Γ¨ vigliaccoΒ» gli fece eco Alex, con un improvviso accesso di grinta che perΓ² subito si dissolse. L'altro ragazzo lo fissΓ² a bocca aperta, preso alla sprovvista dal suo scatto, poi si accigliΓ²: Β«Scusa se te lo dico, Alex, ma a mio parere tendi a trattare tutti come tratti tuo padre.Β»
Β«S-Smettila. Non voglio parlarne.Β»
Β«Invece devi starmi a sentire!Β»
Il biondo, tuttavia, lo superΓ² in fretta e si sbrigΓ² a dileguarsi.
Alcuni mesi più tardi, mentre si trovava in soggiorno insieme alla fidanzata e alcuni suoi amici per studiare assieme in vista di un importante test, fra una cosa e l'altra l'interesse per lo studio venne alla fine meno e Iago si ritrovò a chiacchierare coi coetanei del più e del meno, nonché della partita che di lì a pochi giorni si sarebbe tenuta fra la sua squadra, ossia gli Alligators, e quella capitanata da Thorne, ossia i South Snakes. Due nomi appartenenti a due animali entrambi pericolosi e astuti, nonché determinati.
Non vedeva l'ora di stracciare i South Snakes e finalmente avere una rivincita, dopo il pessimo campionato dell'anno scorso che aveva visto la squadra di quello stronzo come vincitrice finale di stagione.
Β«A proposito...Β» Maya si intromise, sorniona. Β«Ho saputo che Thorne ha fatto una nuova conquista! Magari vi andrΓ bene e sarΓ talmente con la testa altrove, da essere distratto sul campo!Β»
«E chi si metterebbe con quello lì, se non un serpente a sonagli?» le fece eco Iago, roteando gli occhi.
Maya e gli altri sembravano di colpo in difficoltΓ e confusi. Β«Non lo sai?Β» chiese lei, esitante.
Β«Cosa?Β»
Uno dei compagni di squadra piΓΉ intimi e vicini a Iago, Kevran β ragazzo sΓ¬ non molto robusto, ma una vera scheggia sul campo β si decise a parlare chiaro: Β«Pensavamo che lo sapessi. Insomma, ti abbiamo visto spesso parlare con lui. Non Γ¨ tuo amico?Β».
Β«Senti, o ti decidi a dirmi chi Γ¨, o...Β»
Β«Quel biondino che sta sempre da solo. Alec, o qualcosa del genere. Insomma, lui, Iago, dai!Β»
Β«COSA?Β» Iago scattΓ² in piedi, rialzandosi da terra come se un fulmine lo avesse colpito dritto nel posteriore. Β«STATE SCHERZANDO, VERO?Β»
Maya e gli altri rimasero allibiti dalla sua reazione. Β«Certo che no!Β» replicΓ² la ragazza, sconvolta. Β«Ma che ti prende? In fin dei conti non vi parlate da mesi!Β»
Era vero: da quando c'era stato quell'episodio nei corridoi di scuola, Alex aveva fatto di tutto per evitarlo e lui... be', Iago ammetteva di essere piuttosto permaloso e impulsivo, e un po' offeso dal suo atteggiamento aveva deciso di lasciarlo in pace.
PiΓΉ il tempo era passato e piΓΉ Alex si era allontanato, e poi... poi ecco che veniva a sapere una cosa del genere!
Era impazzito? Stava insieme alla stessa persona che fino a tempo addietro gli aveva dato sempre il tormento? Quello era da veri masochisti, persino per uno come Alex!
IgnorΓ² la fidanzata e gli altri che gli chiedevano dove diavolo stava andando e uscΓ¬ di casa. Appena giunse sul vialetto, estrasse dai jeans la chiave della sua moto β che i suoi genitori, poco contenti, gli avevano permesso di guidare β e senza neppure curarsi di mettere il casco, mise in azione la motocicletta e partΓ¬.
Non fu un tragitto lungo e fu difficile per lui non andare al massimo pur di arrivare il prima possibile al palazzo dove abitava Alex con il padre.
Poco dopo aver frenato, però, si bloccò sul posto e inorridì alla vista del suo amico più caro che si stava scambiando la saliva con il suo acerrimo nemico: Andrew-Figlio di una Cagna-Thorne!
Quest'ultimo lo teneva bloccato a ridosso della sua lucida auto nera e sportiva e...
Togli quelle cazzo di mano da lì!, pensò furioso Iago, vedendo il coetaneo stringere per i fianchi il sedicenne.
Non ce la fece piΓΉ e si decise a smontare dalla moto e a raggiungerli, quasi a passo di marcia.
Adesso ti sistemo, figlio di...!
Β«Cosa diavolo ci fai tu qui, e per giunta in sua compagnia?Β» tuonΓ² rivolgendosi a Andrew direttamente, senza osare guardare Alex perchΓ©... Ah, dannazione! Al momento aveva una malsana voglia di prenderlo a sberle!
Thorne si separò da Lex e squadrò Iago: in principio parve colto alla sprovvista e disorientato, poi però gli restituì un'occhiata altrettanto velenosa. «Come dici, scusa?» lo apostrofò glaciale. Alex, intanto, fissava a bocca aperta l'amico e invece che essergli grato, sembrava sconvolto, come se Iago fosse uscito di senno. «Ma cosa... Iago, che ci fai qui?» esalò.
Yakovich lo squadrΓ² arrabbiato. Β«Con te faccio un discorsetto dopo!Β»
Alex, perΓ², insistΓ© e agitΓ² una mano: Β«Non capisci! Non Γ¨ come pensi, credimi! Lui...Β».
Β«Cazzo, Alex! Questo qua ti tormenta dal primo giorno in cui sei arrivato a scuola e tu, adesso... adesso...Β» Iago neanche riusciva a terminare la frase, era troppo sdegnato, deluso, sconvolto, arrabbiato e... in un certo senso geloso, forse, anche se era assurdo.
Conosceva quel ragazzo da quando erano tutti e due bambini, era come un fratello minore!
Β«Fossi in te mi terrei piΓΉ aggiornato, sai?Β» intervenne Thorne, decisamente poco amichevole, gli occhi che mandavano faville. Β«Tu neanche lo guardi piΓΉ in faccia e vieni a farmi la predica?Β»
Iago, furioso com'era, si avvicinΓ², fece spostare forse un po' troppo rudemente Alex e spintonΓ² lievemente Andrew. Β«Dammi una buona ragione per non prenderti a calci!Β» ringhiΓ².
Alexander di nuovo intervenne e si frappose fra di loro, spingendo indietro Iago. Β«Smettila! Ti prego, basta! Non... Non sai niente! E ha ragione lui! Sono mesi che mi ignori e pensi solo a te stesso, ai tuoi amici e alla tua ragazza, e ora... ora vieni qui a rovinare tutto!Β»
«Ah, certo!» lo schernì l'amico, sempre che a quel punto potesse ancora esser definito tale. «Ora sono io il cattivo, vero? Non questo stronzo che ti ha trattato per anni come una pezza, per il sollazzo dei suoi amici! Io!»
Β«Le persone cambiano, solo che tu sei troppo accecato per vederlo!Β»
Β«Vedere cosa, eh? Lo sai cosa succederΓ , quando si stancherΓ di te? Oh, fidati, Alex! AccadrΓ e a quel punto ti getterΓ via, come fa con tutti gli altri! Pensi di essere speciale per lui? Allora sei uno stupido!Β»
Non fece in tempo neppure a terminare, che Andrew, veramente furibondo, gli assestò un pugno in pieno viso e Alex si coprì la bocca, sconvolto da tutto quanto. Malgrado la lite, cercò di aiutare Iago a tornare in piedi e di controllare i danni, ma quest'ultimo lo respinse. «Va bene» disse. «Va bene. Fa' come ti pare. Vuoi stare con uno che se ne frega di te e ti sta solo usando? Padrone di farlo. Poi, però, ricordati una cosa: quando ti mollerà per correre dietro a qualcun altro, io non sarò lì ad aiutarti a tornare su! Hai scelto lui? Tienitelo, finché dura!»
Non aggiunse altro. Si allontanò, rimontò sulla moto e ripartì.
Alex si asciugò le guance velocemente, non volendo farsi vedere a piangere come una mammoletta. Pur vergognandosi, dopo tutto quello che era appena successo, riuscì a guardare il primo e unico fidanzato che avesse mai avuto nella sua breve esistenza.
Era vero: Andrew per un bel po' di tempo si era comportato male, forse persino crudelmente, ma un paio di giorni dopo quel brutto episodio in corridoio si era presentato da lui e gli aveva chiesto scusa e Alex aveva capito che era sincero. In fin dei conti, quale motivo avrebbe potuto avere per scusarsi con uno come lui, se non perchΓ© davvero si era pentito del proprio atteggiamento?
Da lì in poi avevano trascorso sempre più tempo insieme, anche fuori da scuola, e Andrew, dietro le apparenze ingannevoli, si era finalmente mostrato come un ragazzo non solo sveglio, ma più buono di quel che appariva.
Era bastato solo superare i pregiudizi e la diffidenza, lasciar perdere il passato e ricominciare da zero tutto quanto. Se Iago davvero lo avesse ritenuto un amico, sarebbe stato felice per lui e avrebbe cercato di capire, di ascoltare, invece di saltare subito a conclusioni tanto affrettate quanto errate.
Β«Mi dispiaceΒ» disse a mezza voce. Β«Non credevo che...Β»
«Lascia stare» tagliò corto Andrew. «Fra me e lui è sempre stato così. Tu sei solo incappato in un fuoco incrociato, niente di più.»
Il piΓΉ giovane sospirΓ². Β«Per fortuna non ti ha fatto del male. Tu, perΓ², potevi evitare di colpirlo.Β» Nella sua voce v'era del rimprovero. Β«Non ce n'era bisogno.Β»
Β«Non amo essere insultatoΒ» replicΓ² duramente il diciassettenne, ficcando una mano nella tasca dei jeans attillati. Β«E comunque, ti ha trattato come se fossi un bambino scemo. Mi ha dato fastidio.Β»
Ammetteva di aver esagerato, ma sentire Iago giudicarlo e sparare sentenze senza aver neppure la minima idea di quante cose fossero cambiate in quegli ultimi tempi, lo aveva fatto sragionare.
Trascorse un po' di silenzio, poi: Β«Vuoi che ti accompagni fino alla porta?Β».
Alex forzΓ² un sorriso e scosse il capo. Β«No, tranquillo. PapΓ , stamattina, era piuttosto calmo. Credo... credo che stia migliorando, forse prima o poi tornerΓ a stare bene.Β»
Andrew, però, non ne era molto convinto: quando Alex aveva deciso di presentarlo al signor Woomingan, quest'ultimo aveva chiesto direttamente a lui chi o cosa gli avesse fatto scegliere uno come suo figlio per fidanzato. «à solo un buono a nulla e un ingrato.» Si era dovuto mordere la lingua per non rispondergli a tono e dirgli che l'unico ingrato era un padre che picchiava suo figlio e pesava sulle sue spalle, invece di comportarsi da genitore e garantirgli un futuro.
Β«Magari sali un attimo per vedere come sta e poi andiamo a casa miaΒ» insistΓ© alla fine. Se non altro gli avrebbe assicurato una cena e un posto sicuro dove dormire, un po' di tranquillitΓ insomma.
Pensare ad Alex rannicchiato sotto le coperte sgualcite del suo letto con il ronzio della televisione in soggiorno e suo padre intento a scolarsi chissΓ quante birre e a imprecare a voce alta contro chissΓ chi o cosa, lo faceva rabbrividire.
Era così magro, poi...
Alex fece cenno di no con la testa. Β«N-Non posso, non potrei mai. Voglio dire... la sera stai con la tua famiglia, non voglio interferire.Β»
Andrew sorrise sardonico. Β«I miei sono troppo impegnati a parlare di lavoro e soldi, per badare a me. E poi scusa, tu mi hai presentato al tuo vecchio!Β»
Β«M-Magari un'altra volta.Β»
La veritΓ era che ad Alex era bastato recarsi una sola volta a casa di Andrew per sentirsi del tutto fuori posto e alieno lΓ dentro, in quella villa scintillante e curata, quasi da film. Quella volta non aveva visto i genitori del suo ragazzo, dato che erano entrambi al lavoro, ma li aveva visti in una foto di famiglia e... be', aveva capito quanto fossero diverse la vita sua e di Andrew, da ogni punto di vista.
Probabilmente mi darebbero un'occhiata e poi direbbero a lui di farmi uscire subito da casa, pensΓ² abbattuto.
Per i signori Thorne, poco ma sicuro, sarebbe stato solo un poveraccio, il momentaneo sollazzo di un figlio annoiato.
Andrew aveva giΓ in mente cosa fare per il futuro: sarebbe andato alla Stanford, per conseguire la laurea in legge, proprio come il padre, e suo cugino Skyler invece era determinato a laurearsi come medico. Il signor Langford, da quel che aveva detto Andrew, era il capo della polizia di New Orleans e, tra l'altro, solo all'ultimo aveva scelto di cambiare idea e di farsi strada nelle forze dell'ordine, anzichΓ© aspirare a diventare un giudice. Sua moglie, invece, ai tempi della scuola superiore era stata ritenuta fra le ragazze piΓΉ belle e in vista di tutto l'istituto e, ciliegina sulla torta, fino a una decina di anni prima aveva continuato a lavorare come modella per importanti case di moda, girando il modo fra una sfilata e l'altra, tra un servizio fotografico e l'altro. Poi si era ritirata, ma restava fra le donne piΓΉ famose, ammirate e invidiate di tutta New Orleans e non solo.
Due famiglie potenti e intrecciate fra di loro da linee di sangue e matrimoni. Venivano chiamati gli Scorpioni della CittΓ Mezzaluna proprio perchΓ© erano scaltri, potenti e non si facevano scrupoli a colpire se minacciati, negli interessi o negli affetti.
Alex, di fronte a parenti del genere, non se la sentiva proprio di far sfigurare Andrew comparendo al suo fianco sulla soglia di casa Thorne. Non aveva neppure vestiti decenti e per l'occasione che avrebbe potuto indossare.
Forse Iago ha ragione e forse Andrew farebbe solo bene a lasciarmi indietro.
Fece un lieve sorriso, si sollevΓ² sulle punte e lo baciΓ² brevemente. Β«Poi ti chiamoΒ» lo rassicurΓ².
Andrew annuì e con un po' di tensione lo osservò andare verso il palazzo e infine entrare e sparire dalla sua vista.
Quando Alex rientrò nell'appartamento di quell'edificio vecchio e fatiscente, grigio e infelice, capì che suo padre, come spesso accadeva, era in salotto e stava guardando la partita.
Esitante fece capolino nella sala e vide il genitore addormentato sul divano, e non potΓ© non provare un po' di triste tenerezza.
Quando dormiva sembrava tornare quello di sempre, l'uomo che un tempo era stato.
Si diresse nella camera da letto di papà , recuperò dall'armadio il solo plaid che avevano e tornato in soggiorno lo dispiegò e coprì con esso Daniel. Meglio di niente, se non altro. Avrebbe voluto svegliarlo e convincerlo a dormire nel letto, ma aveva troppa paura di farlo arrabbiare e della reazione che avrebbe potuto provocare.
Voleva bene a suo padre, ma β come tutti gli esseri viventi β non amava invece essere malmenato o insultato. Non lo faceva arrabbiare, gli faceva solo male, perchΓ© sapeva che Daniel poteva essere un uomo migliore di cosΓ¬, che lo era stato una volta, e avrebbe solo voluto vederlo tornare a stare bene, a essere rispettato e ben voluto dal prossimo.
Tornato in corridoio, si fermΓ² e guardΓ² la fotografia appesa alla parete, una delle poche che suo padre non aveva avuto il coraggio di relegare in qualche scatolone. In essa vi era ritratta una famiglia felice: una donna dai capelli biondi sorrideva e stringeva a sΓ© un piccolo Alex, e Daniel cingeva i fianchi della donna amorevolmente e osservava i due con occhi luminosi e limpidi.
Sua madre gli mancava molto, ma aveva sempre cercato di non pensare a lei, a ciΓ² che le era successo, perchΓ© si era reso conto di non poter mollare la presa e di dover essere forte per se stesso e soprattutto suo padre.
Un'altra cosa che gli mancava, era suonare il pianoforte. Aveva pianto come non mai quando aveva visto il pianoforte a coda essere portato via come tante altre cose dagli agenti pignolatori per via delle tasse che suo padre non era riuscito piΓΉ a pagare e sostenere.
Un sogno lo aveva anche lui, ma sempre di più andava sfumando. Avrebbe dato ogni cosa pur di poter frequentare l'università di Yale e far parte del mondo della musica, avere la possibilità di fare quello che amava e vivere della propria passione, ma i suoi voti non erano abbastanza alti, a volte incostanti, i professori gli avevano detto che di quel passo, se anche nei prossimi due anni avesse continuato così, non avrebbe ricevuto la borsa di studio, né sarebbe stato in ogni caso ammesso alla Yale, e Alex purtroppo sapeva che pochi avevano la fortuna di realizzare i propri sogni, e in fin dei conti il suo era troppo in alto, troppo inafferrabile e sciocco.
Sapeva di dover puntare piΓΉ in basso e limitarsi a restare a galla, come tutti quanti.
Sognare non pagava le bollette, nΓ© riempiva lo stomaco.
Si armΓ² della solita pazienza e iniziΓ² a rassettare nelle poche stanze dell'appartamento, poi a preparare qualcosa per cena. Appena ebbe terminato vide suo padre in piedi che stava entrando nella minuscola cucina.
CercΓ² di non farsi prendere dal timore e sorrise appena al genitore. Β«Ehi, pa'Β» lo salutΓ². Β«Uh... s-se vuoi, c'Γ¨ della minestra.Β» Non era granchΓ©, ma non si potevano permettere piΓΉ di tanto, almeno finchΓ© Daniel non avesse trovato un nuovo lavoro.
L'uomo fece un breve cenno di assenso. «Sì, sì, andrà bene» bofonchiò, sedendosi. «Uh... grazie, ragazzo.»
Il sorriso di Alex si fece piΓΉ convinto. Β«Ora vado a studiareΒ» disse poi. Β«Se hai bisogno, sono in camera, va bene?Β»
Β«Bravo, va' a studiareΒ» rispose suo padre. Β«Se torni con un'altra insufficienza, giuro che ti butto fuori di casa o ti rifaccio i connotati. Ci siamo capiti?Β» aggiunse, il tono piΓΉ brutale ora. Β«Non ti mando a scuola per niente e devi solo ringraziare che c'Γ¨ l'obbligo, altrimenti ti avrei messo a lavorare da un pezzo.Β»
Alex si fermΓ² e represse un brivido. Β«Non accadrΓ piΓΉ, papΓ . Γ stata solo una svista, tutto qui.Β» Fece per andare.
Β«Ragazzo?Β»
Β«Cosa, pa'?Β»
Daniel si voltò sulla seggiola per guardare il figlio. Lo squadrò da capo a piedi, quasi disgustato. «Quello sta con te solo perché gli fai pena. Sei, come dire? Un giocattolino, come un gatto randagio che ha raccolto per strada per compassione. Sono tutti i così gli Scorpioni come lui: capiscono solo i soldi e il potere, nient'altro, e tu al marmocchio dei Thorne non puoi dare né una cosa né l'altra.»
Il ragazzo si passò il dorso della mano su una guancia e annuì velocemente. «V-Vado a studiare.» Non attese la risposta del padre e si sbrigò ad andare in camera, chiudere la porta e concentrarsi sui compiti e i vari appunti presi durante la mattina, ma alla fine, stanco e con la testa troppo straripante di pensieri, mollò tutto quanto e si ficcò sotto le coperte senza neppure svestirsi, desiderando solo di poter sparire fra di esse per sempre.
Iago mise via il cellulare, dopo aver mandato l'ennesimo messaggio ad Alex senza aver perΓ² ottenuto risposta.
La chat di Whatsapp mostrava che tutti era stato inviato correttamente, ma era in attesa di essere letto.
Si era scusato, lo aveva pregato di rispondere o richiamarlo; aveva ammesso di aver forse esagerato e di essersi comportato da stronzo, per poi implorarlo di nuovo di dargli una risposta, almeno per sapere se stava bene.
Ormai, perΓ², da quando aveva iniziato a mandargli messaggi erano trascorse diverse ore, erano le undici passate.
Sconfortato esiliΓ² il telefono sopra il comodino e si rigirΓ² nel letto.
PerchΓ© si dava tanta pena? Be', gli pareva ovvio: era il suo amico piΓΉ caro e longevo, si conoscevano da quando erano bambini! Gli importava di saperlo felice e in salute!
Però, oggi, sembrava felice con quello lì, pensò, facendo una smorfia al ricordo di come Thorne lo stringeva.
AfferrΓ² le coperte e le tirΓ² ancora piΓΉ su, infastidito e di nuovo di pessimo umore.
Non poteva farci niente. Il solo pensare a quella faccenda lo faceva incazzare e sbarellare, e non era sicuro se il problema fosse Thorne, oppure la questione in sΓ© per sΓ© del vedere Alex impegnato in effusioni con qualcuno.
Ammetteva di essersi preso una lieve sbandata per lui, l'anno scorso, ma gli era passata e non ci aveva più pensato, specie vedendo che per Alex era chiaramente uno di famiglia, una specie di fratello di spirito. Una volta aveva provato l'impulso di baciarlo, solo per poi vergognarsi ad aver formulato un simile pensiero e di esser stato vicino al tradire la fiducia del suo amico così.
Col senno di poi, però, forse avrei fatto meglio a farlo. Almeno non avrei dovuto vederlo abbarbicato a quello lì, pensò, sempre più infastidito, anche se non era sicuro che Alex avrebbe ricambiato quel famoso bacio. Probabilmente no, e comunque ormai non aveva importanza e per quanto anche lui avesse sbagliato, Alex avrebbe potuto benissimo interrompere quel lungo silenzio e cercarlo. Se non lo aveva fatto, voleva dire che Iago non era più così importante per lui, non ora che era arrivato quel riccone con la puzza sotto il naso ad abbindolarlo.
Per quel che lo riguardava, a questo punto, le loro strade si erano separate. Non era disposto ad accettare la presenza di Andrew fra lui e Alex. Quel tipo non gli andava a genio, mai l'aveva fatto.
Eppure Iago, ancora una volta, si sporse col collo e rimase a fissare lo schermo del cellulare che segnava la mezzanotte precisa. Di nuovo, perΓ², non vide alcun avviso che potesse fargli capire che Alex aveva risposto ai suoi messaggi.
Β«Sei un idiota, Alex WoominganΒ» mormorΓ² fra sΓ©, un sussurro spezzato. SerrΓ² le palpebre e si girΓ² dall'altra parte, dando le spalle al comodino.
Il mattino seguente, come al solito Iago si svegliΓ² in perfetto orario, si preparΓ² e scese al piano inferiore e si diresse in cucina.
I suoi genitori, come al solito, avevano quasi finito di fare colazione: suo padre stava ripiegando il giornale del mattino e non appena lo ebbe fatto, sorseggiò il caffè rimasto nella sua tazza; sua madre, invece, conversava con la governante di nome Dorcas, probabilmente su cosa c'era da fare in casa e quali piani ci fossero per il pranzo e la cena.
Dorcas era una signora di origine anglosassone che una ventina d'anni prima si era trasferita col marito in America per questioni lavorative. Non aveva figli ed era rimasta vedova e mentre con i signori Yakovich non mancava di essere rispettosa, con Iago aveva sempre avuto qualcosa da ridire e lui, per tale motivo, non poteva di certo piazzarla nella lista di persone che preferiva.
Il ragazzo sgraffignΓ² una mela dalla sobria e candida ciotola di porcellana posta sul ripiano della cucina e annunciΓ² ai genitori che stava uscendo.
I signori Yakovich annuirono distrattamente e lui si strinse nelle spalle. Poco dopo era fuori casa e quando fu sul punto di mettersi il casco e partire in moto alla volta della scuola, una voce lo fece fermare: era Alex. SollevΓ² lo sguardo e lo vide avvicinarsi con fare incerto.
Iago cercΓ² di non apparire irritato, ma...
Β«Pensavo che il Principe Azzurro fosse solito venire a prenderti per andare a scuola insiemeΒ» lo apostrofΓ² gelido. L'altro incassΓ² e questo non fece che incazzare di piΓΉ il giovane Yakovich.
PerchΓ© non ti arrabbi mai? PerchΓ© subisci e basta?, pensΓ², le mani che gli tremavano.
Avrebbe voluto afferrarlo e scuoterlo, riportargli in quella testa vuota il senno con cui era nato e che pareva aver perso.
Β«Ho... Ho letto i tuoi messaggi e ho pensato che sarebbe stato meglio venire qui per parlarti direttamenteΒ» replicΓ² Woomingan, piΓΉ esitante che mai. Β«M-Mi dispiace per quello che Γ¨ successo ieri. Non sarebbe dovuto accadere.Β»
A te dispiace?, pensΓ² Iago. Sono venuto io da te a fare una scenata, ho preso a pugni il tuo innamorato, e sei tu a essere dispiaciuto?
Trattenne a stento una sardonica e amara risata.
Β«Sei... Sei incredibileΒ» disse a denti stretti. Era arrabbiato piΓΉ con se stesso che con Alex, ma da fuori sembrava l'esatto contrario.
Alex perΓ² non si scoraggiΓ². Β«Capisco che sei arrabbiato. Non avrei dovuto nasconderti che... Non volevo ignorarti, Γ¨ solo che... avevo paura della tua reazione. Sapevo che tu e Andrew non siete mai stati in buoni rapporti e allora...Β»
Β«La mia reazione?Β» ripetΓ© lentamente Iago, gli occhi castano chiaro, quasi dorato, fissi in quelli grigi e da bambino del sedicenne. Β«PerciΓ² secondo te era molto meglio lasciarmi all'oscuro e farmi passare da cretino.Β»
Β«L-Lasciami spiegare.Β»
Β«Spiegare cosa? Senti, Alex, alla fine sono solo affari tuoi. Γ giusto che tu frequenti chi ti pare.Β»
Il piΓΉ giovane si fece coraggio e scosse il capo con decisione: Β«No, invece. Io... Io non voglio che tutto questo ci separi, Iago. Sei il mio migliore amico e io... io ero contento, quando mi hai detto che ti eri fidanzato con Maya. Vorrei solo che tu fossi felice per me come io lo sono per te. Voglio che torniamo a essere com'eravamo primaΒ».
Non voleva gettare al vento la loro amicizia per motivi in fin dei conti futili e insensati.
Iago strinse le labbra ed evitò il suo sguardo. «Non possiamo tornare a essere come prima. Le cose cambiano, le persone pure. à inevitabile.» Non se la sentiva di affrontarlo oltre, né di parlare ancora e magari rischiare di dire qualcosa di cui si sarebbe sicuramente pentito. Fece per mettere in moto, di nuovo senza casco, ma Alex glielo impedì, aggrappandosi al suo braccio proteso.
Tuttavia, quando il più grande si arrischiò a guardarlo, vide che era terribilmente serio e sì, sull'orlo delle lacrime.
Β«Tu sei un egoistaΒ» sentenziΓ² il biondo. Β«Ti importa solo che tu sia felice, poi se gli altri lo sono o meno ti Γ¨ del tutto indifferente! Pensavo che avresti capito, che mi avresti almeno ascoltato, ma tu non ascolti nessuno e fai e pensi quello che ti pare!Β»
Lo lasciΓ² andare e si allontanΓ² dal vialetto in tutta fretta. Iago strinse i pugni. Β«Guarda che la scuola Γ¨ dall'altra parte!Β» gli urlΓ² dietro, dopo essere smontato dal mezzo e averlo seguito.
Io sarei un egoista? Io?
Quanto avrebbe dato per poter avere la forza e il coraggio di fermarlo e prenderlo a sberle!
Β«Non vado a scuola. Lasciami in paceΒ» replicΓ² Alex, senza neanche voltarsi a guardarlo.
Β«Ah, bene! Adesso mandi a puttane anche il tuo futuro! Bravo!Β» Iago gli fece un derisorio applauso. Β«Complimenti, Woomingan! Hai fatto jackpot! Fidanzato delinquente, passivitΓ , voti pessimi a scuola e padre violento e alcolista! Alla prossima cosa farai? Inizierai a drogarti?Β»
Il sedicenne si bloccò e poi fece una cosa che Iago decisamente non si aspettava: tornò indietro, lo raggiunse e gli mollò un ceffone in pieno viso. «Non parlare più così di mio padre e di Andrew!» gli gridò contro. Tremava da capo a piedi come una foglia. «Sei solo un bimbo viziato! Ecco cosa sei!»
Era arrabbiato con Iago, ma in parte si era giΓ pentito di aver reagito in quel modo. Il punto era che... non era riuscito a fermarsi, a ragionare, come sempre cercava di fare! Appena lo aveva sentito insultare suo padre e poi, soprattutto, Andrew, la sua era stata una reazione istintiva. Lo aveva definito un delinquente, senza sapere quanto fosse in realtΓ intelligente, dolce e di buon cuore, quando non era circondato dal suo stuolo di amici e riusciva a essere se stesso. Iago lo aveva sempre giudicato senza provare a conoscerlo davvero e ad Alex non piaceva chi giudicava a priori e non restava con la mente aperta.
E suo padre... Era vero: beveva molto, troppo, talmente tanto che Alex iniziava a temere per la sua salute, ma era anche un uomo triste e disorientato, aveva bisogno di aiuto e di vicinanza, non dell'indice del prossimo puntato contro. Erano tutti bravi e dei santi, quando si trattava di condannare qualcuno, ma pochi ricordavano che non costava niente essere gentili con gli altri e magari aiutare chi aveva bisogno di una mano.
Non se la prendeva mai quando suo padre arrivava alle mani perchΓ© sapeva che non era in sΓ©, che era l'alcol ad annebbiarlo e non era una persona cattiva. Provava solo tanta tristezza, un orribile senso di impotenza e inadeguatezza. Avrebbe voluto fare molto di piΓΉ per suo padre, ma coi pochi mezzi che aveva gli era quasi del tutto impossibile.
Iago faceva presto a parlare e a giudicare, ma non si era mai offerto di aiutarlo in qualche modo, nΓ© gli aveva dato alcun consiglio su come cercare di far tornare suo padre sulla retta via. Si era limitato a dirgli che doveva allontanarsi il prima possibile e lasciare a se stesso quell'uomo, perchΓ© ormai era irrecuperabile.
Quale figlio avrebbe fatto una cosa del genere a un genitore? Con che coraggio?
Si girΓ² a guardarlo per qualche secondo. Β«Ti credevo una persona diversa, Iago, ma la colpa Γ¨ mia. Forse Γ¨ vero quello che dicono tutti: sono stupido e non capisco un accidente, troppo tonto per... per qualsiasi cosa. La colpa Γ¨ mia, non tua. Buona fortuna con i tuoi amici e la tua vita.Β»
Non aggiunse altro e si allontanΓ².
Β«Poi cos'Γ¨ successo?Β»
Il detective Yakovich si strinse nelle spalle e sul momento non replicΓ², limitandosi a buttar giΓΉ una sorsata del suo Black Russian, sotto lo sguardo incuriosito e ancora non molto alticcio del suo collega, di un anno piΓΉ vecchio e, come lui, proveniente da una famiglia le cui origini non trovavano radici nella buon vecchia America, ma nel Mediterraneo, spaziando dalla Grecia all'Italia. Madre italiana e padre greco, ma di mediterraneo aveva solo il colorito leggermente olivastro. Coi suoi occhi di un azzurro brillante e i capelli biondi sarebbe potuto passare per un americano standard senza troppi problemi.
Iago aveva sempre detestato i propri genitori solo e unicamente perchΓ© gli avevano appioppato quel nome che gli era valso, certe volte, delle prese in giro. Sua madre, una volta, aveva replicato con fierezza che mentre era in attesa di lui stava leggendo un'opera di Shakespeare e alla fine aveva deciso di dargli il nome di uno dei personaggi, per l'appunto Iago, l'antagonista principale nell'Otello. Le era piaciuto perchΓ© particolare, e perchΓ© il personaggio le era sembrato interessante, malgrado la sua funzione all'interno dell'opera del Bardo.
Iago, perΓ², avrebbe dato ogni cosa pur di poter esser stato chiamato semplicemente John, o Paul, o in qualsiasi altro modo gradevolmente normale.
Tuttavia, il Fato non era stato clemente neppure col suo collega, dato che si chiamava Tyrian e come se non bastasse si ritrovava con un cognome greco, ovvero Lèbanthos.
Che diamine, lui sì che era nato con un bello sputo della sorte in faccia! Al contrario della famiglia di Iago, però, la sua da almeno tre generazioni risiedeva in America, motivo per cui non si era beccato in fin dei conti il trattamento che invece era stato riservato per anni a Iago.
Tyrian era un ragazzo sveglio, seppur un po' troppo ingenuo a volte, e con lui Iago si era trovato bene sin da subito. Da quel che sapeva, era sposato da un paio d'anni con una ragazza di nome Amelia. In base a quel che aveva potuto capire Yakovich, quei due erano la tipica coppia che si era conosciuta al liceo e aveva deciso di proseguire la frequentazione reciproca anche dopo la scuola, giungendo infine alla prospettiva del matrimonio e di futuri, petulanti marmocchi.
A Iago non piacevano i ragazzini, in tutta franchezza. Non c'era una ragione precisa, era così e basta, motivo per il quale la sua donna, l'anno prima, alla fine lo aveva mollato, quando lui aveva detto chiaramente di non credere nel matrimonio né di volere dei figli sia per il motivo già citato, sia perché vedeva tanto di quello schifo in giro per il mondo, da essere arrivato alla conclusione che contribuendo al ricambio generazionale avrebbe solo offerto più carne innocente all'orrido e crudele macello denominato mondo.
Tyrian, a riguardo, gli aveva detto di prendere la vita con piΓΉ filosofia e di guardarla con occhi piΓΉ ottimisti, invece di sguazzare in quel tetro realismo che sconfinava nel pessimismo cosmico.
Forse era così che, tra una risposta e l'altra, alla fine avevano iniziato a scambiarsi vecchi aneddoti, quella sera. Tyrian gli aveva chiesto se gli andava di bere qualcosa assieme e Iago, non avendo molto da fare, a parte tornare a casa, saltare la cena e ficcarsi a letto, aveva accettato.
Iniziava però seriamente a pentirsene, perché Tyrian si era talmente incuriosito e appassionato al suo, di aneddoto, che ormai era da una buona mezz'ora che Iago stava raccontando in modo quasi ininterrotto alcuni ricordi risalenti alla sua giovinezza. Il tema dello scambio di vecchie storie, infatti, era andato a concentrarsi su una domanda: «Sei mai stato innamorato di qualcuno, Yakovich, a parte del tuo lavoro?», gli aveva chiesto ironico il collega. Iago aveva risposto di sì, dopo un attimo di reticenza. Sì, una volta era stato innamorato, ma era successo tanto tempo addietro.
Strinse le spalle e continuΓ² a tacere, limitandosi di nuovo a sorseggiare il proprio Black Russian.
Che altro c'era da dire, in fin dei conti? Si era comportato da stronzo, da egoista e da mezzo matto, e quelli erano stati i risultati.
Tyrian lo guardò confuso. «Non c'è altro? Finito tutto così? Oh, andiamo!» A Iago parve quasi un bambino rimasto deluso dalla buon vecchia fiaba della buonanotte. Peccato che la vita non fosse una fiaba, ma un cazzo di incubo, pensò il detective Yakovich.
«Sì» rispose finalmente, rauco. «Nient'altro.»
Β«PerΓ²...Β»
«Ah, che palle!» si lamentò Iago. «Non ci siamo più parlati. Solo uno scemo sarebbe tornato a rivolgermi la parola, dopo quello che avevo avuto il coraggio di dire. Dio santo, Lèbanthos, a volte sembri venire da Plutone!»
Β«Non hai piΓΉ avuto sue notizie? Insomma, lo avrai incrociato qualche volta per i corridoi di scuola!Β»
Β«Era sempre in compagnia di Mr.Perfettino e di certo non volevo guastar loro l'idillioΒ» bofonchiΓ² Iago, il quale ancora provava antipatia per Thorne, anche a distanza di dieci lunghi anni. Β«Se l'Γ¨ sposato, lo stronzo. So solo questo e tanto mi basta.Β»
Tyrian sbiancò. «Non dovresti chiamarlo così. à il nipote del nostro capo!»
Β«Cazzo me ne fregaΒ» sputΓ² fuori Iago. Forse l'alcol iniziava a fare effetto. Β«Non Γ¨ un segreto che AndrΓ© Langford mi stia allegramente sulle palle. Lui e il resto della sua malaugurata famiglia di bastardi con la puzza sotto il naso.Β»
Β«Shh!Β»
Β«E smettila, non Γ¨ mica qui!Β»
«Ma lo conoscono praticamente tutti a New Orleans e non è mai un bene parlar male di qualcuno così influente» lo zittì Tyrian, ora serio. «Comunque io una volta ho incontrato suo nipote. Mi è sembrato un tipo a posto.»
Iago sogghignΓ² sardonico. Β«Oh, sicuro! Lui e le sue maniere impeccabili!Β»
Β«Potrebbe essere cambiato.Β»
Β«La gente non cambia, TyrianΒ» replicΓ² acido Yakovich. Β«Peggiora e basta.Β»
Andrew lo aveva incrociato eccome, almeno in un paio di occasioni, e sempre in tribunale. In entrambi i processi, alla fine gli aveva sottratto da sotto il naso ben due criminali che invece di esser finiti dritti in galera, erano tornati in libertΓ grazie alle doti di Andrew Thorne del cazzo. Β«Quello stronzo continua a guastarmi la vita, proprio come faceva a scuola, o durante le partite.Β»
Una cosa andava detta: Thorne, come avvocato penalista, in quanto a essere agguerrito, zelante e abile era riuscito a superare il suo beato padre, ma poche volte gli avvocati si ritrovavano a dover difendere persone innocenti.
A Iago non era mai piaciuto piΓΉ di tanto chi esercitava quella professione decisamente ambigua.
Dove diavolo gettavano via la propria morale gli avvocati, quando dovevano difendere gente che aveva ucciso a sangue freddo poveri disgraziati?
Quello che davvero non tollerava, era che quel serpente a sonagli gli avesse rivolto, al termine di entrambi i processi, un sorriso di pura e gongolante vittoria. Iago ancora non riusciva a capire cosa gli avesse dato la forza di non raggiungerlo e prenderlo a pugni, come a voler dire: Β«Visto? Come sempre sono migliore di te in tutti i campi possibili e immaginabili!Β».
Che nervoso!
Tyrian sospirΓ². Β«Secondo me sei partito prevenuto sin dal principio e non sei mai riuscito a fartene una ragioneΒ» disse, con molta saggezza. Β«A mio parere, ti brucia solo che sia riuscito a conquistare la persona che tu invece hai deciso di lasciar andare. Non puoi fargliene perΓ² una colpa e se si sono sposati, evidentemente stavano davvero bene insieme.Β»
Β«Non possiamo saperloΒ» ribattΓ© testardo Iago.
Trascorse un po' di teso silenzio.
«In realtà ... Lui venne a cercarmi, lo fece prima di partire per la California, così da raggiungere Coso. Suppongo che fosse talmente pazzo di lui da aver trovato il coraggio di lasciare tutto quanto e seguirlo, così che il Principe Azzurro potesse studiare tranquillamente alla Stanford e avere finalmente per sé quello scemo.»
Tyrian tornΓ² a prestargli attenzione. Β«E tu che hai fatto?Β»
Β«Non...Β» Iago sospirΓ², passandosi due dita sugli occhi contornati da un vago accenno d'occhiaie. Β«Mia madre Γ¨ venuta a chiamarmi e a dirmi che Alex era proprio al piano di sotto, perchΓ© voleva parlarmi, ma io le dissi che avevo un bel po' da fare e che avevo pure un gran mal di testa. Non ho voluto vederlo, in pratica, e dalla finestra l'ho guardato rimontare in auto e partire. Γ stata l'ultima volta che l'ho visto.Β»
Tyrian era allibito. Β«E poi ti lamenti?Β» chiese stizzito.
Β«Non mi lamento di niente.Β»
Β«Sei la persona piΓΉ strana che abbia mai conosciuto, Iago, dico sul serio: eri geloso marcio, eppure, per orgoglio, l'hai ferito fino al punto da allontanarlo! Ti sviterei la testa, almeno forse capirei come funziona!Β»
Iago, per tutta risposta, si accese una sigaretta e gli espirΓ² il fumo dritto in faccia.
Β«Credimi, Tyrian: un solo giro su questa montagna russaΒ» disse, accennando con l'altra mano alla propria testa, Β«e ti pentiresti subito di aver espresso questo desiderioΒ».
«Sì, bravo, continua pure a fare lo stronzo, mi raccomando» lo apostrofò duramente Tyrian, scuotendo il capo. «Chi ti ha detto che poi si sono sposati?»
Β«Nessuno ha dovuto dirmelo, o meglio: suo zio non la piantava di ripetere quanto era felice che finalmente aveva messo la testa a posto e si era trovato un compagno per la vita.Β»
«Be', in effetti ce lo vedo Langford a vantarsi di una cosa del genere» riconobbe con molto giudizio Lèbanthos. «Però tu, invece di lasciar correre e basta, se non altro avresti potuto tentare di riallacciare i rapporti con Alex. Insomma: potevi andare a trovarlo e...»
Β«... E cosa, sentiamo?Β» lo interruppe Yakovich, torvo. Β«La vita non Γ¨ una favola o una di quelle stupide commedie romantiche che passano alla televisione, sai? Mi avrebbe mandato a quel paese e basta.Β»
Β«Non puoi saperlo.Β»
«Invece sì.»
Il biondo sbuffΓ². Β«Come ti pare.Β» Si stava quasi pentendo di averlo spinto a confidarsi. Sperava di riuscire a farlo stare un po' meglio, invece adesso era lui a stare con il morale sotto i piedi.
Lo vide fare un altro tiro e lottare contro se stesso per dire qualcosa. Il Detective Yakovich si morse il labbro inferiore. Fissava il tavolo senza vederlo. «L'altro giorno ho sentito per caso Langford parlare con un paio di suoi conoscenti sul posto di lavoro. Ero andato a prendermi del caffè e nell'angolo bar c'era anche lui. Non ho potuto far a meno di sentire quel che stava dicendo.»
Β«Ossia cosa?Β» incalzΓ² Tyrian, perplesso.
Iago non osΓ² sollevare lo sguardo, perchΓ© l'altro altrimenti avrebbe visto i suoi occhi luccicare come quelli di un bambino piagnucoloso.
Β«Pare che quei due, un paio di anni fa, abbiano deciso di metter su famiglia. Non Γ¨ neppure una cosa recenteΒ» replicΓ², il tono forzatamente giulivo. Β«Magnifico, no? Un bel marmocchio, come se non bastasse! La dannata ciliegina sulla maledetta panna!Β»
Β«PerΓ² te la sei cercata.Β» Tyrian fu sincero con lui, non potΓ© far altrimenti. Β«Di occasioni ne hai avute a bizzeffe e le hai bruciate tutte perchΓ© sei un orgoglioso di prima cartella. Prima o poi si paga per i propri errori, Iago.Β»
«Grazie infinite, ora sì che sono pronto a buttarmi sotto un treno!» sbottò il Detective a denti stretti, passandosi poi due dita sugli occhi. «Sai cosa? Chi se ne frega» aggiunse, ma la voce rotta lo tradì.
La veritΓ era che aveva provato, una volta, a chiamare Alex, solo per poi scoprire che il numero era inesistente e dunque, quasi sicuramente, era stato cambiato.
Certo, avrebbe potuto riprovare a contattarlo, ma se poi, chiamandolo a casa, avesse risposto invece quello stronzo di Thorne, anzichΓ© Alex?
Conosceva fin troppo bene le dicerie su quella famiglia e non tutte erano belle.
C'erano alcuni che addirittura sostenevano che i Thorne e i Langford fossero invischiati con la malavita, anche se nessuno era mai riuscito a ottenere abbastanza prove per inchiodarli.
Non lo avrebbe sorpreso sapere che Andrew, dietro a quella facciata da bravo avvocato, celasse in realtΓ un lato oscuro nello stile de βIl Padrino", ma era anche probabile che si stesse solo arrampicando sugli specchi pur di trovare una ragione valida per infangare quello che, in fin dei conti, era stato sin dal principio il suo rivale. Andrew perΓ², a differenza sua, aveva avuto piΓΉ fegato.
Scosse la testa e frugΓ² nella tasca dei pantaloni. Β«Meglio chiudere qui la serata. Ci vediamo domani, Tyrian.Β» LasciΓ² sul tavolo qualche banconota, fece un cenno di saluto al collega e infine abbandonΓ² il locale.
L'ultima e seconda parte arriverΓ prestissimo, promesso! Intanto, se vi va, potete commissionarmi altri lavori! Ci sto prendendo davvero gusto!
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