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Quando Silas si ridestΓ², nella stanza v'era quasi il piΓΉ totale buio, eccezion fatta per le flebile luce di alcune candele qui e lΓ la cui cera, squagliatasi, aveva dato vita a stalattiti informi ormai solidificate che correvano giΓΉ lungo le sottili braccia dei candelieri.
Il ragazzo si mosse pigramente fra le lenzuola sgualcite e morbide. Erano tiepide e imbevute del profumo speziato dell'altra persona che giaceva al suo fianco. Si scostò i capelli dal viso e finalmente ricordò, seppur nella forma di confusi stralci, gli eventi che lo avevano condotto infine lì.
RimembrΓ² di esser sgattaiolato insieme a Ivar non appena si erano assicurati che tutti fossero andati a dormire; non era stato facile eludere la sorveglianza e fare in modo di non esser visti dalle guardie incaricate di pattugliare i corridoi del palazzo e vigilare anche all'esterno. Silas si era affidato all'astuzia del coetaneo di gran lunga piΓΉ esperto in quel frangente e, in un modo o nell'altro, ce l'avevano fatta a uscire dai confini del castello.
Non c'era voluto molto per giungere in cittΓ e prendere parte alla festa in onore dell'autunno ospitata da un giovane nobile che conosceva Ivar e la sua famiglia ed era stato piΓΉ che felice di accoglierli. Silas, ovviamente, aveva detto di chiamarsi in un'altra maniera e non aveva rivelato in alcun modo di essere il principe di Elgorad.
All'inizio si era sentito un po' spaesato, anzi un vero pesce fuor d'acqua, ma con l'aiuto del vino, del frizzante carattere di Ivar che lo aveva sempre tenuto vicino a sΓ© e guidato nell'arte del divertirsi e festeggiare, per la prima volta aveva potuto assaporare la libertΓ , specialmente perchΓ© non era stato costretto a comportarsi come un membro della famiglia reale e a porsi un freno.
Ricordava di aver ballato a lungo e di averlo fatto quasi sempre proprio con Nilgorath. Cavolo, se se lo ricordava. Lo rivide volteggiare e poi tornare a stringersi a lui, finchΓ©, a un certo punto, Ivar gli aveva preso il viso fra le mani e lo aveva baciato sulla bocca. Silas non aveva mai baciato nessuno in vita propria, non ne aveva mai avuto neppure l'occasione e quindi per lui era stato un po' strano. Strano, umido e tuttavia inebriante. Dopo la prima volta aveva voluto riassaporare di nuovo quelle labbra impregnate del sapore dolce e aromatico del vino. Si era persino chiesto perchΓ© cavolo non lo avesse fatto prima, visto che gli era parso qualcosa di giusto e sensato, perfettamente logico. Aveva saputo finalmente dare un nome agli strani sintomi che aveva accusato per giorni in presenza di Ivar non appena il cuore aveva ricominciato a battergli forte nel petto ad ogni bacio che si erano scambiati e ancora dopo, quando erano saliti in una delle stanze per gli ospiti.
Ivar lo aveva spinto sul letto e gli si era messo sopra e lui lo aveva lasciato fare, gli aveva permesso di spogliarlo, di spogliarsi a sua volta e guidarlo. BenchΓ© fosse stato Ivar a oscillare sopra di lui a un ritmo sempre piΓΉ serrato e inebriante, Silas sin da subito aveva capito di essere alla sua totale mercΓ©, come se fosse stato stregato.
Gli era piaciuto. Lo aveva adorato e per questo, solo un paio di minuti dopo che tutto era finito, si era armato di iniziativa, galvanizzato dalla recente frenesia, e avevano giaciuto insieme ancora. Due volte, forse tre, non lo ricordava. Sapeva solo che alla fine, stanchi e appagati, si erano assopiti l'uno fra le braccia dell'altro.
OsservΓ² Ivar che dormiva profondamente in posizione prona, il viso in parte nascosto dai capelli corvini e dal cuscino cui il ragazzo era in un certo senso abbracciato. Silas non resistΓ© e accostΓ² una mano, ripercorrendo la curva della pallida schiena del coetaneo.
Non sapeva bene come classificare cosa sentiva nei confronti di Ivar, cosa provasse per lui. Non era esperto e tutto gli appariva confuso e al tempo stesso piacevole. Sapeva, perΓ², che si trattava di qualcosa di importante, di aver finalmente dato una scossa alla propria vita e di esser diventato, tra l'altro, un uomo. Aveva varcato quel confine invisibile nello stesso istante in cui non si era tirato indietro e aveva scelto di infrangere la propria bolla di inesperienza e consentire ad Ivar di aiutarlo in tale processo.
Ripensare a tutto quello che si era verificato su quel letto lo fece arrossire. Fu un impulso che non riuscì ad arginare, così come non poté in alcun modo controllare il progressivo panico che lo assalì nel realizzare che fossero sicuramente passate delle ore da quando aveva lasciato il palazzo.
Certo, lui e Ivar erano stati attenti, ma chi gli diceva che in qualche maniera i suoi non avessero scoperto della sua fuga?
Erano genitori permissivi che rispettavano i suoi spazi, ma non di certo degli idioti. Godric, poi, era solito passare a controllare nelle stanze di tutti i figli per assicurarsi che stessero bene, durante la notte. E se entrando in camera sua non lo avesse trovato da nessuna parte?
Se fosse stato così, sapeva che al proprio ritorno avrebbe trovato i suoi genitori ad attenderlo con aria infuriata, pronti a sciorinargli una ramanzina talmente lunga che sarebbe durata fino a primavera e ancor oltre.
Avrebbe tanto voluto poter rimanere lì fino al mattino, ma non poteva rischiare. Scosse Ivar per una spalla e dovette farlo per ben due volte prima di riuscire a svegliarlo. Il ragazzo si lamentò debolmente, alla stessa maniera di un indolente gatto il cui sonnecchiare era stato disturbato. Si mosse un po' alla volta e infine sollevò la testa. Aveva lo sguardo ovviamente assonato, eppure anche in quel momento Silas non poté far a meno di trovarlo seducente e irresistibile. Nei giorni precedenti a quella serata di follia si erano avvicinati un po' alla volta, superando le iniziali incomprensioni e l'invisibile confine segnato dai loro caratteri sì e no agli opposti. Lui era sostanzialmente più prudente e tendeva alla ritrosia, anche se c'erano occasioni nelle quali era in grado di mandare al diavolo ogni cosa e agire in maniera impulsiva; Ivar, invece, quasi sempre dava ascolto a quel che la testa e l'istinto gli dicevano, talvolta tendeva a esagerare o a comportarsi in un modo talmente aperto ed esuberante da sembrare indecente e inopportuno, ma era stato proprio tutto questo ad aver attirato Silas. Ivar non aveva paura di mostrarsi per chi era realmente né di dire la propria e parlare con schiettezza. Parlare con lui, interagire con lui, trascorrere con lui ore e ore, lo aveva certe volte fatto sentire più libero, in un luogo a parte e molto distante dal resto del mondo intero. Lo stesso mondo che il giovane principe, in alcuni momenti, aveva la sensazione di riuscire a intravedere negli occhi caldi e magnetici di Ivar.
Una volta Nilgorath gli aveva confessato, fra una chiacchiera e l'altra, mentre si erano ritrovati a percorrere i ricordi legati alle loro ancora brevi esistenze, ricordi che a volte erano stati costretti a condividere per via dell'amicizia dell'ambasciatore con la famiglia reale, che il suo sogno nel cassetto, per quanto infantile e lontano come tutti i sogni coltivati dai bambini, fosse stato di diventare un giorno un pirata e solcare gli oceani per vedere luoghi lontani, luoghi ancora vergini e non ancora scoperti dalla civiltΓ , e Silas, ridendo, aveva detto la sua affermando che il coetaneo sarebbe stato perfetto per un'esistenza del genere.
Era stato allora, proprio in quel sonnacchioso e quieto pomeriggio, che Ivar, sollevando lo sguardo e puntandolo dritto negli occhi di Silas, si era lasciato sfuggire: «Se ci ripenso ora e cerco di immaginare quella vita per me stesso, tu sei lì con me. Magari è stupido e ci conosciamo da poco. Non abbiamo mai legato negli anni passati e mai abbiamo approfondito il nostro rapporto, però... sarebbe stato bello viaggiare per mare con te e assaporare la libertà e una vita fuori dagli schemi».
Silas non aveva risposto e si era limitato a guardarlo a sua volta e ad affermare in silenzio, tramite quella stessa occhiata, che anche a lui sarebbe piaciuto un avvenire del genere in ogni singolo aspetto, vita fianco a fianco con Ivar compresa.
Da allora era scattato qualcosa di inspiegabile, qualcosa cui nessuno dei due aveva saputo o era stato interessato a dare un nome. Avevano solamente permesso a quel fragile germoglio di crescere e allungare le radici, di prosperare con crescente vigore.
Quel che era accaduto infine quella notte, ore prima, poteva dunque esser considerato l'apoteosi di tale crescita. Il germoglio si era tramutato in fiore e il fiore aveva disteso i propri petali ed espanso il profumo che li aveva inebriati e spinti l'uno fra le braccia dell'altro.
Che cosa sarebbe potuto accadere in futuro rimaneva un mistero, ma non li spaventava.
Β«Dobbiamo tornare a palazzoΒ» disse il principe di Elgorad. Β«Meglio non rischiare oltre.Β»
Ivar sorrise di sbieco. Β«Lo dici perchΓ© Γ¨ la cosa piΓΉ saggia e logica da fare o solo perchΓ© hai paura degli urlacci dei tuoi?Β» lo stuzzicΓ².
Β«Entrambe le coseΒ» replicΓ² schietto Silas, non senza farsi sfuggire una risata sincera.
«Beh, vedila così: non potranno tenerti recluso a vita. Ti metteranno in punizione e finirà così.»
«Non ne sarei così sicuro» commentò inquieto Silas, il quale poteva già immaginare molto bene la reazione dei genitori, nel caso questi avessero scoperto eccome della sua bravata. In tal caso forse avrebbe fatto molto meglio a espatriare. Un'isola deserta dall'altro capo del mondo sarebbe dovuta bastare, più o meno, a fargli evitare una condanna alla reclusione più o meno a vita. A pensarci bene non era un'idea poi tanto malvagia.
Ivar scacciΓ² la questione con un gesto svolazzante della mano. Β«Sai cosa? Se hanno scoperto che te ne sei andato per i fatti tuoi di notte e dovessero rimproverarti, dirΓ² loro che l'idea Γ¨ stata mia e mi prenderΓ² le mie responsabilitΓ .Β»
Β«Non so quanta differenza potrebbe fare, ma... grazie.Β» Silas esitΓ². Β«Prima che ci rivestiamo e torniamo a palazzo... voglio chiederti una cosa.Β»
Β«Sono tutt'orecchi.Β»
Β«Dopo quello che abbiamo fatto stanotte... i-insomma... cosa siamo, ora? Voglio dire... abbiamo stretto piΓΉ o meno amicizia e tutto, ma... di solito gli amici non condividono un letto come noi, perciΓ²...Β»
Β«Mi stai chiedendo se stiamo insieme?Β»
«Sì, esatto.»
Nilgorath si strinse nelle spalle e si scostΓ² i capelli dal viso, sospirando. Β«Non ne ho mai parlato fino ad ora, ma adesso che siamo alla pari in questo frangente, piΓΉ o meno, non ti nasconderΓ² che non sei stato il primo, Silas. Quello che ho fatto con te stanotte l'ho fatto anche con altri e probabilmente accadrΓ anche in futuro. Stare insieme solo perchΓ© ci siamo sfogati un pochino e io ti ho solo insegnato a usare il letto per cose diverse dal dormire non necessariamente implica che ora stiamo insieme. Capisci?Β»
Silas lo guardΓ² come se avesse appena ascoltato un discorso astruso e per giunta esplicitato in una lingua a lui sconosciuta. Β«In realtΓ no.Β»
Ivar fece un respiro profondo. Β«D'accordo, senti: abbiamo quindici anni, giusto? Abbiamo davanti a noi secoli interi di esistenza e probabilmente tu, fra un anno o due, avrai giΓ per la testa qualcun altro e ti sarai dimenticato dell'esperienza che abbiamo condiviso. PerchΓ©? PerchΓ© non Γ¨ obbligatorio stare insieme a una persona con la quale abbiamo avuto un rapporto carnale e... io onestamente preferisco rimanere aperto a ogni opzione prima di capire cosa voglio dalla vita e chi voglio nella mia vita. Se vuoi e vorrai divertirti ancora senza troppi pensieri io ci sono e ci sarΓ², ma stare insieme a una persona... beh... credo che sia molto diverso.Β»
Evergard si sentì di colpo un bambino sciocco e inesperto, anzi un vero citrullo, e di esser appena parso uno nato il giorno prima e forse persino fuori dal mondo. «Mi sembra giusto» biascicò imbarazzato.
Ivar gli sprimacciΓ² una guancia per scherzo. Β«Su, ora non mettere il broncio. Farai strage di cuori, se vuoi il mio onesto parere. Sei un ragazzo speciale e unico nel tuo genere, credimi.Β»
Silas, tuttavia, non ne era così sicuro. Iniziava a credere che se davvero fosse stato unico e speciale, forse Ivar avrebbe avuto un'opinione diversa su di lui e magari avrebbe scelto di frequentarlo, insomma... di stare insieme a lui. Gli piaceva stare con Ivar, ascoltarlo parlare e soprattutto ridere in quel suo modo gagliardo e contagioso.
«Magari, un giorno, la penserai diversamente» buttò lì, forzando un sorriso e stringendosi nelle spalle. «Voglio dire... tutto è possibile e niente è detto, no?»
Non che le sue conoscenze fossero poi così variegate ed estese, ma era sicuro al cento per cento che non avrebbe trovato nessun altro come Ivar nemmeno se avesse girato il mondo per mille anni e fosse entrato in contatto con milioni di altre persone. Ivar era Ivar.
Nirgolath, il quale si stava nel frattempo rivestendo, sbuffΓ² una risata. Β«Non ti arrendi mai, eh?Β»
Β«Sono testardo, tutto qui.Β»
Ivar si infilò la veste lunga fino al ginocchio, si avvolse attorno alla vita la cintura e infine indossò gli stivali. «Ma sì, il domani è un mistero» concluse semplicemente.
Silas non aggiunse altro e decise di rendersi di nuovo presentabile a sua volta.
Quando finalmente furono di nuovo sgattaiolati nei confini del palazzo passando per i giardini e poi, ancora, riuscirono a entrare attraverso uno degli ingressi secondari rimasto sguarnito per via del cambio di guardia, capirono di essere in guai piΓΉ o meno colossali quando videro venir loro incontro il re seguito dal proprio consorte. Entrambi avevano l'aria stanca, sicuramente erano rimasti svegli fino ad allora, e tutti e due erano furibondi.
«Bentrovati» esordì il sovrano, trapassando con un'occhiata glaciale e colma di rimprovero sia il figlio che il ragazzo che era stato affidato alla sua tutela fino al ritorno di Soren. «Dovunque voi siate stati fino ad ora, spero proprio che ne sia valsa la pena e vi sia bastato e avanzato, perché, per un bel po' di tempo a venire, sarà stata la prima e ultima volta in cui due marmocchi di quindici anni sono riusciti a eludere la sorveglianza di queste mura.»
Silas aveva la gola secca e poteva giurare di non aver mai visto quell'espressione negli occhi dei genitori. Concluse che dovesse trattarsi di delusione.
Β«N-Noi... i-io...Β» cominciΓ², balbettando.
Dante arcuΓ² le sopracciglia e sbattΓ© le palpebre. Β«Prego, continua pure. Ti ascoltoΒ» lo incoraggiΓ². Paradossalmente era proprio quella sua calma a risultare raggelante. Per Silas era peggio che sentirlo sbraitare ramanzine.
Il ragazzo scoprì di non sapere cosa dire né come difendere la propria posizione. Aveva infranto le regole, serviva forse aggiungere altro? Era ovvio che il suo comportamento fosse indifendibile. Richiuse la bocca, scosse la testa e non fiatò più.
Ivar, allora, disse: «L'ho convinto io ad accompagnarmi. Siamo... siamo andati a una festa e... eravamo stanchi e siamo finiti per addormentarci lì. Silas non c'entra niente e non ha colpe, la responsabilità è solo e soltanto mia».
Silas avrebbe tanto voluto spiaccicarsi una mano sul viso e sotterrare se stesso e Ivar. Invidiava la faccia tosta del coetaneo. Ben pochi erano capaci di parlare in quel modo diretto e fermo senza la minima traccia di paura, specialmente di fronte a un uomo come suo padre. Il fatto che non lo conoscesse bene giocava sicuramente a suo favore ed era al tempo stesso uno svantaggio.
Il re squadrΓ² il giovane Nilgorath e per un attimo parve sul punto di voler incenerirlo sul posto tramite il solo sguardo. Β«Su questo non avevo alcun dubbio, ma ti ringrazio comunque per l'intervento e per la spiegazioneΒ» replicΓ². Malgrado il tono sia cordiale che severo, suonΓ² comunque gelido e furioso. Non lasciava presagire un castigo clemente. Probabilmente sia Ivar che Silas se ne sarebbero rimasti confinati nelle loro rispettive stanze fino al ritorno di Soren.
Godric si avvicinΓ² e fece cenno a Ivar di seguirlo. Β«Ti riaccompagno nei tuoi appartamenti. Lungo la via, perΓ², io e te faremo quattro chiacchiere, signorinoΒ» lo apostrofΓ² duramente. Ivar si limitΓ² ad annuire e gli andΓ² dietro, ma prima guardΓ² un'ultima volta Silas e gli sorrise lievemente, come a voler rassicurarlo.
Silas si sentì meglio, ma solo fino a quando non tornò a incrociare gli occhi dell'altro genitore. Si chiese, in realtà , come potesse esser ancora vivo e integro. Diamine, un'occhiata simile avrebbe ridotto in polvere persino l'uomo più coraggioso.
Dante si avvicinΓ² e incrociΓ² le braccia. Β«Qui e ora, Silas, voglio che tu mi dica che cosa pensavi di fare e come ti Γ¨ venuto in mente di andartene in giro da solo senza dire niente nΓ© a me nΓ© a Godric.Β»
Silas, ancora una volta, tacque. Benché le sue ragioni gli fossero parse valide fino a mezz'ora prima, di colpo iniziava a credere che dire la verità a suo padre, dirgli che avesse solamente voluto trascorrere una sola sera come un ragazzo comune, divertirsi e così via, sarebbe stato da sciocchi.
Come se poi lui avrebbe in ogni caso mai potuto capirlo, capire come lui si sentiva...
Non tutti avevano potuto godere di un'istruzione piΓΉ interessante e fatta di pratica, anzichΓ© solo e soltanto noiosa teoria. C'era a chi era concesso di vedere il mondo e a chi invece ciΓ² era precluso e proibito.
Suo padre non avrebbe capito. Era un dato di fatto. Non poteva capire come ci si sentisse a volte in trappola in un mondo fatto solo di doveri, convenzioni, regole e sempre e solo regole, mai un po' di sano svago e avventura, mai un imprevisto che desse una svolta alla giornata.
Capendo che il figlio non avrebbe detto niente per difendersi o almeno per spiegare il motivo di quella bravata, Dante alzΓ² gli al cielo e si domandΓ² cosa diavolo avrebbe dovuto fare, in una situazione del genere? Neppure gli veniva concessa una risposta decente, era di fronte a un muro di mutismo e quel che era peggio, era che Silas visibilmente non capiva cosa avessero passato lui e Godric in quelle ore di attesa, dopo aver fatto controllare ancora e ancora ogni angolo del palazzo e dell'area esterna di esso. Non sapendo dove Silas fosse potuto andare o meno, non avevano neppure potuto provare a cercarlo altrove, ancora oltre la proprietΓ , visto e considerato che il ragazzo mai si era allontanato tanto da casa e per giunta senza aver detto niente ad anima viva.
A un certo punto, poi, Godric aveva iniziato a convincersi che fosse accaduto il peggio, che si fosse verificato un rapimento e così via. Era stato arduo provare a calmarlo e a dirgli di non correre troppo con la fantasia, di aspettare prima di decretare quella sparizione come qualcosa di ben peggiore di una fuga.
Ad avvertirli era stato Ronan, il quale aveva bisticciato con il gemello e, non volendo saperne di dormire nella stessa stanza con Myron, aveva deciso di andare dal fratello maggiore e di chiedergli di ospitarlo per quella notte. Quando perΓ² non aveva visto da nessuna parte Silas, aveva scelto ovviamente di allertare subito i genitori.
Non serviva neppure aggiungere che ai due fosse venuto un bel colpo nell'udire che Silas era letteralmente svanito nel nulla. Il non aver notato nulla fuori posto e nessun segno che facesse pensare a una colluttazione o qualcosa del genere aveva indotto Dante a mantenere un minimo di calma e ragionevolezza, nonchΓ© a pensare che Silas fosse in realtΓ sgattaiolato fuori di sua spontanea volontΓ .
Non era nessuno per criticare fino in fondo quel ragazzo. Diamine, non sarebbe bastato un libro intero per elencare tutte le stronzate che lui aveva fatto a quindici anni, cosa che puntualmente lo aveva messo nei guai fino al collo col suo precettore, ma d'altronde erano situazioni nettamente diverse e fra le cose che non aveva mai fatto, sapendo che non ne sarebbe valsa la pena, c'era proprio il non esser mai scappato via per una semplice festa, per divertirsi. Se avesse fatto una cosa del genere all'epoca, sicuro come l'oro le avrebbe poi prese di santa ragione.
Erano tempi diversi, certo, vite diverse, ma... iniziava seriamente a credere che suo figlio, certe volte, fosse sì e no un idiota. Si era comportato come tale, più che altro.
«Sai una cosa? Non ha alcuna importanza il perché» decretò. «Il punto è che hai fatto spaventare tutti quanti, Silas. Ce n'è voluta di pazienza con tuo padre pur di convincerlo a non pensare che ti fosse accaduto qualcosa di male. Il fatto che tu neppure sappia giustificare un simile atteggiamento mi fa supporre che tu non abbia affatto pensato alle conseguenze delle tue azioni.»
Silas deglutì. «Io... volevo solo sentirmi come tutti gli altri. Essere una persona normale e comune, anche se solo per una sera» cercò di spiegare. «Magari non te ne sarai accorto, papà , ma non è il massimo andare a fare una semplice passeggiata per i boschi con sempre dei soldati alle calcagna pronti a proteggerti anche da uno scoiattolo che ti si posa sulla spalla. Volevo essere semplicemente Silas, smettere di essere un principe ed essere una persona. Magari... ho sbagliato a scappare e a non dire niente, ma in fin dei conti voi mi avreste permesso, forse, di andare a una festa da solo, accompagnato soltanto da Ivar? Mi avreste mai concesso di uscire da queste mura senza per forza essere accompagnato una scorta? Non credo. Neppure mi avreste ascoltato. In fin dei conti o si fanno le cose come volete voi o niente, no?»
Β«Silas...Β»
«Cosa? Vorresti dire che non avreste fatto così? Che tu non avresti fatto così? Pretendi che io partecipi a questo o quest'altro evento, che io faccia il mio dovere di principe, ma poi, quando si tratta di permettermi di vivere la mia vita come qualsiasi altra persona della mia età ecco che invece non posso fare assolutamente niente! Beh, sai cosa, papà ? Secondo me le cose non funzionano affatto così e per avere bisognerebbe anche dare, ogni tanto!»
«Frena la lingua, ragazzo» lo ammonì Dante, iniziando seriamente a essere adirato di fronte a quegli sproloqui infantili. Lo aveva appena definito un tiranno! Roba da matti.
Β«Altrimenti?Β» rincarΓ² la dose Silas. Era come se qualcosa in lui fosse scattato e ormai era incapace di frenarsi. Β«Neppure mi Γ¨ piΓΉ concesso parlare come o quanto mi pare, adesso? Bell'affare!Β»
Β«Forse Γ¨ proprio per questo tuo atteggiamento che io e Godric non ti avremmo permesso di andartene in giro da soloΒ» disse infine il re. Β«Se fai i discorsi di un bambino capriccioso e petulante, Silas, allora vieni trattato come tale.Β»
Β«Capriccioso?! Solo perchΓ© ho espresso la mia opinione?!Β»
Β«Quale opinione, di grazia? Hai solo detto e ripetuto che ti teniamo rinchiuso qui come un prigioniero e che vorresti essere libero di andare e di venire come ti pare. Il tuo Γ¨ un discorso immaturo e insensato. Hai solo quindici anni, Silas, e fidati quando ti dico che non saranno i ventuno a renderti adulto, se continuerai a credere che non ti permettiamo di fare questo o quello perchΓ© non ti capiamo o solo gli dΓ©i sanno cos'altro!Β»
Β«Ma come posso diventare adulto se neppure sono libero di uscire da qui da solo, senza essere sempre controllato da qualcuno?!Β»
Se essere un principe voleva dire dover per forza stare rinchiuso fra quattro mura e fare solo quello che altri gli imponevano di fare, ebbene ci rinunciava e preferiva darsi all'ippica. Silas si asciugΓ² le guance con rabbia. Β«Non Γ¨ giusto! Mi sono divertito come mai mi era successo prima e tu hai dovuto rovinare tutto quanto! Non Γ¨ giusto che io non possa fare mai quello che voglio solo perchΓ© a voi non sta bene! PerchΓ© a te non sta bene!Β»
Dante tacque, poi: «D'accordo, Silas. Vuoi la libertà fino in fondo? Accomodati. La porta è aperta, a questo punto. Vuoi andare là fuori e vivere come ti pare, facendo ciò che ti passa per la testa, senza mai pensare alle conseguenze delle tue azioni? Fa' pure, ma sappi che la vita non è fatta solo di piaceri e di pacchia. Sappi che a un certo punto, per divertirti, ti sarà chiesto di pagare, in monete o in altre maniere, e allora dovrai rimboccarti le maniche e cavartela da solo, perché non ci saremo noi a coprirti le spalle o a suggerirti come agire. E prima che tu te ne esca chiedendo cosa ne possa sapere io, beh lascia che ti dica questo: non eri neppure nell'anticamera del cervello della Grande Madre quando il sottoscritto era là fuori e doveva faticare ogni dannato giorno per poter anche solo fare baldoria con questo o quest'altro amico. La libertà è meravigliosa, Silas, hai ragione, ma solo se hai i mezzi per godertela. Ha un peso proprio come ogni altra cosa al mondo. Se vuoi scoprire se sei in grado di sostenerlo o meno, alla veneranda età di quindici anni, io non ti fermerò, sul serio. Va', se è quello che desideri. Se invece scegli di rimanere qui, allora accetti anche di sottostare alle regole che io e Godric imponiamo a te e ai tuoi fratelli per ragioni ben precise, per la vostra stessa incolumità . Perché io e Godric sappiamo meglio di voi com'è realmente il mondo là fuori e sappiamo che non ha alcuna pietà . La verità , Silas, e perdonami se sarò schietto e brutale, è che non sarai mai come gli altri per motivi che non c'è bisogno di rivangare. Lo sai benissimo il perché».
Fece una pausa.
Β«Se deciderai di poter tollerare queste regole, allora io e tuo padre ci impegneremo a cercare di concederti un po' di libertΓ in piΓΉ, a venirti incontro, quando possibile, ma fino ai tuoi ventun anni, scusami di nuovo la schiettezza, non sarai mai e poi mai giustificato dopo una bravata come quella di stanotte. Esci pure, ma rispettando l'imposizione di tornare alle undici di sera e non un minuto di piΓΉ. Se tutto questo non ti sta bene, allora ripeto: la porta Γ¨ quella.Β»
Forse stava tirando la corda e forse non avrebbe dovuto dire a un quindicenne di prendere e andarsene, ma di cose pesanti ne erano state dette molte in quegli ultimi minuti e d'altronde come altro si poteva rispondere a un ragazzo che accusava i genitori di tenerlo segregato in casa, se non di esser disposti a dargli la massima libertΓ e concedergli di andarsene in giro per il mondo?
PiΓΉ di quello non sapeva cos'altro dire e per tale ragione augurΓ² in modo molto stringato la buonanotte al figlio prima di allontanarsi e andarsene.
Godric si fermò di fronte alle porte della stanza del figlio e chiese a una delle guardie appostate lì: «à per caso uscito, da quando siete stati assegnati a questa postazione?»
La guardia scosse il capo. Β«No, Altezza.Β»
Il Principe Consorte aveva provato a spiegare al marito che far sorvegliare la stanza di Silas e persino quella di Ivar sarebbe stato troppo eccessivo, ma niente da fare. Personalmente riteneva improbabile che i due ragazzi tentassero nuovamente di sgattaiolare fuori dal palazzo, sapendo bene che poi il contraccolpo di tale gesto sarebbe risultato spiacevole, ma Dante... beh, era Dante e si comportava di conseguenza. Per lui la prudenza non era mai abbastanza e non aiutava che lui e Silas avessero avuto un'accesa discussione che, anziché risolvere tutto, aveva sì e no peggiorato la situazione già di per sé precaria.
In quanto ad Ivar, aveva confermato a Godric la versione dei fatti, ovvero che fosse stato lui a convincere Silas a uscire di nascosto.
Β«Fatevi da parteΒ» disse l'uomo alle guardie, le quali subito obbedirono e gli permisero di accedere agli appartamenti del figlio.
Silas era steso di schiena sul letto e, come spesso faceva, stava leggendo, ma era palese che fosse una semplice finta. Quando si trattava di tenere il broncio, era peggio di Dante, e ce ne voleva.
Godric, senza esser brusco, gli sfilΓ² dalle dita il tomo e lo richiuse con un lieve tonfo, poi incrociΓ² le braccia e rimase a guardare il ragazzo, il quale a sua volta sostenne il suo sguardo con una grinta che mai si era vista campeggiare nei suoi occhi prima di allora.
Β«Ebbene?Β» incalzΓ² tranquillamente Godric. Preferiva sempre un approccio pacato in casi come quello. Sbraitare e arrabbiarsi non serviva a niente, se non a inasprire gli animi e a rendere le acque ancor piΓΉ torbide e agitate.
Il ragazzo diresse gli occhi altrove. Β«Non ho niente da dire. Ho giΓ detto tutto quando sono tornato.Β»
Β«A sentire la versione di tuo padre, il tuo Γ¨ stato un autentico sproloquio da quindicenne con gli ormoni impazzitiΒ» sdrammatizzΓ² il Principe Consorte. Β«E prima che tu inizi con un'altra filippica molto simile a quella di ore fa, sappi che vengo in pace e sappi che la discussione ha fatto male anche a lui, non solo a te.Β»
Β«Non mi risulta che sia lui la parte lesaΒ» replicΓ² Silas, iniziando giΓ a innervosirsi. Β«E comunque sono ancora convinto che avessi ragione io. Non ho fatto niente di male, se non difendere i miei diritti.Β»
Β«Mhm.Β» Godric si passΓ² due dita sugli occhi. Β«Potresti spiegare anche a me in quale maniera io e tuo padre avremmo calpestato i tuoi diritti? Quali, poi?Β»
Β«Lo sai benissimo.Β»
Godric si sedé sul bordo del letto e per qualche secondo non parlò. «Tu e tuo padre, purtroppo, siete molto simili sotto certi aspetti. Non c'è cosa peggiore quando si tratta di discutere con un genitore. La situazione finisce sempre per andare fuori controllo e alla fine ecco che si dicono cose delle quali ci si pente subito dopo. Ieri notte è accaduto proprio questo e... beh, tu eri convinto di avere ragione e tuo padre è praticamente nato con tale convinzione, ma la verità sta sempre nel mezzo, Silas.» Fece una breve pausa. «Hai ragione quando dici che forse siamo troppo protettivi con te e non ti permettiamo di compiere qualsivoglia scelta con maggiore libertà . Sono settimane che ripeto a Dante che forse dovremmo iniziare a trattarti come un ragazzo che lentamente sta diventando un uomo e che... che ci piaccia o meno, non sei più il bambino che eri una volta. Solo ieri ha finalmente capito cosa intendevo e credo si sia trovato un po' male e sguarnito di fronte alla tua capacità di affrontarlo a cuore così aperto. Non se lo aspettava e reagisce sempre male davanti alle sorprese. à uno degli aspetti negativi del suo carattere, ma... devi credermi se ti dico che, pur magari sbagliando, a volte, abbiamo sempre voluto proteggerti. Perché? Perché il mondo è diverso da come te lo figuri tu, Silas. Dove i tuoi occhi giovani e curiosi vedono solamente luce e fuochi fatui da inseguire, noi invece vediamo ombre. E non perché siamo fatalisti o chissà cos'altro, ma perché abbiamo avuto modo di conoscere il mondo prima e molto meglio di te, e quel mondo ci spaventa, proprio come ci fa paura pensare che prima o poi non potremo far nulla, se non sperare che tu sia abbastanza forte da affrontarlo a testa alta.» Tornò a guardare il figlio. «Non hai torto quando dici che è impossibile che tu diventi un uomo capace di cavarsela da solo continuando a rimanere chiuso in questa gabbia dorata e ci dispiace che tu ti senta ultimamente soffocare. Non era nostra intenzione farti sentire così, mai lo è stata. Hai ragione a pretendere maggiore libertà e sicuramente la otterrai, ma... avverrà gradualmente, Silas. Non è mai bene concedere a un ragazzo della tua età troppa libertà , perché la libertà stessa è una responsabilità troppo grande per spalle giovani come le tue.»
Silas squadrΓ² il padre. Β«Non Γ¨ solo per ciΓ² che ho detto che ho deciso di uscire di nascosto. l'ho fatto perchΓ© Γ¨ stato Ivar a chiedermelo. Se lo avesse fatto qualcun altro... credo lo avrei mandato al diavolo e basta.Β»
Godric sorrise di sbieco. «Ivar ti fa girare la testa, ultimamente, non è così? à una cosa che non ho potuto far a meno di notare e non è che siate sempre stati discreti. Mi è capitato di vedervi chiacchierare nei giardini o condividere attività che solitamente preferiresti goderti da solo. Posso capire che volessi soltanto dimostrarti all'altezza delle sue aspettative ed evitare di deluderlo, così come poter trascorrere con lui una serata diversa da tutte le altre e trasgressiva, ma lascia che ti dica una cosa, Silas: non è sempre bene fare ciò che gli altri vogliono che noi facciamo e nessuno è obbligato ad andare sempre e solo incontro al volere del prossimo. à importante ricordare di ragionare sempre con la propria testa. Se una cosa non ti sembra giusta fino in fondo, significa che non lo è e magari non dovresti farla. Sapevi che ci saremmo arrabbiati e infatti è ciò che è successo, anche se... in tutta franchezza a me è solo venuto un bel colpo. Ero solo preoccupato e credimi quando ti dico che avrei solo voluto correre da te e abbracciarti forte, quando ho visto che stavi bene.»
Il ragazzo alzΓ² gli occhi al cielo. Β«Oh, andiamo, papΓ ! Era ovvio che mi fossi solo allontanato un po'!Β»
«Non così tanto, temo. Rimarresti sorpreso, Silas, se iniziassi a dirti quante persone volentieri vorrebbero provare a fare del male a te per colpire me e tuo padre. Se anche un giorno qualcuno riuscisse a sottrarci il regno, fidati che questo non riuscirebbe mai e poi mai a distruggerci come invece lo farebbe sapere che tu o uno dei tuoi fratelli siete in pericolo o non state bene. Non a tutti va a genio che la nostra famiglia sia così potente e ancor meno che abbiamo stretto una sorta di alleanza con i Rowinster. Alcuni hanno accolto la notizia male e quelle persone sarebbero disposte persino a coinvolgere degli innocenti pur di far passare il loro messaggio in maniera esaustiva e molto chiara.»
Godric preferiva non aggiungere che durante l'attesa della notte prima il marito avesse avuto una sorta di mancamento o qualcosa di simile. Dal nulla Dante si era sentito male e c'era stato un momento in cui Godric aveva quasi pensato a un attacco di cuore o qualcosa del genere. Dante poi si era ripreso, persino troppo in fretta, e aveva detto che ad avergli fatto perdere i sensi fosse stato un dolore terribile, anzi lancinante, alla testa, qualcosa che non aveva saputo descrivere in modo dettagliato ed esaustivo. Il punto era che fosse stata una notte terribile per loro da ogni punto di vista e che a contare, alla fine, fosse che Silas e Ivar fossero tornati vivi e incolumi a casa.Β
Β«Ma io non ho detto a nessuno chi ero veramenteΒ» precisΓ² Silas.
Β«CiΓ² non significa che qualcuno non ti abbia forse riconosciuto, malgrado le tue affermazioni. Sei nostro figlio, quasi tutto il regno sa chi sei e quale aspetto hai a grandi linee.Β» Godric scosse la testa. Riteneva inutile sottolineare questioni delle quali Silas era giΓ consapevole. Quanto accaduto la notte prima era stato un atto di trasgressione come tanti altri, i ragazzi li commettevano ogni singolo giorno, era normale. Β«Per quello che mi riguarda, sono solo contento che tu sia riuscito a tornare qui incolume. Il resto si sistemerΓ un po' alla volta, ora che io e tuo padre sappiamo cosa non va e come agire di conseguenza.Β» Non aggiunse nient'altro e sportosi abbracciΓ² il figlio. Β«La sola cosa che voglio tu ricordi sempre, Silas, Γ¨ che ti vogliamo bene e desideriamo solo e unicamente il meglio per te.Β»
Il ragazzo ricambiΓ² subito l'abbraccio, sapendo, in cuor proprio, che Godric aveva ragione. In parte si era pentito della discussione della notte precedente avuta con suo padre; sapeva di avere un po' esagerato e molte delle cose che aveva detto non le pensava realmente. Era stata la rabbia momentanea a prendere il sopravvento.
Β«Non volevo farvi preoccupareΒ» mormorΓ². Β«Scusatemi.Β»
Godric lo strinse ancora e scosse la testa. Non voleva far pesare l'accaduto a Silas, il quale aveva capito di aver sbagliato sin da subito. A contare era che avesse recepito il messaggio. Β«Ora Γ¨ tutto a posto, tranquillo.Β»Β
Β«Sembri esserti rimesso del tutto, oramai.Β» Il dottor Ruslanovich concluse con tale frase la visita e osservΓ² l'insegnante che, tre settimane prima, se l'era vista decisamente brutta. Anche se la preside della scuola era intervenuta personalmente per arginare i danni causati dalla caduta, Carvajal era rimasto in stato d'incoscienza fino a pochi giorni prima, senza mai aprir bocca o quasi. Una delle volte in cui si era deciso a parlare era stata solo per esprimere la volontΓ di tornare all'alloggio che possedeva a Feridan Town e presso il quale di tanto in tanto si era trattenuto, anzichΓ© trascorrere la notte nell'istituto.
BenchΓ© lady Crane stessa gli avesse sconsigliato di rimanere da solo dopo un incidente che lo aveva quasi ucciso, non c'era stato verso di fargli cambiare idea.
La cosa davvero strana era che paresse nutrire del risentimento nei riguardi di Dracula, ovvero il vampiro che lo aveva soccorso e aveva subito chiamato aiuto.
In fede sua, Kolya non aveva mai visto una persona detestare l'artefice del suo salvataggio. Era proprio vero che non si smettesse mai di conoscere il mondo e le sue infinite stranezze.
Lo osservΓ² fare un debole cenno con la testa tutt'altro che entusiasta.
Il medico sospirΓ². Β«Oh, insomma! Su con la vita!Β» esclamΓ², un po' esasperato. Β«Sei vivo per miracolo e hai la faccia di uno che Γ¨ appena stato a un funerale! Γ il colmo, scusa la franchezza!Β»
Iniziava a chiedersi se l'aver battuto la testa avesse in realtΓ fatto riportare qualche danno a quell'uomo, visto l'atteggiamento che egli presentava.
Da quel che poi aveva raccontato a grandi linee Dracomir, non si era rivelato per niente un ospite facile da approcciare. Il Principe della Notte, in realtΓ , lo aveva definito la persona piΓΉ bisbetica e ingrata che gli fosse mai capitato di incrociare.
Deciso a voler porre fine a quella situazione di stallo, Kolya incrociΓ² le braccia. Β«Mi hanno sconsigliato di chiedertelo, ma date le circostanze devo farlo: cos'Γ¨ successo quella notte?Β»
Dario si strinse nelle spalle. Β«Sono caduto, no?Β»
«Fin lì c'ero arrivato da solo, ma permettimi di riassumere la descrizione degli eventi fornitami da Dracomir che era lì insieme a te, quella sera: di punto in bianco sei sparito nel nulla e sei ricomparso solo nell'esatto momento in cui la porta si è aperta di nuovo e tu sei volato giù per la rampa di scale. Lui sostiene che è come se qualcosa ti avesse scaraventato appositamente lungo i gradini. A suo parere non si è trattato di un vero incidente.»
Β«Beh, non mi va di parlarne e non ricordo niente di quegli istanti.Β»
Β«E prima del sedicente incidente?Β»
Β«Forse Γ¨ Dracomir ad aver avuto le traveggole. Siamo rimasti vittime entrambi della suggestione.Β»
Β«Uno come lui difficilmente si lascia suggestionare, credimi.Β» Kolya sospirΓ². Β«Senti, sto solo provando a capire e ad aiutarti. Γ chiaro che qualunque cosa sia accaduta, ti abbia sconvolto parecchio. La proprietaria di questi appartamenti dice che non esci da qui da quando sei tornato e riporta indietro i vassoi con il cibo praticamente intatti. Senza contare che hai delle occhiaie che spaventerebbero persino un lupo mannaro.Β» Non poteva semplicemente credere che Dario, in qualche maniera, avesse perso il senno. Era una spiegazione troppo bietolona e sconclusionata. Β«Hai bisogno di parlarne. Lo sai che i segreti a volte sono capaci di consumare le persone e addirittura ucciderle, se mantenuti per troppo tempo e a questa maniera? Hai rischiato la morte, eppure alla fine ti sei ripreso, sei tornato indietro, e io credo ci sia sempre una ragione dietro a ogni cosa.Β»
Dario, alla fine, serrΓ² i pugni e gli piantΓ² addosso gli occhi lucidi e stanchi. Β«Vuoi la veritΓ ? Non me ne frega un bel niente se c'Γ¨ una ragione per cui sono ancora vivo. La cruda realtΓ , Kolya, Γ¨ che vorrei essere morto. Lo avrei preferito.Β» Non gli importava di sembrare un ingrato o di star quasi bestemmiando, trovandosi di fronte a un medico, a una persona che ogni giorno si curava di mantenere in vita il prossimo. Non gli importava di niente. Sentiva solo un ronzante e orrendo vuoto dentro di sΓ©, da qualche parte, in un recondito angolo dell'anima.
Ricordava eccome cos'era accaduto in quella soffitta. Ricordava di essersi ritrovato altrove, forse in un luogo scaturito dall'inferno, e di aver lì affrontato i propri sensi di colpa, i rimorsi, il dolore che non aveva mai voluto guardare in faccia, non direttamente. Rimembrava anche di aver infine scelto di arrendersi, di aver capito che non sarebbe mai riuscito a perdonare se stesso, di esser stato lui a rovinare tutto. Avvertiva ancora la stretta soffocante della corda attorno al suo collo, poi... poi più niente. Buio e silenzio, una sorprendente e benefica sensazione di leggerezza, ma tutto era infine svanito e quando aveva riaperto gli occhi aveva capito subito di non essere morto.
Ruslanovich gli chiedeva perchΓ© si fosse comportato in modo tanto scortese e caustico con Dracomir e con tutti gli altri, e la risposta era semplice: una parte di lui li odiava per averlo riportato indietro, per aver preso una decisione che non sarebbe spettata a loro. Li odiava per averlo costretto a tornare in un mondo dal quale ormai da tempo si sentiva separato e lontano.
Era stanco di vivere come uno spettro, stanco di essere infelice e di sperare in un'alba che sapeva mai piΓΉ sarebbe sorta ancora.
Come poteva esser grato di essere ancora vivo, se da tempo non aveva piΓΉ ragioni valide per sopravvivere?
Avrebbe tanto voluto che il signor Dracomir, solo per un giorno, si fosse preso la briga di ritrovarsi nei suoi panni e condurre la sua vuota e solitaria vita, così come convivere con la consapevolezza di aver distrutto la propria famiglia, di non aver saputo proteggere le persone a lui più care.
Kolya voleva la veritΓ , tuttavia certe cose o le si vivevano o non le si vivevano e non si potevano raccontare tramite semplici parole. Potevano pure costringerlo a continuare a vivere, se un'esistenza come la sua poteva esser considerata vita, ma non a pronunciarsi su questioni strettamente personali. Non aveva intenzione di rivelare ad anima viva cos'era successo quella notte in quel polveroso solaio e poi altrove, in quella specie di orrido limbo. La sola valida ragione per tirare avanti, forse, a quel punto era vederci davvero chiaro su quell'essere dagli occhi simili a tizzoni ardenti.
Ora che sapeva, che finalmente aveva collegato gli eventi, l'unica cosa che avvertiva dentro di sΓ© era la rabbia, paralizzante e atroce. In qualche maniera, un giorno, avrebbe trovato il modo di distruggere quell'entitΓ , a costo di rimetterci sul serio la pelle. Se avesse dovuto trovare una logica spiegazione nel modo provvidenziale in cui si era salvato per il rotto della cuffia, riusciva a pensare solo che sarebbe stato poco appropriato tirare le cuoia lasciando in sospeso una simile faccenda.
Dario non aveva mai odiato nessuno in tutta la sua vita, era stato tirato su con una visione delle cose e delle persone che lo circondavano di molto propendente al perdono e alla compassione, ma qualcosa in lui era cambiato dopo l'incidente e sì, finalmente anche lui aveva imparato a odiare, a provare rancore nei confronti di qualcuno e quel qualcuno non aveva ancora finito con lui; dentro di sé sentiva in maniera nitida e cristallina che l'essere dagli occhi gialli sarebbe tornato a colpire. Si era preso suo figlio e il suo compagno, perciò lui era una sorta di avanzo, un pasto non terminato per quel mostro. Sarebbe tornato e lui non si sarebbe fatto trovare impreparato ancora una volta. Quell'abominio aveva scelto il mago sbagliato contro il quale mettersi.
Prima di pensare a tutto ciΓ², perΓ², doveva sistemare altre cose. Β«Vado a darmi una sistemataΒ» disse rauco, alzandosi.
Kolya lo osservò con aria attenta, seppur speranzosa. «Torni alla scuola, dunque? Te la senti di riprendere a insegnare così presto?»
«In realtà mi recherò lì solo per presentare le mie dimissioni alla preside.»
Il medico fissΓ² l'amico con aria stordita. Β«Cosa? PerchΓ©?Β»
Dario respirò profondamente. «Non mi va di soffermarmi sui dettagli, d'accordo? Perché sì e basta. Sono successe troppe cose e...» Si bloccò prima di aggiungere che una delle ragioni per cui intendeva mollare era di non voler metter in pericolo altre persone, specialmente gli studenti, specie i nipoti di Ruslanovich. Ora che aveva collegato gli eventi e fatto il punto della situazione, non poteva che affermare che quella... quella cosa, quel mostro, quell'entità , fosse in realtà interessata a lui e avesse usato il piccolo Petya e la situazione in sé per sé come un pretesto per accorciare la distanza fra di loro. Uno specchietto per le allodole, un modo come un altro per far pressione su argomenti che a lui stavano a cuore.
Non voleva che i suoi problemi ricadessero sul prossimo, specialmente su vite innocenti.
Β«Ho bisogno di cambiare aria. Tutto quiΒ» concluse. Β«Non perdere tempo a farmi cambiare idea, Kolya. Pensa a tenere al sicuro i tuoi nipoti, piuttosto. Sei il loro tutore, hanno solo te ed Γ¨ su loro che dovresti concentrarti. Se vuoi un consiglio, ascoltali quando sostengono di esser spaventati da qualcosa o da qualcuno di sospetto. Non prendere ogni loro paura per semplici e sciocchi timori infantili. Sai quanto me che molti dei mostri temuti dagli uomini sono reali e non vedo perchΓ© il discorso dovrebbe variare quando si tratta dei bambini.Β»
Kolya si rabbuiΓ². Non avrebbe provato a fermare l'insegnante, gli leggeva negli occhi che non aveva alcuna intenzione di riflettere circa abbandonare la scuola, ma...
«Allora ti chiedo soltanto di dire di persona ai miei ragazzi che con molta probabilità non ti rivedranno mai più. Gli devi almeno questo, non credi? Hai permesso loro di affezionarsi a te e poi ecco che te ne vai, che batti in ritirata, come se non avessero già subito abbastanza perdite, per essere così giovani. Se non altro abbi il garbo e il buonsenso di salutarli come si deve, anche se, a giudicare dal tuo atteggiamento attuale, sembri aver perso ogni capacità di mostrarti delicato all'occorrenza.» Indossò il mantello che aveva abbandonato, circa mezz'ora prima, sulla scrivania nell'angolo. «Lascia che ti dica una cosa: i problemi non si risolvono scappando. Farsi terra bruciata attorno nei momenti di difficoltà decreta con largo anticipo una grama sconfitta contro le avversità . Ricorda che sei solo un uomo e l'essere umano non è fatto per rimanere in compagnia di se stesso. Siamo fatti per unirci in gruppo e trovare conforto e forza nell'unità , non comportandoci da bastian contrari e da reietti. Il lupo che abbandona il branco per avventurarsi da solo nelle steppe è destinato a perire, sempre e comunque. Non si può pretendere di farcela sempre e solo con le proprie forze, e chiedere aiuto non rende nessuno un debole, ma una persona saggia e capace di ammettere i propri limiti.»
CiΓ² che davvero lo infastidiva era che quell'uomo stesse palesemente nascondendo qualcosa circa i dettagli della storia del solaio per ragioni che andavano oltre l'umana comprensione. Era orribile vedere qualcuno rifiutare le mille mani che gli venivano tese fino allo sfinimento, forse per semplice capriccio e questione di orgoglio.
Dario contrasse la mascella e forzΓ² un sorriso sardonico. Β«Allora Γ¨ una vera fortuna che io non sia un lupo. Penso di avere molte piΓΉ possibilitΓ di sopravvivere lΓ fuori, in quel mondo buio e gelido. Fino ad ora mi sembra di essermela cavata abbastanza bene.Β»
Kolya, a quelle parole, restrinse lo sguardo. «Magari hai ragione, ma stando al passato, al tuo posto mi domanderei dove ti troveresti, adesso, se qualcun altro non avesse scelto di aiutarti. Per due volte sei stato vicino alla fine e per due volte c'è stato lì qualcuno che è riuscito a strapparti alle gelide dita della morte. Questo, francamente, non fa che confermare le mie parole: da soli non si va da nessuna parte, Dario, se non all'inferno.»
Β«Pace all'anima mia, allora.Β»
Il medico alzò le mani in segno di resa. «Sei abbastanza dotato di esperienza e di coscienza da saper decidere da solo, in fin dei conti. Se non vuoi l'aiuto di nessuno e preferisci annegare, con grande rammarico ti rispondo: così sia. Io so di aver fatto ciò che potevo per farti ragionare e aprirti gli occhi, ma non c'è peggior cieco di chi non vuole vedere e appositamente serra le palpebre. La cosa davvero triste e ironica, amico mio, è che sia stato proprio tu, una volta, a pronunciare questa frase. All'epoca ti ritenevo coscienzioso, ma come tutti hai un lato celato nell'ombra, suppongo.»
«Supponi molto bene.» Il gelo nella voce dell'insegnante non riuscì a mascherare affatto la malcelata rabbia dietro a quella risposta. Per lui era il colmo dover persino beccarsi una paternale quand'era in teoria una persona libera di scegliere di fare come desiderava. Proprio non capiva cosa ci fosse di sbagliato nell'evitare che altri incappassero in problemi e questioni a loro estranei. Certo, non aveva detto la verità a Kolya, ma quell'uomo avrebbe lo stesso potuto evitare di additarlo come un uomo testardo che basava certe scelte sull'orgoglio. Chi era quell'uomo per giudicarlo?
Ruslanovich scosse la testa e lo guardΓ² un'ultima volta con quella che sembrava autentica delusione, poi si voltΓ² e abbandonΓ² la stanza, sapendo che non c'era nient'altro da aggiungere.
Reida smise di accarezzare il dorso del corvo bianco che si era posato poco fa sulla sua scrivania e non subito riprese parola. In quell'ultimo quarto d'ora si era limitata a lisciare il candido piumaggio del raro esemplare di corvide albino mentre ascoltava quel che il professor Carvajal aveva insistito tanto per dirle di persona, senza mai scomporsi nΓ© abbandonare l'espressione pacata che la caratterizzava. Era una donna che difficilmente si scomponeva di fronte al prossimo, preferendo adottare quasi sempre un atteggiamento riflessivo e cordiale, ma da quando aveva inteso le intenzioni dell'insegnante che sedeva di fronte a lei, qualcosa nella sua maschera di compostezza si era incrinato.
I suoi occhi color fiordaliso batterono le palpebre e si trasferirono dal corvo all'uomo. Lo studiΓ² con attenzione, come se fosse in grado di leggere la sua mente e carpire ciΓ² che realmente vi vorticava dentro.
Schiarì la voce e si accomodò meglio sulla seggiola dall'alto schienale. l'uccello, invece, gracchiando in modo insolitamente meno sgraziato rispetto al tipico suono prodotto dalla sua specie, frullò con un lieve fruscio fino a posarsi sul trespolo dall'altro capo dell'ufficio.
Se c'era una cosa che non le tornava, era il repentino cambio di rotta deciso da Carvajal. Persino un bambino avrebbe colto segnali allarmanti in un comportamento del genere e non occorreva esser dei geni sopraffini per comprendere che egli nascondeva qualcosa. Da giorni la preside non faceva che ripercorrere gli eventi con attenzione nel tentativo smanioso di tirare le somme ed estrarre da essi il succo della faccenda. L'unico tassello a non voler proprio saperne di tornare a posto e offrirle un disegno generale completo della situazione era proprio quanto accaduto la notte dell'incidente.
Aveva interrogato ripetutamente Dracomir e si era scambiata opinioni e congetture d'ogni sorta con entrambi i suoi fratelli, due uomini che tendevano a ragionare in modi differenti, ma egualmente scrupolosi e percettivi, ma senza mai giungere a una debita conclusione.
Β«Non sono nessuno per impedirvi di congedarvi dal vostro servizio presso questa scuola, ma voglio che sappiate questo: non mi piace che mi si nascondano delle cose. Mi perdonerete se sarΓ² franca, ma credo che almeno la sottoscritta abbia il pieno diritto di sapere cosa sia accaduto fra queste mura. Questa scuola Γ¨ stata fondata da me e da mio fratello e fino a prova contraria ciΓ² che si verifica entro le sue mura Γ¨ affar mio.Β» Fu ben attenta a sfumare con attenzione la vaga nota di durezza nella voce, quanto bastava a conferirle fermezza, ma non brutalitΓ .
«à stato un incidente, nient'altro» replicò laconico Carvajal, sostenendo il suo sguardo.
«Sappiamo tutti e due che non è così e io so che la colpa di quel sedicente incidente sia da reputare alla creatura nota fra gli studenti e gli insegnanti, ormai, come l'Uomo dagli Occhi Gialli. A sentire la testimonianza di Dracomir, è come se quella creatura fosse riuscita a trascinarvi altrove, mente e corpo, come accade quando si attraversa un portale magico. Un attimo prima eravate lì, quello dopo eravate scomparso. La mia domanda, professore, è dove siate andato a finire in quei fatidici attimi.»
L'uomo, tuttavia, rimase in silenzio e non diede segno di voler rispondere.
Lady Crane non perse la calma e rilassò la schiena contro la seggiola. «Mi chiedo se almeno avrete il buonsenso di far presente gli ultimi eventi alla vostra famiglia. Per quanto la tentazione di allertare i vostri genitori sia stata molta, mi sono trattenuta sapendo che la decisione spettava a voi. Ora, però, sto riconsiderando la mia presa di posizione e l'istinto mi dice di avvertirli. Da come vi siete espresso, date l'impressione di voler sì e no tagliare i ponti con il mondo intero e questo è allarmante, e non sono tipo da ignorare situazioni possibilmente critiche e da voltarmi altrove, quando capisco che una persona sta imboccando la via sbagliata. Vedete, Carvajal... avete espresso la volontà di smettere di insegnare qui, ma non avete neppure accennato al voler congedarvi dalla mia scuola con delle referenze sì e no necessarie affinché possiate trovare un impiego altrove. O avete intenzione di smettere per sempre con questa carriera oppure avete motivazioni ben precise che vi spingono a credere di avere cose molto più importanti a cui pensare. La terza opzione, invece, mi induce a ipotizzare che abbiate molta fretta di andarvene e nessun interesse nei confronti del futuro, quasi come se vi importasse solo di scappare.»
Dario, per un motivo o l'altro, non riuscì a mostrare la stessa freddezza evasiva che aveva adottato con Kolya. «Se anche volessi provare a spiegare quel che è successo, non mi credereste.»
Reida inarcΓ² un fulvo e sottile sopracciglio ad ala di gabbiano. Β«Dirigo una scuola di maghi e streghe e sono a capo di un impero popolato da creature magiche che risiede in un mondo separato da quello umano. Ritengo di essere di mentalitΓ sufficientemente aperta!Β» sentenziΓ² con voce leggera e affabile, gli occhi che scintillavano, vividi come zaffiri.
L'insegnante deglutì e diresse altrove lo sguardo. «Non saprei neppure da dove iniziare o come descrivere ciò che ho vissuto.»
Β«Provateci. Avete la mia parola che non vi prenderΓ² per matto.Β»
Carvajal solo allora comprese ciò che tutti spesso avevano affermato sul conto di quella donna: era impossibile dirle di no e qualcosa le permetteva di spingersi verso orizzonti che ad altri erano invece preclusi. Lo capì non appena ebbe terminato di spiattellarle quella specie di orrido e vivido incubo di cui era stato reso protagonista, dopo aver iniziato a parlare senza poi riuscire più a smettere, le parole simili all'acqua di un fiume in piena, inarrestabili.
La preside ascoltò in silenzio e con aria seria, molto concentrata, senza mai interromperlo. Di tanto in tanto, però, specie quando lo udì narrare di come avesse visto su quella sorta di altare il cadavere straziato del figlioletto e poi, di nuovo, il nodo scorsoio, sentito quella creatura invitarlo a porre fine a tutto per sempre, fremette in modo appena percepibile, gli occhi azzurri velati dal turbamento.
Alla fine fece un profondo respiro. «Beh, devo ammettere che tutto ciò sia riuscito a superare ogni mia più nera aspettativa» decretò scossa. «Una cosa, però, mi appare chiara come il sole: quell'essere vi voleva morto. Avete ragione a credere che forse il suo reale obiettivo sia stato sin da subito di arrivare a voi tramite semplici espedienti. Arian ha ipotizzato che potesse trattarsi di una sorta di demone, ma francamente lo ritengo poco probabile. No, è qualcosa di molto diverso. Qualcosa di potente. Si è mostrato in grado di trascinare una persona in una specie di luogo-trappola abilmente creato su misura per giocare con la vostra mente. Un demone non potrebbe mai godere di tanto potere e il Diavolo, poco ma sicuro, ha questioni ben più importanti per la testa. Ho sempre ritenuto scempiaggini faccende come le possessioni demoniache, specie quelle ad opera di Lucifero in persona. A creature simili interessano ben poco gli affari dei comuni mortali, probabilmente per esseri del genere non siamo che insignificanti formiche prive di attrattiva. Solo esseri ancestrali sono capaci di spingersi così lontano e sbizzarrirsi a questa maniera con i metodi per tormentare qualcuno.» Sollevò gli occhi. «A mio parere, non dovreste andare in cerca di un'entità del genere. Vi leggo in faccia che bramate giustizia e anche vendetta, ma perdonatemi se vi dico che siete destinato a perdere in ogni caso. Non siete che un comune mortale, Carvajal, e non risolverete la faccenda andandovene in giro a cercare grane con forze che non potete sperare di contrastare da solo. Isolatevi e farete esattamente il gioco di questo ignoto nemico. Una preda priva di difese e di un branco al quale mescolarsi è molto più facile da individuare e da abbattere.»
Vide il professore rabbuiarsi e poi ammettere, con un filo di voce: Β«Non Γ¨ per me che mi preoccupoΒ».
Β«Beh, mio caro Carvajal, sappiate che nessuno Γ¨ capace di proteggere il mondo intero da ogni male e allontanarsi da tutto e da tutti non Γ¨ il modo corretto per guardare le spalle al prossimo. Come si fa a proteggere qualcuno, se ci si va a rintanare in chissΓ quale sconfinato angolo del mondo? Suona ridicolo e contraddittorio piΓΉ che mai, se detto ad alta voce! Mi sarei aspettata scelte migliori e ben piΓΉ ponderate da un uomo della vostra levatura, e non guardatemi a quel modo!Β»
Dario, in effetti, la squadrava con aria un po' seccata e infastidita.
«Il problema vero, secondo me», aggiunse Reida, categorica, «è che nessuno, fino ad ora, sia mai stato in grado di rifilarvi una bella bastonata in testa per farvi tornare il senno con cui siete nato.»
Lui sorrise in maniera tirata e finta. Β«Dunque me ne sto buono buono ad aspettare a braccia conserte che un essere non meglio identificato e di dubbia provenienza torni a terminare quel che ha iniziato? Ottimo piano, chissΓ come mai non ci sono arrivato da solo!Β»
Β«Niente sarcasmo con me, Carvajal, o vi ritroverete a saltellare per quest'ufficio nei panni di una ranocchia, e vi avverto che Oleander va matto per suddetti anfibi.Β» La preside accennΓ² al corvo, il quale gracchiΓ² come a voler darle man forte.
Odio i pennuti, pensΓ² tra sΓ© il professore, il quale, in effetti, non aveva mai particolarmente apprezzato i volatili, specialmente quelli sfacciati come Oleander.
Β«Dunque?Β» si limitΓ² ad incalzare, incrociando le braccia.
Β«Dunque, tanto per iniziare, provate a fare tesoro della seconda occasione che vi Γ¨ stata concessa. Lo avete fatto una volta, potete farlo ancora. Γ ciΓ² che loro vorrebbero per voi. Io so bene che morto non significa scomparso e le persone che ci amano davvero non ci abbandonano mai e altro non desiderano che vederci tornare a stare bene e a sorridere alla vita. Il modo migliore per onorare la memoria delle persone che ci hanno lasciati Γ¨ vivere, farlo davvero, farlo per loro che non hanno avuto la medesima fortuna.Β» La preside sospirΓ² profondamente. Β«Il punto Γ¨ questo: l'incantesimo curativo che ho adoperato quella notte per salvarvi non avrebbe mai e poi mai funzionato se la vostra reale volontΓ fosse stata di voler mollare la presa. Occorre che la persona che si sta curando voglia sopravvivere, tenersi ben aggrappata alla vita. Magari ora la pensate diversamente, ma il fatto che vi troviate qui, davanti a me, anzichΓ© in una fossa, taglia la testa al toro e vi fa solo passare per un idiota. In quanto all'essere che vi ha dato il tormento, lasciate la questione a me e ricordate una cosa molto importante che sempre piΓΉ persone, ormai, tendono a dimenticare: nessuna protezione Γ¨ piΓΉ grande e piΓΉ potente dell'amore di coloro che ci sono vicini e cari. Circondatevi di amore, Carvajal, e vigilate a vostra volta sulle persone alle quali tenete. Γ la sola lezione che dovreste aver tratto da ciΓ² che avete passato.Β»
Dario avrebbe voluto domandarle cosa le desse il diritto di parlargli a quella maniera circa questioni strettamente personali, ma si morse in tempo la lingua.
Circondarsi d'amore...
Certo, come no.
Ora come ora provava solo un forte bisogno di allontanarsi il piΓΉ possibile dal mondo intero. Quella donna sosteneva che dovesse lasciarsi alle spalle la rabbia e il dolore, fare come se niente fosse mai accaduto, ma come poteva fare una cosa simile? Che diritto aveva di dimenticare, di stare bene? E comunque, se anche ci avesse provato, era sicuro che non ci sarebbe riuscito, proprio come si riteneva incapace di estraniarsi da quella storia. Ormai l'aveva presa molto sul personale, era una pura questione di principio.
Si alzò in piedi e si schiarì la voce. «Beh, vi ringrazio sentitamente per questa lezione simil-filosofica sul senso dell'esistenza umana e... uhm, sulla rinascita, suppongo, ma... rimango fermo circa la mia decisione di voler prender congedo dall'insegnamento presso questa scuola. Badate che sono venuto fin qui per pura cortesia e per correttezza. Se non accetterete le mie dimissioni, lady Crane, andrò comunque per la mia strada e non c'è niente che possiate fare per fermarmi.» Attraverso il tono di voce categorico fece intendere di non avere remora alcuna. «Vi auguro un buon proseguimento di giornata.»
Reida lo fissΓ² in silenzio, poi si mise in piedi a sua volta, trattenendo un lungo e deluso sospiro e accostando una mano. Lei e Carvajal si scambiarono una veloce stretta. Β«Allora non posso che augurarvi buona fortuna. Ve ne servirΓ parecchia. Fossi in voi mi pacificherei con i demoni del passato, comunque. Quelli non se ne andranno solo grazie a un semplice cambio di scenario e prima o poi, se non tenuti sotto controllo o esorcizzati, divorano tutto quello che siamo veramente, lasciandosi dietro solamente ossa spolpate e rimpianto.Β»
Β«Ormai posso dire con certezza di averci fatto amicizia, visto che non c'Γ¨ modo di scacciarli e non intendo piΓΉ assecondarliΒ» replicΓ² gelido Dario, ritraendo la propria mano. Β«Addio, lady Crane.Β» Non attese la risposta della donna e abbandonΓ² l'ufficio.
Nello scendere gli ultimi gradini centrali dell'atrio, forse per debolezza, per codardia o semplici sensi di colpa, non osΓ² guardare neppure di sfuggita il ragazzino che sedeva accanto al corrimano a sinistra, ovvero Petya.
Sapeva che vi avrebbe visto delusione e tristezza.
Qualche minuto dopo che le porte della scuola si furono chiuse, Petya sentì qualcuno sedersi al suo fianco e circondargli le spalle in una calda stretta. Si trattava di uno dei suoi fratelli, Ilya. Nello sguardo di tutti e due campeggiava la stessa, malinconica domanda: perché se ne andavano sempre tutti? Quando sarebbe accaduto anche con Kolya il solo parente che avessero o, meglio ancora, che li avesse voluti con sé?
No, pensΓ² tuttavia Petya. Lo zio non se ne andrΓ mai. Lui ci vuole bene.
A quanto pareva, invece, il signor Carvajal non aveva mai voluto realmente bene a nessuno di loro tre, neppure a lui. Chi voleva bene a una persona, d'altronde, non andava via, non la lasciava da sola.
«Vieni, dai» gli disse Ilya, sorridendogli con fare incoraggiante, anche se aveva gli occhi gonfi di lacrime. «Tra poco si mangia e ho sentito che oggi ci sarà per dolce la torta di noci che ti piace così tanto!»
Il fratello del ragazzino apprezzò il suo sforzo, benché esso non servì a molto. Annuì e in silenzio lo seguì giù per gli scalini e in direzione del refettorio.
Quella sera l'aria era particolarmente fresca e frizzante sull'ampio balcone, un vero toccasana per chi, come loro, cercava rifugio dal movimentato ricevimento il cui eco risuonava oltre le vetrate semiaperte che circa mezz'ora prima avevano varcato.
Β«Un modo piuttosto originale per iniziare una relazione, questo Γ¨ sicuro!Β» Il Principe Rhydian sghignazzΓ² e guardΓ² con aria divertita Silas e Ivar che lo affiancavano, appoggiati come lui al parapetto di pietra. Avevano appena terminato di raccontargli un vecchio aneddoto risalente alla loro prima adolescenza, anche se in teoria era tutto partito dalla domanda che Silas aveva posto all'erede al trono di Sverthian, ovvero come procedesse la vita matrimoniale con Anastasja. I due si erano sposati a soli quindici anni e tre anni addietro avevano finalmente dato all'opinione pubblica ciΓ² che desiderava, ovvero un principino che, un giorno molto lontano, sarebbe succeduto al trono dopo la dipartita o l'abdicazione di Rhydian II.
Quest'ultimo aveva aggirato la domanda posta da Silas in modo arguto, rigirandola e chiedendo a sua volta a lui e a Ivar come si fossero conosciuti e innamorati, cosa che infine aveva condotto agli albori veri e propri, ossia il racconto che era stato terminato un paio di minuti prima.
Silas si strinse nelle spalle e scoccΓ² una finta occhiataccia al suo sposo. Β«Credimi, Rhydian, Ivar mi ha fatto penare non poco da allora in avanti. Lo ha fatto finchΓ© un giorno non gli ho chiesto di sposarmi.Β»
C'erano stati molti alti e bassi fra di loro negli anni addietro e prima di arrivare al matrimonio la loro era stata una relazione a tratti discontinua e a volte sofferta, specialmente per via del carattere esuberante ed eccessivamente aperto di Ivar, il quale di tanto in tanto pareva essersi impegnato appositamente nel cercare di far ingelosire Silas in tutte le maniere possibili. Silas, alla fine, aveva stabilito di volere Ivar solo e unicamente per sΓ© e di non voler piΓΉ permettere a nessun altro di frapporsi fra di loro. Poteva suonare possessivo, detto in quel modo, ma il punto era che i sentimenti germogliati nel suo cuore da quindicenne si erano solo rafforzati col tempo. Quando si era reso conto di amare Ivar, di voler trascorrere accanto a lui ogni giorno della propria vita, si era fatto avanti e aveva rischiato tutto, e ringraziava sempre che Ivar avesse risposto accettando la proposta di matrimonio.
Si amavano, anche se a volte ancora bisticciavano e si punzecchiavano. Probabilmente lo avrebbero fatto sempre.
Ivar sorrise di sbieco e con aria innocente. Β«Oh, andiamo! L'ho fatto solo per rendere le cose piΓΉ frizzanti.Β»
Β«Bella scusa!Β» rise Silas, il quale adorava tutto del compagno, persino la faccia tosta sopravvissuta all'adolescenza.
Rhydian li osservΓ² e solo per un attimo il suo sguardo fu adombrato da una punta di tristezza mista a invidia. Non riusciva a non chiedersi perchΓ© a lui, invece, fosse toccato sposare una ragazza che non amava e con la quale mai era riuscito a legare veramente nel corso degli anni che avevano trascorso fianco a fianco. PiΓΉ rifletteva e piΓΉ non poteva che provare un velo di compassione per suo figlio, Klaus, il quale un giorno, prima o poi, si sarebbe reso conto di esser nato da una coppia priva di amore e complicitΓ , solo per soddisfare le esigenze di successione di una stirpe millenaria. Sarebbe stato imbarazzante e demoralizzante dover rispondere allo stesso quesito che lui, quella sera, aveva posto a Silas e ad Ivar.
Lui non avrebbe avuto nessuna storia divertente e tenera al tempo stesso da lasciare in ereditΓ a Klaus e ciΓ² era parecchio triste.
Quasi leggendogli nel pensiero, Ivar lo riportΓ² alla realtΓ e disse: Β«La colpa non Γ¨ tua nΓ© di Anastasja, Rhydian. Siete stati costretti a sposarvi e questo ha influito negativamente su entrambi. Il passato ormai Γ¨ passatoΒ».
Il principe di Sverthian annuì debolmente. «La sera prima delle nozze, per un momento, ho provato l'impulso di scappare e di far perdere ogni mia traccia. Da allora mi pento ogni singolo giorno di non aver dato retta all'istinto.»
Malhar era felicemente sposato e a quanto pareva anche Eleadar aveva trovato una compagna stabile, anche se dalle sue parti il matrimonio in sé per sé non esisteva, non come veniva inteso a Sverthian o altrove. Fra i Græber era costume mettersi semplicemente insieme, vedere come andava la relazione e separarsi senza troppi drammi nel caso in cui tutto fosse andato a rotoli. Da quel che suo padre aveva detto, Eleadar era innamorato perso della sua donna ed erano in attesa del loro primo figlio che sarebbe nato fra un paio di mesi. Pareva trattarsi di un maschio.
A volte Rhydian si domandava se in realtΓ non fosse lui il problema. Se magari vi fosse qualcosa di sbagliato in lui. Tutti non facevano che ripetergli da tre lunghi anni che fosse stato fortunato a sposare una ragazza bella, colta e di buone maniere come Anastasja; dicevano che altri avrebbero ucciso pur di avere una moglie del genere e se le cose stavano in quel modo, forse era lui a essere vuoto e incapace di amare, di apprezzare la sua consorte.
Una cosa era sicura: era stanco di dover recitare sempre in pubblico, di dover fare la parte del marito amorevole in presenza d'altri e poi, appena rimaneva da solo con Anastasja, tornare a discutere con lei come accadeva sì e no ogni giorno. A volte si trattava di una sciocchezza, altre invece di questioni più serie.
Ultimamente discutevano spesso perchΓ© lei tendeva a spendere un po' piΓΉ del necessario e a mettere alle strette la sua rendita mensile che, per quanto elevata, aveva comunque un limite.
Quel che davvero gli dispiaceva era che un paio di volte fosse capitato loro di litigare davanti a Klaus. Non serviva dire che il piccolo si fosse un po' spaventato di fronte a simili sceneggiate, ma in fin dei conti cosa si poteva pretendere quando due ragazzini erano costretti a convivere, pur detestandosi, e a metter su famiglia il prima possibile per mostrare ai loro sudditi quanto il loro matrimonio fosse felice e una vera fiaba?
In teoria si sarebbero dovuti sposare ben dopo i quindici anni, ma la salute di re Ivan era peggiorata drasticamente e a un certo punto era stato essenziale correre ai ripari il prima possibile, anche a costo di celebrare le nozze in largo anticipo.
Rhydian ricordava poco o niente di quel giorno e con infelicitΓ la prima notte di nozze. Lui e la sua fresca consorte si erano limitati a fare quel che avevano dovuto e non si erano piΓΉ rivolti la parola fino al giorno successivo.
Anastasja, infine, a diciassette anni aveva perso il padre e questo l'aveva segnata profondamente.
Avevano promesso al sovrano sul letto di morte che si sarebbero impegnati nel cercare di andare d'accordo ed essere in futuro gli imperatori di cui Sverthian necessitava, ma quella promessa si stava rivelando sì e no impossibile da mantenere.
In poche parole esaustive, erano entrambi infelici, ma questo non importava un granché al prossimo, specialmente all'attuale imperatore. Rhydian avrebbe voluto confidarsi almeno con Malhar, il fratello con il quale aveva di gran lunga un rapporto più solido e profondo, ma lo assillava il costante pensiero che così facendo lo avrebbe caricato di un peso che in fin dei conti era lui a dover portare, senza contare che forse avrebbe soltanto fatto rattristare inutilmente Malhar. Chi era lui per oscurare la sua felicità ? Se aveva problemi con sua moglie, il problema era suo e di nessun altro. Doveva cavarsela da solo. Come suo padre, l'imperatore, sin da subito gli aveva ripetuto: ormai era grande, era un uomo e doveva pensare a risolvere le questioni personali e private con le sue sole forze. Un principe che non sapeva porre fine ai diverbi con la consorte era un futuro imperatore che non sarebbe stato capace di risolvere neppure faccende ben più serie.
Eppure sentiva di esser ormai giunto al famoso limite. Se si arrischiava a guardare appena un po' più avanti, vedeva solo un cratere nel quale sarebbe di lì a poco precipitato.
Ivar schiarì la voce e disse che sarebbe tornato dentro, ma era ovvio che quella fosse una semplice scusa per lasciare Silas da solo con Rhydian.
Β«Sicuro di star bene?Β» chiese il principe di Elgorad, squadrando il diciottenne con aria seria e vigile. Non lo convinceva.
Per il ragazzo fu automatico stirare le labbra in un lieve sorriso e rispondere in maniera affermativa, ma gli fu sufficiente sostenere l'occhiata sì e no severa di Silas per essere finalmente sincero con qualcuno. Scosse la testa. «In realtà no, però... non credo serva a qualcosa parlarne. Si tratta di un problema che non posso risolvere.»
Β«Ben pochi problemi sono irrisolvibiliΒ» osservΓ² con molto giudizio l'Efialte. Β«Su, coraggio.Β»
Rhydian deglutì. «In tutta franchezza vorrei solo poter ottenere il divorzio da Anastasja, ma facendolo deluderei mio padre e metterei a serio repentaglio l'alleanza fra l'Oltrespecchio e Sverthian. Di certo non è il caso di scatenare un'altra rivolta o l'ennesima guerra solo perché due diciottenni non sono in grado di stare nella stessa stanza senza litigare come bambini di tre anni.»
Silas sospirΓ² profondamente. Non lo stupiva quella situazione, in fin dei conti l'aveva predetta undici anni prima. Senza contare che era stato evidente a tutti quanti, il giorno in cui Rhydian e Anastasja si erano sposati, che nessuno dei due fosse realmente contento riguardo a tale unione.
Ciononostante, Rhydian aveva purtroppo ragione: divorziare da quella ragazza era fuori discussione, c'era fin troppo in ballo.
Il ragazzo sbuffΓ² una risata tetra e aggiunse: Β«Probabilmente, se fossi una persona piΓΉ furba e con il cervello, da un bel pezzo mi sarei trovato un'amante. Ne hanno avuta una praticamente tutti i predecessori di mio padre e un bel po' di sovrani in generale. Forse dovrei imitarli e mettermi il cuore in paceΒ».
Silas fece una smorfia. Β«Mio padre Γ¨ un re e non ha mai avuto amanti dopo che si Γ¨ sposatoΒ» puntualizzΓ² stringendosi nelle spalle.
Β«I tuoi genitori sono felici e tutti sanno che si sono sposati per amore e non solo per interessi politiciΒ» gli ricordΓ² con voce piatta Rhydian. Β«Non tutti hanno questa fortuna, perΓ².Β»
«Sì, però lo stesso non mi sembra bello tradire la persona che abbiamo sposato. Così facendo viene infranto il giuramento nuziale.»
Β«Quindi, secondo te, bisognerebbe continuare a essere infelici e a far buon viso a cattivo gioco indipendentemente dai desideri personali che abbiamo?Β»
Β«Non proprio, ma...Β» Il principe di Elgorad sbuffΓ² tra sΓ©. Β«CiΓ² che intendevo dire Γ¨ che mi sembra assurdo che tu e Anastasja non riusciate a trovare un compromesso. Γ mai possibile che non si possa parlare civilmente con questa ragazza?Β»
Β«Allora parlaci tu. Io ho gettato le armi tempo fa.Β»
«à tua moglie, non la mia, e comunque cosa risolverei? Al massimo potrei fare da mediatore, ma niente di più. Un po' di buona volontà , però, ce la devi mettere, Rhydian. Non puoi rinunciare così a priori e se non vuoi farlo per la tranquillità di entrambi, fallo almeno per tuo figlio. Non oso pensare a come debba esser stato per te diventare padre a quindici anni, ma fino a prova contraria siete voi i genitori di Klaus e dovreste essere le sue principali figure di riferimento. Davvero vuoi che vi ricordi entrambi come due persone incapaci di scambiare due parole senza trasformare una semplice conversazione in una guerriglia?»
Il principe più giovane vibrò una risata mesta e molto forzata. «Probabilmente è proprio così che andrà a finire. Un giorno io o lei ci sveglieremo, capiremo di non poter più condurre una vita del genere e divorzieremo, a prescindere o meno dalle conseguenze di un simile atto.»
Β«Francamente non ci tengo a vedere la mia stessa famiglia dividersi in brandelli pur di sostenere una delle parti coinvolte in un conflitto ridicolo come quello di cui parli.Β»
Β«Ti esprimi come se avessi mai visto almeno una battaglia in vita tua.Β»
Β«Non ho mai dovuto vedere nulla del genere, ma lo stesso so bene cosa possa fare una guerra a un regno, a un intero Paese.Β» Silas iniziava a essere a corto di pazienza di fronte alla testardaggine di quel marmocchio. Β«Sai cosa? Trovati pure un'amante, se lo desideri, ma poi non venire a lamentarti dal sottoscritto quando tua moglie ti beccherΓ e per buona misura ti farΓ un occhio nero. In tal caso potrei addirittura darle una mano, se proprio lo devo dire.Β»
«Sì, come no. à molto più probabile che scriva una lettera alla mia amante dicendole quanta gioia abbia provato venendo a sapere che non è più costretta a sopportarmi più del dovuto. Non gliene importerebbe un fico secco.»
«Come fai a saperlo se non ti sei mai preso la briga di conoscere davvero tua moglie? La conosci così bene da credere che rimarrebbe davvero indifferente di fronte a una tua probabile infedeltà coniugale?»
Rhydian ricacciò indietro la risposta impulsiva che era stato lì lì per rifilare al principe più anziano. Avrebbe tanto voluto dirgli che a pensarci bene non gli interessava sapere come avrebbe reagito Anastasja sapendo che lui aveva smesso di esserle fedele.
Non si erano sposati per amore e mai fra loro sarebbe sbocciato niente del genere. Se poteva trovare altrove ciò che mancava all'interno del suo matrimonio, perché mai non avrebbe dovuto tentare? Chi se ne importava di sua moglie e delle sue bizze. Peggio di così le cose non sarebbero potute andare, poco ma sicuro.
Sapeva solo di essere stufo di vedere i suoi fratelli felici e sereni mentre a lui, invece, toccava improvvisare una battaglia all'ultimo e cagnesco sguardo con Anastasja ogni volta che rimanevano da soli. Avrebbe trovato da solo la pace che meritava, la stessa che sapeva appartenere giΓ a Malhar e ad Eleadar.Β Β
Β«Credo che mi ritirerΓ². Sono un po' stancoΒ» disse infine il giovane Rowinster, superando Silas e tornando in sala, per poi sparire nella folla. Silas rimase dunque da solo, almeno finchΓ© il suo sposo non fece ritorno da lui con in mano un paio di calici ricolmi di spumeggiante liquore color del rame che spandeva un delicato e speziato aroma. Β«TieniΒ» gli disse, mettendogli in mano uno dei bicchieri. Β«Appena ho intravisto Rhydian e la faccia che aveva, ho subito intuito che ti sarebbe servito qualcosa per mandar giΓΉ la ben poco piacevole chiacchierata.Β»
Β«GrazieΒ» borbottΓ² l'altro, facendo un sorso. Β«Vorrei poter dire di essere sconvolto e arrabbiato, ma in realtΓ non provo che pietΓ per quel ragazzo, Ivar.Β»
Ivar sospirΓ². Β«La sua non dev'essere un'esistenza gradevoleΒ» concesse con amarezza. Β«Che ti ha detto?Β»
Β«Ha parlato del rapporto che ha con sua moglie e ora si Γ¨ messo in testa di trovarsi un'amante o qualcosa del genereΒ» replicΓ² rauco il principe di Elgorad, roteando gli occhi. Β«Francamente penso che non riuscirebbe a colmare il cratere che ha dentro di sΓ© neppure mettendo su un autentico harem bazzicato dalle donne piΓΉ belle di Sverthian. I suoi problemi, a mio parere, non si limitano a un matrimonio sull'orlo del fallimento e una sorta di gelosia nei confronti dei suoi fratelli.Β»
Β«Mhm. E tu vorresti poter fare qualcosa per aiutarlo, se ti conosco bene.Β»
Β«Se potessi, credimi che lo aiuterei. Il punto Γ¨ che non si puΓ² aiutare una persona che rifiuta a priori ogni mano che le viene tesa.Β»
Ivar annuì lentamente. «Perché non provi a parlarne con i tuoi?»
«Mi direbbero di non ficcare il naso negli affari di Sverthian e non posso dar loro torto.» Silas scosse la testa e guardò il compagno. Deglutì. «Sei bellissimo, stasera, comunque. à da quando ti ho visto raggiungermi in corridoio che volevo dirtelo» aggiunse, sia perché sentiva di dover fargli quel complimento sia perché non gli andava più di parlare di Rhydian. Che gli importava, in fondo, dei problemi di un principe viziato come lui?
Ivar alzΓ² gli occhi al cielo, ma ciΓ² non bastΓ² a cancellare il lieve rossore che adornava il suo bel viso. Β«Sei bravo ad adulareΒ» scherzΓ².
Silas soffocΓ² una risata e lo tirΓ² a sΓ©, baciandolo sulle labbra. Β«Nessuna adulazione, Γ¨ solo la pura e semplice veritΓ Β» sussurrΓ². BenchΓ© fossero trascorsi due anni dal giorno delle loro nozze, era come se al massimo fossero passati pochi giorni. Magari poteva capitare che bisticciassero, ma riuscivano sempre a rappacificarsi in breve tempo e ne uscivano ogni volta piΓΉ uniti che mai.
Ad ogni buon conto, fino ad allora non avevano mai affrontato l'argomento di allargare la loro piccola famiglia e nessuno dei due pareva ancora interessato alla questione. Solo una volta Ivar, conversando con i suoceri e con il padre, aveva detto che lui e Silas preferivano godersi ancora per un po' l'intimitΓ di coppia e l'atmosfera da perenne luna di miele che aleggiava fra lui e il marito. Godric aveva bofonchiato tra sΓ© che avrebbe in realtΓ gradito l'arrivo di un nipotino, ma grazie all'intervento tempestivo di Dante che gli aveva assestato una gomitata fra le costole i due novelli sposi non avevano afferrato la frase.
Per come la vedeva Silas sull'argomento, si riteneva troppo giovane e ancora troppo desideroso di godersi la vita e qualche avventura per pensare a star dietro a un marmocchio e, comunque, nΓ© a lui nΓ© ad Ivar i bambini piacevano particolarmente. Ivar, anzi, li riteneva insopportabili, rumorosi e frastornanti. Andava ammesso, d'altronde, che fosse davvero difficile immaginare uno come lui alle prese con un'eventuale prole, visto quant'era affezionato alla vita mondana e frizzante che avrebbe subito ovviamente una certa battuta d'arresto con la presenza di un bambino a cui pensare. L'aver sposato Silas non lo aveva reso meno desideroso di divertirsi e trascorrere la vita come se ogni giorno fosse l'ultimo e Silas, naturalmente, si lasciava trascinare ogni volta da lui e acconsentiva a soddisfare ogni suo capriccio, ogni sua trovata, quando questi non erano esagerati o eccessivamente stravaganti. Myron e Ronan, i pestiferi gemelli e suoi fratelli minori, non mancavano mai di prenderlo in giro per tale ragione, sostenendo che essersi innamorato lo avesse fatto diventare un citrullo, ma Silas non ci badava, sapendo che quei due adoravano fargli perdere le staffe sin da quando erano stati tutti e tre bambini. Grethe, con ben poca gentilezza, li definiva i deficienti di famiglia, guadagnandosi puntualmente un'occhiataccia da parte dei genitori. Eljas, tuttavia, la pensava esattamente come lei e rivolgeva sguardi torvi e colmi di rimprovero ai fratelli maggiori tutte le volte che ne combinavano una e lo faceva in un modo che ricordava spaventosamente un Godric furibondo.Β
Per quanto invece riguardava gli altri figli dei sovrani di Elgorad, ovvero Lydia, Marilka, Argus, Zelina e Ardesia, andava detto che la diciassettenne Lydia avesse sin dalla tenera età mostrato molto più interesse all'idea di raggiungere l'età giusta per poter varcare le mura del castello e lasciare che lo spirito libero e ribelle di cui era dotata la guidasse verso luoghi che le erano sconosciuti. Non voleva proprio saperne di comportarsi come una principessa di canonico atteggiamento e quella sera, in particolare, sembrava molto a disagio con addosso l'abito elegante che richiamava molto la tonalità dei suoi occhi color malva. Inutile dire che i suoi genitori non fossero granché contenti di tali progetti, ma Lydia era una fanciulla testarda e piuttosto sfacciata, quel tipo di persona che non avrebbe cambiato idea solo perché gli altri le dicevano di farlo. Marilka era una quindicenne invece molto riservata e timida, preferiva di gran lunga starsene per conto suo e curare le piante della regia serra e rimanere per ore e ore sui libri della biblioteca lì a palazzo oppure aiutare Godric quando egli tornava a vestire i panni di guaritore. In quei momenti la ragazzina osservava rapita e concentrata ciò che suo padre faceva e dava ascolto a ogni sua direttiva con mansueta diligenza. Considerando che entrambi i suoi genitori fossero dotati di un caratterino niente male, non si sapeva proprio da chi avesse ripreso quell'indole pacata e dolce. Al momento, comunque, da solitaria impacciata qual era, si era rifugiata, ancora una volta, dopo esser sgattaiolata abilmente fuori dalla sala, in biblioteca.
Argus e Zelina erano venuti al mondo in circostanze non proprio curiose, ma lo stesso piuttosto rare: era accaduto, infatti, che tre mesi dopo la nascita di Argus i sovrani si fossero ritrovati ad attendere l'arrivo di un altro figlio, anche se non era comune che la Grande Madre scegliesse di graziare una coppia di genitori a ritmo fino a tal punto ravvicinato. Fra i due ragazzini, dunque, non correva neppure un anno di differenza e ciΓ² aveva permesso loro di crescere piΓΉ o meno l'uno accanto all'altra come autentici gemelli. A differenza di Myron e Ronan, perΓ², erano decisamente piΓΉ tranquilli e ubbidienti, prova ne era che quando avevano tentato di seguire Marilka in biblioteca erano stati intercettati da Godric, il quale aveva intimato loro di non allontanarsi e di star vicino a lui. Loro, che preferivano non far saltare la mosca al naso al genitore, saggiamente avevano scelto di dargli retta, anche se si annoiavano non poco a star a sentire la conversazione del Principe Consorte con l'ambasciatore di Sverthian, un uomo dall'aria austera e dalla parlata noiosamente ampollosa.
L'undicenne Ardesia, da cocca di papΓ qual era, affiancava il re che la teneva vicino a sΓ© per mano e al tempo stesso riusciva a star dietro alla chiacchierata con Rhydian Senior e una donna accanto a quest'ultimo che, si vociferava, fosse divenuta non molto tempo addietro la sua amante, cosa per la quale il giovane Rhydian non aveva mancato di esprimere il proprio disgustato dissenso. La duchessa di Asdhar era una donna affascinante e dotata di carisma, ma a quanto pareva queste qualitΓ non l'avevano salvata dal duro giudizio dell'erede al trono imperiale. Voci maliziose sostenevano che ella stesse in realtΓ cercando di divenire qualcosa di gran lunga piΓΉ importante di una cortigiana qualsiasi. VeritΓ o meno, Dante preferiva astenersi dal giudicare quella delicata situazione.Β
Mentre ascoltava Rhydian raccontare dei complessi rapporti dell'Impero con le terre indipendenti di Ombrascura, il re dovette tornare a prestare ascolto alla figlioletta, la quale, imbronciata, gli disse a bassa voce che si stava annoiando. Dante si scusò allora con i propri interlocutori e si allontanò insieme alla piccola. «Sei stanca?» le domandò. Ardesia annuì e si stropicciò un occhio. In effetti pareva che di lì a poco si sarebbe addormentata in piedi.
Β«D'accordo, allora.Β» Il re scortΓ² la figlia in direzione della balia che si trovava in disparte e assisteva alla serata senza realmente prendervi parte. Β«Accompagnala a letto. Γ molto stancaΒ» disse alla donna, per poi baciare sulla fronte la bimba e augurarle un buon riposo.
Fece appena in tempo a tornare dai suoi illustri ospiti prima di accorgersi che qualcosa non andava. Di colpo uno strano fermento aveva preso possesso di molti degli invitati e solamente quando si fece largo tra la calca, colto da un brutto presentimento, capì il motivo della confusione: Godric era riverso in terra, esanime, accanto a lui l'ambasciatore di Sverthian pallido come un cencio e costernato.
Β«Sire, vi prego, fate chiamare un guaritore!Β»
Dante, perΓ², era paralizzato sul posto, fissava a occhi sgranati il suo sposo, incapace di agire, di pensare, di fare qualunque cosa. Capendo che era in una sorta di stato di shock, l'ambasciatore scattΓ² in piedi e corse fuori dalla sala per cercare personalmente aiuto.
Β«PapΓ , cos'Γ¨ successo?Β»
Silas era appena giunto accanto a Dante e fissava con orrore il genitore inerte. Capendo che l'altro non era in sΓ©, si fece coraggio e si avvicinΓ² a Godric. Era ancora vivo, ma non reagiva.
Il sovrano si riprese solo quando vide il guaritore di corte sopraggiungere in fretta e furia. Si avvicinΓ² e si inginocchiΓ². Β«C-Che cos'ha?Β» GuardΓ² l'ambasciatore. Β«Cos'Γ¨ successo?!Β» Era difficile per lui mantenere il controllo, ormai.
L'interpellato scosse il capo. Β«I-Io... non lo so, maestΓ ! Un minuto prima stava bene e quello dopo ha... ha detto che gli girava la testa! Gli ho detto che forse avrebbe fatto meglio a ritirarsi, ma poi ha perso i sensi!Β»
Lo sguardo di Dante, perΓ², si era trasferito sul calice che fino a pochi minuti prima si era trovato in mano a Godric. Era mai possibile che qualcuno avesse provato ad avvelenarlo?
Quel sospetto, mescolato all'ansia, alla paura che forse fosse troppo tardi per aiutare Godric, lo fece ribollire di rabbia. «Fate uscire tutti quanti. Subito! Scortate i miei figli nelle loro stanze immediatamente!» Quell'ordine, più che urlato, parve sì e no un ruggito. Prese fra le braccia il compagno e insieme al guaritore abbandonò la sala, pregando che si riuscisse in tempo a capire la causa del malore. Pregando che la persona che più amava al mondo non gli venisse portata via in modo tanto crudele.
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