✨ 𝔏𝔬 𝔖𝔭𝔬𝔰𝔬 π”‘π”’π”¨π”©π”ž 𝔐𝔬𝔯𝔱𝔒 || π”“π”žπ”―π”±π”’ 𝟏𝟎 [𝐀𝐔 β„œπ”¦π” π”₯π”¦π”’π”°π”±π”ž π”‘π”ž @𝔭𝔡𝔰𝔱𝔒𝔩𝔭𝔲𝔯𝔦𝔫] ✨





β„­π”¬π”°π”ž π”―π”¦π”°π”’π”―π”³π”ž 𝔦𝔩 𝔣𝔲𝔱𝔲𝔯𝔬




Silas, dopo aver fatto la spola da un capo all'altro della stanza per l'ennesima volta, di nuovo si lasciΓ² cadere su una delle poltrone di fronte al caminetto e guardΓ² di sottecchi il suo compagno. Proprio come lui, Ivar aveva il viso segnato dalla stanchezza e dalla notte insonne che ancora non era terminata. Ivar, nella loro coppia, era quello che sapeva sempre bilanciare la situazione e tener alto lo spirito di tutti e due. Silas lo definiva la sua personale colonna portante, il suo porto sicuro negli attimi di tempesta e afflizione, ma quella notte Ivar sembrava incapace di ogni briciolo di positivitΓ . Da quando si erano ritirati non aveva quasi mai spiccicato parola e piangeva in silenzio, con solo brevi sprazzi di pausa. Il fazzoletto che stringeva debolmente in una mano era zuppo di lacrime, le stesse che anche in quel momento rendevano i suoi caldi occhi color nocciola lucidi, simili a quelli di vetro che di solito erano incastonati nelle statue.

Si era affezionato molto a Godric, in lui spesso aveva trovato un alleato e un amico, nonché una seconda figura genitoriale, specialmente quando gli era capitato di litigare con Silas. Non c'era da sorprendersi che fosse così sconvolto e in pena.

Silas era afflitto piΓΉ di lui, visto che si trattava di suo padre, ma stava provando in ogni maniera a essere forte, a non pensare al peggio, sapendo che Ivar, attualmente, era incapace di incassare la batosta in modo magistrale come in altre occasioni.

Β«StarΓ  bene.Β» Lo disse sia al suo sposo che a se stesso, per rassicurare entrambi. Β«Mio padre ha detto che avrebbe aiutato in ogni maniera il guaritore a salvarlo e i-io mi fido di lui. Non sarΓ  ferrato nei veleni come papΓ , ma... i-insomma...Β»

Rendendosi conto di star forse peggiorando lo stato d'animo generale, il principe di Elgorad tacque e con decisione puntΓ² altrove lo sguardo traboccante di lacrime che non voleva versare, non finchΓ© ci sarebbe stato un minimo di speranza, per quanto flebile.

Ivar, tuttavia, fra i singhiozzi che lo scuotevano da capo a piedi, si alzò, lo raggiunse e si chinò per abbracciarlo forte. Lui, che era di solito un gran chiacchierone, non proferì parola, strinse semplicemente a sé il marito, lasciandogli delicati baci di conforto sui capelli, accarezzandogli le spalle, come a voler dirgli, in silenzio, che sarebbe andato tutto bene.

Pensare al peggio, dopotutto, non avrebbe aiutato nessuno, in primo luogo Godric, ma sperare che egli potesse sopravvivere a quello che era stato ormai confermato essersi trattato di avvelenamento, invece, poteva forse fare la differenza.

Il guaritore, tramite un metodo ben preciso, aveva esaminato i residui ancora presenti nel calice dal quale aveva bevuto lo sposo del re e individuato tracce di tossine che aveva infine collegato a un veleno raro, sì, ma potente: sangue di basilisco. Difficile da reperire e da ricavare, visto che si trattava proprio della linfa vitale di quella pericolosa e bizzarra creatura, ma qualcuno ce l'aveva fatta a procurarselo e lo aveva versato nel bicchiere dell'ultima persona che avrebbe meritato una sorte del genere.

Godric era un uomo buono, non aveva mai fatto del male a nessuno e si era sempre preso cura della propria famiglia, aveva aiutato il marito a gestire gli affari del regno e garantito, in molti modi, una pace duratura fra due reami che un tempo si erano odiati profondamente.

L'ambasciatore di Sverthian sosteneva di non aver notato nulla di strano, nessuno che avesse potuto versare quella sostanza nel calice di Godric, ma se il vino fosse stato avvelenato a priori, direttamente nell'anfora dal quale era provenuto, anche gli altri invitati avrebbero dovuto sentirsi male. Il testimone oculare, purtroppo, non ricordava se fosse stato un servitore maschio o femmina a servire la bevanda al Principe Consorte. Nessuno badava ai domestici, dopotutto, erano pressochΓ© invisibili a eventi di quel genere. Godric, tra l'altro, era benvoluto anche dalla servitΓΉ e aveva sempre trattato con rispetto ogni singola persona che lavorava a palazzo, neppure una volta si era comportato da tiranno viziato.

Quanto accaduto, perΓ², mostrava che c'era sempre una mela marcia dentro ogni canestro e quanto a volte, purtroppo, la fiducia si rivelasse malriposta.

Ivar e Silas udirono bussare e trattennero il respiro. Fu il primo, dopo essersi fatto coraggio, ad andare ad aprire, diviso tra la speranza di ricevere finalmente buone notizie e il terrore che invece qualcuno si fosse recato da loro per annunciare qualcosa di triste e funesto.

Non seppe dire se si sentΓ¬ deluso o meno quando vide sulla soglia una scossa e altrettanto insonne Marilka. La poverina era stata l'ultima a sapere dell'attentato alla vita di uno dei genitori. Era stato Dante, in preda all'ansia e alla paura che potesse esser capitato qualcosa di male anche a lei – non avendola scorta da nessuna parte – a essersi recato a cercarla. Marilka si era beccata un mezzo e adirato rimprovero da parte del padre, prima di essere abbracciata da questi e venire a conoscenza finalmente delle ultime novitΓ .

Β«M-Mi dispiace, m-ma non riesco a dormire e non volevo stare da solaΒ» mormorΓ² con voce rotta la ragazzina, passandosi il dorso della mano sugli occhi tenuti bassi e gonfi di pianto recente.

Ivar, col cuore stretto in una terribile morsa, le avvolse un braccio attorno alle esili spalle e chiuse la porta. Β«Non preoccuparti, Marilka. Puoi restare con noi.Β» La condusse fino al caminetto e la fece sedere al proprio posto. GuardΓ² Silas. Β«Forse dovrei andare a controllare i tuoi fratelli. Probabilmente solo Ardesia, Zelina e Argus sono riusciti a prender sonno.Β» Ai tre figli piΓΉ giovani dei sovrani di Elgorad non era stata detta la veritΓ  per ragioni che non necessitavano di spiegazione alcuna. Era un fardello che, almeno per il momento, spettava ai loro fratelli maggiori di sostenere. Solo nel peggiore dei casi avrebbero riferito loro di cos'era davvero accaduto.

Silas lo guardò e annuì appena. «Sì» replicò rauco. «Mi sembra una buona idea, Ivar. Grazie.»

Ivar, prima di andare, si sporse verso di lui e gli baciΓ² una guancia, prima di uscire e lasciare i due fratelli da soli.

Il principe si chinò in avanti e riuscì a raggiungere una mano della sorellina, stringendogliela piano. «Papà è forte. Ce la farà, Marilka, vedrai.»

Β«Allora perchΓ© non ci dicono niente? PerchΓ© nessuno viene a dirci che starΓ  meglio?Β» chiese la ragazzina, sull'orlo delle lacrime.

Β«B-Beh, perchΓ©... insomma, ci vuole del tempo per queste cose. Le persone non guariscono su due piedi, no? Lo dice sempre anche lui.Β»

Lei non era granché convinta. Le bastava guardare negli occhi il fratello maggiore per scorgervi incertezza e turbamento, ma preferì non farglielo notare e limitarsi ad annuire debolmente. Silas non era mai stato bravo nel saper mentire in momenti difficili. Era un pessimo bugiardo. «Sono... sono andata da lui, ma non mi hanno fatta entrare. Ho... ho sentito però che papà si era risvegliato e... s-si lamentava, come se provasse tanto dolore.» Non le era stato permesso di scoprire nient'altro. Dante le aveva intimato, con la disperazione negli occhi, di tornare a letto, le aveva ripetuto di non preoccuparsi, che avrebbero salvato Godric, ma in parte le era parsa solo una bugia, una spolverata di zucchero cosparsa su denso, amaro e disgustoso sciroppo.

Silas, in circostanze diverse, si sarebbe spiaccicato una mano sul viso. Β«PerchΓ© lo hai fatto?Β» chiese apprensivo. Β«Non mi stupisce che nostro padre ti abbia fatta allontanare.Β»

Β«V-Volevo provare ad aiutare anch'io papΓ Β» singhiozzΓ² Marilka. Β«L-Lui aiuta sempre gli altri, volevo essere io a dargli una mano, solo per una volta. Non mi piace aspettare senza fare niente!Β»

Β«Lo capisco, ma non Γ¨ compito tuo preoccuparti di questoΒ» le disse Silas con dolcezza, sapendo che usare un tono conciliante e tranquillo avrebbe contribuito a far calmare la sorella. Β«Vieni qui, dai.Β»

Marilka si alzΓ² e si raggomitolΓ² fra le braccia del fratello. Piccola e mingherlina com'era non era difficile farla stare sulle ginocchia come una bambina.

Mentre la stringeva e le accarezzava la schiena e il capo con delicatezza, Silas vide tornare Ivar, il quale gli comunicΓ² che c'era Ronan con Margrethe, Eljas e Lydia; Myron, invece, su richiesta di Dante era rimasto con Ardesia, Argus e Zelina per farli stare tranquilli e assicurarsi che non si svegliassero nel cuore della notte col rischio di andare a zonzo e scoprire degli ultimi avvenimenti. Quei tre spesso erano stati beccati a gironzolare a orari improbabili con l'intenzione di sgattaiolare nelle cucine per sgraffignare leccornie, infatti.

Β«Ho incrociato vostro padre, a metΓ  stradaΒ» aggiunse poi Ivar, teso, riferendosi al re. Β«Aveva indosso un mantello da viaggio. Ha detto che c'Γ¨ un modo per salvare Godric e che stava andando a procurarsi l'antidoto, ma non ha voluto aggiungere altro e se n'Γ¨ andato in fretta e furia.Β»

«Cosa?» esalò Silas. «Da solo?» Suo padre non gli era sembrato nelle esatte condizioni di fare alcunché da solo, l'ultima volta che lo aveva visto. Aveva la testa altrove, era preoccupato fino all'inverosimile per il compagno e questo lo rendeva poco affidabile. «Non poteva almeno venire a dirlo a me?» Credeva di esser ormai abbastanza adulto e preparato per simili faccende, ma a quanto pareva non era così e questo, un po', lo feriva.

Ivar sospirΓ². Β«Silas, non giudicarlo con troppa severitΓ Β» disse, quasi leggendogli nel pensiero. Β«Per quel poco che ho compreso, credo si tratti di un viaggio pericoloso e non mi stupisce che non abbia voluto dirti alcunchΓ©, sapendo che avresti voluto seguirlo e a quel punto vi sareste messi a discutere e a perdere ulteriormente tempoΒ» aggiunse con molto giudizio. Β«E comunque... non penso sopporterebbe di perdere qualcun altro o di sapere uno di voi in pericolo, mentre giΓ  Godric Γ¨ in pessime condizioni. Mettiti nei suoi panni.Β»

Silas aprì bocca per ribattere, guidato dall'impulso, ma alla fine dovette giungere alla conclusione che Ivar aveva ragione. «Lo so, m-ma... a volte è come se non fosse disposto a contare su di me o non mi ritenesse all'altezza di qualcosa» confessò.

Marilka sollevΓ² la testa. Β«Non Γ¨ veroΒ» lo contraddisse, asciugandosi il viso. Β«Una volta l'ho sentito parlare con papΓ  di te e diceva di essere fiero dell'uomo che sei diventato.Β» Non v'era traccia di menzogna negli occhi velati di malinconico affetto della ragazzina, solo disarmante veritΓ .

Ivar sorrise appena. «È naturale che preferisca esser l'unico a correre il rischio. Sei suo figlio, Silas, e oltre a questo... beh, l'erede al trono. Sei la persona che intende proteggere di più da ogni rischio perfettamente evitabile» spiegò con tono conciliante. «E poi... credo che ai suoi occhi, per quanto ormai cresciuto e diventato adulto, tu rimarrai sempre in parte un bambino. Un errore comune a tutti i genitori, da che ne so.»

Silas deglutì a fatica, come se nella sua gola vi fosse rimasta impigliata una pietra. Si passò velocemente le mani sotto gli occhi, fece alzare la sorella senza esser brusco e si mise in piedi. «Beh... allora... v-vado da papà. Non me la sento di lasciarlo da solo e forse il guaritore potrebbe aver bisogno di una mano.»

NΓ© Ivar nΓ© Marilka tentarono di fermarlo, sapendo che in fin dei conti stava agendo come avrebbero voluto fare anche loro.

Β«Tra un po' ti raggiungo, alloraΒ» disse il primo.

Silas cercò di abbozzare un sorriso e annuì, poi uscì dalla stanza.

Dieci minuti piΓΉ tardi era entrato negli appartamenti di Godric, aveva superato il vestibolo e si era fermato sulla soglia della camera da letto.

La prima cosa che avvertì fu la debole, ma presente, scia di un'essenza ferrosa. Sbiancò come un cencio non appena posò lo sguardo su una bacinella nella quale erano stipate alla rinfusa salviette di stoffa imbrattate di rosso. Pur non essendo capace di trasformarsi in un animale, aveva ereditato sporadiche capacità sensoriali come, ad esempio, un udito e un olfatto superiori alla media. Ecco perché aveva subito avvertito nell'aria l'odore del sangue e lì, d'altronde, ve n'era parecchio.

Il vago alone rossastro sulle labbra esangui di suo padre, in fin dei conti, ne era la prova palese.

Non sapeva bene quali fossero gli effetti del sangue di basilisco, ma dovevano essere atroci, lo suggeriva l'espressione di pura sofferenza che campeggiava sul viso sciupato di Godric.

Il guaritore, finalmente, si accorse di lui e lo raggiunse. Β«Principe, non dovreste essere qui. Vi prego, tornate nei vostri alloggi e riposate. Non Γ¨ bene che assistiate a...Β»

«È mio padre» tagliò corto Silas, a denti stretti. «Non mi muoverò da qui finché il re non sarà tornato, chiaro?» La fermezza e la vaga aggressività nel suo tono di voce lo fecero somigliare, solo per un istante, all'altro suo genitore, quello al momento assente e andato chissà dove a cercare un antidoto.

Il medico non si sognò neppure di contraddirlo. «È... è naturale, perdonatemi» biascicò.

Il giovane principe guardΓ² di nuovo Godric con apprensione. Β«Che cosa gli sta facendo il veleno? Come mai tanto sangue?Β»

Il guaritore non subito rispose. Β«Il sangue di basilisco Γ¨ un veleno terribile, altezza. Vedete... distrugge il corpo della vittima dall'interno, corrode gli organi come un potente acido e quel che Γ¨ peggio Γ¨ che lo fa lentamente. Ho detto al re di fare in fretta, non abbiamo che un paio di giorni a disposizione per salvare il poveretto dall'avvelenamento.Β»

Silas sbiancò ancora di più. Di lì a poco era certo che si sarebbe sentito male. «E l'antidoto?» chiese rauco.

Β«La sola cosa capace di contrastare questo veleno Γ¨ l'Acquavera.Β»

Β«La che cosa?Β»

Β«Acquavera, altezza.Β»

Β«E cosa diavolo sarebbe?Β»

Il medico esitò di nuovo. «Come si può evincere dal nome, si tratta di acqua, certo, ma non acqua qualsiasi. La si trova in un lago sepolto nel cuore delle foreste, proprio nei confini più remoti del regno. Si narra che in tempi antichi, in quelle acque un tempo comuni e anonime, trovò una tragica fine una creatura appartenente a una specie oramai scomparsa: un unicorno. Come gli Efialti meno recenti sanno, gli unicorni erano rinomati e ricercati per le proprietà curative del loro corno e non solo. Fu proprio la caccia intensiva nei confronti di tali creature a decretarne la scomparsa e l'esemplare in questione, dicono, venne ferito a morte da un cacciatore e spirò mentre provava ad attraversare il lago con le ultime forze rimaste, tutto pur di sfuggire al suo aguzzino. Non ce la fece e il suo corpo rimase nelle profondità del lago, il quale, forse grazie al sangue della bestia e ai poteri del suo corno, divenne speciale e unico, le sue acque prodigiose, curative, capaci di guarire qualsiasi male, qualunque veleno esistente. Pare, addirittura, che possano ritardare la morte o porvi persino un freno, se bevute con costanza, e rendere così immortali coloro che ne fanno un uso prolungato.»

Silas sarebbe rimasto affascinato da quella storia, ma era troppo preoccupato per soffermarsi sulla poeticitΓ  del mito. Β«Eppure mi risulta che il viaggio intrapreso da mio padre potrebbe rivelarsi rischioso. Come mai?Β»

Β«Beh, non ci si puΓ² aspettare che un lago del genere non sia protetto e ben custodito. Le sue acque, penetrate nei terreni circostanti, hanno reso la foresta a sua volta speciale, quasi senziente, e i boschi rendono difficile giungere fino alle rive dello specchio d'acqua. A modo loro cercano di proteggere quel luogo sacro, fonte della magia arcana e potente della quale ogni filo d'erba, ogni foglia d'albero, sono imbevuti. Si ignora se si celino lΓ  dentro creature ostili e per tale motivo ho suggerito al re di esercitare cautela e tenere gli occhi aperti.Β»

Β«Quindi tutti e due i miei genitori, ora, corrono un pericolo mortaleΒ» sentenziΓ² caustico Silas. Β«Quand'Γ¨ che arriva una buona notizia, giusto per esser chiari?Β»

Β«Per il momento non c'Γ¨ altro e altro non posso fare che tenere in vita Sua Altezza e alleviare le sue peneΒ» concluse affranto il guaritore.

Silas si avvicinΓ² e si sedette al capezzale di Godric, sulla seggiola accanto al letto, e si rese conto che era cosciente, almeno per il momento, e che forse aveva ascoltato la conversazione. Β«EhiΒ» disse con voce flebile. Β«Hai sentito? Presto starai meglio. PapΓ  tornerΓ  con una cura e tutto diventerΓ  solo un brutto ricordo.Β»

Godric represse una smorfia di puro malessere fisico e piuttosto cercΓ² di abbozzare un sorriso. Raccolse le forze e strinse una mano al figlio. Β«AndrΓ  tutto beneΒ» lo rassicurΓ². Β«E vedrai che tuo padre tornerΓ  sano e salvo. Conosco quell'uomo da molto tempo, ormai, e ha affrontato imprese peggiori di questa.Β» Aveva il respiro affannato e sembrava piΓΉ debole che mai ogni secondo che passava, ma al momento sembrava aver ottenuto un po' di tregua dall'emorragia causata dal veleno. Probabilmente il guaritore gli aveva somministrato qualcosa per attenuare gli effetti delle tossine.

Silas rafforzΓ² la stretta. Β«E poi non vorrai mica rinunciare alla possibilitΓ  di diventare prima o poi nonno!Β» commentΓ², provando a scherzare.

Il Principe Consorte roteΓ² gli occhi. Β«A pensarci bene, credo di essere ancora troppo giovane per diventare nonnoΒ» replicΓ².

Il ragazzo esitΓ². Β«PapΓ ... senti... tu non ricordi, magari, chi Γ¨ stato a servirti da bere? Anche un solo particolare potrebbe aiutare.Β»

Β«Al momento la mia mente vacilla sotto ogni punto di vista, SilasΒ» rispose affaticato Godric. Β«E comunque... credo di avere una teoria in proposito. Forse so chi potrebbe aver agito in tale maniera per colpire la nostra famiglia, specialmente tuo padre.Β»

Nei pochi momenti di quiete durante quelle ore infernali di dolore e allucinanti fitte allo stomaco, aveva richiamato alla mente l'evento che per poco non aveva rovinato il suo matrimonio con Dante, ovvero la sorte che era stata riservata a Remus e l'aver lasciato in libertΓ  Tiberius.

Certo, quest'ultimo aveva detto e spergiurato che mai avrebbe cercato vendetta, ma le persone cambiavano e così pure le loro opinioni. Forse Tiberius aveva deciso, alla fine, di regolare i conti con suo cugino colpendolo nel solo modo che sapeva lo avrebbe distrutto. L'occhio per occhio era frequente tra gli Evergard, lo era stato sin dal principio, sin dagli albori, come affermavano taluni, e forse Tiberius aveva deciso di seguire la tradizione, visto e considerato che Dante gli aveva detto la verità, di come fosse realmente venuto a mancare Remus.

Forse una persona fedele a Tiberius si era infiltrata nella servitΓΉ e aveva avvelenato il suo calice appositamente o forse erano tutte congetture e ben altro stava bollendo in pentola.

In tutta franchezza Godric, sempre che sarebbe riuscito a sopravvivere, temeva i postumi di quella situazione. Conosceva il marito abbastanza bene da sapere che se ce l'avesse fatta a risalire al colpevole del tentato assassinio, quest'ultimo si sarebbe ritrovato in grossi guai, forse con la gola squarciata dalla Volpe dell'Ovest.

Dante non avrebbe avuto pace e non avrebbe dimenticato nΓ© perdonato, proprio come non aveva perdonato Remus.

Β«Silas...Β» SollevΓ² lo sguardo e incrociΓ² gli occhi del figlio, tali e quali ai suoi. Β«S-Se io non dovessi... Tu devi giurarmi che starai vicino a tuo padre. Devi promettermelo, qui e ora. Stagli vicino o crollerΓ  e ci sono molti modi per crollare, specie se si tratta di persone come lui. Per un uomo come tuo padre Γ¨ piΓΉ facile di quanto si creda sprofondare e tu non dovrai permetterglielo. Stagli accanto o temo le conseguenze del mio trapasso.Β»

Non voleva che il dolore spingesse Dante a diventare ciΓ² che non era affatto.

Silas scosse il capo con decisione. Β«N-Non dire questo. Tu non vai da nessuna parte, papΓ , va bene?Β»

Β«Giuramelo, SilasΒ» ripetΓ© Godric, disperato. Β«Io e tuo padre ci siamo presi cura di te e il minimo che tu potresti fare, se io non ci fossi piΓΉ, sarebbe che tu ti prendessi cura di tuo padre in caso che io non sopravviva. AvrΓ  bisogno del vostro affetto e della vostra pazienza, tua e dei tuoi fratelli. Dovrete ricordargli che non ha perso tutto, che ci siete ancora voi al suo fianco. Lui... lui tende a isolarsi quando soffre, si chiude a riccio o permette al dolore di offuscargli la ragione. Non deve accadere.Β»

Β«PapΓ , ti prego...Β»

Β«Silas, promettimelo.Β»

Il ragazzo non ebbe il cuore di discutere oltre. Β«Va bene. Va bene, papΓ . Te lo prometto.Β» Il debole, ma amorevole e fiducioso sorriso che ricevette in risposta, infine, gli spezzΓ² il cuore e lo indusse a chinarsi e a stringere in un abbraccio il genitore.

Per fortuna Dante aveva fatto ritorno sul fare della sera del secondo giorno che il guaritore aveva decretato essere il limite massimo concesso loro per salvare Godric dall'avvelenamento. Il re non solo era tornato incolume, ma con un'ampolla ricolmata con del liquido trasparente, scintillante come se dentro vi vorticasse polvere di diamanti e avvolto da un fulgido ed etereo bagliore. Aveva trovato l'Acquavera, benchΓ© non fosse stato semplice, proprio come aveva detto a Silas il medico di corte, ma secondo l'opinione di quest'ultimo Godric si sarebbe dovuto rimettere nel giro di qualche settimana grazie alla quotidiana assunzione dell'antidoto ricavato dall'acqua miracolosa.

Il re non aveva mostrato granchΓ© voglia di raccontare per filo e per segno del viaggio che aveva affrontato nΓ© pareva disposto a rasserenarsi fintanto che non avesse visto il compagno riaprire gli occhi e tornare ad avere un aspetto sano.

Silas e i suoi fratelli erano della sua stessa opinione. L'unico a essere fiducioso sembrava essere Ivar, il quale si offriva sempre volontario per dare una mano al guaritore nell'assistere il suocero, affiancato a volte da Marilka.

Nel frattempo nessuno aveva saputo rintracciare il colpevole del tentato assassinio del Principe Consorte e ciΓ² non faceva che peggiorare l'umore giΓ  cupo e pessimo del re. Bastava guardarlo per capire che non appena fosse riuscito a risalire al responsabile del misfatto lo avrebbe fatto pentire di esser nato. Era visibilmente desideroso di acciuffarlo e ridurlo a brandelli sanguinolenti a mani nude, poco importava che il suo sposo continuasse a ripetergli di non pensarci e di calmarsi, di star piuttosto dietro ai suoi doveri di regnante e ai loro figli.

Dante, perΓ², furibondo com'era, non aveva alcuna intenzione di demordere e non si fece passare gli istinti omicidi neppure quando fu sua madre, Lytha, a dirgli che avrebbe fatto molto meglio a ringraziare il cielo che Godric fosse sopravvissuto, anzichΓ© dare la caccia a un autentico fantasma. L'arrivo della madre del re fu comunque un sollievo per molti, specialmente per i funzionari reali che stavano risentendo un bel po' del malumore del sovrano, al quale attualmente bastava davvero poco per arrabbiarsi e prendersela con chi non c'entrava niente e stava solo provando a fare il proprio lavoro.

Β«Se non si darΓ  una sana calmata, di questo passo finirΓ  assassinato nel suo letto e solo perchΓ© ben presto nessuno riuscirΓ  piΓΉ a sopportarlo!Β» esclamΓ² un giorno Lytha, mentre parlava con Godric. Erano trascorsi dieci giorni, ormai, e stava giΓ  dando segni di evidente miglioramento.

Godric deglutì e abbassò lo sguardo sulle coperte, in parte assalito dai sensi di colpa. Non che fosse andato propriamente a cercarsi l'avvelenamento, ma non poteva non pensare che se solo non avesse rischiato di morire a quel modo, suo marito non avrebbe avuto nessun motivo valido per sbarellare a quella maniera. Non era colpa sua, ma si sentiva in un certo modo responsabile. «È il suo modo per sbollire la preoccupazione e la tensione che ha accumulato» mormorò. «E comunque ha paura che chiunque sia riuscito ad avvicinarsi a me fino al punto da provare a uccidermi, possa provarci di nuovo o addirittura far del male ai ragazzi. Non posso condannarlo se questa paura lo sta mandando fuori dai gangheri. anch'io ho paura.»

Β«E lo capisco, ma non te ne vai di certo in giro a berciare e a sbraitare contro dei poveretti che magari vogliono solo ricordarti che hai dei doveri da rispettare!Β»

Β«PerΓ² non puoi negare che sia un problema non indifferente che il responsabile del mio avvelenamento sia ancora a piede libero e stia magari progettando un'altra aggressione.Β»

«Oh, credimi! Ho notato l'enormità del problema grazie alla scorta di guardie appostata fuori da questa stanza» brontolò la donna, alzando gli occhi al cielo e sospirando. «Nessuno meglio di me può capire, credimi, ma quando Aries morì dovetti tenere duro e fare di tutto pur di non perdere il controllo. Non potevo permettermelo, avevo troppe responsabilità sulle spalle, un figlio da crescere da sola e un regno da mandare avanti. Tu per poco non te ne sei andato, Godric, e tutto quello a cui Dante sa pensare è a voler decapitare il tuo aggressore, come se il fatto che tu fossi sopravvissuto non valesse la pena di rimandare la vendetta a un altro giorno, a quando ti sarai rimesso del tutto. È questo a farmi arrabbiare.»

Β«Appena passerΓ  qui per venire a trovarmi gli parlerΓ²Β» decretΓ² alla fine Godric, rassicurandola. Β«Magari... se incaricassimo qualcuno di indagare e scoprire di piΓΉ sull'identitΓ  dell'avvelenatore, Dante si sentirebbe piΓΉ tranquillo e potrebbe tornare a concentrarsi sulle sue prioritΓ  di sovrano.Β»

Lytha colse al volo l'allusione. «Lascia fare a me, allora. Troverò qualcuno. In fin dei conti non ho un granché da fare!» Si alzò e strinse con delicatezza una spalla al genero. «È bello vedere che migliori di giorno in giorno e sono davvero felice che tutto sia andato per il meglio. Sarebbe stato orribile se tu...» Scosse la testa e respirò profondamente per darsi un tono e farsi passare alla svelta l'accesso di tristezza e la voglia di piangere, proprio come aveva pianto non appena era venuta a sapere di cos'era successo.

Godric l'aveva sempre rispettata per quell'aspetto del suo carattere, per la sua forza d'animo e capacitΓ  di restare salda sul posto anche quando la terra sotto di lei tremava. Una donna saggia e di sani principi.

Β«Non parliamone piΓΉΒ» la apostrofΓ² con dolcezza. Β«Ormai Γ¨ tutto passato.Β»

Udirono le porte alle spalle della regina madre aprirsi e quest'ultima, voltatasi, si rabbuiΓ². Β«Toh, eccoti qui! Spero davvero che tu abbia deciso di darci un taglio con...Β» Appena si rese conto di star parlando in realtΓ  con uno dei nipoti, si morse la lingua. Β«Oh, scusami, Silas! Ti avevo scambiato per tuo padre!Β»

Il poveretto, che l'aveva fissata con tanto d'occhi, si riprese e rabbuiΓ² un pochino, chiaramente offeso. Β«Bel modo di darmi il buongiorno, nonna, dico davvero!Β» protestΓ². In tanti sostenevano che fosse il ritratto sputato di suo padre quando questi era stato piΓΉ giovane, ma ciΓ² non era una valida ragione per berciargli addosso, diamine!

Godric soffocΓ² una risata. Β«Povero SilasΒ» commentΓ² divertito.

Lytha si scusΓ² di nuovo con il ragazzo e poi si congedΓ², visto e considerato che ora aveva una missione da portare a termine.

Silas la guardΓ² uscire con espressione torva. Β«L'ha punta per caso un ragno velenoso o che so io?Β» chiese poi. Godric si strinse nelle spalle. Β«Beh, tuo padre sta mettendo a dura prova la sua pazienza, ultimamente.Β»

Il giovane principe sbuffΓ². Β«Non me ne parlare. Gli basta un niente per scattare come una vipera alla quale hanno pestato la coda. Non faccio che ripetere ai miei fratelli di non tirare la corda e lasciar correre, ma se non la pianta di saltare in aria come un petardo lo prendo e lo chiudo in una stanza finchΓ© non si sarΓ  dato una regolata. Giuro che lo faccio, papΓ !Β»

Β«Come ho detto poco fa a tua nonna, gli parlerΓ². So bene che in certe circostanze puΓ² diventare insopportabile, credimi.Β»

Β«Beh, sia come sia, io faccio di tutto per non farlo sbarellare.Β»

Godric annuì, poi: «Ivar?»

Β«Il guaritore ha detto di aver bisogno di alcune piante mediche e Marilka si Γ¨ offerta di andare lei stessa a coglierle. Ivar ha deciso di accompagnarla.Β»

«È un bravo ragazzo. Sono proprio contento che tu ti sia innamorato di una persona come lui.» Certo, Ivar a volte sapeva essere davvero esuberante, anzi estenuante, e pareva avere l'argento vivo addosso, senza contare che una volta aveva indotto Silas a trasgredire alle regole che gli erano state imposte e ad avventurarsi fuori dal palazzo reale in piena notte, ma non si poteva negare che sotto l'apparente patina di spumeggiante vivacità si celasse comunque un giovane uomo molto più responsabile e con la testa sulle spalle. A dirla tutta, si sposava a meraviglia con il carattere più recalcitrante e talvolta rigido di Silas. Secondo Dante Ivar avrebbe dovuto ridimensionarsi un pochino e imparare a comportarsi con più decoro, visto che un giorno o l'altro, prima o poi, sarebbero stati lui e Silas a regnare su Elgorad, ma i due sposini non sembravano badare più di tanto alle sue paternali, le quali venivano quasi sempre accolte con uno scambio di occhiate divertite e fintamente esasperate. Godric si limitava a dire che c'era ancora molto tempo per pensare a dettagli del genere e che fosse giusto lasciare che i due ragazzi si godessero la giovinezza.

Eppure Ivar era un po' cambiato dopo che uno dei suoi suoceri era quasi morto. Tendeva a scherzare meno su certe questioni e a prendere con maggior serietΓ  la questione della futura reggenza del marito e di ciΓ² che quest'ultima avrebbe comportato anche per lui. Ultimamente non faceva che tormentare Silas ripetendogli che magari avrebbe fatto meglio a cominciare a dare ascolto alle critiche e ai consigli del padre, anzichΓ© scrollare le spalle e riderci sopra. Terminava sempre ogni tirata con l'affermazione che era del futuro di Silas e del resto della famiglia che si parlava, non solo dell'ascesa al trono in sΓ© per sΓ©. Era chiaro che l'avvelenamento di Godric lo avesse turbato e indotto a serrare i ranghi e a drizzare le antenne, a fidarsi meno del prossimo e di coloro che erano esterni alla cerchia di famiglia. Secondo lui c'era il rischio che il prossimo obiettivo per un eventuale attentato potesse essere proprio Silas, in quanto erede al trono e simbolo del futuro del regno; tutti, poi, sapevano o comunque sospettavano che il ragazzo fosse il figlio prediletto del re, il piΓΉ amato per molte ragioni. Quale modo migliore per infliggere un altro brutto colpo a uno dei sovrani piΓΉ temuti e invidiati dell'Oltrespecchio?

Un giorno, perΓ², Silas ne aveva avuto abbastanza di quei discorsi e aveva intimato al compagno di rilassarsi un pochino e, soprattutto, di evitare di parlare di un argomento del genere con Dante e Godric, specialmente il primo che era giΓ  abbastanza sotto pressione per conto proprio e non aveva in alcun modo bisogno di altre ragioni per sprofondare nell'ansia e nella prostrazione. Ivar, tuttavia, aveva squadrato il marito con insolita durezza e anche con una punta di sussiego.Β 

β€ŸDavvero credi che non ci abbia giΓ  pensato da solo? Pensi veramente che non sia il suo piΓΉ grande timore? Allora sei uno sciocco e non stai prendendo sul serio la questione."

Silas non aveva replicato, pur sapendo che il suo sposo aveva ragione. Il punto, perΓ², era che per il momento voleva cercare di tornare a una parvenza di normalitΓ  e soprattutto riprendersi dallo shock di aver visto uno dei suoi genitori sul punto di morire. Non era esattamente una robetta da niente e non pensava che mettersi a rimuginare circa una possibile taglia sulla propria testa potesse aiutare lui e la sua famiglia a rimettersi in sesto dopo quel fattaccio.

Non era un idiota e non aveva piΓΉ quindici anni. Ormai era consapevole di ciΓ² che realmente significava essere un principe, per giunta il futuro re. La vita di persone come lui era sempre costellata di rischi, di minacce e possibili tragedie. Era il patto che involontariamente una persona con del sangue reale nelle vene stringeva con l'avvenire sin dal momento in cui veniva al mondo. PiΓΉ si stava in alto e piΓΉ si correva il rischio di ruzzolare a valle e rompersi l'osso del collo. Era ovvio, era logico ed era in un certo senso prevedibile, ma non era una buona scusa per iniziare a temere persino la propria ombra e vedere pericoli di morte oltre ogni singolo angolo del castello e del regno. Ce n'era abbastanza per far diventar matto chiunque!

Ivar aveva infine scelto di dargli un po' di tregua, salvo le rare volte in cui era tornato alla carica e a starnazzare circa questo o quest'altro argomento. Silas lo amava con tutto se stesso, lo considerava la sua anima gemella, la sua gemma più preziosa e inestimabile, la metà del suo cuore, ma che gli dèi lo potessero perdonare se di tanto in tanto non avrebbe preferito aver sposato un Ivar affetto da mutismo!

Sì, beh... è impossibile non amarlo, d'altronde» rispose infine, tossicchiando. 

«Anni fa non la pensavi così» lo punzecchiò il genitore, per poi osservarlo meglio. «Qualcosa ti turba, però. Che succede?»

Il ragazzo deglutì. «Quello che è successo a te lo ha sconvolto parecchio, papà. Non è tranquillo, lo vedo con chiarezza. Ha paura per me.» Non avrebbe voluto spiattellare proprio a Godric quelle cose, ma con lui aveva sempre parlato molto più liberamente che con Dante. Era sempre pronto a dargli buoni consigli dettati dalla sua indole più espansiva e dolce. «E credo che in minima parte abbia paura anche per se stesso.»

Il Principe Consorte annuì. «Beh, non posso dargli torto e sarebbe uno stupido, per niente da lui, non considerare tutti gli aspetti della faccenda. Io sono ciò che un giorno lui stesso diventerà, Silas, e il discorso che si sta ponendo di fronte, credo, sia questo: se è successo a lui, chi mi dice che non accadrà anche a me? È normale porsi quesiti del genere in circostanze simili. Non lo biasimo se ha paura. L'avrei anch'io, se mi trovassi al suo posto e avessi solo ventisei anni di esistenza alle mie spalle.»

Silas si imbronciΓ², contrariato. Β«Beh, non Γ¨ che io sia diventato un principe solo dopo le nostre nozze. Lo ero anche prima. Ora, invece, ecco che inizia a battere in ritirata davanti a una difficoltΓ . Sapeva a cosa andava incontro.Β»
Godric esitò. «Tu sei nato fra queste mura, Silas. Sei nato con una corona sul capo, eri un principe sin dalla nascita. È un discorso diverso per chi, invece, prima era... diciamo una persona comune, non di importanza così elevata. Ivar si è ambientato in fretta e questo lo si deve solo agli anni che da ragazzino ha trascorso spesso qui, ma in caso contrario sono certo che sarebbe stato ancora più spaventato e in ansia. Non credo sia semplice per lui convivere con l'idea, tra l'altro, che un giorno erediterà insieme a te non solo il prestigio del trono di Elgorad e il potere, ma anche immani responsabilità e tanti, tanti rischi, alcuni mortali.»

Silas si accigliò. «A sentire il nonno, tu non sembravi così spaventato da tutto questo quando hai sposato mio padre» insisté. «Anche tu eri una persona comune!»

«È un discorso un po' diverso e comunque, Silas, solo in un secondo momento mi sono fermato a riflettere su cosa volesse dire aver sposato un re. Nei primi tempi ero solo felice di poter avere finalmente solo e soltanto per me l'uomo che per tanto tempo avevo desiderato e sognato. In parte ero già più preparato di Ivar a ciò che mi attendeva. Tuo nonno era ed è ancora una persona influente e di spicco, aveva esperienza nel trattare con i potenti e... insomma, io mi ero abituato da un bel po' di tempo ad aver a che fare con il futuro re di Elgorad. Per me era un uomo qualsiasi, vedevo solo Dante. Tuo padre non crebbe tra i fasti e questo contribuì molto a renderlo unico nel suo genere. Da come si esprimeva certe volte, specie se arrabbiato o scontento, nessuno avrebbe potuto definirlo un principe. Ivar invece è passato dal vivere in modo un po' sregolato e frivolo a esser parte di una famiglia reale. È molto diverso, Silas, e quasi traumatico.»

Silas, che non voleva infierire oltre sul discorso su Ivar e aveva capito il discorso del genitore, annuì lentamente. «Tu e papà non avete mai raccontato a nessuno di noi come siete finiti per innamorarvi e sposarvi.» Arcuò le sopracciglia vedendo che Godric, di colpo, era diventato rosso in viso. «Stai bene?»

«S-Sì, ecco... per tante ragioni le circostanze furono un bel po' bislacche e singolari» biascicò Godric, esalando infine un bel sospiro. «Tuo padre mandò all'aria il mio matrimonio con una fanciulla che avevo conosciuto all'epoca e della quale pensavo di essermi innamorato. Credo che questo possa rendere l'idea, a grandi linee.»

Il ragazzo ci mise un po' a capire fino in fondo quelle parola. Β«Cosa?!Β» esclamΓ² poi, esterrefatto e divertito al tempo stesso. Β«Sul serio?Β» incalzΓ² ridendo di gusto.

Godric, piΓΉ rosso che mai sulle gote, si imbronciΓ². Β«Non c'Γ¨ niente da ridere. All'epoca me la presi un bel po', in un primo momentoΒ» borbottΓ². Β«Tuo padre era e resta tra gli uomini piΓΉ sfacciati e imprevedibili che abbia mai conosciuto, se proprio lo vuoi sapere! Appena riuscii a mettergli le mani addosso si beccΓ² una bella sequela di ceffoni. Se l'era meritati!Β»

Silas, beffardo, si finse trasognato. Β«Ah, quanto darei per poter esserci stato!Β» sospirΓ². Β«Sai che scena!Β»

«Tu ci ridi, ma mi arrabbiai sul serio. Solo un mese prima mi aveva inventato di sana pianta e spudoratamente di non gradire che sposassi quella donna solo perché temeva di esser messo da parte come amico e poi se ne uscì con quella bella frittata di proposta di matrimonio davanti a tutti! Quando gli chiesi cosa avesse da dire a sua discolpa, sai come mi rispose? Dunque?» Nel citare testualmente il marito imitò in maniera un po' ridicola la voce fonda e seria di Dante. «L'avrei ammazzato di sberle se poi non avesse detto di amarmi e di volermi al suo fianco.»

Β«Molto coerenteΒ» commentΓ² a bella posta Silas.

Godric lo fulminò con una delle sue buon vecchie occhiatacce. «È anche grazie al mio esser stato molto coerente se esisti, piccolo ingrato» replicò, altero e offeso. «E poi io lo amavo da tanto tempo, come ho detto. Sarei stato un ipocrita e un idiota a non accettare. Solo gli dèi sanno, sennò, con che razza di melensa sgualdrina quel disgraziato si sarebbe appaiato! E non guardarmi in quel modo. Non eri stato messo ancora in cantiere quando io ero costretto a sorbirmi le ragazze con le quali si frequentava!»

Preferiva comunque glissare un pochino sul particolare di come all'epoca avesse avuto solo quindici anni e zero possibilitΓ  di farcela a conquistare Dante, che allora era ancora il suo Maestro. Le cose erano realmente mutate solo la sera stessa in cui lui era tornato a casa e c'era stato l'umiliante incidente voluto da Cornelius. L'episodio famoso e non ancora del tutto dimenticato del Bagno di Sangue, com'era stato rinominato il momento fatidico nel quale era stato gettato in faccia a Dante l'intero contenuto di un'anfora ricolma di sangue. Un mero atto di umiliazione che, senza volerlo, aveva finalmente sbloccato la situazione, in un certo senso. Finalmente Evergard aveva iniziato a guardare con occhi diversi Godric.

Col senno di poi era giusto dire che il loro fosse stato un percorso travagliato e singolare. Il finale, poi, si era rivelato una sorpresa, una sottigliezza del fato. A volte Godric si chiedeva come sarebbe stata la sua vita se Dante, quel giorno, anzichΓ© farsi avanti fosse uscito dal tempio e avesse deciso di continuare a tacere, di mantenere la promessa fatta a Roderick.

Godric a volte rifletteva e non poteva non domandarsi se quell'uomo, a causa di un silenzio così logorante, alla fine non avrebbe deciso di tagliare i ponti con lui, di sparire dalla sua vita.

La sola idea bastava a indurlo a esser grato ogni giorno che gli eventi avessero preso una piega ben decisa e assai piΓΉ congeniale a tutti e due. Non riusciva a immaginare un'esistenza dove Dante non era al suo fianco. Nei suoi sogni, persino i piΓΉ infantili e risalenti alla prima giovinezza, loro erano sempre insieme, spalla contro spalla.

Deglutì e un ricordo affiorò con prepotenza nella sua mente. Vide di nuovo un Dante dall'aspetto un po' differente, più giovane e ancora privo di barba, con i capelli ancora lunghi che in parte gli coprivano il viso, parlare a mezza voce davanti a un piccolo fuoco da campo, pochi minuti dopo che lui aveva provveduto a rammendarlo dopo l'aggressione avvenuta per ordine di Remus.
Non aveva mai ripensato a quella notte, l'aveva in un certo senso dimenticata e accantonata, in fin dei conti poi aveva dovuto concentrarsi sul matrimonio mai avvenuto con Ravya, ma ora... ora lo spettro di quell'attimo era di nuovo vivido davanti a lui, come se fosse stato riportato indietro nel tempo. Lo rivide lì, quasi rannicchiato davanti alle fiamme che gli illuminavano vagamente i tratti del viso, gli occhi azzurri e lucidi come specchi d'acqua, pieni di silenziosa sofferenza, di tante verità inespresse e taciute.

Come aveva potuto non capire il reale problema? Come aveva fatto a non accorgersi subito dei sentimenti di Dante per lui? Eppure, col senno di poi, di segnali palesi ve n'era stati a iosa. Piccoli particolari che avevano fatto la differenza, in un modo o nell'altro. Doveva esser stato orribile e spiacevole per Dante tollerare quel mese di preparativi, di falsi sorrisi e felicitazioni vuote. Ovvio che alla fine non avesse retto oltre e avesse scelto di rischiare ogni cosa. D'altronde i rimpianti erano peggiori dei rimorsi o un eventuale rifiuto. Nulla era piΓΉ logorante del costante pensiero, dell'assillo perenne e ricorrente, di ciΓ² che sarebbe potuto essere e mai era stato.

Dante, in quei pochi secondi nei quali aveva deciso di allontanarsi dalle porte del tempio, avanzare verso l'altare e intervenire, doveva aver compreso quella veritΓ  e aver tratto una grande lezione di vita. Quanto coraggio aveva dimostrato, a pensarci bene...

Che uomo avventato e meraviglioso aveva sposato, tanti anni prima.

Il motivo per cui non poteva biasimare il suo comportamento, in quegli ultimi giorni, era che sapeva bene come ci si sentiva ad esser stati a un passo dal perdere la persona amata per via degli intrighi altrui.

Godric lo ricordava benissimo. Rimembrava i giorni e le notti insonni trascorsi a vegliare sul marito dopo l'aggressione a opera dei senatori su sollecitazione di Remus. La paura del non vederlo aprire mai piΓΉ gli occhi, di perderlo.

Ricordava la rabbia, la voglia di vendetta, di farla pagare ai responsabili dell'accaduto.

Da quando si era ripreso, a volte lo aveva sorpreso a guardarlo con strana insistenza, come se volesse assicurarsi che fosse realmente lì, ancora vivo e in procinto di guarire. Come se dubitasse dei propri sensi e volesse accertarsi che tutto non fosse altro che un miraggio o un bel sogno.

Quando gli avevano raccontato cos'era successo dopo che lui aveva perso i sensi, lo aveva turbato sentire che il marito, inizialmente, fosse parso quasi pietrificato, incapace di reagire, di riflettere e prendere decisioni di alcun tipo. Dante non era uno di quelli che rimanevano inerti e inermi davanti alla paura e alle emergenze, ma d'altronde era pur sempre un uomo, non era fatto di pietra e persino la sua prontezza di riflessi aveva un limite.Β 
Di notte era lui a vegliare sul suo sonno e ad assicurarsi che non gli mancasse niente, prova ne era che, per via della mancanza di riposo, apparisse sciupato e insolitamente stremato.Β 

Godric sapeva, o almeno sospettava, che suo marito si sentisse in un certo senso in colpa, responsabile dell'incidente, forse per non esser stato abbastanza vigile, per non aver saputo avvertire il pericolo nell'aria ed essersi magari fatto sfuggire qualcosa che avrebbe potuto anticipare e scongiurare gli eventi. Sensi di colpa a dir poco assurdi e insensati, ma non per uno come Dante che aveva giΓ  visto piΓΉ volte persone a lui care venirgli sottratte crudelmente e anzitempo senza che lui avesse potuto far niente per evitarlo. Molte ferite rimaste fino ad allora quiete dovevano essersi risvegliate dentro di lui ed esser tornate a sanguinare e a fare male come quando erano state appena inferte.Β 

Il loro legame si era cementato di molto negli anni ed era diventato quasi simbiotico. L'uno era indispensabile all'altro, tanto che se Godric fosse finito per cadere, metaforicamente, si sarebbe forse trascinato dietro il marito, pur senza volerlo.Β 

Β«PapΓ ?Β» La voce di Silas lo sottrasse a quelle amare riflessioni e lo indusse a sollevare lo sguardo e puntarlo di nuovo sul figlio. Β«A che pensi? Sembri... non lo so, triste.Β»

Godric piegò le labbra in un debole sorriso che risultava, in parte, enigmatico. «Pensavo solo all'amore. È il mistero più grande del mondo, sai? Pensavo a quanto sia capace di rendere una persona al tempo stesso forte e terribilmente fragile. Non posso non domandarmi se a volte non sia in grado di distruggere, anziché salvare.»

Silas non capiva. Β«Ma cosa dici?Β» Iniziava a preoccuparsi. Β«Che intendi?Β»

L'amore era anche un miracolo e Godric era ben consapevole, felicemente lieto, di star guardandone, in quell'esatto istante, proprio uno dei suoi magnifici risultati. Assurdo pensare che il suo dolce e testardo Silas sarebbe anche potuto non esistere se solo un unico tassello degli eventi non si fosse schierato in una certa maniera.

Scosse il capo e sorrise di nuovo, quasi sull'orlo delle lacrime. Β«Lascia stareΒ» replicΓ² tranquillo. Β«Vieni qui.Β» Lo avvicinΓ² a sΓ© e lo strinse piano fra le braccia, grato di essere ancora vivo, di poter ancora abbracciare i suoi figli e continuare ad amare suo marito. La vita era un miracolo, era preziosa, e solo quando ci si trovava a un passo dal perderla ci si rendeva conto di quanto fosse fragile e soggetta a bruschi mutamenti, a battute d'arresto.
Si scostò e si passò una mano sulle guance. «O-Ora... da bravo e vai dal tuo Ivar. È lui ad aver bisogno di te, Silas. È il tuo compagno e tu hai il dovere di rassicurarlo e fargli capire che non corre alcun pericolo. Né io né tuo padre permetteremo mai a qualcuno di far del male a te, ai tuoi fratelli e a coloro ai quali tenete. Ivar è parte di questa famiglia e la famiglia, per noi, viene prima di tutto il resto...»

«Sì, ma...»

Β«... e io, oltretutto, avrei davvero bisogno di riposare un po', adesso.Β»

Β«Ma...Β» Silas sbuffΓ² tra sΓ©, borbottando come una pentola. Β«Va bene, va bene. Se hai bisogno di qualcosa, perΓ², sappi che puoi contare anche su di me. Ecco.Β»

Β«Lo so, SilasΒ» disse Godric con affetto, stendendosi tra le coperte con una piccola smorfia di stanchezza. Β«Cerca anche di star dietro ai tuoi fratelli, se riesci. Daresti una mano non indifferente a tuo padre e lo libereresti di una grossa preoccupazione. Meno ne ha per la testa e meglio Γ¨.Β»

Roderick si passò stancamente due dita sugli occhi e si chiese, nel frattempo, chi gli stesse dando la forza di non strangolare il suo genero, il notoriamente avventato re dell'Ovest. «Ne sei sicuro?» chiese rauco, tornando a guardarlo con aria molto seria e penetrante. «È un'accusa grave, Dante. Molto grave. Per un crimine del genere, dalle vostre parti, l'unica valida punizione è la morte.»

Il sovrano strinse le labbra. «Tiberius è l'unico con il quale io abbia avuto chiaramente dei dissapori negli ultimi anni e comunque l'uomo ingaggiato da mia madre per indagare mi ha assicurato che mio cugino era coinvolto. Lui... lui sa la verità. Sa che non ho dato a suo padre il tempo di avere un equo processo, un'occasione per scontare la pena in altre maniere. Sa che sono stato io a ucciderlo e... beh... quando tutti sono venuti a risapere che Remus mi aveva tradito più di una volta e aveva tentato di farmi uccidere ripetutamente, senza contare l'assassinio di mio padre, Tiberius è caduto in disgrazia. Dicono che da allora lo si è visto raramente partecipare a eventi importanti. Gli consentii di mantenere il potere sul feudo di suo padre, ma non servì a granché. Ormai la sua reputazione era rovinata. Aveva tutte le ragioni del mondo per vendicarsi, Roderick, e io non avrei mai dovuto risparmiarlo. Avrei dovuto dar ascolto all'istinto e farlo giustiziare.»

Β«Non dire assurditΓ . All'epoca tuo cugino era innocente, Dante. Non aveva avuto alcun ruolo attivo nella congiura a tuo danno, lo sai. La tua fu misericordia, non stupiditΓ . Dimostrasti di avere in fin dei conti una gran tempra morale, di essere diverso dai tuoi predecessori che mandavano al capestro chiunque, famigliari compresi, anche solo per uno sputo in faccia in pubblico. Farlo giustiziare ti avrebbe fatto passare per un uomo sanguinario e ingiusto, uno che dΓ  ascolto all'ira e alla sete di vendetta, anzichΓ© al buonsenso.Β»
Β«Buonsenso un paio di...Β» sbottΓ² Dante, frenandosi prima di uscirsene con una chiara espressione volgare. Β«Guarda a cosa hanno portato il buonsenso e la misericordia! Godric ci Γ¨ quasi rimasto secco grazie alla mia dannata tempra morale!Β» continuΓ² furioso, riversando un pugno sulla scrivania. Β«Davvero assurdo che proprio tu mi stia dicendo cose del genere! Tu che mi dicesti, prima che sposassi tuo figlio, che mi avresti seguito fino in capo al mondo se gli fosse mai accaduto qualcosa o ti fosse parso infelice insieme a me!Β»

Roderick sostenne il suo sguardo senza l'ombra di paura o incertezza. «Lo ricordo bene» replicò gelido. «Ciononostante stiamo parlando di una questione ben diversa e più complicata. Persino un re non può avere controllo su ogni singola cosa che accade attorno a lui, Dante. Te lo dissi una volta, te lo ripeto adesso: un sovrano non è un dio e non possiede i mirabolanti doni dell'onniscienza, dell'onnipresenza e dell'onnipotenza. Ci sono cose che neppure tu puoi controllare, come ad esempio le azioni e i pensieri di tuo cugino. La colpa era e resta in ogni caso di tuo zio e di nessun altro. Fu Remus a cercarsela fino in fondo. Fu Remus a colpire per primo e a insistere fino alla fine. È altresì normale che Tiberius, da figlio in lutto e da principe caduto in disgrazia qual è diventato, abbia alla fine deciso di vendicarsi e no, non lo sto giustificando, ma le cose stanno così» aggiunse, vedendo il re sul punto di ribattere con ferocia alla sua ultima frase.

Dante squadrΓ² il suocero torvo. Β«Quindi cosa dovrei fare? Andare da lui e stringergli la mano per fare pace?Β» incalzΓ² a denti stretti, chiaramente sarcastico.

«Certo che no» rispose Roderick, un po' infastidito. «A questo punto è chiaro che ormai sia praticabile un'unica strada, per quanto orribile. Ti suggerisco soltanto di non fare come l'ultima volta e di condannare Tiberius davanti a tutti, cosicché nessuno possa avere dubbi sui tuoi valori morali e sulla tua capacità di amministrare la giustizia in maniera equa e imparziale. Fallo assassinare o uccidilo tu stesso, Dante, e passerai alla storia come l'uomo che è stato capace di sterminare metà della propria famiglia a sangue freddo e senza batter ciglio. È giunto il momento che gli Evergard la smettano di comportarsi come crudeli tiranni e imparino a fare le cose come si deve, lontano dall'ombra. Dai il giusto esempio a Silas, se non vuoi che impari che il modo migliore per risolvere una simile questione è sempre e solo la violenza fine a se stessa.»

In tutta franchezza Dante non aveva alcuna voglia di concedere al cugino un lusso come un giusto processo, men che meno la remota possibilitΓ  dell'incarcerazione a vita, anzichΓ© la condanna a morte. Provava solo l'irrefrenabile e feroce desiderio di agguantare quel piccolo bastardo e ridurlo a sanguinolenti brandelli a mani nude per avergli quasi portato via la persona piΓΉ importante della sua vita, la persona che piΓΉ amava al mondo. Era una vera fortuna che Roderick non potesse leggergli nella mente, perchΓ© altrimenti vi avrebbe visto un intero arsenale di scenari sanguinari e brutali che avrebbero fatto rabbrividire persino la persona piΓΉ indifferente del mondo.

Come poteva concedere un trattamento equo al disgustoso verme che aveva fatto quasi ammazzare Godric?

Eppure sapeva che Roderick aveva ragione. Sapeva che agendo ancora una volta guidato dall'istinto, dalla violenza, avrebbe offerto a Silas un esempio sbagliato. Non credeva, poi, che Godric volesse vederlo scendere così in basso una seconda volta. Gli aveva già detto, pregato, anzi, di fare le cose nella maniera corretta, di ascoltare il raziocinio, per quanto fosse un'impresa difficile.

Si lasciΓ² cadere sullo scranno dietro alla scrivania. Β«Ho giΓ  inviato dei soldati. Se tutto andrΓ  per il meglio, torneranno a Elgorad con Tiberiuso nel giro di una decina di giorniΒ» disse infine rauco. Β«ProverΓ² a controllarmi, ma alla minima provocazione farΓ² provare a quel bastardo tanto di quel dolore che desidererΓ  di non essere mai nato. Sia ben chiaro.Β»
Roderick fece un cenno con la testa. Β«Mi sembra giusto. Torturalo, se vuoi, ma non ucciderlo. Non dovrai sporcarti le mani di persona, ricorda solo questo.Β»

Β«Ora chi Γ¨ il crudele?Β»

Β«Non provo la benchΓ© minima pietΓ  per l'uomo che ha quasi ucciso Godric. SarΓ  pure il tuo sposo, ma resta e rimarrΓ  sempre mio figlio, Dante, e guai a chi lo tocca. Una corona sul suo capo non ha mai intaccato tale realtΓ .Β»

Β«Inizio a credere di aver commesso un grave errore coinvolgendolo nella mia vita disseminata di continui pericoli, di nemici e tradimenti. Forse avevi ragione tu, dopotutto.Β» Era la prima volta che Dante pronunciava parole simili, ma in quelle settimane, specialmente ore dopo l'avvelenamento di Godric, non aveva fatto altro che rimuginare su quella faccenda e chiedersi se non fosse stato un egoista a sposare Godric, se magari non lo avesse sottratto a un'esistenza piΓΉ tranquilla e sicura, magari piΓΉ felice, anche se mai aveva dubitato della sua felicitΓ  durante gli anni che avevano trascorso assieme.

Roderick fece per replicare in maniera dura e impulsiva, ma le parole gli morirono in gola non appena scorse un inconfondibile luccichio nello sguardo di Evergard. Quella vista lo scoraggiΓ² dal mostrarsi brutale e severo. Β«SarΓ² onesto: i primi tempi pensai proprio questo di te. Ti definii dentro la mia testa un re arrogante ed egoista, ti detestai, lo ammetto, ma piΓΉ vedevo la felicitΓ  negli occhi di mio figlio e piΓΉ realizzavo di star sbagliandomi. Da allora la mia fiducia nei tuoi riguardi non ha mai piΓΉ vacillato, Dante. A parlare Γ¨ lo sconforto. Ti sei preso un bello spavento e non hai ancora metabolizzato tutto quanto come si deve. Non ti sei concesso del tempo per affrontare l'accaduto. In certi ambiti sei ancora spaventosamente ignorante, specie quando si tratta di fare i conti con la paura e con le emozioni piΓΉ forti e viscerali. In questi giorni di attesa prima del ritorno dei tuoi soldati prenditi una pausa e stai con Godric. Parlagli e fronteggiate la situazione insieme.Β» Si alzΓ² dalla seggiola e si tolse il mantello da viaggio, posandoselo sull'avambraccio.Β 

Β«RimarrΓ² qui fino a quando la faccenda non sarΓ  stata risolta. Se avete bisogno di qualcosa, non dovete far altro che chiedere. SarΓ² lieto di dare una mano.Β» Si chinΓ² e strinse una spalla al genero. Β«Su con la vita, Dante. Lui Γ¨ vivo e forse il colpevole verrΓ  presto messo ai ceppi. Non c'Γ¨ motivo per cui tu debba avere questa faccia da funerale.Β»

Il re annuì debolmente. «Come vanno le cose a Sverthian?» domandò rauco, cambiando appositamente argomento.

Roderick sospirΓ² e fece spallucce. Β«Come vuoi che vada con un principe adolescente in giro per il palazzo imperiale?Β» fece retorico. Β«Il giovane Rhydian... beh, diciamo che ha lasciato a bocca aperta un bel po' di gente quando ha scelto una fanciulla della corte come sua favorita, pur avendo giΓ  una splendida moglie. Suo padre non ne Γ¨ troppo contento, come potrai immaginare. Era livido di indignazione quando glielo hanno riferito, ero presente anch'io. Penso abbiano avuto una spiacevole discussione, ma Γ¨ servita davvero a ben poco. Ora come ora suo figlio ha un'amante e non si cura minimamente di nasconderlo alla sua consorte. Anstasja, tuttavia, non pare interessata alla questione. Si vocifera ormai da tempo che abbia... beh, diciamo degli spasimanti. In fede mia non ho mai visto una coppia piΓΉ infelice e forzata.Β»

«Beh, io lo avevo detto, se non ricordo male» si permise di commentare Dante. «Ve lo dicevo che quel ragazzo non avrebbe mai abbassato il capo fino in fondo e che era un grosso sbaglio farlo sposare così presto.»

Β«Lo so, ma ormai Γ¨ tardi per recriminare. L'unica consolazione di Rhydian padre Γ¨ che gli altri suoi figli siano felici. Tra qualche mese uno di loro, Eleadar, lo renderΓ  nonno per la prima volta e l'istruzione di Malhar come futuro sovrano dei Continenti Minori sta procedendo a gonfie vele. Il ragazzo pare essere piuttosto saggio per la sua giovane etΓ  e il suo compagno Γ¨ uno con la testa sulle spalle. Pare che a breve Eleadar dovrΓ  prendere il posto di Hangar sul trono e... insomma, non si puΓ² biasimarlo se ultimamente appare nervoso e poco allegro, malgrado la prospettiva di diventare padre.Β»

Dante si accigliΓ². Β«E perchΓ© mai?Β»

«Le cose per i Græber vanno diversamente. Laggiù i sovrani non si succedono alla solita maniera. Il principe reggente, prima di salire al potere, deve dimostrare di meritare tale privilegio e farlo nella maniera più crudele e arcaica che esista: uccidendo il suo predecessore. Eleadar ne è al corrente da quando aveva tredici anni e penso che negli ultimi tempi si stia finalmente rendendo conto di quanto sarà per lui difficile da ogni punto di vista diventare re.»
Dante fece una smorfia. Β«E hanno il coraggio di definire la mia gente crudele e dalle tradizioni discutibili.Β»

Per un attimo Roderick gli sembrΓ² sul punto di dire qualcosa, ma alla fine chiaramente dovette cambiare idea: Β«A ciascuno il suo, suppongoΒ».

«Se Eleadar non dovesse riuscire a superare la prova?» chiese allora il re dell'Ovest. Il silenzio che ottenne in risposta, però, fu assai più chiaro ed esaustivo di quindici minuti di spiegazione: se Eleadar non avesse ucciso Hangar, sarebbe stato Hangar a uccidere Eleadar. Non c'erano mezze misure né seconde possibilità, per quanto una tradizione del genere offrisse una miriade di svantaggi e ben pochi benefici. Cosa accadeva, dunque, quando un principe dei Græber non riusciva a superare la prova e rimaneva ucciso? Cosa succedeva quando il solo erede al trono veniva a mancare?
Gli pareva assurdo che i Græber avessero tirato avanti con pratiche del genere per millenni interi, eppure eccoli ancora lì, più resistenti, minacciosi e cocciuti che mai, ancora decisi a non riconoscere fino in fondo l'autorità dell'Imperatore, pronti a morire pur di non inchinarsi.

Β«Quante probabilitΓ  ha il ragazzo di vincere?Β»

Roderick sorrise di sbieco. Β«Oh, da che ne so, il giovane Eleadar Γ¨ un guerriero eccellente, malgrado l'etΓ ! Penso abbia una percentuale piuttosto alta di uscire vincitore dallo scontro con suo nonno.Β»

Β«Questo vuol dire che un giorno dovrΓ  a sua volta essere ucciso da suo figlio, perΓ².Β»

«Temo di sì. Silas dovrebbe ritenersi fortunato, non trovi?» Roderick sorrise con amarezza.

Dante sbuffò una tenue risata. «È più probabile che lui avrebbe mandato al diavolo le tradizioni, progressista com'è. Ce lo vedrei proprio a scardinare una dinastia intera di consuetudine per amore delle sue idee. Spero proprio che lui riesca in ciò in cui io ho invece fallito. Volevo provare a portare una ventata di aria fresca a Elgorad, ma in parte ho fallito.»

«Io non credo che tu abbia fallito» replicò Lord Reghsar con onestà. «I cambiamenti non sono mai semplici e ci vuole molto tempo perché mettano radici in un suolo millenario, Dante. Hai sposato una persona che veniva dal Nord, posto finalmente fine ai conflitti fra due regni in lotta da sempre, a memoria d'uomo. Hai contribuito a portare la pace nell'Oltrespecchio. Questo, secondo te, non significa niente? Verrai ricordato a lungo, credimi, e per ragioni nobili e dignitose. Hai compiuto l'opera che tuo padre un tempo cominciò e lo hai fatto da solo. C'è molto di cui esser fieri e Silas, un giorno, riprenderà in mano il lavoro tuo e di Aries, portandolo a livelli ancora più alti. È così che una monarchia dovrebbe funzionare.»

Β«Eppure non mi sono accorto di avere per parenti uno stuolo di traditori ansiosi di farmi la festa.Β»

«È vero, e sai perché?»

Β«Spara.Β»

«Tu sei capace di amare, Dante, e fidati: non tutti ne sono in grado. Questo rende a volte vulnerabili, ci tramuta da cacciatori a prede, ma non è sinonimo di debolezza o stupidità. Dovrebbero vergognarsi coloro che si approfittano dell'amore altrui. Tu ti sei fidato di Remus e Tiberius, ma poi le cose sono andate come sono andate e il resto della faccenda non è che un semplice susseguirsi di eventi, di causa, effetto e conseguenza. Tu hai agito per proteggere quel che avevi di più caro e ciò non ti rende crudele. Credo, anzi, che ti sia costato non poco sentire tuo zio confessare tutto quanto e poi affrontare la realtà dei fatti, la sua stessa morte. Ci stai male al pensiero di dover adesso fronteggiare Tiberius, lo si vede benissimo e nessuno può biasimarti per questo. La famiglia dovrebbe essere il nostro rifugio migliore, ma quando così non è, nessuno ha il diritto di giudicare come una persona gestisce certe questioni. Un conto è essere spettatori, un altro è essere i protagonisti della tragedia.» Lord Reghsar fece per uscire. «Godric non si è mai pentito di averti sposato, lo so per certo, quindi non voglio più sentirti dire che la tua dimostrazione di coraggio e testardaggine risalente ad anni fa è stata un errore, un atto d'egoismo. Il tuo è stato un atto d'amore e io l'ho infine riconosciuto come tale, perciò smettila di rimuginare sul passato e concentrati sul presente e sul futuro. Non v'è peggior consigliere dello sconforto, credimi.» Sorrise al sovrano e uscì.

Dante abbassò lo sguardo e non poté non riflettere sulle parole del suocero, così come su tanto altro ancora. Pensò e pensò anche mentre si alzava e si decideva a recarsi da Godric, il quale sembrava migliorare di giorno in giorno e iniziava ad averne un po' abbastanza di rimanere a letto, malgrado il parere del guaritore.

Giunto negli alloggi del suo sposo, non si sorprese nel vederlo battibeccare con il medico di corte, quest'ultimo deciso a fargli capire che era meglio per lui aspettare un altro po' prima di tornare alla consueta routine.

Β«Oh, insomma!Β» sbottΓ² Godric, visibilmente contrariato. Β«Oramai riesco a rimanere in piedi da solo e ho persino ripreso colorito!Β»

Β«Altezza, vi prego! Il veleno di basilisco...Β»

Β«Un corno! Ne ho piene le tasche! Levatevi o vi trasformo in un girino, parola mia!Β»

Il re schiarì la voce per far capire ai due che avevano un pubblico. Il guaritore, costernato, si voltò per guardarlo. «Maestà» squittì.

Β«Che succede qui?Β» domandΓ² Evergard, senza riuscire a celare un mezzo ghigno divertito.

Β«Quest'imbecille pensa che debba rimanere a letto per un'altra settimana! Io invece penso che debba farsi gli affari suoi e starsene lui a poltrire!Β» berciΓ² Godric, imbronciato e a braccia conserte.

Dante annuì. «Lasciateci» disse al medico, il quale fu ben felice di cedergli il testimone e darsela sì e no a gambe prima che il principe consorte potesse metter in atto la minaccia di trasformarlo in un avannotto.

Β«Era ora, dico ioΒ» borbottΓ² Godric.

Β«Beh, non ha proprio tutti i torti. Ti ricordo che quand'ero in convalescenza, dopo la congiura, non facevi che tormentarmi ripetendo che dovevo stare a riposo. Preghi bene e razzoli male!Β»

L'altro strinse gli occhi pericolosamente a fessura, lo sguardo che mandava faville. Β«Tu invece vuoi diventare un bell'esemplare di rospo cornuto, a quanto pare. Andrai a far compagnia a quello scemo nello stagno!Β» abbaiΓ² minaccioso.

«Oh, andiamo! È per il tuo bene.»

Β«Fai presto a parlare, tu! Non ho niente da fare e devo restare qui a rigirarmi i pollici tutto il santo giorno! Lo sai che vado fuori di testa a furia di oziare. Non lo sopporto!Β»

Β«Per essere uno che Γ¨ sfuggito alla morte, amore mio, sprizzi vitale furia che Γ¨ una bellezza.Β»

«Molto divertente.» Godric scostò le coperte e pian piano scivolò fuori dal letto. A Dante non sfuggì il modo in cui barcollò leggermente, anche se non era la prima volta che provava a rimettersi in piedi. Gli fu subito vicino e lo sostenne. «Visto?» incalzò, ignorando l'occhiata truce che il compagno gli rifilò. «Non sei ancora stabile.» Riuscì a farlo almeno rimettere a sedere sul materasso.

Godric sbuffΓ². Β«NovitΓ ?Β»

Il re annuì. «Tra una decina di giorni Tiberius arriverà qui. Non di sua spontanea volontà, ovviamente.»

Β«Beh, spera solo che non vada a finire come con Remus, perchΓ© altrimenti stavolta ti becchi una testata, Dante Evergard.Β»

Β«Ammiro il modo in cui sei ancora capace di difendere dalla mia ira la persona che ha ordinato di ammazzartiΒ» si lasciΓ² sfuggire il re.

L'altro si incupì e ridusse gli occhi a fessura, mettendosi nel frattempo più comodo tra le coperte, appoggiato allo schienale del letto. «Difendere?» ripeté in un sussurro sì e no rancoroso. «Sono furioso quanto te, puoi starne certo, ma al contrario tuo sono in grado di non oltrepassare per nulla al mondo la linea invisibile che separa un Efialte dal regno animale!» sputò fuori infine. «Per me sarà molto più difficile resistere alla voglia di spaccare la faccia a Tiberius a suon di schiaffoni, ma non sono quel tipo di persona e non ho alcuna intenzione di diventarlo proprio ora. Non sto difendendo un bel niente e nessuno, Dante, tranne che la tua stessa reputazione e immagine agli occhi del popolo. Non ti permetterò di commettere lo stesso errore una seconda volta, sia ben chiaro.»
Dante deglutì. «D'accordo... scusa. Non volevo insinuare...» Sospirò. «Scusa, Godric.»

Β«Meglio per teΒ» lo rimbeccΓ² gelido Godric. Sembrava davvero arrabbiato. Β«Sapessi quanto sono stufo che la mia tendenza a fidarmi del prossimo e a vedere in chiunque un lato positivo venga spesso ricambiata nella maniera peggiore! Ogni volta Γ¨ un incubo, uno schiaffo in faccia.Β» Vedendo l'espressione del marito, decise di ammorbidirsi un po'. Β«Stai rimuginando su qualcosa. Te lo leggo in faccia.Β»

Β«Non Γ¨ niente.Β»

Β«Certo e io sono pappagallo! Su, forza, dimmi cos'hai.Β»

«Pensavo solo...» Il sovrano fece un lungo sospiro. «È che a volte mi domando se non avrei fatto molto meglio a rifiutarmi di salire al trono e... non so, permettere a Remus di avere finalmente ciò che desiderava e chiudere la faccenda una volta per tutte. Saremmo stati più contenti entrambi: lui sarebbe diventato re e io ora non mi troverei qui a temere ogni singolo giorno che possa accadere qualcosa di male alla mia famiglia. Inizio a essere davvero stanco di vedere traditori e oppositori fioccare ovunque e tramare alle nostre spalle. A volte penso al futuro di Silas e il terrore di ciò che potrebbe accadergli un giorno, quando io non ci sarò più, mi paralizza. Non posso non chiedermi se non abbia condannato tutti quanti a una vita di costante tensione e paura, a cominciare da te. Tuo padre dice che non dovrei neppure pormi simili domande, ma non c'è modo di frenare questi pensieri. Appena mi volto sono lì, in un angolo, pronti ad assalirmi di nuovo, e non sempre riesco ad allontanarli.»

Aveva ottenuto tutto ciΓ² che desiderava, tutto ciΓ² che aveva sognato, ma fin troppe volte eventi d'ogni genere avevano rischiato di distruggere ogni cosa. Che senso aveva aver fatto concretizzare quei desideri gelosamente custoditi se poi doveva sempre avere il terrore di vederseli un giorno strappare via senza alcun riguardo, in modo crudele, proprio come aveva temuto che Godric gli venisse sottratto dalle braccia la sera in cui aveva rischiato di morire avvelenato?

Roderick faceva presto a parlare, non era lui a dover convivere con quei pensieri, con quei dubbi, con quelle paure che andavano accumulandosi di giorno in giorno. Era facile parlare quando il problema era di qualcun altro.

Quasi trent'anni prima aveva fatto una scelta, ma davvero si era rivelata quella giusta per Godric, non solo per lui? Certo, Godric era felice e tutto il resto, ma era vivo per miracolo e quella non era la prima volta che rischiava la pelle per colpa sua, per colpa di una sua svista, del suo non esser capace di tener abbastanza alta la guardia e assicurarsi che nessuno potesse avvicinarsi tanto da fargli del male. Una volta aveva detto a Roderick che avrebbe protetto Godric sempre e comunque, a qualsiasi costo, anche se ciΓ² avesse voluto dire oltrepassare il limite, ma quanto era successo dimostrava forse che non era capace di mantenere la promessa fino in fondo e il problema non sarebbe stato sradicato con l'incarcerazione o la condanna a morte di Tiberius. Prima o poi sarebbe arrivato qualcun altro a guastare tutto, a far rischiare la vita a uno di loro e provare a distruggere la loro famiglia. Non era una bella sensazione realizzare di essere costantemente circondati dal pericolo, dall'invidia e dalla sete di potere altrui.

Godric per un po' non disse niente, preso in contropiede dalle parole del marito. Non l'aveva mai sentito parlare in quel modo da quando si erano sposati, neppure una volta. Cos'era tutto quel fatalismo? Dietro i suoi occhi cerulei scorgeva la chiara ombra di una paura reale e concreta e la cosa non gli piaceva affatto.

Si sporse e gli strinse una mano. Sentì le sue dita tremare nelle proprie. «Io... penso sia inutile e controproducente pensare al futuro. Non possiamo sapere cosa accadrà, ma possiamo impegnarci per fare in modo che l'avvenire sia il più roseo e sicuro possibile per i nostri figli. È di loro che dobbiamo preoccuparci, sono loro la nostra massima priorità. Non possiamo fare altro che insegnare a ognuno di loro, in primo luogo a Silas, a tenere gli occhi aperti e ad agire nel giusto.»

Dante lo guardΓ² di sottecchi. Β«Anche noi cerchiamo di fare sempre la cosa giusta e guarda come veniamo ripagati. Io sono stato quasi ammazzato dai senatori e tu per un pelo non finisci nella tomba per ordine di mio cugino. Forse dovremmo insegnare a Silas che fidarsi Γ¨ bene e non fidarsi Γ¨ ancora meglio.Β»
Godric arcuΓ² le sopracciglia. Β«Spero che tu ti fidi almeno di me.Β»

«Oh, andiamo! Sai cosa intendo dire. È del mondo che non mi fido.»

«Beh, perdonami se te lo dico, Dante, ma non puoi pretendere di tenere d'occhio il mondo intero né di sradicare da esso il male e tutto ciò che esso porta con sé» insisté Godric con molto giudizio e una punta di ironia. «È come pretendere di racchiudere il mare intero in una bottiglia. Non che tu non avresti la faccia tosta di provare a fare una cosa del genere, si intende, però...»

Β«Ah ahΒ» fece Dante, roteando gli occhi. Β«Mi sto rotolando dalle risate.Β»

«Quello che voglio dire», continuò Godric, «è che non puoi vivere così, Dante. Non fa bene a te e non fa bene neppure a me e ai ragazzi. Se tu inizi ad avere dubbi e dilemmi esistenziali a non finire, fidati che non ci si salva più. Sei il capitano della nave, fino a prova contraria, e se sei il primo a dubitare di dove stai conducendo il veliero o a pensare persino di aver sbagliato del tutto rotta, allora siamo messi proprio male. Non hai mai avuto incertezze e mai sei retrocesso dalla tua posizione, perciò perché dovresti farlo proprio ora?»

Β«Magari perchΓ© sono stufo di veder capitare ogni genere di disgrazia alle persone che amo?Β» commentΓ² l'altro, retorico e funereo.

Godric gli assestò una spinta sulla spalla. «Le cose brutte accadono, Dante. So cosa stai per dire, ma lascia che ti illumini su una verità che ormai dovrebbe esserti ben chiara da tempo: non siamo né più sfortunati né più fortunati degli altri. La vita è fatta anche di eventi orribili e dolorosi, non soltanto di giornate soleggiate e serene. Non negherò di essere felice di averla scampata, ma se così non fosse stato... tu non avresti avuto nulla per cui incolparti e... no, sta' zitto e ascoltami.» Sollevò una mano con fare imperioso quando lo vide aprir bocca per ribattere. «È vero, anni fa scegliesti di dar retta alla rabbia e di uccidere Remus senza pensare alle conseguenze di una simile azione. Il tuo fu uno sbaglio, Dante, ma Tiberius aveva una scelta e ha deciso di agire in un modo anziché in un altro e tu non sei responsabile della sua presa di posizione. Non sei stato tu a ficcare in mano al sicario la boccetta di veleno e a ordinargli di propinarmelo in un calice, no? Tutti hanno una scelta, sempre e comunque, ed è raro che gli altri scelgano secondo le nostre aspettative. Tu non potevi sapere che Tiberius, dopo tutti questi anni, avrebbe scelto di vendicarsi, anziché lasciar perdere e andare avanti. Non sei stato uno stupido né un debole a liberarlo e a permettergli di tornare a casa. Tu hai fatto la cosa giusta e non è un tuo problema se tuo cugino ha approfittato della nostra clemenza per tramare contro di noi.»

Β«Non Γ¨ solo questoΒ» insistΓ© Dante, sull'orlo dell'esasperazione. Β«Il punto Γ¨ che...Β»

«Lo so» lo interruppe di nuovo Godric. «So bene cos'ha significato per te vedermi lì a terra e a un passo dalla morte. So quali ricordi ha rievocato e quali ferite ha riaperto. Lo so che per te la prospettiva di dire addio è ancora più orribile e inaccettabile del consueto, ma devi provare a superare questo scoglio e a capire, anzi affrontare una verità scomoda: più persone si amano e più la paura di perderle aumenta e, a volte, purtroppo ha la meglio e diventa realtà. A volte non si può fare niente e il peggio si verifica, ma questo non significa che perdendo una di quelle persone si perde allora tutto il resto. Se io fossi morto... tu mi avresti avuto ancora nel tuo cuore, nei tuoi pensieri. Avresti avuto al tuo fianco una parte di me grazie a Silas e agli altri nostri figli. Avresti avuto ancora loro, una ragione più che valida per andare avanti e continuare a lottare. L'importante è questo, Dante: continuare a combattere, anche se sembra una battaglia persa e il male, spesso, vince. Non bisogna mai smettere di provarci, di rialzarsi dalla polvere e proseguire la lotta.» Si avvicinò e con gentilezza, sollevando una mano, lo indusse a guardarlo. Non lo stupì vedere che stava piangendo, seppur in silenzio. Ecco perché aveva smesso di guardarlo. Come al solito si vergognava di piangere davanti al prossimo. «Sia come sia, io sono ancora qui» gli sussurrò. «Sono ancora qui, Dante. Mi sembra un motivo più che valido per piantarla di tenere il broncio, non credi?»

Dante non replicΓ². Non ce n'era bisogno. Dal suo sguardo si capiva fin troppo bene che si stava aggrappando alle parole del compagno per non cessare di avere fiducia nell'avvenire e ricordare, soprattutto, che erano ancora insieme, uniti contro il mondo e chiunque avrebbe ancora tentato di separarli e nuocere a tutto ciΓ² che avevano costruito assieme, specialmente la loro famiglia. Niente era andato perduto.
Lo baciΓ² senza l'ombra di esitazione. Un bacio disperato e umido di lacrime. Β«Ti amoΒ» mormorΓ².

Godric sorrise sulle sue labbra. Β«Meno male. Iniziavo a credere che stessi avendo dei ripensamenti, a giudicare dalle sciocchezze che mi hai sciorinato poco faΒ» scherzΓ². Β«Sei proprio uno scemo, certe volte.Β»

Β«Lo hai scoperto solo ora?Β»

Β«Vuoi scherzare? Lo sapevo da un bel pezzo.Β»

La pioggia batteva sul vetro della finestra con violenza e il temporale sembrava avere la chiara intenzione di voler solamente peggiorare.

Petya distolse lo sguardo e lo posò sui letti lì accanto dove sedevano i suoi fratelli. Appena erano entrati nel dormitorio subito vi si erano lasciati cadere seduti, cupi e amareggiati quanto lui.

Ilya si erano appena tolto il mantello nero da viaggio e lo aveva gettato sul cuscino con noncuranza; Jakov, invece, non aveva pressochΓ© spiccicato parola e pareva non riuscire a riprendersi dopo che erano appena tornati dal funerale dello zio. Era stato spiacevole, triste, e tutti e tre si sentivano svuotati, incapaci di pensare che fino a solo giorni prima erano stati felici, ansiosi di terminare gli studi e perseguire ambizioni ben diverse.

Fu Jasha, finalmente, a infrangere il silenzio: Β«E ora che ne sarΓ  di noi?Β»

Β«Che vuoi dire?Β» domandΓ² di rimando Ilya, torvo.

Β«Beh... abbiamo diciotto anni, tra non molto il nostro percorso qui terminerΓ  e non abbiamo i mezzi per sostentarci da soli o mantenere il possesso della casa di zio Kolya. L'ereditΓ  che ci ha lasciato non Γ¨ infinita e ben presto, per un motivo o l'altro, diminuirΓ  e infine scomparirΓ . Forse... forse non dovrei pensare a una cosa del genere proprio adesso, ma si tratta pur sempre del nostro futuro.Β»

Ilya, in quanto nato per primo e dunque il maggiore fra di loro, era stato nominato beneficiario principale del testamento di Ruslanovich, anche se poi la fortuna era stata spartita anche fra gli altri due ragazzi. Spettava a lui, ad ogni buon conto, gestire la situazione.

Sospirò e si passò due dita sugli occhi. «Ora come ora non riesco a ragionare.» Guardò prima Petya e poi Jasha. «Una cosa, però, la so: ho intenzione di cedere a voi la mia parte di eredità. È da prima che lo zio morisse che intendevo unirmi all'Ordine dei Cacciatori e così intendo fare. Presto riuscirò a sostentarmi da solo e voi, nel frattempo, non dovrete preoccuparvi della mancanza di fondi.» Vedendo l'espressione di Jakov, alzò gli occhi al cielo. «Ora vedi di non ricominciare, per piacere. È una scelta che spetta a me.»

Β«Sai come la penso e sai che anche a nostro zio non andava a genio che tu diventassi un CacciatoreΒ» replicΓ² severo Jasha. Β«Fra tante occupazioni, sembri determinato a scegliere quella peggiore, la piΓΉ pericolosa che esista.Β»

Β«Non tutti fanno i salti di gioia al pensiero di assistere i malati.Β»

Β«PerciΓ², secondo te, un guaritore vale meno di un Cacciatore? Bell'affare!Β»

Petya serrΓ² le palpebre, poi sbottΓ²: Β«Dateci un taglio, va bene? Almeno oggi potreste fare a meno di discutere e rimbrottarvi di continuo! Non vi basta mai niente?!Β»

Gli altri due tacquero, ma si lanciarono lo stesso occhiate torve e furenti.

Jakov, poi, chiese al fratello minore: Β«Tu invece hai deciso cosa fare, finalmente?Β»

L'interpellato non replicò e si allentò il nodo dello jabot di raso nero che gli ornava il collo. Aveva gli occhi così ricolmi di lacrime che ormai gli era impossibile vedere con chiarezza ciò che lo circondava.

Β«No e comunque, se anche lo sapessi, mi hanno detto che con i voti che ho non troverΓ² un impiego neppure nel posto peggiore del mondoΒ» disse poi rauco, senza reale interesse. Di fronte alla morte di suo zio tutto, anche la scuola, gli sembrava privo di importanza.

Jakov si era rivelato un futuro guaritore coi fiocchi, il suo sembrava un talento pressochΓ© naturale, e Ilya, sicuro di sΓ©, senza paura e forte com'era, abile nei duelli e dai riflessi pronti, sarebbe stato un Cacciatore rispettabile e temuto. Lui, invece, in quegli anni non aveva mai dato modo ai professori o ai propri fratelli di pensare che fosse realmente bravo in qualcosa. La veritΓ  era che sguazzava nella mediocritΓ , nella mancanza di abilitΓ  speciali e fuori dall'ordinario, di quella scintilla che invece ardeva nell'animo di Jakov e Ilya. Per quanto avesse sempre studiato con costanza, persino piΓΉ dei suoi gemelli, non era mai riuscito a emergere e a farsi notare. La veritΓ  era che gli era stato detto, solo un giorno prima che venisse a sapere della scomparsa di Kolya, che probabilmente sarebbe stato bocciato agli esami finali. I risultati, fino ad allora, si erano rivelati scadenti davanti agli occhi della commissione d'esame. Poco male. Che lo avessero bocciato o meno, non aveva intenzione di restare e diventare lo zimbello di tutti. Preferiva trovarsi un lavoro qualsiasi, anche all'infuori della comunitΓ  magica, e tirare a campare come poteva, senza dilapidare l'ereditΓ  di Kolya. Non gli importava del denaro nΓ© della casa, dei tanti altri averi. Avrebbe solo voluto che suo zio non fosse morto.

Ilya e Jakov, davanti all'indifferenza del fratello nei confronti di una cosa importante come il futuro, parvero finalmente voler seppellire l'ascia di guerra. Tutti e due si alzarono e andarono a sedere accanto a lui, uno per parte. Β«Non Γ¨ di certo una stupida sfilza di voti a determinare se sei sveglio o menoΒ» disse Ilya, senza smettere di guardarlo. Pur sapendo che non avrebbe ottenuto l'approvazione di Jasha, lo stesso volle tentare: Β«Potresti diventare anche tu un CacciatoreΒ».

Β«Ilya!Β» esclamΓ² scandalizzato Jakov.

«Oh, falla finita! Essere un Cacciatore non significa per forza dover rischiare sempre la vita! È un lavoro prestigioso e che porta con sé onore e tante soddisfazioni! L'Ordine esiste per proteggere il prossimo!»

Β«E chi proteggerΓ  Petya da un vampiro assetato di sangue o da un lupo mannaro in vena di sbranare poveri malcapitati? Almeno ragioni, prima di parlare?!Β»

Petya ignorΓ² la disputa e disse rauco: Β«Non credo di avere la stoffa giusta per un'occupazione del genere, Ilya. E poi non mi piace l'idea di far del male ad altre creature sovrannaturali, neppure per difendere degli innocentiΒ».

Jakov si morse il labbro inferiore. Β«Allora vieni con me ad Amsterdam.Β» Aveva giΓ  ottenuto un posto sicuro in una delle universitΓ  per guaritori migliori del circondario e forse Petya avrebbe potuto provare a costruirsi una vita laggiΓΉ, in Olanda. Β«Forse cambiare aria potrebbe farti bene.Β»

Β«So parlare a malapena la lingua inglese e quasi affatto quella russa, Jasha. Non credo che avrei fortuna con quella che parlano in Olanda.Β»

Gli altri due si scambiarono un'occhiata desolata e impotente.

Il minore li guardΓ² a turno e forzΓ² un debole sorriso. Β«Apprezzo i vostri sforzi, davvero, ma Γ¨ giusto che io trovi da solo la mia strada e che voi non perdiate tempo. Non dovete rinunciare al vostro duro lavoro per colpa mia.Β»

«Ma non fare lo scemo!» esclamò Ilya, stizzito. «Sei nostro fratello, Petya! È ovvio che ci preoccupiamo per te!»

Β«E non sei una perdita di tempoΒ» rincarΓ² severamente la dose Jakov. Β«Siamo una famiglia, no? La famiglia non si lascia mai indietro. Mai, Petya.Β»

Malgrado in parte quelle parole scaldassero il cuore a Petya, il ragazzo si sentiva anche soffocare. Paradossalmente lo faceva sentire solamente peggio che i suoi fratelli si preoccupassero così tanto per lui. Una sorta di anello debole. Debole e inutile.

Si alzò. «Vado... vado a... a farmi un giro. Ho bisogno di fare due passi, sì.»

Β«Ma sta diluviando!Β» protestΓ² Jakov interdetto. Β«Ti prenderai un malanno, credimi!Β»

«Correrò il rischio. Ci vediamo più tardi.» Uscì dal dormitorio e percorse i corridoi, scendendo poi tutte le scale, finché non si ritrovò nell'atrio principale. Quando stava per aprire le porte, però, una voce che lo chiamava lo fece fermare e voltare. Vide la preside in persona raggiungerlo a passo sostenuto.

Β«Signora preside?Β» incalzΓ² il giovane, pur non avendo molta voglia di parlare con anima viva.

Lady Crane guardΓ² ora lui, ora le porte. Β«Dove pensavi di andare con questo tempaccio?Β» domandΓ² tranquilla.

Β«Uhm... una passeggiata. Mi aiuta a pensare.Β» Petya riusciva a immaginare il motivo per il quale la preside sembrava voler fare quattro chiacchiere con lui, ma decise di non aggiungere altro.

Reida esitò. «Mi dispiace molto per tuo zio» disse poi. «Era un uomo meraviglioso e buono, unico nel suo genere, brillante. Una perdita enorme per questa scuola e per le persone che lo conoscevano.» Una pausa e osservò il ragazzo, quasi temendo che di lì a poco sarebbe scoppiato forse in lacrime o qualcosa di simile, ma Petya non replicò né batté ciglio. Si limitò a fissare un punto imprecisato oltre la testa della donna, ancora più oltre la magnifica vetrata colorata che ornava il punto esatto della parete del pianerottolo ove si congiungevano le due rampe di scale poste l'una di fronte all'altra. Dall'alto riecheggiava il monotono ticchettio della pioggia che batteva contro il cristallo dell'enorme lucernario. Era come se tutto, ogni singola cosa, persino la vetrata che rappresentava un panorama boschivo ed era un tripudio di verde e altre tinte vivaci, sembrava esser rimasto vittima di un incantesimo che risucchiava via qualunque altra tonalità a parte il grigio, il nero e il bianco opaco che regnavano nel plumbeo e piangente cielo sovrastante.

La preside schiarì con cortesia la voce e finalmente riuscì a far riscuotere lo studente dall'apatico torpore nel quale era piombato. «Vieni con me in ufficio, Petya, per favore. Parleremo lì.»

Β«Sto bene, signora, davveroΒ» rispose automaticamente il ragazzo, non avendo alcuna voglia di parlare di questo o quest'altro. Voleva stare da solo, ma tutti sembravano non riuscire proprio a capirlo o far finta di non capire.
PerchΓ©, si chiese Petya, la gente voleva sempre parlare in quelle circostanze? A cosa serviva, poi, farlo? Le parole erano quasi sempre pressochΓ© inutili e fuorvianti, persino di troppo, e lui non era mai stato di per sΓ© un gran chiacchierone. A confronto dei gemelli, poteva esser definito il piΓΉ silenzioso e remissivo, quello felice, ogni volta che poteva, a estraniarsi in qualche luogo della scuola poco frequentato per rimuginare su tutto o niente, o sfuggire magari alle grinfie di qualche compagno di scuola desideroso di prenderlo in giro per i voti e definirlo un idiota sottodotato. Non che lo avessero mai sfiorato quegli epiteti e quell'atteggiamento infantile da parte di certi elementi dell'istituto, ma non era un masochista e non ci godeva a farsi sputare in faccia insulti e battute di pessimo gusto.

Β«InsistoΒ» disse Reida. Β«Su, andiamo.Β»

Per nulla contento, Petya si costrinse a seguirla su, sempre piΓΉ su, fino al piano piΓΉ alto della scuola dove si celava l'ufficio della preside. Appena vi furono entrati, lady Crane gli intimΓ² di sedersi e lui prese posto, dopo qualche secondo di esitazione, sulla poltroncina davanti alla scrivania. Lei si accomodΓ² sul lato opposto e per un po' non disse niente, lo guardΓ² e basta, poi: Β«Non ti chiederΓ² come stai. So bene come ci si sente dopo un grave lutto. Voglio solo dirti, Petya, che vista l'amicizia duratura con tuo zio e la stima che provavo nei suoi confronti, sappi che, in caso tu avessi bisogno di aiuto per qualche motivo, io sarΓ² disposta a darti una mano senza alcun problemaΒ».

Fu allora che nella mente del giovane balenΓ² dal nulla un'idea forse malsana, forse sconsiderata e insensata, ma al contempo rimandata da fin troppo tempo. Β«Ci sarebbe una cosa, in effettiΒ» disse lentamente lo studente, sollevando gli occhi e piantandoli sulla donna. Β«Vorrei lasciare la scuola, preside.Β»

Reida cercΓ² di mascherare, senza riuscirvi, la sorpresa e lo sconcerto. Β«Chiedo scusa?Β» mormorΓ² interdetta.

Β«Vorrei ritirarmi dal programma di apprendimento, professoressa CraneΒ» ripetΓ© Petya. Β«So bene cosa avrebbe voluto mio zio e so che questo potrebbe minare il mio futuro per sempre, ma sia io che lei sappiamo anche che non supererΓ² gli esami di fine anno e che questo, probabilmente, non accadrΓ  mai. La bocciatura, da quel che dicono, trascina le persone in un circolo vizioso privo di uscita e io... insomma... ho scelto di arrendermi in anticipo, piuttosto che aspettare la sconfitta finale.Β»

Lei si costrinse a credere di aver sentito male o preso lucciole per lanterne. Β«Sei sconvolto per la morte di tuo zio, lo capisco, e...Β»

Β«No, in realtΓ  Γ¨ da tanto che ci penso. Avrei voluto parlarne con lui, se solo le circostanze non si fossero messe in mezzo. Credo che mio zio, anche se a malincuore, avrebbe capito e mi avrebbe permesso di decidere da solo del mio destino.Β»

Lady Crane fece un bel respiro. Β«No. Mi dispiace, ma non posso accettare una simile richiesta.Β»

Β«Ha detto che era disposta ad aiutarmi, in caso di bisogno, e ora le sto chiedendo di aiutarmi. Erano solo parole campate per aria, le sue, dunque?Β» incalzΓ² Petya con improvvisa e coraggiosa durezza, pur ancora cosciente della persona con cui stava parlando.

Β«Beh, no, ma...Β»

Β«La prego, professoressa. La prego... voglio andarmene. Voglio lasciare gli studi.Β»

«Io non credo tu ti renda conto di cosa potrebbe comportare realmente per te abbandonare proprio ora la scuola» disse la preside, ora lei con un tono di voce inflessibile. «E finché sarò io a dirigere questo istituto non mi renderò mai complice di scelte così sconsiderate e insensate. Tanto varrebbe gettarti in pasto a una Chimera, allora.»

Β«Quindi dovrΓ² farmi bocciare cento volte prima di avere la libertΓ  di andarmene e provare a cavarmela da solo?Β» Petya invano cercΓ² di celare il sarcasmo nella domanda che aveva posto. Β«Bell'affare.Β»

«Non tollero che mi si parli così» lo riprese severa la preside. «E conoscevo bene quanto te Kolya, abbastanza da sapere con certezza che non avrebbe mai permesso a uno dei suoi nipoti di gettare al vento la propria vita in maniera così scellerata.» Reida si erse in tutta la sua leggiadra altezza e guardò con aria decisa il ragazzo. «Sarò io stessa a fare in modo che tu passi quegli esami, signorino. Ogni sera ti recherai qui da me, in questo ufficio, e riceverai ripetizioni di ogni singola materia da parte della sottoscritta. In tal modo onorerò le ultime volontà di tuo zio e ti impedirò di compiere il peggior sbaglio della tua esistenza. Di intelligenza ne hai eccome, è solo la voglia di affinarla a mancare!» Si rimise a sedere e inforcò i pince-nez d'argento che usava per leggere da vicino, afferrando una delle scartoffie che doveva ancora esaminare. «Sei congedato. Cominceremo domani sera.»

Petya avrebbe proprio voluto dirne quattro a quella donna, ma non era fino a tal punto scemo da provocare l'ira di una strega così temuta e di bravura senza eguali come lei. Che diamine, correva voce che una volta uno studente l'avesse fatta adirare così tanto che lei lo aveva trasformato in un rospo cornuto e costretto a rimanere in quella forma per una settimana intera. Lui non aveva alcuna intenzione di ritrovarsi nei panni di un bitorzoluto anfibio, anche se la prospettiva di prendere ripetizioni dalla preside in carne e ossa non lo entusiasmava affatto e, anzi, lo faceva sprofondare nel più totale imbarazzo.

Si alzΓ² e abbandonΓ² l'ufficio.


Quando quella sera raccontΓ² finalmente tutto ai fratelli, mentre si trovavano seduti a uno dei quattro tavoli del refettorio, a Ilya per poco non andΓ² di traverso il boccone di pasticcio dello Yorkshire e Jakov rimase con la forchetta a mezz'aria, lo sguardo inebetito e sconcertato puntato sul gemello.Β 

Β«Ma ti sei ammattito?Β» esclamΓ² rauco il primo, dopo aver ingollato velocemente il primo assaggio della cena. Β«Andare dalla preside e sparare tutte quelle idiozie sul voler lasciare la scuola! Quando pensavi di riferire a me e a Jasha questi tuoi progetti, poi? Giusto per evitare di sentirci entrambi feriti, eh!Β»

Jakov gli mollΓ² una gomitata, poi tornΓ² a guardare Petya. Β«Se vuoi il mio onesto parere, credo che la preside abbia fatto bene a reagire in quel modo. Ilya ha ragione, perΓ²: avresti dovuto dirci tutto. Avremmo potuto aiutarti, Petya.Β»

Β«Scusate se anch'io sono dotato di un minimo di amor proprioΒ» lo rimbeccΓ² cupo Petya.

Ilya lo squadrΓ² duramente. Β«Siamo la tua famiglia. Pensavi che sarebbe stato un peso per noi studiare insieme a te e darti una mano? Credi ci saremmo rifiutati di ascoltarti?Β»

Β«Credo solo di star solo sprecando il mio tempo e quello degli insegnanti, quiΒ» replicΓ² schietto il terzo fratello. Β«E non guardatemi in quel modo. Fate presto a parlare quando siete i cocchi dei professori e siete bravi in qualcosa. Io cos'ho, invece, dalla mia parte?Β»

Β«Un'alta percentuale di idiozia nel sangue, poco ma sicuroΒ» rilanciΓ² Ilya, torvo.

Β«Ilya, falla finita.Β»

Β«Me le offre su un piatto d'argento, che cavolo!Β»

Β«Non puoi dire queste cose mentre...Β»

«Oh, fatela finita!» esclamò sottovoce Petya. «Non fate che beccarvi! È una cosa che mi fa impazzire!»

Β«Sia come sia,Β» riprese Jasha, Β«non ho mai pensato che tu fossi un inutile incapace o roba simile. Sembri cavartela molto bene, ad esempio, quando si tratta di interagire con gli animali magici. Ricordi quando, l'anno scorso, trovammo un Kelpie nelle paludi mentre le esploravamo? Non ci permise di avvicinarci, ma di te pareva fidarsi.Β» Era insolito che i Kelpie bazzicassero paludi come quelle nei pressi di New Orleans, visto che preferivano di gran lunga luoghi dal clima piΓΉ freddo e lacustri. La squadra di Cacciatori che poi era stata avvertita dal loro zio ed era sopraggiunta sul posto per prelevare la bestia e portarla a Obyria, dove sarebbe stata piΓΉ al sicuro e lontana da occhi indiscreti, aveva ammesso che era bizzarro che un Kelpie scegliesse una dimora del genere. Quel che era certo, era che Petya fosse rimasto male nel vedere l'animale venir scortato via dai Cacciatori, visto che con esso pareva aver stretto una sorta di amichevole legame, per quanto i Kelpie solitamente fossero creature ben poco socievoli e preferissero di gran lunga divorare gli umani, non fare amicizia con loro.

Petya si accigliΓ². Β«Si, ricordo. Quindi?Β»

Β«Quindi penso che potresti fare di questo tuo dono un lavoro, anzi una vocazione. Potresti collaborare con i Cacciatori per facilitare loro il compito e rendere la situazione piΓΉ piacevole anche per quelle creature. Ci vorrebbe proprio che qualcuno finalmente si impegnasse davvero per aiutarle e cercare di capirle. Sono tempi bui per loro, Petya. Prima o poi diventerΓ  complicato nasconderle agli umani e salvarle dalla loro ignoranza. Tu potresti contribuire alla causa.Β»

Β«Solo perchΓ© ho convinto un Kelpie a non divorarmi, non vuol dire che...Β»

«So cosa ho visto, Petya, e anche quei Cacciatori si sono confessati esterrefatti quando hanno capito che non avevi riportato neppure un graffio. Il tuo è un dono. Riesci a entrare in sintonia con esseri che molti altri temono o ritengono poco collaborativi. È una dote che dovresti sfruttare.»

Ilya inarcΓ² un sopracciglio. Β«Tutto molto bello, ma per ricapitolare... Petya dovrebbe andarsene in giro per il mondo per far da paladino a bestie feroci come quel Kelpie? Prima o poi lo vedremo tornare senza un occhio o privo di una gamba, a mio parere.Β»

Β«Come al solito, Ilya, dimostri di avere la stessa sensibilitΓ  di una spada smussata.Β»

Β«Sto solo provando a capire.Β»

Jasha ignorΓ² il gemello e tornΓ² a concentrarsi sull'altro. Β«Potresti vedere il mondo, Petya. Pensa a quanti posti riusciresti a visitare e a conoscere.Β»

Β«Peccato che se mi capitasse di incrociare un drago finirei arrostito.Β»

Β«Non essere sciocco. Non si vede un drago nel mondo umano da millenni.Β»

Β«A Obyria ci sono ancoraΒ» intervenne Ilya. Β«Una volta sono andato a vederli insieme a degli amici. Sono dei veri cattivoni!Β» All'occhiata penetrante di Jakov si chetΓ² e deglutendo decise di tacere, ascoltare e mangiare in silenzio.

Jakov fece un profondo respiro. Β«Quello che io e Ilya stiamo provando a dire, Petya, Γ¨ che anche tu hai delle abilitΓ  e non le hai mai considerate solo perchΓ© fino ad ora hai guardato dalla parte sbagliata. Prova a parlarne con la preside. So che Γ¨ molto informata sulle creature magiche. D'altronde c'Γ¨ dentro fino al collo, visto che suo fratello Γ¨ un Morphyr.Β»

Β«Un che?Β» fecero in coro gli altri due, perplessi.

L'altro gemello sbuffò sonoramente. «Ma voi due vi degnerete mai di studiare la teoria e fare attenzione in classe?» sbottò retorico. «I Morphyr sono il risultato dell'unione tra una Ninfa di sangue puro e un mago o, viceversa, tra un Sileno puro e una strega. Si dà il caso, però, che siano una specie di gran lunga decente, visto che il primo Morphyr in assoluto è proprio Arian Esper. E badate che non lo è diventato perché un incrocio tra due specie, ma per via di una maledizione scagliata su di lui da una Fata, maledizione che sembra non avere rimedio, per un motivo o l'altro, e che sembra aver causato in questa tipologia di ibridi una reazione a catena condivisa da tutti coloro che sono nati e nasceranno dopo Arian. È nella Storia di Obyria e del Sottomondo Sovrannaturale, cialtroni.»

Petya e Ilya si guardarono. Β«Ma se Arian Γ¨ affetto da questa maledizione ed Γ¨ un Morphyr, quindi anche la preside Γ¨...Β»

Β«Oh, insomma! Non sapete nemmeno che sono fratellastri?Β»

«A che ci serve sapere tutta questa roba, visto che tu sei così bene informato? Non dobbiamo far altro che punzecchiarti ed ecco che parti spedito» commentò beffardo Ilya.

Petya soffocΓ² una risata. Β«PerciΓ²... Reida non Γ¨ stata maledetta a sua volta solo perchΓ© Γ¨ la sorellastra di Arian?Β»

«Non proprio. Non condividono lo stesso padre e, di conseguenza, solo uno di loro è un Sileno mezzosangue.» Jakov, come si era ben capito, possedeva un orecchio attento quando si trattava delle lezioni e sì, anche dei pettegolezzi. Non a caso era lui a occuparsi della gazzetta scolastica. Ilya lo definiva, tra il serio e il faceto, una comare di paese particolarmente zelante. «E parlando degli Esper, ho saputo che l'altro fratello della preside tra non molto verrà qui a insegnare.»

Ilya e Petya persero colore sulle guance giΓ  di solitamente pallide. Β«Cosa?Β» esalΓ² il primo, scioccato. Β«Ma Γ¨ un vampiro!Β»

Β«E allora?Β»

«E allora? E allora?» Il gemello nato per primo rimase di sasso di fronte alla reazione o, meglio ancora, mancanza di reazione del fratello di mezzo. «È un non-morto, accidenti! Succhia il sangue alle persone per sopravvivere! I vampiri uccidono, Jasha!»

Jasha roteò gli occhi e scrutò con aria torva Petya che sembrava del medesimo parere di Ilya. «Oh, siete due barbari incivili e chiusi di mente! Tanto vale che vi uniate alla plebaglia che sventola a destra e a manca i forconi! È per colpa di gente come voi che il progresso sociale e ideologico di Obyria e del Sottomondo va così a rilento! I vostri sono solo pregiudizi. Non tutti i vampiri uccidono e sono malvagi, proprio come non tutti i maghi sono buoni! È perfettamente logico!»

«Oh, certo. È anche perfettamente logico che i vampiri uccidano, visto che sono senz'anima, stando alle dicerie.»

Β«Sciocchezze. senz'anima ci si ridurrebbe a gusci vuoti e incapaci di pensare, parlare e fare tutto quello che di solito fanno le creature senzienti e intelligentiΒ» replicΓ² con enfasi Jakov, memore delle spiegazioni che aveva ascoltato alle lezioni che avevano esplicato le differenze e doti peculiari di ogni singola specie sovrannaturale. Β«Nessuno privo di anima potrebbe risultare un pericolo per il prossimo, Ilya. Lo sapresti, se solo non fossi troppo impegnato a pavoneggiarti nei corridoi con i tuoi amici e a fare il galletto con le ragazze!Β»
Ilya restrinse lo sguardo. «Io almeno so come si fa la corte a una donna. Forse dovresti provarci anche tu, ogni tanto, così magari la smetteresti di assillare me e di fare l'isterico. Non sai neanche da dove si comincia, vero?»

Quelle parole fecero diventare livido Jasha, il quale, senza riflettere, afferrò il proprio calice d'acqua e ne lanciò il contenuto in faccia al fratello; quest'ultimo, pronto di riflessi com'era, intercettò subito la scia liquida e trasparente, facendola evaporare grazie a una piccola e sottile lingua di fuoco che scaturì dalle sue dita e avvolse l'acqua, la quale svanì in una minuscola e umida nube.

Petya ringraziò che il refettorio fosse come al solito pieno del cicaleccio di ragazzi impegnati a mangiare e chiacchierare, troppo per notare il battibecco. «V-Va bene, ora datevi una calmata» biascicò. «Andiamo, Ilya... neanche io ho mai avuto a che fare con una ragazza in quel senso e non mi sembra neppure così importante.»

«Magari non lo è» concesse Ilya, senza distogliere gli occhi ora seri e guardinghi da Jakov. «Quel che è sicuro, è che io almeno mi sto godendo al massimo gli anni migliori della mia vita, al contrario di qualcun altro. Almeno io non sono un bacchettone e questo solo perché nessuna ragazza mi considera abbastanza interessante da rivolgermi se non altro la parola per i corridoi.» Si alzò e batté una mano sulla spalla di Petya. «Comunque sono d'accordo con lui su una cosa, fratellino: dovresti puntare su una carriera che coinvolge le bestie magiche e affini. Faresti miracoli e potresti persino trovare un posto nell'Ordine. Lavoreremmo persino insieme, forse!» Gli sorrise in modo sincero e incoraggiante, ma scoccò invece un'occhiata cupa e risentita a Jasha prima di congedarsi e uscire dalla sala.

Β«Stupido pallone gonfiatoΒ» sbottΓ² sottovoce Jakov. Β«Beh, io... io ho da fare in biblioteca. Devo fare una ricerca sui veleni e gli antidoti per il tema di Posilogia. Ci vediamo dopo, Petya. Pensa a quello che ti ho detto, d'accordo?Β»

«Sì, ma...» Petya sospirò e guardò con aria sconfitta il fratello andarsene a sua volta. «A dopo» mormorò, guardandosi attorno con aria un po' afflitta e smarrita. Odiava esser piantato in asso a quel modo e loro lo facevano spesso. Scorgendo un paio di ragazzi che conosceva purtroppo bene, dato che erano fra quelli che lo tormentavano quotidianamente anche per i motivi più stupidi, pensò bene di abbandonare anche lui il refettorio, pur senza aver quasi toccato cibo. Come se già non fosse stato abbastanza nervoso per un bel po' di ragioni, ecco che si era aggiunto il timore di poter ritrovarsi ad avere come professore di chissà quale delle materie. Probabilmente, visto che la loro professoressa di Magia Applicativa era malata e piuttosto gravemente, Esper avrebbe ricoperto quel ruolo.  

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