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Si poteva affermare con certezza che la sottocoperta dello yacht fosse sì e no grande quanto il suo appartamento, forse appena qualcosina in meno, ma era indubbiamente grande, ricco di dettagli e comfort e, soprattutto, talmente costoso da far venire il capogiro.

Sembrava una piccola abitazione galleggiante e dotata di un motore che emetteva dolci e soffuse fusa come un grosso e sonnolento felino. Quasi non lo si sentiva, anzi, e tutto quel ben di Dio, così magnifico, arioso ed elegante, era decisamente troppo considerando che solamente due persone ne stessero beneficiando.

Lo yacht Rosa de luna scivolava sull'oceano in bonaccia a largo della costa di Santa Barbara le cui acque color zaffiro luccicavano sotto il fulgido sole delle quattro di pomeriggio e quando Dario riemerse dal lussuoso grembo dell'imbarcazione con l'idea di prendere un po' di sole sul ponte di lucido parquet ornato da un gruppo di sedie sdraio, si fermΓ² e rimase a fissare con aria stupefatta e rapita un trio di sagome che, a una certa lontananza dallo yacht, proprio allora stavano emergendo dal pelo dell'acqua; riconobbe subito i loro dorsi dolcemente arcuati, le pinne dorsali appuntite e quelle caudali dalla forma piatta e orizzontale che si muovevano leggiadre. Non gli era mai capitato di vedere dei delfini dal vivo, a parte quando una volta aveva visitato un acquario. Non era la stessa cosa vedere animali come quelli in libertΓ , anzichΓ© in cattivitΓ  e prigionieri di confini ben definiti.

Per lui fu un riflesso automatico, dettato dall'abitudine, estrarre il telefono per filmare e fotografare quelle simpatiche e affascinanti creature del mare, ma poi, dopo aver osservato per alcuni secondi l'apparecchio, decise che sarebbe stato molto meglio godersi il momento e il presente, fornire alla propria mente dei ricordi veri e concreti che nel cuore avrebbe rivissuto negli anni a venire, piuttosto che limitandosi a sfogliare la galleria del cellulare.

Lo ripose e, sorridendo nel vedere i delfini balzare fuori dall'acqua, quasi prendere il volo mentre emettevano il loro inconfondibile verso che somigliava tanto a un'argentina e infantile risata, si disse che era valsa la pena venir svegliato da Gareth alle sette di mattina per imbarcarsi sullo yacht e passare del tempo da soli, lontano da tutti.

Β«I marinai credevano con convinzione che incrociare dei delfini durante il viaggio in mare fosse di buon auspicio.Β»

Il ragazzo si volse e osservΓ² Gareth fare ritorno probabilmente dalla cabina di controllo e appoggiarsi al parapetto di ferro a poca distanza da dove si trovava lui.

«Davvero?» incalzò Dario che non ne sapeva poi così tanto di cose come quella. Non che il mito dei pirati e dei bucanieri non lo avesse affascinato, specie da ragazzino, ma non aveva mai approfondito l'argomento. «E cosa accadeva, allora, se incrociavano degli squali?»

Gareth distolse lo sguardo dai delfini che erano passati oltre dopo essersi congedati con una sorta di allegro saluto e mise su un'espressione al tempo stesso buffa e seria. Sembrava aver appena ingoiato una fetta di limone particolarmente aspro. «Oh, una vera sciagura, fidati! Dicevano che uno squalo fosse capace di fiutare l'odore di morte e questo, in sé per sé, significava che sarebbe accaduto qualcosa di molto brutto a uno di loro o all'intera ciurma. Peggio ancora se il gatto che si trovava a bordo, a un certo punto, si metteva a soffiare: voleva dire che sarebbe arrivata la pioggia e, si sa, non è così piacevole trovarsi nel bel mezzo di una tempesta al largo dell'oceano.»

Carvajal strabuzzò gli occhi. «Sul serio erano così superstiziosi? Ma andiamo! Magari il gatto soffiava solo perché un idiota di passaggio gli aveva pestato la coda!»

Herrick sghignazzò. «Sì, al giorno d'oggi può sembrare assurdo che i marinai credessero a questa roba, ma all'epoca i misteri del mondo erano ancora tanti e si aveva paura di tutto, anche di ciò che ora considereremmo ridicolo o nella norma.»

Β«Non dirmi che in realtΓ  sei Davy Jones e mi trovo sull'Olandese Volante, perchΓ© non so se la prenderei beneΒ» scherzΓ² Dario.

Β«Beh, in parte sono olandese, perciΓ² tutto Γ¨ possibile.Β»

Il ragazzo sbuffΓ² una lieve risata, poi: Β«Mi hai portato su questa bagnarola da cento carati per raccontarmi vecchie leggende marinaresche, quindi?Β»

Β«Non proprio. Volevo solo avere una tregua dalla mia famiglia e... beh, dal dover mantenere le apparenze in presenza dei miei parenti.Β»

Erano trascorsi cinque giorni da quando avevano discusso e infine stabilito di provare a frequentarsi anche dopo il termine di quella farsa per vedere come si sarebbe evoluta la situazione, e il clima fra di loro si era un po' rasserenato, ma la strada era ancora molto lunga e Dario, anzichΓ© avere le idee piΓΉ chiare, era sempre piΓΉ confuso e pieno di incertezze, di sensazioni e sentimenti contrastanti. Ci stava provando ad aprirsi, a mostrarsi disposto a fare un tentativo, ma non era semplice e c'erano momenti in cui tornava a chiudersi a riccio o a mettersi sulla difensiva. Non lo faceva apposta, per lui era un meccanismo automatico e dettato dall'abitudine, nonchΓ© dal pregiudizio nei riguardi di Gareth che stava comunque provando a superare e neutralizzare.

Si mordicchiΓ² il labbro inferiore, poi: Β«Hai detto che ti piaccio. Non Γ¨ solo questione di apparenze, allora, non credi?Β»

Fino ad allora aveva evitato di tornare su quell'argomento in particolare, ovvero il momento in cui Herrick aveva confessato di essersi preso per lui una sbandata o qualcosa del genere, ma non poteva scappare per sempre e rifugiarsi dietro a chiacchiere di poco conto o lunghi silenzi. Dovevano parlarne, c'era ben poco da fare.

Β«Per me no, almeno non piΓΉΒ» concesse Gareth. Β«Non so se per te valga lo stesso, perΓ², e nel dubbio preferisco muovermi a piccoli passi e su un terreno neutrale.Β»

Carvajal sospirò. «Te l'ho detto: all'inizio era così. Mi piacevi.»

Β«Ora, invece?Β»

Β«Attualmente la mia mente Γ¨ un vespaioΒ» ammise il ragazzo. Β«Una cosa sento di dover ammetterla: quando facevamo sesso mi sentivo bene con te. Era... era bello. Lo era, ma sappiamo tutti e due che i sentimenti vanno oltre le questioni fisiche. Fino a quando non abbiamo discusso come giorni fa per me era diventato tutto una specie di gioco o forse, semplicemente, stavo iniziando a prender sul serio qualcosa che non era reale. Non appena qualche giorno fa ci siamo scontrati, perΓ², quella bolla protettiva in cui mi trovavo Γ¨ scoppiata. Ho capito di aver voluto giocare col fuoco senza un minimo di criterio, senza badare alle reali conseguenze di tutto quanto.Β» Era stato uno sbaglio intrattenere con Gareth una relazione puramente sessuale. Lo era stato eccome visto che quell'uomo, al contrario suo, sembrava avere le idee molto piΓΉ chiare. Lui era stato troppo avventato e aveva preso alla leggera qualcosa che invece avrebbe dovuto ponderare con maggiore attenzione.

Per quanto poi si ostinasse a pensare che Gareth facesse sul serio solo fino a un certo punto, che in fin dei conti ai suoi occhi lui non fosse che uno dei tanti, ricordava bene ciò che aveva provato quando, una notte di due settimane prima, si era ridestato nella notte e reso conto che Herrick, nel sonno, lo teneva stretto a sé, così vicino che i loro cuori avrebbero potuto fondersi assieme in un unico, pulsante organo, se solo avessero potuto superare i confini dei rispettivi corpi in cui dimoravano. Ricordava di aver sentito il proprio battere forte, anzi all'impazzata, e di essersi ripetuto di non farsi illusioni, che nulla fosse reale né da prendere con serietà.

Forse stava solamente mentendo a se stesso, ancor prima che a Gareth. Forse quella sbandata che si era preso per il caporedattore di Starfield due anni prima non gli era mai realmente passata e quelle braci erano tutt'altro che fredde ed estinte. Invano aveva provato a reprimere ogni singola cosa sia perché aveva paura di quel lato di sé attratto anche dagli uomini, non solo dalle donne, sia perché si trattava pur sempre del tizio per cui lavorava e che, bonus tra i bonus, lo aveva trattato ripetutamente come uno straccio e fatto sì e no pentire più volte di non aver scelto la facoltà di legge, anziché le discipline umanistiche, con molto disappunto di coloro che avrebbero preferito vederlo rincorrere una carriera promettente come avvocato o addirittura qualcosa in più.
Gareth lo aveva fatto pentire eccome di aver deciso di sfruttare la borsa di studio per studiare alla Stanford tutt'altro che giurisprudenza come in origine si era prefissato di voler fare. Era stata una scelta azzardata che tanti non avevano compreso, ma lui aveva provato a immaginarsi nei panni di un avvocato penalista incaricato di difendere non solo degli innocenti, bensì, molto più di frequente, persone che meritavano di andare in galera e si sarebbero affidate a lui per farla franca. Ci aveva provato e aveva capito di non esser dotato della necessaria imparzialità, nonché una bella faccia tosta, per tollerare il pensiero di aver magari fatto scagionare un colpevole o non esser riuscito a salvare un uomo o una donna privi di colpe dal giogo del carcere. Aveva preferito di gran lunga concentrarsi sulla letteratura e i suoi affascinanti misteri. Almeno, si era detto all'epoca, sarebbe andato a letto con la coscienza pulita e il cuore più leggero. Ne era stato sicuro finché non aveva iniziato a perdere il sonno davanti alla sola idea di rimetter piede nell'ufficio di Starfield e affrontare una lunga giornata scandita dai rimbrotti e gli ordini di Herrick.

La fascinazione e ammirazione nei confronti di quell'uomo che inizialmente aveva provato si erano tramutate poi in antipatia e avversione, in sequele di bocconi amari da ingollare in rigoroso e sofferto silenzio. Per non parlare, poi, di tutte le volte in cui avrebbe volentieri invitato Gareth ad andarsene a quel paese insieme alle sue critiche.

Eppure, alla fine, eccolo lì a scavare dentro di sé e a cercare di capire se ricambiasse o meno l'attrazione di quell'uomo nei suoi riguardi. Er lì a chiedersi se Herrick gli piacesse malgrado non fossero partiti col piede giusto e la storia del finto fidanzamento.
In parte aveva paura della risposta e, peggio ancora, credeva di saperla giΓ , di averla sempre saputa.

Β«Posso farti una domanda?Β» mormorΓ², come se non volesse farsi udire neppure dai gabbiani e dai flutti dell'oceano che sfioravano i lati dell'imbarcazione.

Gareth, rimasto in silenzio fino ad allora per il semplice fatto di aver visto il ragazzo spaziare nei propri pensieri e farsi meditabondo, distolse lo sguardo dall'orizzonte e lo riportΓ² su Carvajal. Β«Spara.Β»

«È un po' strana.»

Β«Meglio ancora.Β»

Β«Se pensi a te stesso fra cinque anni a venire, che cosa vedi? Cosa ti viene in mente?Β»

Reth lo squadrΓ², indeciso se prendere o meno sul serio quella domanda bislacca. Β«In che senso?Β»

Β«Beh, in generale, no?Β» lo rimbeccΓ² il piΓΉ giovane stringendosi nelle spalle. Β«Rispondi a caldo e in modo istintivo. La prima cosa che ti passa per la testa.Β»

Herrick si carezzò la fulva e curata barba. Lo faceva sempre quando era profondamente perplesso. Si chiedeva che razza di domanda fosse, quella, e se fosse capace di spaziare così lontano con la mente. Diamine, non era semplice. Un conto era pensare agli affari, alla rivista e al lavoro in generale, ai progetti che aveva in tal senso, un altro era riflettere circa un argomento molto più vasto e a tutto tondo. Come si immaginava fra cinque anni?

Puntò gli occhi cerulei verso l'abbagliante orizzonte, poi li riportò sul viso del suo bel segretario. Anzi, ex-segretario. Lo guardò e fu allora che gli si palesò davanti, quasi come un'autentica finestra su un pindarico avvenire confezionato a regola d'arte dal suo animo in preda a tumulti sentimentali, un'immagine o, meglio ancora, una scena di tutto rispetto e vivida. Intollerabilmente vivida e dettagliata, così tanto da togliergli il fiato.

Maledizione, pensΓ², conscio che il calore che avvertiva sul viso non fosse solamente una conseguenza delle alte temperature estive e del sole che gli baciava la pelle. Veniva da dentro, quel calore, non da fuori, ed era destabilizzante.

Aveva paura di rivelare ciΓ² che aveva appena immaginato. Temeva la reazione del ragazzo, ovvero di farlo chiudere nuovamente a riccio o, peggio ancora, indurlo a credere che la rivelazione non fosse che un mezzuccio qualsiasi per sedurlo, invogliarlo ad altri assaggi.

Β«EhiΒ» lo richiamΓ² Dario, incerto. Β«Allora?Β» incalzΓ² subito dopo.

«Uhm...» Gareth si schiarì la voce e fece spallucce. «Non so bene cosa dire né come dirlo.»

Β«Provaci.Β»

Herrick contrasse la mascella e inspirò profondamente. «Ho... ho visto te. Insomma... non era nulla di eclatante né di così specifico. Eri davanti a me e... non lo so, mi parlavi. Sorridevi, sembravi... sembravi stare bene. Stare bene con me, intendo. Quasi... felice, credo.» Volentieri si sarebbe gettato oltre il parapetto e dritto nell'oceano, così magari il calore sulle sue guance si sarebbe placato e non avrebbe dovuto affrontare le conseguenze di quel che aveva appena detto. «Lo so, è stupido e non ha senso. Non perder tempo a dirmelo.»

Non era la scena immaginaria in sΓ© per sΓ© ad averlo colpito come un pugno dritto allo stomaco, ma ciΓ² che aveva provato nell'osservarla. Quei pochi secondi gli erano sembrati i migliori di tutta la sua intera esistenza e il bello era che con molta probabilitΓ  mai si sarebbero concretizzati. Secondi fantasma che lo avevano tuttavia emozionato, gli avevano sottratto un battito e l'avevano irrorato da cima a fondo con una sensazione di piacevole benessere, di pace e armonia.

Come si poteva, si chiese Gareth, avvertire la mancanza di qualcosa che non era mai accaduto e forse mai sarebbe successo? Eppure sì, quegli attimi immaginari già gli mancavano, come se a essere un sogno, un brutto sogno, fosse in realtà la vita vera, quella che stava conducendo anche in quel preciso momento.

Volentieri, si disse, sarebbe tornato a indugiare in quella piccola finestra di improbabile futuro e solo per il gusto di sapere di piΓΉ, di vedere cosa sarebbe accaduto ancora.

Questo marmocchio mi ha fottuto il cervello, poco ma sicuro, pensΓ² amareggiato.

Β«Oh...Β» fece intanto Dario, non essendosi di certo aspettato una risposta del genere. Senza badarci iniziΓ² a torturarsi le mani che penzolavano dal parapetto dell'imbarcazione. Solo per un secondo si arrischiΓ² a guardare di sottecchi Gareth e ciΓ² gli permise di vedere che l'uomo, a sua volta, pareva voler fare di tutto per non guardarlo in faccia e, piuttosto, concentrarsi sul panorama. Qualunque cosa non avesse le sue sembianze.

Che significa che gli stavo parlando e che gli sembravo felice?

Non sapeva se ritenere Gareth ancor piΓΉ arrogante e pieno di sΓ© di quanto giΓ  egli non avesse dato a vedere in piΓΉ occasioni oppure, invece, prendere quella confidenza esattamente per ciΓ² che magari era: l'eco di una tenue speranza. La speranza che la possibilitΓ  che avevano scelto di darsi a vicenda potesse arrivare a navigare in acque molto profonde e placide. Acque cristalline e dai fondali ricolmi di inattesi tesori.

«Davvero parevo felice?» incalzò infine. «Voglio dire... mi sembra quasi di averti sentito parlare di un'altra persona, non di me. Non mi ci vedo così tanto a sentirmi un giorno appagato e in pace con l'universo. Si avvicina di molto alla pura fantascienza!» Non voleva sgonfiare quella bolla di dolci speranze che Gareth chiaramente coltivava, ma lui era sempre stato realista e non aveva mai avuto granché tempo per chissà quali castelli in aria e sogni a occhi aperti, tanto che se cercava di spaziare con la mente, di immaginare se stesso di lì a cinque anni a venire... non vedeva niente. Nulla di definito, almeno. Nulla che valesse la pena di venire esaminato con più attenzione. Vedeva al massimo se stesso continuare a esistere e basta, senza eclatanti colpi di scena. Esistere e andare avanti, salire una scala infinita che forse non avrebbe mai portato ad alcunché. Deprimente, ne era ben consapevole, ma era tutto ciò che riusciva a figurarsi.

Gareth finalmente incrociΓ² i suoi occhi e lo fissΓ² con fare un po' interdetto. Β«Fantascienza?Β» ripetΓ© con lieve stizza. Β«Ma andiamo! Ogni tanto puoi anche scrollarti di dosso un po' del tuo onnipresente pessimismo cosmico di Leopardiana memoria, sai?Β»

Β«Leopardiana?Β» fece il giovane inarcando un sopracciglio. Β«Pessimismo cosmico? Ma come parli?Β»

Herrick sospirò e alzò gli occhi al cielo. Non tutti erano come lui e apprezzavano, nonché conoscevano nel dettaglio, la poesia romantica d'oltreoceano. Ammetteva di poter esser considerato quasi un nerd da quel punto di vista. «In sostanza significa vedere tutto nero e credere che il mondo sia un luogo crudele, freddo e incapace di dare a chicchessia la benché minima soddisfazione e possibilità di essere felice, di riscattarsi. Ritenere la Natura una matrigna senza cuore, piuttosto che una madre amorevole e attenta alle speranze dei propri figli. Quel che voglio dire è che... non esiste che un ventisettenne viva con la convinzione che la felicità sia qualcosa che va oltre le sue possibilità. Non ci si può arrendere, non quando si è giovani come te.» Non era solito fare la paternale al prossimo, ma diamine! Dario gli aveva sì e no servito su un piatto d'argento l'occasione di sciorinargli una ramanzina bell'e buona. Non si poteva sentire uno ancora nel fiore degli anni uscirsene con discorsi del genere.

SospirΓ², un po' innervosito dal silenzio che ricevette in risposta. Β«Senti, non sto dicendo che tu debba stare con me ed essere felice con il sottoscritto per forza, signor pessimista. Chiaro? Sto soltanto provando a farti capire che chiunque puΓ² raggiungere la felicitΓ . Credici o meno, ma esiste.Β»

Β«Oscar Wilde diceva che un pessimista Γ¨ solo un ottimista ben informato. Senza offesa, rosso, ma dΓ² piΓΉ credito a Wilde che a te.Β»

Β«Be', si sbagliava e ti sbagli anche tu.Β»

Β«Non hai prove alla mano per dire che ho torto.Β»

«Le ho eccome, invece.» Herrick squadrò il ragazzo con aria molto seria, quasi torvo. «Credi che la felicità sia un unico blocco di benessere e stronzate varie? Non è affatto così. È in certi attimi che la si può riconoscere, credimi. La si incrocia per strada e spesso neanche la si riconosce. L'altro giorno ti ho visto mentre parlavi al telefono con uno dei tuoi fratelli ed eri felice. Felice di sentirlo, di sapere che la sua vita va a gonfie vele. La felicità è una di quelle cose che si scovano strada facendo, a piccole dosi. Non è sorridere sempre e comunque e sentirsi sempre e solo bene. Non sarebbe normale, non è così che sono fatti gli esseri umani, e questo vale anche per il contrario: non si può essere tristi per sempre, Dario, e tu non lo sarai. Non importa come, quando o con chi. Non si può esserlo in eterno.»

«Io non sono triste.» Il tono di voce con cui Carvajal aveva parlato, tuttavia, rivelava l'esatto contrario: incerto e attraversato da un vago tremore appena percepibile. «E comunque non tutti sono alla perenne ricerca della felicità. A me basterebbe ridurre al minimo i problemi quotidiani e avere un po' di serenità.» Fece appena in tempo a dire questo prima che Gareth lo agguantasse per ambo le spalle e lo facesse voltare affinché potessero guardarsi in faccia senza alcuna via di scampo. Era così serio che Dario, in un primo momento, si convinse di avergli fatto saltare la mosca al naso. «Cosa?» incalzò un po' spavaldo, anche se l'espressione dell'uomo lo innervosiva.
Anziché ottenere una vera risposta, avvertì solamente le calde e vellutate mani di Gareth scivolare lungo le sue spalle celate da una leggera camicia di lino bianco e risalire pian piano fino a fermarsi ai lati del viso. Fu allora che capì cosa voleva fare e non lo fermò. A frenarlo da tale proposito non fu solamente il lieve stordimento causato dal suo cuore che scalpitava come un puledro fuori controllo, ma anche la verità: voleva che lo facesse. Voleva essere baciato. Neanche per lui era stato così semplice resistere al fascino fisico e non solo esercitato da Herrick, specialmente da quelle labbra sottili e ben disegnate che, come aveva imparato sulla propria pelle, erano sì capaci di mandare in frantumi il suo autocontrollo in svariati modi, ma sapevano anche donare attenzioni più caste e dal retrogusto romantico. Sapevano premere sulle sue con la delicatezza solleticante di una piuma o travolgerlo grazie a effusioni che toglievano il fiato.

Non rimase piΓΉ di tanto stupito, dunque, quando il bacio arrivΓ². Si limitΓ² ad accogliere con passiva arrendevolezza un istintivo, piacevole fremito, proprio come passivamente e, al tempo stesso, con una certa impazienza, dischiuse le proprie labbra e ricambiΓ² il bacio all'istante, senza piΓΉ voler riflettere nΓ© pensare alle conseguenze di quel gesto. Una parte del suo animo era ancorata al dover tenere in piedi l'immaginario spartiacque fra lui e Gareth finchΓ© la situazione fra loro non fosse stata meno nebulosa e contraddittoria, ma un'altra di gran lunga piΓΉ egoista, avida, quasi bisognosa, era sorda a ogni ritrosia, ogni singola ragione per cui sarebbe stato meglio esercitare cautela e andarci piano con quella faccenda.
Fu proprio quella parte ribelle e sfrontata di lui a vincere sul raziocinio e a spingerlo ad accostarsi a Herrick, ma quest'ultimo, a sorpresa, si sottrasse al bacio e non lo fece per ripensamenti improvvisi nΓ© per motivi dettati da chissΓ  quale contrasto emotivo. Lo fece intenzionalmente e non appena Dario lo ebbe compreso, intontito e in preda a uno strano sortilegio si riebbe e sbattΓ© le palpebre piΓΉ volte e in un modo che in altre circostanze sarebbe apparso piuttosto comico. Non c'era niente da ridere, perΓ², e il ragazzo era chiaramente adirato. Β«Ti diverti a prendermi in giro o cosa?Β» chiese seccato. Β«Che roba era quella, si puΓ² sapere?Β»

Gareth si strinse nelle spalle e sorrise di sbieco come un conquistatore che contemplava le terre che aveva appena reclamato issandovi sopra un bello stendardo. Β«Ti ho semplicemente schiarito le idee. Visto che sei duro di comprendonio ho deciso di fare a modo mio e di risolvere per te i tuoi troppi dilemmi esistenziali.Β»

Quelle parole ebbero lo stesso effetto del cherosene su una fiamma. Β«Che razza di risposta sarebbe?!Β» sbottΓ² Dario.

«Voglio semplicemente dire», lo rimbeccò allora Herrick con insopportabile calma e altrettanto snervante nonchalance, «che non appena saremo tornati a Los Angeles, che tu decida o meno di licenziarti e andare a lavorare altrove, la sera dopo il ritorno tu uscirai con me. Sì, ti sto invitando fuori e no, non è un ordine. Voglio una possibilità e dopo cos'è appena accaduto rifiutare ti farebbe fare solo la figura del pagliaccio. Dubito tu voglia davvero scendere così in basso, no?»
Avrebbe riso di gusto se solo non avesse seriamente corso il rischio di farsi gettare giΓΉ dal parapetto e dritto nell'oceano da Carvajal che, indispettito e furibondo davanti alla sua sfacciata sicurezza, lo invitΓ² in maniera colorita ad andare al diavolo. Β«La prima cosa che farΓ² non appena avrΓ² intascato i soldi per Felipe e sarΓ² tornato nel mio appartamentoΒ», aggiunse irritato, Β«sarΓ  di bloccare il tuo numero e attendere la conferma delle mie dimissioni! E la seconda sarΓ  di lasciare tutto e andarmene in qualche isola sperduta dove non dovrΓ² piΓΉ vedere la tua dannata faccia del cazzo!Β»

Di nuovo Gareth non perse la calma. Β«Capisco. PerchΓ©, allora, te la stai prendendo tanto, addirittura da voler bloccare il mio numero e fare chissΓ  cos'altro? Se non ti importa niente di me nΓ© di tutto questo, allora ignorarmi sarΓ  un gioco da ragazzi. PerchΓ© arrabbiarti per un finto bacio, se te ne infischi del sottoscritto?Β» chiese, capendo subito dopo di aver zittito con uno sforzo minimo quel bisbetico pieno di complessi che aveva di fronte. Β«Dunque? Il gatto ti ha mangiato la lingua?Β» Non resistΓ© e sghignazzΓ² vedendo il giovane avvampare sul volto e gonfiare metaforicamente le penne per la stizza.

Β«Vaffanculo! Non sono tenuto a spiegarti un bel niente!Β»

Β«D'accordo.Β»

Β«E piantala di fare l'accondiscendente o ti sbatto come un tappeto!Β»

«Sto tremando, te lo garantisco.» Gareth non reagì né lo seguì quando dapprima il ragazzo si volse e sollevò il dito medio per terminare in bellezza la scaramuccia e poi, impettito, tornò sottocoperta sbattendosi dietro la porta. Aveva bisogno di tempo e lui glielo avrebbe dato. Se aveva inquadrato almeno un minimo Carvajal, sapeva che fra le sue molteplici sfaccettature caratteriali rifulgeva una spiccata tonalità d'orgoglio mista a testardaggine. Le persone orgogliose, in certi frangenti, sapevano essere oltremodo ottuse e disoneste nei riguardi di se stesse e ci voleva un po' prima che si decidessero a guardare in faccia la realtà e a capire che le cose, semplicemente, non sempre andavano come volevano loro.

Gareth aveva il vago sospetto che Dario, dicendo di voler cambiare lavoro, avesse voluto non solo compiere una scelta, ma anche cercare di scoraggiare lui in partenza. Se credeva che bastasse così poco a farlo desistere, tuttavia, aveva fatto male i conti.

Non si sarebbe arreso, non sapendo in cuor proprio che realizzare quanto aveva sognato ad occhi aperte fosse tutt'altro che impossibile. Una possibilitΓ  esisteva eccome, l'aveva riconosciuta all'istante quando Carvajal, anzichΓ© respingerlo, si era sciolto nella sua stretta e aveva ricambiato il bacio senza esitazione alcuna, quasi con aviditΓ . Purtroppo uno di loro non era ancora capace di far andare d'accordo la mente e il cuore e Gareth, ormai, era deciso a dargli una mano a risolvere il dissidio.

Chiuse con uno sbuffo sconsolato la pagina di internet brulicante di annunci e annunci che esprimevano il bisogno di questa o quest'altra azienda di nuova carne da macello e accettò la chiamata di FaceTime con un po' di riluttanza non appena notò che proveniva dal suo computer fisso rimasto a Los Angeles. Era ovvio che si trattasse di Felipe e che quest'ultimo fosse riuscito a indovinare, chissà come, la password del suo iMac. «Come cavolo ci sei riuscito?» esordì, provando invano a non suonare accusatorio e infastidito. Era geloso delle proprie cose e non gli andava tanto giù che suo fratello avesse la possibilità di frugare nella sua sfera privata. Non che avesse chissà cosa da nascondere, visto che in quel mucchio di circuiti conservava praticamente solo documenti inerenti al lavoro e fotografie scattate insieme a degli amici, ai parenti o alla sua ex-fidanzata, ma il succo rimaneva quello.

Felipe, dall'altro capo, sorrise di sbieco, uno scintillio divertito e furbesco negli occhi scuri. Β«Senza offesa, hermanito, ma non hai molta fantasia quando si tratta di scegliere una password. Sul serio, Dario... il nome del tuo gatto e la tua data di nascita? Quanti anni hai? Dieci?Β»

Dario alzΓ² gli occhi al cielo e borbottΓ² un'imprecazione a denti stretti. Β«Sta' zitto.Β»

«Comunque...» Felipe schiarì la voce. Appariva meglio di come il fratello minore l'aveva visto l'ultima volta che si erano parlati a quella maniera. «Volevo sapere come procedeva... insomma...»

Β«Come procede la pseudo tresca autolesionista e destinata alla rovina con il mio ex-capo? Procede.Β»

Β«Non fare lo stronzo e parla, dai.Β»

Β«Come sta Bailey, piuttosto? Mangia?Β»

Β«Non mettere in mezzo il tuo povero gatto e non usarlo come scudo.Β»

Β«E tu rispondi.Β»

Β«Ah, che palle! Sta benissimo! Mangia, dorme e non fa che raspare alla porta e miagolare di notte. Credo stia cercando in ogni maniera di scappare per venire da te a Santa Barbara, ma sei tu l'esperto in fatto di palle di pelo.Β»

Quelle parole fecero stringere il cuore al Carvajal piΓΉ giovane. Β«Povero Bailey. Devo mancargli un bel po'.Β»

Β«Puoi giurarci. E i primi giorni dopo la tua partenza era ancora peggio.Β»

«Grazie, Felipe, tu sì che sai come tirarmi su di morale. Non so cosa farei senza di te.»

Β«Poche ciance e andiamo al sodo: com'Γ¨ andata a finire con Barbarossa?Β»

«È andata a finire che si è messo in testa di invitarmi fuori non appena sarà terminato questo mese di teatrino. È convinto che mi piaccia, ma che io non voglia ammetterlo, e secondo lui dovrei rimanere a Starfield e continuare a lavorare lì. Ovviamente l'ho mandato al diavolo» snocciolò controvoglia Dario, roteando gli occhi. «Beh, perché quella faccia?» incalzò, innervosito dall'espressione di Felipe genuinamente interessata e concentrata.

Β«Non per rigirare il coltello nella piaga, ma...Β» Felipe si scompigliΓ² i corti capelli scuri. Β«Vorrei ricordarti che sei stato tu a fare il primo passo in quel senso. Insomma... mi sembra che lui non avesse compreso nell'accordo l'andare a letto insieme, no? E... beh... fino ad ora hai glissato sull'argomento, ma mi sembra chiaro che tu abbia le idee parecchio confuse e non ti stia affatto mostrando sincero con te stesso.Β»

L'altro Carvajal inarcΓ² un sopracciglio e finse di non capire. Β«Di cosa vai blaterando?Β»

Β«E va bene, va beneΒ» sospirΓ² il Carvajal piΓΉ anziano, raccogliendo metaforicamente le forze per chissΓ  quale sovrumana impresa. Β«Sei bisessuale, vero? Oppure sei gay fino al midollo come il nostro fratello in blu?Β»

Quella domanda fu come un dardo dritto al petto per Dario che, suo malgrado, non subito riuscì ad articolare una risposta appropriata. Da un lato era tentato di dire la verità a Felipe, di spiegargli tutto, ma dall'altra aveva paura. Non aveva fatto pace fino in fondo con quella scottante realtà e un piccolo frammento di lui ancora arrancava fra il guardarsi indietro con la tentazione di aggirare la questione e lasciarla a marcire in qualche pantano della mente o, invece, abbracciare quel lato di se stesso e convincersi che non fosse poi tutto questo gran male.

Deglutì a vuoto. «Non dirlo alla mamma» disse rauco, la voce che stentava a uscire dalla bocca. «Quando me la sentirò sarò io a dirglielo.» Non era ancora sicuro se fosse attratto sia dalle donne che dagli uomini o, invece, avesse una propensione ormai volta verso il suo stesso sesso di appartenenza. In ogni caso aveva il timore che sarebbe stato comunque difficile spiegare a sua madre che entrambi i suoi figli, per giunta gemelli, alla fine si fossero rivelati condividere non solo l'aspetto fisico e la voce, nonché la caparbietà, ma anche i gusti sessuali. Roba da film comico con sprazzi di demenzialità e tragedia, non c'era che dire.

Β«Porca puttana! Allora avevo ragione!Β» esclamΓ² Felipe battendo una mano sulla scrivania sulla quale poggiava l'iMac. Β«Lo sapevo! Cazzo, lo sapevo! Me lo sentivo nelle ossa!Β»

Dario strinse le labbra seccato. Β«Se non vuoi che sia io ad ammazzarti, Felipe, ti consiglio di tapparti la fogna.Β»

Β«Ma andiamo! PerchΓ© la mamma non dovrebbe saperlo, scusa? Non c'Γ¨ niente di male e ormai Γ¨ abituata ai coming out, no?Β»

«Beh, non è la stessa cosa, non stavolta!» sbottò il più giovane, ringraziando che la finestra della camera da letto fosse chiusa e che il resto della famiglia Herrick fosse fuori a godersi la mattinata soleggiata a bordo piscina. Gareth era uscito e stranamente era stato vago sul motivo per cui aveva voluto assentarsi. Non poteva promettere nulla di buono, poco ma sicuro. «La mamma puntava tutto su di me, specie dopo tutto quello che hai fatto tu! Le leggo da anni negli occhi che spera che almeno io riesca ad avere una vita felice, a sposarmi e ad avere dei figli, una bella casa e un lavoro stabile! Non credere che sia stato così semplice per lei fare i conti con la verità dopo che Dante ha fatto coming out!»

Lo terrorizzava parlare a sua madre di quell'argomento perchΓ© ricordava vividamente la reazione di quella donna risalente alla stessa sera in cui Dante aveva scelto di rischiare e dire loro che Godric, per lui, non fosse un semplice amico, ma il suo fidanzato da ormai diverso tempo: lei si era messa a piangere e a gemere esclamazioni in spagnolo, si era fatta il segno della croce e si era coperta il viso mentre singhiozzava come una bambina. Non era stato affatto bello. Per niente. Lei e Dante, dopo quella sera, per un po' si erano evitati con cura e solo dopo due lunghi mesi di riflessione Fedra aveva fatto riunire di nuovo la famiglia al completo, Lisa e Felipe compresi e accompagnati da Miguel ancora in fasce, per mettere in chiaro le cose e dimostrare a Dante che in fin dei conti poco importava chi frequentasse e con chi andasse a letto. L'importante, aveva specificato la donna, era che fosse in pace con se stesso e felice. Da allora la situazione era migliorata un po' alla volta fino ad arrivare allo stadio attuale di rinnovata armonia.

Eppure da un lato Fedra, chiaramente, si augurava di divenire un giorno la suocera di una donna con la testa sulle spalle e innamorata follemente del suo terzo figlio, quello che ancora, malgrado una carriera solida e un brillante futuro davanti a sΓ©, non era riuscito a ottenere ciΓ² che realmente contava, secondo tanti, nella vita: l'amore.

A ogni loro incontro non mancava mai di chiedere a Dario se avesse fatto nuove amicizie, se avesse conosciuto qualche persona, anzi ragazza, interessante e, ancora, se avesse per caso intenzione di fossilizzarsi nel lavoro e nella ricerca della ricchezza a discapito del sogno di avere una famiglia tutta sua. Era rimasta molto male quando lui e Leah si erano lasciati, specialmente perché si era affezionata a quella ragazza, ma aveva dovuto purtroppo fare i conti con la realtà e capire, alla fine, che fosse stato meglio per entrambi così.

Dopo suddetta delusione era tornata alla carica, agguerrita come non mai nel ricordargli che voleva piΓΉ nipotini possibili prima di incontrare il Creatore, atteggiamento che sottoponeva Dario a un costante stato di ansia ogni volta che Fedra prendeva a tampinarlo e a ripetergli che di quel passo sarebbe andato nella tomba solo come un eremita. Certo, ricco e benestante, ma solo, e questo, diceva Fedra, non andava assolutamente bene.

Β«Io credo che tu la stia buttando troppo sul tragicoΒ» fece Felipe, riportandolo al presente. Β«Insomma, Dante Γ¨ stato il suo battesimo del fuoco. Adesso sono di nuovo in buoni rapporti, no? E comunque...Β»

Β«Non Γ¨ la stessa cosaΒ» lo interruppe Dario, caparbio. Β«Non prendiamoci in giro, Felipe.Β»

«A mio parere sbagli, ma se anche fosse come dici... che male ci sarebbe?» insisté il maggiore dei Carvajal con una sorprendente dose di spontaneo smarrimento. «Finché non si frequentano cattive compagnie come ho fatto io, a mio parere, non c'è nulla di male a essere ciò che si è. So di non essere la persona più indicata per darti consigli su questo o quest'altro, ma fidati della parola di uno che pur di piacere a dei sedicenti amici è stato disposto a finire al riformatorio e poi in galera. Tutto solo per il terrore di restare da solo e di far capire a quella gente che in fondo non mi piaceva comportarmi male e gettare vergogna sulla mia famiglia. Io sono un delinquente, Dario, lo so bene e non me ne vanto. Rimpiango di non aver fatto scelte migliori, ma fidati quando ti dico che se ti ostinerai a essere ciò che non sei, poi alla fine te ne pentirai. Convivere con te stesso non è così semplice, specie se non riesci a essere sincero neppure su questioni così banali. C'è di peggio al mondo dell'essere gay o bisessuale, non pensi? Non è una cosa brutta. Va bene così, se ti fa sentire in pace e libero. Non solo va bene così, ma è bello.»

Dario non seppe bene cosa dire o come reagire di fronte a quell'accesso di onestà e di vaga saggezza del fratello. Non se l'era aspettato, non da Felipe. «Mi spaventa sentirmi come mi sento ogni volta che mi è vicino» ammise con un filo di voce. «Da un lato mi sento quasi succube di Gareth, capisci? Fa una cosa e io glielo permetto, come se non avessi volontà. Mi bacia per mettermi alla prova e io ci casco in pieno, addirittura sono lì lì per ricambiare e mi incazzo quando scopro che voleva fare un bislacco esperimento. Mi arrabbio e dimentico che è tutta una messinscena. Abbiamo parlato, giorni fa, e deciso di dare l'uno una possibilità all'altro, ma non riesco a lasciarmi andare e a dimenticare perché mi trovo qui e cosa ha fatto incrociare le nostre vite. Dice di fare sul serio, di voler davvero conoscermi meglio, frequentarmi, ma ogni volta che vorrei credergli mi assale la paura che voglia fregarmi e basta, raggirarmi.»

Non sapeva piΓΉ cosa fosse reale e cosa invece non lo fosse affatto. Non lo sapeva piΓΉ e l'atteggiamento di Gareth gli mandava il sangue alla testa e lo confondeva, anzichΓ© aiutarlo a fare chiarezza nei propri pensieri.

Felipe lo squadrΓ² in silenzio, poi: Β«Qualche rischio bisogna correrlo nella vita, hermanito. Non puoi sempre giocare in casa e a difese spianate. Voglio dire... se ci si accontenta sempre delle stesse cose, allora non ha senso tirare a campare. Penso che bisognerebbe lasciare il mondo piΓΉ ricchi di come ci si Γ¨ arrivati, eccoΒ».

Dario si accigliΓ². Β«Chi sei tu e cosa hai fatto al mio fratello maggiore scapestrato?Β»

Β«Fottiti. Sei la creatura piΓΉ anticlimatica, intrattabile, antipatica e noiosa che abbia mai conosciuto.Β»

Β«E tu sembri aver ingoiato un libro di poesie. Facciamo a gara a chi sembra messo peggio?Β»

Β«Beh, dico davvero, poesie o no. Ti dico davvero di rischiare, anche a costo di fallire. Cos'hai da perdere, dopotutto? Male che vada ti troverai un altro lavoro, bene che vada forse riuscirai a fare quello che davvero ti piace e in piΓΉ avrai vicino una persona che ti apprezza per ciΓ² che sei. A te non piace stare da solo, e non fare quella faccia. L'ho visto la sera in cui sono venuto da te per parlarti di quella storia dei soldi, Dario. Ti ho visto venire verso la porta del tuo appartamento e non sembravi granchΓ© felice alla prospettiva di rincasare e venire accolto solo dal tuo gatto e dal silenzio. Eri col morale a terra e uno come te non puΓ² essere triste per sempre. Non lo meriti, chiaro?Β»

Per la seconda volta Felipe disse qualcosa che colpì metaforicamente Dario allo stomaco: aveva pronunciato una frase molto, molto simile a quella che Gareth, solo un giorno prima, aveva articolato.

«Devo... devo andare, adesso» mormorò. «Salutami Bailey e continua a stare lontano dai guai e al sicuro in casa mia. Chiamami se hai problemi.» Non attese la risposta di Felipe e pose fine alla chiamata, chiuse il laptop e rimase lì, steso supino sul letto, a fissare il vuoto per diversi minuti. Solo quando udì bussare alle porte della camera si riscosse e diresse gli occhi in tale direzione, giusto in tempo per scorgere Gareth entrare, avvicinarsi e sedersi sul bordo del giaciglio. Qualcosa in lui appariva strano e il motivo, ben presto, fu chiaro al ragazzo: nascondeva qualcosa fra le braccia incrociate. Qualcosa che, appena le dischiuse un po' e con delicatezza, fece restare di sale Carvajal ed esordì gnaulando con voce argentina: una piccola palla di pelo color carbone e dai tondi occhi gialli che, come fu adagiata sulle coperte, si guardò attorno mentre continuava a miagolare e poi si concentrò su Dario, squadrandolo con curiosità e sospetto al tempo stesso. Il micetto non doveva avere che un paio di mesi di vita.

Β«Al rifugio dove sono andato non lo voleva nessuno per via del colore del suo manto. Mi stupisce che ancora un bel po' di gente creda alla storia che i gatti neri portino sfortunaΒ» disse Gareth con un sorriso storto. Β«Ha un bel caratterino e ho pensato che si sarebbe trovato bene con un suo pari.Β»

Il ragazzo non resse oltre e cedette all'impulso di prendere delicatamente fra le mani il gattino e coccolarlo finchΓ© la creaturina, capendo che non aveva brutte intenzioni, si rilassΓ² nella sua presa e iniziΓ² a fare le fusa con rumoroso e buffo rigore. Sembrava il motore di un minuscolo motoscafo.

Β«Sei spregevoleΒ» biascicΓ² Dario. Β«Corrompermi con questo batuffolo!Β»

Β«In realtΓ  Γ¨ un'offerta di paceΒ» precisΓ² Gareth. Β«E comunque Γ¨ un amico in piΓΉ per te.Β»

Dario soffocΓ² una debole risata. Β«Bailey mi sfratterΓ  dopo questa, poco ma sicuro.Β»

Β«Nah, soffierΓ  per un po' al batuffolo, lo osserverΓ  da lontano e poi alla fine non resisterΓ  alla tentazione di distruggere il tuo appartamento insieme al piccoletto.Β»

Β«Quasi quasi rinuncio ai soldi e mi tengo solo lui.Β»

Herrick sospirΓ² tra sΓ©. Β«Tutti i soldi del mondo non sostituiranno mai l'affetto dei nostri amici a quattro zampe. Su questo devo darti ragioneΒ» sentenziΓ², per poi tacere, come se esitasse ad aggiungere dell'altro. Β«Bailey e il batuffolo sono due nanerottoli fortunati, non c'Γ¨ che dire.Β» Fece per alzarsi, ma Dario, reggendo con l'altro braccio il micetto, lo prese per un braccio per fermarlo. Β«Resta. Dobbiamo parlare.Β»

Β«Mi pareva di aver giΓ  detto tutto quello che dovevo.Β»

Β«Beh, io invece no, perciΓ² resta e stammi a sentire, va bene?Β»

Gareth si convinse e annuì. «Prego, allora.»

Il giovane Carvajal esitò. «Hai ragione. Sai... sul fatto che sono più solo di quanto riuscirei mai ad ammettere con me stesso. Sono solo e fa schifo. All'inizio non mi pesava, quando sono andato a vivere per conto mio e tutto il resto, ma poi... dopo aver rotto con la mia ultima ex... un po' alla volta ho capito che era cambiato tutto, che la solitudine non era più piacevole come una volta. Che il silenzio fosse certe volte intollerabile.» Una pausa. «È vero, mi rattrista. Sono amareggiato, incazzato e deluso da me stesso. Ho mandato a monte la mia vita sentimentale e poi anche quella lavorativa, la stessa per cui ho sacrificato tutto: ore che avrei potuto donare alla mia fidanzata, alla mia famiglia, persino al mio gatto. Ore che non torneranno mai e di cui sento il peso sulle spalle ogni singolo giorno. Mi sento alla deriva, inutile negarlo, e ora... ora ecco che tu, di colpo, appari in mezzo alla tempesta e mi spergiuri di poter essere forse il fantomatico scoglio al quale aggrapparmi per non essere trascinato via dalla corrente. Mi destabilizza, ma alla fine so di non aver più un granché da perdere. Male che vada, non potrei mai sentirmi peggio di come mi sento da un po' di tempo a questa parte. Pensavo di avere tutto e invece, a conti fatti, non ho niente. Non so se tu sia la persona più adatta per risolvere questo problema, se io mi stia solo illudendo e se alla fine tu deciderai di gettarmi via come una bambola usata, ma... sento che chiudermi a priori a riccio sarebbe come sputare in faccia alla possibilità di cancellare la solitudine che sento. Malgrado tutto, per quanto io mi trovi qui per motivi non proprio nobili, non mi sono mai sentito solo in tua compagnia. Anche se magari lo facevi per mantenere le apparenze davanti alla tua famiglia, tu eri lì a stringermi una mano e a a darmi sicurezza. Mi hai fatto capire che non ero da solo in questa storia e che eravamo in due a trovarci in balia della situazione.» 

SospirΓ² e sfiorΓ² la testolina al micetto con l'indice.Β 

Β«Quello che voglio dire Γ¨ che... se per te va bene... potremmo uscire insieme prima della fine di questa settimana. Da soli, intendo. Vedere come va e senza dover recitare una parte.Β» Che volesse ammetterlo o no, Felipe non aveva poi tutti i torti e per una volta sembrava nel giusto piΓΉ di quanto lo fosse lui. Magari avrebbe dovuto semplicemente smettere di pensare alla reazione che sua madre avrebbe avuto nel caso lui avesse avuto il coraggio di dirle la veritΓ  e lasciar andare per un po' le briglie della vita per vedere dove il libero arbitrio puro e semplice lo avrebbe condotto.

Forse sbagliava a voler controllare tutto, fino all'ultimo istante, della propria esistenza. Come se poi servisse a qualcosa programmare, decidere e farsi mille idee su ciΓ² che avrebbe portato il domani...
La vita era troppo breve, fragile e imprevedibile, troppo soggetta a continue metamorfosi, per rimanere rinchiusa dentro ben precisi confini. Era come voler imbottigliare l'oceano: inutile e stupido.

«Ti ho detto di non vedere niente quando penso a me stesso fra cinque anni a venire. Vorrei che questo cambiasse e... n-non lo so... magari... in un modo o nell'altro tutto quello che è successo, in qualche maniera, è servito a darmi uno scossone. Forse è una traccia da seguire, per quanto strampalata e dalle bizzarre premesse, e in qualche maniera ci saremmo ritrovati comunque a questo punto, a condizionarci a vicenda l'esistenza per cambiarla. Magari in meglio, magari in peggio, non lo so.» Capendo di star decisamente parlando troppo e a ruota libera, Dario si chetò e si concentrò sul gattino ancora senza nome che scivolò via dalla sua presa e trotterellarò, con l'andatura che ricordava quella buffa di un anatroccolo, dritto verso uno dei cuscini sopra il quale, sbadigliando e stiracchiandosi, finì per acciambellarsi e assopirsi.

Il ragazzo, dunque, di nuovo guardΓ² Herrick che non aveva ancora risposto al suo lungo, e forse un po' confusionario, monologo. Si accorse che l'uomo lo fissava come se fosse ormai deciso a scandagliare ogni singolo frammento della sua anima. Alla luce del sole che filtrava dalle tende alle finestre i suoi occhi azzurri parevano ancor piΓΉ chiari e brillanti.

Β«Cosa?Β» incalzΓ² infine Dario, un po' innervosito.

Β«Hai l'aria di aver cambiato ideaΒ» decretΓ² infine Gareth senza usare un tono accusatorio. La sua fu una semplice e prevedibile affermazione.

«Forse è così.»

Β«E cosa te l'ha fatto fare?Β»

Carvajal resistΓ© all'impulso di alzare gli occhi al cielo e si impose di restare calmo e, piuttosto, di capire il sottile scetticismo di Herrick. Β«Poco fa ho parlato con mio fratello. Felipe, intendo. Per tanti anni l'ho considerato uno stronzo con la testa piena di segatura, ma oggi... devo dire che ha dimostrato di averlo eccome un cervello. Forse piΓΉ di me. Secondo lui mi faccio troppi problemi e dovrei correre qualche rischio nella vita, io che preferisco da sempre andare sul sicuro ed evitare le sorprese, belle o brutte che siano. Odio ammetterlo, ma penso che abbia ragione, per una volta nella sua vita. Non posso controllare tutto quanto e non sempre le cose vanno come ci aspettiamo che vadano. A volte una cosa accade e basta e... conviene semplicemente accettarla per com'Γ¨ e provare a trarne il meglio, suppongo.Β»

Gareth parve gradire la sua sincerità. «Senti... sono il primo a volere che tutto sia esattamente come desidero. Mi piace che ogni cosa sia precisa e inappuntabile, ma ultimamente ho imparato a essere aperto agli imprevisti e alle sorprese, e a convincermi ad aprirmi all'ignoto è stato l'aver trascorso del tempo con te. Tempo che aveva un significato, in un modo o nell'altro. Prezioso. Tempo che non rimpiango affatto di aver speso, in tutta franchezza.» Fece una pausa, non del tutto certo di voler dire tutto fino in fondo, ma alla fine lo fece, scelse di essere onesto e aggiunse: «Magari per te sarà folle e da masochisti, ma col senno di poi... sono contento di averti sorpreso davanti alla mia cassaforte. Ottima mossa quella di aver ribaltato la frittata e risposto alla mia minaccia con una altrettanto rischiosa. È ciò che avrei voluto vederti fare dal primo giorno in cui hai iniziato a lavorare per me: tirare fuori gli artigli, reagire. Una delle mie tante fissazioni è l'esser circondato da persone forti che non hanno paura di niente e di nessuno. Persone che sanno correre dei rischi anche a costo di dare scandalo. Vorrei solo averti spronato nel modo giusto invece di limitarmi a fare il tiranno e a sommergerti di fatica.»

«Il mondo del lavoro è così, però» lo rimbeccò Dario. «Insomma... è una lotta costante fra squali, no? La colpa è di chi non impara a mordere come si deve gli altri e a difendersi dai loro attacchi.»

Β«Le cose non dovrebbero andare a questa maniera. Bisognerebbe aiutarsi a vicenda e invece ci limitiamo a trascinare giΓΉ il prossimo per superarlo e arrivare per primi al traguardo. Ero io a essere in torto, non tu.Β»

Β«Chi pecora si fa, il lupo se lo mangia, diceva mia nonnaΒ» concluse il ragazzo con una stretta di spalle. Β«E comunque faticare mi Γ¨ servito a qualcosa. Paradossalmente mi Γ¨ stato d'aiuto quando sono tornato single e l'unica ragione valida per tornare a casa era dar da mangiare al mio gatto o badare per un po' a mio nipote. PiΓΉ lavoravo e meno pensavo a quanto fosse deprimente la mia esistenza.Β»

Gareth lo squadrΓ². Β«Lo pensi ancora?Β»

Β«NahΒ» sogghignΓ² appena Carvajal. Β«Ora penso solo che sia un totale casino, ma posso conviverci. Morivo comunque dalla noia, perciΓ², a conti fatti, Γ¨ stato un bene ricevere uno scossone.Β» Si mordicchiΓ² il labbro inferiore e scoccΓ² un'occhiata al micetto che ora giaceva sul cuscino con la pancia all'aria e aveva un'aria assai beata. Β«Devo trovargli un nome. Suggerimenti?Β»

Β«Niente da fare. Sono negato a trovare nomi a chicchessia!Β»

Β«Non sei affatto d'aiuto, questo Γ¨ certo.Β» Dario osservΓ² con cura il gatto in miniatura. Β«Goliath.Β»

«Goliath?» rise Herrick di gusto. «Ma andiamo! È uno scricciolo!»

Β«Beh, crescerΓ , no?Β»

Β«Non Γ¨ una pantera!Β»

Β«Come ti pare. A me piace.Β»

Gareth sollevΓ² le mani in segno di resa. Β«Il gatto Γ¨ il tuo!Β»

«Sì, infatti» incalzò puntiglioso Carvajal, riducendo a fessura gli occhi. «E io almeno ci ho provato a dargli un nome» concluse sussiegoso. Notando l'espressione dell'altro, inarcò un sopracciglio. «Perché mi guardi così?»

Il rosso non rispose e scivolò in avanti, azzerando la distanza fra di loro. «Voglio fare una cosa, ma non devi muoverti» sussurrò. Gli prese il viso tra le mani e dopo averlo passato in rassegna come se si fosse trovato di fronte a un'opera d'arte di rara bellezza, posò le proprie labbra sulle sue e, proprio come giorni prima, quando si trovavano sullo yacht, non incontrò resistenza alcuna. Se davvero era avvenuto un cambiamento, uno di quelli veri e importanti, allora era con sollievo e una punta di speranza che lo avrebbe accolto. Speranza di veder realizzarsi il sogno a occhi aperti che a fatica aveva confidato allo stesso ragazzo che in quel momento stava baciando. Quel futuro era possibile, lo sapeva, se lo sentiva, e da lì in avanti avrebbe ingaggiato una strenua lotta con ogni mezzo a sua disposizione per vederlo concretizzarsi. 

Β«Sai... un po' mi mancherΓ  questo posto.Β» Dario distolse lo sguardo dall'oceano che avanzava e retrocedeva lentamente sul bagnasciuga poco distante da loro e lo posΓ² su Gareth che sedeva accanto a lui. Β«Non la casa in sΓ© per sΓ©, ma Santa Barbara.Β» A lungo andare si era reso conto di non esser fatto fino in fondo per il lusso e l'agio allo stato puro e a casa degli Herrick ci si sentiva catapultati in una realtΓ  dove qualcun altro si occupava di cose basilari come preparare i pasti, tenere in ordine la casa e via discorrendo, e lui non era abituato a un simile stile di vita. La diceva lunga che avesse finito per legare, in un certo senso, molto di piΓΉ con Agnes che con la famiglia di Gareth. PiΓΉ di una volta si era sentito una sorta di cane meticcio che disperatamente si era sforzato di somigliare a un esemplare di razza pura e con tanto di pedigree, e non era stato granchΓ© piacevole.

Certo, la famiglia di quell'uomo, escluso Lorcan, era in sΓ© per sΓ© piacevole e affabile, ma continuava ad avere la sensazione che per quanto impegno impiegasse nel tentare di essere all'altezza dei propri interlocutori, non fosse mai abbastanza per ricolmare l'invisibile fossato che li separava socialmente.

Forse era vero quel che pensavano certuni: i ricchi erano ricchi e li si riconosceva all'istante, e non c'era verso di farsi passare per uno di loro se non si era nati come tali.

Pur avendo deciso di dare una possibilitΓ  a qualunque cosa ci fosse fra lui e Gareth al momento, non poteva non domandarsi come sarebbe stata la sua vita se tutto fosse andato in porto e, magari, si fossero messi assieme. Ripensava all'incubo in cui aveva sognato di essere rinchiuso in una gabbia dorata e a fronte degli ultimi eventi le due cose parevano quasi essere connesse fra di loro.

Β«Beh, il paesaggio Γ¨ nettamente migliore, te lo concedoΒ» disse Gareth riportandolo al presente. Β«Comunque potrai sempre tornare a Santa Barbara quando vorrai, no? Nulla te lo impedirebbe.Β»

Il ragazzo si mordicchiΓ² il labbro inferiore e si strinse nelle spalle. Β«Magari in vacanza. Non penso riuscirei a trasferirmi qui in modo permanente. Insomma... a Los Angeles ho la mia famiglia, amici e tutto il resto. Non credo sarei capace di lasciarmi alle spalle ogni cosa.Β»

Β«Vuoi loro troppo bene per abbandonare una cittΓ  che pur non piacendoti, resta pur sempre la tua casa. Lo capiscoΒ» commentΓ² Gareth. Β«Tuttavia... a un certo punto dovremmo fare delle scelte che vadano incontro ai nostri personali desideri e compierle senza per forza sentirsi degli egoisti.Β» Con la coda dell'occhio vide Carvajal esitare e fissare la sabbia senza realmente badare ad essa.

«Una decina d'anni fa credo che avrei lasciato tutto quanto su due piedi per trasferirmi qui e trovare in un modo o nell'altro la mia strada» confessò il ragazzo. «Ho sempre voluto bene alla mia famiglia, questo è vero, però... ci sono state delle occasioni in cui me ne vergognavo. Non solo per via di Felipe e dei suoi numerosi problemi, ma... odiavo essere povero e non avere accesso a tante altre cose che invece, per molti miei coetanei, erano del tutto normali e a portata di mano. All'epoca ero sempre più ossessionato dal terminare gli studi il prima possibile, andare all'università e poi trovarmi un lavoro per fare soldi. Erano quelli il mio principale obiettivo. Volevo farne a palate perché non ne avevo, a diciassette anni, e me ne vergognavo come se fosse stata una colpa della mia intera famiglia, un qualcosa che ci eravamo andati a cercare, anche se non era affatto così. Alla fine, però, non è cambiato granché: i soldi sono arrivati, come ovviamente sai, ma un po' alla volta ho capito che non potevano risolvere tutti i miei problemi. Ho capito che in realtà non valevano niente e a distanza di dieci anni mi vergogno, adesso, di aver certe volte detestato la mia vita. Mia madre e mia nonna hanno fatto del loro meglio con i pochi mezzi che avevano e avrei solo voluto capirlo sin da allora invece di essere un ragazzino superficiale e invidioso di ciò che avevano i miei compagni di scuola.» 

Aveva iniziato a disegnare con una mano forme astratte sui dorati granelli di sabbia.Β 

«È anche per questo, in parte, che non voglio allontanarmi troppo dalla mia famiglia. Personalmente mi sento in dovere di rimediare ai brutti pensieri che nutrivo all'epoca nei riguardi di chi mi stava vicino. Ho sprecato tanti momenti preziosi perché ero troppo occupato a pensare a ciò che non avevo, quindi... non voglio fare di nuovo lo stesso errore. E poi... beh... mia madre è rimasta da sola e continua a invecchiare. Ho avuto solo lei e mia nonna e voglio fare tesoro del tempo che mi rimane a disposizione con la mamma per starle vicino come lei faceva con me.» Si strinse nelle spalle. «Magari è un discorso assurdo e contorto, però... per tutto questo penso di poter rinunciare a queste magnifiche spiagge. In fin dei conti Los Angeles non sarà il massimo, ma è pur sempre casa mia e laggiù so dove andare quando ho bisogno di vicinanza e di affetto. Se uno di loro ha bisogno di me, proprio com'è accaduto con Felipe, io sono lì, facilmente reperibile, e questo mi rasserena.»

Gareth lo aveva ascoltato in silenzio e con vivo interesse. Purtroppo o per fortuna non poteva capire appieno quel che doveva esser passato per la testa di un Dario diciassettenne all'interno di una famiglia con limitate risorse finanziarie, lui che era nato e cresciuto circondato dall'agio e dal benessere, ma capiva alla perfezione quel sentimento di amore e odio al tempo stesso che di tanto in tanto il ragazzo aveva provato. Per lui era stato lo stesso con la sua famiglia dalle alte aspettative e per la quale avere successo in ogni campo era la norma, non una semplice aspirazione. Poche volte gli era capitato di tornare a casa dal collegio dove aveva studiato per tutta l'infanzia e l'adolescenza con risultati che magari non avevano soddisfatto i suoi genitori, in particolare suo padre, e quando era accaduto Lorcan non si era fatto troppi scrupoli nel punirlo per l'insuccesso. Era uno di quelli ancora fermamente convinti che non vi fosse metodo migliore per spronare un figlio a fare di meglio del prenderlo a ceffoni o umiliarlo in qualsivoglia maniera, poco importava quanti studi scientifici e sondaggi di ogni tipo, quanti psicologi ed esperti avessero smentito una visione così retrograda.

Lui, personalmente, aveva solo imparato a detestare suo padre e a reagire con atti di sfida e ribellione. Le botte, anzichΓ© spronarlo, lo avevano in un certo senso incattivito e indurito, non di certo reso piΓΉ ubbidiente e diligente.

Era stato proprio in quegli anni che pian piano si era reso conto di dover scegliere da solo quale strada percorrere e di non dover tirare avanti col solo scopo di impressionare i suoi genitori e fare sempre quel che gli veniva detto di fare.

L'unica con la quale era andato pressochΓ© sempre d'accordo era Maeve della quale aveva preso le sue parti, soprattutto quando lei aveva deciso di sposare Travis malgrado Lorcan si fosse espresso contrario alla cosa per motivi, a suo parere, sacrosanti.

Il tempo, dopotutto, non dava ragione a chi viveva nel passato e non voleva saperne di adeguarsi al presente.

«Beh... se le cose stanno così... voglio tu sappia che se mai avessi bisogno di una spalla su cui piangere, oltre alla tua famiglia dovresti prendere in considerazione anche qualcun altro. Comunque vadano le cose fra noi... mi piacerebbe poter un giorno fermarmi e rendermi conto di esserti amico, di poter esser visto come qualcuno sul quale contare nei momenti bui.»

Ancora una volta poté bearsi del dolce sapore della speranza, di quel qualcosa nell'aria che rendeva l'atmosfera fragrante e colma di possibilità non appena vide il ragazzo sorridere appena, ma farlo in maniera sincera e spontanea. In un certo senso si sentì per la prima volta davvero ricco e in possesso di qualcosa di prezioso mentre guardava negli occhi Carvajal e vedeva quest'ultimi scintillare come scure e benevole perle di sorpresa e interesse. Gradita sorpresa.

Β«Non sarebbe male, a pensarci beneΒ» concesse Dario. Β«Dopotutto... penso che prima ancora di provare qualunque cosa per una persona, il primo passo sia volerle bene. Davvero bene. Quindi... non sarebbe male guardarti e sapere di provare per te affetto. Non sei terribile come ti dipingevo fino a tempo fa e comunque nessuno Γ¨ perfetto.Β» Fece spallucce. Β«Ammetto che avermi affidato Goliath abbia migliorato nettamente la tua posizione. Almeno so che mi conosci un minimo da sapere che adoro i gatti.Β»

All'orizzonte il cielo era ormai in fiamme, di uno sgargiante arancio sfumato d'oro e porpora mentre incorniciava l'incandescente sole che pian piano andava congedandosi e svaniva alla loro vista.

Il ragazzo schiarì la voce e parlò subito dopo essersi preso il tempo di accendersi una sigaretta. «Uhm... riguardo a stasera... non so bene come dovrò comportarmi, perciò vedi di non sparire e di starmi vicino. Non sono abituato alla gente altolocata e non mi va di mandare tutto a puttane proprio quando siamo quasi arrivati alla meta.» Continuava a pensare che l'idea di dare una sorta di piccola festa con amici di famiglia e persino colleghi di Lorcan, nonché di Gareth stesso, fosse stata proprio di Herrick Senior e se era così ben presto si sarebbe premurato di imparare qualche rudimento di voodoo per farla pagare a quel vecchio bastardo.

Avrebbe dovuto fare attenzione a cosa avrebbe detto e a come lo avrebbe fatto per non mandare all'aria gli sforzi compiuti fino ad allora. Se gli Herrick erano influenti almeno un terzo di quel che ne sapeva lui, erano previsti ospiti importanti, addirittura potenti, e il rischio di fare pessime figure era altissimo.

Gareth lo squadrΓ². Β«Ma andiamo! Fosse la prima volta che partecipi a eventi del genere! Sai bene cosa fare e non fare.Β»

«Tranne per il fatto che in passato a nessuno dei presenti importava qualcosa del tuo segretario che ti correva dietro come un cagnolino ubbidente per ricordarti i nomi degli invitati e i loro retroscena in modo da non sfigurare in loro presenza. È diverso, Gareth, e in tutta franchezza mi sento come un pezzo di carne appeso a un amo sopra una vasca di coccodrilli. Non so se rendo l'idea.»

Herrick sospirΓ². Β«Sii te stesso, d'accordo? Sei capace di comportarti in base a ciΓ² che richiede una situazione, quindi sta' sereno e adotta un atteggiamento naturale.Β»

Il giovane sbuffò, affatto convinto e profondamente insoddisfatto dell'atteggiamento superficiale di Gareth. Sembrava quasi che lui si stesse preoccupando per un nonnulla. «Cavolo, quante manfrine! Neppure fosse un ricevimento prima di eventuali nozze, Cristo santo! Non so cosa passi per la testa a tuo padre, ma non mi garba e secondo me sta tramando qualcosa. È troppo tranquillo negli ultimi giorni. Sornione, anzi, e non mi piace.»

Β«Secondo me dovresti rilassarti e lasciarlo perdere. Andiamo! Cosa mai potrΓ  voler tramare?Β»
Β«Ti faccio un elenco in ordine cronologico o alfabetico delle sue possibili ragioni per mettermi in imbarazzo davanti alla crema della California e dintorni?Β»

Β«Beh, se anche fosse, so che la sua Γ¨ una battaglia persa a prescindere. Non sei uno stupido nΓ© uno sprovveduto senza cervello. AndrΓ  tutto liscio, fidati!Β»

Β«Bada che le tue non si rivelino le ultime parole famoseΒ» borbottΓ² con tono sepolcrale Dario. Β«E che finisca tutto in fretta, di grazia. Non mi piace agghindarmi come un albero di natale ogni santo giorno e mi fai sempre indossare abiti succinti!Β»

Β«Al tuo posto me ne vanterei. Ti stanno da Dio, scomodi o meno.Β» Gareth si frenΓ² in tempo dall'aggiungere che tuttavia, a parer suo, il ragazzo stesse ancora meglio al naturale, ovvero senza alcuna barriera di stoffa fra sΓ© e il mondo circostante. Meglio ancora, poi, se nel suo letto, fra le sue braccia. L'ottava meraviglia del Creato.

Lo pensΓ² e basta perchΓ© temeva, altrimenti, di venire frainteso, di farsi ripetere da lui che avesse troppo a cuore l'apparenza fisica e troppo poco, invece, quanto si celava dietro di essa. Sorrise di sbieco vedendo un accenno di vago rossore sulle gote di Carvajal. Β«Fai tanto il duro e poi ti ci vuole un niente per arrossire come una scolaretta. Sei una sagoma.Β»

«Chiunque arrossirebbe davanti a certi complimenti sbilenchi!» Il giovane gettò la sigaretta ormai terminata nel bicchiere di plastica vuoto dove fino a mezz'ora prima v'era stato del caffè ghiacciato shackerato, rigorosamente, con del latte di cocco. Non gettava mai via le sigaretta dove gli capitava. Lo trovava da maleducati e, peggio ancora, irrispettoso nei riguardi dell'ambiente. «Beh... sarà meglio tornare. Non penso sarebbe un bene presentarci alla festa all'ultimo secondo.»

Visto che la spiaggia distava davvero poco dalla villa si erano recati laggiù a piedi e sempre così fecero ritorno a casa. Appena furono saliti al piano di sopra, dopo aver dato una breve occhiata sia all'esterno che all'interno per osservare il lavoro minuzioso di Agnes nel decorare tutto in vista dell'evento, il ragazzo esitò sulla porta del bagno e, alla fine, si volse e disse tutto d'un fiato: «Fai il bagno con me».

Gareth, il quale si era preso un sorso d'acqua dal bicchiere che si era portato dietro, quasi si strozzò e tossì. «Cosa?» gracchiò stralunato. Non se l'era aspettato, nossignore.

Dario sbuffò tra sé, impaziente. «Oh, andiamo, Mufasa! Mi hai sentito! Sì o no?»

«Uhm... io... cioè... insomma...»

Β«Non biascicare.Β»

Β«PerchΓ©? Voglio dire...Β»

«Perché sono teso come una corda di violino, punto primo. Punto secondo: ti desidero, va bene? So che non ha senso, ma le cose stanno così. Prendere o lasciare, papino.»

Qualcosa nel modo in cui il ragazzo l'aveva appena definito fece sentire Gareth strano, ma non in senso negativo. Deglutì. «Ti... ti raggiungo subito» replicò infine, rauco.

Per un secondo gli parve di intravedere sul viso di Carvajal un sorrisetto beffardo prima che sparisse oltre la soglia del bagno.

L'uomo fece un respiro profondo. PerchΓ© era nervoso? Soprattutto: perchΓ© aveva la tentazione diabolica di prendere di peso il ragazzo e trattenerlo in quella stanza per tutta la notte fra una sessione e l'altra di prodezze erotiche, anzichΓ© presenziare con lui a una festa?

SorseggiΓ² quel che rimaneva dell'acqua, poi, con le mani che gli tremavano, si sbottonΓ² la camicia e si privΓ² della cintura, gettando ambedue le cose sul letto con noncuranza e raggiungendo infine Dario. Vide che era giΓ  entrato nella spaziosa vasca dalla quale proveniva un inebriante aroma d'agrumi. Aveva i capelli giΓ  belli che bagnati e se li era ravviati all'indietro lasciando del tutto libero il viso, cosa che lo faceva somigliare a un provocante tritone risalito dagli abissi per tentarlo appositamente e trascinarlo a fondo, chissΓ  dove nel cuore dell'oceano. Gli mancava solo un'iridescente coda di pesce per completare il quadretto, diamine.

«Beh? Resti lì come un tronco di pino o entri?»

Gareth si riscosse e borbottando tra sé una mezza imprecazione fece per adoperarsi nel togliersi i pantaloni, ma il ragazzo si sporse con le braccia e gli bloccò le mani. Della morbida e profumata schiuma, nel processo, finì per gocciolare e depositarsi sui pochi gradini coi quali si poteva scendere nella vasca.

Herrick, spasmodicamente teso e in preda a una specie di torpore dei sensi, non osΓ² muovere un muscolo e attese.

Β«Ti aiuto io.Β»

Non dirmi che vuole fare quel che penso voglia fare.

«C-Come mai sei così zelante, oggi?» domandò a fatica il rosso.

Dario sollevò lo sguardo mentre gli sbottonava i pantaloni e abbassava lentamente la zip. Benché apparisse disinvolto, in realtà stava andando un po' alla cieca e si sforzava di ricordare i dettagli salienti di quando era stato Gareth a dargli piacere in tal senso. «Vuoi la verità?» mormorò mentre faceva scivolare giù pian piano i jeans scuri e avvitati dell'uomo. «Sto scegliendo man mano di agire seguendo l'istinto e tutto ciò che mi passa per la testa, senza darmi un freno. Voglio davvero provare a comportarmi senza l'assillo di controllare ogni singolo minuto della mia vita e... beh, in tutta franchezza è stato più difficile di quanto tu pensi tenerti a distanza. Non sono stati pochi i momenti in cui, negli ultimi giorni, ti desideravo, e ho deciso di dire basta.» Era sincero, glielo si leggeva negli occhi. Sfiorò i fianchi asciutti e ben scolpiti di Gareth. «Non sono molto esperto, quindi... se sbaglio qualcosa, dimmelo.» Cercò di celare l'imbarazzo di fronte a quella palese ammissione di ignoranza e inesperienza, e questo, in un certo senso, intenerì un pochino Herrick che annuì e sorrise appena, anche se era un filino nervoso per tante ragioni.

Trattenne il fiato e rimase immobile quando il ragazzo si sporse di piΓΉ e riemerse, quasi fino alla cintola, dall'acqua spumosa per poter sfiorargli il torace e posare su di esso, con tremenda lentezza, umidi baci che andavano scendendo un po' alla volta. Scese sullo stomaco, sul plesso solare, poi, finalmente, si diede da fare per stimolarlo con la bocca e farlo nel migliore dei modi, concedendo a se stesso del tempo per interpretare le reazioni dell'uomo e capire se stava sbagliando o meno qualcosa.

Fu un po' strano, inutile dire il contrario, e gli ci volle un pochino per abituarsi a respirare col naso mentre con la bocca era impegnato a fare l'ultima cosa che solo qualche settimana prima mai avrebbe creduto avrebbe fatto in vita propria.

Lo rassicurò, in un certo senso, avvertire le dita di Gareth sfiorargli i capelli fradici d'acqua e affondare fra di essi con quella che recepì essere dolcezza. Doveva aver capito che era nervoso e stava provando, a modo suo, a farlo sentire più a proprio agio.

A un certo punto, però, la mano di Herrick subì una mezza contrazione e il ragazzo venne fatto allontanare dal suo inguine con delicatezza. Ebbe solo pochi secondi per riprender fiato prima di avere sulle proprie labbra quelle di Gareth e aggrapparsi a quest'ultimo con lo scopo di trascinarlo in acqua con sé. Lo fece senza essere brusco, proprio come avrebbe fatto una sirena che dolcemente, in modo ipnotico, attirava fuori dalla barca un marinaio sprovveduto.

Β«Come sono andato?Β» domandΓ² beffardo.

«Niente male per essere la tua prima volta» sogghignò l'altro, sfiorandogli sott'acqua i fianchi e i glutei prima di trasferire le dita sulla sua virilità. «Non abbiamo molto tempo, perciò stavolta faremo così.» Lo baciò e nello stesso istante si sporse in avanti e iniziò a frizionare entrambi i loro sessi uno accanto all'altro. Lo inebriò sentire il corpo del ragazzo irrigidirsi e incoraggiare il processo tramite un lieve dondolio delle anche. Fu ancora più inebriante, per lui, sentirlo gemere piano e sussultare ogni volta che qualche punto più sensibile veniva sollecitato.

Dario si strinse a lui e seppellì il viso nell'incavo della sua spalla, gli occhi serrati mentre aveva la netta sensazione di star sciogliendosi nel calore della frenesia del momento.

Ammetteva che avrebbe voluto averlo dentro di sΓ©, ma quel metodo era altrettanto sublime, bisognava concederglielo.

Β«Guardami.Β»

Obbedì subito, con arrendevolezza, a quella richiesta. Guardò l'uomo dritto negli occhi e si sentì quasi risucchiare da quei frammenti d'oceano infinito. Avrebbe voluto baciarlo, ma il respiro irregolare e i gemiti glielo impedivano, perciò si limitò a posare la fronte contro quella di Gareth mentre entrambi venivano avvolti tra le spire dell'orgasmo.

Quando il momento si concluse rimasero in quella posizione, stretti l'uno all'altro con la consapevolezza di aver raggiunto una sorta di complicitΓ  e mutua comprensione.

Non per il sesso in sΓ© per sΓ©, ma per il modo in cui erano giunti a farlo. PerchΓ©, semplicemente, lo volevano e avevano deciso tutti e due di fare qualche passo avanti.

Gareth gli sfiorΓ² una guancia. Β«Usciamo insieme staseraΒ» propose. Β«Solo io e te. Al diavolo mio padre, al diavolo la festa. Voglio stare da solo con te e non pensare a nessun altro, se non alla persona di fronte a me in questo preciso istante.Β»

Gli era ormai chiaro che Dario non era granchΓ© contento di quell'evento e a pensarci bene neppure lui aveva voglia di farsi guastare la serata da eventuali scocciatori.

Β«Ma come? Non che mi importi di cosa penserebbe tuo padre, ma... tua madre, tua sorella?Β»

Β«Loro capiranno. E se anche non lo facessero, non siamo obbligati a fare alcunchΓ©. Ti hanno conosciuto e avuto per loro per quasi tre settimane. Ti devono un po' di libertΓ , non pensi?Β»

Il ragazzo non riuscì a trattenere un sorriso di pura gratitudine e, sempre agendo per istinto, tornò a stringerlo al solo scopo di abbracciarlo per fargli capire che gli era immensamente grato per quella decisione, per aver scelto di non metterlo ulteriormente in difficoltà. Avrebbe potuto infischiarsene o minimizzare, ma non lo aveva fatto.

Β«GrazieΒ» sussurrΓ², avvertendo un piacevole calore dentro di sΓ©, da qualche parte nel proprio petto. Un calore che andava oltre il piano fisico e affondava le radici in qualcosa di piΓΉ profondo e remoto. Β«Portami dove vuoi. Mi va bene tutto.Β»

L'Alice Keck Park, a quell'ora, era ovviamente poco bazzicato, almeno per l'area che avevano scelto di comune accordo dove cenare da soli e in pace sull'erba, non senza essersi portati l'occorrente per un pic-nic estivo allietato da una piacevole brezza serale.

Si trovavano a pochi metri da uno stagno sulla cui superficie delle anatre scivolavano e starnazzavano tranquillamente. A un certo punto era parso loro di scorgere persino una tartaruga far capolino dall'acqua.

Avevano mangiato in maniera molto semplice con dei sandwich acquistati in una pasticceria prima di recarsi al parco e innaffiato il cibo con del vino rosato.

Una bella serata senza dubbio e molto meglio del dover rimanere in piedi per ore a intrattenere ospiti dei quali non sarebbe importato granchΓ© a nessuno dei due.

Appena ebbero infine mezzo via quel poco che rimaneva nell'immancabile e tradizionale cestino, si distesero l'uno accanto all'altro sul grande telo da spiaggia bianco, consapevoli che nulla avrebbe potuto disturbare quella ritrovata quiete.

«Non è male come primo appuntamento» mormorò Dario. «E non pensavo che tu fossi così romantico, sotto sotto.»

Β«Avevo promesso di sorprenderti, no?Β»

Β«Vero, e ci sei riuscito.Β» Il ragazzo tacque e per qualche minuto rimase in silenzio per godersi la vista del cielo trapunto di stelle. Β«Tuo padre era molto alterato quando gli hai detto che stavamo uscendo?Β» domandΓ² poi.

Gareth fece spallucce. Β«Non era al culmine della felicitΓ , questo Γ¨ sicuro.Β»

Β«Fammi indovinare: secondo lui Γ¨ stata un'idea mia e ti sto confondendo ancor di piΓΉ le idee?Β»

Β«Ovviamente, Watson.Β»

Dario si mordicchiΓ² il labbro inferiore. Β«Ammesso e non concesso che quello che c'Γ¨ fra noi diventasse qualcosa di serio... ho la sensazione che lui non si metterebbe il cuore in pace neppure fra mille anni a venire. Non approverebbe mai nΓ© ciΓ² che sei nΓ© la mia presenza al tuo fianco.Β»

L'uomo sospirò. «È possibile anche questo, ma non mi interessa. Non ha più autorità sulla mia vita sin da quando ho compiuto la maggiore età, perciò... che si rassegni o meno, per me non fa alcuna differenza. A mia madre piaci, così pure a Maeve, a Travis e a Mina. Loro sono la mia vera famiglia, non di certo l'uomo al quale bastava venire a sapere che non avevo preso voti abbastanza alti per prendermi a ceffoni, quando andava bene. Non è mai stato mio padre, non nel senso più profondo del termine, e se sono diventato chi sono oggi lo devo solamente a me stesso, non a lui.» I suoi occhi azzurri incontrarono quelli scuri di Carvajal. «Che vada al diavolo. Smetta pure di rivolgermi la parola, di considerarmi suo figlio ed erede. Ho il mio lavoro e riuscirò ad andare avanti con le mie sole forze.»

Dario non sapeva cosa pensare. Era ovvio che il discorso di Herrick vertesse anche e soprattutto sul fatto che Lorcan mai avrebbe accettato l'omosessualitΓ  del figlio, ma lo turbava, in un certo senso, che anche lui fosse al centro della diatriba fra i due. Gli conferiva un'importanza che non credeva di meritare. Non ancora, almeno.

Β«Mi basta sapere che tu non stia rovinando fino in fondo i tuoi rapporti con lui per colpa miaΒ» si arrischiΓ² a dire. Β«Insomma... non Γ¨ bello essere considerato quello che ha ridotto in pezzi una famiglia.Β»

«Beh, non è così» lo rassicurò Gareth. «Prima o poi le cose sarebbero andate comunque a finire così. Io, semplicemente, per anni non ho fatto che rimandare l'inevitabile. Non hai alcuna responsabilità sui contrasti fra me e mio padre, credimi.» Il modo in cui sorrise fece intendere al ragazzo che la questione, almeno per lui, era chiusa e archiviata. «Piuttosto... penso che faremmo meglio a tornare a Los Angeles in anticipo di un giorno.»

Β«PerchΓ©?Β»

Β«Beh... per via di tuo fratello, no?Β»

«Ah, sì.» Dario si rese conto di non aver pensato per tutta la sera alla faccenda di Felipe e dei soldi. Se ne era quasi dimenticato, come se si fosse trattato della vita di qualcun altro. Si era lasciato andare e... beh... dopo neppure sapeva quanto tempo, aveva trascorso un piacevole appuntamento galante senza intoppi né brutti pensieri. Si umettò le labbra. «Riguardo a quelli... se davvero hai intenzione di aiutarmi a prescindere da come andranno le cose fra di noi... forse... forse farei meglio a continuare a lavorare per te, dopotutto. So che vuoi darci una mano di tua spontanea volontà, l'ho capito, ma sono io che non riuscirei a sentirmi in pace con me stesso prendendo senza dare, senza essermi guadagnato sul serio la libertà di Felipe dal passato in maniera onesta. Ti prego di capire e di accettare la mia scelta. E... insomma... di evitare di fissarmi il fondoschiena in ufficio, se possibile.» Si tirò su parzialmente e si sporse, le sue labbra ora molto vicine a quelle di Herrick. «Tuttavia, Gareth, se dovesse mai passarti di nuovo per l'anticamera del cervello di trattarmi come il tuo personale zerbino, sappi che sarò molto contrariato e saprò rispondere a dovere.» Non stava affatto scherzando e sperava per il bene di quella loro specie di nascente relazione che Gareth avesse imparato un minimo la lezione e nutrisse tutta l'intenzione di migliorare come capo della propria azienda e, soprattutto, come essere umano. «Non farmi pentire della scelta che sto facendo. È tutto ciò che ti chiedo» aggiunse ammorbidendo il tono di voce. Lo ammetteva: iniziava un po' a nutrire qualche speranza e per una volta, solamente una, voleva che le cose andassero per il verso giusto.

Gareth sostenne il suo sguardo e annuì. Non negava di essere felice di sapere che Dario avesse scelto di continuare a lavorare per Starfield. Era felice perché almeno lo avrebbe visto ogni giorno e avrebbe potuto parlargli faccia a faccia, interagire con lui e magari, in un posto tranquillo appartato, rubargli di tanto in tanto un bacio.

Forse, se fra loro fosse germogliato qualcosa di importante e duraturo, un giorno avrebbero diretto insieme l'azienda e vissuto alla luce del sole la relazione.

Sarebbe stato bello, in effetti.

Β«SarΓ  dura fingere che niente sia cambiato fra di noi, ma farΓ² del mio meglioΒ» si limitΓ² a rispondere. Aveva recepito il messaggio e non si sarebbe mai e poi mai sognato di ripetere gli sbagli del passato. Non se la posta in gioco era non vedere mai piΓΉ Dario. Β«Sul fissarti il fondoschiena o meno... beh, non posso fare promesse che non sono sicuro riuscirei a mantenere!Β»

Il ragazzo roteΓ² gli occhi. Β«Sei un idiota e tale rimarrai per il resto della tua vita.Β» La sua frase venne troncata sul finire da Gareth che lo attirΓ² a sΓ© e lo baciΓ² sulle labbra. Β«Ammettilo: ti sarei mancato, almeno un pochino.Β»

Β«Come potrebbe mancarmi una malattia venerea. Piantala di gongolare o cambio idea seduta stante.Β»

Β«Mhm, certo, Γ¨ come dici tu.Β»

Β«Sta' zittoΒ» borbottΓ² Dario, tornando ad accoccolarsi al suo fianco e a guardare il cielo stellato. Β«Comunque... mi sta bene tornare prima a Los Angeles. Non solo per via di Felipe, ma... almeno laggiΓΉ avremo molta piΓΉ libertΓ  e sarΓ² lontano dallo sguardo accusatorio di tuo padre. Certe volte ho l'impressione che voglia provare a uccidermi a suon di occhiate avvelenate.Β»

Β«Domani pomeriggio torneremo a casaΒ» gli assicurΓ² Gareth. Β«Non dovrai piΓΉ preoccuparti di lui. E se anche dovesse causarti dei fastidi in qualsivoglia maniera, ci penserei io a rimetterlo al suo posto. Non puΓ² controllare la vita di chiunque non gli vada a genio nΓ© tantomeno la mia.Β» FrugΓ² in tasca e recuperΓ² il telefono per controllare l'ora: le una di notte e un quarto. Β«Penso sia meglio restare a dormire altrove. Non credo che la festa sia ancora terminata.Β» Vide il ragazzo celare a fatica uno sbadiglio e non resse all'impulso di scostargli i capelli dal viso in un gesto di tenerezza o qualcosa che si avvicinava di molto ad essa. Β«Vuoi che ti porti in braccio fino all'auto?Β» lo punzecchiΓ².

Β«Fottiti, MufasaΒ» borbottΓ² Dario mentre tornava in piedi e attendeva che l'uomo facesse lo stesso e recuperasse i pochi effetti che si erano portati da casa. Β«Posso camminare benissimo da solo.Β» Era stanco, in effetti, e avrebbe dato chissΓ  cosa per sprofondare in un comodo letto.

Fu arduo, dunque, rimanere sveglio durante il tragitto in macchina che una ventina di minuti più tardi li condusse a varcare le soglie di un elegante hotel a cinque stelle per prenotare una stanza. Il sonno un po' gli passò quando la donna alla Reception, dopo aver osservato con attenzione Gareth, lo riconobbe e per un quarto d'ora buono intrattenne con lui una conversazione circa quanto adorasse Starfield e altre cose alle quali Carvajal non prestò molta attenzione. Poi, tuttavia, avvertì su di sé lo sguardo della Receptionist la quale, facendo con gli occhi la spola da lui a Gareth e viceversa, sorrise infine sotto i baffi in modo eloquente.

Persino uno stupido avrebbe capito al volo cosa le fosse appena passato per la testa.

Non disse nulla, perΓ², e si limitΓ² a terminare le ultime procedure e, subito dopo, a passare a Herrick la chiave magnetica augurando un buon proseguimento di serata a entrambi. A lui e al suo fidanzato.

«Hai appena mandato a puttane la tua immagine pubblica e sembra non importartene granché» osservò Dario non appena si trovarono nell'ascensore. «Tutti questi anni trascorsi a proteggere la tua privacy a spada tratta e poi ti basta una sola serata in hotel con il sottoscritto per gettarli nel cesso.» Un po' lo divertiva la cosa, lui che solo qualche settimana prima, di fronte a uno scenario simile, non si sarebbe di certo fatto una risata.

Gareth, con invidiabile aplomb, si strinse nelle spalle. Β«Prima o poi doveva accadere. Si solleveranno molte chiacchiere, ma in effetti poco me ne importa.Β»

Β«Mi ha definito subito il tuo fidanzato come se lo avessi scritto in faccia.Β»

Β«A me sembri solo mezzo morto dal sonno. Punti di vista, suppongo.Β»

«Non mi ha dato fastidio» puntualizzò Dario con tranquillità. «No, per niente.» Da quando aveva deciso consapevolmente di inserire il pilota automatico, per così dire, gli sembrava di essersi tolto un peso dallo stomaco. Guardò di sottecchi l'uomo e poi, per una volta, fu lui a prendere l'iniziativa, a sporgersi e a baciarlo. «Sai...» aggiunse dopo un breve attimo di silenzio fra di loro. «Era da un bel po' che non trascorrevo una serata così piacevole. Mi sembra di essere tornato a vivere, a dire la verità, quindi... per la seconda volta in un solo giorno... grazie.»

Proprio in quel momento le porte scorrevoli dell'ascensore si riaprirono e Gareth, con la gola stranamente secca, ebbe appena un attimo di esitazione prima di intrecciare le dita a quelle del ragazzo e avviarsi, mano nella mano, verso la camera dove avrebbero trascorso la notte.Β Β 

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