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Mi spiace far aspettare tutto questo tempo fra una parte e l'altra, oltre alla pubblicazione del primo capitolo del finale della serie, ma attualmente, nel privato, navigo in acque parecchio burrascose e purtroppo non trovo sempre un attimo per mettermi giù a scrivere e purtroppo, anche se lo trovo, a quel punto sono fisicamente e mentalmente esausta e mi ritrovo sul punto di crollare sulla tastiera. So che è difficile aspettare così tanto per degli aggiornamenti, ma ultimamente le cose vanno così per me e non so bene quando o se miglioreranno. Prego chi segue le mie storie di avere pazienza e di non pensare che abbia deciso di abbandonare tutto. Francamente penso che ora come ora scrivere e ritagliarmi un po' di spazio personale inaccessibile ai problemi quotidiani sia la sola cosa a tenermi a galla e ancora sana di mente, sul serio. Tengo a tutti i progetti che ho in mente e che ho iniziato e non intendo minimamente rinunciarci, perciò tranquilli: ci sono ancora, forse meno di prima, con silenzi più lunghi del consueto, ma ci sono. ❀️

ducati_79 mi scuso soprattutto con te perché faccio aspettare secoli tra una parte e l'altra di questa mini-storia, anche se avrei voluto pubblicare con maggiore costanza. Ne restano un altro paio e poi sarà conclusa, e spero di poter aggiornare un po' più in fretta! ❀️


Marien si fermΓ² e si sedette sulla panchina, proprio accanto a suo figlio. Entrambi osservavano Travis, Maeve e Dario ridere di gusto alla vista di Mina che insieme ad altri coetanei faceva la buffona al parco giochi suscitando l'ilaritΓ  generale.

L'anziana signora Herrick si tolse gli eleganti occhiali da sole scuri e accavallΓ² le gambe senza smettere di soppesare con gli occhi cerulei Gareth: era immerso in una autentica contemplazione del fidanzato, come se esistesse solamente quel ragazzo e il resto non fosse che un accenno di mondo sfumato e lontano.

«In questi anni non siamo stati insieme così a lungo, tuttavia non ricordo di averti mai visto guardare qualcuno così, lo sai?» si permise d'osservare. «E non si può darti di certo torto. Quel ragazzo è adorabile. Sembra darti la carica tutte le volte che ti sta vicino.»

Gareth si riscosse e incrociΓ² lo sguardo della madre, poi tornΓ² a guardare verso i tre. Β«PapΓ  non la pensa come te. Non ha voluto saperne di venire con noi al parco nemmeno quando Γ¨ stata Mina a pregarlo.Β»

Marien sventolΓ² una mano come a voler scacciare una mosca e sbuffΓ². Β«Oh, per piacere! Ti lasci ancora condizionare da quel che dice lui come quando avevi quindici anni?Β»

Β«Lo so che Γ¨ stata un'idea sua di riattizzare le vecchie braci fra me e Ava. Sembra una mossa nel suo stile, non di certo nel tuo.Β»

«Sì, è vero.»

Β«PerchΓ© gliel'hai lasciato fare?Β»

«Sono forse mai riuscita a dissuadere quel vecchio testardo di tuo padre dal fare qualcosa, per quanto stupido e insensato? E comunque... magari non avrebbe fatto nulla se tu ci avessi detto prima della tua relazione con Dario. Mi chiedo perché mai tu abbia voluto tenercela nascosta! Lo avrei capito sul serio se lui non fosse stato un tipo aperto e solare o se il vostro rapporto non fosse stato poi così affiatato, ma... guardalo! Riesce ad andare d'accordo con Maeve e ricordo che lei e Ava non facevano che scornarsi alla prima occasione. Mina lo adora e Travis, per sua stessa ammissione, lo trova una delle persone più divertenti con cui abbia avuto a che fare negli ultimi tempi. Non sono passate nemmeno due settimane fino in fondo e sembra aver sempre fatto parte di questa famiglia e solo Dio sa quanto avessimo bisogno di qualcuno che sapesse tener davvero testa a tuo padre. Dario, coi suoi soli ventisette anni di età, è riuscito a zittirlo e a farlo ritirare nel suo guscio come una lumaca, e non è da tutti. In quanto alla relazione fra lui e te, sembrate una coppia splendida.»

Gareth avrebbe voluto dire un bel po' di altre cose, dire a sua madre la veritΓ  e dirle anche che credeva di esser caduto nel tranello da lui stesso ingegnato, di essersi affezionato anche troppo a Dario e forse... di star cominciando a provare dei veri e autentici sentimenti per il ragazzo, pur sapendo che non erano ricambiati nΓ© che quella storia fosse destinata a durare. Era ovvio che l'infatuazione o comunque si volesse definire ciΓ² che Gareth sentiva nei riguardi di Carvajal fosse a senso unico. All'inizio si era trattato di una semplice questione di soldi e apparenze, di una via d'uscita per entrambi da due situazioni che altrimenti avrebbero avuto finali pessimi, ma ora, mentre per il ragazzo sicuramente era una questione di soldi e di sesso, di recitare una determinata parte e nel frattempo trarre da quell'intrigo dei vantaggi, per Gareth invece era tutto molto piΓΉ complicato e tortuoso.Β 

«Quella sera in cui ho fatto coming out l'hai presa subito bene o quasi. Francamente credevo saresti rimasta scioccata, ma non lo sembravi poi così tanto» disse, ricordando molto bene l'espressione singolare e inaspettata che la donna aveva presentato davanti a una notizia, in teoria, sconvolgente.

Marien sorrise tra sé. «Sciocco ragazzo, ti ho messo al mondo. Sono tua madre e fidati: una madre spesso o quasi sempre sa in cuor proprio certe cose sul conto dei propri figli. Per qualche motivo ho sempre avuto il dubbio che non fossero le donne a piacerti e poi... beh, finalmente ho avuto la conferma che desideravo ormai da anni. Quindi no, non ero così stupita.» Inforcò nuovamente gli occhiali da sole, ma solamente a metà, e da sotto di essi guardò il figlio con fare complice. «Ti dirò: sono quasi gelosa! Magari tuo padre fosse stato almeno la metà affascinante come l'Adone che tu ci hai presentato due settimane fa. Mi sorprende solo che non abbia pensato di fare il modello o l'attore, bello com'è.»

Gareth, suo malgrado, arrossì sulle gote. «Mamma!»

«Suvvia, non fare il puritano!» rise Marien. «E ti dirò di più: se ti farai scappare uno come quello...», accennò con un gesto del capo al giovane Carvajal, «ti ritroverai a rimangiarti i gomiti in men che non si dica. Uno così lo trovi solo se sei fortunato e ti metti a scavare ben bene nella miniera umana chiamata mondo, e non è detto che alla fine ti ritrovi fra le mani dell'oro. Quel ragazzo è oro, Gareth, e non lo dico solo perché è attraente. Lo dico per com'è e per come sei tu in sua presenza. Far sorridere un musone come te è un'impresa degna di una medaglia all'onore per servigi resi alla nazione, e non osare dire il contrario. Sei sempre stato un po' come tuo padre in questo: bisogna punzecchiarvi e rompervi un po' l'anima prima di strapparvi una risata.»

Lui abbandonΓ² le braccia sulla testiera della panchina e si morse il labbro inferiore, tornando ancora una volta a guardare Dario che pareva divertirsi parecchio in compagnia di Maeve e Travis, divertirsi sul serio. Aveva scoperto che gli piaceva vederlo sorridere in quel modo spontaneo e solare e... in generale gli piaceva proprio guardarlo. Forse gli piaceva e basta, qualunque cosa facesse. Dalla piΓΉ stupida e comune alla piΓΉ bizzarra e imprevedibile.Β 
In quei giorni spesso si ritrovavano a fare sesso anche di giorno e... praticamente ovunque venisse loro voglia di farlo sul momento. Dopo i primi approcci Dario si era abituato ormai a lui e alle dinamiche fra di loro durante quei bollenti intermezzi e... cosa dire? Era irrefrenabile quanto lo era Gareth, ed era tutto dire visto che quest'ultimo non riusciva a togliergli le mani di dosso.

Non capisco se per lui sia ancora semplice sesso o se magari...

Probabilmente era l'unico a non vedere piΓΉ quegli attimi di intimitΓ  come qualcosa atto a soddisfare bisogni prettamente fisici o a rendere le giornate piΓΉ avvincenti, visto che pian piano stavano iniziando a sperimentare posizioni tra le piΓΉ svariate e a cercare di far durare di piΓΉ i rapporti.

Assurdo pensare che all'inizio si fossero messi d'accordo sul non superare per alcun motivo quel confine e ora, invece, vi stessero ballando sopra senza ritegno nΓ© inibizione e lui... lui non riusciva a farne a meno, ormai era come un drogato che non poteva privarsi della propria dose quotidiana di anfetamina. Il principio meccanico, d'altronde, era in poche parole lo stesso. Nessuna metafora si sarebbe sposata meglio con quella situazione e il caldo estivo, poi, invece che intontirli sembrava galvanizzarli e renderli piΓΉ agguerriti e assetati.Β 

Β«Cos'Γ¨ quello sguardo meditabondo?Β» lo apostrofΓ² Marien, calma. Β«Sembra... sembra quasi che tu debba dire addio a quel ragazzo da un momento all'altro.Β» Non capiva proprio quello stato d'animo che con evidenza si rifletteva negli occhi di Gareth. Le cose fra di loro sembravano andare a gonfie vele, ma c'era comunque qualcosa che non le tornava. Β«Va tutto bene con lui? Ti va di parlarne?Β»

Gareth scosse piano la testa. Β«No, Γ¨ solo che... non lo so, forse Γ¨ la differenza di etΓ  fra di noi. Io vedo quello che c'Γ¨ fra me e lui in una maniera e lui, invece, in un'altra. Un giorno potrebbe incontrare qualcuno che potrebbe sembrargli migliore di me e allora, forse, se ne andrebbe con quella persona e si dimenticherebbe del sottoscritto.Β»

«Beh, è giovane», concesse Marien, «ma non così tanto da essere fino a tal punto superficiale. Il segreto è far sentire una persona sempre amata, senza però soffocarla, altrimenti si sentirebbe in trappola. Suppongo che occorra trovare... mhm... la via media, diciamo.»

Β«E quale sarebbe?Β»

«Essere se stessi» replicò lei con un lieve sorriso. «D'altronde... se quella persona si trova al nostro fianco è perché ha visto qualcosa in noi che andava oltre la superficie in un momento in cui eravamo noi stessi o fragili. Se tutto è destinato a finire bene, allora così sarà, altrimenti... beh, la vita prosegue, Gareth, e per una persona che se ne va dalla nostra vita un giorno ne subentra un'altra capace di farcela dimenticare.»

Β«E se questo non fosse possibile, in una certa situazione?Β»

Marien scrutΓ² attentamente suo figlio e alla fine un guizzo di improvvisa comprensione si palesΓ² nei suoi occhi azzurri e limpidi. Β«Santo cieloΒ» mormorΓ², sistemandosi meglio sul posto. Β«Io... tesoro... non Γ¨ che...?Β»

Gareth sbattΓ© le palpebre con aria vacua. Β«Cosa? Che?Β»

«Oh, cielo!» sbuffò lei. «Voi maschi siete tutti così tardi!» si lamentò. «Ti sto chiedendo se per caso tu non ti sia innamorato di quel ragazzo, mi sembra ovvio! Allora? È così? Suvvia, puoi dirlo almeno a tua madre!»

«Ma che dici!» la rimbeccò stizzito Gareth, anche se aveva le guance molto, molto colorite. «Certo che no! È solo che...»

«È solo che ti piace così tanto da pensare che niente sarebbe più lo stesso senza lui al tuo fianco? Perché in tal caso credo che tu sia ormai cotto a puntino come un tacchino per il Ringraziamento, figliolo!»

«Ma smettila» borbottò Gareth. «Mi piace perché è divertente e... insomma, sexy, ma niente di più. È chiaro che per lui non sarò né il primo né l'ultimo. Insomma... guardalo! Sul serio, mamma?»

Marien inarcò un sopracciglio dopo aver guardato in direzione di Carvajal. «Sì, un bel vitello di sopraffina qualità. Dunque?»

Β«Mamma, shh!Β»

Β«Per l'amor del cielo! Non fare β€Ÿshh" a tua madre e spiegati!Β»

«Dico solo che...» Reth si passò due dita sugli occhi. «Sono la sua prima esperienza in quel senso. Capisci? Sta ancora affrontando questa novità, il fatto che gli piacciano anche gli uomini, e so già come andrà a finire. Forse hai ragione, ma preferisco non pensarci. Fidati quando ti dico che non c'è cosa peggiore per un uomo gay come me di aver a che fare con qualcuno che è ancora alla ricerca di se stesso e non sa bene cosa vuole. Quando è così è molto meglio non illudersi, credimi.»

Β«Prima o poi dovrai farlo. Dovrai pensarci. Non si puΓ² scappare per sempre da certe cose, Gareth, specie se sono nella nostra testa. Sono peggio di un tarlo.Β»

«Lo so bene.» Gareth notò che Dario si era separato da Travis e Maeve; gli ultimi due dissero che avrebbero accompagnato Mina a prendere un gelato lì vicino e Marien scelse di andare insieme a loro, specie per concedere della privacy a suo figlio e a Carvajal.

Gareth, intanto, si era fermato vicino all'albero sotto il quale Dario si era seduto per riposare e, nel farlo, concedersi pure una sigaretta. Herrick lo vedeva fumare solo di tanto in tanto e malgrado avesse sempre ritenuto quell'abitudine pessima su piΓΉ livelli, specialmente per la salute in sΓ© per sΓ©, per la prima volta provΓ² quasi gelosia nei confronti di quell'oggetto pressochΓ© insignificante e solo perchΓ© erano le labbra del ragazzo a sfiorarlo.

Prese posto accanto a lui. Β«Ehi, posso fare un tiro?Β» chiese di punto in bianco con nonchalance.

Dario lo squadrΓ² con aria furbesca e poi gli passΓ² la sigaretta. Β«Sai come tenerla in mano, vero?Β» chiese, palesemente per punzecchiarlo.

Reth roteΓ² gli occhi. Β«Da' qua, marmocchioΒ» lo rimbeccΓ² a tono. Β«Non eri neppure nato quando uscivo con i miei amici e qualche volta fumavamo erba.Β»

Β«A che etΓ  lo facevate?Β»

Β«Diciassette.Β»

Β«Allora mi dispiace dirti che ero giΓ  nato, all'epoca. Avevo... mhm... quattro anni, se non sbaglio.Β»

Β«Eri comunque un marmocchio e tale sei rimasto.Β» Gareth fece un tiro ed espirΓ² il fumo senza problemi, guardando il ragazzo negli occhi mentre gli restituiva la sigaretta. Β«Io fumavo canne e tu giocavi probabilmente con gli orsacchiotti di peluche. Che ironia!Β»

Β«Vuoi scherzare, amico? Io li decapitavo, i peluche.Β»

«Sul serio?» Vedendo Carvajal sghignazzare, Herrick capì di essersela bevuta in pieno. «Sei davvero un coglione, certe volte, lo sai?»

Β«Eppure ora stai ridendo.Β»

Β«PerchΓ© sei un coglione.Β»

Β«Tu lo sei piΓΉ di me, visto che continui a darmi corda.Β»

Β«Non fa una piega.Β» Gareth fece un bel respiro. Β«Senti... come sta andando con... insomma, la tua fase di accettazione?Β»

Β«Mi stai chiedendo come me la cavo nel dover fare i conti con la mia latente omosessualitΓ ? Credevo ti fosse ormai chiaro.Β»

Β«Assecondami, da bravo.Β»

Β«Beh, che dire? Ora mi sento molto piΓΉ libero di guardare un tizio qualsiasi per strada e pensare che Γ¨ un gran fico, perciΓ² direi di aver fatto passi da gigante.Β»

Β«Qui ti Γ¨ capitato?Β»

«Sì, due o tre volte. Quattro, anzi.»

Β«E... hai pensato anche altro?Β»

Dario, che si era messo gli occhiali da sole per schermarsi dall'abbagliante e cocente luce diurna, li abbassΓ² per guardare occhi negli occhi Gareth. Β«Cosa sono tutte queste domande, Herrick?Β» chiese tra il serio e il faceto. Β«Sono stato discreto, fidati. Non mi sognerei mai di far pensare alla tua famiglia che sono un tipo poco fedele alla mia dolce, premurosa metΓ .Β»

Β«Non Γ¨ questo, solo...Β»

Β«Rilassati.Β» Il ragazzo spinse di nuovo in su gli occhiali e si accoccolΓ² meglio contro il tronco dell'albero. Β«Sei il mio scopamico preferito e ora come ora ci sei solo tu nei miei sogni erotici piΓΉ sfrenati. Non che le alternative siano chissΓ  quante. Sei il primo uomo con il quale ho una relazione sessuale, perciΓ² siamo a cavallo.Β»

Herrick tacque per un po'. Β«Pensi che... dopo che avremo chiuso qui... frequenterai altri uomini?Β»

Β«Oh, andiamo! Non farmi il terzo grado e godiamocela finchΓ© duraΒ» si lamentΓ² Carvajal. Non riusciva a capire quale fosse il problema e perchΓ© a Gareth interessasse tanto ciΓ² che avrebbe fatto o meno non appena la terza settimana fosse terminata. Si terse la fronte dal sudore e si strinse nelle spalle. Β«Che ne so. Forse riuscirΓ² a racimolare una compagnia decente con cui trascorrere il quattro di luglio o forse rimarrΓ² a casa a deprimermi e a guardare per la trecentoventesima volta Io prima di te. Mi importa solo di trovare un nuovo lavoro e, se ci riesco, tenere d'occhio Felipe e quel che combinerΓ  dopo che si sarΓ  tolto dai piedi il debito. Per il resto...!Β» AllargΓ² appena le braccia come a dire β€ŸChi vivrΓ  vedrΓ !".

Gareth si morse la lingua un attimo prima di proporgli di trascorrere con lui il quattro di luglio e forse gli altri giorni che sarebbero giunti dopo quello. Una parte di lui non accettava più con tanta noncuranza che tutto si sarebbe concluso con la consegna dei soldi pattuiti e un addio tanto informale quanto definitivo. Più cercava di immaginare il proprio rientro in ufficio dalle vacanze e più continuava a focalizzarsi sulla scrivania dietro alla quale non avrebbe più visto Dario, bensì una sedia vuota o un viso completamente differente ed estraneo. Ogni volta che tale scena gli si palesava davanti ecco che avvertiva uno snervante groppo alla gola e tornava subito al presente, deciso a non voler pensare al futuro.

«È il tuo film preferito?» chiese, una scusa come un altra per godere un altro po' del suono della voce di Carvajal e, anche, per conoscerlo meglio. Persino dettagli in apparenza insignificanti e scontati come le preferenze su determinati generi di pellicole potevano dire molto sul conto di qualcuno. 

«Piango come una fontana tutte le volte e sempre dallo stesso punto in avanti. Tu che dici?» rise Dario. «La prima volta, quando lo guardai al cinema, ero talmente triste che poi il mio umore ne risentì per tutto il week-end.»

«Sei così sensibile?»

Β«Nah, sono solo un idiota sentimentale che si commuove per un niente e rimugina su determinati dilemmi per complicarsi inutilmente la vita.Β»

Β«Quindi sei sensibile.Β»

Β«No che non lo sono.Β»

Β«Non Γ¨ mica un difetto, su!Β»

«Sì, lo so, però... mi piace molto di più che gli altri credano che non lo sia. Insomma... meglio avere la scorza che non averla affatto, no?» Notando lo sguardo di Gareth, Dario lo squadrò torvo. «Non ci pensare nemmeno. Non guarderò quel film insieme a te. Non avrai mai e poi mai una simile soddisfazione.»

Β«Hai paura che ti prenda in giro a vita?Β»

Β«No, Γ¨ solo che... tengo alla mia privacy, ecco.Β»

Β«Alla tua privacy, eh? Certo, Γ¨ come dici tu.Β»

Il ragazzo ridusse gli occhi a fessura. Β«Sai cosa? D'accordo! Sfida accettata! Non ho mica paura!Β» decretΓ² in un accesso di puro e semplice orgoglio. Β«RimarrΓ² con gli occhi asciutti fino all'ultima scena, anzi fino ai titoli di coda, e allora vedremo chi Γ¨ il sensibile!Β»

Gareth ghignΓ². Β«Chi si vanta si schianta, non te l'hanno mai detto?Β»

Β«Non mi sto vantando.Β»

Β«Fa lo stesso, il concetto resta quello.Β»

Β«Allora? Lo facciamo o no?Β»

Β«Cosa?Β»

Dario assestΓ² una schicchera in fronte ad Herrick. Β«Guardare il film, scemo.Β»

«Sicuro di voler perdere la tua dignità così?»

Il ragazzo si alzΓ² da terra per primo e incrociΓ² le braccia mentre squadrava l'uomo con aria sia divertita che agguerrita. SollevΓ² un angolo della bocca e socchiuse lo sguardo, astuto. Β«Bada a non perdere la tua di dignitΓ , Herrick. Alla mia ci penso io.Β»

Gareth sogghignò a sua volta. «Non vedo l'ora di vederti versare lacrimoni solo per il gusto di star lì a passarti dei fazzoletti» rilanciò con altrettanta sfida. Osservò il ragazzo roteare gli occhi e iniziare a incamminarsi in direzione dell'ingresso del parco e per un secondo, uno soltanto, provò il desiderio di fermarlo, farlo voltare e baciarlo al volo. A malincuore sapeva che Dario non avrebbe capito, che forse avrebbe reagito con la solita leggerezza, come se tutto per lui fosse ancora uno scherzo, una mera farsa in cui i sentimenti non venivano presi in considerazione.
Lo raggiunse e vide che stava velocemente digitando qualcosa sulla tastiera del cellulare.Β 

Β«Ho detto a Maeve che stiamo tornando a casa. Non mi pareva il caso di filarcela di soppiatto senza avvertire lei e gli altriΒ» spiegΓ² il giovane Carvajal, mettendo via l'apparecchio nella tasca dei jeans. Notando l'espressione di Gareth chiese con una punta di esitazione: Β«Ho sbagliato?Β»

Reth riemerse dal proprio stato meditabondo e scosse il capo. Β«No, no. Hai... hai fatto bene. Mi ha solo sorpreso sapere che tu e Maeve vi siate persino scambiati i numeri di cellulare, in realtΓ .Β»

Β«Beh, a meno che da un giorno all'altro io non diventi uno strambo che comunica tramite la telepatia, il solo modo per parlare con lei o con altri Γ¨ farlo attraverso un telefonoΒ» scherzΓ² Dario. Β«E poi... in generale mi piace conoscere persone nuove e avere una rubrica abbastanza nutrita. Mi fa sentire meno solo. Non ha molto senso, ma mi fa sentire meglio.Β»

Β«Ti senti solo, quindi?Β» incalzΓ² dunque Gareth.

«Sì, beh... un po' come tutti a questo mondo» ribatté il ragazzo, un po' glissando sull'argomento con una frase dal sapore preimpostato. «Non è un granché tornare a casa e ritrovarsi a coccolare il proprio gatto e a parlargli della propria giornata lavorativa o lamentarsi con lui del proprio capo che è uno stronzo perché non si ha nessun altro con cui farlo» aggiunse, tra il serio e il faceto. «Ebbene sì, ho detto a Bailey che sei uno stronzo. Lo sa anche il mio gatto, perciò sta' in campana.»

Herrick, malgrado il tono leggero che Carvajal aveva affibbiato all'argomento, non si lasciΓ² incantare. Β«Hai detto che a volte devi ospitare a casa tuo nipote, perΓ².Β»

«Vero, ma poi sua madre viene a prenderlo e io torno a essere solo» precisò Dario, non più così in vena di scherzare. «Mi ripeto che non è la fine del mondo e che posso tirare avanti benissimo anche così, ma a volte non posso non ammettere con me stesso di star solo accampando scuse. Essere single ha i suoi vantaggi: torni a casa quando ti pare, non hai impegni, nessun assillo in vista di San Valentino o dell'anniversario di fidanzamento, niente discussioni, però... alla lunga non hai neppure nessuno che sia lì pronto a risollevarti il morale quando magari hai avuto una giornata schifosa e vorresti solo un abbraccio. Vai a letto e non hai nessuno da abbracciare, nessuno cui aggrapparti per sentirti al sicuro e in pace con l'universo. Ti ritrovi a piangere davanti a un bicchiere di whisky perché sai che i tuoi amici e parenti hanno la loro vita a cui pensare e non vuoi tormentarli con i tuoi problemi esistenziali.» Rendendosi conto di aver parlato decisamente troppo e fin troppo in modo personale, Dario agitò una mano e scacciò la questione con un mezzo sorriso. «Senti... cancella tutto, okay? Era un discorso generale, non fraintendermi. Tendo a straparlare, certe volte.»

«Non sembrava così generale» gli fece notare Gareth. «E non c'è nulla di cui vergognarsi.»

Dario si sentì sollevato nello scorgere finalmente la macchina di Herrick nel parcheggio e non esitò un attimo a fingere di non aver udito la frase dell'uomo e ad accennare all'auto. «Eccola lì.» Sogghignò. «Posso guidare io, per una volta? Non so quando mi ricapiterà di toccare il volante di un simile gioiellino!»

Gareth lo squadrò, poi sospirò, frugò in una tasca dei propri bermuda bianchi e gli lanciò al volo le chiavi della propria macchina. Il ragazzo sorrise soddisfatto e salì a bordo dal lato del guidatore ed Herrick, invece, da quello del passeggero. Una volta là dentro, però, fermò la mano di Carvajal che era pronta a girare la chiave e a mettere in moto il costoso mezzo. Lo guardò negli occhi. «Prima che torniamo a casa, c'è una cosa che voglio dirti.»

Dario sostenne il suo sguardo con aria al tempo stesso confusa e guardinga. In generale non riusciva a far a meno di sollevare una metaforica e invisibile barriera nei confronti altrui, come se avesse sempre una costante paura che nel caso qualcuno fosse riuscito a far breccia nella muraglia, poi avrebbe portato in lui sconvolgimenti scomodi e indesiderati. Sin da piccolo aveva imparato a ripararsi dietro a suddetto muro e col passare degli anni aveva aggiunto sempre piΓΉ mattoni, un po' alla volta, fino a trasformare la parete in uno spazio chiuso e infine in una fortezza.

Gareth, in quegli ultimi giorni, sembrava aver deciso di demolire a suon di piccone tali difese e ciΓ² lo destabilizzava, lo induceva ad aggiungere altri mattoni.

Β«Sarebbe?Β» incalzΓ², la voce velata di cautela. C'era un'atmosfera molto strana nell'abitacolo dell'auto e non sapeva bene cosa aspettarsi o meno da quell'uomo. Β«So di averlo giΓ  detto, ma voglio tu sappia che sono davvero dispiaciutoΒ» disse Gareth, onesto come mai lo si era visto fino a quel momento. Β«Mi dispiace aver reso la tua vita difficile e stressante. Mi dispiace che tu per colpa mia abbia dovuto trascorrere piΓΉ di una sera davanti a un bicchiere di whisky a piangere e a sentirti con le spalle al muro. Vorrei solo poter cancellare tutto e... non lo so... avere la possibilitΓ  di tornare indietro, di compiere scelte diverse. So che non Γ¨ possibile e so che nel profondo ce l'hai ancora con me, ma volevo chiederti scusa come si deve, guardandoti dritto negli occhi, senza piΓΉ maschere nΓ© mezze veritΓ .Β»

Dario si accigliò appena un poco e squadrò Herrick come per metterlo meglio a fuoco. «Uhm... per caso hai una malattia grave e stai cercando di... non lo so... rimediare a tutti i tuoi errori passati e cose del genere? Perché se è così...»

Β«No, sto benissimo e sono perfettamente sobrioΒ» lo interruppe Herrick. Β«E penso davvero ciΓ² che ho detto.Β»

Β«OkayΒ» lo rimbeccΓ² lentamente il ragazzo, squadrandolo di nuovo. Β«Sicuro che vada tutto bene?Β» Non riusciva proprio a capire dove stesse andando a parare la conversazione e si sentiva decisamente strano.

Il rosso, dopo un breve attimo di esitazione, ritrasse le dita e lasciò andare quelle di Carvajal. «Sì, tranquillo. Tutto... tutto bene.» Sapeva di aver detto sì e no un terzo di quanto avrebbe in realtà voluto dire, ma sapeva anche che non sarebbe stato creduto e preso sul serio. Dario non si fidava di lui, ecco qual era la verità. In fin dei conti lo aveva più o meno detto fra le righe il primo giorno che erano giunti a Las Mariposas, quando aveva visto con quanta facilità e scioltezza aveva raccontato un mucchio di scemenze alla propria famiglia. Era improbabile che la sua opinione fosse potuta cambiare nel giro di appena due settimane.

Dario inarcΓ² un sopracciglio, affatto convinto dalla sua risposta. Β«Lo sai di star insultando la mia intelligenza, Herrick, vero?Β» Attese, ma non ottenendo altro, se non il silenzio, sospirΓ² e alzΓ² gli occhi al cielo, mettendo finalmente in moto la macchina che prese a fare le fusa come un grosso e metallico felino. Β«D'accordo, tieniti pure dentro tutto. In fin dei conti sei tu a stabilire le regole del giocoΒ» aggiunse, provando a non pronunciare la frase con un tono accusatorio o risentito. Non sapeva neppure perchΓ© diamine se la stesse prendendo tanto per una cosa del genere.

Non tollerando il silenzio calato fra di loro, allungΓ² una mano verso la radio touch screen e scelse la prima stazione radiofonica che gli capitΓ² a tiro. Tutto pur di sfuggire a quel qualcosa di non detto che, per quanto inespresso e destinato al silenzioso oblio, a suo modo faceva rumore. Un rumore assordante.

Trattenendo a stento un sorrisetto Gareth si sporse in avanti e vide un luccichio sospetto negli occhi del giovane Carvajal. Erano entrambi seduti sul letto e avevano deciso di guardare il famigerato film Io prima di te cercandolo semplicemente su Netflix. Herrick non si era fatto sfuggire l'occasione e aveva curiosato un po' nella lista di serie televisive e pellicole viste o ancora da vedere posseduta dal ragazzo. Certo, poi si era beccato un paio di dolorosi pizzicotti sul braccio da parte di Dario che, in tali circostanze, pareva avere al posto delle dita delle tenaglie d'acciaio, ma ne era valsa la pena. Aveva scoperto che sotto sotto egli fosse un gran romanticone e anche un patito del genere drammatico e strappalacrime, e a proposito di lacrime...

«Stai morendo dalla voglia di piangere» commentò, la scatola di fazzoletti ancora stretta in una mano. «Lo si vede da un chilometro.» Erano arrivato alla fine e l'epilogo stava per concludersi. «Sicuro, ma proprio sicuro, di non volere uno di questi?» aggiunse, mostrando la scatola al giovane ex-segretario. Quest'ultimo non distolse lo sguardo dallo schermo del televisore e contrasse la mascella. «Ficcateli dove ti pare» borbottò, ma la voce che tremava lo tradì in pieno. Sprofondò con la schiena nel cuscino dietro di lui mentre trasferiva gli occhi su un punto imprecisato della stanza. Sembrava svuotato e, al tempo stesso, meditabondo. Si mordicchiò il labbro inferiore. «Tu... che cosa avresti fatto al posto di Will? Avresti scelto comunque di andare fino in fondo?» chiese, quasi in un sussurro.

«È difficile a dirsi. Bisognerebbe trovarcisi in una situazione simile, no?» fece Gareth, il quale preferiva sempre rimanere neutrale in questioni del genere. Non per vigliaccheria o altro, ma perché era facile giudicare dall'esterno scelte estreme come quella che il protagonista del film aveva compiuto. «E tu? Avresti comunque scelto l'eutanasia?» chiese, rigirando la domanda al mittente.

Dario ci pensò su. Sospirò. «Credo di sì. Nemmeno io sopporterei di vivere in quel modo. Mi sentirei un peso per la persona che amo, per la mia famiglia e per i miei amici. Soffrirei e farei soffrire loro, quindi sì... a malincuore sceglierei l'eutanasia. Sarebbe la soluzione migliore per tutti quanti, me compreso. Non farebbe per me rimanere costantemente aggrappato a un sottile filo e sperare di non prendermi neppure un colpo di freddo perché potrebbe portarmi alla tomba. No, decisamente avrei fatto la stessa cosa che ha fatto Will.»

Reth annuì tra sé e da sotto le ciglia chiare e dai riflessi biondi osservò Carvajal. «Anche a costo di spezzare il cuore alla tua famiglia, a una persona che ami e che ti ama a sua volta, pur sapendo che sarebbero disposti tutti quanti a rimanerti accanto e a lottare ogni singolo giorno al tuo fianco?»

Β«A volte non si puΓ² evitare di spezzare il cuore al prossimo, a mio parere. Credo che certe volte sia un male necessario.Β» Dario finalmente guardΓ² Herrick e forzΓ² un debole sorriso. Β«Per fortuna, perΓ², sono in salute e sano come un pesce, libero di scorrazzare dove mi pare e tutto il resto. E voglio che resti tutto esattamente com'Γ¨. Lo spero, piΓΉ che altro. In fin dei conti nessuno sa cosa potrebbe capitare domani, tra una settimana, un mese o un anno. Si puΓ² solo sperare.Β»

Gareth deglutì. Aveva quasi l'impressione che la gola gli si fosse ridotta allo spessore di una cannuccia. Mise via la scatola di fazzoletti ed esalò un profondo e tremolo sospiro. «So che sarà sicuramente fuori dal mio personaggio, ma... ti spiace se ti abbraccio?» chiese di punto in bianco, guardandolo ancora una volta di sottecchi. Nei suoi occhi v'era un'autentica speranza che la risposta alla domanda risultasse affermativa.

Dario lentamente volse il viso per tornare a scrutarlo con gli occhi ora spalancati per la sorpresa. Β«PerchΓ© vuoi farlo?Β» chiese di rimando, non sapendo se fidarsi o meno delle sue intenzioni e trovando il comportamento di Reth sempre piΓΉ strano e inspiegabile. Non riusciva a capire cosa gli fosse preso tutto d'un tratto.

Β«Ti spiace o no?Β»

«Se ti va così tanto di farlo, allora prego!» Dario non riuscì neppure a terminare la frase e venne subito stretto da dietro in un abbraccio che sapeva di pura e semplice sincerità. Avvertiva il respiro caldo di Gareth sul collo e tra i capelli e questo, per qualche ragione, gli fece venire la pelle d'oca. «C-Così mi fai il solletico» mormorò, pur senza sottrarsi al contatto fisico.

Β«Ti dΓ  fastidio?Β» mormorΓ² Herrick.

Β«No, non proprio.Β» Dario trattenne il fiato quando, solo per un breve secondo, gli parve che Gareth avesse quasi voluto baciargli il collo in un gesto tenero, anzichΓ© erotico. Volse il viso verso di lui, quanto bastava affinchΓ© potessero guardarsi negli occhi. Β«E-Ehi, che fai?Β» chiese, provando a suonare scherzoso. Β«Non dirmi che ti stai calando un po' troppo nella parte!Β» Cos'erano quelle smancerie? Erano giorni che facevano solo sesso sfrenato, quando non dovevano stare con gli altri e fingere di essere un'amorevole coppia di tortorelle, e poi ecco che Gareth prima gli poneva domande strane e personali, poi... ciΓ² che era stato a un passo dal fare solo pochi attimi prima.Β 

Cos'era quello sguardo?Β 

Ma che...

Non poteva essere.

Si scostΓ² e deglutendo si pettinΓ² qualche ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro, cercando di far mente locale di quegli ultimi istanti che gli erano parsi diversi dal solito, come se non stessero piΓΉ solamente recitando.

Ma andiamo...! Che sciocchezza!

Si diede dello stupido mentre si alzava dal letto. «Uhm... ho... ho sete. Scendo a prendermi un bicchiere d'acqua» disse, anche se era chiaro che la sua fosse una semplice scusa. Non farti incantare. Sei tu a esserti fatto un'idea sbagliata. Non che avesse mai sperato in alcunché. Non aveva quindici anni e non era così idiota da farsi castelli in aria e immaginare improbabili scenari melensi e romantici. Si riteneva troppo cresciuto e disilluso per simili scemenze.

Si diresse alle porte e uscì, avvertendo il bisogno di stare un po' da solo coi propri pensieri e del tutto ignaro di come Gareth lo stesse fissando con disperata chiarezza, quella di chi avrebbe tanto voluto provare a comunicare qualcosa senza riuscire però a dirlo tramite le parole.

Appena fu giunto al piano inferiore, tuttavia, non andΓ² a prendersi un bicchiere d'acqua e si recΓ² fuori, nel patio dov'era situata la piscina. Quel pomeriggio avrebbero avuto casa tutta per loro fino alle sette di sera, eccezion fatta per la presenza di Agnes e Albert; la prima era impegnata nelle quotidiane faccende domestiche e l'altro, invece, stava aggiustando alcune aiuole del piazzale piΓΉ esterno. Maeve, Travis, Mina e Marien sarebbero rimasti fuori fino all'ora di cena e Lorcan, invece, a detta dei domestici era andato via portandosi dietro la borsa in cui custodiva gelosamente le mazze da golf.Β 

Considerando che al momento era in preda a un bel po' di dilemmi sì e no snervanti, Dario si disse che fosse una fortuna che nessun altro della famiglia Herrick si trovasse nei paraggi. Non sarebbe riuscito a fingere, non in quello stato.
Il cielo era sfumato d'arancio e di rosso e il sole stava cominciando lentamente a svanire all'orizzonte. Gli era sempre piaciuto guardare il tramonto estivo infiammare la volta celeste con i suoi sgargianti colori, ma in quel momento non gliene importava niente e, anzi, constatΓ² di trovarlo irritante.Β 

Optò per gironzolare e curiosare in giro per la villa e fu così che alla fine incrociò Agnes nell'ampia lavanderia situata in una dependance apposita. Stava tirando fuori dalla lavatrice le lenzuola pulite e sembrava un po' affaticata. Il caldo non doveva esserle di molto aiuto. Il ragazzo esitò, poi entrò e le si avvicinò. «Uhm... le serve una mano, Agnes?» chiese, sperando di non offenderla. Non voleva che pensasse che la riteneva ormai troppo vecchia e inadatta alle faccende domestiche.

Agnes si voltΓ² e sollevΓ² lo sguardo. Era ovvio che l'avesse colta di sorpresa da diversi punti di vista. Β«Oh, non credo che...Β»

Β«La prego, permetta che l'aiuti. Non ho nulla da fare e comunque si fa piΓΉ in fretta lavorando in due, no?Β» la rassicurΓ² Carvajal, sorridendole con un velo di sincero affetto. Β«Non mi pesa, davvero.Β»

Β«Se ne Γ¨ sicuro...Β» biascicΓ² lei, osservandolo prendere sotto un braccio il cesto con le lenzuola che profumavano di pulito, ovviamente, e recavano con sΓ© un tenue, piacevole sentore di lavanda. Β«Mi faccia strada. Le stendiamo insieme, va bene?Β»
Agnes distese le labbra in un piccolo sorriso e seguì fuori il ragazzo, dirigendosi con lui verso il giardino sul retro. Come furono lì Carvajal mantenne la parola data e diede una mano alla donna a stendere il bucato. 

Β«Non sapevo sapesse fare queste coseΒ» si permise di osservare Agnes, piacevolmente colpita e grata dell'aiuto. Β«Avevo giΓ  ben inteso che fosse un giovanotto dalle mille risorse, ma addirittura questo!Β»

«Ringrazi mia nonna. Le davo sempre una mano a stendere il bucato, quando potevo. Non era così male, dopotutto, e grazie a lei non ho avuto problemi quando sono andato a vivere da solo e mi è toccato imparare a tenere in ordine il mio appartamento» spiegò Dario mentre tirava delicatamente verso il basso un lembo del lenzuolo che stava appendendo per sottrarre ad esso alcune pieghe residue. Parlare con Agnes lo faceva spesso sentire meglio e ciò non era solo dovuto al fatto che fosse una persona affabile e gentile. «S-Sa, lei...  lei un po' me la ricorda, Agnes. Non voglio dire che lei sia anziana, solo che...»

«No, no, capisco cosa intende, non si preoccupi» lo rimbeccò placida la donna. «È raro anche trovare un uomo che sappia come governare una casa senza badare a sciocchi luoghi comuni. Maschio o femmina che tu sia, se non sai lavare neanche un pavimento o una camicia prima o poi ti troverai un bel po' male, a mio parere. È sempre meglio avere anche questo tipo di conoscenze, per quanto possano sembrare in apparenza inutili.»

«Sante parole, mi creda, ma ultimamente ho avuto modo di notare che noi uomini ci siamo decisi a fare la nostra parte. Le generazioni migliorano con il tempo, suppongo.» Nel frattempo il ragazzo si rese conto che avevano già terminato di stendere tutte le lenzuola. Sorrise e indicò la loro opera. «Visto? In due si fa molto più in fretta e in più ci si fa una bella chiacchierata!» La seguì dentro la villa e Agnes disse che si sarebbe adoperata per iniziare a preparare la cena. «Lei si rilassi pure e si goda un po' la pace della casa» lo rassicurò, non volendo certo approfittare di lui per trattarlo come una sorta di aiutante improvvisato. «Me la caverò, non si preoccupi.»

Dario, che aveva intravisto Gareth andare in soggiorno, si fece forza e lo raggiunse lì, sedendoglisi accanto sul divano. «Non so tu, ex-capo», disse dopo un po' di silenzio, «ma credo di star fallendo miseramente nel lavoro che mi hai assegnato». Non aveva alcuna voglia di parlare di ciò che era accaduto fra di loro quasi un'ora prima e preferiva lasciare che tutto finisse nel dimenticatoio. Sperava solo che non sarebbe stato Herrick stesso a virare la conversazione in quella specifica direzione.

Β«Che vuoi dire? Quale lavoro?Β» incalzΓ² Gareth, arrischiandosi a guardarlo. Dal canto proprio ammetteva di esser rimasto male per la palese fuga di Carvajal dalla camera da letto, ma se l'era aspettato, d'altronde. CiΓ² non toglieva che per un attimo, uno soltanto, avesse sperato in qualcosa di diverso, di far finalmente breccia nelle difese di quel ragazzo e poter essere finalmente sincero con lui come tanto avrebbe voluto fare.

Dario si umettò le labbra. Non era semplice per lui spiegare al meglio ciò che pensava e provava. «All'inizio mi hai detto di non affezionarmi e di fare in modo che loro non si affezionassero a me, ma... sto fallendo, ormai è evidente. È come se stessi cadendo nel tranello che abbiamo teso noi per primi, capisci? Volevi che ammaliassi la tua famiglia e la convincessi che sono un compagno amorevole e presente, che fossimo una coppia da manuale, bla bla bla, e ora... beh, guardami! Sono appena rientrato dopo aver aiutato Agnes a stendere il bucato, come se la conoscessi da una vita e non le stessi crudelmente mentendo su chi sono per te e per la famiglia alla quale è tanto affezionata. È crudele, Gareth. Ignobile e crudele, e... non so fin dove avremo ancora intenzione di spingerci. Ho paura di sapere cosa ci riserverà ancora la prossima e ultima settimana, francamente. Ho paura di non riuscire a farcela fino alla fine, di crollare per i sensi di colpa. Inizio a credere che tutti i soldi che mi hai promesso non valgano neppure una delle tante bugie che abbiamo rifilato alle persone che ti sono care.»

La loro menzogna, almeno per quanto lo riguardava, gli si stava ritorcendo contro e più lui si ripeteva ogni singolo giorno che niente era reale, che era tutta una farsa, e più invece tendeva a dimenticarselo e a comportarsi come se una parte di lui volesse illudersi, cullarsi nella dolce menzogna che due settimane prima era stata confezionata per via di un ultimatum fra carcere e una specie di pièce teatrale alla fine della quale era stato stabilito un premio in freddo denaro. Era talmente assuefatto alle proprie bugie da aver mandato a quel paese le condizioni che lui stesso, all'inizio, aveva posto: niente sesso. E ora eccolo lì, pronto in ogni momento a soddisfare i bollori di Gareth che era ben lieto di viziarlo a propria volta fra le lenzuola. Peggio di animali in calore, santo cielo.

Reth non parlΓ² subito. Non sapeva cosa dire o, meglio ancora, da dove iniziare. Si alzΓ² dal divano e andΓ² verso il mobile dentro il quale, oltre il vetro smerigliato, erano riposti i liquori. Non disse niente mentre si versava del bourbon in un bicchiere di solido e squisitamente decorato cristallo nΓ©, ancora, mentre poi ingollava un primo sorso di whisky. Fissava il vuoto davanti a sΓ© e il suo cervello, intanto, lavorava a pieno regime, anche se era in preda al caos e come una fucina fuori controllo confezionava pensieri discordanti.Β 

Non avrebbe voluto tornare a parlare per l'ennesima volta di quel dannato accordo, dei soldi, della farsa per via della quale, adesso, lui si ritrovava a provare dei forti sentimenti per qualcuno che, solo poco tempo addietro, aveva trattato alla stregua di uno straccio e mai considerato una persona degna anche solo di uscire con lui al cinema. E ora eccolo lΓ  a struggersi per chi da vittima si era fatto carnefice, per una persona che non ricambiava ciΓ² che lui provava e mai lo avrebbe fatto, non per davvero, non con serietΓ . Non come lui avrebbe voluto che facesse.Β 

Disperato e patetico, ecco come si sentiva. Se quella era una sorta di punizione divina, di tremendo contrappasso, allora stava funzionando a meraviglia e dando i frutti sperati.Β 

Vuotò il bicchiere e lo abbandonò sul mobile, poi si voltò e fece qualche passo in avanti. «Se vuoi chiudere qui... allora così faremo» disse infine. Era sobrio, naturalmente. Gli ci voleva ben altro per perdere la lucidità e la bussola, reggeva a meraviglia gli alcolici. L'unica cosa in grado di metterlo in crisi e di ridurlo in condizioni pietose era alta un metro e settantaquattro, pesava al massimo cinquantacinque chili da bagnato e lo guardava come se in parte sperasse che fosse lui per primo a porre fine a tutto quanto, a una farsa che, a quanto pareva, si stava rivelando troppo insostenibile. Se davvero voleva questo, ebbene lo aveva appena accontentato. Gli aveva detto di essere disposto a chiudere lì la faccenda.

Il ragazzo, tuttavia, spalancΓ² la bocca, preso in contropiede e sconvolto. Β«Che cosa? Ma...Β»

Gareth si avvicinò ulteriormente a Carvajal. «Senti, lo abbiamo visto che non è così semplice tenere in piedi questa storia e abbiamo già infranto più di una delle condizioni del patto che avevamo stipulato, che tu per primo avevi imposto. Si era detto niente sesso e cosa abbiamo fatto, invece, negli ultimi giorni? Praticamente non perdiamo una sola occasione per stare incollati l'uno all'altro. Sta già crollando tutto, Dario, e lo sai anche tu. Io sto crollando, va bene? Mi sto affezionando a te come non sono riuscito a fare in due anni che ti conosco e non è così che sarebbero dovute andare le cose! Una sola settimana e ci siamo baciati più di una volta; due settimane e facciamo sesso sfrenato. Abbiamo combinato un casino, ammettiamolo apertamente, e le cose non potranno che peggiorare da qui in avanti. Tu non te la senti più di proseguire, io nemmeno, perciò è chiaro ciò che dobbiamo fare: interrompere tutto prima che sia tardi.»

Dario era chiaramente tentato all'idea di sottrarsi all'accordo, ma il pensiero di tornare a mani vuote, senza il denaro di cui Felipe aveva bisogno per sfuggire agli aguzzini, lo frenava dal cedere alla tentazione. Β«Sai che non posso ritirarmi. Sai cosa succede se non torno da mio fratello con quei soldi.Β»

Gareth avrebbe voluto sbattere la testa contro uno spigolo. Era mai possibile che Dario fosse così ottuso? Che non volesse proprio afferrare il punto?
Si passò le mani sul viso e respirò a fondo. «Senti, se vuoi che ti aiuti con la storia di tuo fratello, allora lo farò anche senza che tu debba continuare a torturarti così per un mio capriccio. Mi rendo conto di aver combinato un disastro e di averti coinvolto per puro egoismo, perché eri lì e... non lo so, forse perché sapevo in cuor mio che avresti accettato perché avevi bisogno di quei soldi e io potevo darteli! Perché ero in una totale posizione di potere e ne ho abusato per l'ennesima volta! Forse perché mi sembravi il migliore tra i candidati, anche! Pensavo fosse uno scambio equo e onesto, ma è chiaro che non sia così. Non lo è stato sin dal primo momento, ecco la verità, e io... io mi odio per averti trascinato nei miei casini personali. Vorrei non essere mai stato uno stronzo con te e non averti mai costretto a scendere così in basso. Vorrei che il tempo si riavvolgesse, tornare indietro e scegliere diversamente, ma non posso, quindi... quindi adesso farò una scelta che non sia egoista, che sia anche e soprattutto per il tuo bene.»

AnzichΓ© sentirsi sollevato da quelle parole, dal cambiamento di Gareth e dal suo esser quasi maturato un po' rispetto al loro approccio iniziale, Dario provΓ² fastidio e una rabbia velata, insidiosa. Sorrise fra sΓ©, sardonico e irritato, e superΓ² l'uomo per versarsi a sua volta del bourbon. A un certo punto rischiΓ² di far cadere il tappo di cristallo della costosa bottiglia riempita per metΓ  di quell'ambrato e alcolico liquido, tanto gli tremavano le mani. Abituato com'era a quella bevanda non impiegΓ² che pochi sorsi per vuotare il bicchiere. Β«E poi cosa, mhm? SarΓ² in debito con te finchΓ© non sarΓ² riuscito a ripagare quei trecentomila dollari? DovrΓ² essere io a vendere un rene per restituire quel denaro che mi hai prestato? Allora no, grazie. Preferisco guadagnarmeli, proprio come si era deciso all'inizioΒ» sentenziΓ² caustico.

Non gli andava proprio di essere in debito in qualche maniera con Gareth. Un po' per orgoglio, un po' perché non aveva fatto tutta la fatica che stava facendo per niente, per sentirsi dire che avrebbe ricevuto trecentomila dollari senza aver fatto ciò che in teoria avrebbe dovuto fare per ottenerli. Si era stabilito che per tre settimane sarebbe dovuto stare al gioco e così avrebbe fatto. Mancava poco, troppo poco per mollare la presa. Era un tiro alla fune e lui avrebbe tirato fino all'ultimo secondo pur di portare a termine quel che si era prefissato.
Non credeva neppure a quella faccenda dei sedicenti sentimenti di Herrick nei suoi riguardi. Si stava parlando dello stesso uomo che per due lunghi anni non lo aveva mai considerato neppure per sbaglio e lo aveva trattato come un cane ogni singolo giorno, solo per poi giustificarsi, alla fine, dicendo che lo aveva fatto per temprarlo, per renderlo più resistente alle intemperie del mondo lavorativo. Stronzate su stronzate, ecco cosa pensava di tutto ciò. Nessuno poteva cominciare a provare sentimenti per qualcuno nel giro di così poco tempo, a meno che tale processo non fosse iniziato ancora prima e in totale sordina. Dario, in tutta franchezza, scartava a priori un simile scenario. Non era nato ieri e non era così stupido come Gareth sicuramente lo riteneva. Si versò dell'altro whisky e ingollò parte del contenuto del bicchiere prima di voltarsi e aggiungere: «Non voglio la tua pietà né altro. Se chiudiamo qui, allora terminano qui anche le trattative e non accetterò neppure un centesimo. Hai sempre detto che uno stipendio si sente di meritarlo solo quando il lavoro che c'è dietro è stato eseguito alla perfezione, perciò non contraddirti proprio ora. E comunque come ripagherei tutti quei soldi, dimmi? Con quale lavoro, dato che negli accordi era compreso il mio licenziamento? Di nuovo: non me ne faccio niente della tua pietà!»

«È questo che non capisci!» lo rimbeccò Herrick esasperato. «Non è questione di pietà o di debito! Voglio darti quei soldi e basta perché so di poter aiutarti, di poter aiutare tuo fratello e farlo senza pretendere niente in cambio! Ora capisci cosa intendo o devo mettere un cartello con tanto di insegna al neon perché tu ci arrivi? Perché secondo te ti ho fatto quelle domande, oggi? Volevo che tu cogliessi l'input da solo, che tu capissi che...»

«Puttanate» replicò d'impulso Dario, interrompendolo. «Ora vuoi fare la parte del benefattore? Per chi cazzo mi hai preso, eh? Niente è gratis, lo hai scordato? Parole tue, queste, non mie! Me lo hai ripetuto per due fottuti anni e ora te ne esci con questa stronzata? E ti prego di lasciar perdere quella scemenza sui sentimenti. Hai iniziato a conoscermi sul serio da due settimane e già Cupido ti ha fatto visita? Cavolo, allora, che rapidità! Digli di mirare però verso la persona giusta, la prossima volta! Gli consiglio un bel paio di occhiali!» 

Era una fortuna che entrando in soggiorno avesse chiuso le porte. Con un po' di fortuna la discussione non sarebbe giunta alle orecchie della povera Agnes che purtroppo, come tutti quanti, era caduta nella trappola e aveva creduto alle loro menzogne.

Gareth alzΓ² gli occhi al cielo e scosse la testa, alzandosi e guardandolo con aria torva e molto seria. Β«Sai una cosa? Vuoi che ti dica tutta la veritΓ ? Bene, eccoti servito: tu hai grossi, enormi problemi di fiducia nel prossimo! E anche di autostima. Lo hai ammesso tu stesso, pur senza volerlo. Solo una persona che non ha fiducia in se stessa e in ciΓ² che Γ¨ permetterebbe al tizio per cui lavora di condizionarla fino al punto da portarla a cambiare se stessa e a morire di fame per compiacerla! Non ti fidi degli altri e non credi che le persone possano cambiare! Parli di voler trovare l'amore, quello vero, e poi sei lo stesso che si rinchiude fra le sue mura diffidenza e cinismo pur di strangolare nella culla qualcosa che potrebbe magari renderti felice e finalmente realizzare il sogno che hai nel cassetto! Ormai ti sei deciso a vedermi come il cattivo della storia e a considerarmi un uomo incapace di essere sincero, di amare e di compiere azioni buone, e questo Γ¨ davvero triste e fuori luogo per una persona intelligente e sensibile come te! Il problema Γ¨ che sei tu per primo a non sapere cosa vuoi, o forse lo sai e hai solo paura di rischiare!Β»

Dario volentieri gli avrebbe lanciato addosso qualcosa. Β«Non sei il miglior candidato per psicanalizzarmi e dovresti guardarti allo specchio prima di venire a fare la predica a me!Β» sbottΓ², fermandosi davanti a lui per fronteggiarlo e, magari, anche rimetterlo una buona volta al suo posto.

Herrick lo indicΓ² con un gesto plateale. Β«Ecco, lo vedi? Visto? Ti difendi e attacchi a priori! E poi sono io che non ascolta gli altri? Sono io quello che ha paura di esporsi? Allora siamo in due, Carvajal! Ti stai tradendo da solo un pezzo alla volta, spero che tu te ne stia rendendo almeno conto! Sai, giusto per non passare da pagliaccio fino in fondo!Β»

Il ragazzo, dopo tali parole, roteò gli occhi e si massaggiò una tempia, irritato e stanco di litigare con quell'uomo. Ne aveva davvero abbastanza. «Vuoi proprio che ti risponda? Eccoti servito anche tu: fottiti, Gareth. Sul serio, vattene a fanculo. Non ho paura di niente e di nessuno e non mi sto difendendo da alcunché!» Cercò di aggirarlo per andarsene da qualche parte, ovunque non potesse vedere Herrick. Quest'ultimo, però, gli sbarrò la strada, deciso a non permettergli di scappare un'altra volta e stiracchiare una situazione che andava risolta subito. «Sei intrattabile, lo sai? Pensi davvero che facendo così migliorerai le cose?»

Il piΓΉ giovane rinunciΓ² ad abbandonare quella sorta di campo di battaglia e spalancΓ² le braccia, forzando un sorriso. Β«Forza, ti ascolto. Continua pure a elencare tutti i miei difetti! Tanto ci sono abituato, te l'ho giΓ  detto piΓΉ volte! Sono due dannati anni che ci convivo! Non faccio che sopportare ogni genere di cattiveria da parte tua! Se pensi che bastino due settimane e poi una specie di sbilenca, ridicola confessione a cancellare tutto quanto, allora hai preso un granchio!Β»

Reth sospirò e cercò di calmarsi. Litigare non serviva a granché e sarebbe stato ancor meno utile far arrabbiare Dario più di quanto già non fosse irritato. «Stavo solo provando a dirti, prima, che possiamo chiudere in anticipo le trattative, come continui a chiamarle tu. Possiamo chiuderle qui e io posso darti una mano a risolvere il debito di tuo fratello come... non lo so, come un amico o quello che ti pare. E sai perché voglio fare così? Perché voglio avere poi il tempo e l'occasione di continuare a conoscerti, di frequentarti e magari avere con te un rapporto sincero, qualcosa che vada oltre la finzione e oltre il semplice sesso fine a se stesso. Adesso capisci o no cosa intendo? Non ti sto dicendo di amarti follemente o di aver avuto un dannato colpo di fulmine, ma solo di provare qualcosa per te. Qualcosa che non so ancora come chiamare, ma c'è, Dario. C'è e mi sta facendo impazzire, se devo essere del tutto onesto!»

Ti prego, smettila di fraintendermi. Smettila di vedermi come quello stronzo del tuo capo e per una volta guarda solo l'uomo che sono, l'uomo che hai davanti.Β 

Non aveva il diritto di pretendere un simile sforzo perché, appunto, si era comportato da stronzo in più di un'occasione e lo aveva fatto anche la sera della rapina. Si era comportato come... come una bestia o qualcosa che ci si avvicinava un bel po'. Sapeva che Dario vedeva quella persona quando lo guardava e forse era questo a impedirgli di vedere la verità, di fidarsi. Il nocciolo era tutto lì e andava una volta per tutte frantumato.

Il ragazzo lo squadrò con evidente rabbia negli occhi. «Davvero? E per fare cosa, poi? Perché magari tu ti stanchi di me dopo un mese o un anno? So di aver detto che credo nel colpo di fulmine e roba simile, come tu stesso sei stato così gentile da ricordarmi, poco fa, ma dall'altro lato non mi sento più così disponibile a rischiare, a dover magari dire addio a una persona alla quale mi sento legato. Mi... mi spaventa che io abbia deciso di mandare alle ortiche tutto quanto in due settimane solo per vedere cosa succedeva se avessi scelto di baciare un uomo e poi di andarci persino a letto. Mi spaventa che abbia scelto di fare tutto questo con te, fra tanti altri con i quali avrei potuto aprirmi a questo mondo del tutto nuovo per me. Mi spaventa e fa sentire un idiota. Qualunque cosa tu stia dicendo di provare, non è reale e non porterà da nessuna parte.» Eppure sapeva che non era quello l'unico problema, il vero elefante nella stanza. Più che tale, era un autentico tarlo che aveva scavato nel suo cervello per due lunghe settimane e non voleva saperne di andarsene. Prese a camminare per il soggiorno, convinto che in tal maniera si sarebbe calmato, ma non servì a granché. Gli tremavano di nuovo le mani e... dannazione, sentiva di avere i nervi a fior di pelle. Si fermò e squadrò Gareth. «Se io non avessi mai cercato di prendere quei soldi dalla tua cassaforte, credi che prima o poi sarebbe finita lo stesso così? Ti saresti mai accorto che ero una persona, non solo un pupazzo che potevi strapazzare a piacere perché tanto sapevi che non avrei mai reagito perché, semplicemente, dovevo lavorare e non potevo rinunciare al mio lavoro, per quanto fosse difficile stare alle tue dipendenze? Lo hai detto anche tu: quella sera hai visto in me solo una scappatoia, una via media, qualcosa che poteva tornarti utile. Solo questo ti ha convinto a risparmiarmi la galera, non le ragioni per cui ero arrivato a infrangere la tua fiducia. Non hai neppure voluto ascoltarmi, ricordi? Se io non avessi fatto quello che ho tentato di fare, sarei stato ancora invisibile ai tuoi occhi. Avrei continuato a essere ai tuoi occhi una nullità, un pupazzo sul quale scaricare le tue quotidiane frustrazioni da uomo in carriera. Non avresti visto un bel niente nel sottoscritto, Gareth, e prova a negarlo, se ne hai la faccia. Voglio guardarti dritto negli occhi mentre lo neghi, avanti! Dimmi che mi sbaglio, forza!»

Gareth, proprio come lui, era caduto nel suo stesso tranello, nell'illusione che aveva deciso di offrire ai genitori e alla sorella. Si stava solamente illudendo, era un effetto collaterale di quella situazione e sì, anche dell'aver mescolato una semplice questione di affari, una transazione, a qualcosa di ben diverso. Qualche notte sfrenata di lussuria ed ecco che anche lui ci era cascato in pieno.

Vedendo che Herrick non rispondeva, Carvajal sorrise amaramente, quasi come un adulto che, deluso, aveva appena colto sul fatto un ragazzino intento a mettere in atto una burla odiosa. Non sapeva neanche come sentirsi di fronte a quella silenziosa e chiara conferma. Chi taceva acconsentiva, no? E la verità era quella, era lì da vedere, e niente poteva mascherarla. Ormai il sipario era totalmente collassato su se stesso.

Β«Le persone cambiano, Γ¨ vero, ma tu lo hai fatto solo dopo che mi hai beccato con le mani nel sacco. Hai idea di come suoni, di che cosa sembri? Ho visto come hai iniziato a guardarmi dopo che ho cominciato a vestirmi in un certo modo, a essere come volevi che fosse la persona dei tuoi sogni e poi, addirittura, ad accoglierti fra le mie braccia in modo del tutto consenziente. Se sei attratto da qualcosa, perΓ², ho paura che tu provi attrazione solo per una maschera, Gareth. In questa casa sono il tuo fidanzato, ma non ne hai uno, tu ed io lo sappiamo bene, perciΓ² questo...Β»
IndicΓ² se stesso, la persona che Gareth aveva trasformato nel perfetto compagno di un uomo ricco e potente partendo dalla bozza di un semplice e anonimo segretario che per due anni era stato sfruttato ogni singolo giorno, fin quasi all'esaurimento nervoso. La fiaba di Cenerentola stravolta ai massimi livelli, distorta e ridotta a una questione di soldi e ricatti.
«Tutto questo non esiste. Dario Carvajal non è questa maschera, ma la persona che per due anni hai avuto lì, davanti a te, e mai, neppure una volta, ti sei disturbato a guardare sul serio, per chi era davvero. Non so tu, ma non mi va di tentare di creare qualcosa insieme a una persona che mi apprezza solo quando mi vesto con abiti costosi e corrispondo a determinati standard. Tu non avresti mai e poi mai chiesto al vero Dario di uscire una sera a bere qualcosa insieme, anche se come semplici amici, per sapere qualcosa in più su di lui. Non gli avresti mai proposto di aiutarlo a far uscire suo fratello da un pericoloso giro di droga prestandogli soldi che non avresti voluto indietro. Non te ne sarebbe importato niente, Gareth. Non mi avresti neppure ascoltato e in effetti non lo hai fatto, se non a giochi iniziati, quando ormai era inutile nasconderti i guai in cui si era cacciato Felipe, quando avevo bisogno di farti capire che ero disposto a tutto pur di ottenere quel denaro prima che il tempo concesso a mio fratello scadesse.»

La cosa peggiore? Gli dispiaceva di star sbattendogli in faccia la veritΓ . Era talmente assuefatto da quella droga di situazione da desiderare di non aver mai infranto il sortilegio come aveva appena fatto. Soffriva per aver distrutto qualcosa che non era mai esistito, il che era assurdo e tragico al tempo stesso. Avrebbe riso e pianto al tempo stesso, se solo non fosse stato troppo impegnato a provare pena per se stesso e per l'uomo che aveva di fronte.

«E poi... credi che i soldi risolvano ogni cosa? Non risolvono niente, invece. Mi sto illudendo che dopo quel che ha passato mio fratello, lui tornerà in riga, cercherà di ritrovare se stesso e di essere un uomo migliore per suo figlio, per la sua famiglia, ma probabilmente anche con lui mi sto illudendo. Forse... forse avrei dovuto contattare la polizia e lasciare che fossero le autorità a occuparsi di tutto. Non finisce mai bene quando scegli una scorciatoia e noi, Gareth, ne siamo la prova. E se la pensi davvero come hai detto... dovresti licenziarmi, congedarmi o come altro lo vuoi definire. Almeno così nessuno dei due sarebbe in debito con l'altro e tutto tornerebbe come prima.» 

Sapeva di aver appena tracciato una linea di confine fra di loro e sapeva anche che era giusto così. Uno dei due doveva far capire all'altro che stavano solamente mentendo a loro stessi. 

Aveva il terrore di affrontare le conseguenze del tornare a Los Angeles senza i soldi che servivano a salvare Felipe da quei mafiosi ricattatori, ma non poteva più andare avanti così, non quando lui e Gareth avevano perso di vista l'obiettivo principale che li aveva condotti a quel punto.

«Chiudiamola qui, hai ragione, ma... niente soldi. Non ho portato a termine ciò che era compreso nel contratto, giusto? Ho contribuito un bel po' a rovinare tutto, quindi non c'è ragione per cui tu debba pagarmi. Mi basta solo non continuare a mentire alla tua famiglia e anche a te, illuderti che una situazione del genere potrebbe mai andare a finire bene.» Si diresse alle porte e le aprì, almeno cercò di farlo, visto che Gareth giunse subito accanto a lui per bloccarle. «Non ti permetterò di mettere a rischio un membro della tua famiglia solo per ripicca, perché hai deciso di non fidarti di me. Se vuoi chiudere qui la questione mi va bene, ma non andrai via senza quei dannati soldi.» Herrick cercò di moderarsi, ma poi lo disse: «Anche se per due settimane direi che hai offerto un servizio impeccabile e con tanto di extra annessi. Le più belle scopate degli ultimi dieci anni della mia vita, te lo concedo». Se Carvajal voleva riportare tutto su un piano di freddo e sterile business, allora si beccava la sua stessa medicina e in quantità industriali. Se l'era cercata intestardendosi di non voler capire qualcosa che in verità era facilmente intuibile e lineare. 

Lo credeva uno stronzo? Bene, allora sarebbe tornato a comportarsi come uno stronzo. Se era così lo dipingeva anche dopo che aveva cercato di dimostrargli che c'era altro sotto la superficie, che non sempre le cose erano come sembravano, allora lo avrebbe accontentato.
Magari avevano sbagliato a confondere le acque, a giocare troppo a fare la coppietta, ma lui era giunto a una conclusione molto semplice e scontata: erano esseri umani e gli umani non potevano far a meno di incasinare i loro stessi piani. Solo le macchine e i robot agivano esattamente come da programma, e questo perchΓ© non provavano sentimenti, non provavano rimorso nΓ© desideravano di poter rimediare agli sbagli del passato.

In fin dei conti la colpa Γ¨ mia.

Era stato lui a voler usare Dario come escamotage, ad approfittarsi della disperazione che gli aveva letto negli occhi quella sera di giorni prima. Lui gli aveva chiesto di recitare una parte e come un idiota si era fatto ingannare dalla messinscena di cui era stato anche il regista. Come avrebbe mai potuto prevedere, perΓ², conseguenze di quel tipo?

E non Γ¨ vero che non ti vedevo, quando eravamo alla redazione. Non Γ¨ vero che non ti ho mai notato.

Una volta si era scoperto intento a fissargli il fondoschiena, santo Dio. Certo, in tal caso si era trattato di qualcosa di puramente fisico e superficiale, ma scardinava impietosamente quanto affermato dal ragazzo, ovvero che egli fosse sempre stato alla stregua di un fantasma.

Un'altra volta, mentre non aveva nulla da fare nel proprio ufficio, si era fermato a guardare oltre le pareti di vetro trasparenti proprio verso la scrivania dove Carvajal, in tale circostanza, si stava ammattendo a furia di dover rispondere ora a una chiamata del telefono aziendale, ora nel dover compilare questo o l'altro documento, ora a dover riordinare l'elenco degli impegni di quella settimana e pensare anche a passar a prendere il caffè per lui allo Starbucks che si trovava non proprio vicino alla sede di Starfield. Lo aveva osservato, l'aveva visto non demordere, portare a compimento tutto quello che gli era stato chiesto di fare. Si era ritrovato quasi a sorridere davanti a una simile, instancabile tenacia.

Non era vero che non lo aveva mai notato nΓ© visto sul serio, solo... non aveva mai provato a grattare la superficie e ad approfondire certe cose. Forse perchΓ© all'epoca si sentiva superiore a chiunque, specialmente a chi aveva definito fino a poco tempo fa β€Ÿquello scemotto del mio segretario". CosΓ¬ scemo che era quasi riuscito a soffiargli da sotto il naso trecentomila dollari. Dieci minuti in piΓΉ di tempo e ci sarebbe riuscito eccome.

Lo aveva visto presentarsi alla sua scrivania due anni prima fresco di laurea e con ottime referenze stilate proprio da un professore della facoltΓ  che aveva scelto di premiarlo per i voti conseguiti e per l'impegno dimostrato, e anche perchΓ© forse doveva averlo preso in simpatia. Il cocco del professore, tanto per dirne una.
All'epoca non gli aveva dato granchΓ© fiducia, si era detto che fosse poco piΓΉ di un ragazzino e che non avesse poi tutta quella esperienza, specie perchΓ© la facoltΓ  che aveva frequentato avrebbe dovuto indirizzarlo verso un lavoro differente, ma poi aveva deciso di assumerlo quasi per scherzo, per vedere quanto avrebbe retto a un impiego cosΓ¬ stressante e dagli orari sfibranti, solo per rimanere poi stupito nel vedere che quel marmocchio, come lo aveva definito due anni prima, sapeva reggere eccome alla pressione e non demordere neanche dopo l'ennesima e aspra critica, dopo esser stato una volta ripreso duramente davanti agli altri colleghi e aver dovuto incassare in silenzio, anche se – Gareth lo ammetteva ora con un gran senso di colpa – quella volta lo aveva fatto apposta di porlo in una situazione spiacevole. Un'altra prova di scrematura, cosΓ¬ aveva giustificato con se stesso quell'episodio. Tornato dentro il proprio ufficio, tuttavia, lo aveva visto piangere senza fare il minimo rumore e rimettersi al lavoro, e solo allora Gareth aveva capito di aver esagerato e di non poter di certo scusarsi per aver alzato la voce a quella maniera.

Forse era vero, dopotutto, che quel ragazzo che stava guardando fosse una sua creazione. Lo aveva reso lui in quel modo. Lui lo aveva reso incapace di fidarsi delle sue parole e di una sua eventuale volontΓ  di essere gentile, di compiere un'azione disinteressata nei suoi riguardi.
Sapeva anche che era tardi per chiedergli scusa e tornare indietro, farlo e fregarsene della propria posizione in ufficio e fermarsi a parlargli, proporgli di bere un caffè insieme e vedere cosa sarebbe successo.

Β«Se ora esci da queste porteΒ», gli disse lentamente, di modo che potesse capire ogni singola parola, Β«vuol dire che comunque prenderai quei soldi, ma lo farai nelle vesti di qualcuno che ha solamente offerto un servizio e ricevuto in cambio un pagamento. Se invece rimani, se proviamo a parlare con serietΓ  e senza puntarci il dito contro a vicenda, non saranno solo i soldi che riceverai da parte mia. Non sono la sola cosa che posso darti. Non quella piΓΉ preziosa, almenoΒ».

Lo vide esitare, vide le sue dita indecise fra lo stringere le maniglie e tirare o lasciarle andare e restare.

«Dammi una possibilità» lo pregò Gareth, trasferendo le dita su di una sua spalla; una pressione appena accennata, gentile. «Te ne chiedo una soltanto e se a quel punto ti sarà chiaro fino in fondo che non faccio per te, che non ti trovi bene con me, con l'uomo che sono davvero, allora ti giuro su quello che vuoi che non ti fermerò né ti forzerò a rimanere, ma fino ad allora... resta, ti prego. Resta con me.» 

Ebbene sì, lo stava davvero implorando, ma non perché ci teneva a mantenere le apparenze con la propria famiglia né per altri motivi di puro e gretto interesse. Voleva che restasse perché lo desiderava accanto a sé, perché la sua presenza lo faceva sentire meglio, perché lui gli piaceva da impazzire. 

Β«E per la cronaca, non Γ¨ vero che per me sei sempre stato come un fantasma. Io ti vedevo, Dario. Ti ho sempre visto, sin dal primo momento in cui hai varcato la soglia del mio ufficio per il colloquio di lavoro e se proprio lo vuoi sapere... non sei uno facile da dimenticare o da ignorare.Β»

Il ragazzo, molto lentamente, lasciΓ² andare le porte. Β«RimarrΓ² quiΒ» decretΓ², il tono di voce basso e quasi neutro. Β«Lo faccio per mio fratello e perchΓ© mi Γ¨ stato insegnato a rispettare un impegno preso. Per il momento Γ¨ tutto ciΓ² che posso dire.Β»

Rifiutava di ammettere con se stesso e, soprattutto, con Gareth, che ad averlo convinto a restare, ad andare fino in fondo, non fossero stati solo i due motivi che aveva appena citato. L'ultimo chiodo era stato sentire quell'uomo implorarlo di rimanere. Non che udire Herrick supplicarlo gli avesse fatto piacere in qualche perversa maniera. Lo aveva soltanto colpito e spiazzato, quasi turbato, e la lite invece lo aveva svuotato completamente. Non aveva la giusta dose di serenità mentale per prendere decisioni così importanti come andarsene di punto in bianco e far ritorno a Los Angeles.

Era vero, Gareth aveva detto di voler aiutarlo con la questione di Felipe per pura volontΓ  di farlo, ma davvero poteva fidarsi? Non lo conosceva abbastanza per abbassare le difese e afferrare quella mano che di colpo gli era stata tesa, e poi era uno di quelli che preferivano di gran lunga rialzarsi da soli nel momento in cui crollavano a terra.

Farsi aiutare da chicchessia non gli era mai andato a genio, lo aveva sempre fatto sentire debole, dipendente da qualcun altro, incapace di rimanere saldo sulle proprie gambe senza l'ausilio di questo o quest'altro individuo.

Finalmente sollevΓ² lo sguardo e incrociΓ² gli occhi cerulei di Herrick. Β«Per quel che riguarda il resto, ho bisogno di rifletterci.Β» Una pausa. Β«Le cose non possono cambiare da un giorno all'altro.Β»

Il bello era che si ritrovava a desiderare che Gareth non avesse mai avuto quell'accesso di tenerezza, dopo la visione del film al piano di sopra. Se solo ciΓ² non si fosse mai verificato, tutto sarebbe rimasto com'era stato fino ad allora, per quanto illusorio e destinato a terminare. Ora, invece, aveva preso consapevolezza di una realtΓ  ben diversa e doveva farci i conti. Una realtΓ  che lo confondeva e lasciava perplesso, che lo faceva sentire insicuro e in qualche maniera esposto.

Fino a quel giorno avevano semplicemente giocato, portato avanti una recita e scelto di trarre da essa benefici prettamente egoisti, ma la musica era cambiata. Ora che il gioco era finito e si stava mirando piΓΉ in alto ogni cosa si era fatta piΓΉ caotica e ambigua.
La logica gli imponeva di procedere coi piedi di piombo, senza aspettarsi null'altro che una cocente delusione. Lo esortava a ricordare che quell'uomo era lo stesso che a piΓΉ riprese lo aveva umiliato in pubblico, davanti al resto dei colleghi, e trattato come una bestia da soma le cui sorti, solitamente, erano indifferenti al suo padrone che continuava a caricarla di pesi fino a farla stramazzare al suolo. Doveva ricordare con chi aveva a che fare e quanto fossero diversi i mondi dai quali provenivano e fare tutto ciΓ² sarebbe stato molto piΓΉ semplice se solo il suo cuore l'avesse fatta finita di battere all'impazzata, di sbatacchiare nella cassa toracica come un uccellino in trappola che ad ogni costo era alla ricerca di una via di fuga dalle sbarre della gabbia in cui era rinchiuso.

Sarebbe stato decisamente piΓΉ facile, ma non poteva imporre la propria volontΓ  a un organo che per regole dettate dalla stessa natura batteva indipendentemente dal volere del suo possessore. Galoppava e lui non poteva farci niente.

Avrebbe tanto voluto spergiurare anche a se stesso che le parole di Gareth lo avessero lasciato del tutto indifferente, ma non era così. Purtroppo si conosceva fin troppo bene e sapeva che dietro alla propria alta muraglia si sentiva terribilmente fragile ed esposto ad ogni genere di intemperie sentimentali ed emotive. Si era costruito un muro senza badare al materiale che aveva impiegato per erigerlo e si stava rendendo conto di aver utilizzato argilla molle. Doveva essere così, altrimenti avrebbe mandato al diavolo Gareth, gli avrebbe detto di continuare fino alla fine la recita con gli Herrick e di non voler poi avere più nulla a che fare con lui, dopo il termine che si erano prefissati. Avrebbe dovuto farlo, probabilmente, ma eccolo ancora lì a dare risposte sibilline e poco chiare, risposte che lasciavano un piccolo spiraglio di speranza, di redenzione per quell'uomo davanti a lui.

Non imparo mai, vero?

Era proprio come con Felipe: non poteva far a meno di concedere quelle fantomatiche seconde, terze, quarte occasioni, poco importava quanto ogni volta un piccolo brandello della sua stessa persona si smarriva per sempre o si erodeva. Suo fratello, Dante, gli ripeteva da secoli che tendeva a essere sempre troppo morbido, troppo buono e permissivo, troppo disposto a dare una possibilitΓ  al prossimo anche a costo di farsi male e uscirne ferito.

Magari il suo era un vizio come tanti altri, una cosa propria del suo essere che non poteva in alcun modo cancellare né cambiare. Magari era così, magari invece no, e in fin dei conti non aveva poi tanta importanza. Sapeva che lo avrebbe fatto sempre e comunque, fino al giorno della propria morte. Sempre si sarebbe sforzato di vedere del bene negli altri, per quanto nascosto e lontano. In fin dei conti era ciò che aveva fatto anche con Herrick, almeno in un primo momento, solo per poi cedere alla sempre più crescente antipatia nei suoi riguardi.

«Ricordi quando parlavamo delle stronzate fatte in passato da te o da me, indipendentemente che fossimo ubriachi o meno?» aggiunse rauco. «Ecco un altro aneddoto divertente: c'è stato un momento, all'inizio, quando lavoravo solo da poco tempo a Starfield, in cui credo mi fossi preso una specie di leggera sbandata per te. Ovviamente non osavo ammetterlo con me stesso, ma visto che negli ultimi tempi ho deciso di mandare alle ortiche ogni mia certezza, tanto vale essere onesto fino in fondo.» Sorrise fra sé con amarezza, con scherno nei riguardi di se stesso. «Ti comportavi da testa di cazzo, ma ero talmente scemo, all'epoca, da far andarmi bene persino il tuo orrendo carattere, le tue crudeli critiche, il tuo trattarmi come uno zerbino. Non me ne importava, ma poi raggiunsi un punto di rottura quando mi accusasti di aver sbagliato qualcosa che invece sapevo di aver fatto bene. Sapevo che era così, ma dovevo stare zitto perché non ero nessuno e tu, invece, eri il grande capo. È stato allora che ho iniziato a odiarti, Gareth, e in parte ti odio tutt'ora, a dire la verità. Se mi trovo qui è perché ancora una volta hai fatto lo stronzo e io, come al solito, ti ho permesso di strapazzarmi. Pensavo di aver accettato di sottostare a questa messinscena perché avevo bisogno di quei soldi ad ogni costo, ma una parte di me voleva in qualche maniera redimersi ai tuoi occhi. Volevo cancellare il disprezzo e la delusione che ti leggevo in faccia. Non li tolleravo, mi sembrava di morire per la vergogna. Mi spaventava di più quella tua espressione del dover andare in galera. La verità è che sono un cazzo di zerbino fino al midollo, ecco perché sono ancora qui, ecco perché ancora ti sto parlando, e non posso farci niente.»

Sapeva di aver appena demolito quel po' di dignità che gli era rimasta, ma chi se ne importava. Il fondo l'aveva toccato la stessa sera in cui era stato lui a infrangere le regole che aveva in precedenza stabilito e fatto sesso con Herrick e solo perché in quest'ultimo aveva notato una crescente frustrazione giunta ormai agli sgoccioli. Solo perché sapeva che così gli avrebbe dato ciò che voleva e lo avrebbe fatto stare meglio.

«Mi hai influenzato in una maniera pazzesca sin dal primo giorno che ho lavorato per te e continui a farlo anche in questo preciso istante. È questo a spaventarmi. Ho paura che se decidessi di darti una possibilità, tu a quel punto finiresti per prenderti tutto di me, fino all'ultimo brandello, e nel caso tutto finisse... a me a quel punto non mi rimarrebbe niente di me stesso, tranne che uno scheletro spolpato. Nessuno mi assicura che se ti lasciassi entrare tu finiresti per distruggermi e non mi piacerebbe finire come quelli che aprirono le porte al cavallo di Troia, non so se rendo l'idea.»

Era terribilmente confuso e in quel preciso istante si sentiva maledettamente vulnerabile, tanto da non voler in alcun modo guardare dritto negli occhi Gareth. Una sola occhiata, anche di una manciata di secondi, e di nuovo avrebbe ceduto, come giΓ  era successo piΓΉ volte in quelle ultime due settimane. Quell'uomo aveva su di lui un ascendente e che fosse una cosa voluta o meno, era comunque una ragione valida per andarci coi piedi di piombo.Β  Se lo avesse guardato avrebbe ceduto all'impulso smodato di mandare tutto all'aria e accettare su due piedi quella nuova situazione, la realtΓ  che Herrick fosse davvero cambiato e interessato a conoscerlo meglio, anzi conoscerlo davvero e frequentarlo.Β 

Aveva bisogno di capire che fosse tutto reale e andasse oltre le circostanze che li avevano spinti a unire le forze e comportarsi come se l'uno fosse ammanettato all'altro, solo per poi essersi dimenticati di tale forzatura facendosi abbindolare dall'illusione che loro stessi avevano confezionato a regola d'arte. Era ciΓ² di cui aveva bisogno, in teoria, ma ancora una volta Gareth sconvolse i suoi piani: si avvicinΓ², si chinΓ² su di lui e lo baciΓ², spingendolo a ridosso delle porte chiuse.Β 

Dario, malgrado tutto ciΓ² che aveva fino ad allora sostenuto e detto, nonostante fosse di per sΓ© una persona che mal tollerava che si invadesse il suo spazio personale contro la sua volontΓ , dopo solo un paio di istanti si arrese al voler almeno provare a respingere il bacio di quell'uomo. Non ce la fece e basta e, ignorando la ragione che gli imponeva di mettere fra loro dei paletti, smise di fare pressione sul torace di Herrick e serrΓ² le dita sulla sua camicia mentre i pensieri, le tante riflessioni di quelle due settimane, si riducevano a un suono di sottofondo caotico e lontano, del tutto insignificante e secondario.

Non credeva di essersi mai sentito a quella maniera. Mai gli era capitato di provare la netta sensazione di avere le gambe ridotte a instabile e fragile gelatina nΓ© di non sentirsi irritato dopo che una persona aveva chiaramente superato la linea di confine che lui aveva tracciato per mettere in chiaro una questione. Avrebbe dovuto arrabbiarsi, magari ritrarsi e, perchΓ© no, mollare un bel ceffone a quel bambino viziato troppo cresciuto e abituato ad averla sempre vinta, ma una parte di lui non voleva fare nulla di tutto ciΓ² e lui, alla fine, le diede ascolto.

Quasi gli girava la testa quando Gareth si separò da lui quel poco che bastava a restituire ad almeno uno dei due la facoltà di parlare. «Lascia che ti sorprenda» sussurrò Herrick, incatenando gli occhi a quelli del ragazzo. «Se mi permetterai di farlo, allora finalmente potrai vedermi per come sono davvero. Tu mi piaci e io... io non voglio distruggerti. Voglio solo provare a darti ciò che tu stesso mi hai detto di star cercando da tempo e di non aver fino ad ora mai trovato.» Vide che Carvajal stava per riprender parola, ma Reth gli pose l'indice sulle labbra per farlo tacere. Voleva solo che lasciasse aperto un piccolo spiraglio nel suo cuore, quanto bastava a concedere a lui di vedere la sua anima e poter ammirarla, seppur in minima parte. Gli stava chiedendo di avere coraggio e permettergli di attraversare il muro che li separava perché solo in tal modo avrebbero potuto confrontarsi da pari a pari, faccia a faccia. Lui si era esposto, dopotutto. Si stava mostrando per chi era sul serio anche se era il primo, in parte, ad avere paura di avanzare e addentrarsi in luoghi che non gli erano poi così familiari. Il minimo che Dario potesse fare, visto e considerato che non lo aveva respinto quando era stato baciato, era essere a sua volta sincero. «Dimmi solo se vuoi provarci o meno.» Sì o no, era questo tutto ciò che gli chiedeva, e «Sì» fu la risposta che ricevette. 

Gareth si chiuse la porta della camera da letto alle spalle e squadrΓ² brevemente Dario che, salito al piano di sopra una ventina di minuti prima di lui, ora giaceva supino sul letto a due piazze e pareva del tutto concentrato sul proprio laptop acceso che aveva davanti agli occhi. Herrick rimase di sale notando che il ragazzo, attualmente, indossava un paio di occhiali da vista dalla montatura rotondeggiante e piuttosto ampia che gli dava un'aria sia da intellettuale che da secchione.

«Non mi avevi detto di essere miope» esordì, avvicinandosi e sedendosi sul bordo del letto.

Il giovane si riscosse e trasferì le iridi scure dallo schermo del PC all'uomo che adesso si trovava a pochi centimetri da lui. «Beh, non li indosso così spesso. Preferisco le lenti a contatto, di solito, ma visto che le avevo già tolte mi sono dovuto arrangiare» spiegò laconico mentre digitava con veloce destrezza qualcosa sulla tastiera.

«Non ti stanno male. Dovresti indossarli più spesso» buttò lì Gareth con un lieve sorriso. Anche se sembravano aver appianato molte questioni, il resto della giornata era trascorsa non del tutto in modo sereno e spontaneo. «Cos'è che ti sta tenendo così impegnato, comunque?»

Dario non rispose subito e per un minuto buono rimase lì a mordicchiarsi il labbro inferiore, indeciso fra il parlare o il tacere. «Sto... sto cercando di trovare per tempo un nuovo impiego» rivelò infine, optando per la trasparenza. «Dopotutto ne avevamo già discusso e a te andava bene così.»

Herrick lo guardΓ² con aria perplessa. Β«Io credevo che avessimo messo in chiaro tutto quanto.Β»

Carvajal, capendo di dover rimandare a un'altra volta la ricerca, chiuse il laptop e si tirò su per cambiare posizione e mettersi seduto sulle coperte. «Sì, beh... ho detto che ci avremmo provato, è vero, ma che la cosa vada in porto o meno... francamente preferisco mantenere la mia posizione almeno riguardo al lavoro. Sono successe troppe cose, Gareth, e a esser sincero non so quanto sarebbe saggio avere una relazione con te mentre sono alle tue dipendenze. Non so neppure se sia legale o meno, a pensarci bene, e sarebbe imbarazzante fingere di essere il tuo segretario e poi, ore dopo, fare le capriole con te fra le lenzuola. Sarebbe solo distruttivo per entrambi, a mio parere, perciò preferisco trovare altrove un impiego.»

Checché se ne scrivesse in alcuni romanzi rosa incentrati su una relazione travolgente fra la squinzia di turno e il suo CEO sexy armato di frustino, spesso e volentieri era in effetti estremamente sconsigliato o addirittura proibito dalle regole di una data azienda o del Paese in cui ci si trovava intrattenere legami con i propri sottoposti o con il proprio capo che andassero oltre quello prettamente lavorativo e formale. Era una semplice e logica questione di conflitti di interessi grossi quanto l'aeroporto di Denver e, a onor del vero, era giusto e sacrosanto che molte compagnie e aziende optassero per regolamenti come quello. Si correva il rischio di sfociare in abusi di potere, ricatti e solo Dio sapeva cos'altro, perciò sì, era meglio che lui trovasse in ogni caso un nuovo lavoro che fosse il più distante possibile dalla fulva chioma di Herrick e il suo fondoschiena d'acciaio. Gli andava bene correre dei rischi, ma non fino a tal punto. Si stava parlando della sua carriera futura, in fin dei conti, e quando si trattava di quella preferiva non lasciar nulla al caso e giocare in difesa.

Β«Ma andiamo! Addirittura imbarazzante?Β» esclamΓ² Gareth, incredulo. Β«Mi sembra di star a sentire una scolaretta!Β»

Dario si scurì in volto. «Beh, questa scolaretta ti fa presente che non è un'associazione vincente andare a letto con il proprio capo. Innanzitutto, peggiora il rendimento lavorativo e non riuscirei a concentrarmi sui miei doveri mentre tu svolazzi avanti e indietro per l'ufficio. Basterebbe una sola occhiata troppo eloquente, un momento di debolezza, e qualcuno si accorgerebbe all'istante che gatta ci cova. È troppo rischioso e fuori luogo.»

Gareth si rese conto di non avere controargomentazioni abbastanza convincenti con cui demolire il ragionamento del ragazzo. Purtroppo Dario aveva ragione. Β«Quindi? A cosa pensavi?Β» incalzΓ² rauco.

«Fino ad ora non ho trovato nulla che mi convincesse» ammise il più giovane, sbuffando. «In teoria, con i titoli di studio che ho alle spalle e con la gavetta di due anni che mi sono fatto a Starfield potrei avere un margine di possibilità nel trovare un posto in una testata giornalistica di tutto rispetto, ma ho il terrore che mi affibbino articoli incentrati sull'ennesima coppia hollywoodiana andata alla deriva e frivolezze varie delle quali non mi importa un bel niente.» Si era sempre domandato a cosa servisse impicciarsi degli affari della gente famosa quando ci sarebbe stato ben altro di cui informare le persone fra disastri legati ai cambiamenti climatici, calamità e stragi in giro per il mondo. Stava andando tutto a rotoli e c'era ancora chi riteneva che fosse della massima importanza scoprire con chi se la facesse questo o quest'altro divo del grande schermo. Chi diamine se ne fregava, santo Dio. «Sarebbe bello poter scrivere articoli decenti su questioni che siano davvero di rilievo, ma... non lo so. Ci ho perso la mano e mi sembra trascorsa un'eternità dall'ultima volta che ho avuto il tempo o la voglia di scrivere qualcosa che non riguardasse il lavoro a Starfield. I miei professori dicevano che avevo tutte le carte in regola per fare ciò che mi piaceva fare e distinguermi, ma poi... beh, mi è capitato fra capo e collo di ricevere una chiamata da parte del tuo ufficio con la quale venivo informato che era programmato un colloquio con te. I miei progetti sono andati a rotoli non appena hai deciso di assumermi.» 

Probabilmente avrebbe fatto meglio a ripiegare su qualcosa che comprendesse una retribuzione migliore di quella che spettava a un giornalista medio, se voleva continuare a pagare l'affitto del suo adorato appartamento. Era raro ormai, dopotutto, che una persona riuscisse a ottenere il lavoro dei suoi sogni. Bisognava rincorrere le bollette, l'affitto e tanto altro ancora, non di certo i fuochi fatui.Β 

Β«Dunque volevi fare il giornalista, eh?Β» commentΓ² Gareth mentre si alzava per togliersi di dosso i vestiti spiacevolmente incollati al suo corpo, tanta era la calura di quegli ultimi giorni. Non vedeva l'ora di farsi una doccia e si sarebbe premurato di farsela bella fredda. Β«Ti ci vedo, sai? Hai la faccia abbastanza tosta, a mio parereΒ» aggiunse privandosi della camicia azzurra di lino.

Dario mise su un sorriso strano e ben poco spontaneo. Β«Il giorno del colloquio, quando mi chiedesti quali fossero i miei progetti per il futuro e se avessero a che fare con il voler lavorare per te, dicesti che nessuno mi avrebbe preso sul serio. Credo aggiungesti, anche, che avevo una faccia troppo da bamboccio.Β»

A pensarci bene, si disse Gareth, forse non avrebbe avuto bisogno di una doccia fredda, visto che Carvajal gliene aveva appena servita una in grande stile. Deglutì. «L'ho detto?» incalzò a disagio.

Β«Purtroppo lo hai detto.Β»

Β«E immagino sia tardi per rimangiarmi tutto.Β»

Β«GiΓ .Β»

Β«Non lo penso piΓΉ, comunque. Non perchΓ© andiamo a letto insieme, solo... beh, perchΓ© ora ti conosco meglio rispetto a prima.Β»

Β«RilassatiΒ» fece il ragazzo agitando una mano per scacciare la questione. Β«Ormai Γ¨ acqua passata, no?Β» In parte pareva sforzarsi di tornare ad avere un atteggiamento leggero e incurante, dall'altra, invece, non gli andava di tornare a discutere e sotto sotto voleva davvero mettere una pietra sopra a tutto quanto.

Non aveva senso recriminare o rinfacciare, era questa la veritΓ , e poi aveva deciso di dare una possibilitΓ  a Gareth, perciΓ² era meglio concentrarsi sul presente anzichΓ© sul passato e ciΓ² che ormai non poteva esser cambiato. Β«Non preoccuparti, comunque. Me la caverΓ² in qualche manieraΒ» concluse. Si alzΓ² e andΓ² a riporre nella borsa apposita il laptop, poi tornΓ² indietro e scostΓ² le coperte. Si era giΓ  fatto la doccia e preparato per la notte e, francamente, quella sera era troppo stanco per fare altro che non fosse dormire. Litigare logorava i nervi, sfibrava e privava delle forze. Se l'era dimenticato da quando era tornato a essere single, ma la discussione con Herrick risalente a quello stesso pomeriggio gli aveva offerto la sgradita occasione di ripassare l'argomento.

Almeno per quella volta era meglio lasciare che la giornata terminasse in maniera quieta e vedere cosa avrebbe riservato loro il giorno successivo. Questo Gareth lo capì e malgrado avrebbe voluto stringere a sé quel ragazzo e trascorrere con lui un'altra notte brava, sapeva di dover concedergli del tempo e un po' di spazio, e così fece: si rinfrescò sotto il getto d'acqua di una doccia tiepida, indossò il pigiama e scivolò sotto le coperte accanto a Dario che gli dava le spalle e sembrava esser già nel mondo dei sogni. Così non era, però, e quella notte, a onor del vero, nessuno dei due chiuse occhio.

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