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«Allora, come... come sta?» Misha guardò ansioso Neera, aspettandosi di ricevere buone notizie dopo quanto accaduto il giorno prima. La donna, però, aveva gli occhi gonfi di lacrime e stanchezza e il ragazzo, ancor prima di sentirla parlare, capì come stavano le cose. «Il guaritore ha detto di non aver mai visto niente del genere. Nessuno ha mai avuto l'occasione di provare a curare una persona sopravvissuta a quell'Anatema e non possiamo fargliene una colpa. Non sono le ferite superficiali a preoccuparlo, ma i danni agli organi che ha individuato mentre lo esaminava. Dice c-che è come se... come se fosse stato travolto da una forza spaventosa e distruttiva o da una pioggia di macerie.»

Misha non si sentiva affatto meglio dopo quelle parole. Β«Ma riuscirΓ  a sopravvivere, vero? Insomma, Γ¨ un uomo forte, ne ha passate di tutti i colori e ce l'ha fatta sempre! Deve farcela anche stavolta!Β»

Neera si passΓ² una mano sulle guance. Β«Il fatto che non si stia riprendendo non... non fa ben sperare. Ho cercato di dare una mano anch'io, ma Γ¨ servito a poco o niente. Non si puΓ² far altro che aspettare.Β»

Β«Aspettare cosa?!Β»

Β«Che vinca anche questa battaglia.Β»

In poche parole non sappiamo se vivrΓ  o morirΓ , riassunse tra sΓ© Misha, gli occhi verdi in preda a una tempesta di emozioni negative. Non odiava Iago per ciΓ² che aveva fatto, non dopo averlo visto trasfigurare, come se si fosse ripreso da una sorta di ipnosi, ma odiava il resto di quella dannata Gilda. Odiava quelle persone e avrebbe tanto voluto poter fare qualcosa per spazzare via tutti loro dalla faccia dell'Oltrespecchio.

La regina, quasi come se gli avesse letto nella mente, lo prese con delicatezza per le spalle. Β«Misha, ora non Γ¨ il momento di essere avventati. Stai soffrendo, ma andare alla caccia di quelle persone non lenirΓ  il dolore che provi nΓ© sarΓ  d'aiuto in alcun modo a Dante. Il nostro posto ora Γ¨ qui, accanto a lui.Β»

«E cosa dovremmo fare nel frattempo, dimmi?» chiese rabbioso il ragazzo. «Nessuno sa cos'abbia o come curarlo! E se pensi che pregare i maledetti dèi potrebbe fare la differenza, allora ti sbagli di grosso! Non esistono e se anche così fosse, sono indifferenti ai problemi di noi mortali! Dov'erano quando mio fratello ha colpito Dante con quella Maledizione? Lui non ha mai creduto negli dèi e non ci credo neanch'io! E comunque li odio!» Urlava così forte che l'eco della sua voce furibonda risuonò e si disperse nel corridoio dove si trovavano solamente lui e la regina di Elgorad.

Neera non batté ciglio, si avvicinò e lo strinse a sé con forza. Non si stupì per niente quando il giovane iniziò a piangere senza freno sulla sua spalla. Misha non era uno di quelli che piangevano apertamente in presenza d'altri, ma il modo in cui Neera lo aveva abbracciato, come una vera madre che non voleva altro se non poter confortare il figlio in un momento difficile e drammatico, aveva fatto crollare la diga e permesso al dolore di affiorare con prepotenza in superficie.

Quella scena spezzΓ² il cuore a Desya e a Godric, appena sopraggiunti, e li rese restii a palesarsi e a intromettersi. Fece tuttavia capire a entrambi che la situazione non era affatto delle migliori e che forse sarebbe peggiorata.

Β«Stai... stai bene?Β» chiese sottovoce Desya all'altro Efialte, vedendo che aveva un pessimo colorito. Sembrava a un passo dallo svenire o dal sentirsi male, ancora peggio del giorno prima. Quando Reghsar era tornato insieme a Misha e ai pochi altri sopravvissuti alla carneficina contro la Gilda, nelle ore seguenti, per quanto tutti loro avessero provato a indurlo a farsi un bagno caldo, a cambiarsi d'abito e a riposare un po', non c'era stato verso di convincerlo. Era rimasto per ore e ore con addosso i vestiti logori e sporchi del sangue di Dante e nessuno era riuscito a strapparlo allo stato di shock e mutismo che lo aveva afflitto fino a quel pomeriggio.

Paradossalmente sembrava star male quanto la stessa Neera, la quale aveva forse piΓΉ diritto di lui di temere per la vita di Evergard e dispiacersi dello stato in cui egli versava.

Quando Desya, perΓ², in lacrime aveva implorato all'ex-Maestro di reagire, quest'ultimo finalmente si era deciso a darsi una sistemata, anche se non aveva voluto saperne di riposare. Non avrebbe potuto neppure se avesse voluto farlo, d'altra parte, e Desya non aveva insistito troppo.

Senza dire una parola, Godric si avvicinΓ² alla regina e a Misha. Β«Neera?Β» disse con voce flebile e rauca. Era la prima parola che pronunciava da quasi un giorno e mezzo.

Lei si scostΓ² dal ragazzo e lo guardΓ². Β«D-Dimmi, Godric.Β»

Senza guardarla direttamente, Ric le chiese se potesse vedere Dante e restargli vicino per un po'. BenchΓ© dubitasse di poter fare qualche differenza, voleva rimanergli accanto.

Neera rispose che per lei non c'erano problemi e lui, dunque, entrΓ² nelle stanze del re, ma non subito ebbe il coraggio di avvicinarsi al letto.

Di anni ne erano passati molti dall'ultima volta che aveva visto quell'uomo a un passo dalla morte, anche se Dante mai si era ridotto in quello stato.

Quando trovò la forza di fermarsi accanto al giaciglio, se solo non avesse notato il torace che in modo impercettibile e con fatica si sollevava e abbassava, si sarebbe convinto che fosse in realtà già morto, specialmente per via dell'espressione del viso così distesa e in un certo senso priva di emozioni, neutrale e immobile. Non era abituato a vederlo a quel modo, a non sentire la sua voce, a non incrociare i suoi occhi di un azzurro chiaro, profondo e spettacolare. Evergard era uno di quelli la cui energia sembrava sempre inesauribile, e c'era di che preoccuparsi quando se ne stavano buoni e fermi.

Pur di non restare lì a fissarlo nella vana speranza di vederlo riprendersi, Godric decise di tamponargli la fronte, il viso e il collo con il panno che inumidì dentro la bacinella piena d'acqua.

Prima aveva parlato anche lui con il medico di corte e da quel che aveva potuto intendere il re era in una sorta di stato fra la vita e la morte, nonchΓ© divorato da qualcosa del tutto opposto alla febbre: anzichΓ© scottare, aveva la pelle sempre piΓΉ fredda, nonchΓ© un pessimo colorito.

«Non so se puoi sentirmi,» mormorò Godric, «ma voglio fingere che sia così e dirti che non puoi mollare la presa e battere in ritirata quando ancora hai così tante cose da fare nella vita. Devi riprenderti, Dante, perciò per una volta da' retta a me e non fare il testone come al solito. Non ti chiedo di farlo per me, ma per la tua famiglia e il tuo popolo, per le persone che ti amano. Per Misha, Desya e anche Iago. Io sento, so che si è già pentito di averti quasi ucciso. So che sta soffrendo anche lui e ti giuro che appena mi diranno che stai meglio andrò a cercarlo io stesso. Lo farò comunque, anzi.»

Gli strinse una mano fra le proprie, sperando che anche quel minimo contatto potesse guidarlo verso casa, verso il mondo dei vivi e farlo allontanare dal regno dei morti. Disperato e scevro dell'autocontrollo cui doveva appellarsi spesso in presenza di Dante, gli baciΓ² il dorso delle mano e poi vi abbandonΓ² contro la fronte

«La verità è che non credo di farcela senza di te. Forse sono solo un egoista, ma io... io ho bisogno di te. Sei stato sin dall'inizio sempre una specie di guida, una di quelle querce secolari sotto le quali una persona può trovare riparo durante un temporale.» Sorrise appena, anche se stava di nuovo piangendo. «Ricordo ancora quando ero un bambino, avevo paura dei tuoni e tu restavi sempre lì con me finché non mi addormentavo. All'epoca pensavo che niente sarebbe mai cambiato, ma ovviamente non è stato così.»

Aveva paura di perderlo, anche se in fin dei conti Dante non era mai stato suo e non si erano mai trovati, non nel modo in cui Godric avrebbe voluto si fossero trovati.

«Vorrei solo non esser stato così stupido e non aver sprecato questi ultimi due anni nel crogiolarmi nella mia rabbia, nella mia gelosia. Ora potresti morire senza che io sia riuscito a chiederti davvero scusa e a farmi perdonare per esser stato egoista e sciocco.»

Non gli importava del passato, delle volte in cui avevano discusso, di quella tiritera durata tanti anni fatta di tira e molla continui. Voleva solo vederlo riaprire gli occhi e tornare a stare bene. Voleva solamente questo.

Pur sapendo che Dante non era un credente e disprezzava gli dèi, specialmente la Grande Madre, fu a lei che Reghsar, sottovoce, si rivolse con molte e accorate preghiere. La pregò di risparmiare il re di Elgorad, di guidarlo attraverso le tenebre, prenderlo per mano e condurlo verso la luce. Le chiese di esser buona con Dante e mostrargli il vero potere della fede e della speranza.

«Riportalo da me, ti prego» sussurrò fra i singhiozzi. «So di averti già chiesto di far avverare tante cose irrealizzabili, ma so che puoi essergli d'aiuto in questo. So che puoi salvarlo dalla morte, così come so che puoi dargli ciò che lui e Neera tanto desiderano. Tu puoi vedere tutto e sai che è un uomo buono, merita più di tanti altri di essere felice, di conoscere anche lui la gioia di essere padre.»

Aveva lo stesso capito cosa non andava, cosa continuava ad affliggere Evergard a distanza di anni, anche dopo il matrimonio con Neera.

Β«Ha bisogno di un segno, di sapere che Γ¨ amato da te esattamente come tutti gli altri tuoi figli. Fa' che viva e possa finalmente avere una discendenza.Β»

Iniziava a pensare che fosse stato proprio lui ad attirare su Dante le attenzioni della malasorte e della sventura. La sua gelosia e la sua ritrosia avevano forse augurato il male a quell'uomo, perciΓ² quello era il solo modo in cui Godric potesse rimediare.

Β«Fa' che la vita finalmente gli sorrida e giuro che non oserΓ² mai piΓΉ interferire con la sua felicitΓ . La mia penitenza saranno il silenzio fino al giorno della mia morte e il ricordare sempre a cosa ha condotto il mio egoismoΒ» concluse, scosso dal pianto ormai irrefrenabile.

Anche se non potrΓ² mai dirtelo, io ti amo. Ti amerΓ² sempre e sono fiero di te per aver risparmiato Iago e aver cercato di farlo rinsavire senza fargli del male.

Come faceva da ormai quasi tre settimane, Godric entrΓ² nel tempio della Grande Madre di Elgorad e posΓ² una rosa bianca sull'altare di fronte all'enorme statua della dea, per poi inginocchiarsi e omaggiare la divinitΓ  con delle rispettose preghiere.

Non era facile per lui restare lontano da Ravya e dai propri figli e anche se Dante, dopo due settimane, si era finalmente risvegliato, non se l'era sentita di andarsene ed era rimasto a Elgorad in attesa che si riprendesse del tutto.

Ti sono grato per aver ascoltato le mie preghiere, pensΓ² lord Reghsar sollevando gli occhi e guardando con gratitudine e tenerezza la bellissima dea dal dolce e benevolo sorriso.

Β«Non mi sono stupito granchΓ© quando mi hanno detto che ti avrei trovato sicuramente qui.Β»

Godric sobbalzò e riuscì all'ultimo a non gridare per lo spavento. Si girò di scatto e vide a pochi passi da sé proprio Dante. Fu così repentino nel cercare di tornare in piedi che finì per perdere l'equilibrio e cadere sul pavimento.

Dante, con aria scossa, sollevΓ² le mani in segno di pace. Β«So che sicuramente non avrΓ² una bella cera, ma da qui a terrorizzarti...!Β» Fece per dargli una mano ad alzarsi, ma Godric lo precedette e si rimise su in fretta e furia.

Β«N-Non ti ho sentito arrivare, tutto quiΒ» biascicΓ² Reghsar, le guance in fiamme per la vergogna. Β«Che ci fai fuori dal letto, piuttosto?Β»

Evergard aveva ancora un aspetto malato e debole, ma riusciva a reggersi sulle gambe senza problemi, almeno da quel che sembrava. Β«Ero stufo di stare a letto senza fare un bel nienteΒ» rispose schietto. Β«E comunque... iniziava a darmi sui nervi il modo in cui palesemente evitavi di restare con me se non per il tempo necessario a fare un saluto.Β» Non riusciva a togliersi dalla testa che Godric volutamente volesse evitarlo e non ne capiva il motivo. Pensava che avessero appianato ormai le dispute passate. Per scherzare e rompere il ghiaccio, accennΓ² al fiore posto sull'altare. Β«Quello per caso Γ¨ per me?Β»

«Cosa? No! È per la Grande Madre!» esclamò l'altro, facendogli fare un passo indietro di istinto per via della risposta brusca e squillante.

Β«Guarda che stavo solo scherzando.Β»

Reghsar avrebbe solo voluto scavarsi una fossa e sparirvi dentro per almeno due secoli a venire. Β«Oh, s-scusa.Β»

Non volendo discutere più con lui, Dante decise di non prenderla sul personale e fece spallucce, guardandosi poi in giro. «Solo ora realizzo che è da quando mi sono sposato che non entro qui» disse beffardo. «Secondo Neera dovrei mostrare più rispetto verso la Grande Madre, visto che mi sono ripreso contro ogni aspettativa ed è praticamente un miracolo che sia riuscito a sopravvivere. Secondo me, invece, ho avuto solo fortuna. D'altronde è sempre così.»

«Forse dovresti dare più credito all'ipotesi di Neera» suggerì Godric. «Insomma... sei ancora qui anche dopo esser stato colpito dall'Anatema Rasya. Sei l'unico a esser sopravvissuto.»

Β«Non ricordo molto di quegli istanti, a esser onesto, ma la mia spiegazione logica Γ¨ questa: evocare quell'Anatema Γ¨ molto difficile e non basta qualche anno di preparazione per renderlo infallibile. Iago era inesperto e puntava troppo sulla rabbia e l'emotivitΓ , e questo... beh, lo ha fregato. Tutto qui.Β»

Godric resse all'impulso di dargli una botta in testa solo perchΓ© non gli andava di picchiare un uomo in convalescenza. Β«Tu e la tua logica...!Β» commentΓ², alzando gli occhi al cielo. Β«VerrΓ  un giorno di questi, Dante Evergard, in cui non potrai appellarti alla logica e al raziocinio, e allora ti troverai molto male nel voler provare a spiegare l'inspiegabile.Β»

Dante sghignazzΓ² appena. Β«Spero anche che arriverΓ  il giorno in cui finalmente riuscirΓ² a decifrare le tue criptiche e insensate frasi.Β»

Β«Molto divertente.Β»

Β«So esser simpatico, se voglio, lo so.Β»

Β«Tanto simpatico quanto umile.Β»

Β«L'umiltΓ  Γ¨ per le gatte morte e i finti tonti.Β»

Β«Ti preferivo mentre facevi il bell'addormentato.Β»

«Nah, non è vero.» Evergard prese fra due dita la rosa bianca e dal gambo nero come l'ebano. Pur potendo vedere soltanto i contorni del fiore, riusciva comunque a immaginarne, seppur vagamente, la reale bellezza. Anche se poteva apparire come una persona rude e pratica, aveva un debole per le piante e i fiori. Li considerava la sola cosa realmente bella nell'Oltrespecchio dopo sua moglie. La sua espressione raddolcita si incupì. «Per caso ci sono notizie di Iago?» chiese, temendo come al solito una risposta spiacevole e tragica.

Godric scosse il capo. Β«No, ancora niente. Lo stanno cercando, ma penso che... che ci vorrΓ  un altro po' di tempo. Bisogna avere pazienza e sperare per il meglio, suppongo.Β»

Il re rimise la rosa a posto e posò entrambe le mani sull'altare come per sostenersi. «Inizio a capire per quale motivo non potrò avere mai dei figli. Cosa è accaduto a Iago dimostra che sarei un padre terribile e ovviamente la natura sa sempre a chi dare e a chi togliere certi privilegi. Forse è meglio così, dopotutto.»

Godric gli giunse accanto e gli pose una mano sul braccio per mostrargli vicinanza. Β«Smettila di dire queste cose. Forse tutti e due avremmo potuto fare di piΓΉ per Iago e i suoi fratelli, ma non vuol dire che ciΓ² che abbiamo fatto sia stato inutile. Se tu hai sbagliato, allora anch'io ho commesso degli errori. PiΓΉ di vent'anni fa stabilimmo che ci saremmo presi cura di loro insieme e abbiamo onorato questa promessa quando poi abbiamo scelto di istruirli. Non possiamo essere responsabili di ogni singola scelta di tutti e tre, men che meno di quelle di Iago.Β» Lo fece voltare e fece risalire l'altra mano su di una sua spalla. Β«Quello che Γ¨ successo con Iago non fa di te un cattivo genitore. Forse sarebbe successo comunque, forse no, ma quale importanza puΓ² avere recriminare e guardare a ciΓ² che Γ¨ stato e non puoi cambiare? La vita va avanti, Dante, e ti consiglio di farne tesoro e di goderti il presente e il futuro. Un solo istante e tutto potrebbe svanire, lo sai. Tanto vale trarre il meglio dal tempo che ti Γ¨ stato concesso, no?Β»

Dante, perΓ², non sembrava ascoltarlo veramente. Lo guardava in silenzio in quel suo tipico modo proprio di quando voleva studiare a fondo la persona che aveva davanti, come se volesse leggerle sin dentro l'anima. Alla fine un lieve, spontaneo e quasi tenero sorriso prese forma sulle sue labbra. Β«Sono felice che tu sia quiΒ» disse. Β«Se tu non mi avessi aiutato a capire meglio Iago e cosa gli stava passando per la testa, probabilmente le cose sarebbero andate molto peggio. Grazie per essere rimasto, Godric. Forse... forse ti devo la vita, a pensarci bene.Β»

Oh, cielo, pensΓ² Reghsar, sentendo un intenso calore sulle guance. Probabilmente era rosso come una ciliegia matura ed era grato che Dante non potesse accorgersene.

«Siamo o non siamo ancora amici? È ovvio che io sia rimasto!»

«Sì, ma...»

«Amici, Dante. Il passato non conta più. E comunque anche gli amici bisticciano e si allontanano, a volte, ma se sono veri tornano sempre indietro nel momento del bisogno. Non ti avrei mai permesso di affrontare Iago da solo.» Godric avrebbe voluto abbracciarlo, ma conoscendo l'opinione dell'altro a riguardo preferì non osare troppo e limitarsi a dargli un paio di colpetti incoraggianti sulla spalla, anche se... per un momento ebbe l'impressione che Dante si fosse già preparato in anticipo a quell'abbraccio annunciato, ma mai dato. «Su, forza, torniamo al castello. Non mi va che tu stia troppo in giro. Sei debole e non mi perdonerei mai se avessi una ricaduta.»

Dante inizialmente fu tentato di accostarsi e prendere Godric per mano, ma all'ultimo si disse che era uno stupido, che di nuovo stava cadendo nel buon vecchio tranello e travisando gli atteggiamenti di Reghsar.

Odiava quella situazione, ma ormai aveva capito che avrebbe dovuto conviverci fino alla morte e forse ancor oltre. Non poteva farci niente, inutile che si illudesse, proprio com'era inutile sperare in qualcosa ormai andato perduto per sempre.

Prima di seguire fuori dal tempio Godric, si avvicinΓ² all'altare e dopo un po' di esitazione si tolse di dosso il prezioso fermaglio con lo stemma di famiglia che teneva uniti i lembi del mantello. Se lo rigirΓ² fra le dita, infine lo pose delicatamente accanto alla rosa e sollevΓ² gli occhi verso la statua della Grande Madre.

Forse non sarΓ  la stessa cosa, ma non ho altri fiori con me, se non quello inciso nel metallo di questa spilla. Se sia Neera che Godric sostengono che sia stata tu ad aiutarmi, forse in fin dei conti potrebbero avere ragione.

In fin dei conti la gratitudine non costava niente e, pur miscredente com'era, non era fino in fondo sicuro che la Grande Madre fosse sopravvalutata o persino non esistesse affatto.

Β«Pare che io sia in debito con te. Spero solo che tu un giorno non decida di farmi pentire della fiducia che ti ho concesso ora.Β»

Le rivolse un cenno rispettoso e poi raggiunse fuori Godric senza riuscire tuttavia a togliersi di dosso la sensazione che quella statua, in qualche modo, lo stesse osservando.

Godric lo squadrΓ² con aria beffarda. Β«Come mai sei rimasto indietro? Non dirmi che stavi pregando.Β»

Evergard roteΓ² gli occhi e gli diede una scherzosa spinta. Β«Chiudi quella bocca, Reghsar.Β»

Quando Godric seguì fino ai giardini del castello il maestro di palazzo, vide in lontananza una scena che lo intenerì e in parte lo fece sprofondare: da lì scorse Dante parlare con un paio di quelli che sembravano senatori, a giudicare dagli abiti, mentre reggeva in braccio quella che in apparenza sembrava una piccola e adorabile bambola di porcellana, tanto la piccolina era graziosa.

Un anno prima, infatti, finalmente la regina era riuscita a portare avanti fino alla fine l'ennesima gravidanza e aveva dato alla luce una bambina che era stata chiamata Yvaine.

Era stato proprio Godric a far nascere la principessina. Aveva scelto di farlo dal momento che quando Neera era entrata in travaglio lui si era ritrovato lì per caso e solo perché aveva scelto di far visita alla coppia reale per sapere come stava in effetti procedendo la gravidanza.

Quando finalmente era andato a chiamare Dante per dargli la splendida notizia, lo aveva visto correre subito nelle stanze della regina, baciare Neera e piangere con lei per la gioia, poi ancora prendere in braccio per la prima volta la figlioletta e guardarla come se fosse stata il suo tesoro piΓΉ prezioso e inestimabile.

Non tutti erano stati contenti di sapere che la regina aveva dato alla luce una femmina, ma Dante era stato categorico nel metter in chiaro sin da subito che sarebbe stata Yvaine la sua sola e unica erede.

Da allora era trascorso poco più di un anno e Godric poteva giurare di non aver mai visto Dante in quel modo, così preso da qualcosa o qualcuno, se non da Iago, Desya e Misha durante il periodo in cui tutti e due avevano dovuto accudirli.

Aveva la vaga impressione che nΓ© lui nΓ© la moglie fossero piΓΉ di tanto intenzionati a separarsi dalla figlia, poco importava se dovevano mandare avanti gli affari.

Da quel che aveva raccontato la regina, poi, Dante era piuttosto geloso della piccola e scattava come un ghepardo appena gli dicevano che stava piangendo e non c'era verso di calmarla.

Una persona maligna e invidiosa avrebbe potuto definire quell'uomo un rammollito, ma Godric ovviamente lo riteneva un buon padre che a ragion veduta non gradiva l'idea di non concedere le maggiori attenzioni possibili all'unica figlia che probabilmente avrebbe mai avuto.

Era ovvio che fosse piΓΉ protettivo e ansioso, ed era chiaro che temesse di perderla, di vederla sparire.

Decise di raggiungerlo e quando fu vicino, notΓ² che Yvaine aveva davvero ereditato gli occhi dal padre. Per il resto era ancora presto dire se avesse ripreso di piΓΉ dal re o dalla regina. Era perΓ² una bambina bellissima, questo andava detto, e a giudicare dal modo in cui tormentava gli abiti paterni, anche pestifera. Alla nascita si era presentata con folti capelli corvini e questi ultimi erano cresciuti di molto in un solo anno.

Fu lei ad accorgersi per prima dell'inatteso ospite e concesse a Reghsar un'adorabile sorriso. Com'era comune nei piccoli Efialti, possedeva giΓ  una perfetta dentatura in miniatura.

Si sporse oltre le braccia del padre e allungΓ² un braccio. Β«Didri!Β» esclamΓ².

Dante, all'udire quel nomignolo, capì al volo e congedò i senatori, per poi voltarsi e sorridere all'amico in una maniera che ricordava un bel po' quella di Yvaine. A quanto sembrava la bimba aveva ereditato da lui anche il modo di sorridere.

«Questa sì che è una sorpresa!»

Yvaine si agitava così tanto nella sua presa che fu infine costretto a posarla a terra. La bambina sapeva già camminare, anche se con qualche ruzzolone di tanto in tanto, e trotterellò spedita verso Godric. «Didri!» ripeté, aggrappandosi a una gamba dell'uomo. Ric non resisté e la prese in braccio. «Ecco qui la mia nipotina preferita!» esclamò. Per quanto avessero cercato di farle capire che non era un parente, lei aveva stabilito che lo vedeva come una sorta di zio.

Β«Credici o meno, ultimamente non faceva che chiedere sempre quando saresti tornato a trovarlaΒ» commentΓ² Dante. Β«Stamattina ha fatto un bel po' di bizze e ora invece guardala!Β»

Β«Con un padre che non fa che brontolare come te, anche io farei sempre i capricciΒ» lo punzecchiΓ² scherzoso Godric, mentre nel frattempo sentiva il cuore piangergli al pensiero che quella non fosse realmente una visita di piacere. Non erano buone notizie quelle che portava e avrebbe dovuto riferire a Dante e a Neera, e non sapeva come intavolare il discorso. Lui stesso a stento riusciva a credere che una simile disgrazia fosse avvenuta e doveva ancora metabolizzare l'evento. Dante, tuttavia, doveva sapere. Prima o poi sarebbe comunque venuto a conoscenza della cosa e nascondergli tutto sarebbe servito a poco.

Si sistemΓ² meglio fra le braccia la bambina.

Β«Senti, Dante... non Γ¨ che per caso hai un minuto? Devo... devo parlarti.Β»

Β«Non possiamo rimandare? Tra meno di mezz'ora devo presenziare a una seduta in senato e...Β»

Β«So che sei impegnato, ma davvero... non puΓ² attendere oltre.Β»

Il re si accigliΓ². Β«Dimmi pure, allora.Β»

Β«Meglio se Yvaine non Γ¨ presente.Β» A Godric non andava che Yvaine vedesse il padre agitarsi o reagire male. C'era il rischio che si sarebbe spaventata o agitata a sua volta.

Dante capì al volo e decise di fare ritorno dentro il castello per lasciare la figlioletta con Neera e parlare a quattrocchi con Godric in un posto tranquillo.

Alla fine si ritrovarono negli appartamenti del sovrano e Godric osservò l'altro appoggiarsi alla scrivania. Si torturò le mani, sentendosi leggermente a disagio a trovarsi in un luogo sì familiare, ma anche così intimo.

Β«Allora?Β» incalzΓ² Dante.

Β«S-Si tratta di Iago.Β»

«L'ho rivisto non molto tempo fa. È venuto a farci visita e... beh, sembrava tranquillo, credo.»

Iago infine era stato rintracciato dopo la fuga in seguito alla battaglia di Lair Varèn e in quegli ultimi sei anni, un po' alla volta, aveva ritrovato una sorta di equilibrio, anche se era rimasto segnato lo stesso da quel che era successo con la Gilda e, soprattutto, con Dante. Era diventato più serio e taciturno, meno incline al sorriso e al confidarsi, solitario e con una gran preferenza per il viaggiare o restarsene per ore nei boschi, anziché socializzare o conoscere persone nuove. In parte era come se avesse bandito per sempre dalla propria vita i rapporti di amicizia all'infuori di quelli che già possedeva.

«Non dirmi che è successo di nuovo e ha avuto una ricaduta. È in qualche altro tipo di guaio?»

Godric gli si avvicinΓ² quasi con cautela e lo convinse a sedersi alla scrivania. Sapeva che tra non molto ne avrebbe avuto bisogno. Β«Prima che io dica qualunque cosa, devi sapere che Γ¨ accaduto molto di recente e che non sappiamo ancora come o perchΓ©.Β»

Β«Di cosa stai blaterando, si puΓ² sapere?Β» lo rimbeccΓ² Dante, iniziando ad averne abbastanza di quei giri di parole. Β«Parla e basta, diamine!Β»

Lord Reghsar si fece coraggio. Β«Sono... sono subito partito per recarmi qui quando me l'hanno detto e... confesso che non so come dirtelo.Β»

Β«Provaci.Β»

«È... È successa una cosa orribile. È s-stato Misha a trovarlo e Desya è venuto a dirmelo.»

Β«Godric, piantala di tergiversare, accidenti!Β»

Β«I-Iago... l-lui n-non c'Γ¨ piΓΉ, Dante.Β»

Β«E dove diavolo sarebbe andato?Β» Il silenzio che il re ottenne in risposta, tuttavia, mise in chiaro che quella che aveva udito non fosse altro che una gentile metafora per indorare una notizia orrenda. Evergard scosse la testa. Β«N-Non ci credo. Sciocchezze. Non puΓ² essere.Β» CercΓ² in ogni maniera di negare a se stesso la veritΓ , di rifiutarsi di credere a quelle parole, ma piΓΉ lo faceva e piΓΉ invece prendeva consapevolezza che Iago fosse veramente morto. Il bambino che un tempo lui aveva risparmiato e in seguito amato come un figlio, che aveva istruito e visto farsi uomo, nonchΓ© salvato dalle Tenebre, stavolta non avrebbe fatto piΓΉ ritorno.Β Β 

SerrΓ² i pugni sulla scrivania. Β«Com'Γ¨ successo?Β» chiese rauco. Non poteva esser stato un incidente, non nel caso di Iago, e anche se dopo esser tornato in salute aveva intrapreso un'autentica caccia alle streghe per rintracciare ogni singolo individuo appartenente alla Gilda delle Ombre e risolto alla radice il problema, lo tormentava il pensiero che uno o piΓΉ di loro potessero essergli sfuggiti, essere andati a cercare Iago e avergli fatto del male per pura vendetta, perchΓ© quell'uomo alla fine li aveva traditi e abbandonati.

Godric, vedendolo sul punto di esplodere come un vulcano, gli pose una mano sulla spalla per provare a farlo restare calmo. Β«Te l'ho detto, ancora non lo sappiamo.Β»

Β«Dimmi almeno dove lo hanno trovato.Β»

«Non ne ho idea. Credo sarebbe meglio se tornassi a Varesya per parlare di nuovo con Misha e Desya. Misha, in particolare, era così sconvolto che non ho avuto il coraggio di insistere. Non era nelle condizioni di parlare.»

Β«Allora... allora verrΓ² anch'io. Voglio sapere tutto per filo e per segno.Β»

«Dante, io credo sarebbe meglio se tu restassi qui con la tua famiglia. Voglio dire... quando lo verrà a sapere anche Neera, credo che anche lei sarà distrutta. Il tuo compito è rimanerle accanto.» Godric non pensava di avere la forza di fare tutto da solo, di indagare sulle circostanze della morte di Iago, ma non poteva chiedere a Dante di soffrire a quel modo più di quanto non stesse già soffrendo. Aveva bisogno di lui, sarebbe stato ipocrita a sostenere il contrario, ma il posto di Evergard era lì, accanto alle persone che egli amava, a Neera.

Il re, tuttavia, lo squadrΓ² con aria a dir poco sconvolta e offesa. Β«Mi importa di questa storia tanto quanto importa a te. Penso di avere il diritto di sapere perchΓ© uno dei miei figli Γ¨ morto!Β» replicΓ², alzando persino la voce per la stizza che le parole di Godric avevano suscitato in lui. Β«Per chi diavolo mi hai preso, si puΓ² sapere?!Β»

Reghsar, un po' sbigottito e preso in contropiede da quell'esplosione repentina e improvvisa, ritrasse la mano. Β«N-Non intendevo dire che...Β»

«Taci» lo zittì imperioso l'altro. «Vado subito a spiegare tutto a mia moglie e poi verrò a Varesya, che ti piaccia o meno! Chiaro?»

Godric, inebetito, annuì velocemente senza smettere di fissarlo con tanto d'occhi. «V-Va bene. C-Certo, io... scusa, non...»

«Sei ancora qui? Va' a recuperare il tuo cavallo e spicciati, prima che faccia sera! Non startene lì a gingillarti e a ciondolare come un babbeo!»

Ric non osò contraddirlo e come una scheggia fece come gli era stato appena sì e no ordinato.

Non che Dante lo avesse trattato male, ma la sua era stata una reazione davvero forte e intensa. Anche se lui aveva solo provato a essere accomodante e a non fargli pesare troppo una situazione giΓ  gravosa, quel tentativo era stato per il re in qualche maniera offensivo e lo aveva fatto scattare come un leone infuriato.

Miseria nera. Spero proprio di non inimicarmelo mai.

Il viaggio era stato piΓΉ breve del solito visto che non si erano fermati neppure per riposare e quando finalmente si erano ritrovati di fronte ai due gemelli ancora vivi, Misha si era fiondato fra le braccia di Dante e Desya aveva fatto lo stesso con Godric. Era stato commovente e terribile al tempo stesso.

Ora eccoli lì, tutti e quattro in piedi nello spartano soggiorno, nessuno di loro intenzionato a spezzare il silenzio calato nella stanza e a fare le due domande fatidiche.

Il primo fu Godric, il quale chiese con voce tremante: Β«D-Dov'Γ¨, ora? Posso... posso vederlo?Β»

I due gemelli si scambiarono un'occhiata. Era chiaro che a nessuno dei due andasse di scortare Reghsar nella camera di Iago per mostrargli il cadavere che giaceva sul letto ed era ancora in ottimo stato, complice l'incantesimo che Misha aveva utilizzato per prevenire il decadimento organico che avveniva solitamente dopo la morte. Aveva trovato quella malia in uno dei libri di medicina e magia curativa del defunto fratello.

Desya si fece coraggio e con un cenno incoraggiΓ² Godric a seguirlo.

Dante, rimasto da solo con Misha, si avvicinΓ² al giovane. Β«Odio dovertelo domandare, ma... puoi... puoi spiegarmi come hai trovato il corpo? Hai notato qualcosa di strano nei paraggi? Tracce recenti di qualcun altro?Β»

L'altro si appoggiΓ² con la schiena al caminetto di pietra spento, incrociΓ² le braccia e scosse la testa. Β«Niente di rilevante, ma non so dirti quanto io sia una fonte attendibile. Non ero proprio concentrato su eventuali indizi lasciati dal bastardo che lo ha ucciso. Appena mi sono avvicinato e l'ho visto in quello stato non ho capito piΓΉ niente.Β»

Β«Come fai a dire che Γ¨ stato assassinato?Β»

Misha contrasse la mascella. Β«Dubito che Iago avrebbe potuto squarciarsi la pelle e i muscoli del torace, fracassarsi le costole e strapparsi da solo il cuore. Era un po' matto, ma non fino a tal puntoΒ» replicΓ² quasi rabbioso. La collera non era rivolta a Dante, ma all'artefice di quel crimine.

Dante si accigliΓ². Β«Che modo curioso e macabro per uccidere qualcuno. Non sembra un atto di pura e semplice vendetta.Β»

Β«Anche io ho pensato alla Gilda, inizialmente, ma poi ho ricordato che tu avevi sistemato a dovere la setta al completo e comunque... chiunque ci sia dietro alla morte di Iago, non credo fosse interessato a uccidere lui. Non era il suo principale scopo. Voleva il suo cuore, Dante.Β»

Β«E questo, perΓ², ci riporta a una cosa e una soltanto.Β»

Β«La magia oscura, esatto. Necromanzia, anzi.Β»

A Evergard quella storia non piaceva per niente e non negava di aver paura, adesso, per Misha e Desya. Temeva che l'assassino potesse forse tornare per prendersi anche la loro vita e, oltre a ciΓ², le ripercussioni a lungo termine su entrambi i ragazzi. Desya paradossalmente era di indole piΓΉ resistente e forte, ma Misha...

Β«Lo sento che non hai intenzione di farla passare liscia al responsabile, Misha, ma ti prego di fare attenzione e di affrontare la questione a mente fredda. Aspetta di stare meglio prima di fare qualcosa di avventato che potrebbe solo mettere anche te in pericolo. Se permetterai alla rabbia di guidare le tue azioni poi potresti finire per compiere errori molto gravi.Β»

Β«Mi stai dicendo che un giorno o l'altro il dolore svanirΓ  e solo a quel punto potrΓ² vendicare la morte di mio fratello?Β»

Β«Non intendevo quello. Ti sto solo consigliando di concedere a te stesso del tempo per elaborare tutto. La vendetta puΓ² aspettare.Β»

Β«Questo lo dici tu. Io invece dico che non avrΓ² pace finchΓ© non avrΓ² trovato il bastardo che mi ha portato via mio fratello e gli avrΓ² fatto patire ancora piΓΉ sofferenze di quelle inflitte a Iago! Ho esaminato il cadavere in attesa che arrivasse Godric per fare un controllo approfondito e a giudicare dal sangue che Iago ha perso e da altri particolari ho scoperto che era ancora vivo mentre gli veniva squarciato il petto! Era vivo anche quando gli hanno strappato via il cuore, perciΓ², se permetti, vaffanculo al concedere a me stesso del tempo! Non guarirΓ  mai questa ferita! Non farΓ  mai meno male, mi senti? Mai!Β»

Era la prima volta che Misha urlava a quel modo e si lasciava andare alla rabbia. Sembrava in preda a una crisi di nervi, rabbioso come un lupo ferito e spinto in un angolo.

«Io lo sapevo che non doveva andare! Lo sentivo dentro di me! Quella mattina mi sono svegliato con una strana sensazione addosso e io sapevo che non avrei dovuto farlo andare da solo in quella maledetta foresta! È colpa mia se è morto! È morto perché sono uno stupido e non do mai retta al mio dannato istinto!»

Dante, messo in allarme da quel discorso, lo raggiunse e lo scosse per le spalle. Β«Adesso smettila. Non Γ¨ stata affatto colpa tua. Come potevi prevedere cosa sarebbe successo? Nessuno poteva, Misha. Nessuno. Non iniziare a incolpare te stesso o credimi, ragazzo, non ne uscirai mai piΓΉ.Β»
Una sensazione, un semplice sentore, mai avevano stabilito chi fosse colpevole e chi invece innocente. Non voleva che Misha cadesse in quel sadico tranello.
Lo trattenne quando lo sentì cercare di divincolarsi. «Ascoltami!» lo apostrofò, la voce ora implorante e sul punto di spezzarsi. «La morte di Iago sicuramente non è stata una casuale tragedia e neanche posso immaginare quanto tu stia soffrendo adesso, ma incolpare te stesso non ti darà il conforto che speri di ottenere. Non è stata colpa tua, hai capito? A volte le cose orribili accadono e noi noi possiamo far niente per evitarle o cambiarle! Lascia ai sensi di colpa anche solo un piccolo spiraglio per entrare e non te ne libererai mai più, Misha! I sensi di colpa a volte portano a scelte terribili, anzi stupide, e io non voglio perdere anche te!»

Era lui il solo a meritare un fardello del genere. Lui e le sue stupide, sbagliate scelte di ventinove anni prima. Il fato non esisteva in sΓ© per sΓ©, ma si creava e snodava in base alle scelte compiute dalle persone e da chi le circondava e Dante sapeva, sapeva molto bene, che avrebbe potuto evitare molti eventi dolorosi se solo avesse scelto di adottare quei tre fratelli e crescerli come dei figli veri e propri, permetter loro di considerarlo un padre a tutti gli effetti, dar loro una vita dignitosa e agiata, un'istruzione sopraffina e affetto incondizionato. Magari sarebbero potuti venir su viziati e arroganti, ma sempre meglio della fine che aveva fatto Iago.Β 

Mi dispiace avervi condannato a tanta sofferenza e so di non meritare alcun perdono da parte vostra, pensΓ² il re di Elgorad mentre stringeva forte a sΓ© Misha che dalla rabbia era passato al pianto. Il suono peggiore che Dante avesse mai avuto il dispiacere di udire, ciΓ² che mai avrebbe voluto sentire.

E pensare che in quegli ultimi anni si era convinto che la sorte avesse scelto finalmente di sorridergli, di concedergli tutto quello che faceva sentire un uomo realmente realizzato e lieto di sorridere a propria volta alla vita. A quanto pareva, invece, si era adagiato sugli allori e quell'errore gli era costato caro. Aveva avuto Yvaine e ora, tuttavia, doveva piangere la morte di un altro figlio, uno con il quale non aveva avuto alcun legame di sangue, certo, ma era pur sempre stato degno di tale termine.

Non era di certo quello l'avvenire che si era figurato per Iago, che aveva anzi augurato a Iago, dopo aver rinfoderato la spada, dopo averlo accudito per un anno e mezzo ed essersi affezionato a lui. Lo aveva visto diventare adulto e si era detto che quel giovane, un giorno, avrebbe fatto grandi cose con l'ingegno che gli era stato concesso dalla natura, ma quel futuro non si sarebbe mai piΓΉ avverato.

Β«Dormono tutti e due come quando erano bambini. La Soluzione Calmante ha funzionato, suppongo.Β» Dante si fermΓ² accanto al tavolo della cucina illuminata dalla fioca luce di qualche candela e trattenne un lungo sospiro quando si accorse del modo in cui Godric stava provando a soffocare il dolore o, meglio ancora, ad annegarlo. Si sedΓ© di fronte a lui. Β«Bere non ti farΓ  certo stare meglio.Β»

L'altro lo ignorΓ² e si versΓ² altro vino nel rustico boccale di metallo. Β«Ora come ora mi sta aiutando a superare la notteΒ» replicΓ² rauco. Β«Se bevo prima o poi smetterΓ² di pensare a domani, a quando dovrΓ² tornare dalla mia famiglia e dire a tutti loro cos'Γ¨ successo. Eneas e Iago sono cresciuti insieme, a volte li ho persino istruiti assieme. Lui non reagirΓ  bene quando verrΓ  a sapere che Iago Γ¨ morto e io non credo che riuscirΓ² a sopportare il dolore che vedrΓ² nei suoi occhi.Β»

Dante si armΓ² di molta pazienza, sapendo di dover esser comprensivo e forte per entrambi, anche se lui stesso si sentiva a pezzi e a un passo dal voler spaccare tutto; si sporse e allontanΓ² il boccale dalla mano di Reghsar. Β«Per una volta da' tu retta a me: non bere oltre. La sobrietΓ  rende il dolore piΓΉ reale e logorante, ma ti impedisce anche di offrire un penoso spettacolo agli altri, specialmente ai tuoi figli. Tutti loro.Β» Era ovvio che stesse parlando anche di Misha e Desya. Β«Se anche noi ci lasciamo andare, allora chi sarΓ  forte per loro? Hanno bisogno di aggrapparsi a qualcuno, Godric, e quel qualcuno possiamo esserlo solamente tu ed io. Lo sai meglio di me.Β»

Godric sorrise di sbieco. Non era ancora ubriaco, solo alticcio e sull'orlo dell'ennesima crisi di pianto. Β«Da dove arriva tanta saggezza, Evergard?Β»

Lo spiazzava che proprio Dante stesse riuscendo a mantenere un minimo di controllo sulle emozioni e a essere persino quello piΓΉ coscienzioso, quando tutti sapevano che era una persona impulsiva e imprevedibile.

Β«Nessuna saggezzaΒ» replicΓ² il re. Β«Sto solo provando a ricordare a me stesso che almeno uno di noi deve evitare di sprofondare per tenere entrambi a galla durante la tempesta. Io non ci tengo ad annegare e non voglio averti sulla coscienza, amico mio.Β»
Β«Proprio quando iniziavo a pensare che avessi acquisito un minimo di nobiltΓ  d'animo, ecco che te ne esci con il famoso β€Ÿnon voglio averti sulla coscienza"Β» commentΓ² ironico Godric.

Β«Io per primo non voglio vederti in questo stato e no, la coscienza non c'entra un bel niente.Β»

Β«E allora quali sono le tue motivazioni, visto che non Γ¨ una questione di coscienza?Β»

Β«Il fatto che siamo vecchi amici, tanto per dirne una.Β»

Β«Beh, visto che siamo vecchi amici...Β» Godric si riprese il boccale. Β«Sii un buon amico anche stasera e bevi con me. Bere da soli Γ¨ disdicevole, ma farlo in compagnia Γ¨ simbolo di comunione e fratellanza.Β»

Β«Non credo sia una buona idea e a mio parere dovresti riposare anche tu.Β»

Β«Bevi e piantala di blaterare, Evergard. Non me ne faccio nulla della sobrietΓ  con il cadavere di mio figlio svuotato del cuore e della vita che giace nel letto dove fino a giorni fa dormiva in attesa del mattino seguente. Dessi retta ai miei piΓΉ bassi e penosi istinti lo seguirei nel regno dei morti stasera stessa.Β»

La veritΓ  era che sapeva bene che solo Dante poteva comprendere il suo dolore. Ravya non aveva stretto con Iago un rapporto chissΓ  quanto profondo e famigliare. Che la cosa piacesse a entrambi loro o meno, quel ragazzo per tutta la sua breve esistenza aveva continuato a vedere loro e nessun altro come i suoi genitori, malgrado le circostanze anomale e fuori dal comune. Lo sapevano tutti e due, lo avevano saputo per anni e anni.

Reghsar riempì un secondo boccale e lo fece scivolare sul tavolo in direzione dell'amico, il quale, dopo aver esitato parecchio, si decise ad accontentarlo e si versò in gola un sorso di vino. Per fortuna, pensò il sovrano di Elgorad, lui era dotato di un'ottima resistenza agli alcolici ed era raro che riuscisse a ubriacarsi.

Β«Vuoi che venga con te e ti aiuti a spiegare la situazione alla tua famiglia?Β» chiese poi, schiarendosi la voce. Rimase perplesso quando l'altro emise una bassa e spenta risata che non suonava per niente allegra.

Β«Che razza di uomo e padre sono se non riesco neppure ad affrontare un argomento simile con i miei cari?Β»

Β«Un uomo piegato dal dolore che ha bisogno di aiuto per affrontare una situazione difficile.Β»

Β«Tu stai affrontando la medesima situazione in modo piΓΉ dignitoso, perΓ². Guardati: il ragazzo che hai cresciuto e istruito Γ¨ morto e tu... tu non ti sei scomposto piΓΉ di tanto, se non all'inizio. La mia non Γ¨ un'accusa, Dante, ma a volte mi riesce difficile credere che tu sia capace di provare realmente dei sentimenti. Poche volte sei riuscito a smentirmi.Β»

«Io sono io. Se vuoi la sincera verità, ora come ora pagherei per essere al tuo posto e avere l'umiltà e la forza d'animo che serve per piangere apertamente. Non riesco a esternare ciò che provo, Godric, e odio essere... così. E perché tu lo sappia, sono molte le emozioni che sono capace di provare anche vagamente in un solo istante. Rimarresti sorpreso, fidati.»

Β«Allora sorprendimi ora.Β»

Dante si chiese come potessero, persino in un momento buio come quello, darsi reciprocamente fastidio e lanciarsi a vicenda guanti di sfida. Restrinse lo sguardo e si rigirΓ² nella mano il boccale, la stessa sul cui indice scintillava a seconda della luce l'anello nuziale di rubino forgiato da Misha in onore del matrimonio con Neera. L'anello del quale ancora Godric, a distanza di anni, a malapena tollerava la vista.

«D'accordo» sentenziò lentamente il re. «Da dove comincio? Ah, ci sono: se avessi qui il responsabile della morte di Iago, credo proprio che lo renderei protagonista indiscusso di una lunga e lenta sequela di torture, sevizie e supplizi dalle molteplici e variopinte sfaccettature. Gli farei credere per giorni, forse per mesi, di esser ormai arrivato alla liberazione e al sollievo della morte, solo per poi fargli capire che si sbaglia, che la sofferenza continuerà finché non mi sentirò adeguatamente appagato» disse, la voce resa più roca del solito dalla rabbia nei confronti del misterioso carnefice di Iago. «Eppure al tempo stesso vorrei tanto pregare qualcuno, chiunque, di sottoporre me per primo a quelle sofferenze, visto che mi sento in qualche modo responsabile di tutto quanto. Avevo il potere di dare una vita migliore a tre orfani e sono stato un vigliacco, ho dato ascolto alla paura e al dubbio, perciò sì: più di chiunque altro meriterei una lenta discesa negli inferi ad opera delle peggiori sevizie.» Fece una pausa. «Ora come ora mi andrebbe di piangere fino a esaurire tutte le lacrime che i miei occhi sono capaci di versare, ma non ci riesco in presenza d'altri, specie quando sto realmente male, e ti assicuro che non è piacevole. Piangere ti permette di sfogarti, di fare in modo che l'esplosione avvenga fuori di te, ma il mio carattere e la mia formazione mi forzano a implodere, a sotterrare come mi sento davvero e a fingere una forza che so di non possedere affatto. Ti giuro che è deprimente e orribile, ma le cose stanno così, devono essere così. Perché, mi chiedi? Perché sono il fottuto, stradannato re di Elgorad e a me non è permesso mostrarmi debole e fragile. Perché devo sempre essere l'uomo forte e impavido simbolo di un popolo altrettanto fiero e dal cuore d'acciaio!» Nel parlare gesticolò in maniera teatrale e con palese scherno nei confronti di se stesso e della gente sottomessa alla sua autorità. «Oh, e non dimentichiamo le tante cose cui ho dovuto rinunciare per amore della gloria e del lustro di Elgorad! Cose che purtroppo andavano contro i miei desideri personali, ma in fin dei conti a chi importa di cosa veramente io voglia o meno? Basta che il popolo stia bene e tanti saluti alla felicità del maledetto re di turno, giusto? Quella che tu vedi come saggezza, Godric, nella mia bocca ha il viscido e aspro sapore della noia e di troppe delusioni accumulate nel corso degli anni. Non sono un uomo saggio e non me ne frega un accidenti di esser tale, perché se lo diventassi rinuncerei alla sola parte di me rimasta ancora intatta e al sicuro, quella che mi rende ancora Dante Evergard e non uno stronzo qualsiasi! E vuoi sapere un'altra cosa? Per quanto io ami Neera e ami mia figlia, la mia attuale consorte non era la persona che mi immaginavo di avere accanto oggi! Amo Neera, ma è come se qualcosa tutt'ora mancasse dentro di me e so che non avrò mai l'occasione di rimediare a così tanti danni collaterali perché la nave che avrebbe potuto condurmi alla vera felicità è partita senza di me anni or sono e quindi ora mi sento un bugiardo egoista che si è messo nel sacco da solo. Un emerito imbecille condannato ad amare una delle persone più stupide, cieche all'evidenza e grandiose che io abbia mai conosciuto! E ora, come se non bastasse, mi trovo qui a bere e a cercare invano di onorare la memoria di Iago, di mio figlio, perché basilarmente sono incapace di esternare i miei veri stati d'animo e faccio pena a confortare il prossimo!»

BenchΓ© quel monologo fosse stato un crescendo di rabbia, sconforto e sofferenza, fu impressionante vedere infine Dante riprendere in fretta il timone e forzare un sorriso appena accennato e palesemente finto. Β«Vuoi raggiungere Iago nell'aldilΓ , Godric? Se vuoi ti faccio allegramente compagnia.Β» Serio e visibilmente alterato, non disse altro e posΓ² altrove gli occhi azzurri che palpitavano come fiamme di tante cose represse.

Godric sbattΓ© le palpebre. Dire che si sentisse sottosopra sarebbe stato solamente riduttivo.

Β«Come fa una persona normale a provare tutto questo e a non esplodere?Β»

Β«Non mi risulta di aver mai detto d'essere normale.Β»

Β«Credevo fossi innamorato di Neera.Β»

Β«Lo sono, come ho giΓ  detto, ma raramente la prima persona di cui ci si innamora poi Γ¨ la stessa con cui decidiamo di restare per il resto della vita.Β»

Β«Mi sembra un po' spregevole che tu veda Neera come un ripiego, allora.Β»

Β«Non Γ¨ un ripiego.Β»

Β«Non dirmi che stai ancora pensando a Kelsa!Β»

Dante non seppe mai cosa gli diede la forza e il buon senso di non scoppiare a ridere come un matto di fronte a quella situazione paradossale, di fronte all'ottusitΓ  di Godric. Non che gli avesse detto tutta la veritΓ , perΓ² era probabile che un altro un paio di domande se le sarebbe poste, ma non Godric.

Mi chiedo se sia veramente tu lo stupido o se sia io a esserlo.

Β«Non ha importanza a chi io stia ancora pensando o meno. Magari Neera non Γ¨ la persona che avrei davvero voluto sposare, ma con lei sono felice e questo tanto mi basta. Il resto Γ¨ solo una vecchia ferita che col tempo sbiadirΓ  fino a scomparire.Β» Per qualche minuto rimase in silenzio. Β«Sarebbe dovuto toccare a me, non a Iago. Lui aveva tutta la vita davanti, tante cose da fare, magari sogni da realizzare, e se solo non avessi una moglie e una figlia da proteggere, sarei giΓ  pronto a offrire la mia vita per permettere a lui di tornare indietro. Lo farei senza ripensamenti nΓ© paura.Β»

Godric lo guardΓ² angosciato. Β«Non si puΓ² far tornare qualcuno dalla morte.Β»

Β«Certo che Γ¨ possibile farlo, ma richiede un sacrificio. Una vita per una vita. L'equilibrio va mantenuto. Si puΓ² risuscitare un morto, ma devi essere pronto a pagare il prezzo di questa scelta.Β»

Β«Iago non vorrebbe mai e poi mai che tu facessi una cosa simile per lui.Β»

Β«Iago avrebbe voluto vivere. Lo ha desiderato con tutto se stesso sin dalla notte in cui trovammo lui e i suoi fratelli. Voleva vivere e sarebbe dovuto vivere.Β»

«Non a spese tue o di chiunque altro.» Paradossalmente Godric si sentì sollevato quando osservò la metaforica fortezza emotiva di Dante cedere alle dure e impietose percosse del dolore. Appena lo vide coprirsi il volto e tremare per via del pianto silenzioso, ma al tempo stesso logorante, non ebbe il coraggio di star lì senza fare niente: si alzò, aggirò la tavola e lo fece voltare quanto bastava ad abbracciarlo. Evergard doveva star talmente male che neppure provò a respingerlo o a ritrarsi. Abbandonò la fronte sulla spalla dell'altro Efialte e non pensò né al passato né al presente o al futuro mentre Godric gli lasciava delle gentili carezza sulla schiena e sui capelli, cosa che almeno in minima parte riuscì a confortarlo e a ricordargli che non era da solo in quel momento di sofferenza e cordoglio. 

Eneas era un giovane Efialte della stessa etΓ  di Misha e Desya, ovvero di soli ventinove anni. Per gli standard dell'Oltrespecchio si era simili alle gemme degli alberi che precedevano la nascita delle foglie vere e proprie. Era un'etΓ  acerba e in un certo qual modo fragile, delicata. Per giungere allo stadio adulto occorreva almeno un secolo di vita e ce ne volevano altri prima del raggiungimento dell'autentica maturitΓ , altrettanti prima di venir considerati anziani.

Eneas Reghsar, perΓ², al momento sembrava indifeso come un neonato e spogliato di ogni forza di volontΓ  come un Efialte ormai vecchio e stanco mentre con i pensieri vagava nell'etereo e sfuggente fiume dei ricordi di Iago che possedeva.

La prima volta che lo aveva conosciuto era stata a tredici anni, il giorno in cui suo padre gli aveva presentato i tre gemelli orfani di entrambi i genitori e costretti dalla sorte a lavorare duramente per gli Ellenswald. Ricordava bene quel ragazzino dall'aspetto più maturo e vissuto del suo, le sue mani rese callose e rovinate dal lavoro, i suoi occhi ambrati dall'aria già adulta che forse mai avevano realmente conosciuto il lusso dell'infanzia. Malgrado quei tre fratelli gli fossero apparsi del tutto uguali nell'aspetto, così tanto da risultare straordinariamente inquietanti, Eneas subito era riuscito a distinguerli grazie al colore degli occhi e all'indole, e per qualche motivo si era sentito legato particolarmente al serio e laborioso Iago.

Suo padre aveva scelto di istruirli assieme e poi di tramandare a tutti e due le conoscenze di guaritore che possedeva, ed Eneas non negava di aver provato a quel punto un velo di invidia per quel ragazzo quando si era reso conto della sua abilitΓ  di saper imparare subito e ricordare molte cose senza sforzo alcuno, nonchΓ© strappare a Godric un sincero sorriso ricolmo di orgoglio e soddisfazione.

Ricordava di aver studiato spesso insieme a Iago e di essersi infine arreso alla tentazione di prenderlo da esempio per migliorare il proprio metodo di apprendimento. Anche se non avevano mai affrontato il discorso apertamente, erano diventati buoni amici.

Quando poi, molti anni dopo, aveva saputo della questione della Gilda delle Ombre e scoperto che Iago era scappato dopo aver quasi ucciso il re di Elgorad, Eneas aveva accettato di aspettare come tutti finchΓ©, stufo dei continui fallimenti ad opera delle scorte di ricognizione incaricate di trovare quell'uomo, lui stesso era partito per ritrovare l'amico di infanzia e riportarlo a casa, a Varesya.

Ci aveva impiegato settimane prima di esser finalmente riuscito a individuarlo servendosi della magia e, soprattutto, del legame affettivo che aveva con lui; era successo nel cuore della foresta di MyrkΓ€dros e Iago non subito aveva accettato di tornare indietro. Eneas aveva dovuto convincerlo e solo quando gli aveva detto che Dante in realtΓ  era sopravvissuto Iago si era arreso. Era crollato in lacrime come un bambino ed Eneas lo aveva abbracciato come solo un bravo fratello avrebbe fatto.

Negli anni seguenti volutamente gli aveva rotto le scatole appositamente per spronarlo ad aprirsi di nuovo al mondo esterno e smetterla di fare l'eremita con la convinzione che facendo ciΓ² avrebbe protetto gli altri ed evitato di cadere di nuovo nelle Tenebre, ma Iago gli era sempre sembrato triste e con la mente altrove, a volte freddo e distante, altre invece fragile e stanco, malgrado la giovane etΓ .

Una volta, non molto tempo prima di cosa era infine accaduto, si erano incontrati ed erano rimasti insieme fino a tarda notte e Iago, a un certo punto, aveva confessato ad Eneas una cosa: β€ŸCol senno di poi vorrei tanto che Dante mi avesse ucciso. Da quando sono tornato in me Γ¨ come se la mia anima e la mia mente si fossero frammentate in tanti piccoli brandelli. Mi guardo allo specchio e certe volte non riconosco la persona che sto osservando. È come se... come se in parte fossi morto comunque. So che non ha senso, ma Γ¨ cosΓ¬ che mi sento, Eneas, e non so quanto a lungo riuscirΓ² a tirare avanti cosΓ¬".

Quelle parole avevano amareggiato e allarmato il giovane Reghsar, il quale si era domandato se Iago non stesse in un certo senso architettando qualcosa di orribile, qualcosa che avrebbe certo posto fine per sempre alle sue pene, ma anche addolorato tutti quanti loro.

Quando suo padre gli aveva infine riferito della morte di Iago, il ragazzo aveva temuto che le sue peggiori paure si fossero concretizzate, ma poi Godric aveva aggiunto che quell'uomo era stato in realtΓ  ucciso da qualcuno del quale ancora si ignorava l'identitΓ  e il preciso movente, a parte forse una connessione con la magia oscura e la totale improbabilitΓ  che c'entrasse qualcosa la Gilda delle Ombre che era stata completamente annientata dal re di Elgorad e le sue agguerrite milizie.

Iago era morto e non si sapeva chi fosse stato l'artefice di tanta crudeltΓ , chi fosse stato capace di macellarlo a quel modo mentre era ancora vivo e, soprattutto, come.

Eneas ora si ritrovava a piangere per un amico scomparso prematuramente senza poter dare un significato a tale tragedia.

Il pensiero che non avrebbe mai piΓΉ rivisto Iago nΓ© gli avrebbe mai piΓΉ parlato lo faceva sprofondare e star male e mentre reggeva fra le mani la statuina che Iago, quando erano ragazzi, aveva intagliato nella pietra per lui servendosi della magia, il suo cuore progressivamente andava sgretolandosi come una labile scultura di sabbia portata via un po' alla volta dalle onde del mare.

Iago lo aveva sempre chiamato Piccolo Cervo, un affettuoso e scherzoso rimando allo stemma dei Reghsar, e aveva continuato ad apostrofarlo a quel modo anche quando erano diventati grandi.

Aveva amato Iago come un fratello, ma quell'amore non era stato sufficiente a salvarlo dalla tentazione delle Tenebre, dalla tristezza e infine dalla mano che lo aveva sottratto per sempre al mondo dei viventi, eppure suo padre aveva sempre ripetuto che l'amore fosse capace di salvare chiunque e di fare grandi cose, causare cambiamenti eccezionali e persino miracoli.

Eneas non sapeva piΓΉ a cosa credere. Al momento soffriva e basta, nel suo cuore v'era soltanto dolore.

Appena suo padre, aiutato da Dante, gli aveva riferito quell'orribile notizia, Eneas era corso via dall'atrio e si era rifugiato nella propria stanza; all'inizio si era rifiutato di crederci, aveva negato a se stesso la triste verità, ma alla fine eccolo lì a sbattere il naso contro la dura e fredda superficie della realtà.

Era come se una parte di lui se ne fosse andata per sempre con Iago, lo sentiva nelle membra, nell'anima e nel cuore, e non poteva farci assolutamente niente.

Invano si strofinΓ² gli occhi color malva per cercare di scacciare le lacrime, visto che continuavano ogni volta a scendere imperterrite.

Tra i figli di Godric lui era quello a essersi affezionato di piΓΉ ai tre gemelli orfani e in particolar modo a Iago, ad aver condiviso con lui, con tutti e tre, maggiori momenti di vicinanza e amicizia.

Non osava neppure immaginare in che stato si trovassero Misha e Desya. Riusciva a capirli, ma era chiaro che per loro la ferita fosse ancor piΓΉ profonda e grave. Dicevano che i gemelli fossero in veritΓ  la stessa anima divisa in piΓΉ di un corpo e il dolore, quando uno dei fratelli veniva a mancare, doveva per forza esser intollerabile.

Sentì bussare alla porta e pur non volendo vedere nessuno al momento, con voce tremante e rauca diede il permesso di entrare a chiunque avesse bussato. Sollevando lo sguardo vide che si trattava di suo padre, il quale si sedé accanto a lui sul letto a baldacchino e lo guardò a sua volta senza pronunciare una sola parola. Aveva l'aria stanca, gli occhi che recavano i segni inequivocabili dell'insonnia e di tormentate riflessioni, ma la cosa peggiore di tutte era il dolore nel suo sguardo.

Eneas era certo che se fosse stato lui a morire, Godric si sarebbe trovato nelle medesime condizioni.

«Eri molto legato a Iago, lo so bene» esordì con voce flebile Lord Reghsar, di solito dal carattere e dalla presenza luminosi che ispiravano sempre il buon umore in tutti. «Vorrei non aver dovuto darti una simile notizia, credimi.»

Β«Non Γ¨ di certo colpa vostra, padreΒ» replicΓ² Eneas. Β«So che state soffrendo tanto quanto me, se non di piΓΉ.Β»

Godric vide fra le mani del figlio la statuina e sorrise debolmente. Β«Ricordo quando quella stessa sera venisti da me e mi mostrasti il regalo che Iago ti aveva fatto. Non aveva mai regalato niente a nessuno, neppure ai suoi fratelli, ch'io sappia. Ti voleva bene, questo Γ¨ sicuro.Β»

Eneas sorrise a propria volta, malgrado stesse piangendo. «L'affetto era ricambiato. Gli promisi che se mai avessi avuto un figlio, un giorno, avrei donato a lui questa statuina. Intendo tener fede alla promessa che feci quella mattina. È uno dei modi migliori che io conosca per onorare la sua memoria e ciò che lui era per me.»

Suo padre gli scostΓ² i lunghi e mossi capelli neri dal viso molto simile al proprio nella forma e nell'ossatura delicata, nei tratti cesellati e avvenenti. Β«Sei un bravo ragazzo, Eneas, e hai un cuore d'oro. Sono... sono fiero di te, voglio che tu lo sappia e lo ricordi sempre, ogni giorno della tua vita.Β»

Non sapeva cosa avrebbe fatto se avesse perso un altro figlio o addirittura tutti quanti. Probabilmente si sarebbe davvero ucciso, a quel punto.

La scomparsa di Iago gli aveva ricordato quanto fosse facile perdere una persona cara, soprattutto un figlio, e quanto la propria prole fosse una benedizione degli dèi, un dono inestimabile e prezioso. Anche per questo aveva voluto ricordare a Eneas che era orgoglioso di lui e lo stimava come persona.

Eneas si sporse e strinse fra le braccia con forza il padre, sapendo che paradossalmente era lui ad aver piΓΉ bisogno di esser confortato. Gli si spezzΓ² il cuore sentirlo piangere e ricambiare l'abbraccio con disperazione.

Β«Il mio Iago...Β» singhiozzΓ² Godric, sentendosi veramente ridotto a brandelli. Continuavano a tornargli alla mente molti ricordi di quel ragazzo, ma quello che lo tormentava di piΓΉ risaliva a quando aveva trovato insieme a Dante tre orfanelli nella foresta di MyrkΓ€dros, la stessa dove ventinove anni dopo, per qualche assurdo caso del destino, Eneas aveva rintracciato Iago.

Vide di nuovo quel fragile e indifeso neonato stringere le minuscole mani sui suoi abiti, come a implorarlo di lasciarlo vivere; lo rivide poi dormire fra le sue braccia dopo esser stato sfamato, e ancora muovere i primi passi, borbottare i primi accenni di parole... venirgli infine strappato dalle braccia da Dante, il quale era dovuto intervenire quando avevano lasciato i gemelli a Somnius, perchΓ© lui non aveva voluto saperne di lasciar andare anche Iago dopo Misha e Desya.

Era stata la sola, unica volta in cui aveva veramente odiato Dante. Lo aveva persino preso a pugni sul torace, piΓΉ e piΓΉ volte; gli aveva urlato contro che un giorno si sarebbero entrambi pentiti di quella scelta, ma mai avrebbe immaginato che tale pentimento si sarebbe palesato a loro con vesti tanto atroci e dolorose. Che di nuovo avesse in qualche maniera attirato la cattiva sorte con le proprie parole, le proprie azioni o persino i propri pensieri?Β 

Β«Ti voglio bene, EneasΒ» disse, senza smettere di piangere e baciando il capo al figlio. Β«Ti amo piΓΉ della mia stessa vita e lo stesso vale per i tuoi fratelli. Non dimenticatelo mai, vi prego. Mai!Β»

Fu solo dopo un po' di tempo che si accorse, a un certo punto, che c'era qualcuno sulla soglia della stanza di Eneas. Come al solito il cuore gli balzΓ² nel petto appena vide che si trattava di Dante.

Sembrava a disagio e mortificato, probabilmente per aver interrotto quel momento intimo fra padre e figlio e, soprattutto, per non aver prima bussato.

Godric si scostΓ² da Eneas, lasciandogli solo una mano sulla spalla, e il ragazzo a sua volta guardΓ² in direzione del re di Elgorad. Gli ci era voluto un po' per abbandonare l'abitudine di fare la reverenza in presenza di quell'uomo quando era stato proprio quest'ultimo, a lungo andare, a dirgli che non c'era bisogno di tutte quelle cerimonie, visto che era un vecchio amico di famiglia, quasi una sorta di zio acquisito.

Β«Che succede?Β» chiese lord Reghsar, alzandosi e raggiungendolo.

Dante gli consegnΓ² per tutta risposta un minuscolo rotolo di pergamena. Β«Poco fa Veryan, il Pheryon di Misha, mi ha consegnato questo.Β»

Ric srotolΓ² il messaggio e lo lesse con attenzione. Era breve e privo di fronzoli, proprio nello stile di Misha, ma il suo contenuto era piuttosto bizzarro e poco chiaro. Β«Che significa?Β» chiese perplesso al sovrano.

Β«Non lo so, ma premesse simili non mi piacciono affatto. Sta accadendo qualcosa di strano e...Β»

Β«Cos'altro? Parla, ti prego.Β»

Β«Sono andato a fare due passi per schiarire le idee e prendere un po' d'aria e... a un certo punto ho udito alcuni tuoi servitori chiacchierare fra di loro. Incuriosito, gli ho chiesto di cosa stavano parlando: corre voce che nella Foresta dei Rubini, quella vicina a Varesya, sia stato avvistato uno straniero.Β»

Β«Come sarebbe a dire?Β»

Β«Un individuo che non sarebbe dovuto trovarsi nell'Oltrespecchio, Godric: un essere umano. Maschio, sembra. Una serva che ha conosciuto i gemelli quando ancora lavoravano qui ha aggiunto che il tizio, a giudicare dalla descrizione fisica, somigliava molto a Iago. Sembra che sarebbero potuti passare per gemelli a loro volta, a parte per i capelli dello sconosciuto che avevano un colore inconsueto e chiaro.Β»

Godric fece un passo indietro e si portò una mano al cuore, incredulo. «N-Non può essere! Un umano nell'Oltrespecchio? Assurdo! In pochi sono stati capaci di superare la barriera che separa il nostro mondo dal loro! È magia molto avanzata e arcana, Dante! Roba che solo le persone dell'età di mio nonno potrebbe sapere!»

Β«Non Γ¨ solo questo ad avermi allarmatoΒ» aggiunse Evergard, cupo. GuardΓ² in direzione di Eneas, poi mise una mano sulla schiena dell'amico e lo indusse a seguirlo fuori in corridoio. Β«La persona che lo ha avvistato ha notato che aveva gli abiti e le mani sporchi di sangue. Pensava che quel tale avesse scannato qualche animale nel bosco e questo Γ¨ avvenuto quattro giorni prima del ritrovamento del corpo di Iago. Uno piΓΉ uno fa due, dalle mie parti.Β» Solo all'ultimo si accorse di non aver ancora ritratto la mano e allora subito allontanΓ² le dita dalla schiena di Godric, arretrando di qualche centimetro. Β«Temo che abbiamo perso per sempre l'occasione di vendicare Iago o almeno fare giustizia. Se era veramente un umano, di certo non possiamo lasciare l'Oltrespecchio per inseguire quel tale.Β»

Β«Non Γ¨ solo quello a preoccuparmiΒ» lo rimbeccΓ² Reghsar. Β«Iago non era un vero Efialte di nascita, eppure pare proprio che quell'uomo fosse la sua controparte umana. Non riesco a capire come sia possibile e cosa ci facesse quel tizio qui.Β»

Β«Sverthian e l'Oltrespecchio appartengono alla medesima dimensione, Godric, ed entrambi sono i mondi perfettamente gemelli di quello umano. PerciΓ²... che ci si trovi qui o su Sverthian, una controparte umana esiste per tutti quanti, esiliati o meno.Β»

Β«Quindi poteva davvero trattarsi di Ilya Yakovich.Β»

Β«Chi?Β»

Reghsar tacque per alcuni secondi. Β«Iago a volte, come tutti noi, aveva delle visioni, in certi momenti, di cosa stava accadendo alla propria controparte umana, ovvero Ilya Yakovich, in arte Athanase Allaire. Io... io dico che si trattava di lui.Β»

«E come fai a esserne così sicuro?»

Β«PerchΓ© pare che Ilya si gingilli particolarmente bene e con gusto con la magia nera. Ecco perchΓ© gli serviva il cuore di Iago, di un Efialte, il suo Efialte: forse voleva portare a termine chissΓ  quale bieco, rozzo e primitivo rituale nello stile di quei barbari incivili chiamati β€Ÿumani".Β»

Β«Oppure c'Γ¨ dell'altro.Β» Dante riprese in mano la piccola pergamena e la rilesse per l'ennesima volta. Β«Vado io da loro. Tu resta qui con la tua famigliaΒ» sentenziΓ² un attimo dopo.

Β«No, invece. Andremo insieme. Voglio vederci chiaro anch'io.Β»

Β«Godric...Β»

Β«Io ti ho detto di fare la stessa cosa prima che venissimo qui a Varesya e ricordi cos'hai risposto?Β»

Evergard si rese conto di esser stato messo all'angolo e roteΓ² gli occhi. Β«D'accordo, Signore Incontrastato dei Ricatti Morali!Β» esclamΓ² esasperato. Β«Uno cerca di essere gentile e questo qui deve sempre rispondere picche! Assurdo!Β» continuΓ² borbottando.

L'altro si coprì la bocca per non ridergli in faccia. «Dico a Eneas che andiamo da Misha e Desya. Aspettami qui.»

Β«Dove altro dovrei andare?Β»

Β«Era solo per esser chiari.Β»

Era dolce-amaro realizzare che la morte di Iago avesse portato almeno una conseguenza positiva: per quanto assurdo potesse sembrare, quella situazione li aveva fatti riavvicinare molto e, al tempo stesso, aiutati a conoscersi a vicenda piΓΉ in profonditΓ .

Quando finalmente ebbero recuperato i loro rispettivi cavalli, Dante sentì di dover dire una cosa: «Non te l'ho mai detto in tutti questi anni, ma... sei proprio un bravo padre, Godric, lo sai? Direi eccezionale. So che può sembrare stupido e assurdo, però... in un certo senso mi sei stato di ispirazione quando Yvaine è nata e non sapevo come comportarmi. Del mio vecchio ho pochi ricordi e per di più sporadici, ma ho invece visto nascere Eneas e i suoi fratelli, ti ho visto migliorare sempre di più nel tuo ruolo di genitore e... sono arrivato solo un attimo prima che ti accorgessi che mi trovavo lì, ma vederti abbracciare Eneas in quel modo, confortarvi a vicenda, è... è stato commovente. Mi ha suscitato tenerezza, diciamo così.»

Godric squadrΓ² a occhi spalancati il re. Β«Per la pietΓ  della Grande MadreΒ» esalΓ². Β«Hai sbattuto la testa, Dante? Stai male o...?Β» Non lo aveva mai sentito parlare a cuore aperto e men che meno ammettere che ci fossero cose capaci di far intenerire persino un vecchio gufo brontolone come lui.

Evergard subito si incupì. «Fa' come se non avessi detto nulla. Chi se ne frega. Al diavolo» mormorò fra sé alterato, montando in sella. «Sali, forza! Voglio sapere che sta succedendo a casa di Misha e Desya!»

Reghsar maledisse la propria bocca larga e la lingua lunga che si ritrovava ad avere e a lasciar libera di correre sempre nel momento sbagliato. E dire che era finalmente riuscito a intravedere un lato del carattere di Dante piΓΉ nascosto e, in un certo senso, di rara bellezza. Un lato che aveva a cuore i legami famigliari, la dolcezza e i semplici gesti di gentilezza, ma che ci metteva poco a nascondersi di nuovo, alla pari di un fantasma particolarmente timido e schivo.

Salì sul proprio cavallo e ci mise più del dovuto per sistemarsi in mano le redini. «Prima stavo solo scherzando, sai? Mi hai colto di sorpresa, tutto qui.»

Β«Non so di che parliΒ» replicΓ² laconico e scontroso Dante, spronando il proprio stallone e partendo per primo.

Era tarda sera quando Misha venne loro ad aprire e li invitΓ² a entrare. Fatto ciΓ², incrociΓ² le braccia e fece un respiro molto profondo.Β Β Β«Scusate se vi ho fatti venire fin qui in fretta e furia e senza spiegarvi tutto per filo e per segnoΒ» disse rauco. Β«Il punto Γ¨ che... di questi tempi i ritrovamenti spiazzanti sembrano moltiplicarsi come lepri.Β»

Dante si tolse di dosso il mantello e se lo mise sull'avambraccio. Β«Misha, parla chiaramente, per favore.Β»

«Credo farei prima a mostrarvi direttamente il problema. Venite.» Li condusse fino alla camera da letto di Iago. «Desya ha voluto sistemarlo qui, anche se io non ero affatto d'accordo e avrei preferito grandemente farlo dormire per terra come un cane» aggiunse a denti stretti. Era chiaro che fosse alterato e sia Dante che Godric riuscivano ad avvertire qualcosa di strano oltre quella porta. Lì dentro c'era qualcuno dalla natura bizzarra e aliena.

Β«Non mi piace questa storiaΒ» sussurrΓ² Reghsar all'amico.

Β«MhmΒ» si limitΓ² a replicare il re di Elgorad. Aveva l'aria inquieta, ma al tempo stesso era curioso, voleva vederci chiaro.

Il primo a varcare la soglia fu Misha, poi Godric gli andΓ² dietro. L'ultimo ad accedere alla stanza fu Dante che si fermΓ² poco oltre l'entrata e si concentrΓ² su una sagoma che non riconosceva e, oltretutto, risultava di un colore strano che non gli era mai capitato di incrociare prima di allora. Neppure avrebbe saputo come definire una simile tonalitΓ , se non... violetta o qualcosa di simile, e al tempo stesso pareva iridescente.

Chi Γ¨ costui?

Non era un Efialte, non riusciva ad avvertire quella presenza in sΓ© per sΓ© come quella di un proprio simile, anche se... era come se, pur vagamente, gli ricordasse qualcuno che aveva giΓ  conosciuto. Una presenza a lui cara e che si era convinto non avrebbe mai piΓΉ avvertito.

Com'Γ¨ possibile? Non puΓ² trattarsi di Iago...

Tuttavia percepiva strascichi della presenza di Iago in quell'individuo, come se egli fosse ancora vivo, ma lontano, troppo lontano perchΓ© potesse raggiungerlo.

Godric era piΓΉ sconvolto di Dante perchΓ©, a differenza sua, poteva vedere eccome il viso e l'aspetto in generale di quello sconosciuto, e piΓΉ lo guardava piΓΉ si convinceva che vi fosse sotto qualcosa di molto strano e losco. Quell'uomo, in poche parole, era tale e quale allo scomparso Iago, nonchΓ© a Desya e a Misha. Forse era leggermente piΓΉ basso e magro di quest'ultimo, i capelli ancora piΓΉ lunghi, gli occhi azzurro-violetti dall'aria smarrita e confusa, quasi impaurita.

Era vestito come un Efialte e Reghsar riconobbe quasi immediatamente i pantaloni e la casacca di Mikhail dalle inconfondibili tonalitΓ  verde scuro e nero pece. Misha, d'altronde, era sempre stato piΓΉ snello e meno massiccio rispetto ai gemelli ed era chiaro che gli abiti di Desya, addosso a quel tipo, sarebbero risultati troppo grandi e lo avrebbero fatto somigliare a uno spaventapasseri fuggito da un campo di neraspiga.

Era chiaro, comunque, che Misha, al contrario del fratello che si comportava in maniera gentile e accomodante con lo sconosciuto, non avesse affatto accettato quella nuova presenza in casa loro. In realtΓ  fissava il tizio come a voler sgozzarlo da un momento all'altro, nonchΓ© con ribrezzo non proprio celato.

Godric, per la prima volta in vita propria, provΓ² una chiara avversione nei confronti di una persona che neppure conosceva e con la quale mai aveva parlato. Senza un motivo logico quella persona, quell'impostore dal viso tanto familiare, non gli piaceva, neanche se sembrava innocente come un cerbiatto appena nato.

Gli piacque ancor meno quando gli fu chiaro che il tipo si era soffermato più del dovuto su Dante, scrutandolo con chiara curiosità e... qualcosa che ricordava l'espressione di un pesce lesso. Lo stava guardando con troppa, troppa insistenza, e Reghsar, alla fine, sentì sorgere dentro di sé una marea incandescente di emozioni contrastanti.

Dante precedette Desya che sembrava voler fare le dovute presentazioni e chiese, nel tono piΓΉ neutrale possibile, rivolgendosi direttamente allo sconosciuto: Β«E tu chi saresti, se non sono indiscreto?Β»

Quella creatura che pareva una sorta di Efialte mal congegnato guardΓ² Desya e Misha, poi tornΓ² a fissare con tanto d'occhi Evergard. Questi restrinse lo sguardo e si avvicinΓ². Era ovvio che incutesse timore. Β«Ti ho fatto una domanda. Rispondi.Β»

Β«Non capisce la nostra linguaΒ» intervenne Desya. Β«Misha, perΓ², ha usato i suoi poteri per leggergli la mente e...Β»

Β«Va bene, ho capito.Β» Dante allora fece cenno a Misha di avvicinarsi e quando egli lo fece, gli pose due dita su una tempia e chiuse gli occhi. Β«Mostrami ciΓ² che hai visto.Β»

Misha aveva negli anni sviluppato un'abilitΓ  sia utile che possibilmente pericolosa, se mal sfruttata: riusciva a sentire i pensieri del prossimo, a vederli e sentirli come una sorta di osservatore o intruso e, all'occorrenza, a condividere con gli altri ciΓ² di cui era stato testimone. Si era trovato dunque bene nel venire istruito da Dante che, invece, era bravo a leggere nell'anima delle persone e a riconoscerne la reale natura. Misha conosceva il suo particolare potere, quello che era al contempo una disabilitΓ  e un vantaggio.

Il giovane Efialte aprì all'ex-Maestro la mente e gli consentì di spaziarvi dentro, di carpire ogni informazione sul conto dello sconosciuto e quando Dante riaprì gli occhi e allontanò la mano dal capo del ragazzo, sembrava scosso e spiazzato.

A quanto pareva l'umano che era riuscito a entrare nell'Oltrespecchio non era Ilya Yakovich, ma il fratello di questi, un tale di nome Jakov. Era stato lui a uccidere Iago e lo aveva fatto per riportare indietro dalla morte l'altro fratello, lo stesso uomo che ora fissava Misha e Dante con aria tesa e incerta.

Β«Sei tu il suo EfialteΒ» disse Evergard all'ex-allievo, nonchΓ© figlio adottivo.

«Sì, purtroppo.» Mikhail incrociò le braccia e rifilò un'occhiata torva all'uomo di cui aveva scoperto anche il nome. «Cosa ce ne facciamo di questo Petya? Io volevo ucciderlo, ma Desya mi ha fermato e dice che dovremmo accettarlo e accoglierlo come se fosse di famiglia. Dimmi che mi aiuterai a fargli cambiare idea e a rispedire quest'impostore nel mondo degli umani.»

Β«Misha...Β» Dante sospirΓ². Β«Non credo sia giusto definirlo un impostore. Se ho ben capito le dinamiche che lo hanno infine condotto qui, non penso possa esser biasimato. Non Γ¨ stata colpa sua, non ha chiesto lui che quel tale, Jakov, arrivasse a tanto per riportarlo indietro dalla morte.Β»

Β«E questo cosa vorrebbe dire?!Β»

Β«Ucciderlo non risolverebbe niente nΓ© farebbe tornare Iago. Io... io penso sarebbe sbagliato aggiungere altro sangue a questa tragedia, Misha. Pensaci bene prima di prendere una decisione che non gioverebbe a nessuno, tantomeno alla tua coscienza.Β»

Non potevano perdere la testa e farsi comandare a bacchetta dalla rabbia e dalla sete di vendetta.

Che un umano fosse riuscito a riportarne un altro indietro dalla morte usando il cuore di un Efialte senza in apparenza far uso della magia nera era straordinario, terribile e curioso al tempo stesso.

Ora si spiegava il motivo di quell'aura dal colore inusuale. Si spiegavano molte altre cose, ma c'erano anche molte domande rimaste senza una risposta.

Β«Lo avete trovato voi e ora la sua vita Γ¨ una vostra responsabilitΓ . Lasciate che sopravviva e che provi ad ambientarsi. Che ci piaccia o meno, una parte di Iago vive ancora dentro di lui, il suo cuore batte nel petto di quest'uomo, Misha. Ucciderlo renderebbe vano un sacrificio giΓ  abbastanza crudele e sanguinario. Che sopravviva, poi... sarΓ  quel che sarΓ . Vedremo come si comporterΓ  una volta che avrΓ  capito come vanno le cose qui.Β»

Misha squadrΓ² Dante come se lo avesse schiaffeggiato a tradimento o insultato. Fece un passo indietro. Β«Non posso crederciΒ» esalΓ² rabbioso, sull'orlo delle lacrime. Β«Pensavo che almeno tu saresti stato dalla mia parte e invece ti schieri con Desya!Β» sbottΓ². Si avvicinΓ² a Godric e lo afferrΓ² per le spalle. Β«Tu invece sei d'accordo con me, vero? Vero, Godric?!Β»

Reghsar deglutì, le sue iridi color malva che facevano la spola da quel tale, Petya, a Desya e infine a Dante. «Non lo so, Misha. Sono troppo confuso, al momento, ma se Dante dice che dovremmo lasciarlo vivere, allora... forse... forse è la cosa più giusta e sensata da fare, almeno per il momento.»

Misha lo lasciΓ² andare, deluso anche da lui, dall'ultima, flebile speranza di vendicare il fratello morto a causa di quel Petya, indirettamente o meno.

Β«Fate come vi pare, alloraΒ» ringhiΓ² furibondo, superando Godric e uscendo dalla stanza. l'ultima cosa che udirono fu la porta d'ingresso che sbattΓ©.

Dante fu l'unico ad avere il coraggio di seguirlo e impedirgli di fare chissΓ  quale stupidaggine. Non si poteva mai sapere, trattandosi di Misha che, in quegli ultimi anni, era cambiato e pareva esser del tutto esploso con la morte di Iago.

Vide il ragazzo camminare avanti e indietro a poca distanza dallo steccato che egli stesso aveva costruito e issato attorno alla proprietΓ . Lo raggiunse. Β«Misha, calmati e cerca di starmi a sentire.Β»

L'altro Efialte si fermΓ² di scatto e gli andΓ² incontro. Β«Che cazzo significava quella roba di prima, eh?!Β» tuonΓ². Tremava da capo a piedi, proprio come giorni prima sembrava a un passo da una crisi di nervi. Sembrava avere veri e propri problemi di attacchi d'ira incontrollabili.

Dante non si scompose. Β«Preferisco ragionare con la logica piuttosto che con la rabbia. Tu, ora come ora, non sei in grado di distinguere il giusto dallo sbagliato o il bene dal male. Guardati! Di questo passo dovremo darti qualcosa per farti calmare.Β»

Β«Bene! Ora vengo anche definito un pazzo furioso!Β»

Β«Non ho detto questo.Β»

«IO NON VOGLIO QUEL LURIDO UMANO IN CASA MIA!» urlò il ragazzo. «MIO FRATELLO È MORTO PER COLPA SUA, RICORDI?!»

Evergard alla fine gli mollò un ceffone, sapendo che non c'era altro modo per farlo tornare in sé. «Che non ti salti mai più in testa di urlarmi addosso» lo apostrofò duramente. «E comunque comportarti così non risolverà un bel niente.»

Β«E allora cosa mi suggerisci di fare?Β»

«Di avere pazienza e dare tempo al tempo, ecco cosa. E già che ci sei, ti pregherei di versarti in testa una secchiata d'acqua fredda. Di solito aiuta le teste calde come te, e comunque... vuoi presentarti in questo stato quando ci sarà il rito funebre per Iago? È così che intendi dare l'estremo addio a tuo fratello?»

Β«Non darΓ² nessun addio a un bel niente e a nessunoΒ» replicΓ² Misha con ancora degli strascichi della rabbia di poco fa. Β«Tu e gli altri potete dire quel che vi pare, ma io un giorno troverΓ² il modo per far tornare indietro Iago e quando accadrΓ  vedrete cosa ne farΓ² di Petya. Un giorno lo vedrete e non sarΓ  piacevole, te lo assicuro.Β»

Assalito da un brutto presentimento, Dante fece un passo avanti. Β«Misha, dov'Γ¨ il corpo di Iago?Β» In effetti non sapeva dove fosse stato collocato il cadavere in attesa delle tristi celebrazioni.

«È al sicuro e rimarrà lì finché non sarò diventato abbastanza potente da farlo ridestare» replicò laconico Misha, negli occhi uno sguardo talmente determinato da far rabbrividire. «Fino a quel giorno non consegnerò Iago né alle fiamme né alla terra.»

Dante non potΓ© non pensare che forse parte della luciditΓ  mentale di Misha se ne fosse andata insieme a Iago. Preferiva pensare ciΓ² piuttosto che credere che quel ragazzo avesse intenzione di commettere lo stesso errore del fratello defunto e scomodare forze che non poteva sperare di saper controllare a dovere.

Fece per stringergli una spalla e provare a farlo ragionare, ma Mikhail si scostΓ². Β«Vado a farmi un giro. Se non volete che ammazzi quell'impostore, allora vi sconsiglio di farlo stare a meno di dieci metri da me.Β» Non aggiunse altro e si allontanΓ² seguito dagli occhi di Evergard che non vedevano altro se non una sagoma sempre piΓΉ lontana e dal colore non piΓΉ rosato, ma quasi del tutto scarlatto.

Si chiese se di quel passo non avrebbe finito per perdere anche Mikhail, proprio come aveva giΓ  perso Iago.

N.d.A.

Per me sta diventando davvero difficile scrivere e avvicinarmi alla parte fatidica della serie di flashback e ormai ci siamo: Petya è arrivato nell'Oltrespecchio e... beh, il resto più o meno lo sappiamo, ma un conto è raccontarlo in maniera indiretta e porre nei dialoghi un rimando qui e là al passato, un altro è affrontare tutto di petto. L'ultima parte di questo capitolo sembra scritta in modo superficiale, forse, lo so, ma il punto è che ho già scritto dell'accaduto in "Violin" e sviscerato lì ben bene l'argomento xD Questi flashback servono anche a riempire vuoti temporali e questioni lasciate in sospeso anche nella serie Gods and Monsters, d'altronde.Comunque... boh, Dante è uno tsundere da manuale, Godric una cheesecake alle fragole e sottonissimo all'ennesima potenza e giuro che non so come ho fatto a resistere alla tentazione di smantellare tutta la striscia temporale e farli baciare quando si sono abbracciati dopo aver bevuto insieme e pianto l'uno sulla spalla dell'altro. Più mi avvicino al momento clou e più però riesco a immaginare quanto sia stato inevitabile per Dante esplodere e divenire la versione distorta, spezzata e malvagia dell'uomo che era stato una volta e non so dove troverò la forza di scrivere il pezzo in cui ritroverà il corpo della figlia e maledirà Godric. È un supplizio per me che devo scrivere tanto per chi deve leggere ç_ç

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