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Dante si versò dell'altro vino nel calice d'oro e scosse la testa tra sé. «Basta con le vuote ciance, Mamma Chioccia, e dimmi per quale ragione mi hai fatto venire fin qui dall'Ovest.» 

Si appoggiΓ² al caminetto con la schiena e squadrΓ² con aria seria Reghsar, il quale sospirΓ². Β«Come sai giΓ , alla fine Desya ha rinunciato a farsi istruire da me circa la magia e... beh, Misha fa quasi sempre di testa sua e per giunta sembra comunque eccellere, anche se non mi ascolta.Β»

Β«E Iago?Β»

Β«Oh, lui Γ¨ un allievo modello e anche il suo atteggiamento presso la proprietΓ  di Lord Tyras Γ¨ migliorato notevolmente.Β»

Β«... ma?Β»

Β«Il problema Γ¨ Desya. I suoi fratelli mi hanno detto che Γ¨ giΓΉ di corda e sembra iniziare a provare un po' di gelosia nei loro confronti.Β»

Β«E io cosa dovrei fare a riguardo?Β»

Β«Eh?Β»

Β«Non sono qui solo per star a sentire te lamentarti, sbaglio?Β»

Β«Non mi sto lamentando. Sei il solo con il quale io possa parlare di loro.Β»

Β«Dunque?Β»

Godric sbuffΓ². Β«Vorrei che provassi tu a parlare con Desya. Ecco.Β»

«Questa sì che è buona» sghignazzò Dante sarcastico. «Non basto a me stesso, figurarsi a un ragazzino di quindici anni.»

«Con me non hai fatto un lavoro così approssimativo.»

Β«Erano altri tempi. Ero piΓΉ giovane, meno stronzo e credevo ancora negli unicorni che cavalcano spensierati nei campi fioriti.Β»

Β«Gli unicorni si sono estinti almeno mille anni fa qui nell'Oltrespecchio.Β»

Β«Infatti ero sarcastico.Β»

Β«Molto divertente.Β» Reghsar, stufo marcio del battibecco, agitΓ² le mani come a voler radunare i punti focali della chiacchierata. Β«Tornando all'argomento centrale, ti chiedo almeno di provare a parlare con Desya. Magari con te potrebbe aprirsi. Quei ragazzi sono affezionati anche a te, anche se sei una presenza incostante e non fai che andare e venire come ti pare.Β»

Β«Devo ricordarti che ho un regno di imbecilli da mandare avanti o preferisci un semplice calcio nel deretano, Godric?Β»

«Parlaci, ti prego. Sto provando come posso a infastidirti il meno possibile, ma abbiamo iniziato questa faccenda insieme e insieme dobbiamo proseguirla, che ti piaccia o meno. Hai promesso di esserci per loro, no? Vuoi essere coinvolto nella loro vita e soprattutto nella loro educazione, no? Questo comprende anche il saper ascoltare gli sfoghi di un quindicenne, anche se sicuramente per Vostra Maestà fare una cosa simile corrisponderà sì e no a un'autentica tortura. A quanto pare tu a quindici anni eri già perfetto e infallibile, un adulto nato, e non posso che complimentarmi con te per la fortuna che ti è capitata.»

Dante smise di sogghignare. Β«Lascia il sarcasmo a chi sa padroneggiarlo, prego. Non ho mai detto di essere perfetto.Β»

Β«E a me non risulta che il sarcasmo sia una tua esclusiva proprietΓ .Β»

Β«Qua dentro Γ¨ la sola cosa a esserlo, in realtΓ . Sono messo proprio male, eh?Β»

Β«Disse quello che abita in un castello grande mille volte questa casa.Β»

Dante si limitò a buttar giù un sorso di vino, realizzando intanto di aver a che fare con un uomo che col tempo andava diventando sempre più cretino. E fortuna che era lui quello cieco. «Il castello, tsè» borbottò, per poi dirigere gli occhi azzurri verso le porte del soggiorno. «E ora chi scoccia?» mormorò sbuffando.

L'altro gli scoccΓ² un breve e torvo sguardo, poi si alzΓ² e andΓ² ad aprire. Sorrise raggiante vedendo che si trattava di Iago. Β«Che sorpresa! Come mai qui?Β» gli chiese, invitandolo a entrare.Β 

Iago si strinse nelle spalle. Β«Volevo venire a salutarti, visto che passavo di qui mentre tornavo a casa e...Β», si bloccΓ² scorgendo la figura alta e come al solito intimidatoria di Evergard. Inutile dire che si fiondΓ² subito ad abbracciarlo, appena dopo che l'uomo, capendo la solfa, aveva messo via il calice. Β«Vecchia volpe! Non ti fai vedere da una vita!Β»

Β«Sai com'Γ¨, vado e torno come mi pare!Β» lo rimbeccΓ² con affetto Dante, pur lanciando una sorta di frecciatina a Godric. L'altro mago chiuse la mano a becco e gli rifece il verso in silenzio. Β«Accidenti, sei piΓΉ alto! Otto mesi di assenza e ti ritrovo cresciuto di cinque centimetri? Come sta la storia?Β»

Iago sbuffΓ² una risata. Β«Tra dieci anni ti avrΓ² persino superato.Β»

Β«Whoa, come osi?Β»

Β«Attento, Iago, o rischi di intaccare il suo imponente ego.Β»

Β«Qualunque cosa Γ¨ piΓΉ imponente di te, Principessina.Β»

Godric spalancΓ² la bocca, oltraggiato, e il ragazzo dovette ricorrere a tutta la forza di volontΓ  che aveva per non scoppiare a ridere. Β«Per caso ho interrotto qualcosa?Β» li provocΓ². Gli avevano sempre dato l'idea di esser due perennemente in tensione l'uno con l'altro, cosa che, nella mente di un quindicenne sveglio come lui, col tempo aveva dato i natali a un bel po' di congetture talvolta spiritose, talvolta piΓΉ serie e intriganti. Suo fratello, Misha, una volta li aveva definiti una vecchia coppia di sposi sempre pronta a bisticciare e a rimbrottarsi.

Β«NoΒ» risposero i due Efialti piΓΉ anziani all'unisono.

Β«Vi stavate beccando, come sempre. Vi ho sentiti poco prima di bussare.Β»

Dante inarcΓ² un sopracciglio per mascherare l'ansia. Β«Sei proprio uno spione, marmocchio.Β»

Β«Mi sto solo preoccupando per i miei papΓ . Mi sembra giusto e sacrosanto indagare, se avete qualche problema.Β»

Nessuno dei due adulti fiatΓ², entrambi presi in contropiede dall'uscita del ragazzo.Β 

Β«S-Siamo cosa?Β» chiese inebetito Dante, in faccia un'espressione che in circostanze normali sarebbe risultata comica. Pareva lo avesse colpito una saetta in piena testa e Godric non era in condizioni migliori, se non per la visibile tonalitΓ  color papavero sulle guance e un luccichio negli occhi che presagiva tante lacrime. Non era la prima volta che Iago lo aveva definito suo padre e una volta gli aveva chiesto esplicitamente di poter chiamarlo sempre a quel modo e considerarlo davvero come tale, ma... quella volta era diverso. Aveva definito anche Dante suo padre e non serviva dire quanto ciΓ² fosse un po' imbarazzante.

Β«B-Beh... Ravya, allora?Β» chiese Lord Reghsar, un po' per salvare la faccia, un po' perchΓ© in fin dei conti sua moglie era stata molto piΓΉ presente di Dante. D'altronde fra i due aveva sposato la prima, per fortuna.

Iago fece spallucce. Β«Voglio bene anche a lei e tu rimarrai sempre il mio papΓ  numero uno, Godric, ma molte delle cose che fino ad ora ho appreso le devo anche a Dante, e i miei fratelli la pensano come me.Β»

Evergard parve finalmente riprendersi dallo shock. «Va bene, io... io vado a...», agitò una mano. «Insomma, vado. Ecco.» 

Gli altri due lo guardarono uscire come una scheggia.

Reghsar fece un respiro profondo e raggiunto Iago, gli accarezzò una spalla. «Non te la prendere. È il suo modo per dire che si è commosso e lo hai lasciato senza parole.»

Β«A me pareva offeso e a disagio.Β»

Β«Ci vuole ben altro per offenderlo, credimi.Β» Godric decise di cambiare argomento e tossicchiΓ². Β«Volevi parlarmi di qualcosa?Β»

«In realtà sì. Si tratta di Misha, papà. Si comporta in maniera sempre più strana e sicuramente l'avrai notato anche tu. A volte sgattaiola fuori di casa e stanotte l'ho sorpreso a tornare qualche ora prima dell'alba. Era il nostro compleanno, avevamo scelto di festeggiarlo tutti insieme, ma lui non si è presentato.»

Godric sorrise di sbieco. Β«Credo di sapere cos'abbia, ma non so se ti piacerΓ  la mia teoria.Β»

Β«Ovvero?Β»

«È possibile che Misha si sia innamorato, Iago. Capita a molti alla vostra età, fidati. È successo anche a me, avevo anch'io quindici anni.»

Β«Ma Ravya Γ¨ molto piΓΉ giovane di te.Β»

Β«Non si trattava di lei.Β»

Β«E com'Γ¨ finita?Β»

Godric sbuffΓ² una risata in parte triste. Β«Secondo te?Β»

Β«Giusto.Β»

Β«Nel mio caso era una situazione... beh... complicata. Non ho mai detto niente ad anima viva, neppure alla persona che mi piaceva, ma penso di sapere su chi abbia posato gli occhi Misha.Β»

Β«Forse anche io e la cosa mi preoccupa.Β»

Β«Posso capire che sia una situazione delicata e rischiosa, ma tenere separati Dalya e Misha non servirΓ  a granchΓ©, Iago. Se due persone della loro etΓ  vogliono stare insieme, fidati che troveranno la maniera per farlo comunque, che gli altri lo vogliano oppure no.Β»

Β«Ma Dalya Γ¨ stata promessa in sposa a Kal anni fa!Β» insistΓ© Iago. Β«Se quello dovesse mai scoprire che Misha le ha messo gli occhi addosso...Β»

Β«Non succederΓ , a meno che qualcuno non glielo riferisca.Β»

Β«Kal Γ¨ un maledetto spione, Godric, e lo sai. Se vuole scoprire qualcosa, lo farΓ . Lo ha giΓ  messo nei guai, in passato, e ho paura che potrebbe farlo ancora.Β» Era ovvio che le preoccupazioni di Iago fossero reali, giustificate e ben radicate.

Β«Devi fare qualcosa, Godric. Non ti chiedo di parlarne con Misha perchΓ© tanto lui negherebbe soltanto, lo conosco, ma... potresti fare quattro chiacchiere con Dalya, no? Insomma, Γ¨ la sorella di tua moglie, ti vuole bene e tiene in gran conto la tua opinione.Β»

L'uomo deglutì. «E cosa vorresti che gli dicessi?»

Β«Di non mettere nei guai Misha. Di lasciarlo andare o fargli credere che questa storia non puΓ² funzionare e li porterebbe entrambi al disastro. Qualunque cosa.Β»

Β«Non credo di poter fare una cosa simile, Iago. Perdonami, ma...Β»

Β«Ti prego, Godric.Β»

Β«Non sappiamo nemmeno se fra loro vi sia davvero del tenero o meno. Rischiamo solo di rovinare una semplice e innocua amicizia, nel caso ci stessimo sbagliando.Β»

Il ragazzo fece un respiro profondo e abbassò la voce: «Lui non lo sa, ma ieri notte, dopo che era tornato e avergli sì e no imposto di andare a dormire, ho capito subito che nascondeva qualcosa e ci ho visto giusto! Conosco bene anch'io ogni anfratto della casa in cui abitiamo e sotto un'asse del pavimento ho trovato una spada nuova di zecca! Era decorata in modo fin troppo elaborato e ricco, niente che l'apprendista di un fabbro potrebbe permettersi! Gli è stata regalata e io so, sento che è stata Dalya a donargliela per il suo compleanno! Ecco perché è tornato tardi!»

Reghsar si accigliΓ². Β«Ne sei sicuro?Β»

«Sì, ne sono sicuro. Solo una come lei avrebbe potuto fargli un simile dono. Se davvero se la intendono bene, sa meglio di me e Desya quanto Misha desideri da tempo una spada tutta sua.» Il giovane Iago fece una pausa. «Lord Tyras ora è assente, ma cosa succederà quando tornerà? E se qualcuno li avesse visti, ieri notte? Se qualcuno dovesse riferirglielo o dirlo a Kal? Farebbero giustiziare Misha e solo perché si è permesso di metter gli occhi addosso a una ragazza di origini nobili!»

Godric al solo pensiero si sentì male. «Non lo permetterei mai, Iago, credimi.»

Β«Lo so, ma non voglio che anche tu debba metterti in una scomoda posizione con gli Ellenswald o la famiglia di tua moglie. Non voglio arrivare a tanto.Β»

«Per te e i tuoi fratelli farei questo e altro, Iago» disse Godric, non potendo proprio tacere. «Andrei persino contro Lord Tyras e i parenti di Ravya.» Era dell'onesta opinione che quelle regole che impedivano a un ragazzo di umile estrazione sociale e a una giovane aristocratica di amarsi fossero ridicole e ingiuste. Tutti avrebbero dovuto avere la possibilità di amare chi volevano, senza dover nascondersi. Non era giusto e forse, un giorno, le cose sarebbero cambiate in meglio, ma Misha e Dalya non avrebbero di certo atteso così tanto per poter stare insieme. Erano giovani, molto giovani, e per questo impazienti e ostinati. «Dammi del tempo per decidere, Iago. Per me è più difficile di quanto tu creda dissuadere Dalya. Per il momento di' a Misha di comportarsi bene e di non attaccar briga come suo solito con Kal. Quello lì è un serpente a sonagli e persino io certe volte vorrei prenderlo a ceffoni per insegnargli un po' di sana educazione, ma va tollerato e assecondato.»

«È un idiota con il potere» convenne Iago, storcendo il naso. «La combinazione peggiore che esista.»

Β«Esattamente. E cosa ti ho sempre detto degli idioti con il potere?Β»

Β«Che sono tanto stupidi quanto pericolosi e imprevedibili.Β»

«Proprio così. Di' a Misha di non dimenticarlo e di fare attenzione.»

«Non so quanto servirà. È avventato e ultimamente sta diventando arrogante.»

Mi sembra di aver pensato spesso questo di qualcun altro di mia conoscenza, pensΓ² Godric con una punta di affetto. Misha e i suoi fratelli erano la prova che il concetto di famiglia ed ereditarietΓ  in fatto di carattere non fosse affatto basato solo ed esclusivamente sul sangue.Β 

Β«Capita a tutti di diventar tali, specialmente alla vostra etΓ .Β» Strinse una spalla a Iago. Β«Ti riaccompagno a casa. Non fa mai male fare due passi e se si Γ¨ in compagnia Γ¨ ancora meglio. Vieni.Β»

Misha capì finalmente il motivo per cui una delle guardie poco fa avesse fatto una piccola deviazione nell'armeria quando un altro soldato gli forzò entrambe le mani sopra la punta smussata del palo, dopo aver assicurato ad esso gli arti del ragazzo con le catene e aver privato quest'ultimo della camicia.

Misha sbarrΓ² gli occhi e finalmente il terrore ebbe la meglio. CercΓ² in ogni maniera di scostarsi, di sfuggire al preludio della punizione. Invano i suoi polsi tirarono nella speranza di spezzare le catene che li imprigionavano. Ogni strattone corrispose al piΓΉ avvilente nulla.Β 

«Tienilo fermo» disse una delle guardie e il suo commilitone, senza l'ombra di ripensamenti, benché stessero per sottoporre a un'autentica e pubblica tortura un ragazzo di quindici anni, obbedì.

Misha tremava e non ebbe il tempo di realizzare quanto stava accadendo, perché il dolore sopraggiunse non appena il primo chiodo venne spinto con atroce violenza dal martello nel suo polso sinistro. Non poté far a meno di gridare di dolore e piangere come un bambino. Era troppo, anche per un ragazzo orgoglioso e testardo come lui, anche dopo tutto quello che aveva passato. Le sporche e odiose attenzioni di Lord Tyras, così come lo scherno e le ingiustizie perpetrate da Kal, il figlio di quell'uomo crudele e viscido, gli parvero all'improvviso nient'altro che una colata di dolce e innocuo miele. 

La testa gli girava, la carne martoriata pulsava. OsservΓ² il sangue zampillare immediatamente dalla ferita aperta e macchiare di rosso il legno.

Un altro grido del giovane Efialte squarciΓ² il silenzio nel cortile non appena anche il polso destro ebbe subito la stessa sorte.

Probabilmente lady EllenswaldΒ  mirava a liberarsi per sempre di lui. Sapeva troppe cose, era testimone della loro disonesta crudeltΓ . Troppo scomodo per sopravvivere.

Se non fosse stato lo shock delle frustate a spingerlo oltre il precipizio, sarebbe comunque morto dissanguato.

Tremante come una foglia, non potΓ© far altro che attendere.
SobbalzΓ² udendo un primo schiocco percuotere l'aria per semplice prova. Ne seguirono altri come fulmini in quel tramonto privo di pioggia, solo che tutti si riversarono sulla sua schiena giΓ  segnata. Misha cercΓ² di non urlare, si morse le labbra fino a farle sanguinare pur di non dare a quei bastardi altra soddisfazione. Il dolore era indicibile e non aveva la possibilitΓ  di metabolizzarlo perchΓ© cresceva, una frustata dopo l'altra, in un vortice d'agonia intollerabile. Non c'era verso di scappare agli schiocchi che gli facevanoΒ  fischiare le orecchie nΓ© alle selvagge e crudeli percosse di quelle due strisce di cuoio intrecciate che poco a poco rimodellavano le vecchie cicatrici per lasciarne delle nuove.

Dopo un po' sentì le forze tracollare, così tanto da non avere più neanche la volontà di urlare. Il dolore bruciante, poco a poco, paradossalmente, finì per anestetizzare quello inferto dalle nuove frustate. Doveva aver superato la fantomatica soglia di sopportazione dove tutto implodeva e si annullava. Il suo corpo era scosso da violenti tremiti, ma Misha neppure se ne rendeva più conto. Tremava e sul viso il sudore andava mescolandosi alle lacrime, dalle sue labbra dischiuse scivolavano fuori soltanto deboli lamenti e rantolii sommessi.

Era la fine, pensΓ². Era la fine, quella, e presto tutto sarebbe cessato per sempre. Forse in un modo differente da quello che per anni aveva sperato, ma sarebbe stato lo stesso libero.

Si sentiva in un certo senso separato dal corpo, con lo spirito e la mente altrove, lontani anni luce da lì, dal cortile nel quale l'ultima oncia di dignità che sempre aveva tenuto stretta a sé stava morendo davanti agli occhi dei suoi carnefici, della crudele padrona e il suo perfido figlio, e quello della servitù attonita e inorridita.

Neanche si era accorto che fra quei tanti volti, tre a lui familiari piΓΉ degli altri erano contratti in una maschera di incredulitΓ  e orrore.

Iago, infatti, ormai a stento riusciva a trattenere Desya dall'intromettersi. Lui piΓΉ di chiunque altro avrebbe voluto fare qualcosa, ma intervenire e rischiare di peggiorare la situazione non era il giusto modo di aiutare Misha. Restava solo da sperare.

Accanto a lui un'impotente Dalya,Β  la quale in lacrime si rifiutava di guardare oltre lo scempio e sussultava ad ogni schiocco di frusta, le mani premute con forza sugli occhi blu.

Dalya...

Misha non avrebbe mai e poi mai voluto farsi vedere in un simile stato di miseria e vergogna da lei. PiΓΉ che mai si ritrovΓ² a desiderare di morire all'istante, solo per non dover piΓΉ vedere Dalya soffrire a causa sua, a causa di una barriera sociale che mai avrebbe permesso loro anche solo di sognare di avere un futuro assieme.Β 

Come aveva potuto pensare che uno schiavo come lui potesse ergersi tanto dal raggiungere una ragazza come lei?

Perdonami per non esser nato in una famiglia nobile come la tua. Perdonami per essere solo un figlio di nessuno.

Non aveva importanza la veritΓ , ovvero che non si decideva di nascere orfani e di vivere come tali. Non importava, mai aveva avuto un minimo di rilevanza, se non quando si era trattato e ancora si trattava di fargli ricordare qual era il suo posto: nel fango e nella polvere, in catene. Contava solo quello.

Rimpiangeva di non aver dato ascolto a suo fratello, il quale lo aveva messo in guardia, gli aveva detto di volare basso e non combinare disastri, di non farsi provocare da Kal. Rimpiangeva di non esser rimasto al proprio posto e aver osato desiderare qualcuno ben oltre la sua modesta portata.

Giunse l'ennesima frustata, ma lui a malapena la avvertì. Stentava a rimanere cosciente, a non lasciarsi andare all'oblio. Intontito com'era, non si rese conto che tre figure a lui note si erano aggiunte a quelle di Iago, Desya e Dalya. 

Si trattava di Godric, suo figlio Eneas e Dante. Era stato il ragazzo ad avvertirli dopo aver ricevuto da parte del Pheryon di Iago un messaggio che lo implorava di avvertire Lord Reghsar di quanto stava avvenendo nel cortile del castello degli Ellenswald. Godric, allora, si era subito precipitato insieme a Evergard sul posto e ora eccoli lì di fronte al fatto compiuto, testimoni di una scena che mai avrebbero voluto vedere.

I loro occhi, ben presto, cambiarono direzione e si posarono su Lady Ellenswald e Kal, pieni di rabbia e sdegno. Non avevano creduto neppure per mezzo secondo alle accuse mosse contro Misha e delle quali Eneas li aveva messi al corrente, perchΓ© contrariamente a tanti altri non erano sordi alle dicerie su quella famiglia e Godric, soprattutto, stava seriamente pensando di convincere i genitori di Dalya ad annullare le nozze con quel ragazzino spregevole di Kal. Inorridiva al solo pensiero di quella ragazza sposata con un verme simile, perchΓ© tale era il figlio di Lord Tyras.

Alla fine, contro le aspettative di tutti, sotto lo sguardo attonito della donna e del giovane rampollo, Dante e Godric intervennero. Attraversarono metΓ  del cortile; il secondo afferrΓ² saldamente il braccio alla guardia giΓ  pronta a riversare di nuovo il cuoio sulla schiena martoriata e sanguinante di Misha, mentre il primo, invece, raggiungeva il poveretto.

Ma cos'hanno questi nel cervello? È solo un ragazzo, dannazione, pensò disperato. Mai si era sentito in quel modo. Quando era venuto a conoscenza di quella storia... Accidenti, neanche lui sapeva come si era sentito. Per poco non aveva dato di matto e ceduto all'impulso di fare una carneficina e ignorare la già traballante pace con il Nord.

Godric sottrasse al torturatore la frusta e la gettΓ² lontano, poi sollevΓ² lo sguardo irato verso la padrona e Kal, i quali lo fissavano stizziti da dietro il parapetto traforato del balcone, quello del corridoio del castello che si affacciava sul cortile.

«Questa barbarie è durata anche troppo! L'intento era di punire questo ragazzo o di ucciderlo?» tuonò senza paura né vergogna. Suo malgrado, con gran sofferenza, doveva mantenere le apparenze e si sbrigò a proseguire: «Come si può sperare che la servitù impari la lezione, se non sopravvive alle punizioni? Agendo così, avete solo mostrato a tutti quanti la vostra crudeltà! Siete spregevoli!»

La donna restrinse lo sguardo. «Dunque difendete un individuo che ha quasi violentato la vostra giovane cognata? È questo il rispetto che nutrite verso la famiglia di vostra moglie?»

Godric non si fece incantare e vide la menzogna campeggiare negli occhi alteri della padrona del castello. Β«Io rispetto la vita, non importa a chi essa appartenga. Ho rispetto per la vita e per il prossimo, Lady Ellenswald.Β» Senza aggiungere altro recuperΓ² dal terreno il martello, il quale giaceva nella polvere, e tentΓ² di non far danni mentre con il retro dell'arnese cercava di estrarre i chiodi dalle carni sanguinanti del ragazzo, nonchΓ© di dare una mano a Dante il quale, al momento, sembrava aver perso la bussola ed essere piombato nel panico.Β 

Udirono Misha lamentarsi, ma il suono era appena percepibile. Non appena ebbero terminato di liberarlo, insieme svolsero le catene, cosa che fece cadere a terra l'esanime giovane.

Β«F-Forza, ragazzo, riprenditi! Avanti, alzati!Β» Dante tentΓ² di farlo rimettere su, ma con rammarico comprese che Misha non ce la faceva neanche a restare in piedi e che ormai conservasse solamente un soffio di luciditΓ , quella che precedeva l'oblio. A nessuno dei due adulti interessava del pensiero altrui, che li ritenessero pure pazzi, se lo preferivano. Avevano visto quel ragazzo crescere, anche se non passo dopo passo, e vederlo a quel modo era uno strazio.

Godric, poi, aveva passato abbastanza tempo con Kal e la sua famiglia per capire tante, tante cose spiacevoli sul loro conto; per sapere che quel ragazzino viziato, tra tante altre cose, fosse anche un bugiardo di prim'ordine. Non aveva paura di loro, c'era ben altro da temere a quel mondo.

Agitò una mano. «Prendilo su, dai. Sta troppo male, Dante. Non ce la farà mai così. T-Ti prego.»

«S-Sì, hai ragione» replicò rauco il re di Elgorad. Non ci pensò due volte prima di sollevare il giovane servo e tenerlo fra le braccia come se fosse stato un bambino. Altro non era, a pensarci bene. Era ancora un ragazzino e aveva già sofferto a quel modo. Aveva davvero fatto un favore a Iago e ai fratelli di quest'ultimo, quindici anni prima? Davvero li aveva salvati, risparmiandoli, o li aveva condannati?

Avrei dovuto dare ascolto all'istinto e portare almeno te con me a Elgorad.

Β«Resisti, Mishka. Ci pensa papΓ  a te, oraΒ» sussurrΓ² al ragazzo, pur sapendo che non poteva sentirlo. Si rimise in piedi, ma si bloccΓ² quando Lady Ellenswald, livida in volto, sbottΓ²: Β«Non osata fare un altro passo, Uomo dell'Ovest! Valutate bene la vostra prossima mossa, mi sentite?Β»

Dante si sentì pervadere dalla collera e fu sul punto di pronunciare una sola, singola parola; ce l'aveva sulle labbra, non doveva far altro che socchiuderle e lasciar fluire la voce, permettere alla maledizione più letale e crudele che conosceva di venir vibrata dalle corde vocali come un'arcana e terribile melodia della morte. Gli era stato detto e ridetto di non usarla mai e poi mai, ma iniziava a chiedersi che senso avesse conoscere certe cose se poi non le si poteva usare contro chi faceva del male al prossimo gratuitamente e senza un minimo di coscienza. 

Non meriti di vivere, miserabile stronza, pensò furioso, ormai a un passo dal formulare l'orrida maledizione, ma poi Godric, quasi avvertendo nell'aria che stava per succedere qualcosa di oscuro e terrificante, gli pose una mano sulla parte alta della schiena come a voler ammansirlo, si avvicinò e sollevò gli occhi di nuovo in direzione di Lady Ellenswald. Mai lo si era visto così determinato e furibondo. Non avrebbero mai dovuto osare toccare uno dei suoi figli adottivi. Li amava proprio come amava quelli che era stata Ravya a donargli. «E voi ricordate qual è il vostro posto» disse gelido. «Non siete abbastanza in alto per dare ordini al sottoscritto, milady, né tantomeno al re di Elgorad. Quest'uomo è al di sopra della vostra autorità e chiunque sia sotto la sua protezione, proprio come lo è il ragazzo che avete fatto frustare fin quasi alla morte, è sacro e intoccabile. Dante è un re magnanimo e coscienzioso, e solo questo riuscirà a evitare lo scoppio di una guerra per via di un ragazzino bugiardo e perfido.» Si guardò attorno. «Che egli appartenga all'Ovest o meno, persino qui a Nord è e resterà sempre anche il vostro re. Non ha nulla da invidiare agli altri sovrani dell'Oltrespecchio che tanto sembrate osannare e rispettare. Dico bene?» aggiunse a voce più alta. Voleva che tutti lo sentissero, che tutti cominciassero per una buona volta a portare rispetto all'uomo che si trovava al suo fianco e fin troppe volte era stato sottoposto a umiliazioni dalla gente del Nord. Tornò a guardare l'amico. «Andiamo, ora. Ogni minuto potrebbe essere l'ultimo per Misha.»

NΓ© a lui nΓ© a Dante, al momento, interessava minimamente cosa gli altri stessero vedendo in loro, fra di loro. Due maestri intenti a soccorrere uno dei loro allievi? Due amici che lottavano da anni su un fronte comune? Oppure ciΓ² che realmente erano stati per anni, ovvero... semplicemente... che lo volessero o meno, nel bene e nel male... una sorta di genitori adottivi che non avevano potuto crescere nel solito modo uno dei ragazzi ai quali tanto volevano bene?
Quale rilevanza poteva avere in quel momento?

Β«A me Γ¨ sufficiente essere tuo amico, che mi trovi qui a Nord o nell'OvestΒ» disse semplicemente Evergard, anche se aveva gli occhi velati di autentiche lacrime per svariati motivi. Solamente sua madre, in passato, si era mostrata altrettanto coraggiosa da prendere le sue parti e ricordare a tutti che lui non era nΓ© un mostro nΓ© un uomo indegno di fiducia, affetto e rispetto.

Godric gli sorrise, una dolce curvatura delle labbra. Β«I mari dovranno divenire deserti e il cielo crollare in macerie prima che arrivi il giorno in cui smetterΓ² di essere dalla tua parte, mio caro amico.Β»
Senza indugiare oltre, percorsero il cortile, facendosi strada nella folla, e solo quando ebbero raggiunti i rispettivi cavalli si fermarono, giusto il tempo che occorse a Dante di montare in sella e far salire a sua volta il ragazzo in stato d'incoscienza. Lo strinse saldamente a sé e partì, seguito da Godric.

Β«Non darti colpe che non hai, Iago.Β» Dante volse lo sguardo verso l'altro ragazzo che sedeva di fronte a lui nell'umile e piccola cucina. Β«E neppure tu, Desya.Β» Era stanco e spossato perchΓ© durante il tragitto, subito dopo aver portato via Misha dal castello degli Ellenswald, si era reso conto che il ragazzo era stato un passo dal morire: aveva visto la sua sagoma non piΓΉ bianca e immacolata, ma color cenere, sulle estremitΓ  delle mani cedere il passo a linee di contorno pallide e brillanti, cosa che, lo sapeva bene, simboleggiava la vita che pian piano scivolava via da un corpo. Si era dovuto fermare e aveva dovuto metter in pratica uno degli incantesimi per i quali il suo popolo tanto era famoso, in modo da riportare indietro il ragazzo prima dell'inevitabile.

Quel procedimento, il quale solitamente non avrebbe dovuto intaccare le forze vitali nΓ© fisiche di chi vi ricorreva, lo aveva prosciugato e indebolito. Era stato sul punto di crollare a terra e gli ci era voluto un bel po' per convincere Godric che si sarebbe rimesso nel giro di qualche ora e che non vi fosse nulla di cui preoccuparsi. Ignorava il motivo di quell'effetto collaterale e neppure gli interessava. Sapeva solo che Godric era da solo in una stanza con Misha da tre ore e ancora non aveva fatto sapere niente.

Β«Invece avrei dovuto tenerlo d'occhioΒ» ribattΓ© Iago, mordendosi il labbro inferiore a sangue pur di non piangere. Odiava farlo in pubblico e versare lacrime in generale. Lo faceva sentire fin troppo esposto e preda di una debolezza che mai si era potuto permettere da quando aveva preso in mano le redini di famiglia. Β«Avrei dovuto capire subito e convincerlo a lasciar perdere Dalya.Β»

Desya scosse la testa. «Non potevamo sapere che Kal sarebbe ricorso a una bugia così balorda e meschina pur di togliere di torno Misha e assicurarsi il matrimonio con quella ragazza.»

L'accusa mossa contro Misha, ovvero di aver attentato all'integritΓ  fisica e alla dignitΓ  della sorella di Ravya, era stata pesante e infame, persino per uno come Kal.

Dante sospirΓ². Β«Vi direi di venire con me a Elgorad finchΓ© il polverone non si sarΓ  abbassato, se solo laggiΓΉ non fosse un tale casino e la gente non detestasse quelli del Nord senza alcuna eccezione. Rischierei solo di farvi ammazzare.Β»

«Non fosse perché Godric si trova qui, fidati che volentieri correrei un simile rischio» lo rimbeccò Iago. «E Misha è chiaramente troppo infatuato di Dalya per prendere e andarsene così.»

Desya sbuffΓ². Β«Non poteva innamorarsi di qualcun altro? Proprio lei doveva scegliere e corteggiare? Accidenti!Β»

Β«Non si sceglie chi amare, ragazzo. Io ne so qualcosaΒ» si lasciΓ² sfuggire Dante.

Β«E come fai a saperlo?Β»

Sapendo che ormai era tardi per rimangiarsi quelle parole, Evergard finse nonchalance e riuscì addirittura a sorridere di sbieco e al suo solito modo. «Ho duecentoventotto anni, Desya. Pensi sul serio che abbia sempre fatto il lupo solitario?»

Β«Sei il primo a non credere in queste cose. Tu e Godric non fate che beccarvi ogni volta che salta fuori quell'argomentoΒ» commentΓ² Iago.

Β«PotrΓ² pure non crederci, ma il fulmine dritto in testa l'ho ricevuto comunque. Non negherΓ² che abbia fatto schifo ogni dannata volta, specialmente una in particolare, ma sarei un ipocrita a sostenere di esser sempre rimasto fedele a certi principi. La disillusione Γ¨ il premio finale che mi Γ¨ spettato per aver concesso a me stesso di sperare laddove non c'era mai stata la benchΓ© minima possibilitΓ .Β»

Β«E ora Misha rischia di fare la stessa fine. Davvero rassicuranteΒ» commentΓ² tetro Iago.

«Sì e no. Misha è ricambiato da quella ragazza e per come la vedo io, finché certi sentimenti sono corrisposti, una speranza esiste sempre. Conosco quel ragazzo quanto lo conoscete voi e una delle qualità che più stimo in vostro fratello è la sua capacità di correre ai ripari e trovare sempre una via d'uscita dagli impicci. Voi vedete questa storia come la fine, io la vedo come l'inizio di qualcosa.»

C'erano due possibilitΓ  per Misha: alzarsi e reagire, seppur con sottile astuzia, o restare nella polvere, chinare la testa e dar ragione a chi lo definiva uno schiavo avvezzo a sopravvalutarsi troppo.

Desya squadrΓ² l'uomo. Β«Credevo che venendo a sapere una storia simile, saresti stato il primo a infuriarti e a dirne quattro a Misha, invece... sembri quasi appoggiarlo e dargli ragione.Β»

Β«Qui la ragione e il torto hanno ben poca importanza, Desya. Non Γ¨ quello il punto.Β»

Β«E allora qual Γ¨?Β»

«Per quanto orribile, questa esperienza avrà delle ripercussioni su vostro fratello e forse, in un certo senso, potrebbe rivelarsi il suo battesimo del fuoco, ciò che gli serviva per capire che sta diventando pian piano un uomo e come tale debba iniziare a fare delle scelte e a saper scegliersi, specialmente, gli avversari. È ovvio che parta svantaggiato con gente come Kal o Tyras, ma cos'è successo oggi pomeriggio avrà delle conseguenze.»

Iago parve finalmente capire dove voleva andare a parare uno dei suoi maestri. Β«Godric ha sbattuto in faccia a due Ellenswald la crudeltΓ  della loro famiglia e sicuramente Lord Dyrkas, il padre di Dalya, sarΓ  giΓ  venuto a risapere dell'accaduto. Contando che tiene in gran considerazione il parere di Godric... non credo che le nozze fra Kal e Dalya avranno luogo.Β»

Β«Lord Dyrkas non Γ¨ uno sciocco e se Godric gli dirΓ  che le accuse rivolte a Misha altro non sono che sporche menzogne, fidatevi che gli Ellenswald rimarranno a bocca secca. Puntavano molto alla consistente dote di Dalya e al prestigio della famiglia di quella ragazza e... se davvero le nozze dovessero venir annullate, consiglio molta cautela a te e ai tuoi fratelli, Iago. Kal sarΓ  pure un imbecille, ma ha comunque piΓΉ potere di voi e non c'Γ¨ niente di peggio di un signorotto con l'orgoglio ferito. Questa storia non finisce qui.Β»

Β«Troveranno comunque il modo di convincere Lord Dyrkas a non porre fine al fidanzamento fra Kal e DalyaΒ» disse Desya. Β«Gli Ellenswald non sono gente che lascia andare la presa facilmente.Β»

«È possibile che accada anche questo.»

Β«Ma ciΓ² porterebbe tensione fra Lord Dyrkas e Godric, e anche fra lui e Ravya.Β»

Β«No, non direi. Ravya ha sposato Godric, no? Ormai Γ¨ una Reghsar e come sposa dell'erede della casata deve restare al fianco del marito anche quando Γ¨ in corso una tempesta. E comunque, da che ne so, neppure a lei Kal Γ¨ mai andato a genio. Si Γ¨ sempre mostrata poco favorevole all'unione. Si parla pur sempre di sua sorella, le vuole bene ed Γ¨ pronta in qualsiasi momento a schierarsi dalla sua parte.Β»

Β«Tutto questo per Misha? In fin dei conti ai loro occhi Γ¨ solamente un servo, uno schiavo!Β» commentΓ² incredulo Iago.

Dante scosse il capo. Β«No, Iago. Qui non si tratta solo di tuo fratello. Misha, in un certo senso, ha riportato in superficie tutto quello che non va nel Nord e nella gestione delle sue terre. Non tutti sono come Godric, suo padre e in generale i Reghsar. Molti, purtroppo, sono esattamente come Lord Tyras e suo figlio: dispotici, arroganti, ciechi e sordi alla sofferenza di tutti quelli che ritengono inferiori a loro e, per tale ragione, immeritevoli di rispetto o compassione.Β»

Desya si accigliΓ². Β«Voi dell'Ovest non avete servi o schiavi?Β»

«Mio padre abolì la schiavitù prima ancora che nascessi io. Nell'Ovest gli schiavi non esistono più da molto tempo, Desya. Ci sono solo lavoratori che ottengono un giusto compenso per il lavoro che svolgono con diligenza e lealtà, specialmente coloro che sono sotto la mia tutela e protezione a palazzo. Di problemi di natura ben differente ce ne sono, ovviamente, ma niente schiavi. In quanto alle unioni fra persone di rango diverso, per quelle non c'è problema alcuno.»

L'unico al quale invece si chiedeva di rispettare regole ben diverse era proprio il re dell'Ovest, il quale doveva necessariamente scegliere una sposa che avesse, fra i minimi requisiti richiesti dalla situazione, almeno un briciolo di nobiltΓ  nel sangue e nel titolo del casato. Di matrimoni morganatici ve n'erano stati a volte, ma erano sempre stati impopolari e malvisti, ragion per cui era sempre meglio scegliere una consorte aristocratica e rispettata dalla corte.

PiΓΉ facile a dirsi che a farsi.

Iago rifletté. «È anche per questa ragione che alla fine il Nord e l'Ovest si scontrarono in una vera e propria guerra?»

«Era una delle tante ragioni, in effetti» convenne Dante. «Tuttavia, mi duole dire che l'Ovest, in realtà, sopra ogni altra cosa pretendeva l'indipendenza totale dal dominio sempre più esteso degli uomini del Nord. Alla fine si giunse a una spaccatura vera e propria, almeno finché non arrivò mio padre che riuscì a ottenere finalmente un trattato di pace. Il mio compito è mantenere quegli accordi in buono stato, ma... non so davvero se ci riuscirò o finirò per farmi coinvolgere in una guerra. Non posso impedire al mio popolo di detestare la gente del Nord. Posso cercare di mitigare la situazione, di fargli capire che uno scontro porterebbe solo al disastro e alla morte, ma... ho a che fare con intere generazioni di guerrafondai che criticano di continuo il mio operato perché sono un re pacifico, anziché votato alla distruzione.»

Iago sembrava esser riuscito a dimenticare un po' la preoccupazione per l'attuale situazione di Misha e tutto il resto. I suoi occhi scintillavano, avidi come sempre di conoscenza e di informazioni circa la storia meno recente dell'Oltrespecchio. Β«Dicono, perΓ², che tu sia stato eccome in guerra.Β»

Β«Chi lo dice?Β»

«Una volta ho sentito Lord Tyras parlarne con suo figlio. Diciamo che... parlavano proprio dell'Ovest e... beh, fra una cosa e l'altra sei saltato fuori tu, ecco. È vero che ti chiamavano il Cavaliere dei Fiori?»

Vedendo la seppur appena percepibile reazione di Evergard, Desya diede una gomitata al fratello.

«Lord Tyras ricorda bene» disse rauco Dante, forzando un sorriso. «Mettiamola così: tutti quelli che mi soprannominarono in tale maniera nel corso della guerra, poi non tornarono più a casa per riderci sopra insieme agli amici e alla famiglia. Sì, mi chiamavano in quel modo e tutto per via degli arabeschi e delle incisioni che decoravano la mia armatura. I Fiori del Buio sono il simbolo del mio casato, d'altronde. I più ignoranti, però, pensarono che questo mi rendesse meno pericoloso e minaccioso, ma non so se poi ebbero il tempo di ricredersi prima di cadere sotto i miei fendenti. Si erano dimenticati che i Fiori del Buio hanno anche le spine, non solo i petali.»

Iago sorrise di sbieco. Β«Senza contare che sono fra le piante piΓΉ velenose che esistano. Una dose sbagliata e te ne vai dritto a salutare la Grande Madre.Β»

Β«AppuntoΒ» ghignΓ² Dante, alzandosi nel frattempo. Β«Vado a vedere se a Godric serve una mano, ora. Vi direi di andare a riposare, ma posso capire che con Misha in quelle condizioni vi sarebbe impossibile chiudere occhio. Se ci sono sviluppi verrΓ² a dirvelo.Β»

Giunto nella stanza del ragazzo, entrΓ² e si chiuse la porta alle spalle. Β«Allora, come... come sta?Β» chiese, dopo essersi schiarito la voce. Si avvicinΓ² e fermΓ² a poca distanza da Reghsar, il quale intanto era ancora bello che indaffarato nel delicato processo che era in atto al momento.

Il guaritore scosse la testa. Β«Non credo che riuscirΓ² a farle rimarginare del tutto. Voglio dire... Γ¨ probabile che rimarranno dei segni. Forse se li porterΓ  dietro per tutta la vita.Β»

Dante annuì. «Beh... l'importante è che guarisca e si rimetta. Non è dei segni superficiali che mi preoccuperei, Godric.»

Β«Lo so, lo so. Per quelli piΓΉ profondi temo che l'unica cura siano il tempo e la vicinanza delle persone a cui tiene. Non credo di poter prescrivere un rimedio differente o piΓΉ efficace e rapido.Β»

Evergard esitΓ². Β«Comunque... oggi sei stato davvero coraggioso, sai? Non mi aspettavo che avresti reagito con tutta quella forza d'animo e quella ferocia. Un po' mi hai sorpreso, lo ammetto.Β»

Reghsar non se la prese e, anzi, abbozzò un sorriso. «Il più delle volte riesco a mantenere sempre la calma e a non farmi prendere dalla buon vecchia collera, ma vedere Misha in quello stato è stato troppo persino per me. Ci sono azioni indifendibili, non importa quanto ci si possa sforzare di vedere il bene nel prossimo, anche in chi forse ne è sprovvisto. Non avrebbero dovuto agire così, specialmente non nei confronti di Misha.»

In fin dei conti l'insegnamento di maggior rilevanza in merito al farsi sempre avanti per una persona a cui si teneva, anche in un momento di gran pericolo, era stato proprio Dante a fornirglielo molti anni prima. A volte non ci si poteva permettere di aver paura o di farsi cogliere da accessi di egoismo o indifferenza. Non si poteva restare zitti e a guardare senza far niente.

«Ho avuto un bravo maestro in fatto di coraggio, suppongo» aggiunse con affetto. «Sei stato tu a insegnarmi a battermi per una causa che ritengo giusta e sacrosanta.» Vedendo però l'espressione dell'altro Efialte, il suo sorriso si affievolì. «Che c'è?»

Β«Posso esser onesto con te? Voglio dire... ormai sei adulto, possiamo anche affrontare quella faccenda.Β»

Β«Quale?Β»

Dante esitΓ² di nuovo. Β«Dopo che ti avevo riportato a casa sano e salvo, per un bel po' di tempo non feci che ripensare a cos'era accaduto nella foresta. Ripensavo a come sicuramente ti fossi spaventato non solo per colpa dei tuoi rapitori, ma anche per colpa mia. In mia difesa posso dire che neppure se non fossi stato dotato di pensiero razionale ti avrei fatto del male, perΓ²... sapevo e sentivo che eri rimasto terrorizzato vedendomi massacrare quegli uomini. Avevo il terrore che questo, prima o poi, avrebbe interferito con la tua crescita, ti avrebbe lasciato un trauma perenne e forse portato a essere ciΓ² che non eri. Tu chiami atto di coraggio ciΓ² che feci all'epoca, io invece lo chiamo aver rischiato non solo una tua prematura morte, ma anche averti portato via per sempre l'innocenza. Nessun bambino dovrebbe assistere a una scena come quella. Ammetto che la cosa che mi aveva fatto perdere le staffe veramente fosse l'aver visto uno di loro sul punto di picchiarti, di picchiare un bambino inerme, ma non basta a giustificare tutto il resto.Β»

Godric rimase un po' sorpreso da quelle parole. Non perchΓ© avesse fino ad allora pensato che Dante fosse sprovvisto di una coscienza, ma solo perchΓ© Evergard, quella volta, non aveva avuto molte alternative.

«È vero, all'inizio ero terrorizzato, ma poi ti riconobbi e capii che ero finalmente al sicuro, che eri venuto a salvarmi. Ti riconobbi dagli occhi, Dante.» Fece una pausa. «E col senno di poi... capisco che tu non avesti molto margine di scelta neppure quando si trattò di fermare i cavalieri venuti a cercare Iago e i suoi fratelli. Forse è un po' tardi, ma ti chiedo comunque scusa. Lo so che non sei solito prendere decisioni simili a cuor leggero. A volte la violenza è inevitabile, vero?»

Evergard sorrise amaramente. «Non dire così o potrei fare più di un semplice pensierino sullo sterminare quella famiglia di esseri abbietti chiamati anche Ellenswald.»

Β«A proposito di questo... c'Γ¨ stato un momento in cui ho pensato che tu fossi davvero sul punto di fare qualcosa, Dante. Non so come spiegarlo. Era... come un presentimento, anche se non ha molto senso.Β»

Β«Non ho intenzione di negarlo.Β»

Β«Se io non fossi intervenuto, che cosa sarebbe potuto accadere?Β»

Β«Preferisco non parlarne, Godric. Sul serio... Γ¨ meglio che tu rimanga nell'ignoranza.Β»

Mentre continuava a medicare le ferite del ragazzo servendosi della magia, Godric pensò a come porre la domanda che da tempo ormai lo tormentava. «Ras'yrgen*» disse poi. «Sire della Morte. È così che vengono chiamati tutti i sovrani dell'Ovest. Giusto?»

Con la coda dell'occhio vide l'altro irrigidirsi.

Β«Chi te lo ha detto?Β»

Β«L'ho scoperto mentre curiosavo nella Biblioteca di Varesya per provare a capire meglio la storia del tuo popolo. Ero curioso e ho deciso di approfondire l'argomento, finchΓ© non mi sono imbattuto in questo termine, perciΓ²... mi domando come mai sia proprio questo l'appellativo dei re di Elgorad.Β»

Dante si riprese e finse nonchalance. Β«Saprai sicuramente cosa si racconta sugli Evergard.Β»

Β«Francamente ho sempre creduto che fossero solo leggende. Insomma... altrimenti sareste letteralmente una stirpe di semidei o qualcosa del genere.Β»

Β«Fidati, vorrei poter affermare il contrario. Purtroppo quelle storie sono vere.Β»

«Beh, questo allora spiega un bel po' di cose» borbottò fra sé Godric, dopo essersi ripreso dallo shock nell'aver ricevuto una risposta così decisa e piena di snervante noncuranza. Come se tutti i giorni gli capitasse di aver a che fare con qualcuno che discendeva da un'autentica divinità, forse una delle più terrificanti che fossero mai esistite.

Dante si accigliΓ². Β«Chiedo scusa?Β» incalzΓ², un po' piccato.Β 

Reghsar, pur sapendo di non poter esser visto, lo stesso volse altrove il viso quando avvertì una vampata di calore pervadergli le guance. «Volevo dire che... ecco... questo spiega da dove derivano i tuoi poteri. Tutto qui.» In realtà sapeva che il commento di poco fa era in realtà riferito anche all'aspetto in generale di Evergard, non solo alle sue doti di mago fuoriclasse. Aveva semplicemente dato voce a riflessioni refrattarie, dimenticando di non essere da solo in quella stanza.

Dante inarcò un sopracciglio, per nulla convinto dalla risposta dell'altro Efialte. «Certo» commentò lentamente, sospettoso e malfidato come solo lui poteva essere. Solo gli dèi sapevano cosa avesse erroneamente inteso dalla frase di Godric. Quest'ultimo, imbarazzato, aggiunse: «Quindi è anche vero che voi dell'Ovest siete gli unici in grado di padroneggiare i Sette Anatemi alla perfezione? È vero che sapete riportare in vita i morti?»

Il re di Elgorad sbatté le palpebre e poi, inaspettatamente, sghignazzò di gusto. «Cosa?» Rise di nuovo. «Questa sì che è una balordaggine! R-Riportare in vita i morti!» Scosse il capo e invano cercò di darsi un po' di tono, vista anche la situazione in cui si trovavano.

Β«Ho detto qualcosa di divertente?Β»

Β«Eccome se l'hai fatto. Dalle mie parti nessuno sa riportare in vita i morti, te lo posso assicurare!Β»

«Sì, ma in quel libro...»

«Quel libro si sbaglia» disse Dante, tornando serio. «I Figli di Rasya sanno solo strappare alla morte un'anima, un individuo, ormai vicino all'abbracciarla. Sappiamo ritardarla e farla retrocedere prima che cali la falce, non dopo. Lo ripetiamo di continuo a chiunque venga da noi credendo che siamo in grado di far risorgere dalla tomba o dalle ceneri di una pira funeraria un morto.» 

Β«E i Sette Anatemi, allora?Β»

Β«Quelli solo i piΓΉ capaci ed esperti sanno padroneggiarli veramente.Β»

Β«Li conosci anche tu?Β»

Β«Prego?Β»

Β«Non farmi ripetere, dai!Β»

Evergard esitò. «Sì, li conosco.»

Β«Ne hai mai fatto uso?Β»

Β«PerchΓ© lo vuoi sapere?Β»

Β«R-Ricordi quando... quando la sera in cui trovammo Iago, Desya e Misha, a un certo punto parlammo dell'Oltrespecchio, di ciΓ² che esso fa agli Efialti? Tu mi dicesti che secondo la tua famiglia hai una propensione alla corruzione delle Tenebre, perciΓ²... mi chiedevo se...Β»

Β«... se per caso avessi fatto uso degli Anatemi e quindi dato una ragione in piΓΉ all'OscuritΓ  di entrare nella mia anima?Β»

Β«Voglio solo capire.Β»

«Sì. Alcune volte sono ricorso agli Anatemi, anche se non a tutti e sette.» Dante si sedé sul bordo del letto, dirimpetto a Godric, e accarezzò con affetto i capelli a Misha che giaceva ancora incosciente fra le coperte. Aveva la fronte viscida per via del sudore ed era ancora in parte sporco di polvere e sangue malgrado Reghsar avesse fatto del proprio meglio per cercare di ripulirlo ed evitare che le ferite si infettassero. «Pare che la più grande eredità trasmessami dai miei avi non siano né la corona né il prestigio, bensì l'Anatema peggiore di tutti» aggiunse rauco, la voce che esprimeva qualcosa di totalmente opposto all'orgoglio. Non c'era niente di cui andar fieri, dopotutto. L'Anatema Rasya era terribile e non lasciava scampo alla vittima, certo, ma non era questo a renderlo così malfamato. Cosa realmente gli aveva fatto guadagnare una pessima fama era il prezzo che ogni volta chiedeva in cambio della morte di colui sul quale veniva scagliato: un brandello di anima del suo Padrone, un po' della sua umanità, della sua capacità di provare rimorso, compassione e di formulare pensieri benevoli e compiere azioni buone. Ogni volta che lo si usava, si scendeva sempre più di un gradino verso l'inferno e la dannazione, verso la malvagità e le Tenebre.

Godric guardò per alcuni istanti l'amico in totale silenzio. «E... t-tu hai mai fatto uso d-della... insomma... della maledizione divoratrice di anime?» Non appena Evergard trovò il coraggio di incrociare il suo sguardo, il più giovane capì subito e non poté far a meno di rabbrividire e sì, guardare con un certo orrore il proprio ex-maestro. «Quando? Come? Perché, Dante?» chiese senza fiato, sperando di ricevere una risposta sensata e soprattutto valida, parole che gli avrebbero consentito di trovare una giustificazione concreta a un atto crudele come quello.

Β«In guerraΒ» ribattΓ© Dante. Β«Promisi a mia madre e a mio zio che sarei tornato da vivo e allora... decisi che avrei fatto di tutto pur di mantenere quella promessa, anche a costo di dire addio a una piccola parte di me stesso. Non so cos'altro dire, se non di aver dovuto fare una scelta. Ho scelto di vivere sacrificando la vita di migliaia di soldati dalla divisa diversa dalla mia, pur sapendo che li avrei condannati per sempre a un destino peggiore della morte. Non ne vado fiero, ma avevo il potere di sopravvivere, di vincere, e all'epoca scelsi di dar fondo a tutte le risorse che possedevo.Β»

Non aveva bisogno di vedere il viso di Godric per avvertire comunque quanto esser venuto a conoscenza di quel suo orrendo segreto lo ripugnasse.

Β«Dopo la guerra non mi azzardai mai piΓΉ a evocare quel terribile sortilegio, comunque. Non volevo piΓΉ averci nulla a che fare, te lo assicuro. Se dovevo per forza uccidere qualcuno, preferivo farlo alla vecchia maniera e tramite le mie sole forze, senza scomodare un potere troppo arcano e terribile da concepire.Β»

Forse aveva ragione chi, proprio come Cornelius, decideva di tenerlo a distanza e lo definiva mostro. Magari era davvero così e avevano ragione, visto che quando aveva ricorso all'Anatema Rasya si era sentito, in un certo senso, libero e ribollente di vita, di forza distruttiva e di potere. Sul momento era stata una sensazione piacevole, anzi magnifica, ma poi, dopo esser tornato a casa e aver finalmente realizzato ogni cosa, aveva provato disgusto per se stesso e le proprie azioni.

Β«Suppongo di non essere piΓΉ l'uomo che tu, tanti anni fa, quando ancora eri un ragazzino, speravi e sognavi un giorno di diventareΒ» disse poi, rassegnato. Si era sempre augurato di non dover mai rivelare certe questioni ormai appartenenti al passato, ma Godric di nuovo aveva mandato all'aria i suoi piani.

Reghsar, dal canto proprio, non poteva negare di esser rimasto di stucco. Che Dante non fosse esattamente un santo gli era stato chiaro sin dall'adolescenza, quando si era ritrovato a essere abbastanza grande da comprendere certi aspetti caratteriali di quell'uomo che in precedenza gli erano invece sfuggiti, complice l'innocenza tipica della fanciullezza, ma... ammetteva di non aver mai pensato che egli fosse potuto scendere così in basso e macchiarsi per sempre l'anima con una cosa come l'Anatema Rasya.
Provò con tutto se stesso a trovare qualcosa da dire e, nel farlo, evitare di offendere Dante o farlo sentire ancora più miserabile di quanto già non si stesse sentendo da solo, ma fallì. Per la prima volta capì di non saper cosa dire o come, di non avere parole di conforto e non poter in alcun modo mostrarsi in empatia con quell'uomo. Finalmente capì quanto lui e Dante Evergard fossero diversi, quasi agli antipodi, opposti l'uno all'altro.

Con dita tremanti prese la bacinella dove un panno insanguinato giaceva in una pozza d'acqua color rosso sbiadito. Β«D-Devo... devo andare a svuotare questaΒ» disse. Β«Uhm... t-tu intanto, per favore... d-dovresti andare a cercare Dalya e, se possibile, riaccompagnarla al castello di mio padre. Ho ancora molto da fare qui e non penso di poter tornare dalla mia famiglia in tempi brevi.Β»

Β«Godric...Β»

Β«Ti prego di andare subito. Non voglio che Dalya rimanga da sola con gli Ellenswald. Non mi fido piΓΉ di quella gente.Β»

Capendo che probabilmente Godric avesse bisogno di tempo per elaborare la questione per conto proprio, Dante decise di non insistere e uscì per svolgere il compito che gli era stato appena assegnato.

Mentre usciva e si accingeva a montare a cavallo, tuttavia, si chiese quali conseguenze avrebbe avuto nell'immediato futuro la confessione fatta a Reghsar. Si chiese se avesse appena perso per sempre la sua stima e fiducia, il legame d'amicizia che si era instaurato fra di loro anno dopo anno, decennio dopo decennio.

Forse non sarebbe poi tutto questo gran male, a pensarci bene.

Malgrado da anni si fosse sempre prefissato di non indugiare piΓΉ in pensieri che gli sarebbero valsi l'allontanamento dal trono e probabilmente l'esilio, se non la prigione e una severa punizione, una parte di lui non aveva mai smesso di sperare, di bearsi del calore e della luce emanati da Godric e che, nel bene e nel male, erano riusciti a renderlo una persona migliore, un uomo piΓΉ responsabile.

Eppure quella malsana incapacitΓ  di mollare la presa lo aveva condotto alla solitudine, al non riuscire a guardare avanti e farsi una vita con qualcuno disposto ad amarlo per chi e cosa era, difetti compresi. Era piΓΉ solo che mai e forse, da quella sera in avanti, lo sarebbe stato completamente, fino in fondo.

Non volendo indugiare oltre in pensieri che non facevano altro che farlo sentire peggio, spronò il proprio cavallo e partì.

Iago osservΓ² il proprio maestro uscire dalla stanza di suo fratello.

Godric si era tolto la casacca per poter lavorare meglio e la sua camicia, dalle maniche arrotolate e l'aspetto in generale stropicciato, era macchiata di sangue in piΓΉ punti. I lunghi capelli corvini dell'uomo celavano in parte il suo viso dai lineamenti raffinati e cesellati.

Sembrava stanco, probabilmente aveva dovuto impiegare molte energie per cercare di riparare i danni causati dalle frustate. PiΓΉ erano profonde e malridotte, piΓΉ magia e forze venivano incanalate nel guarirle. Molti tendevano a dimenticare che il lavoro di guaritore fosse sotto certi aspetti ingrato e rischioso proprio perchΓ© a volte arrivava quasi a prosciugare chi lo esercitava, se non si prestava la dovuta cautela.Β 

Il ragazzo deglutì e si fece coraggio. «Si riprenderà, vero?» Per una volta, una soltanto nella vita, si concesse di essere fragile, spaventato dal futuro, preoccupato. Con Godric, d'altro canto, riusciva a fare a meno della maschera. Si fidava di quell'uomo ciecamente, riponeva fiducia incontrastata in lui perché gli aveva fatto capire che non tutti i nobili erano frutti marci del grande albero del loro popolo. C'erano anche persone valide, come lui, Dante e Dalya. Persone che ritenevano gran parte delle tradizioni della loro gente sciocca e antiquata, persone che disprezzavano l'ordinamento sociale rigido e castrante che la faceva da padrone nel Nord. 

Godric sospirò. «Suppongo di sì, ma... beh, una simile esperienza segna per sempre. Il dolore è uno dei maestri più crudeli che ci siano e ci impartisce lezioni importanti, certo, ma che difficilmente riusciamo a comprendere subito. Avrà bisogno di tempo e della vostra vicinanza.» Quello era stato senza dubbio un trauma per Misha e la sua giovane età non sarebbe stata di certo d'aiuto. Da quel che aveva capito e già purtroppo sapeva, non era la prima volta che il ragazzo subiva angherie da parte degli Ellenswald.
Non appena fosse tornato da sua moglie al castello, avrebbe parlato con lei e i genitori e cercato di convincerli ad annullare il futuro matrimonio di Dalya col figlio di Tyras.

Non avrebbe lasciato quella ragazza nelle grinfie di gente simile, a prescindere o meno dai sentimenti di Misha per lei. La faccenda si era fatta molto seria e insostenibile.

  Iago annuì debolmente. «Neanche tu credi a quelle accuse, quindi», la sua non fu una domanda.

Godric scosse il capo. Β«No, non ci credo, come ho giΓ  dimostrato agli stessi Ellenswald. Anche Dalya ha confermato che erano solo calunnie, almeno per quel che riguarda la presunta violenza.Β»

Β«Non immaginavo che loro due....Β» Iago non terminΓ² la frase. Ormai era chiaro che tra Misha e Dalya ci fosse qualcosa e sempre quel qualcosa aveva causato a suo fratello problemi a non finire.Β 

Godric abbozzΓ² un sorriso indulgente. Β«Non v'Γ¨ nulla di cui vergognarsi o per cui biasimarli.Β»

Β«Ha dimenticato qual era il suo posto, ecco perchΓ© ora si ritrova in questa situazione.Β»

Β«Iago...Β»

Β«Se vuoi fare qualcosa per aiutarci, fai in modo che tutto finisca, Godric. Io e i miei fratelli non apparteniamo alla vostra risma. Sono solo sogni infantili e sciocchi, e so di cosa parlo. Hai promesso di rimettere tutti e due in riga, quindi... ti prego, fallo e in fretta.Β» Vedere Iago parlare come uno che aveva il doppio della sua etΓ  era scioccante. GuardΓ² il maestro. Β«So quanto te che niente di quanto Γ¨ successo e stia ancora accadendo sia giusto, ma sai anche che ho ragione e sai che questa faccenda non Γ¨ destinata a durare. Non hanno alcun futuro e Misha deve togliersi Dalya dalla testa per il suo stesso bene. Non vedrΓ² mio fratello morire a causa della gelosia di Kal o di una stupida cottarella. Potrai persino dirgli che sono stato io a chiederti di separarlo da Dalya, non mi importa se poi finirΓ  per odiarmi. Preferisco che viva e che mi odi, piuttosto che averlo vivo solo nei miei ricordi.Β»

Non ce l'aveva con Dalya, ma da quando lei e Misha si erano conosciuti sembravano esser cominciati i guai per suo fratello; stare con lei, frequentarla quasi sicuramente di nascosto, gli aveva solo arrecato problemi. Quei due si erano illusi di poter fare quel che volevano sotto il naso di Kal Ellenswald, dimenticando che per quanto egli fosse un ragazzo tronfio e alquanto stupido, rimanesse pur sempre un aristocratico con un padre potente.
Misha e Dalya erano troppo coinvolti per capire, ma lui riusciva a immaginare senza troppi sforzi il finale di quella storia. Faccende del genere finivano nel sangue, nella tragedia e nella violenza. Alcuni amori potevano portare solamente all'inferno.

Β«Grazie per averlo aiutato. Come al solito ti sei dimostrato migliore di tanta altra genteΒ» aggiunse poi il giovane Iago, pettinandosi via dal viso una ciocca ribelle di capelli corvini sfuggiti alla bassa coda di fortuna in cui era stata raccolta la sempre piΓΉ fluente chioma.

Godric fece per dire qualcosa, piΓΉ combattuto e in ansia che mai, ma Desya giunse a interrompere la discussione e l'uomo fissΓ² stupito la figura accanto al ragazzo. Β«Dalya, che ci fai qui?Β» chiese trafelato, raggiungendo la giovane cognata.

Lei lo guardò implorante. «Sono riuscita ad andare via senza farmi vedere. Ti prego, Godric, non dirlo a mia madre e a mio padre» lo implorò. «Voglio... voglio stare con Misha, non lo lascerò da solo proprio ora. È stata tutta colpa mia e il minimo che io possa fare adesso è di stargli accanto e rendermi utile in qualche maniera. Permettimi di aiutarlo come posso, non rimandarmi a casa.»

Iago era visibilmente contrariato, mentre Godric invece pareva incerto e indeciso. Era sempre stato tutto fuorchΓ© insensibile alle moine di Dalya, considerandola in un certo senso piΓΉ una sorella minore acquisita, che una cognata vera e propria. Il fatto che non fosse figlio unico e avesse giΓ  avuto a che fare con fratelli pronti sempre a fargli gli occhi dolci quando volevano ottenere da lui comprensione, clemenza o un favore, non poteva che peggiorare la sua giΓ  ben poca capacitΓ  di essere di tanto in tanto severo. Non ci riusciva e basta, non era nella sua indole.

Desya era tutto sommato mansueto d'indole e morbido di cuore quanto lo era Lord Reghsar, e lo dimostrΓ² ancora una volta quando fu proprio lui a convincere il fratello e Godric a permettere a Dalya di restare con Misha. Β«Ormai ha fatto tanta strada. Non permetterle di vederlo sarebbe crudele, non pensate?Β» insistΓ©. Non che fosse piΓΉ di tanto d'accordo con quella sorta di tresca fra la signorina Dyrkas e quello sconsiderato di Mishka, ma per quel giorno di lacrime se ne erano giΓ  state versate fin troppe.

Godric trattenne un sospiro e si passΓ² due dita sugli occhi. Β«Va bene, ma a patto che poi tu mi permetta di riaccompagnarti al castello. Non ci penso nemmeno a farti viaggiare fino a casa da sola. Intesi?Β»

Dalya neppure parve ascoltarlo. Lo superò di corsa ed entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Iago, allora, volse lentamente lo sguardo sul gemello e lo squadrò duramente. Desya deglutì, pregandolo in silenzio di capire che non aveva avuto molta scelta. Il maggiore roteò gli occhi. «Datemi retta e ricordate le mie parole: qui finirà molto, molto male» disse rabbioso, uscendo infine di casa senza curarsi di non sbattere la porta.

Una volta giunto fuori si trattenne dal lanciare un urlo per pura e semplice esasperazione, nonchΓ© disperazione, quando vide Dante scendere da cavallo. Si era assentato su richiesta di Godric per comunicare a lady Reghsar e al resto della famiglia in questione che il guaritore si sarebbe attardato per medicare Misha in seguito all'accaduto che non si era fatto a problemi a raccontare per filo e per segno. Inutile dire che Ravya e il padre di Godric fossero rimasti sconcertati dal racconto, per non dire disgustati dalla condotta degli Ellenswald.

Il re di Elgorad scorse a sua volta Iago. Non aveva problemi a riconoscerlo grazie alla sagoma di una tonalitΓ  vagamente grigiastra, in contrapposizione a quella di Desya che invece era ancora del tutto bianca. In quanto a Misha, per qualche preoccupante motivo pareva aver assunto una lieve e sbiadita sfumatura rosata. Non era un bel segno, in generale, e quel testardo ragazzo, fino ad allora, mai aveva voluto saperne di dire cosa lo tormentasse.
Dopo aver assistito a quell'orrendo spettacolo nel cortile degli Ellenswald, perΓ², Dante iniziava a capire eccome cosa avesse spinto Misha fuori dal protettivo cerchio dell'innocenza e della fanciullezza. Quando si veniva sottoposti ripetutamente a trattamenti come quello era naturale poi perder per strada man mano un po' dell'iniziale candore. La colpa era solo di quella famiglia di bastardi.

Β«Per caso Desya ha visto o parlato con Dalya, prima di tornare a casa? Ravya mi ha chiesto di riaccompagnare sua sorella al castello dei Reghsar, ma lei non era con gli Ellenswald.Β»

Iago deglutì. «Dalya è qui, è arrivata insieme a Desya» snocciolò. «Ho provato a dire che non era una buona idea farla restare, ma mi sono ritrovato in netta minoranza.»

Β«CapiscoΒ» replicΓ² Dante, senza lasciar intendere se la cosa gli stesse bene o la considerasse, proprio come l'allievo, controproducente. Β«Misha, invece?Β»

Β«Godric ha fatto quello che poteva. Ora non resta che sperare che si rimetta.Β»

Evergard trattenne un lungo e pesante sospiro. Si avvicinΓ² e strinse una spalla al ragazzo. Β«Non c'Γ¨ motivo per cui non dovrebbe farlo. Per fortuna io e Godric siamo arrivati in tempo e quella gente non ha avuto l'occasione di fare cose ancora peggiori del farlo frustare davanti a tutti.Β» Sarebbe potuta andare molto, molto peggio. Le pene per un servo che presumibilmente giaceva con una giovane nobile non ancora sposata e soprattutto non consenziente erano molto severe da quelle parti. Misha quel giorno aveva rischiato qualcosa di ancor peggio di qualche frustata. Lo scenario piΓΉ atroce prevedeva la decapitazione o la messa in pratica dell'aquila di sangue, una delle torture piΓΉ crudeli e letali che esistessero. Era una condanna a morte preceduta da un macabro e sanguinolento spettacolo, ecco che cos'era, e quel ragazzo per un soffio non aveva rischiato di divenirne uno dei tanti malcapitati protagonisti.

Gli occhi del giovane Efialte parevano dighe ormai prossime al cedere alla piena di lacrime che minacciavano sempre piΓΉ di scendere. Β«Grazie per averlo salvato. A entrambi.Β» Eppure in parte odiava se stesso per non aver avuto il potere di porre fine allo strazio nΓ© di aiutare in alcun modo Misha. Sempre aveva detestato sentirsi impotente e quel giorno... solo per un attimo... avrebbe tanto voluto mandare al diavolo ogni ritrosia, ogni regola sociale che gli imponeva di restare con la testa bassa e subire, e finalmente dare agli Ellenswald ciΓ² che realmente meritavano. Se solo avesse potuto, li avrebbe puniti con la stessa crudeltΓ  con cui loro avevano umiliato suo fratello.

Un giorno, perΓ², avrΓ² quel potere. Un giorno la pagheranno.

Il suo sguardo velato di lacrime e straripante d'odio corse lontano, oltre le colline, verso il castello degli Ellenswald, e la sua mente venne in tempo strappata all'indugiare in pensieri orribili su un possibile e futuro massacro di quell'intera famiglia dalla voce di Evergard: Β«Entriamo, dai. Non restare qua fuori da soloΒ».

Incoraggiato dal braccio dell'uomo avvolto con delicatezza attorno alle sue spalle, il ragazzo seguì l'Efialte più anziano di nuovo in casa, grato che sia Dante che Godric fossero lì a rendere le cose meno difficili. Grato che fossero lì a ricordargli che lui, Desya e Misha non erano poi completamente soli al mondo.

Come furono dentro l'abitazione, perΓ², videro venire loro incontro Godric. Sembrava terribilmente serio. Β«Possiamo parlare un secondo? Io e te da soli, se possibileΒ» chiese, rivolgendosi a Dante.

Iago li squadrΓ² entrambi e si domandΓ² da dove fosse saltata fuori tutta quella palese tensione, quella sorta di velato e impalpabile gelo.

Evergard, perΓ², non si sbilanciΓ² e disse al ragazzo: Β«PerchΓ© nel frattempo non vai a vedere come staΒ  Misha?Β»

Β«C'Γ¨ Dalya con lui.Β»

Β«Magari le serve una mano. Vale la pena tentare.Β»

Capendo di dover, in poche parole, togliersi di torno, il giovane Efialte non insistΓ© oltre e li lasciΓ² da soli.Β 

«Non sapevo che Desya avesse accompagnato fin qui Dalya, altrimenti avrei evitato di farti fare un viaggio a vuoto» esordì Godric, senza guardarlo direttamente. «Ad ogni modo... ora Misha è in condizioni stabili. Dovrebbe riprendersi già fra qualche ora, quando avrà smaltito l'effetto dei Fiori del Buio.»

Dante annuì. «Molto bene. Sapevo che ce l'avrebbe fatta, comunque. È forte come un toro.»

Per quella che parve un'eternitΓ  nessuno dei due aggiunse altro, finchΓ© non fu Reghsar, forse per trovare una valida scusa per parlare a quattrocchi in un luogo che non fosse l'ingresso, forse invece per rompere il ghiaccio che si era formato fra di loro, disse all'amico di seguirlo nella piccola cucina. Dopo averlo convinto a sedersi al tavolo, mise su di esso due tazze dall'aspetto frugale e fumanti, per poi prender posto a sua volta, proprio davanti all'altro Efialte.

Β«Sono migliorato nel preparare l'astagreta, fidatiΒ» disse, notando lo sguardo scettico di Evergard.Β 

Dante decise di dare una possibilitΓ  alla calda e corroborante bevanda; se ne versΓ² un sorso in gola. Β«In effetti Γ¨ ottima.Β» Non era nulla di speciale, in realtΓ , ma non se l'era sentita di deludere le aspettative di Godric. Β«Senti... riguardo a cosa ho detto un paio di ore fa...Β»

«È proprio di quello che volevo parlarti» lo interruppe Reghsar, sorseggiando l'astagreta per prender tempo. «La mia reazione è stata forse un po' eccessiva, lo ammetto, e comunque... che differenza c'è fra l'uccidere dei soldati nemici a suon di fendenti o per mezzo della magia? In guerra tutto è concesso, persino l'assassinio e il genocidio. Sei una creatura vivente come tutti, Dante, e come tutte le creature viventi fai uso dei doni naturali coi quali sei nato per sopravvivere e proteggere ciò a cui tieni. E poi... hai detto di non esserti più affidato agli Anatemi dopo esser tornato dal fronte, quindi non c'è motivo per indugiare in una questione che in fin dei conti sono stato io a sollevare. Volevo delle risposte e tu me le hai concesse. Neppure mi sono fermato a riflettere, a pensare che forse per te dirmi la verità sia stato difficile e magari doloroso. Non dev'esser semplice convivere con ricordi del genere, perciò... ti chiedo scusa, Dante. Perdonami se sono stato insensibile e meschino.»

Dante non si era aspettato di ricevere delle scuse da parte di Godric e fece del proprio meglio per mascherare la sorpresa. Β«Beh, avevi motivi sacrosanti per non fidarti a priori delle mie parole. Non fa niente.Β» Fu bravo a reprimere l'impulso di accostare una mano e sovrapporla a quella di Reghsar che si trovava a soli pochi centimetri dalla sua.

Β«Mi perdoni, allora?Β» incalzΓ² Godric, provando a nascondere la leggera ansia.Β 

La risposta di Evergard fu impulsiva e colse alla sprovvista l'altro Efialte: Β«SempreΒ».

Solo per un secondo, un frammento di eternità che parve durare quanto essa stessa, i loro occhi si incrociarono e, malgrado Dante altro non potesse vedere che una sagoma di un pallido azzurro, così brillante da sconfinare nel bianco, fu come se in realtà riuscisse davvero a spaziare nello sguardo di Godric. Intanto si domandava cosa quest'ultimo vedesse, se nei propri di occhi le risposte a tante domande e tante questioni mai del tutto risolte fossero talmente palesi da rasentare la sfacciataggine. 

Non seppe mai la risposta a tale quesito, però. Udendo dei passi avvicinarsi e poi qualcuno entrare nella cucina, tutti e due si deconcentrarono e Dante, rendendosi conto di esser stato molto vicino a tradire una promessa che gli era costata anni di silenzio e di lotta interiore, di sacrifici, schiarì la voce e si alzò. «Beh, io... sarà meglio che vada, ora. Tornerò fra qualche ora per darti il cambio nella veglia a Misha.» Senza aggiungere altro abbandonò la stanza.

Iago, il quale si era recato lì per prendere dell'acqua fresca per Dalya, seguì con sguardo perplesso la figura del maestro più anziano abbandonare la cucina, poi guardò Reghsar. Capendo di esser forse arrivato nel momento sbagliato, deglutì e biascicò: «Non volevo interrompere niente, scusami».

Godric lo raggiunse e sorrise come meglio potΓ© per rassicurarlo. Β«Non hai interrotto nulla, tranquillo. Stavamo solo chiacchierando, niente di piΓΉ, e comunque questa Γ¨ casa tua.Β»

«È anche vostra» lo corresse Iago. Dentro di sé sentiva di sperare in qualcosa che tuttavia non riusciva a comprendere né ad afferrare sul serio. Sperava in un'ombra sfocata, indefinita e sfuggente. Una di quelle che per sparire necessitavano soltanto di un flebile spiraglio di luce. «È come se fosse anche casa vostra, non solo mia e dei miei fratelli. Qui non c'è pericolo.»

Β«Pericolo?Β» ripetΓ© l'altro, perplesso. Β«Che vuoi dire?Β»

«Io... non lo so. È solo che quando sono entrato qui, mi è sembrato che...» Il ragazzo sospirò. «Lascia stare» aggiunse, forzando un sorriso e prendendo due bicchieri e una brocca d'acqua. «Ora torno da Dalya e Misha. Se vuoi, Godric, puoi riposare. Io preferisco restare sveglio per sicurezza, ma tu sei distrutto e devi dormire almeno un paio d'ore. Magari questa casa non sarà una reggia come la tua, ma ti assicuro che il mio letto è accettabile e abbastanza comodo.»

«No, Iago. Rimarrò io sveglio per controllare Misha. È il mio lavoro, dopotutto.»

Β«Lo so, ma... ospitarti e offrirti la possibilitΓ  di riposare mi sembra il minimo per ripagarti dopo ciΓ² che hai fatto oggi pomeriggio. Ti sei esposto per mio fratello senza badare a quali conseguenze avresti potuto dover affrontare per aver osato tanto. Hai rimesso al suo posto Lady Ellenswald e sbugiardato pubblicamente Kal.Β»

«E rifarei tutto questo ancora, all'infinito, credimi. Non devi ripagarmi in alcun modo, Iago. L'ho fatto perché voglio bene a te e ai tuoi fratelli. È stato un gesto di protezione e d'affetto, nient'altro.» Vedendo però che Iago sembrava tenerci veramente, Godric sospirò e si strinse nelle spalle. «In effetti, ora che ci penso meglio, forse avrei bisogno di farmi una dormita. La sistemazione andrà benissimo, non preoccuparti.»

Il ragazzo annuì, chiaramente col cuore più leggero. «Buon riposo, allora.»

Godric gli sorrise come solo un amorevole padre dalla dolce indole avrebbe potuto fare. Nel superarlo e passargli accanto gli lasciΓ² una delicata carezza sui capelli. Β«Un giorno sarai piΓΉ che un semplice brav'uomo, Iago. Ti attende un futuro splendente, ne sono certo.Β»

PiΓΉ che mai era sicuro che quel ragazzo sarebbe prima o poi diventato un faro di speranza per gli Efialti, per i figli di Sverthian ripudiati dalla madrepatria e in cerca di rivalsa.Β 

Malgrado Iago vestisse abiti poveri e conducesse una vita umile, un'esistenza che si rifletteva purtroppo nelle sue giovani mani giΓ  irruvidite per via delle tante ore di faticoso lavoro presso gli Ellenswald, o ancora nel suo modo di fare fin troppo serio per i suoi quindici anni. Iago non era mai stato realmente bambino, mai aveva conosciuto appieno la beata innocenza della fanciullezza e quello era un peso che Godric sempre si sarebbe portato dietro.Β 

Nessuno mai avrebbe potuto convincerlo fino in fondo che lasciare quei tre ragazzi alle cure di Somnius e poi da soli a vagare per un mondo troppo grande per loro fosse stata una buona idea, la sola a esser praticabile.

Godric sapeva che lui e Dante avrebbero potuto dar loro molto di piΓΉ. Uno dei due avrebbe potuto dargli una famiglia, sicurezza e amore, e invece avevano scelto la via impervia e scoscesa, quella che ore addietro aveva infine spinto Misha quasi fra le braccia della morte.

In un certo senso era come se Iago avesse appena ringraziato uno dei suoi carnefici, perchΓ© tale era colui che rimaneva a guardare o non faceva niente pur avendo i mezzi per evitare a un triste avvenire di compiersi.

Né Godric né Dante erano meno colpevoli di persone come Lord Tyras o la consorte di quest'ultimo, e fu con tale amaro pensiero che il giovane Lord Reghsar si assopì sul letto di Iago. Quella notte sognò molte cose: visse una seconda volta la pubblica fustigazione di Misha, poi tutto il resto, e poi, ancora, sognò gli occhi azzurri di Dante, il loro sguardo intenso, triste ed enigmatico. Lo sguardo di un uomo in preda a un'agonia che nessuno era capace di addolcire o sconfiggere.

SognΓ² poi un finale diverso. Nei suoi sogni Iago non giunse a interrompere quel momento carico di elettricitΓ  e attesa; nel regno di Morfeo, dove tutto era possibile e concesso, Godric mandΓ² al diavolo ogni cosa, il proprio felice matrimonio con Ravya, la propria reputazione irreprensibile, afferrando per i vestiti Dante e sporgendosi per baciarlo, per assaporare per una sola volta le sue labbra, e in quel magnifico sogno immaginΓ² Evergard ricambiare il gesto, persino i suoi sentimenti.

E proprio quando il sogno stava diventando più bello che mai, talmente vivido da sembrare la realtà, Godric venne strappato ad esso e, dopo un po', aprì le pesanti palpebre e si ritrovò a guardare il vero Dante, quello che invece la notte prima se n'era andato senza mezza parola in più, senza dare spiegazioni, come sempre faceva e aveva fatto.

Β«Che succede?Β» chiese Reghsar rauco, stropicciandosi un occhio.

Β«Non dovevamo darci il cambio?Β» gli ricordΓ² Evergard, incrociando le braccia. Β«Vedo, perΓ², che qualcosa non Γ¨ andato come avrebbe invece dovuto.Β»

Rivoglio l'altro Dante, pensΓ² innervosito Godric, sbuffando. Β«Iago mi ha convinto a riposare un po', ecco tutto. Ha insistito e non potevo dirgli di no. Voleva restare sveglio per controllare personalmente Misha ed essere d'aiuto a Dalya.Β»

«È proprio per questo che ti ho svegliato.» Evergard fece una pausa. «Quando sono tornato e sono entrato in quella camera Iago e Dalya si erano addormentati entrambi. Misha stava meglio, la febbre sembra esser scesa, almeno un po', ma... poi ho fatto svegliare Dalya e lei mi ha raccontato una cosa preoccupante.»

Godric si tirΓ² su e si mise a sedere a gambe incrociate sulle coperte. Β«Che cosa?Β»

Β«Ancor prima dell'alba lei si Γ¨ ridestata per puro caso e ha sorpreso Misha con in mano la boccetta di estratto di Fiori del Buio. Voleva usarlo per uccidersi, approfittando del fatto che foste tutti addormentati.Β»

Reghsar spalancΓ² gli occhi. Β«M-Ma come... perchΓ©?Β»

«Perché forse ieri ha subito una tremenda umiliazione davanti a chissà quanta gente? È ovvio che gli Ellenswald lo abbiano preso di mira per ragioni che io stesso non riesco a capire. Va avanti così da anni e lui teme le conseguenze di quanto successo ieri. Le teme così tanto da preferire la morte e anche se Dalya poi è riuscita a farlo rinsavire e a convincerlo a lottare, io non mi sento tranquillo a ripartire per l'Ovest e lasciarlo in queste condizioni. Ho paura che tenti una seconda volta di commettere una sciocchezza.»

Β«Non sarΓ  da soloΒ» gli ricordΓ² Godric. Β«E comunque...Β»

Β«Non credevo l'avrei mai detto, ma forse sarebbe meglio che per un po' di tempo Misha venisse a stare a Elgorad, almeno finchΓ© il polverone di ieri non si sarΓ  abbassato. Fino a quando non farΓ  ritorno a Varesya sarΓ² io a occuparmi della sua educazione e quant'altro, naturalmente.Β» Per quanto non fosse fino in fondo sicuro di una simile scelta, sapeva anche che era la sola praticabile a quel punto dei fatti. Quel ragazzo andava tenuto strettamente d'occhio e fatto rinsavire fino in fondo. Non gli andava di andarsene e lasciare che fosse Godric a occuparsi di tutto quanto. GiΓ  star dietro a un solo adolescente era difficile, figurarsi quand'erano piΓΉ di uno, senza contare Eneas e gli altri figli naturali di Reghsar.

«Ma...» Godric non pareva felice all'idea che Misha partisse. «Non hai mai voluto saperne niente e ora te ne esci così? Non puoi venire qui e decidere di punto in bianco di portare Misha lontano dalla sua famiglia e da me!» L'istinto paterno che sin da subito aveva avuto nei confronti dei tre gemelli ruggiva dentro di lui, gli diceva di lottare e di non mollare la presa. 

Dante restrinse lo sguardo. Β«Qui non si parla di te o di me, si parla del futuro e della sicurezza di MikhailΒ» disse duramente.Β 

Β«Se te ne fosse importato realmente qualcosa, avresti preso una decisione molto differente quindici anni fa!Β» sbottΓ² l'altro. Β«Non mi risulta che tu sia stato quello piΓΉ presente nella loro educazione in questi ultimi anni! E non sono stato di certo io a obbligare Somnius a metter in pratica una tradizione crudele come quella del lasciare a se stessi tre ragazzini di sette anni!Β»

Β«Di nuovo con questa storia? Sei ridondante, lasciatelo dire.Β» Evergard alzΓ² gli occhi al cielo. Β«La decisione Γ¨ presa e ti consiglio caldamente di non ostacolarmi. Tengo al bene di Misha quanto te, nel caso tu nutrissi ancora dei dubbi a riguardo.Β»

Forse aveva ragione, dopotutto, a chiamare Godric β€ŸMamma Chioccia". Era ovvio che l'affetto per quei ragazzi stesse annebbiando la sua capacitΓ  di discernere cosa fosse meglio o meno per loro, specialmente per uno come Mikhail.

Β«SarΓ  al sicuro con me. So che puΓ² essere difficile, ma Γ¨ la cosa giusta da fareΒ» aggiunse il re di Elgorad. Β«E comunque non sarΓ  per sempre.Β»

«Lui non può andarsene così. Lavora ancora per gli Ellenswald e andandosene li farebbe solo infuriare di più. Potrebbero prendersela con i suoi fratelli!»

«E qual è l'alternativa? Aspettare di ritrovarlo una sera appeso a una trave di questa casa?» 

Godric, in un momento in cui la ragione era venuta meno, non si frenΓ² e mollΓ² un ceffone all'altro Efialte. Quando si rese perΓ² conto di cos'aveva fatto, era ormai troppo tardi. Β«I-Io... s-scusami, non so cosa mi sia presoΒ» farfugliΓ², giΓ  pentitosi del gesto.Β 

La cosa peggiore era che Dante non avesse battuto ciglio. Non c'era stata una vera reazione, se non una gelida ira negli occhi dal colore giΓ  in partenza freddo come il ghiaccio. Non fu perΓ² una sorpresa nel momento in cui, finalmente, scelse di reagire agguantando con malagrazia il piΓΉ giovane per la camicia e accostandolo a sΓ©. Β«Non ti permettere mai piΓΉ di schiaffeggiarmiΒ» sibilΓ². Β«Sono stato chiaro?Β»

Per un attimo era stato sul punto di restituire il favore, ma subito si era detto di non fare una cosa di cui poi sapeva bene che si sarebbe pentito.

LasciΓ² andare Godric. Β«Misha verrΓ  con me. La discussione Γ¨ chiusa.Β» Non aggiunse altro e abbandonΓ² la stanza sbattendosi dietro la porta.

*Contrazione popolare e dialettale dei termini rasya e syrgen, ovvero β€Ÿmorte" e β€Ÿre/signore/sire".

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