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Mentre sorseggiava del vino rosso dal calice di cristallo nero che reggeva in mano, Aemilia guardΓ² in silenzio il re scivolare fuori dal letto e recuperare la veste da camera verde scuro ornata di ricami argentati, infilarsela e far uscire da sotto il colletto i capelli dopo aver chiuso l'indumento con un nodo alla bell'e meglio.

Quella sera, come spesso accadeva, si era recato da lei e c'era stato ben poco spazio per le parole, soprattutto visto l'umore del sovrano.

Tuttavia Aemilia sapeva di dover parlargli di una cosa ben precisa. Ripose il calice sul mobile accanto al letto a baldacchino e schiarì la voce. «Visto che siete già sulla via del ritorno verso i vostri appartamenti, magari potreste prima cercare di andare a parlare con l'uomo che stamani è venuto a farvi visita. Ovviamente il mio è solo un consiglio!»

Dante si voltΓ² a guardarla. Β«Di cosa accidenti andate parlando?Β» chiese, non sapendo se ridere o meno.

Β«Parlo di Lord Reghsar, MaestΓ .Β»

«Ridicolo! È da un pezzo in viaggio per tornare a Varesya!»

Β«Non proprio.Β»

Β«Chiedo scusa?Β»

La cortigiana sospirΓ². Β«L'ho sentito piangere, dopo che avevate lasciato la sala del trono, e allora mi sono permessa di consolarlo e gli ho detto che vi avrei parlato e convinto a non deludere uno dei pochi amici che possedete attualmente. Non siete nella posizione per fare lo schizzinoso, senza offesa.Β»

Evergard rinunciΓ² a bestemmiare e si avvicinΓ², incrociando le braccia sul torace solo in parte nudo ed esposto. Β«Avete fatto cosa?Β»

Β«Avete sentito bene, non fatemi ripetere invano. Piuttosto credo che dovreste accettare l'invito e metter da parte per una volta l'orgoglio.Β»

«È evidente che molte cose di questa situazione vi sfuggano.»

Β«Allora spiegatemi cosa sta succedendo.Β»

Β«Non sono tenuto a spiegare un bel niente, specie quando mi avevate promesso una cosa che non siete stata capace di darmi.Β» Il re si avvicinΓ² di piΓΉ. Β«Siete stata voi a dirmi che sareste riuscita in ciΓ² che altre hanno ritenuto impossibile, perciΓ² ora ve lo chiedo schiettamente: dov'Γ¨ mio figlio, donna?Β»

Lei sostenne il suo sguardo. Β«Non Γ¨ stata colpa mia. Non potete prendervela con me.Β»

Β«Allora Γ¨ stata mia, ditemi?Β»

«Perché avete trattato quell'uomo in modo crudele? È così che trattate i vostri amici e coloro che hanno valore affettivo ai vostri occhi? Allora perdonatemi, Maestà, ma forse non siete neppure pronto per essere padre se basta poco per cadere dalla grazia in vostra presenza.»

«Io credo che avrete il lusso di poter rivolgervi a me così solo dopo che avrete fatto ciò che avete giurato di fare. Fino ad allora vi conviene fare attenzione a non parlare di cose che non conoscete. Spero di esser stato chiaro.»

Aemilia si morse la lingua un attimo prima di dire che forse il problema non era lei nΓ© erano state le altre amanti, ma lui, e se egli non voleva ammetterlo con se stesso era solo perchΓ© come ogni altro uomo era orgoglioso e rifiutava di pensare di non riuscire ad avere una diretta linea di sangue. Come al solito erano le donne a sbagliare e gli uomini le vittime. Tipico.

«Preferite davvero una persona che vi dice solo e soltanto ciò che volete sentirvi dire? L'onestà conta davvero così poco per voi?»

Il sovrano non replicΓ² e si chiese cosa avesse fatto di male per farsi dare dell'immaturo e dell'ipocrita a quel modo.

Β«L'ho letto negli occhi di Lord Reghsar: se non andrete al suo matrimonio, non avrete piΓΉ una sola possibilitΓ  per riconquistarvi la sua fiducia e il suo affetto, ed Γ¨ inutile che neghiate o proviate a essere l'uomo crudele che in realtΓ  non siete. Andate a parlargli o ve ne pentirete per il resto della vostra vita.Β»

«CREDETE DAVVERO CHE NON...», Dante si impedì di proseguire e di continuare a urlare a quel modo. Si impose di fare un respiro profondo, di non arrabbiarsi, di non fare un disastro e riflettere. «Sapete cosa? Andrò a parlargli e solo perché siete così diligente da avermi infine convinto per semplice esasperazione. Vado solo perché altrimenti non mi dareste pace.»

Β«Certo.Β»

Β«E non usate quel tono, per piacere.Β»

Β«Non so di cosa parliate.Β»

Β«Ah, no?Β» la canzonΓ² con voce volutamente petulante lui. Β«Buonanotte.Β» Non disse altro e abbandonΓ² la camera. Non gli importava piΓΉ di tanto del poter essere sorpreso in quello stato e a quell'ora della notte.

Appena fu tornato nei propri appartamenti, chiuse la porta e si diresse alla porta-finestra per uscire sul balcone e prendere aria. Da sempre aveva preferito quella notturna, era piΓΉ fresca e frizzante.

Mentre osservava la cittΓ  oltre le alte mura che si stagliavano oltre il cortile del castello e tenevano il palazzo separato dal resto della capitale, si accorse di non essere l'unico a soffrire d'insonnia e spalancΓ² appena le labbra quando, aguzzando lo sguardo, intravide una figura avvolta in un lieve bagliore bianco-azzurrognolo camminare per i giardini.

Maledisse il proprio cuore perchΓ© aveva iniziato a battere freneticamente e di piΓΉ la mente per aver indugiato, solo per un istante, nell'idea di poter impedire una sorte giΓ  segnata e archiviata.

Godric si era innamorato, finalmente, proprio come lui tanti anni prima gli aveva sì e no predetto, e si sarebbe sposato tra meno di trenta giorni e... non c'era niente che lui potesse fare per cambiare il futuro, niente, a parte assecondarlo, lasciare che facesse il suo corso e... accettare di aver perso per sempre Godric, almeno da quel punto di vista.

GiΓ , come se in ogni caso mi fossi fatto avanti e lui mi avesse subito detto che ai suoi occhi sono un semplice amico, vero?, si prese per i fondelli da solo.

Non aveva neppure provato a lottare e ormai era tardi. Il dado era tratto.

Forse dovrei davvero fare come ha detto Roderick e lasciarlo andare, guardar oltre. Che senso ha rodermi il fegato così e sperare che quella tizia crepi istantaneamente?

Odiava una persona che neppure conosceva e sicuramente era migliore di lui almeno cento volte. Era ridotto proprio male.

Β«Che situazione del cazzoΒ» mormorΓ² tra sΓ©, prima di decidersi a tornare dentro, rivestirsi, infine tornare fuori e calarsi giΓΉ dal balcone per evitare di fare il giro troppo lungo e rischiare di perdere l'occasione di parlare a quattrocchi con Godric senza venir disturbato dai soliti impegni quotidiani.

Era rischioso, non ci sarebbe stato nessuno a interrompere la chiacchierata se le cose fossero finite per sfuggire di mano, ma la faccenda andava affrontata di petto e chiarita per sempre.

Forse era tardi per certe cose, ma non per altre. Preferiva averlo come amico anzichΓ© perderlo del tutto.

Se doveva amarlo in silenzio, allora così avrebbe fatto, ma non avrebbe privato quel ragazzo di una cara amicizia. Ci sarebbe stato per lui nel momento del bisogno, sempre e per sempre, e al diavolo se ogni singolo giorno sarebbe stato un giorno di morte. All'alba di quello successivo sarebbe rinato dalle proprie ceneri, proprio come una fenice, e un giorno o l'altro quel dolore sarebbe stato un caro amico e non avrebbe più fatto così male. Almeno... così sperava.

Fece un bel respiro e si diresse verso i giardini, solo per poi fermarsi e osservare per qualche istante quella sagoma iridescente camminare sovrappensiero tra fiori, cespugli e arbusti simili a un luminescente abbozzo a matita, ciΓ² che precedeva il lavoro su tela concluso.

Darei non so cosa pur di poter vederti e guardarti davvero, pensΓ² amareggiato il re. E darei non so cosa per averti al mio fianco fino alla fine dei miei giorni e far capire a tuo padre che sono disposto a morire pur di proteggerti da tutti, me stesso compreso.

Non avrebbe mai e poi mai permesso ad altri di torcergli un capello e avrebbe tenuto fede alla propria promessa nuziale fino all'ultimo, lui che non credeva nell'istituzione del matrimonio e la considerava un'ipocrita, superata farsa basata sul mero interesse finanziario.

Godric l'avrebbe sposato eccome, dannazione. Forse in cuor proprio, prima ancora che fosse stata la sua mente a realizzarlo anni dopo, lo aveva capito sin da quella sera in cui il ragazzo si era schierato dalla sua parte mentre il resto dei presenti se l'era spassata a spese delle sue disgrazie. Si era sentito piΓΉ fragile che mai, certo, arrabbiato, disperato e sull'orlo del baratro, ma in mezzo a tanto caos e stridore aveva udito la voce di Godric contrastare il disastro e richiamarlo al suo amor proprio, ricordargli che sapeva esser meglio di quel che la gente credeva e che forse meritasse persino di essere amato, malgrado tutto.

Avrei fatto di tutto pur di renderti felice, ma se lo sei con lei... allora così sia.

Schiarì la voce e Godric, sovrappensiero com'era, sobbalzò e si girò, vedendo subito dopo Dante a un paio di metri di distanza.

Β«Giuro che posso spiegareΒ» disse, mettendosi subito sulla difensiva.

Β«Aemilia mi ha detto tuttoΒ» replicΓ² prontamente il re sollevando le mani in gesto di pace. Β«Non sono qui per discutere un'altra volta, perciΓ²... rilassati.Β»

Reghsar non era granchΓ© convinto. Avrebbe voluto tanto fidarsi, ma dopo la lite di ore prima non sapeva piΓΉ cosa pensare. Β«SarΓ² sincero, Dante: i tuoi continui cambi di umore mi danno il mal di testa.Β»

Β«La rabbia di oggi non era diretta realmente a te. Sei capitato nel momento sbagliato.Β»

Β«Sicuro? PerchΓ© io, invece, ho tanto l'impressione che tu stia nascondendo qualcosa.Β»

Β«Spiegami cosa te lo fa credere.Β»

«Sul serio?» Capendo però che il sovrano non stava scherzando, Godric alzò gli occhi al cielo. «Tredici anni, tanto per iniziare. Tredici anni di silenzio. Hai idea di quanti possano essere per un Efialte che al contrario tuo non ha neppure un secolo di vita? So bene che essere un re ti sta dando non poco da fare e un bel po' di problemi, ma persino un sovrano riesce a ritagliarsi anche solo un'ora di tempo per chi ritiene esser suoi amici. Se così non è stato, vuol dire che non ti sei impegnato e hai appositamente permesso al silenzio di espandersi e perdurare. Era ciò che volevi, Dante, anche se non so perché e non riesco a trovare una spiegazione valida al tuo atteggiamento. Oggi pomeriggio, per un solo istante, sono arrivato a credere che tu mi odiassi e sono ore che cerco di scavare nella memoria per ricordare quando e perché ti ho arrecato una qualsivoglia offesa. Più penso, però, e più mi convinco che non meritavo il tuo astio.»

Β«Godric...Β»

Β«Fammi parlare. Oggi l'hai sempre fatto tu e ora tocca a me!Β»

Β«... va bene. Va' avanti.Β»

Godric fece qualche passo avanti. «Prima ti arrabbi, insulti me e la mia fidanzata, poi però ritratti tutto, non mi dai il tempo di riprendermi e te ne vai. Non riesco a immaginare quanto possa essere stressante la tua vita ora come ora, ma non è una buona ragione per scontarla con chi non c'entra niente. E fortuna che una volta ero io a essere arrogante, viziato e capriccioso. Forse la verità era che volevi semplicemente impedirmi di diventare come te. Almeno... questo ho pensato e creduto, finché non ho ripensato a cos'è successo anni fa con Lord Arron. La teoria del re spocchioso cade quando penso che in realtà tu abbia dovuto sempre tollerare un'esistenza infernale, e allora... ecco che sono di nuovo al punto di partenza e mi chiedo cosa abbia scatenato la tua reazione di ore fa. Me lo chiedo e non so rispondermi in alcun modo. Anche se... una cosa di te l'ho capita da un bel po'. È una tua abitudine, è nella tua indole, fa parte del tuo carattere: tu al dolore, Dante, reagisci sempre con la rabbia. Ci ho fatto caso. Più qualcosa ti indispone o fa soffrire e più ti arrabbi.»

Dante aveva il timore che prima o poi Godric si sarebbe avvicinato in modo pericoloso alla veritΓ . Lo stava giΓ  facendo, era come se un po' alla volta stesse eliminando ogni possibile opzione e restringendo il cerchio delle supposizioni, come quando si voleva incastrare il colpevole di un grave crimine. Era metodico e, in un certo senso, crudele. Non gli stava risparmiando niente. Lo sentiva che era alla disperata e affannosa ricerca di una spiegazione e, di quel passo, l'avrebbe forse trovata, e lui non sapeva come dirottare la sua mira ed evitare che il dardo andasse a segno.

Lui che aveva combattuto in guerra e contro chissΓ  quanti mostri, non sapeva come correre ai ripari.

Β«ContinuaΒ» incalzΓ² rauco.

«A mio parere, tu hai paura di restare da solo. Temi che dopo che mi sarò sposato, avrò meno tempo da dedicare agli amici, soprattutto a te. È così, Dante?»

Ci volle tutta la faccia di bronzo e la determinazione della quali Evergard disponeva per dargli la forza di non scoppiare a ridere a quell'affermazione del tutto errata e riduttiva.

Davvero è così assurdo che io possa provare qualcosa per te? Quanto devo esserti sembrato cinico per farti sin da subito escludere quella possibilità? Sono così male ai tuoi occhi?

Quella situazione lo stupiva e non lo stupiva. Si era aspettato quell'ipotesi finale, eppure in parte si era convinto di esser invece stato messo all'angolo e per un attimo, uno solo, aveva assaporato una qualche promessa di libertΓ . Libero dal sofferto compromesso trovato con Roderick, libero dal bavaglio, dalle catene che si era imposto. Libero di far sapere la veritΓ  a Godric e sperare che lui, un giorno, avrebbe persino potuto amarlo.

Si sentiva un vero stupido per averci sperato. Stupido e senza speranza, da solo in una gabbia di cui non riusciva piΓΉ a trovare la chiave. Invisibile.

Β«Ti ho proprio insegnato bene a usare la deduzione per giungere alla veritΓ Β» sentenziΓ² infine, sforzandosi di apparire come uno che era stato appena smascherato. Β«Non ti si puΓ² nasconder niente, eh?Β»

Godric restrinse lo sguardo. Β«CiΓ² non spiega ancora i tredici anni di silenzio. Quelli come li giustifichi?Β»

Β«Ero veramente sommerso di impegni, Godric. Mi dispiace essermi concentrato solo su quelli, ma non potevo far diversamente. Le cose qui sono piΓΉ complicate di quanto tu creda.Β»

Β«Talmente complesse da non darti neppure dieci minuti di tempo per... non saprei... scrivermi? Accipicchia, sei piΓΉ impegnato tu di tutti gli altri sovrani dell'Oltrespecchio messi assieme!Β»

Β«Sei libero di non credermi, se lo desideri.Β»

Β«Infatti non ti credo e ormai so che non otterrΓ² mai la veritΓ .Β»

Β«Quindi?Β»

Β«Quindi niente. Hai due possibilitΓ : tornare sui tuoi passi oppure dichiarare questa amicizia ormai conclusa e sepolta. A te la scelta, Dante. Non sei obbligato a essermi amico se... non lo so, se ti sono venuto a noia e non mi ritieni piΓΉ alla tua altezza.Β»

Β«Non ho mai pensato nΓ© detto nulla di simile.Β»

Β«L'ultima volta che sei venuto a casa di mio padre, sottilmente intendevi proprio questo, invece.Β»

Β«Allora mi sono espresso male.Β»

«Non sarebbe neppure la prima volta. Con te bisogna sempre star lì a chiedersi se tu intendessi questa o quest'altra cosa. Hai idea di quanto diventi sfibrante a lungo andare?»

Β«So di non essere la persona piΓΉ coerente e piacevole del mondo.Β»

Β«Eppure non ti impegni minimamente per cercare di andare d'accordo con chi, malgrado tutto, vorrebbe starti vicino.Β» Godric sbuffΓ² sonoramente. A furia di star a parlare e discutere gli era veramente venuto il mal di testa. Β«Vedi l'invito al mio matrimonio come l'occasione giusta per prenderti una pausa da tutto questo. Se per un paio di giorni rimarrai lontano, il regno non andrΓ  mica a rotoli tutto in una volta. Stai soffocando sotto tutte le responsabilitΓ  che ti sono state messe sulle spalle, Dante, e senza una pausa non avrai scampo. E comunque... se non accetterai di venire, allora dovrΓ² tirare le somme e farmi una certa idea di tante cose, e ancora dopo temo che smetterΓ² di considerarti mio amico. Per me Γ¨ importante che tu ci sia e se ti rifiuterai ancora di presenziare, non aspettarti che torni da te per implorare la tua attenzione.Β»

Il suo era un ultimatum in cui erano state chiarite le varie possibilitΓ  a disposizione di Dante. Non restava che sceglierne una e lui, pur con la morte nel cuore, scelse la piΓΉ dolorosa per se stesso e quella migliore dal punto di vista di Godric.

Β«Va bene, verrΓ².Β»

Β«Sicuro?Β»

«Certo che sì.»

Reghsar scrutΓ² l'altro ancora un altro po', infine, sospirando, si arrese, lo raggiunse e lo abbracciΓ². Β«Idiota di un Evergard.Β»

Per Dante quell'abbraccio invece fu la pugnalata fatidica. Non voleva che lo stringesse, non in quel modo, non dopo che aveva appurato che lo avrebbe visto sempre come un amico e niente piΓΉ di questo.

Invano implorò che qualcuno giungesse a dargli il colpo di grazia, chiamato così perché, appunto, serviva a evitare ulteriori sofferenze a chi stava già soffrendo abbastanza prima di morire.

Non riusciva a tollerarlo, non più, e ciò lo spinse a sciogliersi dalla stretta del ragazzo e a mettere un po' di distanza fra di loro. Schiarì la voce e si giustificò dicendo, fra il serio e il faceto: «Ormai sei grande, dopotutto. Non sta bene che due persone adulte si abbraccino così, non ti pare? Lasciamo alle femmine e ai bambini queste smancerie».

Se doveva celare i propri sentimenti, doveva metter distanza fra lui e Godric senza esagerare, quel poco che gli sarebbe bastato a non incorrere nella tentazione di commettere azioni delle quali si sarebbe pentito a vita.
In quel momento, ad esempio, volentieri l'avrebbe afferrato, spinto sull'erba e baciato fino a togliergli il respiro, fatto suo, fregandosene d'ogni convenzione e regola, della promessa fatta a Roderick. Gli avrebbe fatto intendere di aver dentro di sΓ©, come tutti, un fuoco che necessitava d'esser alimentato e soddisfatto; di bramarlo e volerlo unicamente per sΓ©. Avrebbe potuto renderlo unicamente suo, strappargli l'integritΓ  e mettere di fronte al fatto compiuto Roderick e fargli capire che non poteva esserci che una sola scelta. La legge, infatti, dava la possibilitΓ  a un sovrano di sposare chi voleva se un legame carnale era giΓ  stato instaurato e consumato.

Poi cosa, perΓ²? Un gran bel casino. Sarebbe stato respinto e guardato con orrore e sdegno, avrebbe tradito per sempre la fiducia di Godric dando retta ai propri istinti piΓΉ biechi e ardenti. Quel ragazzo, come tanti altri, si sarebbe convinto di aver a che fare con una bestia e lo avrebbe odiato per sempre per aver scelto per entrambi.

Che cosa mi stai facendo diventare?

«È tardi. Meglio se ce ne andiamo entrambi a dormire. Non è bene per me mostrarmi con le occhiaie.» Forzò un lieve sorriso e gli augurò la buonanotte. Godric però lo richiamò e lui si fermò, attese, senza tuttavia voltarsi.

Β«Grazie per aver scelto di salvare il salvabile. L'ho apprezzato molto.Β»

Β«CertoΒ» replicΓ² laconico il re, abbandonando poi i giardini, diretto a una delle entrate secondarie del castello.

Il principe Remus era un uomo la cui avvenenza non era mai sfigurata accanto a quella del fratello maggiore, il defunto Aries. Non era una caratteristica rara negli Evergard, quasi tutti avevano ereditato geni invidiabili nell'aspetto fisico e nella prestanza, e così pure era stato per l'unico figlio di Remus, Tiberius, il quale a sua volta era un principe, seppur non di sangue, e aveva appena raggiunto la soglia dei quindici anni. Secondo le leggi di Elgorad, quella tappa della sua esistenza gli consentiva già da allora di poter esser nominato erede al trono e, addirittura, in circostanze di faide familiari, concorrere con la forza per diventare re e spodestare quello attuale, ovvero suo cugino Dante, di molto più anziano e potente, certo, ma al momento in una posizione politica traballante e pericolosa.

Una sola spinta e sarebbe caduto dal suo adorato trono, poco ma sicuro, ma mentre Tiberius, in realtΓ , non aveva alcuna brama nei confronti del potere, suo padre invece, da alcuni anni a quella parte, aveva sviluppato un crescente livore verso il nipote e la carica che egli attualmente ricopriva. Pareva assurdo, visto e considerato che lo aveva cresciuto e trattato come un figlio, insegnandogli tutto quello che c'era da sapere sulla corte e come ci si doveva comportare quando si era un principe reggente e in seguito un sovrano, basandosi spesso sul modello di Aries, il quale era considerato il re perfetto e inattaccabile.

Eppure alla fine era successo, l'invidia aveva avuto la meglio e Remus era semplicemente in paziente attesa della giusta occasione per colpire. In realtΓ  aveva giΓ  provato diverse volte a togliere di mezzo il nipote, prima per poter diventare lui stesso re, poi in seguito per spianare la strada al figlio ormai diventato grandicello, ma ogni volta Dante, per un motivo assurdo o l'altro, si era sempre salvato e sempre era caduto in piedi.

Bisognava ammetterlo: aveva una fortuna sfacciata, ma ora che era stato appurato che il re fosse sì e no incapace di generare una stirpe di sangue, finalmente lo spiraglio tanto atteso era stato aperto. Non restava che attendere un altro po' e infine piantare la lama nella carne esposta, anche se, nel caso di Dante Evergard, forse neppure venti pugnalate nello stomaco sarebbero servite a ucciderlo.

Diamine, Remus giΓ  una volta aveva provato ad assassinarlo e si era convinto di esserci riuscito. L'imboscata che aveva tolto di mezzo Aries, in teoria e in un primo momento, pareva aver trascinato a fondo l'allora piccolo principe nella tomba, il piccolo guastafeste si era ripreso quando, dopo esser stato trovato da alcuni soldati fedeli ad Aries, la madre e il guaritore di corte si erano presi cura di lui finchΓ© non era tornato cosciente. Gli era rimasta una semplice cicatrice, nient'altro.
Quella caricatura di re non era un Efialte come gli altri, aveva qualcosa di diverso, pi coriaceo, e Remus iniziava realmente a pensare che le discendenze divine degli Evergard, con Dante, avessero voluto strafare ed essere particolarmente generose tanto da renderlo, forse, immortale o semi-immortale.

Gli Efialti, contrariamente a quel che si sarebbe potuto credere, mortali lo erano eccome, subivano lo scorrere del tempo e delle ere, magari potevano vivere per un paio di millenni o piΓΉ, ma prima o poi morivano come qualsiasi altra creatura destinata a tornare a esser polvere.

A Remus i conti non tornavano affatto ed era piΓΉ che deciso ad andare a fondo nella faccenda per trovare il modo per sbarazzarsi del nipote senza che poi egli decidesse di rispuntar fuori, peggio di un'erbaccia.

Β«Ascoltami beneΒ» disse a voce bassa al figlio mentre attendevano, nella sala del trono, che il re decidesse di palesarsi e fare gli onori di casa. Β«Mettiti in testa una cosa, Tiberius: sei qui nelle vesti di principe, non di suo cugino, e finchΓ© non sapremo quale motivo lo abbia spinto a pretendere la tua presenza qui a corte, tu dovrai stare attento a ciΓ² che dici e a come ti muovi. Un passo falso e potrebbe addirittura farti ammazzare sul posto.Β»

Tiberius fece un passo indietro, spaventato. Β«M-Ma perchΓ© dovrebbe farlo?Β»

Β«PerchΓ© la sua autoritΓ  poggia su fondamenta traballanti, figliolo, e spesso i re nella sua medesima situazione diventano paranoici anche e soprattutto nei confronti della propria famiglia e dei parenti. Credi che lui non sappia che tu, se solo lo volessi, potresti iniziare a lavorare per ottenere il trono? Pensi non sia consapevole che potresti tradirlo per trarre beneficio da una sua sconfitta? Non essere ingenuo, perchΓ© Dante di certo non te lo perdonerΓ .Β»
Il rischio che Dante volesse sbarazzarsi di Tiberius per eliminare ogni possibile concorrenza era reale eccome, era giΓ  accaduto in passato che uno dei re di Elgorad, temendo eventuali congiure, avesse eliminato un fratello o addirittura un figliastro, un cugino, un nipote, per risolvere il problema alla radice. Non vi era una famiglia piΓΉ sanguinaria e competitiva degli Evergard.

Β«Tieni a freno la lingua e la testa bassa. Intesi?Β»

Tiberius deglutì a vuoto. Non vedeva il cugino da quando aveva cinque anni e lo ricordava a stento, ma ora si ritrovava a temerlo e a chiedersi se davvero intendesse farlo uccidere.

Di lui si diceva fosse magnanimo e che raramente ricorresse alla violenza, ma poteva essere solo una facciata e celare, in realtΓ , un uomo spregiudicato che non si faceva problemi a far ammazzare un quindicenne.

Β«Davvero arriverebbe a tanto?Β»

Β«Di Aries dicono tutti che fosse un brav'uomo, ma credimi quando ti dico che in veritΓ  era un gran prepotente e suo figlio non Γ¨ da meno, fidati.Β»

Talmente era terrorizzato all'idea di incontrare il cugino, che il ragazzo sobbalzΓ² udendo le porte aprirsi e i passi del re in avvicinamento. Lo osservΓ² raggiungerli e sorridere a Remus. Β«Finalmente sei arrivato!Β»

L'uomo fece un lieve inchino, ricordando che stava parlando con il re, poi sorrise a sua volta. «È bello rivederti, dopo fin troppi anni. Ma guardati! Sei uguale a tuo padre o persino più magnifico di quanto lui fosse nei suoi anni d'oro!»

Il nipote lo abbracciΓ² con affetto. Β«Mi sei mancato tantoΒ» rivelΓ² sottovoce, felice di poter avere finalmente una persona a lui cara dalla propria parte mentre tutto pareva crollargli addosso. Si scostΓ² e si rivolse a Tiberius. Β«Non ti vedo da quando eri bambino e ora eccoti qui, decisamente piΓΉ alto di quanto fossi allora.Β»

Β«Come fai a sapere quanto sono alto, se sei cieco?Β»

Se fossero stati da soli, di certo Remus avrebbe come minimo preso a ceffoni il figlio per l'insolenza e la lingua troppo lunga. Si limitΓ² a rifilargli un'occhiata truce e a stringergli forte un braccio. Β«Perdonalo, Dante. Tiberius non sa ancora come ci si comporta in pubblico e tende a mettere se stesso in imbarazzo e i propri interlocutori.Β»

Il re, perΓ², scosse la testa e fece intendere subito di non essersela presa piΓΉ di tanto. Β«Non fa niente. Ha solo detto la veritΓ , d'altronde. Non v'Γ¨ abitante di Elgorad che non sia al corrente della mia condizione.Β»

«Anche se così non fosse, non avrebbe comunque dovuto parlare a sproposito e ti giuro che non accadrà più. Dico bene, Tiberius?»

Β«C-Certo che noΒ» si sbrigΓ² a confermare il ragazzo, rosso in viso per la pessima figura che aveva fatto.

«Via, zio, non tormentarlo. È ancora giovane e ciò è sufficiente a giustificarlo.» Strinse una spalla al cugino. «Tiberius, vorrei poter parlare da solo con tuo padre, adesso. Appena avremo terminato la discussione ti manderò a chiamare. Nel frattempo fa' come se fossi a casa tua. Ogni tuo desiderio verrà esaudito, hai la mia parola.»

Tiberius annuì, un po' rassicurato dal trattamento tuttavia gentile ed educato del cugino. Non si fece ripetere due volte il sottinteso ordine e lasciò il sovrano e il padre da soli.

«Vedo che aver cresciuto il figlio di Lord Reghsar ti ha reso più paziente e indulgente con i bambini» commentò Remus, abbozzando un sorriso. Una parte di lui era sempre spezzata fra il detestare il nipote per il potere che con chiarezza non meritava e il ricordare di aver tutto sommato cresciuto l'attuale re e sì, per un po' avergli voluto bene, veramente bene.

Dante, udendolo nominare Godric, avvertì una stretta al cuore lacerante, ma non lo diede a vedere. Aveva già provato abbastanza volte, per quella mattina, il desiderio di sbattere la testa al muro quando era stato costretto a sentirlo parlare di quella Ravya sì e no per tutto il tempo. Evergard aveva fatto buon viso a cattivo gioco, ovviamente, ma di tanto in tanto lo aveva sfiorato l'idea di spararsi un colpo in testa. Temeva se stesso quand'era geloso e non gli era possibile porre fine allo strazio in alcun modo. Si augurava solo di non cedere alle mille tentazioni che aveva quando sarebbe partito insieme a Godric per Varesya. «Ammetto che quell'esperienza mi abbia formato molto su come prendere per il verso giusto una persona giovane come Tiberius e... beh, date le circostanze, direi che è stato meglio così.»

Β«Le circostanze?Β»

Il re non rispose subito. Β«Zio Remus, ti ho voluto incontrare perchΓ© desidero prendere sotto la mia ala Tiberius. Voglio designarlo come mio erede e ciΓ² significa che intendo adottarlo e renderlo un principe di sangue di Elgorad.Β»

Remus era sbalordito. Non si era aspettato affatto un simile ribaltamento. Β«Dici... dici sul serio?Β»

«Mai stato più serio di così. Sono anni che ci provo e sono anni che non riesco ad avere un figlio che possa un giorno prendere il mio posto. Sono in bilico, Remus, e a questo punto Tiberius è la mia opzione migliore. L'unica praticabile e sicura.»

Anche se dentro di sé Remus stava cantando vittoria e pensando che Dante non avrebbe potuto rendergli le cose più facili di quanto avesse appena fatto, egli riuscì a darsi un tono e scosse il capo. «Andiamo, Dante, sei ancora giovane e sono sicuro che tu debba soltanto trovare una sposa adeguata, una donna con la quale possa davvero scattare la scintilla. Devi amare davvero qualcuno per avere una discendenza sicura.»

Il giovane sovrano sospirΓ². Β«So che il tuo Γ¨ un discorso lineare e logico, ma... preferisco non rischiare oltre. Non molto tempo fa hanno di nuovo attentato alla mia vita e non sono certo di riuscire a cavarmela ancora una volta, se dovesse accadere nuovamente. Se dovessi morire, so che almeno il trono non rimarrebbe vacante e il potere resterebbe concentrato nelle mani degli Evergard. Tiberius non sarebbe comunque da solo, ci saresti tu a guidarlo, proprio come hai fatto con me.Β»

Remus si finse abilmente combattuto e impensierito. Β«Lo stesso voglio che tu ci rifletta molto bene prima di nominare Tiberius tuo successore.Β»

Β«FarΓ² come mi chiedi, ma gradirei che tu e lui vi tratteneste qui fino a domani. Poi dovrΓ² partire per andare a Nord e mi assenterΓ² per un po'.Β»

Β«E cosa ci vai a fare a Nord, se non sono indiscreto?Β»

Β«Godric sta per sposarsi e ci tiene che io sia presente alla cerimonia e ai festeggiamenti. Non ho avuto molte alternative e ci vorrΓ  un po' perchΓ© io giunga fino a Varesya.Β»

Il fratello di Aries si disse che quell'occasione era adatta per un'eventuale e strategica mossa. «Mhm. Beh, lascia che mi occupi io della scorta che dovrà accompagnarti per un viaggio così lungo.»

Β«Non ne avrΓ² bisogno e preferisco viaggiare da solo. ArriverΓ² prima e meno annoiato! Con me ci sarΓ  Godric, dopotutto.Β»

Β«Dante, ti prego di prendere seriamente il pericolo che stai attualmente correndo giΓ  qui a palazzo. Viaggiare senza una scorta di soldati per recarti a Nord corrisponde a un suicidio.Β»

Dante agitΓ² una mano per scacciare la questione. Β«Ah, zio, ti preoccupi troppo! Sai meglio di chiunque altro che so difendermi a dovere!Β»

Β«CiΓ² non toglie che potrebbe andarti male, una volta o l'altra.Β»

Eppure il re giΓ  aveva smesso di dargli ascolto e, piuttosto, era andato a cercare il cugino per riferirgli la propria volontΓ  del voler nominarlo suo erede.

Remus invece rimase nella sala del trono e sulle sue labbra comparve un sorriso soddisfatto.

Molto bene. Non mi resta che assicurarmi che stavolta non esca vivo dall'imboscata che ho intenzione di organizzare in suo onore. FarΓ² in modo che riceva tanti di quei colpi di spada e pugnale che quando riporteranno il suo corpo a Elgorad, neppure Lytha riuscirΓ  a riconoscere in quella carne martoriata il suo prezioso figlio.

Dante si era scavato la fossa da solo e non doveva far altro che riempirla col proprio cadavere, a quel punto. La presenza di Godric in quel viaggio destinato a terminare in disgrazia era un semplice contrattempo e non avrebbe influenzato l'esito.

Intinse la piuma nell'inchiostro e dopo averne eliminato i neri eccessi, riprese a scrivere sulla pergamena con la solita grafia svolazzante e ordinata, nonchΓ© minuscola.

Le rune ancora fresche parevano quasi luccicare alla luce del candelabro posto a poca distanza che lo aiutava a proseguire anche se ormai la notte era calata. Le fiammelle danzavano e crepitavano, a tratti venivano spinte in avanti dalla brezza frizzante proveniente dalla porta-finestra aperta; le tende svolazzavano e un debole, piacevole eco di vita serale giungeva dalla cittΓ  fino al castello. BenchΓ© potesse sembrare un clima piuttosto rigido, esso, specie da quelle parti, corrispondeva al periodo estivo.

Di tanto in tanto alcune delle tante scartoffie presenti sulla scrivania si sollevavano un poco, dando luogo a un soffuso e piacevole brusio cartaceo.

Il re di Elgorad, come ebbe terminato di stilare il documento con il quale giΓ  da allora aveva deciso di designare come proprio successore Tiberius Orion Evergard, prese l'occorrente per la ceralacca e, appena ebbe finito di far gocciolare la cera liquida e nera appena sotto la propria firma, si sfilΓ² l'anello sigillo e impresse in essa il proprio stemma.

E anche questa Γ¨ fatta.

PiegΓ² per bene la pergamena, la infilΓ² in una busta e la sigillΓ² alla stessa maniera, poi la chiuse nel cofanetto dove erano riposti i documenti piΓΉ importanti e personali del re. Lo chiuse a chiave e si rimise al collo quest'ultima. Se la portava sempre dietro, appesa a una catenella d'oro, sapendo che era importante che certe cose non finissero nelle mani sbagliate. Non ci si poteva fidare fino in fondo di nessuno.

Udendo bussare, schiarì la voce e si sistemò meglio sul seggio riccamente intagliato. «Avanti.»
Riconobbe la sagoma turchese del cugino. Β«Entra pure, Tiberius.Β»

Non volendo mettere il ragazzo ancora piΓΉ in soggezione di quanto giΓ  egli con evidenza si sentisse, decise di togliersi dal capo la corona, la quale era paradossalmente piΓΉ semplice di quella che aveva dovuto portare da principe: un semicerchio che si chiudeva sul retro e consisteva in tante, minuscole foglie di Fiori del Buio intrecciate per formare due piccoli rami. Non era diversa dalla corona d'alloro che i famosi imperatori romani erano stati soliti indossare, se ci si pensava bene, solo che le foglie di quella corona possedevano sette punte e ricordavano vagamente, per tale motivo, una stella.

D'oro zecchino, puro e molto sottile, nella sua semplicitΓ  era racchiusa l'austeritΓ  e la severa magnificenza che un re, specialmente di stirpe Evergard, in pubblico doveva esibire.

Fece cenno al ragazzo di avvicinarsi ed egli lo fece, chiedendosi, per l'ennesima volta, perchΓ© quell'uomo condividesse una certa e inquietante somiglianza con la statua che una volta, in un antico tempio che era stato rinvenuto poco distante dalla sua cittΓ  natale, lui e suo padre avevano avuto modo di vedere, nonchΓ© di ammirarne la perfetta conservazione.

Ora che aveva visto di persona il re, piΓΉ che mai questi dava l'idea di non esser altro, che quella stessa statua che aveva preso chissΓ  come vita.

Aveva chiesto a suo padre se anche lui avesse notato la somiglianza, ma Remus aveva scacciato la questione e gli aveva detto che probabilmente ricordava male.

Rimase in silenzio, in attesa che fosse il sovrano a parlare per primo. Dante, dunque, accennΓ² al cofanetto. Β«LΓ  dentro ho riposto una pergamena che un giorno ti decreterΓ  come nuovo re di Elgorad, Tiberius. Sai cosa significa?Β»

Il ragazzo deglutì. «Che ho molto da imparare?»

«Anche, sì, ma vuol dire che fino ad allora sarà meglio tenere per noi tale decisione. Non voglio che tu venga preso di mira come me o ci ritroveremmo al punto di partenza.»

Tiberius non era sicuro se si sarebbe mai sentito pronto per un simile passo e dopo aver conosciuto meglio il cugino, non riusciva a capire perché suo padre avesse dipinto il re in modo così poco fedele alla realtà. Lo aveva sì e no definito un tiranno in erba, arrogante e possibilmente sanguinario, ma non era affatto così. Se solo non avesse rischiato, così facendo, di mettere in seri pasticci Remus, avrebbe riferito senza ripensamenti a Dante che forse era in atto una congiura a suo danno.

Β«PerchΓ© proprio io? Insomma... condividiamo lo stesso sangue, ma non sono tuo figlio. PerchΓ© proprio io?Β»

Β«Sei il solo parente con la mente ancora giovane e fresca adatta ad assorbire gli insegnamenti per diventare re, e comunque... non ho molte alternative, Tiberius. Non sono sposato e sono stanco di cercare una sposa adatta a far star buono un popolo fin troppo esigente e... sono ancor piΓΉ stanco di provare ad avere qualcosa che forse, semplicemente, non sono destinato ad avere. Anche se mi auguro di vivere ancora un altro po', devo studiare un piano di riserva che tenga al sicuro il potere che per millenni Γ¨ appartenuto alla nostra famiglia. So che forse non era tuo desiderio salire al trono, ma ti chiedo di provare a capirmi.Β» Il re fece una pausa. Β«Io stesso non ero granchΓ© soddisfatto all'idea di essere ciΓ² che ora sono, ma nessuno puΓ² sfuggire al proprio destino e, a quanto pare, il tuo era questo.Β»

Il ragazzo annuì debolmente. «Anche se mi adotterai, potrò continuare a vedere mio padre, almeno di tanto in tanto?»

«Certo che sì. L'adozione è puramente un gesto simbolico, Tiberius, niente di più.»

Eppure Tiberius aveva ancora molti dubbi. Β«Se tu dovessi perΓ² sposarti negli anni a venire e diventare finalmente padre? Cosa ne sarΓ  di me? M-Mi farai uccidere?Β»

BenchΓ© Dante trovasse improbabile un avvenire del genere, ciΓ² che davvero lo fece restare di stucco fu la domanda in sΓ© per sΓ© che il cugino gli aveva posto. Β«Ucciderti? Accidenti, Tiberius! Posso capire che di me circolino le voci piΓΉ disparate e terribili, ma non ti farei mai del male!Β»

Β«Ma se tu riuscissi ad avere un vero erede, io non ti servirei piΓΉ.Β»

«Non sarebbe comunque una ragione valida per assassinarti. Sistemerei in maniera civile tutto quanto e finirebbe così, tranquillo.»

Tiberius in cuor proprio si augurava che le cose andassero in quel modo. Aveva sempre visto il ruolo di sovrano come uno tra i piΓΉ ingrati e solitari che ci fossero. V'erano piΓΉ obblighi che piaceri, pericoli a non finire e difficilmente si restava sul trono per molto tempo. Nel caso di quello di Elgorad, circolava da sempre tale voce: o si doveva essere particolarmente capaci, pieni di risorse e determinati, oppure estremamente malvagi, crudeli e spregiudicati.

Si augurava solo che Dante non appartenesse, sotto sotto, alla seconda categoria.

Β«Quindi... renderesti nulle le tue volontΓ ?Β»

«Penso di sì.»

Un po' rasserenato di fronte a quella flebile possibilitΓ , il ragazzo disse che si sarebbe ritirato per andare a dormire, abituato com'era a coricarsi non piΓΉ tardi delle nove e mezza.

Augurò la buonanotte al cugino e uscì, ma nel farlo si imbatté nell'altro ospite del re, l'uomo che era stato istruito da questi e che l'indomani mattina sarebbe partito con lui per Varesya.

Il giovane principe gli rivolse un cenno rispettoso mentre si accingeva a ripercorrere il corridoio per il verso opposto.

Godric esitΓ², poi bussΓ² con le nocche sulle porte giΓ  aperte per non cogliere di sorpresa l'altro.

CiΓ² che invece sorprendeva lui, era la ricchezza dell'intero palazzo e soprattutto degli appartamenti privati del re. Sapendo com'era fatto Dante, per lui doveva essere un po' una tortura essere circondato da tanto splendore, anche se... solo uno stupido avrebbe negato che gli si addicesse. Quando un pomeriggio addietro l'aveva rivisto dopo anni vestito come un sovrano dell'Ovest che si rispettasse e con quella corona dorata sul capo che lo aveva fatto sembrare un condottiero dell'Antica Roma, complici anche le vesti tradizionali estive di Elgorad, per un attimo si era convinto che quello non fosse potuto essere in alcun modo Dante.

Chi diceva che un abito non facesse la differenza si sbagliava di grosso.

Un'altra cosa che aveva notato da molto prima, era che a quanto pareva il re fosse solito far uso, forse, di un'olio profumato alla mirra. Era il profumo con il quale ormai Godric lo identificava subito e al momento era ancora piΓΉ presente.

Suo malgrado, per un attimo i suoi occhi non poterono indugiare sullo scollo incrociato e profondo dell'elegante veste nera e dai ricami dorati e i pettorali in rilievo forse resi lucidi proprio dall'uso dell'olio di mirra.
Si sentì in colpa verso Ravya, la propria futura sposa, ma una parte di lui avrebbe davvero voluto raggiungere Dante e sfiorare ogni anfratto di quel suo statuario corpo, solo per sincerarsi che fosse reale e non l'epifania di una divinità dovuta a chissà quale notturna allucinazione. Eppure sapeva che non si sarebbe limitato a fare solo quello. Sapeva che se avesse iniziato a fare una cosa, poi tante altre sarebbero seguite in modo inevitabile. Come sarebbe potuto andare diversamente con un uomo come quello? Come si poteva trovare un freno, una volta assaporate le sue labbra e il calore del suo corpo?

Godric si rese conto di avere la gola molto secca, ma anche di esser preda di una sete diversa e viscerale, logorante.
Invidiava Aemilia. Lei poteva fare tutto quello che le passava per la mente e avrebbe sempre incontrato solamente l'approvazione del re cui era devota. Lei avrebbe potuto liberamente azzerare la distanza, baciare quell'uomo, sospingerlo verso il letto e ridurlo a un concentrato di brama e lascivia facendo uso della seduzione e della sola tipologia di corpo che incontrava le preferenze di Dante. A lei era concesso di superare la linea di confine.

Evergard gli rivolse un cenno di saluto. Β«Uhm... vieni pure, Godric.Β» In fin dei conti non era mai solito dormire se non fino a tarda ora, perciΓ² per lui era decisamente ancora presto.

Reghsar si guardΓ² un po' in giro, imponendosi di non fissare di nuovo con intensitΓ  l'altro Efialte. Doveva farlo per evitare di fare cose di cui poi si sarebbe pentito. Non voleva rovinare tutto proprio quando si stavano un po' riavvicinando.

Una cosa, perΓ², volle dirla: Β«A volte quasi non sembri la stessa persona che una volta mi faceva lezione e sciorinava spesso delle ramanzine lunghe decenni interiΒ».

Era decisamente diverso, inutile pensare il contrario. Probabilmente era quel che accadeva quando si prendeva sulle proprie spalle un regno imponente come quello di Elgorad e a stento si trovava il tempo per tirare un sospiro.

Beh, indossa le sue preoccupazioni magnificamente.

«Meglio se non vieni vestito così al mio matrimonio o finirai per farmi sfigurare o rubarmi addirittura la moglie.»

Dante fece del proprio meglio pur di impedire a se stesso di arrossire come una ragazzina svenevole. Β«Ho intenzione di passare il piΓΉ inosservato possibile, credimi.Β» Attirare l'attenzione nelle terre del Nord, ormai lo sapeva, corrispondeva a creare solo una marea di problemi a tutti quanti e non voleva farsi gettare di nuovo in faccia del sangue. Un'esperienza decisamente da non ripetere. Β«Piuttosto... non correrai il rischio di venir preso di mira, quando ti vedranno tornare con il sottoscritto?Β»

Β«Che dicano quel che vogliono, se lo credono bene. Non sono tipo da dar ascolto alle malelingue e comunque... beh, ora sei il re dell'Ovest. Se anche volessero dire qualcosa sul tuo conto o giocarti qualche brutto scherzo, credo che poi se ne pentirebbero vedendo scoppiare una guerra fra Ovest e Nord. I tuoi non rimarrebbero buoni e zitti dopo un affronto come quello verificatosi anni fa. all'epoca eri solo un principe e ancora neppure reggente, ma adesso sei il loro sovrano.Β»

Β«Ah, non farti illusioni, Godric. Non sono amato come potrebbe sembrare. Sto sul gozzo a tanti, qui.Β»

Β«E come mai?Β»

Β«Tanto per iniziare, non sono guerrafondaio e non sprizzo gioia da ogni poro all'idea di andare in battaglia contro questo o quest'altro popolo avverso al mio. Non sono ciΓ² che tutti si aspettavano e in piΓΉ non ho mai goduto di chissΓ  quale immacolata fama. Uno piΓΉ uno non fa tre, da dove mi trovo io.Β»

Β«Ti ritengono un rammollito solo perchΓ© ci tieni a non far morire per uno stupido conflitto centinaia di migliaia di uomini sul campo di battaglia?Β»

«Essenzialmente sì.»

Β«Beh, allora sono dei veri ingrati. Un re dovrebbe proteggere il proprio popolo, non condannarlo a morte certa.Β»

Β«Qui purtroppo la mentalitΓ  Γ¨ diversa. Morire in battaglia Γ¨ la massima aspirazione per uno dell'Ovest e le ultime generazioni, a detta di tanti, sono troppo viziate e adagiate sugli allori della pace e la sicurezza che essa durerΓ  per sempre. I piΓΉ anziani, dunque, vorrebbero che ricordassi a queste generazioni che il nostro popolo non teme la guerra nΓ© la spada e, anzi, considera un onore morire sotto i fendenti del nemico, se Γ¨ quello il suo destino.Β»

Β«Ma non puoi muovere battaglia contro chicchessia se non Γ¨ in atto un conflittoΒ» protestΓ² Godric, incredulo

«Ne sei sicuro?» l'apostrofò sardonico Dante. «Non dirmi che non hai notato una cosa da quando sei arrivato e non credere che tutti siano come me ed Aemilia. È già un miracolo che tu non sia stato ucciso per aver varcato i confini di Elgorad, Godric. Sei un uomo del Nord e qui il Nord non è ben accetto. A qualcuno basterebbe assassinare te per accendere la miccia. Entrambi i fronti non aspettano altro che una scusa valida per massacrarsi a vicenda.»

Reghsar finalmente forse capì la seconda ragione per cui Dante aveva cercato di declinare il suo invito. «Allora perché alla fine hai accettato di venire al mio matrimonio? V-Voglio dire... non hai neppure preteso una scorta di soldati, sarai del tutto sguarnito.»

Β«Presentarmi con dei soldati corrisponde in sΓ© per sΓ© a un segno di sfiducia e a una possibile offensiva nel caso in cui accadesse qualcosa a me. Preferisco non correre un simile rischio e affidarmi all'esperienza che ho nel difendermi da solo.Β»

Β«Avresti potuto dirmelo subito. Non avrei insistito se tu...Β»

Β«Non mi andava di distruggere completamente la nostra amicizia per colpa di un'avversione verso il Nord che non mi appartiene o per via del ruolo che qui ricopro. Si parla dei miei affetti personali. Sei uno di famiglia, giusto? Ho ragionato come se tu fossi tale e preso di conseguenza la decisione piΓΉ sensata e per me corretta. Qualunque cosa possa accadere lΓ  fuori nei giorni a venire, voglio solo che tu sappia che non sarebbe in alcun modo una tua responsabilitΓ . Pensa solo a sposarti e a esser felice, il resto di questo guazzabuglio lascialo a me.Β»

«Sì, ma...»

Β«La mia decisione Γ¨ presa.Β»

Il più giovane sbuffò sonoramente. «Sì, però cosa succederebbe se tu, nel peggiore degli scenari, venissi a mancare? Ti lamenti di non avere un successore e poi ti fiondi nel pericolo in modo così sconsiderato solo per un mio capriccio? O sopravvaluti te stesso o ignori l'entità del rischio.»

Β«Ho giΓ  provveduto a redigere delle volontΓ  in cui, in caso di mia morte prematura, il potere dovrebbe passare nelle mani di mio cugino Tiberius. AvrΓ  quindici anni, ma suo padre lo istruirΓ  a dovere e parlando un po' con il ragazzo ho capito che potrebbe avere davvero la stoffa per essere re. SarΓ² avventato, ma non uno sprovveduto.Β»

Godric non era granchΓ© convinto. Β«Consegnare un regno come il tuo a un ragazzo mi sembra rischioso e da matti, non solo avventato.Β» Vide l'altro sghignazzare tra sΓ© di gusto e inarcΓ² un sopracciglio. Β«Ho detto qualcosa di divertente?Β»

Β«No, Γ¨ solo che sembri aver preso sul personale la faccenda e ho giΓ  il mio consigliere a farmi abbastanza ramanzine quotidianamenteΒ» replicΓ² divertito Dante, stringendosi nelle spalle. Β«Non caricarti le spalle di problemi che non sono tuoi. Non accadrΓ  niente, fidati.Β»

Β«Quanto scommettiamo?Β»

Il re si sporse in avanti e posΓ² i gomiti sulla scrivania. Per un solo attimo all'altro parve che i suoi occhi luccicassero di una luce maliziosa, seppur in senso buono. Come se l'idea di una scommessa lo accattivasse. Β«Stabilisci tu l'azzardo.Β»

Β«Non so quanto convenga a entrambi. Se finissi per aver ragione io, non potrei neppure rinfacciartelo, se non nella mente mentre partecipo ai tuoi funeraliΒ» replicΓ² con un nodo alla gola Reghsar. Β«Non voglio che tu ti faccia del male ancora una volta solo per colpa mia, com'Γ¨ giΓ  successo molti anni fa.Β»

Il solo pensiero che potesse avvenire una qualche tragica fatalitΓ  lo riempiva di terrore e lo faceva star male.

Dante in un primo momento parve voler stringergli una mano, ma poi dirottΓ² subito tale azione e, facendo perno su di essa e quella destra, si alzΓ² dalla scrivania. Β«Non c'Γ¨ nulla di cui preoccuparsi. Non accadrΓ  niente, fidati di me.Β» Si diresse alle porte e le aprΓ¬, poi fece cenno all'amico – che tale in realtΓ  per lui non era – di uscire. Β«Ora ti prego di scusarmi, ma vorrei passare del tempo con Aemilia e tu, almeno credo, hai davvero bisogno di riposare in vista del viaggio.Β»

Godric era quasi tentato di restare dove si trovava per impedirgli di tornare dalla sua attuale amante, ma sapendo quanto ciΓ² sarebbe stato infantile e ingiustificabile da parte propria, si convinse a seguirlo fuori dagli appartamenti reali.

Β«Non dovresti riposare anche tu? Voglio dire...Β»

«Sì, ma prima vorrei salutare come si deve Aemilia, se capisci cosa intendo.»

«Sì, uhm... mi sembra giusto, in effetti.» Il giovane Lord Reghsar esitò. «Allora... buonanotte.»

Il re rispose con un cenno del capo e della mano, poi si allontanΓ² e Godric represse la malsana voglia di raggiungerlo e dirgli che se proprio ci teneva tanto a fare certe cose, poteva anche scegliere di farle con lui anzichΓ© arrecare disturbo ad Aemilia.

Represse quella voglia malsana finchΓ© non lo vide svoltare l'angolo.

Β OsservΓ² l'uomo che lo aveva istruito e che per la seconda volta aveva rischiato la vita per colpa sua finire di rammendare da sΓ© una delle ferite riportate in seguito a quella che a entrambi era parsa un'imboscata vecchio stile. A metΓ  viaggio erano sbucati dei sicari e nessuno sapeva come avesse fatto Dante a fronteggiarli e ucciderli uno a uno senza riportare danni assai piΓΉ seri di quelli che infine erano stati esaminati.

Godric represse un brivido spiacevole alla vista delle dita dell'altro insanguinate che lottavano per restare ferme e non combinare un pasticcio durante quella delicata operazione.

Β«Sicuro di non voler essere aiutato?Β» ritentΓ², chiedendosi perchΓ© Dante si fosse intestardito di voler fare da solo. Β«Sono un guaritore, no?Β»

Β«Lo so, ma sono solo ferite superficiali e non devi scomodarti per una simile sciocchezza.Β»

Β«Superficiali un corno, hai perso un bel po' di sangue.Β»

Β«E sono ancora cosciente e in buona salute.Β»

Stufo di quella tiritera e non tollerando di starsene con le mani in mano,  Godric si alzò dal tronco che giaceva sul terreno e raggiunse l'altro Efialte seduto invece a terra. «Su, forza, lascia fare a me prima di combinare un pasticcio. Sappiamo tutti e due che non ci sai fare quando si tratta di queste cose.» Si appropriò dell'ago e alla fine riuscì a convincerlo a stendersi quasi del tutto, quanto bastava per ricucire meglio quella ferita che, francamente, non lo convinceva un granché. «Un lavoro approssimativo e rozzo. Non mi sarei aspettato altro da uno pratico come te» lo punzecchiò con affetto, mentre, con enorme sconforto di Dante, dopo aver fatto scaldare la punta di una daga lì vicino, rimuoveva i punti intessuti malamente e ricominciava da capo il procedimento con abilità e precisione. «Te lo avevo detto che sarebbe successo qualcosa del genere. Dovresti cercare di darmi più ascolto, di tanto in tanto. Te lo dico da anni e ancora non ti è entrato in testa.» Scosse la testa e solo allora si accorse che Evergard stava guardando lui, anziché altrove come ci si sarebbe aspettati da uno che mal tollerava le ramanzine. «Che c'è?»

L'altro fu lesto a dirigere da un'altra parte gli occhi cerulei nei quali baluginava il riflesso delle fiamme del piccolo falΓ².

Pagherei a sapere a cosa sta pensando adesso, si disse Reghsar, decidendo di non indagare per evitare di sollevare una possibile e spiacevole discussione. Poche volte, d'altronde, gli era ben chiaro perchΓ© Dante facesse questa cosa o l'altra. Faceva parte del suo fascino, a pensarci bene.

Β«Dovrebbe reggere fino a quando non saremo arrivati a Varesya. Avrei fatto di meglio se avessi avuto con me gli strumenti del mestiere, ma... beh, non avevo messo in conto che sarei tornato con te al mio fianco.Β»

Β«Lo dici come se ciΓ² fosse giΓ  sufficiente a darti una valida ragione per portarti dietro gli arnesi da guaritoreΒ» l'apostrofΓ² Dante, un po' punto sul vivo.

Β«E tu non puoi negare che vi sia un fondo di veritΓ  in quanto ho detto.Β»

Dante roteΓ² gli occhi. Β«Il piΓΉ delle volte sono i guai a venire a cercare il sottoscrittoΒ» borbottΓ² tra sΓ©.

Fra di loro calΓ² il silenzio, almeno finchΓ© lui, dopo non poca esitazione, si decise a porgli una domanda, sperando di non destare sospetti in merito a un bel po' di cose: Β«La ami?Β»

Godric, il quale si stava lavando via il sangue dalle mani servendosi di un po' d'acqua presa dalla borraccia, si bloccΓ². Β«Come?Β»

Β«Hai parlato un bel po' di lei, ma non hai mai detto se ami o meno Ravya e... beh, quasi mai ci si sposa solo per amore.Β»

Β«PerchΓ© lo chiedi?Β»

Β«Sai com'Γ¨, non vorrei che un giorno o l'altro tu venissi a scocciare a casa mia perchΓ© non sopporti piΓΉ la tua consorte e sei stato sbattuto fuori dalla tua stessa casaΒ» scherzΓ² Dante.

Β«Oh, andiamo! Non tirarmi sciagura!Β»

Β«Sto solo chiedendo, su!Β»

«Ti piacerebbe, vero? Così poi potresti rinfacciarmi quel che da anni e anni sostieni, ovvero che l'amore è roba per i bambini e gli scemi e non è mai fatto per durare.»

«Anche, sì.»

Godric sbuffò sonoramente. Lo odiava quando faceva in quel modo, ma gli ci volle comunque molto pur di non ridere e farsi influenzare dalla leggerezza della conversazione. «Se amo Ravya? Sì, la amo. Una delle cose più belle che mi siano mai capitate da quando sono a questo mondo e... spero che con lei vada tutto per il meglio. Sarà un po' banale e infantile, ma sono alla ricerca del mio personale lieto fine, un po' come tutti quanti.»

Β«Parla per te, grazie.Β»

Β«Qui e ora, Dante, giuro che se mai tu dovessi venire da me e dirmi, un giorno, che finalmente hai trovato una povera santa capace di tollerare te e il tuo pessimo carattere, riderΓ² fino a star male e per il resto della tua vita ti rinfaccerΓ² i tuoi discorsi cinici e disillusi.Β»

Β«E io so giΓ  che non accadrΓ  mai.Β»

Β«Aspetta e vedrai.Β»

Β«Ora sono io a chiederti di non tirarmi sciagura.Β»

Β«Certo, certo, Γ¨ come dici tu.Β» Reghsar soffocΓ² una risata. Β«E poi risolverebbe i tuoi attuali problemi, no? Sistemeresti tutto e ti sarebbe solo sufficiente aprire per una volta il cuore alla persona che sai essere quella giusta e permetterle di vedere la parte migliore di te, quella che a nessun altro hai mai mostrato prima. Uno sforzo minimo a confronto dei vantaggi che otterresti, non ti pare?Β»

Dante non seppe mai cosa o chi gli diede la forza di non crollare e di mantenere l'atteggiamento disilluso e cinico tipico di lui. Β«Non lo so. Penso che i miei problemi siano in realtΓ  irrisolvibili.Β»

Difficile credere che avrebbe conosciuto un'altra persona capace di fargli provare ciò che Godric gli faceva provare. Con lui si era sempre mostrato per chi era realmente e lo aveva fatto senza rendersene conto, era successo e basta, ma ora eccolo lì, privato della corazza e con ferite che non si vedevano in superficie, ma facevano comunque male. Esporsi a quel modo, alla fine, gli si era solo ritorto contro.

Magari era stato invece un gran bene che Roderick gli avesse imposto di tacere. Si era risparmiato, probabilmente, una sofferenza ancora maggiore di quella che provava al momento.

Eppure c'erano state occasioni, ancor prima di quegli ultimi tredici anni di lontananza, in cui aveva quasi avuto l'impressione, di tanto in tanto, che vi fosse stato qualcosa da parte di Godric.

Si era sempre sbagliato, dunque? Aveva colto il messaggio errato e corso solamente il rischio di mettere a repentaglio una lunga amicizia per sentimenti che piano piano stava cominciando a detestare e a ripudiare?

Si era già ripetuto più volte in passato di non cadere più in quell'orribile trappola, che alla fine si sarebbe sempre ritrovato solamente a soffrire in silenzio e in solitudine, ma eccolo di nuovo lì a fingere di star bene anche se in realtà avrebbe voluto quasi fare ciò che invece i suoi genitori avevano scelto, molto tempo addietro, di risparmiargli. Lo avevano lasciato vivere, ma ne era valsa davvero la pena, se era destinato a quell'esistenza, a sentimenti sempre non corrisposti?

Β«Mi dispiace non esserci stato per tredici anni. So di averlo giΓ  detto, ma ora che siamo soli e posso respirare piΓΉ liberamente, volevo farti capire che sono davvero dispiaciuto. In fin dei conti... ho messo a rischio la nostra amicizia per motivi superficiali e in un certo senso stupidi. Avrei dovuto trovare del tempo per scriverti, se non altro, e assicurarmi che stessi bene. Non era mia intenzione ferirti, Godric. Non potrei mai fare niente del genere intenzionalmente. Neppure una volta. Preferirei morire, piuttosto.Β» Gli bruciavano gli occhi con tutto l'impegno che stava impiegando per non versare neppure una lacrima. Β«Scusami.Β»

L'altro, però, percepì che c'era qualcosa che davvero non andava e quando si sporse e vide nei suoi occhi un luccichio inconfondibile, non poté non preoccuparsi. «Sicuro di stare bene? Voglio dire... sai che puoi parlarmi di tutto e che sono sempre disposto ad ascoltare, no?»

Β«Non mi sembra vero esser finalmente riuscito ad allontanarmi da quell'inferno di regole e impegni di corte, tutto qui. Ho accumulato tensione a non finire ed ecco il risultatoΒ» replicΓ² Evergard, buttandola sullo scherzo. Cos'altro avrebbe potuto fare o dire, d'altronde? Non c'erano molte alternative, se non seppellire la veritΓ  e lasciarla a marcire lΓ  sotto finchΓ© un giorno, magari, non fosse diventata altro che cenere.

C'era ben poco da fare con ciΓ² che era morto, e tali erano ormai le sue speranze.

Non era nessuno per guastare tutto quanto o frapporsi fra due persone che si amavano davvero.

Avvertendo ancora lo sguardo di Godric addosso, ripetΓ©: Β«Sto bene, sul serio. Non Γ¨ il caso di preoccuparsi, credimiΒ».

Il tempio della Grande Madre a Varesya era gremito di persone, tanto che alcune si erano viste costrette a restare fuori e a dover far uso dell'immaginazione per assistere al matrimonio in pompa magna del conte Reghsar con Ravya Dyrkas, figlia di un uomo la cui influenza e il cui rango erano altrettanto degni di nota.

La sposa indossava il tipico abito scarlatto dall'aspetto molto semplice e lineare, drappeggiato e stretto in vita, dotato di uno strascico lungo pressappoco un metro che originava dall'alta schiena e scendeva poi a terra. I capelli erano stati acconciati in un parziale chignon, il resto della chioma le copriva le spalle, Era molto bella, forse tra le giovani più affascinanti e ambite di tutta Varesya, ma il suo futuro marito non era da meno: Godric portava abiti sobri e al tempo stesso sontuosi dalle rifiniture e ricami d'argento. Non lo si era mai visto così preso da qualcosa e felice.

Dante non aveva bisogno di vedere la sua faccia per capirlo. Lo avvertiva chiaramente, non poteva farne a meno.

Quel giorno tutto lo stava facendo innervosire, a cominciare dalla statua di pietra nera e lucida della Grande Madre che con sguardo benevolo e propiziatorio osservava i due giovani al suo cospetto ascoltare in rituale silenzio il sacerdote del tempio sciorinare la funzione di rito.

Gli anelli nuziali si trovavano fra i due sposi, galleggiavano da soli a mezz'aria, circondati da una soffusa luce rossa.

«... e ora, a turno, pronunciate le vostre rispettive promesse» disse infine il sacerdote, facendo un cenno incoraggiante al giovane Reghsar. Godric deglutì, prese l'anello e fece sollevare la mano sinistra a Ravya, la quale gli sorrise, emozionata. «Con quest'anello io ti prendo come mia sposa. La tua gioia sarà la mia; sarò io a prendere sulle spalle la tua sofferenza, se il male mai dovesse bussare alla nostra porta; provvederò ad ogni tua necessità, nulla ti farò mai mancare. Ora e per sempre accetto di condividere con te ogni singolo istante della mia vita. Possa il nostro amore durare mille anni ancora e riecheggiare nell'eternità.» Le fece scivolare la fede sull'anulare e fu solo allora che il gioiello smise di brillare.

Fu il turno dunque di Ravya, la quale ripetΓ© ogni singola azione compiuta da Godric.

A quel punto sottili ramificazioni di luce scarlatta si originarono da entrambi gli anelli e attraversarono le loro rispettive mani unite, si intrecciarono, formarono un nodo e infine scomparvero. Il legame era stato stretto, l'atto compiuto, era stata la Grande Madre a giudicare valida l'unione e a benedirla.

Β«Possa il vostro matrimonio essere duraturo, felice e colmo di piccole e grandi vittorie.Β»

Quello fu il segnale che tutti e due, chiaramente, sin dall'inizio avevano atteso, perchΓ© subito Godric prese il viso della propria novella moglie fra le dita e la baciΓ² con autentico e amorevole ardore.

Dante, il quale aveva provato come meglio aveva potuto a reggere fino ad allora lo strazio, ne ebbe abbastanza e, roteando gli occhi con aria nauseata, si fece strada fra i presenti e non esitΓ² un solo istante a uscire dal tempio. Appena fu giunto fuori, inspirΓ² ed espirΓ², sapendo che ormai era andata e di dover semplicemente farsene una ragione, guardare avanti, oppure, meglio ancora, prendere la propria spada e usarla per la prima e ultima volta su se stesso.

Quello sì che avrebbe risolto tutti i suoi problemi.

Sentendosi osservato, sollevΓ² lo sguardo e riconobbe la sagoma di Roderick, il quale lo aveva raggiunto quasi subito dopo averlo visto andarsene.

Β«Sei qui per cantar vittoria un altro po'?Β» lo apostrofΓ² gelido il re. Β«PerchΓ© ora come ora potrei davvero mordere.Β»

Non gli importava di aver dovuto tacere per il bene di questo o quest'altro. Ogni buon proposito, ogni oncia della sua buona volontΓ , erano andati in fumo quando era stato messo di fronte al fatto compiuto.

Faceva male...

Talmente male che avrebbe voluto strapparsi il cuore e gettarlo via, lontano da sΓ©, rendersi finalmente incapace di provare il benchΓ© minimo sentimento ed essere libero una volta per tutte.

Resistere non aveva alcun senso. FinchΓ© si fosse sforzato di vedere sempre qualcosa di positivo laddove non c'era altro che buio ad attenderlo, sarebbe stato schiavo delle proprie debolezze, dei propri sogni andati in frantumi e ridotti ad affilati rasoi.

Non era una bella giornata, non lo era per niente, e l'unico amico che si prese il disturbo di scacciare le lacrime dalle sue guance altri non fu che il gelido vento del Nord.

Β«Ti prego di capireΒ» disse Roderick. Β«E comunque nessuno lo ha obbligato a sposare Ravya, devi credermi. Ama quella ragazza, come avrei potuto impedirgli di sposarla?Β»

«A me hai impedito qualcosa di molto simile. A te non importava solo della situazione rischiosa a Elgorad, non è così?»

Il silenzio di Lord Reghsar valse per lui piΓΉ di mille parole messe assieme. Gli fece subito capire che il vero problema non era mai stato il suo ruolo come re dell'Ovest nΓ© l'inimicizia fra quest'ultimo e il Nord, ma lui. Era sempre stato lui il problema e forse lo sarebbe stato fino alla fine.

Β«Capisco perfettamenteΒ» sentenziΓ². Β«Almeno ora abbiamo messo tutto in chiaro, anche se avrei preferito sinceritΓ  sin da subito.Β»

Roderick non sapeva cosa dire per giustificare quell'irrazionale paura dentro di sΓ© che lo aveva spinto a far riconsiderare a Dante la sua posizione.

Β«SarΓ² sincero...Β», si avvicinΓ², sapendo di dover dire la veritΓ  fino in fondo. Β«Proprio quando mi ero deciso a cambiare idea, lui Γ¨ venuto da me e mi ha detto che si era innamorato di quella ragazza e allora ho scelto di tacere. Aveva giΓ  fatto una scelta, mi sembrava inutile sollevare un polverone e confondergli le idee.Β»

Il viso del re di Elgorad era bagnato di lacrime, ma nei suoi occhi ardeva l'ira.

«Mi chiedo...» disse rauco, fin troppo calmo. «Mi chiedo se io fino ad ora abbia mai avuto realmente degli amici. Magari la verità è che sono sempre stato solo. Le cose stanno così, dico bene?»

Udire quella storia lo aveva ferito eccome e se non altro quel giorno una lezione importante l'aveva imparata: neppure l'amicizia impediva alle persone di ferirsi a vicenda e tradirsi, di agire egoisticamente e venire meno a un patto in teoria sacro fra due anime. L'amicizia era sacra, ma lo era solo finchΓ© faceva comodo, poi altro non diventava che una pratica qualsiasi che poteva essere distorta o persino infranta, sconvolta.

Roderick aveva sempre detto di essere suo amico, ed ecco cosa aveva fatto alle sue spalle.

Lo guardΓ² e non si disturbΓ² a celare il rancore.

«Dimmi, Lord Reghsar: ti comportasti così anche quando si trattò di scegliere fra lo stare dalla parte dei miei genitori, prima del loro esilio, e lo schierarti con la massa che pretendeva il mio allontanamento o che venissi messo a morte per esser nato con la capacità di uccidere celata negli occhi? Anche a loro voltasti le spalle con la stessa facilità con cui l'hai voltata a me?»

Quelle parole fecero male a Roderick. «Sono sempre stato leale con tuo padre e con tua madre, ma quel giorno di tredici anni fa era del destino di mio figlio che si stava parlando. È mio figlio e per quanto io non creda fino in fondo alle dicerie su di te, su come tu sia stato maledetto ancor prima di venire al mondo, non potevo correre un simile rischio e vedere la mia stirpe spezzarsi e morire. La mia è stata una scelta crudele, ma anche difficile e necessaria. La colpa non è tua, Dante, né di nessun altro, ma in situazioni del genere io sceglierò sempre di agire per il bene di Godric e... riguardo a lui...»

Β«Non dirΓ² una sola parola su niente. Ho recepito la lezione, non temere.Β»

Β«Dante...Β»

Β«Non abbiamo piΓΉ niente da dirci.Β» L'attenzione del re venne attirata dal suono di un cavallo al galoppo sempre piΓΉ in avvicinamento. Poco dopo, a non molta distanza dal colle sul quale si trovavano lui e Roderick, alle loro spalle il tempio in festa che inneggiava ai due novelli sposi, un uomo scese dal proprio destriero e corse incontro a Dante, il quale subito riconobbe la divisa del messaggero: apparteneva alla guardia reale di Elgorad e la sua espressione non lasciava presagire nulla di buono.

Il soldato fece un breve inchino. Β«Perdonatemi, MaestΓ , ma dovevo avvertirvi!Β»

Β«Che succede?Β» incalzΓ² il sovrano, anche se per quel giorno di sconvolgimenti ne aveva giΓ  piene le tasche.

Il messaggero esitΓ². Β«V-Vostro cugino, mio re... il principe Tiberius...Β»

Β«Parla e basta, dannazione!Β»

«È morto, Maestà. Vostro zio sospettava un avvelenamento e il guaritore lo ha confermato quasi immediatamente. Del vino destinato a voi invece è capitato purtroppo fra le mani del principe Tiberius e... n-non c'è stato nulla da fare, nessuno si era accorto di niente. Il veleno lo ha ucciso durante la notte.»

N.d.A

Io dicevo di Alex e Andrew, ma questi due sono decisamente peggio. Giuro, scrivere questi flashback mi sta facendo rivalutare entrambi, soprattutto Dante. A conti fatti, forse Γ¨ quello che ha sofferto di piΓΉ, per svariate ragioni. Non credo di poter capire veramente e fino in fondo a come ci si debba sentire a esser sempre traditi dalle persone ritenute un tempo nostre amiche e realizzare di essere soli contro un mondo che non fa che giudicare.Β 
Non mi stupisce piΓΉ pensare a cos'Γ¨ successo alla fine, dopo la tragedia di Yvaine e Neera, e mi sento male se penso che dovrΓ² scrivere anche quella parte. Non solo per la tragicitΓ  della cosa, ma perchΓ© per me spaziare nei ricordi e nel punto di vista di Dante Γ¨ una sofferenza e ora finalmente capisco perchΓ© ho voluto dargli un'ultima possibilitΓ . Se la meritava, in fin dei conti, e per fortuna non ho commesso lo stesso errore che invece ho fatto con Misha, che alla fine si Γ¨ arreso e ha preferito la fine. Penso che anche lui sia servito a Dante per capire che una scelta in realtΓ  esiste sempre, fino alla fine.Β 
Sapevo già cos'era successo e perché, ma metterlo per iscritto per bene, anziché semplicemente buttarlo lì di tanto in tanto fra un capitolo e l'altro della storia principale, è ben altra faccenda. È brutto vedere come ad aver tenuto Godric e Dante veramente separati siano state tante incomprensioni e tante bugie. In questo capitolo, poi, a mio parere già si riesce a intravedere il profilo dell'Efialte che poi si è presentato per la prima volta alla fine di "Necromantia Averni", anche se in forma blanda e priva di cattiveria. D'altronde credo che Dante non sia mai stato veramente malvagio né privo di criterio. Penso, invece, che sia un uomo distrutto e incattivitosi a furia di ricevere porte in faccia e vedersi sottrarre tutto quello che amava. Chiunque a un certo punto direbbe basta e si arrenderebbe, e credo che dobbiamo ringraziare Godric, perché altrimenti penso che Dante avrebbe fatto tra non molto la fine di Misha. Gli elementi c'erano e i segnali pure, quindi Godric gli ha salvato davvero la vita.
E ora mi dileguo, sono distrutta e sto piangendo, non scherzo. Dante mi influenza un casino, accidenti.

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