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La sala, con gran dispiacere di Dante, era piΓΉ che affollata, animata da molti invitati che chiacchieravano piacevolmente fra di loro, scherzavano, altri invece ballavano al ritmo della vivace musica proposta dai musicanti.

Fino ad allora per lui era stato un inferno fatto di presentazioni nelle quali gli era toccato di tollerare i rituali inchini e gesti di rispetto da parte di perfetti sconosciuti, lui che odiava i protocolli e fesserie del genere.

Le cose, tuttavia, minacciarono di peggiorare non appena riconobbe in particolare un'aura venire verso di lui e Godric. Ci mise solo alcuni istanti prima di ricondurne il colore a un uomo che conosceva sin dall'infanzia e mai gli era granchΓ© garbato.

Rigido come un manico di scopa, non ce la fece proprio a dissimulare e a comportarsi come ci si aspettava che uno del suo rango facesse.

Godric lo notΓ². Β«Che succede?Β»

Β«Succede che un serpente a sonagli ha appena incrociato il mio cammino lungo questa orrida via diretta all'infernoΒ» replicΓ² Dante con voce sepolcrale. Β«Lord Arron, ma io lo conosco come Cornelius.Β»

Il ragazzo sbatté le palpebre. «Anche mio padre lo conosce da molto tempo» commentò. «È davvero così male?»

«È anche peggio. Non so davvero cosa trovi in lui tuo padre.»

Β«Beh, sono alleati.Β»

Β«Un tempo lo era anche della mia famiglia, ma tutto ebbe fine quando...Β», Evergard si chetΓ². Non gli andava di parlare di una cosa come quella proprio con Godric. Avrebbe condotto a domande alle quali non era impaziente di rispondere.

L'altro Efialte non ebbe il tempo di chiedere delucidazioni in merito al discorso che Dante non aveva voluto approfondire, giacché l'arrivo di Lord Arron, uno degli aristocratici più potenti, rispettati e di stirpe antica dell'intero Nord, pose fine alla discussione. Cornelius era alto e ben piazzato, non stupiva che in passato fosse stato un abile guerriero e stratega; il naso dalla curva aquilina, così come gli occhi grigio-azzurri, gli conferivano un'aria altera e arguta, e i lunghi capelli ondulati erano stati radunati in un'unica e bassa coda. Indossava abiti eleganti color verde scuro e benché fosse conosciuto per essere una persona pratica e spiccia, ciò non gli impediva comunque di avere maniere che si sposavano alla perfezione con il suo prestigioso lignaggio. Viste tali premesse, Godric rimase non poco stupito, e di certo non in positivo, quando non vide il nobiluomo rivolgere a Dante un inchino e, dunque, non mostrare i propri rispetti a un uomo di levatura sociale superiore alla sua. 

Stava accadendo qualcosa di molto strano e non proprio gradevole fra quei due, lo leggeva negli occhi di entrambi e in Dante, soprattutto, si avvertiva un cambiamento pericoloso. Quali che fossero i loro trascorsi, era chiaro che le cose fossero andate molto, molto male.

«Dante Evergard» esordì Cornelius, abbozzando un lieve sorriso. «Quando Roderick mi ha detto, un po' di tempo fa, che eri tu il maestro del nostro piccolo lord qui presente, non riuscivo a credere alle mie orecchie. Insomma, visto la tua reputazione e tanti altri aspetti non proprio limpidi del tuo passato, pensavo avrebbe scelto una persona migliore per istruire il suo unico figlio ed erede.»

«Lord Arron, che state dicendo?» intervenne Godric esterrefatto. «Non parlategli così!»

Cornelius, però, ignorò il ragazzo. «Dunque lui non sa niente di alcuni tuoi piccoli, sporchi segreti» proseguì, improvvisamente serio e decisamente poco amichevole. «Non sa che il suo beato maestro è un assassino per natura, fra i più letali che ci siano.»

Β«Attento a tirare la cordaΒ» sibilΓ² Dante. Β«Credevo avessi chiarito quella faccenda con mio padre molto tempo fa.Β»

Β«Chiarire cosa, di grazia? Mia figlia Γ¨ morta per colpa tua e il minimo che quello sciocco di Aries avrebbe dovuto fare sin da allora sarebbe dovuto essere uccidere il mostro che sua moglie aveva generato.Β»

Godric sentì le gambe quasi venir meno a quelle parole. Non aveva la minima idea di cosa stessero parlando quei due, ma a giudicare dalla faccia di Dante quella era la pura verità.

Β«C-Che significa?Β» gli chiese con un filo di voce. Β«Dante?Β»

Β«Significa, ragazzo, che costui da bambino si dilettava nell'uccidere i figli altruiΒ» concluse Lord Arron, gelido. Β«Fossi in te farei attenzione, visto che, fra l'altro, qui nel Nord abbiamo soprannominato Elgorad il Reame Rosso per via dei suoi sanguinari regnanti, una stirpe malvagia culminata con la nascita dell'abominio che tanto sembri venerare.Β»

Β«Fu in incidente, non lo feci apposta e lo saiΒ» si difese Evergard, le cui difese erano state parzialmente intaccate e fatte crollare. Era chiaro che la faccenda fosse ancora ben impressa nella sua memoria.

Cornelius lo squadrΓ² sprezzante. Era facile definire a posteriori una cosa come quella che era accaduta a sua figlia, la sua unica figlia, un incidente. Non erano stati gli Evergard a piangere la morte di quella bambina, d'altronde. Non era stato Aries a vedere la moglie consumarsi un po' alla volta per il dolore fino a morire di crepacuore.

Appena Roderick lo aveva invitato a quel ricevimento e, infine, aveva aggiunto con molta cautela che il principe di Elgorad sarebbe stato a sua volta presente, la rabbia e lo sdegno lo avevano pervaso, non aveva voluto credere alle proprie orecchie e, incollerito, pianificato sin da subito di trovare la giusta maniera per umiliare quell'uomo come egli meritava.

Non meriti di vivere, non quando il corpo di mia figlia marcisce in una cripta.

Il suo fu un gesto in apparenza casuale di fare un passo indietro, ma uno dei suoi valletti, rimasto in disparte come gli altri servitori fino ad allora, riconobbe subito il segnale e molti lo guardarono con aria perplessa avanzare nella sala con fra le braccia quella che sembrava un'elegante caraffa nera, una delle tante usate per il vino. Quando tuttavia, dopo solo un breve attimo di esitazione, si fu fermato di fronte a Dante, non ci volle molto per capire che quello che gli aveva appena riversato addosso non era vino, seppur rosso, ma...

«Sangue» esalò Godric, quasi nauseato. Si portò le mani alla bocca, inorridito da ciò che aveva prima udito e infine visto. Il suo maestro, l'uomo che in silenzio amava di un amore ben diverso dall'affetto, aveva il viso, i capelli e gli abiti intrisi di sangue denso e viscoso, gli era persino andato un po' negli occhi, motivo per cui se li stava premendo con forza nel tentativo di toglierselo almeno da lì. Accecato e in difficoltà com'era, però, non fece attenzione e finì per scivolare in avanti sulla pozza scarlatta che si era formata sul pavimento.

L'apprensione di Godric mutΓ² in compassione e quest'ultima, subito dopo, in sdegno e rabbia quando Cornelius, sorridendo con malizia e soddisfazione, disse a voce alta: Β«Ecco come vanno trattati i principi di Elgorad. Ammirate tutti la grazia di quest'uomo!Β»

Il ragazzo rimase spiazzato quando molti, troppi degli invitati, non riuscendo a controllarsi, scoppiarono a ridere di gusto. La situazione peggiorΓ² quando Dante, invano, provΓ² a tornare su, solo per scivolare nuovamente e rovinare una seconda volta a terra, cosa che lo fece sporcare il doppio.

Godric non ci vedeva bene per via delle lacrime che gli affollavano la vista, ma ciononostante non ne potΓ© piΓΉ di assistere a quello spettacolo crudele e ignobile: si avvicinΓ², si chinΓ² e aiutΓ² l'altro Efialte a rimettersi su. Si accorse che Dante tremava come una foglia e aveva le labbra serrate con forza. Non era chiaro se stesse per avere una crisi di pianto o di rabbia, o ancora ambedue le cose.

«Mi dispiace» gli disse il ragazzo, addolorato e in collera con se stesso per esser stato l'artefice di quell'umiliazione. «N-Non volevo che le cose andassero così, te lo giuro. Non so cosa dire.»

Dante non disse niente, non ne ebbe neppure l'occasione: Cornelius si frappose fra di loro e spinse via lui, facendolo nuovamente cadere, stavolta all'indietro. Si rivolse poi al giovane: Β«Quest'uomo Γ¨ malvagio e pericoloso, un mostro sotto mentite spoglie, proprio come tutti quelli che provengono dalla sua famiglia. Ti consiglio di metter distanza fra te e lui finchΓ© sei ancora in tempo, ragazzo. Fallo prima che anche tu finisca male a furia di averlo accanto. Non porta altro che sciagura e distruzione ovunque vada, lo fa sin da quando Γ¨ natoΒ».

Che le persone dell'Ovest non fossero viste granché bene dal resto della popolazione dell'Oltrespecchio era un dato di fatto e sì, in passato molti di loro, specialmente i Figli di Rasya, si erano resi responsabili di sanguinose battaglie, crudeli atti di guerra e massacri, ma non si poteva fate d'ogni erba un fascio e il presente restava tale.

Godric si scrollΓ² via dalla spalla la mano di Lord Arron e squadrΓ² quest'ultimo con ira malcelata. Β«So scegliere da solo le mie amicizie, grazie infiniteΒ» replicΓ² secco. Β«Dante Γ¨ un brav'uomo e non sarete di certo voi a convincermi del contrario.Β» Di nuovo si adoperΓ² per aiutare il maestro, indifferente all'essersi a sua volta sporcato di sangue – sicuramente d'animale – e al disastroso andamento della festa, ma Evergard si ritrasse. Aveva lo sguardo basso e ormai il suo equilibrio emotivo pareva appeso a un sottile, fragile filo. Β«No... ha ragione luiΒ» disse con un filo di voce. Β«Ha ragione lui, Godric, e questo... questo non Γ¨ il mio posto. Non dovrei nemmeno esser qui. M-Mi dispiace, non volevo rovinare tutto.Β»

Dolorante per via delle brutte cadute, ma ancor di più nell'orgoglio e nell'aver suo malgrado rievocato ricordi dolorosi e terribili, riuscì a tornare in piedi da solo e dopo un breve attimo di assestamento decise di lasciare la sala, evitando Lord Reghsar che lo aveva raggiunto per essergli d'aiuto in qualsiasi maniera. Si guardò attorno brevemente, con aria quasi intimorita e atterrita, e poi non resse oltre, corse via spalancando le porte di volata.

Roderick, furioso come poche volte lo si era visto, scoccΓ² un'occhiata incollerita a Lord Arron. Cornelius, perΓ², sostenne il suo sguardo, serio come la morte. Β«Te lo avevo detto che non sarei rimasto zitto e buono, se tu avessi osato celebrare, stasera, anche la presenza di quell'uomo in questo castello. Se lo meritava.Β»

Non fu Roderick a rispondere a quelle parole, perΓ². Fu Godric ad avvicinarsi al nobile e a ringhiare: Β«Non osate mai piΓΉ rimetter piede qua dentro, mi avete sentito? Qui siete voi l'unico mostro!Β»

Non riuscendo piΓΉ a stare in quella sala gremita di persone che pochi minuti addietro avevano riso della difficoltΓ  di una persona e di un simile, crudele trattamento, se ne andΓ² a sua volta.

Roderick scosse la testa con aria afflitta e distolse lo sguardo dal caminetto. Ovviamente aveva deciso di metter fine ai festeggiamenti con largo anticipo, ritenendo offensivo e di cattivo gusto proseguire come se un uomo, nientemeno che il maestro di suo figlio e l'erede di un suo caro amico defunto, non fosse stato umiliato davanti a piΓΉ di mille persone dell'alta societΓ .

Β«Io... non so cosa dire, Godric. Sono senza parole e mi addolora realizzare di aver causato io stesso tanto subbuglio. Non avrei dovuto invitare Cornelius, al diavolo le convenzioni e l'ormai perduta alleanza con il suo casato. Nessuno, neppure un nobile, puΓ² esser definito amico di un Reghsar se si permette di umiliare un uomo in pubblico e senza un motivo valido.Β»

Non si era aspettato un simile scompiglio e ciΓ² che davvero gli faceva male era vedere Godric con l'umore a terra.

«Non è stata colpa tua, papà. Almeno ora sappiamo che razza d'uomo sia realmente Lord Arron. Qualcosa di buono tutto questo male, in fin dei conti, l'ha portato. Vorrei solo che le cose fossero andate bene perché... insomma... Dante ci ha davvero provato a comportarsi bene e come ci si aspettava che facesse. Lo conosco da anni e so che in diversa sede avrebbe fatto sputare i denti a Cornelius dopo quello che gli è stato detto, invece ha cercato di trattenersi e di non dare inizio a una rissa. Come potevamo sapere che Cornelius aveva progettato sin da subito uno scherzo di così pessimo gusto?» Il ragazzo storse le labbra. «Sangue... Come ha potuto lanciargli addosso del sangue? Non è così che una persona civile solitamente si comporta. È da barbari.»

Roderick deglutì. «Lo so che ha fatto del suo meglio, figliolo. Lo conosco a mia volta abbastanza da sapere che abbia dovuto stringere i denti molto per non vendicarsi dopo gli insulti rivolti al suo regno e alla sua famiglia. Cornelius ha tirato in ballo una faccenda senza raccontare tutta la verità. È vero, i Figli di Rasya sono il clan più sanguinario che ci sia, ma solo se provocati e privi di alternative. Sono semplicemente guerrieri impareggiabili e fieri, tengono all'onore più di ogni altro Efialte all'infuori della loro comunità. La verità, figlio mio, è che sono invidiati da tutti perché posseggono una sapienza antica e remota e... beh, è confermato ormai da secoli che la loro sia una stirpe divina, specialmente quella degli Evergard. Si sono così abituati a respingere chiunque cerchi di sottrarre loro con la forza ciò che li rende speciali, da aver imparato a diffidare degli altri Efialti e a tenersi a debita distanza. Le guerre di cui Cornelius parlava, Godric, furono gli altri a scatenarla, non i Figli di Rasya. Loro, semplicemente, cercarono di difendersi come meglio poterono e la colpa non è di nessuno se si rivelarono strateghi e soldati migliori del loro nemico.» Lord Reghsar sospirò e si massaggiò una tempia. «Quello di Cornelius non era che un pretesto. Da un lato lo compatisco, vista la tragedia che molti anni fa si verificò a danno prima della sua unica figlia e poi di sua moglie, ma dall'altro... io so che non fu colpa di nessuno, tantomeno di Dante. Era solo un bambino e se oggi è considerato fra i maghi e guerrieri più capaci che esistano, lo deve purtroppo alle capacità con le quali è nato e ha dovuto imparare a convivere, spesso soffrendo. Da sempre circola voce che tutti attorno a lui, prima o poi, finiscano per incorrere in una orrenda sorte, ma è una falsità e dubito che sia nato realmente con una maledizione su di sé. A volte si nasce in un modo e non si può far niente per cambiarlo, neppure volendolo con ogni oncia del nostro essere.»

Il ragazzo si sporse verso il padre. Β«Che cosa accadde, di preciso?Β»

Β«Non mi va di parlare di queste cose, perdonami. Trovo sarebbe molto piΓΉ corretto chiedere a lui direttamente e sperare che decida di aprirsi con te. Sei il suo allievo, d'altronde, e ti vuole bene. Lo si capisce pur non conoscendolo. Lo si vede da come ti guarda.Β» Roderick sorrise al figlio. Β«Io penso che tu sia il suo orgoglio piΓΉ grande e che neppure ciΓ² che Γ¨ avvenuto stasera sia riuscito a intaccare il vostro legame. Tu, anzi, ti sei schierato subito a suo favore e lo hai difeso, lo hai aiutato mentre il resto degli invitati se la rideva, neppure fosse stato un animale selvatico trascinato fra di loro per diletto. Non credere che questo lui non lo abbia notato nΓ© di non esserti guadagnato il suo reciproco rispetto come suo pari.Β» Gli strinse una mano. Β«Lo sai cosa rende un uomo realmente tale? La sua capacitΓ  di provare compassione e di agire nel giusto anche quando il resto del mondo tace, guarda altrove o addirittura crede di aver ragione. La giustizia non Γ¨ basata sui numeri.Β»

Godric annuì debolmente. «Credo che andrò a controllare come sta, ora. Non penso che lasciarlo da solo in un momento del genere sia sicuro. Non l'ho mai visto in quello stato.»

Quando mai Dante aveva abbassato la testa e ritratto le zanne, anzichΓ© alzarsi e lottare? Quando mai aveva dato ragione a chi lo aveva insultato?

Non era parso affatto se stesso, quella sera Godric aveva visto un uomo diverso o, forse, il vero Dante, quello che si nascondeva sempre nella propria fortezza di sarcasmo e spacconerie per difendersi dal mondo.

Ho bisogno di sapere che ha attutito il colpo in qualche maniera. Non posso riposare finchΓ© non mi sarΓ² accertato che stia bene.

Si alzΓ² in piedi e per un attimo si osservΓ² gli abiti ancora macchiati di sangue ormai rappreso. Scelse di togliersi la casacca, se non altro per non ricordare ulteriormente a Dante l'accaduto.

Qualunque cosa avrebbe potuto rievocare lo spregevole atto di Cornelius e lui di certo non voleva peggiorare la situazione.

AbbandonΓ² l'indumento ormai da buttare sul divano sul quale era rimasto fino ad allora seduto e diede un bacio sulla guancia al padre. Un atto di rispetto e di affetto comune sia tra i figli che tra le figlie, piΓΉ comune al Nord che nel resto dell'Oltrespecchio.

Β«Buonanotte, papΓ . Almeno tu cerca di riposare, d'accordo?Β»

Roderick gli sorrise. «Non preoccuparti per me. Va' pure.» Un attimo dopo seguì con occhi meditabondi il figlio uscire dal salotto, in preda a molti pensieri.

Godric, dieci minuti dopo, giunse alla stanza di Dante, ma, bussando e bussando, si rese conto che non era lΓ  dentro, specie quando si convinse a sbirciare e non lo vide da nessuna parte.

Non dirmi che Γ¨ andato via senza neppure dirmi niente, pensΓ² afflitto.

Udì dei passi e si voltò. Vide una domestica fermarsi e quest'ultima capì al volo. «Se lo cercate, si è recato giù alle terme per ripulirsi. Voleva stare da solo e mi ha chiesto indicazioni su quale luogo fosse più appropriato allo scopo.»

Il ragazzo la ringraziΓ² e si affrettΓ² per i corridoi, poi le le varie rampe di scale, finchΓ© non giunse nel piano sotterraneo dedicato alle terme.

In tempi molto meno recenti erano state delle autentiche piscine, ma poi il nonno di Godric le aveva fatte riconvertire in vere e proprie terme dove i membri della famiglia e gli ospiti potessero rifugiarsi a piacimento.

Giunto alle grandi porte, però, ebbe un attimo di esitazione. Si augurò di non trovare Dante così come la regina Lytha molti anni prima l'aveva partorito, ma le sue speranze si rivelarono vane quando, decisosi ad accedere alla sala, lo vide ancora intento a lavarsi via dal corpo scolpito e costellato di segni e cicatrici il sangue rappreso. Doveva aver iniziato dai capelli e dal viso, visto che la sua lunga e bagnata chioma appariva priva di spiacevoli incrostazioni scarlatte.

Cavolo, si lamentò mentalmente il ragazzo, sapendo di avere le guance in fiamme e un purosangue imbizzarrito al posto del cuore. Si ripeté di non guardare giù per nessun motivo, di non fissare il fondoschiena di quell'uomo, ma fallì miseramente.

Benché avesse il passo leggero, Dante dovette comunque sentirlo arrivare, visto che, quando ormai Godric era a un solo metro di distanza dal bordo della vasca, fu lesto a recuperare la spada lì posata, farla sibilare in aria e puntarla verso il giovane.

Era chiaro che avesse ancora i nervi a fior di pelle e fino ad allora avesse temuto, atteso anzi, eventuali tentativi da parte di Cornelius di fargli la festa fino in fondo. Reghsar riusciva a vedere un lieve strato di paura velare gli occhi azzurri del proprio maestro, il quale dovette poi riconoscerlo, visto che mise via l'arma.

Rivoli d'acqua scura scivolavano sul suo torace glabro e degno di un atleta greco-romano, giΓΉ fino al plesso solare e... ancora oltre.

Questo Γ¨ oltremodo imbarazzante, pensΓ² il ragazzo, guardando altrove. Β«Non volevo spaventartiΒ» balbettΓ². Β«Volevo solo accertarmi che stessi bene. Sai... dopo quello che Γ¨ successo prima.Β»

Dante lo squadrò quasi sospettoso, poi tornò a strofinarsi un braccio nel tentativo di rimuovere fino all'ultimo millimetro di sangue rappreso. «Sto una favola» replicò laconico. «Festa già finita?» aggiunse, il tono volutamente civettuolo e forzato. «Qui al Nord siete tutti soliti gettare sempre in faccia ai vostri ospiti stranieri una caraffa di sangue, giusto per farli sentire a loro agio? Se è così, vi consiglio di cambiare approccio.»
Godric fece per parlare e dirgli che i Reghsar avevano chiuso con Cornelius, ma l'altro parlΓ² di nuovo: Β«Mi hai chiesto tante volte, in questi anni, come fosse stata la mia vita prima che tu mi capitassi tra capo e collo, e come ancora sarebbe stata quando avrei finito di istruirti. Ora lo sai, Godric. Sai qual Γ¨ la mia reale esistenza sia qui che a Elgorad. Questi ultimi quindici anni sono stati solo una lunga tregua, a frenare le malelingue era solo la tua presenza, quella del figlio di un uomo rispettabile, ma ora che ho terminato il mio compito sono tornato a essere l'uomo che detestano da sempre. Sei soddisfatto? C'Γ¨ altro che desideri approfondire, dimmi?Β»

Forse nessuno prima d'allora gli aveva versato addosso del sangue, ma era ovvio che umiliazioni di quel genere si fossero giΓ  verificate, forse persino giornalmente.

Β«Ora capisci perchΓ© Γ¨ molto meglio che tu resti qui, con tuo padre, piuttosto che avere per amico uno come me?Β»

Quelle parole furono come una bella botta in testa per il giovane Efialte. Con aria risoluta si avvicinò e incrociò le braccia. «Non è stata colpa tua, ma solo di Cornelius e lui aveva torto. Ci vogliono ben altri sforzi per farmi cambiare opinione sul tuo conto. Onestamente non pensavo che bastasse così poco per farti avere dei dubbi su te stesso.»

L'altro se ne uscΓ¬ con una mezza e amara risata. Β«Li ho da tutta una vita. Non Γ¨ il primo nΓ© l'ultimo ad avermi definito un β€Ÿmostro" e in tutta franchezza penso che un giorno di questi, prima o poi, mi stancherΓ² e deciderΓ² di dare loro ciΓ² che desiderano, un mostro da temere, e mi assicurerΓ² di essere il peggiore che abbiano mai avuto il dispiacere di incontrare. Sono destinato a tale sorte da quando sono venuto al mondo.Β»

«Non dirlo neanche per scherzo» lo redarguì Godric, un po' preoccupato nel vedere che era spaventosamente serio e visibilmente stanco dello scherno e degli insulti. «Molla la presa e darai loro esattamente ciò che vogliono. Vuoi davvero concedere a certi imbecilli una simile soddisfazione? Se ne vadano in malora. Stasera non ho assistito ad altro, se non a un episodio di crudeltà della peggior specie. Sono loro i mostri, se ti lanciano addosso del sangue e poi ridono come idioti vedendoti cadere, invece di aiutarti.»

Non gli piacevano quei discorsi e non poteva permettere a quell'uomo di arrendersi così e rinunciare a mostrare al prossimo che era molto più di quanto desse a vedere in superficie.

Β«Se ti giudicano senza neppure conoscerti realmente, allora che si impicchino. A me non interessa minimamente cosa possa essere o non essere accaduto, va bene? Quella storia appartiene al passato e il Dante che io conosco Γ¨ una brava persona. Se stai solamente provando ad allontanarmi per qualche assurdo motivo, allora dovrai impegnarti un po' di piΓΉ.Β»

Evergard piegò un angolo della bocca in modo forzato. «Vieni a dirmi tutto questo di nuovo quando ti ritroverai morto o con la vita rovinata per colpa mia. Sono proprio curioso di sapere se la penserai ancora così, a quel punto.»

Β«Ora sei patetico.Β»

Β«Sono solo realista.Β»

Godric ne ebbe davvero abbastanza. «Non sei solo come credi. Ti ho sentito dirlo a Kelsa quella sera, ma ti sbagli, Dante. Qualcuno dalla tua parte lo hai eccome e dovresti farne tesoro, anziché allontanare tutti a priori solo perché hai paura di non so neanche cosa. Vuoi un amico? Ce l'hai davanti, accipicchia! Lo hai accanto da quindici anni e credo di aver chiarito definitivamente ciò che penso di te stasera, quando ti ho aiutato a rialzarti, invece di ridere o restare indifferente come tutti.» Esitò per alcuni istanti, tentato finalmente di dire ciò che realmente provava, ma poi capì che non era il momento adatto e che forse, in realtà, mai ce ne sarebbe stato uno. «Ti voglio bene e questo non puoi semplicemente ignorarlo, cancellarlo o cambiarlo. Qualunque sforzo sarebbe solo inutile, punto e basta. Cornelius si è comportato in modo mostruoso e tutti hanno sentito la messa al mando che gli ho imposto. Pensi che se fossi rimasto con mio padre fino all'età adulta, avrei avuto lo stesso coraggio? Restare con te ha determinato il mio presente e il mio futuro, e sono felice di essere oggi qualcuno che non teme di schierarsi dalla parte giusta solo perché non fa comodo a tanti altri. Se tu non fossi stato una persona buona, tra l'altro, allora perché mai avresti dovuto farti quasi ammazzare per salvarmi, tanti anni fa? Ti sei messo nel sacco da solo, caro Dante.»

L'altro sbattΓ© le palpebre, fissandolo con aria seria. Β«Tu parli decisamente troppoΒ» sentenziΓ² scocciato.

Β«GiΓ , e per giunta dico anche il vero. Deve essere una tortura per te.Β»

Β«Sei fastidioso, non lo nego.Β»

«Non quanto te quando te ne stai lì a commiserarti e a pensare che tutto sia sempre destinato a finire male. Se questa è un'abitudine, allora campi un bel po' male.» Godric esitò, poi fece una cosa molto stupida e forse rischiosa: inginocchiatosi, si sporse e lasciò un bacio sulla guancia a Dante, il quale sussultò e quasi subito si ritrasse.

Β«Cosa diaminaccio...Β»

Il ragazzo soffocò una risata. Non gli sfuggiva per niente il rossore sulle guance di Dante, ma scelse di non infierire. «Hai detto di voler essere trattato come tratto mio padre e... beh, quando papà è triste, o solo per dimostrargli che gli voglio bene, gli bacio la guancia. Con lui funziona sempre e devo dire che sembra funzionare anche con te.» Si rimise su. «'Notte!» Non aggiunse altro e lasciò la sala. Nel farlo, però, solo per un momento ebbe quasi la sensazione che Dante lo stesse fissando, ma probabilmente non era così. Perché avrebbe dovuto?

In realtà aveva ragione, ma ben presto Evergard tornò al solito atteggiamento, roteò gli occhi inviperito e sibilò un'imprecazione. «È ancora un marmocchio! Tsè!»

Β«Mi stupisce non poco che tu abbia accettato di venire fin qui, visto il gran daffare che hai ogni singolo giorno a Elgorad.Β» Roderick si scostΓ² dall'abbraccio caloroso in cui aveva avvolto il re dell'Ovest. BenchΓ© non fosse certo di quanto fosse regolare, aveva accettato di non rivolgerglisi dandogli del β€Ÿvoi" anche se, trattandosi di un sovrano, non era semplice trattarlo ancora come se fossero stati pari.

Malgrado Dante non sembrasse invecchiato d'un solo giorno, bastava guardarlo negli occhi per capire che ormai, come Efialte, avesse raggiunto fino in fondo la piena maturitΓ , sia come uomo che come re. A Elgorad le cose, da quel che si sentiva dire, andavano piΓΉ che bene e Dante aveva spiazzato l'intero regno rivelandosi un buon sovrano.

L'unica pecca era che non avesse ancora nΓ© una regina nΓ© un erede al trono, oltre al fatto che era uscito vivo da ben tre tentativi di assassinio da quando era salito al potere. La vita a corte si era rivelata per lui molto meno noiosa, e non sempre in modo piacevole, pertanto, quando aveva letto la missiva di Roderick, era stato contento di prendersi una breve pausa dagli obblighi di regnante per far visita a un vecchio amico di famiglia.

Β«Ogni scusa Γ¨ buona per venir meno a qualche noiosa riunione con i governatori delle regioni dell'Ovest, credimiΒ» replicΓ² Evergard, roteando gli occhi. Β«Prima o poi ne uscirΓ² matto.Β»

Β«Dicono che tu abbia avuto molto da fare anche nell'occuparti ancora della tua attivitΓ  di cacciatore. Certe abitudini non muoiono mai, dico bene?Β»

Β«Considero quell'attivitΓ  una meritata vacanza. Preferisco di gran lunga prendere a calci i draghi anzichΓ© presenziare ai continui ricevimenti indetti da mia madre per trovarmi una compagna. L'ultima volta le ho inventato che avevo da fare altrove e non mi sono neppure presentato.Β»

Roderick si accigliΓ². Β«Ed Γ¨ una cosa regolare?Β»

Β«Beh, sono il re. Posso eccome.Β»

«Tuttavia, al tuo posto, cercherei di accontentare Lytha e darle ciò che davvero desidera. È stata una brava madre e credo che le farebbe volare il cuore avere finalmente un nipotino da viziare.»

«Ho delle amanti. Più o meno è la stessa cosa. E poi credimi, Roderick: fino ad ora non è mai saltato fuori neppure un marmocchio illegittimo e solo gli dèi sanno quante volte abbia avuto rapporti con questa o quest'altra donna senza ricordare di fare attenzione. Inizia a circolare voce che io sia sterile, perciò forse è meglio che mia madre si metta il cuore in pace.»

Β«Sciocchezze. Per noi Efialti Γ¨ un po' piΓΉ complesso avere dei figli.Β»

«Sì, so che bisogna ingraziarsi la Grande Madre, ma non sono tipo da inginocchiarmi davanti a chicchessia, men che meno una sedicente dea che interviene solo quando le aggrada.»

Β«Non parlavo di lei. Il punto, Dante, Γ¨ che nel nostro caso dobbiamo prima amare davvero una persona per poter avere un figlio. FinchΓ© non amerai davvero una delle tante donne che sei solito corteggiare, la tue ereditΓ  rimarrΓ  su un suolo instabile.Β» Lord Reghsar, notando che l'altro di colpo sembrava evitare il suo sguardo, si prese qualche istante per osservarlo. Β«Eppure ho quasi l'impressione che in realtΓ  qualcuno ci sia eccome. Quindi... Γ¨ possibile che quel qualcuno sia finalmente riuscito a far breccia nel cuore impenetrabile del re di Elgorad?Β»

Β«Chiedo scusa?Β» Malgrado il suo fingere ignoranza, era chiaro che la domanda fosse andata a segno e lo avesse messo in gran difficoltΓ .

Β«Suvvia, l'ho subito notato che sembri cambiato.Β»

Β«I-Io non so proprio a cosa ti stia riferendo.Β»

Talmente Dante era teso, che quando sentì le porte del salotto spalancarsi con poca grazia, scattò subito in piedi e, senza riflettere, mise mano all'elsa della spada che portava al fianco. Riconoscendo subito quell'aura bianco-azzurra, però, fu lesto a dissimulare il gesto. Fece appena in tempo a fare ciò prima di esser raggiunto da Godric e venir stretto in un abbraccio sì e no soffocante.

Β«Appena mi hanno detto che eri a Varesya, sono subito corso qui! Non fanno che parlarne tutti, ma non riuscivo a crederci! Ah, che bello!Β»

Ma perchΓ© al Nord sono tutti pettegoli?, si chiese snervato Dante, augurandosi che il rossore sulle proprie guance passasse inosservato.

Β«Veramente non volevo che...Β»

Β«Quando sei arrivato?Β»

Β«Solo qualche minuto fa e...Β»

Β«Ti sono mancato?Β»

Β«Oh, mamma.Β»

Roderick ebbe la grazia di avvicinarsi e intervenire: Β«Non cominciare subito a intontirlo, suΒ» scherzΓ².

Β«Oh, taci! Sono anni che non lo vedo!Β»

Dante decise subito di ridarsi un certo tono e schiarì la voce. «Pensavo fossi impegnato con il lavoro.» 

Β«Non abbastanza da non venire qui per salutartiΒ» replicΓ² prontamente l'altro, il quale ormai da tempo era diventato un guaritore. Uno fra i piΓΉ capaci, stando a quel che si diceva in giro. Β«Volevi svignartela, eh?Β»

Β«In effetti era proprio ciΓ² che intendevo fare. Mi hai guastato tutti i piani.Β»

Evergard sapeva di esser passato dalla padella alla brace e sentiva lo sguardo di Roderick addosso, come se lui, in realtΓ , fosse stato in grado di leggergli dentro e vedere ciΓ² che invece a Godric sfuggiva.

Uno dei motivi per cui aveva accettato l'invito di Roderick era proprio il petulante, giovane Efialte che non smetteva di tempestarlo di domande e di interromperlo ogni qual volta cercava di rispondere.

Si comportava ancora come un ragazzino, cosa che suo malgrado lo fece sorridere.

Si decise a prenderlo per le spalle per fargli dare una calmata. Β«Ho capito che sei felice di vedermi, ma non esageriamo.Β»

Per cause che andavano oltre il suo controllo, gli sfuggì lo sguardo sì e no scintillante di autentica gioia che campeggiava negli occhi di Godric.

Dire che avesse lasciato il proprio laboratorio, senza neppure curarsi dei molti impegni che aveva quel giorno, sarebbe stato riduttivo. In quegli anni di tanto in tanto si erano visti e riuniti per inseguire le piΓΉ disparate avventure che necessitavano di piΓΉ di un cervello, ma mai con costanza, specie per via del ruolo di sovrano di Dante.

Quella per Godric era un'occasione unica e speciale. Si chiese come fosse possibile che piΓΉ il tempo passasse e piΓΉ quell'uomo gli sembrasse avvenente come nessun altro.

Conscio che altrimenti sarebbe finito per fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito per un bel po' di motivi, fece un passo indietro e lo lasciΓ² andare, anche se, fosse stato per lui, si sarebbe stretto a Dante per sempre.

Β«Scusa, ma davvero... ho sentito la tua mancanza. Ad ogni modo, ora lascio te e mio padre a discutere dei vostri affari.Β» Si rivolse a Lord Reghsar. Β«Vado a salutare Lucilia. Ci vediamo piΓΉ tardiΒ» aggiunse, riferendosi alla matrigna. Suo padre si era infine risposato, qualche anno addietro, e sembrava felice con la sua nuova compagna. Godric andava d'accordo con lei, era una brava donna e pareva esser sempre stata parte della famiglia.

Dante si limitΓ² a salutarlo con un cenno e poi, dopo un attimo di silenzio, ormai rimasto da solo con Lord Reghsar, disse: Β«Credo... credo tu abbia ormai compreso per quale altra ragione ho deciso di incontrartiΒ».

Roderick fece un bel respiro. «Beh... questa sì che è una sorpresa.»

Β«Non sembri granchΓ© indisposto all'idea che io provi qualcosa per tuo figlio.Β»

Β«Al cuor non si comanda, dicono i saggi. C'Γ¨ ben poco da fare per quelloΒ» replicΓ² con molto giudizio il nobile. Β«E credimi, Dante, non c'Γ¨ persona migliore alla quale sarei felice di affidare la sorte futura di mio figlio e la sua sicurezza. Lo avrai pur cresciuto, ma... beh, fra voi non c'Γ¨ un legame di sangue.Β»

Β«... ma?Β»

«Godric è un ragazzo del Nord, Dante. Sai meglio di me cosa significherebbe per i tuoi sudditi. Non lo accetterebbero neppure fra cent'anni a venire e... i rapporti sono già abbastanza tesi, si rischierebbe una vera e propria guerra, ed è questo a farmi tentennare dal concederti la mano di mio figlio. Se tu fossi stato un sovrano del Sud, dell'Est o del Nord, non ci sarebbero state reali preoccupazioni per me e grazie al cielo, al contrario degli umani, così ignoranti in certi ambiti, per la nostra specie non è un problema. Con un po' di impegno un erede lo avresti comunque e un nipote di sangue regale sarebbe il mio più grande orgoglio, ma poi mi domando quanto a lungo sarebbe concesso di vivere a quell'erede e a mio figlio. Li ucciderebbero entrambi, Dante. L'odio dell'Ovest per il Nord non si estinguerebbe, aumenterebbe soltanto, e sareste tutti in grave pericolo. Andresti incontro a una rivolta.»

Gli spezzava il cuore infrangere a propria volta quello di Dante, ma c'erano piΓΉ contro che pro in quella faccenda.

Β«Se provi davvero dei sentimenti per lui, allora ti chiedo di reprimerli o almeno celarli, e di lasciarlo andare. Permettigli di avere una vita tranquilla e sicura. Dimenticalo, per il bene non solo suo, ma anche tuo.Β»

La vita non era una fiaba e situazioni del genere andavano sempre a finire in tragedia. Roderick non voleva vedere il figlio di un suo caro amico, nonché un promettente re, e il proprio di figlio, diventare i protagonisti di un dramma come quello che sarebbe sicuramente avvenuto se lui, in maniera del tutto irresponsabile, spinto dall'affetto e dal cuore troppo tenero che aveva, avesse permesso loro di stare insieme, a suo figlio di diventare il consorte di un re sì rispettato e temuto, ma che solo di recente era riuscito a guadagnarsi anche l'amore del proprio popolo.

Una guerra fra Nord e Ovest era un prezzo da non pagare, neppure in nome dell'amore.

Che suo figlio fosse invaghito di Evergard l'aveva capito un bel po' di tempo addietro, ma non si era aspettato che un giorno avrebbe finito per vedere Dante cadere a sua volta nel tranello.

Β«Lascia che mio figlio sopravvivaΒ» aggiunse. Β«L'unico modo che hai per proteggerlo Γ¨ mantenere il silenzio su ciΓ² che provi per lui fino all'ultimo giorno della tua esistenza.Β»

Β«Non ho chiesto io di essere re.Β»

Β«E mio figlio non ha chiesto di nascere nel Nord, eppure eccoci qua.Β»

Non erano molto distanti dalla finestra e da lì riuscirono a scorgere l'oggetto della pesante e dolorosa chiacchierata parlare e sorridere a Lady Lucilia, e ancora scherzare con la sorella e il fratello minori.

Dante non vedeva altro che tre sagome, ma avrebbe riconosciuto sempre e comunque quella di Godric, il ragazzo per il quale si ritrovava a provare sentimenti che giΓ  da soli, senza l'ausilio delle preoccupazioni di Roderick, lo avevano a volte spinto a provare per se stesso ripugnanza e fatto sentire sbagliato.

Β«Lascialo andare, ti pregoΒ» ripetΓ© Lord Reghsar, stringendogli una spalla.

La sagoma bianco-azzurra che Evergard stava guardando parve quasi diventare informe per via delle lacrime che affollavano gli occhi del disperato re. Di nuovo era costretto a convivere con il cuore che fin troppe volte gli era stato giΓ  spezzato.

Β«Va beneΒ» replicΓ² con un filo di voce, tergendosi il viso dalle lacrime appena affiorate. Β«Hai la mia parola: non lo verrΓ  mai a sapere.Β»

Si era già innamorato altre volte, ma mai in quel modo, e ora che era di fronte all'ennesima perdita, all'ennesima porta chiusa, si rese conto che non aveva mai fatto così male. C'era qualcosa di diverso, di ancora più doloroso e insopportabile. Se gli avessero strappato il cuore dal petto, non era certo se il dolore avrebbe retto il confronto con ciò che provava in quel preciso istante. 
Se fosse stato un altro tipo di sovrano, avrebbe potuto agire con la forza, appellarsi a qualche legge o semplicemente al suo regio diritto di poter fare quel che gli pareva e piaceva, quando e se gli aggradava. Avrebbe potuto semplicemente dire la veritΓ  a Godric e spingerlo ad abbandonare la famiglia e tutto quanto per stare al suo fianco come suo sposo. Avrebbe potuto farlo eccome, ma lui non era quel tipo di persona. Egoista lo era stato, ma si era ripromesso di essere un uomo migliore dopo esser salito al trono. Una brava persona doveva solo accettare che, guardando il quadro complessivo, non vi fosse alcun avvenire roseo per una simile unione. A volte bisognava arrendersi e basta, pensare al prossimo prima ancora che a se stessi e lui, in quanto re, non voleva entrare in guerra con il Nord nΓ© coinvolgere in simili intrighi di potere una delle persone alle quali teneva maggiormente, forse quella che amava piΓΉ di chiunque altro.

E comunque credi davvero che potrebbe ricambiare questi sentimenti, sciocco? Come se non ti conoscesse e non sapesse che razza di belva sei. Le bestie non sono fatte per esser amate, ricordatelo, si disse.Β 

Chi avrebbe mai potuto amare una bestia? Non di certo una persona buona come Godric.Β 

Meritava di meglio. Molto di meglio.

Si costrinse a guardare da un'altra parte. Β«Credo sia meglio per me non trattenermi, allora. Non renderΓ² le cose piΓΉ difficili di quanto giΓ  non siano.Β» Rivolse un breve cenno all'uomo. Β«Vi saluto, Lord Reghsar. Addio.Β» Di restare non se ne parlava, troppo era il suo timore di combinare un disastro. Per un po' avrebbe dovuto mettere distanza fra sΓ© e quella famiglia, soprattutto Godric.

Con la morte nel cuore, Roderick rispose con un rispettoso inchino. Β«Addio, maestΓ . Possiate comunque trovare la vostra felicitΓ , un giorno. Ve lo auguro con tutta l'anima, credetemi.Β»

Entrambi scelsero di tornare a recitare alla perfezione le loro rispettive parti in modo da rendere, pur senza riuscirci, la questione meno spinosa e sofferta.

Β«Spero di riuscirciΒ» ribattΓ© Dante, aprendo infine le porte e uscendo.

Quando aveva infine raggiunto il proprio cavallo, lo stesso fedele stallone dagli occhi azzurri come i suoi che sempre lo aveva accompagnato nelle sue tante imprese, montΓ² in sella e fece per spronare l'animale, ma gli fu impedito di partire dall'arrivo proprio di Godric.

Β«Dove... dove stai andando? Mi hanno detto di averti visto uscire in fretta e furia, che succede?Β»

Era ovviamente dispiaciuto e per una volta, solo una, Dante fu grato di essere cieco, perchΓ© ciΓ² gli consentiva di non vedere l'espressione affranta e a tratti offesa del ragazzo. Mantenne il controllo. Β«Il Pheryon di mia madre mi ha consegnato un messaggio da Elgorad e devo subito far ritorno a casa. Purtroppo non posso restare, non oggi.Β»

Β«M-Ma credevo che...Β»

Evergard si appellò a tutta la propria forza di volontà per recitare al meglio la parte dell'uomo scocciato che aveva ben poca voglia di stare a disquisire con un ragazzo di estrazione sociale inferiore alla sua. Si premurò di rifilargli un'occhiata gelida. «Al contrario di altri, Godric, ho molte responsabilità cui far fronte. Magari sarebbe ora anche per te di impegnarti in faccende serie.» Non avendo la forza di spingersi oltre, spronò il cavallo e partì al galoppo.

Β«Vostra MaestΓ , vi prego di riconsiderare la vostra decisione!Β»

Dante si trattenne dallo sbottare e uscì dalla sala dei concili, non volendo più sentire ulteriori piagnistei. «È l'unica cosa rimasta da fare e fino a prova contraria, io sono il re e io decido.»

Β«Ma siete ancora giovane e...Β»

Il re si voltΓ² per affrontare il consigliere e i due magistrati. Β«Ho detto che troverΓ² un erede in un altro modo e non intendo piΓΉ tornare sulla questione! Intesi?Β» tuonΓ².

Che c'era di male nel voler adottare un ragazzo promettente, addestrarlo per il futuro compito di sovrano e porre fine a certe malelingue che iniziavano seriamente a dargli fastidio.

Accettava tutto, ma non che la gente spargesse in giro la voce che era impotente o addirittura così scemo da non saper neppure fare il proprio dovere.

Erano passati tredici anni e nessuna delle sue amanti, neppure una, era mai rimasta incinta, neanche grazie a ogni genere d'aiuto medico.

Forse diventare padre in quel modo non era il suo destino e allora doveva correre ai ripari prima che a qualche altro idiota saltasse in mente di assassinarlo una quinta volta.

Solo tre settimane prima era stato avvelenato e per poco non ci aveva rimesso le penne, e non poteva permettersi di tirare le cuoia per un motivo o l'altro e lasciare incustodito il trono, scatenando così una guerra per il potere dalla quale la sua famiglia non ne sarebbe uscita incolume.

Sua madre e suo zio non erano più così giovani e da tanti anni non brandivano un'arma. Non poteva correre un simile rischio e trovare una possibile regina che non stesse sul gozzo al popolo era più difficile di quanto si pensasse.

Di quattro principesse nell'arco di tredici anni, ne fosse stata bene una, che fosse stata anche solo una, a quegli ingrati.

Quattro fidanzamenti finiti a gambe all'aria perchΓ© i Figli di Rasya erano schizzinosi.

Vedendo i tre funzionari finalmente tacere, fece un respiro profondo. Β«Mio cugino Tiberius Γ¨ l'unica opzione. Condividiamo lo stesso sangue, i nostri padri erano fratelli e lui Γ¨ abbastanza giovane e con la mente fresca da poter essere istruito come si deve. Dite al principe Remus di venire qui a Elgorad e di portare con sΓ© il figlio. Non rivelategli la natura dell'incontro, desidero parlarne a quattrocchi con Remus da solo e in privato.Β»

Vedendo che quei tre non si erano mossi di mezzo millimetro, sbuffΓ² come un toro. Β«Convocateli, dannazione! Spicciatevi!Β»

I magistrati e il consigliere sobbalzarono e come frecce se la diedero a gambe per obbedire all'ordine.

«Ma perché non ho finto la mia morte e non mi sono trasferito come intendevo fare la notte prima dell'incoronazione?» borbottò irritato il sovrano. «È il colmo!»

Non lo entusiasmava dover adottare come suo erede il cugino, un ragazzino viziato che in tutta franchezza poco gli andava a genio, ma quale altra scelta aveva? La situazione era a un punto morto e drammatica. Per quel che ne sapeva, sarebbe potuto morire da un momento all'altro e non v'erano candidati migliori.

Poco fa era giunto nella sala del trono, austera e al tempo stesso superba e magnifica, di roccia bianca che quasi abbagliava; il trono di pietra invece era nero, lo schienale ornato da decorazioni che consistevano in rovi fra i quali v'erano anche dei fiori del buio, sempre del medesimo materiale, e sul limitare dei braccioli, dove di solito si posavano le mani, v'era una coppia di teschi le cui orbite parevano comunicare dolore e disperazione.

Un po' di pessimo gusto, ma in fin dei conti Rasya, il primo re, era pur sempre il Signore dei Tormenti.Β 

Dante posò su uno dei braccioli il gomito e con la mano sollevata a mezz'aria si sostenne la fronte. Non ne poteva più di quella faccenda e per quanto cercasse di ottenere l'amore e l'approvazione del suo popolo, finiva sempre e solo per ricevere ben altro. Alla gente non piaceva, inutile prendersi in giro. Lo avrebbero visto sempre e solo come il figlio di Aries maledetto dagli dèi, punito con la cecità e per giunta responsabile della morte del proprio predecessore, il quale invece era stato amato eccome. 

Β«Ma cos'altro volete da me?Β» mormorΓ² sconfitto.

Dava sempre tutto, ma non pareva mai bastare.

Forse dovrei semplicemente abdicare.

GiΓ  altre volte l'idea l'aveva sfiorato, ma battere in ritirata era da vigliacchi e non gli andava di passare alla storia di Elgorad come tale.

Sarebbe stata un'infamia troppo grande per la stirpe degli Evergard. Un re di Elgorad che si arrogava il lusso di scappare dalle proprie responsabilitΓ  poi aveva il dovere e obbligo morale di andarsene in esilio. Non avrebbe piΓΉ rivisto la propria famiglia.

Magnus, il suo Pheryon, vedendolo decisamente giΓΉ di corda svolazzΓ² verso di lui e gli si posΓ² in grembo. L'Efialte, sorridendo mestamente, con l'altra mano lo accarezzΓ² sul capo triangolare.

Β«Ormai mi resti solo tuΒ» gli disse con affetto.

Tredici anni gli erano serviti a ricordare per quale ragione in passato non avesse mai fatto i salti di gioia al pensiero di salire al potere.

PiΓΉ si avanzava verso la vetta e meno persone si avevano al proprio fianco. Alcuni se ne andavano per cause di forza maggiore, altri per invidia, altri ancora perchΓ©, come a volte succedeva, ci si allontanava piano piano fino a tornare a essere degli sconosciuti gli uni per gli altri.

C'erano giorni nei quali si sentiva semplicemente prigioniero di quelle mura e consapevole di non avere alcuna via d'uscita.

Β«Che ne sarΓ  di me, Magnus?Β»

Il Pheryon trillΓ² come a voler rispondere che lui stesso non ne aveva alcuna idea, un suono triste e appena udibile.

Sollevarono entrambi lo sguardo quando udirono le porte della sala del trono aprirsi. Videro entrare Lytha, la quale rimaneva ovviamente la regina madre. La donna rivolse al figlio un sorriso. Β«Ti disturbo?Β»

Β«Quando mai lo hai fatto?Β» la rimbeccΓ² scherzoso Dante. Β«Dimmi pure.Β»

Β«C'Γ¨ una persona che vorrebbe vederti e ho pensato che avresti gradito la sua visita, perciΓ²...Β», si voltΓ² a parlare con qualcuno rimasto fuori e, un attimo dopo, entrΓ² seguita dall'ospite, il quale si rivelΓ² una presenza familiare che da tempo il re non aveva piΓΉ avuto modo di percepire nΓ© scorgere.

Godric? Che diavolo ci fa qui?

Evergard deglutì appena, poi, con molta nonchalance, si alzò e rimase dove si trovava, magnus seduto a terra accanto a lui come un cane da guardia di tutto rispetto.

Lytha scelse di lasciarli da soli, ma prima, pur sapendo di non poter esser vista dal figlio, gli rivolse comunque un'occhiata mesta.

Sapeva cos'era accaduto tredici anni prima presso la dimora di Lord Reghsar, sapeva ogni cosa e sapeva che i sentimenti del suo unico figlio erano ancora forti e viscerali, tanto da farlo stare male, malgrado ormai fosse un'abitudine la sua far finta di niente e ignorare la questione.

Lo stesso fatto che rifiutasse di parlarne lasciava intendere quanto ancora lo ferisse, altro che storie.

I passi di Godric risuonavano appena nella sala e si arrestarono solo quando era a pochi metri di distanza dal re.

L'Efialte piΓΉ giovane appariva piΓΉ in forma che mai e pareva persino essersi fatto un po' di muscoli in piΓΉ rispetto all'ultima volta che si erano visti. Stava per compiere ormai il suo cinquantanovesimo anno di vita e ciΓ², dal punto di vista del loro popolo, significava che non era ancora propriamente in etΓ  matura. Stava ancora crescendo, in un certo senso, ragion per cui anche i suoi poteri avrebbero impiegato almeno altri cento o duecento anni prima di raggiungere l'apice dell'efficacia.

Eppure a Varesya non v'era neppure un solo abitante che dubitasse della sua bravura come mago e guaritore, tanto che era stato infine scelto, qualche anno prima, per istruire nella magia una giovane donna di nobile famiglia.

Godric aveva fatto strada, si era fatto una carriera e una vita. Aveva scelto semplicemente di andare avanti e seppellire i sentimenti per l'uomo a poca distanza da lui in nome del proprio quieto vivere, nonchΓ© sanitΓ  mentale. A un certo punto c'era mancato poco che avesse mandato all'aria ogni singola cosa perchΓ© l'esser stato lasciato indietro e dimenticato da una persona importante come Dante gli aveva spezzato il cuore. Malgrado la loro amicizia, non si era disturbato neppure a dirgli addio e alla fine, dopo esser finalmente tornato a pensare un po' a se stesso, aveva deciso di fare il primo passo e di affrontare una volta per tutte la situazione.

Si guardΓ² in giro, poi: Β«Si parla da sempre dello splendore di questa sala in particolare, ma non mi aspettavo tanta magnificenza. Non arrabbiarti, ma ti si addice assai, specie per l'austeritΓ Β».

Stava davvero cercando di non discutere, non quando ci teneva almeno a riferirgli una notizia tanto bella quanto, magari, simbolo di un riavvicinamento fra di loro.

Dante represse la voglia di raggiungerlo e abbracciarlo, restando esattamente dove si trovava. Β«Sei venuto fin qui dal Nord solo per tessere le lodi dell'architettura di questo palazzo?Β»

Β«In effetti no. Volevo rivederti. Sai, per sapere come stavi e... beh, per parlarti anche di un'altra cosa. Ho pensato ti avrebbe fatto piacere, visto che sei il mio maestro e che, almeno credo, siamo ancora amici.Β»

Per un solo, doloroso momento, Evergard si chiese se Lord Reghsar, alla fine, avesse vuotato il sacco, pur sapendo quante vittime fosse capace di mietere una speranza ingannatrice e vana.

«Parla, dunque» incalzò, solo per poi pentirsi di aver dato fiato alla bocca. Se ne pentì come non mai quando l'altro rispose: «Tra meno di un mese mi sposerò. Ormai sono fidanzato da un paio di anni e alla fine mi sono fatto coraggio e le ho chiesto la mano, perciò... pensavo ti avrebbe fatto piacere un invito alle nozze. La cosa che le piace di più di me è che non sono pomposo come tanti altri del mio rango e credo di dovere questo, almeno in parte, a te. Sei di famiglia, no?»

Un attimo... cosa?

Dante riuscì solo in parte a dissimulare la propria vera reazione, ovvero qualcosa a metà fra il dispiacere e la rabbia.

E lui che per un istante si era convinto che...

«Ah.» Guardò altrove e schiarì la voce. «Beh, condoglianz... uhm, volevo dire: auguri. I miei più sinceri auguri. Comunque... non credo sia un'idea saggia presentarmi ai festeggiamenti, visto com'è andata a finire l'ultima volta che ho presenziato a una celebrazione giù da voi del Nord, quindi... grazie per l'invito, ma mi duole dirti che sarò lì solo con il pensiero. Il corpo rimarrà qui, lontano da... beh, da caraffe di sangue, vino avvelenato e quant'altro.»

Si chiese perchΓ©, quando ci si convinceva che ormai le cose non sarebbero potute andare peggio, poi prontamente si veniva smentiti dall'ennesima pugnalata.

Godric, convinto di aver capito male, fece un passo avanti. Β«Come? Non verrai?Β»

Β«Temo di no. Ho impegni, sai com'Γ¨. Credo di aver anche un funerale da qualche parte nella mia lista di eventi cui partecipare!Β»

Β«Un funerale tra un mese?Β» ripetΓ© l'altro, non sapendo se ridere o meno. Β«Oh, andiamo, Dante! Nessuno ti getterΓ  addosso del sangue, stavolta, te lo giuro!Β»

Β«Qui da noi i riti funebri durano molto a lungoΒ» si inventΓ² di sana pianta Evergard, pur sapendo che una scusa simile non reggeva per niente e lo stava solo facendo sembrare un idiota. Il punto era che non poteva dire la veritΓ , ovvero che avrebbe preferito trapassarsi con la propria spada o ingoiare carboni ardenti piuttosto che vedere una scema qualsiasi sposare Godric.

Non seppe cosa lo trattenne dallo sbottare, dal dimenticare la promessa fatta a Roderick e urlargli di non sposare quella donna e di sposare invece lui...

Non lo sapeva, mai lo seppe, ma lo fece comunque. Rimase in silenzio, sperando che l'altro capisse che non voleva aver a che fare con il matrimonio di questo o quest'altro tizio.

Reghsar capì finalmente che non scherzava. «Una volta mi dicesti che avresti sempre avuto tempo per un amico. Che la famiglia e gli amici sarebbero sempre venuti prima dei tuoi impegni come re. Me lo dicesti solo per farmi star buono e zitto, non è così?» Invano provò a nascondere il tono di voce ferito. Nessuna rabbia, solo... dolore.

Per quanto tentasse in ogni maniera di capire, non ci riusciva.

Β«Ma cosa ti Γ¨ successo, Dante? Non sei piΓΉ quello di una volta. Davanti a me c'Γ¨ un uomo che non riconosco piΓΉ.Β»

Β«Vuoi la veritΓ ? Detesto i matrimoni e tutto ciΓ² che compete loro. Devo proseguire o ci fermiamo qui?Β» replicΓ² tagliente il re. Β«E ora torna pure dalla tua bella smorfiosa. Sono sicuro che riuscirΓ  a consolarti a dovere, sempre che non sia una cretina.Β»

«Non la conosci nemmeno e già da ora la giudichi così? Pensavo che tu, più di chiunque altro al mondo, non avessi un'abitudine così orribile e superficiale!»

Β«Che altro dovrei dire?Β»

«Non lo so, magari che sei felice per me e fiero della vita che sono riuscito a costruirmi, delle esperienze che tu stesso tanti anni fa mi dicesti che avrei dovuto fare e avere! Qualunque cosa tranne quest'immeritata arroganza e l'astio che ti leggo negli occhi!» perse la pazienza Godric. Non riusciva a credere a quel che aveva sentito fino ad allora. «Tredici anni che non ci vediamo, che non ti fai sentire e mi ignori apertamente, e mi tratti così?»

Dov'era andato a finire l'uomo che un tempo gli aveva detto di volergli bene e di non dubitare mai di tale affetto?

Mi dicesti che avevo un posto nel tuo cuore, proprio come la tua famiglia. Era anche quella una bugia?

Eppure in parte sentiva che qualcosa lo tormentava, glielo aveva letto poco prima in faccia, quando aveva reagito in maniera del tutto ingiustificata alla notizia del matrimonio fra lui e Ravya.

Β«Ti prego, Dante, parlami. Sono qui per questo: per parlare, proprio come facevamo una volta. Sono qui per ascoltarti, perciΓ² apriti con me! Se si tratta di qualcosa che ho fatto o detto, allora risolviamo insieme il problema e poi mettiamoci una pietra sopra!Β»

Perché devi fare così? Mi tratti a questa maniera, rispondi in quel modo e poi neppure hai il coraggio di sostenere questa discussione? Non ti importa niente di salvare la nostra amicizia?

Non capiva. Non ce la faceva a comprenderlo e quel silenzio era piΓΉ impenetrabile di una fortezza.

Si trattenne dal maledire il maestro di palazzo appena sopraggiunto nella sala.

Β«Vostra MaestΓ , ho qui la risposta di vostro zioΒ» disse l'uomo vestito di tutto punto e dall'aria severa. SuperΓ² Godric e consegnΓ² in una mano al re una missiva ben arrotolata e giunta solo minuti addietro tramite il Pheryon del principe Remus.

Dante ringraziΓ² con un cenno del capo il servitore. Β«Puoi andareΒ» lo apostrofΓ² mentre srotolava il messaggio e rapidamente ne leggeva il contenuto. Come si era aspettato, suo zio aveva accettato di incontrarlo e tra non molti giorni si sarebbe recato nella capitale per discutere faccia a faccia con lui della misteriosa questione.

Almeno questa Γ¨ fatta.

ArrotolΓ² nuovamente il messaggio e sollevΓ² gli occhi in direzione di Godric.

«Va' a casa. Non abbiamo nient'altro da dirci. Abbiamo vite diverse, Godric. È normale che gli impegni, a un certo punto, prendano il sopravvento sugli affetti. È vero, non mi sarò fatto vedere né sentire, ma tu in fin dei conti hai agito alla stessa maniera.» Scese i gradini che portavano al trono. «Torna a casa. È un lungo viaggio da qui a Varesya. Lungi da me voler farti tardare alle tue nozze.»

Si fermΓ² solo quando ebbe raggiunto le porte. Β«Mi dispiace per poco fa. Ho parlato senza riflettere. Penso che la donna che hai scelto di sposare sia sicuramente alla tua altezza e di buon cuore. Sii felice, Godric.Β»

Furono le sue ultime parole prima di abbandonare la sala. Mentre usciva, tuttavia, serrΓ² le palpebre con forza nell'udire risuonare alle proprie spalle dei singhiozzi.

Mi dispiace piΓΉ di quanto tu creda, fidati. Mi dispiace da morire.

In corridoio scorse una sagoma a lui familiare, ma non subito la ricollegò a quella della sua attuale favorita, Aemilia. Lo stesso avvertì il suo sguardo da cane bastonato, cosa che gli diede sui nervi non poco. Probabilmente tutti nel regno dovevano aver sentito lui e Godric discutere.

Β«Cosa c'Γ¨?Β» la apostrofΓ² brusco, passandole accanto senza sfiorarla minimamente. Β«Che diavolo avete oggi tutti quanti?!Β» aggiunse a denti stretti.

La donna, la quale attraverso le porte ancora aperte riusciva a sentire l'uomo giunto a palazzo solo mezz'ora addietro piangere, non ebbe il cuore di ignorarlo e di far finta di niente. Dopo un attimo di esitazione entrΓ² e un po' alla volta si avvicinΓ² al giovane inginocchiato sul pavimento e con il viso celato dalle mani.

Non le era mai capitato di veder tanto dolore in qualcuno e il re non aveva mai trattato a quel modo chi riteneva suoi amici.

Come ci si poteva aspettare, Aemilia era una delle fanciulle piΓΉ belle della corte, quella che attualmente si era guadagnata un posto nel letto del sovrano, nonchΓ© il suo favore, ma chiaramente sin da subito non si era aspettata da parte dell'uomo amore o altro.

Era un rapporto che recava vantaggi a entrambi, niente di piΓΉ, e si era raffreddato molto dopo che lei, solo un paio di settimane dopo avergli rivelato di aspettare un figlio, alla fine aveva avuto un brutto aborto spontaneo. La reazione di Dante non era stata delle migliori e c'era mancato poco che avesse spaccato tutto in quella stanza dove le sue speranze erano morte per l'ennesima volta.

Il re non aveva eredi, non riusciva a trovare una moglie adeguata e questo iniziava a pesare a tutti, lui in primis.

La giovane cortigiana aveva i folti e ricci capelli neri raccolti in un alto chignon al quale perΓ² sfuggivano volutamente, qui e lΓ , alcuni riccioli bruni; l'abito, lungo e dalla gonna che scendeva liberamente sui fianchi, era di una tonalitΓ  leggermente piΓΉ scura del cremisi e le rifiniture color dell'oro.

«Vorrei avere con me un fazzoletto, ma temo di esserne sprovvista, al momento» esordì, per poi offrire una mano al ragazzo e aiutarlo a tornare su. «Mi dispiace per... beh, la discussione che per caso ho udito. Non era mia intenzione origliare. Volevo incontrare a mia volta il re, ma poi, quando stavo per tornare indietro, lui è uscito e si è arrabbiato persino con la sottoscritta.» Le ultime parole furono un chiaro tentativo di prender tutto in modo scherzoso. «Non sono affari miei, ma... se volete, posso provare a fargli cambiare idea e farlo tornare sui suoi passi. Non è uno di quelli che mancherebbero mai a un'occasione così importante in nome dell'affetto per un amico.»

Godric si asciugΓ² le guance e guardΓ² con tanto d'occhi la donna. Β«PerchΓ© mai dovreste aiutarmi? Non mi conoscete neppure.Β»

Β«Ho una mezza esperienza nel dover aver a che fare quotidianamente con il temperamento del reΒ» replicΓ² con onestΓ  Aemilia. Β«A volte Γ¨ intrattabile e se la prende con chi non c'entra niente. Governa bene il regno, ma di tanto in tanto, come qualsiasi altro uomo, dimentica le buone maniere. Voglio aiutarvi perchΓ© sembrate tenere molto all'amicizia fra voi e lui e, soprattutto, alla sua presenza alle vostre nozze. Se posso esser d'aiuto, perchΓ© dovrei far finta di niente?Β»

Godric realizzΓ² chi era Aemilia e quale fosse il suo ruolo a corte. Β«Siete... la sua amante?Β»

«Proprio così» rispose con semplicità lei. «Mi scelse come sua favorita quasi un anno fa.»

Malgrado Godric fosse promesso ormai a Ravya, nonostante i sentimenti per quest'ultima fossero sinceri e forti, egli non potΓ© far a meno di provare una punta d'invidia per Aemilia, anche se lei era stata fino ad allora gentile e aveva lo sguardo buono.

«Suppongo ne abbia cambiate molte da quando è salito al potere» buttò lì, provando a celare una punta di risentimento.

Β«Non sapete neppure quanteΒ» convenne divertita Aemilia. Β«E non passerΓ  troppo tempo prima che decida di rimpiazzarmi con una donna piΓΉ bella o... beh, di temperamento che possa accattivarlo piΓΉ di quanto faccia il mio.Β»

Godric annuì, per nulla stupito. Non era una novità che a Dante piacesse cambiare spesso compagnia. Si stupì invece di se stesso e della propria sfacciataggine inopportuna quando gli sfuggì: «È un bravo amante?»

Non poté rimangiarsi la domanda e quando Aemilia lo guardò con aria maliziosa e complice, come se avesse letto nel suo cuore e scoperto il suo segreto più grande, avvertì un violento calore pervadergli le guance.

Β«Scusatemi, n-non avrei dovuto chiedere una cosa simile.Β»

Β«Non sono stata con molti uomini, ma Γ¨ molto piΓΉ bravo di mio marito, questo Γ¨ sicuro.Β»

Β«S-Siete sposata? Ma...Β»

Β«Beh, il re puΓ² fare ciΓ² che vuole con chiunque desideri, a patto che venga dall'Ovest. Le persone che provengono dalle altre parti del continente non sono viste granchΓ© bene. Il re ha provato piΓΉ volte a stringere accordi con questo o quest'altro sovrano per sposare le loro figlie, ma ogni volta Γ¨ andato tutto in malora appena si Γ¨ reso conto che il popolo non avrebbe accettato come regina una donna straniera.Β»

Godric era sbalordito. Β«Sposarsi? Ma lui odia la sola idea del matrimonio!Β»

«Oh, la detesta ancora, ma ha paura di venir assassinato con successo prima del riuscire ad avere un erede e... beh, se davvero accadesse, ci sarebbe una guerra civile per il potere. Il trono rimarrebbe senza un re e accadrebbero le cose peggiori. È un figlio che desidera, non una moglie in sé per sé. La situazione è peggiorata e la sua pazienza è al limite dopo che...», Aemilia esitò e guardò per qualche secondo da un'altra parte, gli occhi di colpo lucidi. «S-Se ve lo dico, vi prego di non rivelarlo a nessun altro. Lui voleva che restasse fra queste mura ed è importante che rimanga un'informazione riservata. Ci sono già abbastanza persone che dubitano di lui come uomo, non servono altri incoraggiamenti.»

Godric deglutì. «Dite pure. So mantenere un segreto, credetemi.»

Β«Io ero quasi riuscita a dargli finalmente l'erede che tanto voleva, ma poi... non so per quale ragione, ho perso il bambino. Neppure il guaritore di corte riesce a spiegarne il motivo. Ricordo solo di essermi sentita male, di aver perso i sensi e quando finalmente ho ripreso conoscenza... il bambino non c'era giΓ  piΓΉ. L'ho capito subito, mi sentivo... vuota, come se qualcosa mi fosse stato sottratto.Β»

Reghsar non riusciva a immaginare a quanto potesse essere difficile quella situazione. Vedeva, perΓ², che Aemilia stava ancora male per l'accaduto.

Β«Mi dispiaceΒ» disse sincero. Β«Quindi... Γ¨ per questo che Γ¨ di pessimo umore?Β»

«Penso di sì.» La donna fece un respiro profondo e fu lesta a passarsi le mani sulle guance. «Per questo non voglio che si faccia terra bruciata attorno: più il suo umore peggiora e più a risentirne saranno lui stesso e di conseguenza il regno intero. Se il popolo e coloro che cospirano a suo sfavore vedranno che è in una fase di debolezza e precarietà, sarà l'occasione giusta per colpire di nuovo e... forse... stavolta andare fino in fondo con il tentativo di porre fine alla sua reggenza.» Era chiaro che lei tenesse alla stabilità di Elgorad e all'evitare l'esplosione di una rivolta o di una guerra civile. Non si poteva dire che fosse una sciocca.

Strinse una spalla al ragazzo. Β«Rimanete qui per un paio di giorni. Vedrete che riuscirΓ² a convincerlo. Se davvero siete un amico di vecchia data, allora lui in questo momento ha bisogno di qualcuno di cui fidarsi.Β» Gli fece cenno di seguirla fuori dalla sala del trono. Β«FarΓ² subito in modo di farvi preparare una stanza. Se avete bisogno di qualcosa, chiedete pure a me, Lord Reghsar.Β»

N.d.A

L'ho detto che il resto di questi flashback non sarebbero stati una passeggiata, vero?
Beh, ritratto e dico che scriverli Γ¨ stato un inferno
Γ§_Γ§
Salvatemi dalla caparbietΓ  dei DanRic e il loro essere dei pagliacci T_T

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