✨ β„‚π• π•žπ•– 𝕝𝕖 𝕀π•₯𝕖𝕝𝕝𝕖 [ π•£π•šπ•”π•™π•šπ•–π•€π•₯𝕒 𝕕𝕒 @𝔸𝕦𝕣𝕠𝕣𝕒𝕋𝕙𝕖𝕆π•₯π•’π•œπ•¦π”Ύπ•šπ•£π• ] ✨


Una semplice one shot ambientata nell'universo canonico della Serie di Obyria e incentrata su una delle tante scene "eliminate", per definirle così, che nei vari capitoli della serie non ho potuto inserire. In questo caso vediamo Samantha e Cynder circa due mesi prima dell'inizio di "Tenebre ". La scena si svolge nel giorno in cui Cynder e Nephele annunciano la gravidanza di quest'ultima e i conseguenti pensieri, la reazione di Samantha a tale notizia. Poi, verso il finale, il soliloquio diventa un botta e risposta fra i due, un momento di raccoglimento, di rimpianto e speranze tradite prima dei rocamboleschi eventi che si susseguiranno nel terzo libro. Il significato del titolo ("Come le stelle") acquisirà un senso verso le battute finali della one shot e... avrà un sapore decisamente dolce-amaro, come in fin dei conti lo ha la stessa storia fra Cynder e Samantha. 

Questa OS è stata richiesta da AuroraTheOtakuGirl e mi scuso con lei ancora una volta per aver tardato così tanto a pubblicarla, ma avevo bisogno di trovare la giusta ispirazione e il giusto spirito per scrivere un pezzo in fin dei conti malinconico e introspettivo. Ora che manca un giorno, forse ancora meno, al mio compleanno, sono decisamente dello spirito adatto e quindi ho scelto di scrivere sul momento, di getto, perché per me questo periodo dell'anno è fra i più amari per tanti motivi. Solo così mi sono sentita più vicina alla tristezza di Samantha, ai suoi rimpianti, al suo senso di vuoto e di inadeguatezza. Spero che ti piaccia la OS, è stata scritta con il cuore e contiene anche una specie di spoiler, chiamiamolo così, sui Bryler, un argomento che forse tratterò a breve anche in "Tenebre". Grazie per aver richiesto questa OS, AuroraTheOtakuGirl, mi è servita molto a ritrovare la giusta dose di amore e voglia di proseguire nei confronti di "Tenebre" e della serie in sé per sé. Mi ha fatto anche amare ancora di più i Cymantha, una coppia che tanto vorrei diventasse canon, perché se lo meriterebbero davvero. Noi parliamo e parliamo di Alex e Andrew, ma di coppie infelici, separate, sofferenti e costrette a restare lontane, ve ne sono tantissime nella Serie di Obyria; spesso sono costretta a ignorarle o a farle passare in secondo piano in nome dei veri protagonisti (Andrew e Alex) e mi fa male ogni volta dover fare questa cernita. Sono felice di aver creato questo piccolo angolo che serve soprattutto a riscattare queste coppie e questi personaggi troppo spesso dati per scontati... ❀️

Samantha rivolse un lieve sorriso alla domestica che aveva appena portato un vassoio di cristallo recante cinque tazzine del medesimo materiale trasparente e scintillante alla luce del sole pomeridiano. Dal becco della teiera piena di tè serpeggiava del vapore dal sentore floreale e inebriante.

Le zollette erano ripose nella zuccheriera, i cucchiaini d'argento attendevano d'essere usati.

L'Imperatrice, pur di fare qualcosa e non guardare troppo Cynder che sedeva di fronte a lei e accanto a Nephele, si prese la briga di versare il tè per tutti quanti.

Β«Limone? Latte?Β» chiese, prima al marito e poi agli ospiti.

Le strappΓ² un debole sorriso vedere i gemelli rispondere quasi all'unisono che preferivano il limone, Nephele invece appena un po' di latte e due zollette.

Per un attimo a Samantha il suo viso parve quasi... piΓΉ rotondo. Per il resto era sempre la solita Ondina dalla pelle burrosa, dalla bellezza insopportabilmente evidente e radiosa e grandi occhi color malva che splendevano di vita,

Il contrario suo che era sempre stata magra, coi fianchi stretti e il seno appena abbozzato. In realtΓ  aveva perso quasi sette chili da quando si era sposata, specialmente dopo...

Trattenne un sospiro e servì per prima la cognata, poi Cynder e infine Skyler, il quale chiese ai due ospiti: «Come mai questa visita imprevista?»

Era senza dubbio contento di rivedere il fratello e Nephele. Persino lui pareva aver ceduto al fascino e all'indole dolce della regina, cosa che sempre faceva storcere il naso a Samantha.

Cynder e la moglie si scambiarono un'occhiata, lei abbassò lo sguardo e arrossì lievemente sulle gote simili a quelle di una bambola di fine porcellana. Il re le strinse una mano, poi guardò l'altra coppia. «Nephele e io...», fece un bel respiro. «Phel aspetta un bambino. Saremo genitori, finalmente.»

Tre dei presenti sobbalzarono udendo il rumore decisamente poco appropriato di qualcosa che andava in tanti, piccoli frantumi sul lucido pavimento. Si voltarono a guardare Samantha che, subito, si adoperΓ² per raccattare i cocci della propria tazzina.

«Sam, attenta» la apostrofò Skyler. Fece per aiutarla, ma Cynder lo batté sul tempo: si alzò, si inginocchiò di fronte alla donna e le diede una mano a rimettere a posto quel guazzabuglio di cristallo misto a tè sparso per terra come il sangue sulla scena di un omicidio.

Β«Stai bene?Β» le chiese, non potendo far a meno di preoccuparsi per lei. Ora che le era vicino, non gli erano sfuggiti il suo pallore e la sua magrezza un po' troppo evidente e marcata.

Non sembrava affatto in salute.

Samantha annuì distrattamente e finì per tagliarsi con un pezzo di cristallo. Imprecò sottovoce, il viso che le bruciava per la vergogna, per la propria mancanza di grazia, per il senso di impotenza verso la situazione che le si era parata di fronte e anche quello di inferiorità nei confronti di Nephele. Nephele che si scoprì improvvisamente a odiare con tutto il cuore, anche se l'Ondina la stava guardando con aria preoccupata e smarrita, ignara della sua avversione, della voragine che le si era aperta nel petto.

Quella... quella pupattola era incinta e non di un uomo qualsiasi, ma di Cynder, dell'uomo che lei amava e non poteva avere perchΓ© sposata con Skyler, con una persona che ignorava lei e la sua silenziosa sofferenza, la solitudine che le campeggiava nello sguardo.

Ci hai messo davvero poco a dimenticarti di me.

Quel pensiero le fece montare una tale rabbia addosso, che per lei fu un gesto istintivo quello di respingere la mano di Cynder che aveva cercato di prendere la sua per controllare il taglio. Fu istintivo per Samantha guardare quell'uomo che amava e odiava allo stesso tempo con un'espressione fra il ribrezzo e l'ira.

Gelosia... dolore...

Non sentiva altro che i morsi di quelle due orribili belve.

Si alzΓ² in piedi. Β«Vado a cercare qualcuno che possa rimettere a posto questo macelloΒ» disse, la voce che stentava a rimanere ferma, la mente che correva, il cuore che le annaspava nel petto.

Non attese la risposta di nessuno e si diresse svelta alle porte, chiudendosele alle spalle. AvanzΓ² per il corridoio quasi di corsa, i tacchi delle scarpe di vernice bianche che ticchettavano fastidiosamente sul marmo immacolato.

Si fermΓ² per riprendere fiato e per trovare la forza necessaria a non urlare o spaccare qualcosa. Per un attimo i suoi occhi castani e lucidi come biglie si posarono sul riflesso offertole da una delle vetrate; vide una donna che non riconosceva, una Samantha che in circostanze normali mai si sarebbe conciata come una bambolina pronta a essere messa in una confezione da collezionisti.

Chi era quella donna? Che fine aveva fatto la madre single e sempre sull'orlo del baratro che due volte al mese andava a far visita a suo figlio affidato a una coppia di suoi amici piΓΉ benestanti di lei? Quale sorte aveva fronteggiato Samantha Collins, la persona semplice che era sempre stata abituata a essere?

Avrebbe voluto passarsi il dorso della mano sugli occhi e sulla bocca, cancellare ogni traccia del trucco che la rendeva sì avvenente, ma finta, vuota, non diversa da una Barbie ben acconciata e disgustosamente ordinaria, amalgamata agli stupidi standard di bellezza odierna che sempre aveva odiato.

Forse lei, per tanti motivi, aveva giΓ  venduto la propria anima al diavolo. E per cosa, poi? Per un matrimonio vuoto che non la soddisfaceva e che non era stata lei a volere; per una corona che le andava fin troppo stretta e che non sentiva come propria. Per vivere di rimpianti, per scontare la colpa dell'essersi fatta irretire da Skyler Langford e aver scelto di dare alla luce suo figlio, invece di liberarsene.

Non era stato il massimo essere fidanzata con un uomo che non era stato solito rispettarla come donna e come compagna; un uomo che a volte l'aveva picchiata, costretta a concedersi a dei suoi amici perchΓ© lo divertiva e perchΓ© lei, sciocca, stupida ragazzina, si era convinta di vivere al solo scopo di compiacere il fidanzato. E cosa dire di quando aveva dovuto a volte prostituirsi pur di racimolare i soldi di cui quel bastardo aveva necessitato per continuare a drogarsi?

Poi... poi aveva incontrato Skyler a Salem, la cittΓ  che si diceva fosse un tempo brulicata di streghe poi condannate alle torture e al patibolo.

Da allora era andato tutto piΓΉ storto che mai.

Aveva fatto ritorno a Hanging Creek da sola solo alcune settimane dopo il parto, dopo aver lasciato ai suoi due amici il piccolo Jonathan al quale aveva dato il secondo nome del fratello che pensava di aver perduto per sempre.

Era tornata da sua madre, dalla povera Scarlett uscita di senno e finita in manicomio per via dell'indigenza in cui era sprofondata la loro disastrata famiglia.

Di cose ne erano successe ancora molte e tutte le passarono davanti come la sequenza di un film.

In tutto quel caos, perΓ², vide tante volte Cynder.

Lo rivide lì, in quella stanza assegnatagli dal Principe della Notte, incapace di rapportarsi col mondo esterno, affetto quasi da un totale mutismo.

Il primo col quale aveva cercato di aprirsi era stato Dario, poi lei e Jonathan. Erano stati i primi, loro tre, a trattarlo come una persona normale e a non farlo sentire un disadattato per il quale era ormai impossibile reintegrarsi in societΓ .

Poi, perΓ², di nuovo la vita, il casino in cui erano tutti coinvolti, ci aveva messo lo zampino.

Aveva dovuto sposare Skyler pur consapevole di essersi innamorata del fratello di quest'ultimo, del tranquillo, riservato e genuino Cynder.

Era stata lei la sua prima donna, non Nephele, eppure quella stronza...

No, non Γ¨ colpa sua, si disse, odiandosi per pensare simili cattiverie di quella ragazza che forse, in fin dei conti, stava solo cercando di interpretare al meglio il suo ruolo di regina e consorte.

Oppure no. Forse... forse Cynder, alla fine, si era davvero innamorato di Nephele.

Prima mi è sembrato così felice...

Si appoggiò a una colonna lì accanto e abbandonò contro di essa la fronte, sentendosi incapace di fare un altro passo. Per un patetico istinto primordiale si sfiorò il grembo, malgrado ormai fosse vuoto, un santuario derubato del suo prezioso tesoro.

Avrebbe potuto essere lei a dargli un figlio. Avrebbe potuto farlo se solo non avesse avuto troppa paura delle chiacchiere che sarebbero sicuramente seguite; se solo tutti, nessuno escluso, non fossero stati al corrente della triste realtΓ , del disinteresse totale di Skyler per lei anche dal punto di vista sessuale, dell'impossibilitΓ  di una gravidanza, dell'arrivo di un secondo principe o di una principessa.

Saresti stato felice, se fossi venuta da te e ti avessi detto che aspettavo un bambino? Avresti reagito come hai fatto con lei?

Non lo avrebbe mai saputo. Mai. Non lo avrebbe mai saputo perchΓ© la sua vita era diventata un inferno di apparenze, di compromessi, di bugie e notti trascorse a soffocare le grida e i pianti nel cuscino, notti a volte rese meno insopportabili da suo figlio che si stringeva a lei nel sonno e le teneva compagnia, come se niente fosse mai cambiato e fossero ancora una madre e un bimbo qualsiasi che potevano contare soltanto l'una sull'altro.

Ho sperato che il tuo matrimonio potesse essere come il mio: bianco, vuoto, privo di amore e di tenerezza. Ho sperato che in questo trovassimo una ragione per stringerci l'una all'altro, per amarci, anche se in silenzio.

Era stata una speranza vana, come lo erano state tutte le sue speranze infrantesi nel corso dei suoi quasi ventisei anni di esistenza.

Β«Samantha?Β»

Udì la sua voce chiamarla, ma non si voltò. Non voleva farsi vedere in quello stato, con il trucco colato e la voglia di urlare che avanzava di secondo in secondo.

Urlare, sì. A squarciagola. In modo che tutti potessero per una volta tanto capire quel che doveva sopportare tutti i giorni, la quotidiana umiliazione cui era sottoposta.

Lo sentì avvicinarsi, i suoi passi procedere con calma sul pavimento e infine fermarsi. Era alle sue spalle, lo sentiva.

Le sfiorò la schiena, cercò anzi di farlo, ma lei si ritrasse come una vipera inferocita e velocemente si pulì gli occhi passandovi sotto le dita. «Che cosa vuoi?» chiese gelida. Si era totalmente dimenticata del taglio sulla mano, di tutto quanto.

Cynder la aggirΓ² in modo da poter guardarla in faccia e lei detestΓ² quella sua espressione che faceva ben intendere la sua confusione.

Davvero non capisci? Davvero non ci arrivi?

Eppure era così semplice, così evidente...

Le tornarono in mente i primi tempi dopo che Cynder si era sposato. Le notti in cui si erano incontrati di nascosto, in cui lei si era beata dei suoi baci, dei loro corpi avvinghiati e lui, invece, piano piano aveva imparato ad amare un essere umano nella carne, non solo nello spirito.

Ricordò la loro prima volta in assoluto. Cynder così impacciato e titubante, un bambino ingenuo nel corpo di un trentenne che, come tutti gli organismi di quell'età, sapeva tuttavia riconoscere il piacere celato in una carezza, poi in un umido bacio in cui le lingue si intrecciavano e, ancora, la piacevole agonia evocata dalle grazie di una donna che gli si serravano attorno come un guanto.

Era stata lei a stabilire il ritmo, era stata lei a intrecciare le loro dita, a trovare in esse un supporto e a condurre la danza, a farlo gemere e gridare, a farlo sentire come si sentivano milioni di altri uomini adulti fra le braccia di un'amante.

Se chiudeva gli occhi, lui era lì, sotto di lei; c'era la sua mano protesa che poi, incerta, decideva di osare e di sfiorarle la flessuosa linea del collo, le clavicole, i seni e il ventre.

A volte, non lo nascondeva, nelle notti solitarie si era toccata, cercando di ricreare quelle sensazioni, di ricolmare il costante e doloroso vuoto dato dall'assenza di Cynder che viveva tra le Ninfe e lontano da lei, al fianco di Nephele che stava ormai per renderlo padre.

A quanto pareva, pensΓ² con una punta di tetro sarcasmo, gli aveva insegnato molto bene e ora si rendeva conto di odiarsi per averlo fatto. Forse, se non gli avesse sottratto quella purezza, in quel momento non si sarebbe ritrovata ad ardere di gelosia e di rimorso.

Per un istante, solo uno, fu tentata di dirgli la verità, di rivelargli ciò che invece aveva nascosto a Skyler per ovvie ragioni, ma fu solo un breve lampo, un fulmine nel cielo e come tale, attimi dopo, svanì.

Che senso aveva dirglielo? A che serviva dirgli che aveva versato una strana polvere in un bicchiere e ucciso il loro sfortunato figlioletto che non aveva avuto la possibilitΓ  di crescere, di venire al mondo? Aveva stroncato sul nascere una vita innocente, una vita che in realtΓ  sarebbe stata orgogliosa di portare dentro di sΓ© e poi spingere fuori nel mondo esterno fra grida e lacrime, proprio come aveva fatto con Jonathan che, invece, aveva scelto di risparmiare.

Non aver fatto alcuna visita, non aver potuto vedere quel bambino tramite un'ecografia, in qualche modo l'aveva resa piΓΉ distaccata, le aveva dato sicurezza, quanta ne bastava a sradicarlo dal proprio ventre e risparmiargli un'esistenza che forse, con Grober all'orizzonte, sarebbe stata breve e piena di sofferenze.

Β«Sei... sei andata via di corsaΒ» disse Cynder. Β«Mi sono preoccupato. Sembravi...Β» Scosse la testa. Β«Ho come la sensazione di aver fatto qualcosa di maleΒ» ammise.

Samantha scelse di fingere, di mentire come ormai faceva con tutti, compresa se stessa. Raddolcì l'espressione e lo sguardo. «Non mi sento molto bene, tutto qui. È da ieri che sono un po' scombussolata. Credo di aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male.» Si guardò la mano ferita, il sangue sfumato su di essa, il taglio ancora aperto. «Vado a farmi medicare questa. Torna pure da Skyler e da Nephele, Cynder. Sto bene.»

«Non ce n'è bisogno. Fammi vedere, dai.» Cynder si offrì di dare un'occhiata alla ferita. Da quando si era trasferito tra le Ninfe, quel popolo gli aveva insegnato molte cose, specialmente circa le arti curative.

«N-No, Cynder, sul serio» tentò di convincerlo lei. «È meglio se torni da...»

«Sam» la interruppe lui, la voce ora severa, «è chiaro che non stai affatto bene e mi sentirei un mostro a lasciarti andare così». Si avvicinò e ammorbidì il tono. «Per favore, lasciati aiutare.»

Le leggeva negli occhi che stava male per qualche ragione. Non era se stessa, era diversa, quasi assente. Β«Vieni, dai.Β»

Le prese la mano sana e la condusse con la solita gentilezza nei gesti che lo caratterizzava in una sala non molto distante da dove si trovavano.

Era un salottino molto simile a quello che avevano abbandonato minuti prima. Cynder la fece sedere per prima, ricordando molto quegli uomini d'altri tempi che aiutavano le loro signore a prender posto su un calesse, poi si accomodΓ² al suo fianco ed esaminΓ² la mano compromessa. Per un momento a Samantha ricordΓ² Skyler: la stessa concentrazione, la stessa serietΓ .

Sorrise debolmente. Β«Saresti stato un ottimo medico anche tuΒ» si lasciΓ² sfuggire, imitando la sua espressione accigliata.

Lui, che in realtΓ , piΓΉ che dare uno sguardo al taglio, sembrava essersi perso nel rimirare la mano affusolata e dalle dita sottili della cognata, sbuffΓ² una risata e sollevΓ² gli occhi verdazzurri su di lei. Com'era cambiato dalla prima volta in cui si erano visti. Era sempre il Cynder buono e altruista, troppo puro per quel mondo contaminato, ma piΓΉ maturo e disposto allo scherzo, forse a flirtare, persino.

L'uomo che probabilmente tutte le donne speravano di incontrare, quello perfetto, quello che erano certe non avrebbe mai fatto loro del male.

Β«Non credo mi sarei trovato beneΒ» ammise.

Β«PerchΓ©?Β»

Β«Beh... non so molto di medicina, ma so che un medico non deve solo ricucire ferite e raddrizzare le ossa. Mio fratello mi ha detto di aver lavorato in oncologia per un po', dove... dove le persone malate di cancro venivano curate e spesso finivano anche per morirci. Non ce l'avrei mai fatta a vedere chicchessia stare male, soffrire. Non avrei mai potuto restare a guardare le loro famiglie disperarsi. Sarei finito per piangere sempre al posto loro.Β»

Samantha si umettΓ² le labbra. Β«Un vero medico conosce il dolore e soffre coi suoi pazienti, secondo me. Il distacco forse ci deve essere, ma quando Γ¨ troppo, allora tanto vale farsi curare da un robot, no?Β»

«Anche questo è vero» concesse Cynder, riflettendoci per qualche secondo. Schiarì la voce. «Prometti di non pensare male se ora... se ora faccio una cosa per guarirti questo taglio?» chiese, imbarazzato.

Sam sollevΓ² le sopracciglia. Β«Che diamine ti insegnano, laggiΓΉ?Β» lo punzecchiΓ².

Non poteva far a meno di comportarsi in quel modo, come se nulla fosse accaduto. La gentilezza di Cynder, la sua solaritΓ , i suoi modi, le impedivano di portargli rancore.

Era un uomo impossibile da odiare.

Lui deglutì e arrossì vagamente. «A-Aspetta...» Si portò la sua mano alle labbra, sussurrò una formula in una lingua che aveva l'identico suono di acqua cristallina che scorreva in un ruscello nei boschi, poi sfiorò la ferita, un bacio mancato che fece venire la pelle d'oca a Samantha e le procurò un piacevole brivido lungo la schiena. Trattenne il fiato e lo rilasciò solamente quando Cynder si scostò e abbozzò un sorriso, lasciandole andare le dita. «Ecco. Guarda.» La invitò a esaminarla e lei vide che, in effetti, il taglio era scomparso, completamente guarito senza neppure lasciare una cicatrice.

Β«Che diavoleria sarebbe questa?Β» chiese, realmente stupita.

Β«Respiro di NinfaΒ» spiegΓ² lui. Β«Dicono che abbia proprietΓ  curative quando lo si usa combinato a delle formule magiche di natura ancestrale.Β» SospirΓ² e tornΓ² serio, quasi malinconico e rattristato. Β«Mi sento un po' in colpa, Samantha.Β»

Β«PerchΓ©?Β»

«Beh... la situazione fra te e Skyler è quella che è e... n-non lo so, è ingiusto che io e Nephele abbiamo la possibilità di avere un figlio, di vederlo nascere e poter crescerlo insieme, e tu invece...» L'uomo si passò una mano sul retro del collo, a disagio. «Mi hai detto che con Jonathan non fu una passeggiata, non ti sei potuta godere la gravidanza per tante ragioni, quando poi è nato non ti sei goduta i suoi primi anni di vita. Vorrei che anche tu potessi avere una seconda occasione. Sei una madre eccezionale, l'ho visto le tante volte in cui tu e Jonathan eravate insieme.» Deglutì a vuoto. «S-Skyler, lui...»

Β«Cosa?Β»

Cynder non sapeva se lei ne era giΓ  al corrente o meno. Suo fratello gliene aveva parlato una volta e piuttosto di recente, lo aveva fatto in totale confidenza.

Β«Mi ha accennato a dei progetti che avrebbe su un altro figlio, per quando la guerra sarΓ  terminata, sempre che riusciremo a vincerla. Ha detto che... uhm... era incerto se parlarne o meno a Brian.Β» Non la guardΓ², temeva di scorgere la sua espressione. Β«All'inizio ero convinto che forse aveste trovato un punto d'accordo, che forse... non lo so, aveste iniziato a piacervi un po' e aveste pensato a... b-beh, hai capito, no? Poi perΓ² ha nominato Brian e allora... n-non lo so, mi sono un po' sentito male per te.Β»

Samantha non sapeva come sentirsi, cosa dire o come reagire.

Non che le importasse granchΓ© di quel che faceva Skyler nel privato, ma la offendeva che non gliene avesse affatto parlato. Era pur sempre sua moglie, la madre di Jonathan. Possibile che ciΓ² non avesse alcun valore? Probabilmente si riferiva al voler adottare un bambino con Brian, ma aveva dimenticato lei e Jonathan, per caso?

Forzò un sorriso. «Sono abituata a trattamenti di seconda mano» ironizzò. «Beh, se intende fare questa cosa, non lo fermerò. Buon per lui. Ti assicuro, Cynder, che fra me e tuo fratello non c'è niente, forse neppure l'ombra di una pallida amicizia. Tu e Nephele siete stati fortunati, credimi. Tua moglie ti adora, lo si vede da un miglio di distanza.» Giunse le mani sulle ginocchia. «In quanto al discorso dei figli, mi basta Jonathan. Credimi, non sopporterei una seconda gravidanza. Uscirei di testa. E poi il parto...!» Scosse il capo e finse un'espressione ben poco allettata. «Sto bene così. Obyria ha il suo principe, io il mio ometto preferito, Skyler il suo erede. Non c'è ragione per complicare le cose, giusto?»

Cynder, per un breve istante, fu tentato di chiederle se l'avrebbe pensata così se invece di Skyler avesse dovuto sposare lui. Fu tentato di domandarle se magari sarebbero potuti essere felici, tanto da voler allargare la famiglia e dare a Jonathan un fratello o una sorella.

Per quanto si fosse affezionato a Nephele, con lei non era come con Samantha. C'era sempre qualcosa che mancava, un tassello mancante al centro esatto di un puzzle altrimenti idilliaco.

Con Nephele non provava quella incessante e viscerale voglia di ricoprire il volto della donna che aveva di fronte di baci, di carezze e dolci sussurri d'amore.

Per un momento aveva quasi creduto, pensato, che Samantha...

Forse ho solo travisato il suo comportamento. Forse... forse sono troppo stupido e ingenuo per lei.

Se non altro, accanto a Skyler era ben protetta e così pure lo era Jonathan, ma lui? Lui non era in grado di proteggere neppure se stesso. Era una frana quando si trattava di studiare e praticare la magia difensiva. Si riscopriva sempre incapace di attaccare, seppur per finta, la sua maestra, la Ninfa che tanto gentilmente si era offerta di istruirlo.

A lui non piaceva fare del male agli altri. Non aveva mai provato il desiderio di rivoltarsi contro il prossimo, neanche quando era prigioniero di Arwin e lui lo trattava in modo orribile.

Non aveva mai compreso e mai avrebbe capito il senso celato nella violenza, persino quella destinata al difendere se stessi. La stessa guerra che tra non molto ci sarebbe stata gli appariva insensata e tutto, tranne che necessaria.

Sophie, sua nonna, gli aveva detto che a volte i compromessi erano inevitabili, ma di quali compromessi stavano parlando, esattamente?

Uccidere cento persone per salvarne altre mille era sinonimo di bontΓ  o baluardo della medesima cattiveria che si voleva sradicare?

Davvero c'era solo un modo per proteggere le persone amate dal male, lo stesso di cui lui ignorava il funzionamento corretto?

Una cosa, perΓ², sentiva di dover chiederla a Samantha.

Si torturΓ² le mani, le dita sottili da pianista e bianche come il marmo. Β«Ricordi quando abbiamo parlato, giorni prima delle tue nozze con Skyler?Β»

Samantha annuì.

Β«Tu... tu rimpiangi mai la decisione che abbiamo preso alla fine? Di restare e lasciare che le cose facessero il loro corso?Β»

Ricordava che Sam, in un momento di debolezza, di paura verso il futuro, lo aveva implorato di scappare insieme a lei e a Jonathan, di impedire così alle loro sorti rispettive di compiersi.

Lui le aveva detto che non potevano scappare, lasciarsi alle spalle i loro amici, i loro famigliari, le tante persone che contavano su di loro. Non se l'era sentita di voltare a tutti le spalle a quel modo, eppure, un po', iniziava a pentirsene. A volte gli capitava di immaginare a come sarebbero potute andare le cose se avessero invece scelto di compiere una simile pazzia.

Si immaginava Samantha e Jonathan al sicuro, lontani dal pericolo, magari su una bella spiaggia soleggiata e lui al loro fianco, circondato dalla pace che ancora tanto desiderava e sapeva di non poter avere.

Samantha lo guardò a lungo in silenzio, lo sguardo spento e stanco. «Non serve a nulla rimpiangere quella scelta, ora, Cynder.» Eccome se la rimpiangeva, però. Pur sentendosi una stronza, un'ingrata, in colpa nei confronti di suo fratello che per primo era andato a rischiare la vita chissà dove, sì... si pentiva di non essere riuscita a convincere Cynder a fuggire insieme a lei e a suo figlio per cercare una vita migliore priva di guerre, di divinità crudeli e follie varie. Una vita semplice e ritirata, magari in qualche prateria dell'Australia. Un portico sul quale starsene seduta a guardare Jonathan ridere e scherzare con l'uomo che lei ancora si ostinava ad amare. Riusciva a figurarseli con dolorosa abbondanza di particolari: il dolce Cynder stringere a sé Jonathan, quello che sarebbe potuto essere suo figlio acquisito, con un affetto che nulla avrebbe avuto da invidiare a quello di un padre biologico; sere trascorse a cenare in totale tranquillità, a parlare del più e del meno come tutte le famiglie comuni e infine l'ora di coricarsi; il bacio della buonanotte per Jonathan, le coccole a letto, fare l'amore con Cynder prima di addormentarsi abbracciata a lui, nella sua stretta delicata e protettiva.

Un bel sogno, ma pur sempre un sogno e di rado i sogni poi si tramutavano in realtΓ  concreta. Erano troppo belli, troppo lontani. Erano inafferrabili e magnifici, proprio come le stelle.

Samantha si alzΓ² e fece fare lo stesso a Cynder. Β«Sarai un padre magnifico, Cynder. Auguro a te e a Nephele tanta felicitΓ .Β» Gli sorrise mestamente, negli occhi lacrime che non aveva alcuna intenzione di versare davanti a lui. Non voleva dargli inutili dispiaceri e speranze vane. Le cose stavano in quel modo, ormai. Ricordava che quando era una bambina, quando ancora suo fratello era un semplice ragazzo di diciotto anni e tutto era decisamente piΓΉ semplice, lui una volta le aveva citato una delle frasi che piΓΉ gli erano rimaste impresse, da lettore accanito qual era: "Ricorda: non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere". Rimembrava ancora le sere in cui Andrew, per favorirle il sonno e anche trascorrere del tempo con lei in modo costruttivo, era stato solito leggerle la saga letteraria di Harry Potter. La volta in cui erano arrivati al capitolo in cui Harry si confrontava con Silente sull'argomento dello Specchio delle Emarb, Andrew le aveva detto di ricordare sempre la frase pronunciata dal singolare ed eccentrico preside di Hogwarts, perchΓ© era importante sognare, certo, ma anche tenere bene a mente che la vita era la vita e che i sogni, per quanto belli, per quanto invitanti, non potevano sostituirla in alcun modo.

Ricordava di aver guardato suo fratello con aria piuttosto perplessa e confusa, di avergli detto che non capiva cosa avesse voluto dire Silente con quella frase. Andrew le aveva sorriso, le aveva accarezzato la testa e detto che era ancora troppo piccola, che andava bene sognare alla sua etΓ , che era quasi d'obbligo farlo, ma con gli anni, da grande, un giorno o l'altro avrebbe inteso il senso di quella massima. Β«In fin dei conti, Sammy, anche se a volte la vita puΓ² essere dura e difficile, ciΓ² non significa che allora non possa essere vissuta come un'avventura. Non vuol dire, anzi, che non lo sia davvero. I sogni sono belli, ma la vita puΓ² essere ancora piΓΉ bella.Β»

Era successo il giorno prima del compleanno di Andrew, solo poco tempo prima della sua scomparsa. Per anni aveva ripensato a quella struggente coincidenza, a come suo fratello avesse detto, con una gran convinzione nello sguardo, che la vita, malgrado tanti affanni, potesse essere una meravigliosa avventura, solo per poi svanire nel nulla e tornare nelle vesti di cadavere sette anni dopo. Si era domandata perché un ragazzo come lui, come suo fratello, avesse dovuto ricevere in cambio di tanta fiducia una così orrenda ricompensa.

Si era chiesta perchΓ©, fra tante persone cattive presenti al mondo, sempre le migliori fossero destinate al dolore e si era risposta che, semplicemente, la vita non era affatto un'avventura, ma solo un incubo a occhi aperti.

Lo pensava anche in quel preciso istante, mentre guardava Cynder uscire dalla stanza per tornare da Nephele e Skyler. Quale incubo peggiore poteva esistere del dover stare per forza lontani dalla persona amata? Guardarla e sapere che apparteneva a qualcun altro; desidera di sfiorarla e sapere di avere le mani legate. Vi era forse condanna piΓΉ crudele?Β Β 

Dunque, dato che siamo a Ferragosto, vi faccio gli auguri! Spero che la OS sia piaciuta, specialmente adΒ AuroraTheOtakuGirl, e che sia valsa la lunga, lunghissima attesa. Ora piΓΉ che mai sono sicura che Cynder, Sam e tanti altri personaggi meriterebbero una storia intera a parte e tutta per loro, perchΓ© sarebbe bello poter approfondire e scavare nella vita di tanti altre figure oltre a quelle di Alex e Andrew. Per quanto li adori, a volte non posso non pensare che mettano in ombra un po' troppo gli altri. Forse ciΓ² deriva anche dal mio dover ancora migliorare nella scrittura, non saprei.
Comunque... niente, spero di poter ricevere presto altre richieste, di qualsiasi genere, e anche di poter spaziare di piΓΉ fra i vari elementi della serie, perchΓ© adoro scavare nei retroscena e tirar fuori questi stralci di quotidianitΓ  venuti a mancare nelle storie canoniche. Maledetto Grober, con tutto il macello che ha creato non mi permette di indugiare troppo nei momenti angst e fluff e_e Mi vendicherΓ², Groby, stanne certo u_u

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