Suigetsu
OS ispirata dal film l'ASSO - THE DUFF (2015)
''Ciao Temari! Ciao Karin!'' Aveva salutato le due amiche, che avevano risposto gentilmente, sorridendo di rimando, una ragazza dai capelli castani legati in due chignon ai lati della testa che, passando per il corridoi della scuola, in direzione opposta alla loro, le aveva viste; il nome della ragazza era TenTen ed era stata una delle prime che quella mattina avevano rivolto la loro attenzione a due delle ragazze più conosciute della Konoha High School, salutandole con enfasi.
I ragazzi se le mangiavano con gli occhi, facevano commenti poco casti, sussurrandosi tra di loro cosa avrebbero fatto a quelle due se solo ne avessero avuto occasione.
Chiunque avrebbe voluto essere loro amica o averle come fidanzate; insomma, Karin e Temari erano, oltre che bellissime ragazze, anche alunne modello.
Karin Uzumaki, la giovane dai capelli rossi, era la presidente del club d'informatica, era un'hacker professionista e si occupava del sito della scuola.
Gli occhiali dal taglio rettangolare, del medesimo colore dei capelli e dalle lenti piuttosto spesse, i quali rendevano i suoi occhi color rubino ancor più grossi e che a chiunque avrebbero conferito un'aria da intellettuale sfigato, da così detto 'nerd', avevano un effetto diverso su di lei: secondo i ragazzi della scuola la rendevano più arrapante, le conferivano un'aria da maestrina che la rendeva accattivante.
Molti ragazzi avrebbero voluto fare ripetizioni con Karin o essere messi in punizione da lei, attirati, oltre che dal suo sguardo accattivante, anche dal suo carattere acido e scontroso, tal volte violento, che pareva farli impazzire.
Anche con Temari Sabaku, la ragazza biondo cenere e con gli occhi verde smeraldo, non ci si poteva scherzare troppo: la giovane dal carattere stoico e schietto, era cintura nera di arti marziali, aveva vinto la medaglia d'oro al torneo regionale dello sport praticato nella sezione femminile per ben tre anni di fila, faceva parte del comitato studentesco ed era la prima della sua classe.
Anche lei, come Karin, nonostante i suoi modi di fare poco gentili, era una preda molto ambita dai coetanei: molti sognavano di essere messi KO sul ring, rappresentato dal letto, da lei.
A quanto pareva gli adolescenti di Konoha erano per lo più dei sadici depravati, oltre che a degli sciocchi, dato credevano di poter avere anche solo una piccola possibilità con una di loro due; non perchè le due giovani donne fossero delle stronze, nonostante i caratteri forti non elargivano cattiveria gratuita, ma perchè gli spasimanti che le circondavano sarebbero potuti essere solo loro schiavi, dato che dalle preferenze sessuali sembrassero essere parecchio passivi: quella non era di certo la tipologia di uomini adatti a due ragazze in gamba come loro, bisognose di continui stimoli e qualcuno in grado di tenergli testa e fargliela perdere allo stesso tempo.
Karin aveva già trovato, sin dalle scuole elementari, qualcuno in grado di fargli andare in tilt il cervello, nemmeno fosse un driver difettoso, la scheda madre di un computer infettata da un virus: il suo nome era Sasuke Uchiha ed era un altro VIP della scuola, unico ragazzo di tutto l'istituto che non aveva mai dato un briciolo di attenzioni alla rossa innamorata persa di lui che, nonostante i continui rifiuti da parte dell'amato, continuava a flirtarci in maniera spinta, sperando un giorno di essere notata.
Temari, che al suo bell'addormentato, Shikamaru Nara, collaboratore svogliato del comitato studentesco, che aveva come unico interesse oziare, aveva già mandato parecchi segnali, quali battutine e prese in giro di un certo spessore, stava solo aspettando che quest'ultimo li recepisse e si svegliasse dal suo sonno profondo, rendendosi conto che la sua principessa lo stava attendendo. Purtroppo Temari, che conosceva fin troppo bene il suo assonnato compagno, temeva che l'unico modo per svegliarlo una volta per tutte fosse quella di baciarlo: forse con un'azione di tale spessore l'altro avrebbe finalmente aperto gli occhi e guardato in faccia la sua futura ragazza.
''Oh, ciao Temari! Ho appena ritirato le prime copie dei biglietti del ballo, sto iniziando a venderli.
Ho pensato di tenerne da parte un paio per te e Karin.'' Naruto Uzumaki, cugino della rossa e membro del comitato studentesco, nonché addetto alla propaganda degli eventi organizzati dalla scuola, data la sua esuberanza e simpatia capace di coinvolgere tutti, si era avvicinato alle due amiche, mostrando il mazzo di biglietti appena stampati, con un grosso sorriso in volto.
Il giovane aveva fermato le due in corridoio, dopo averle viste da lontano ed esserle corso incontro.
''Ottimo lavoro Naruto e grazie del pensiero.'' Aveva ringraziato sorridendo la bionda, lanciando un'occhiata veloce al mazzo di biglietti che il cugino dell'amica teneva tra le mani.
''Non c'è di che!
Tieni anche questi, così li dai ai tuoi fratelli.'' Aveva allargato di più il sorriso l'Uzumaki, porgendo, in totale, quattro biglietti alla ragazza, facendole l'occhiolino.
''Grazie mille, ma vedi di non regalare a tutti i biglietti! Ci servono i soldi per organizzare la festa.'' Aveva ringraziato nuovamente Temari, prendendo dalle mani del ragazzo i tagliandini di carta lucida.
Successivamente lo aveva rimproverato, sventolandogli i pezzi di carta davanti al viso, crucciando leggermente la fronte e indurendo lo sguardo, esprimendosi con un tono più serio e freddo, autoritario.
L'altro, di risposta, si era passato una mano dietro alla nuca e aveva ridacchiato, facendo qualche passo indietro, leggermente intimorito, salutando poi le due con un cenno del capo, assicurando poi alla bionda che avrebbe venduto tutti i biglietti senza fare sconti a nessuno.
''Io non penso proprio che contribuirò.
No, non verrò al ballo.'' Aveva aperto bocca (T/N), per la prima volta da quando aveva messo piede a scuola quella mattina, ricordando, almeno alle sue amiche, che anche lei esisteva.
(T/N) (T/C) con Karin e Temari non c'entrava assolutamente nulla. Nonostante fosse stata per tutto quel tempo con le sue due amiche, non era mai stata salutata, ne tantomeno guardata da tutte le persone che avevano attraversato il corridoio, passandole a fianco, quella mattina.
La (mora/bionda/rossa...) non era di certo famosa come le due sue amiche. Non era presidente di nessun club, non eccelleva in nessuno sport, non era la prima della classe, ne tantomeno era conosciuta per la sua bellezza: (T/N) era una ragazza normale, una di quelle nella media, che non sfondava in niente, ne tantomeno faceva così tanto schifo da essere considerata una perdente, o almeno questo era quello che lei credeva.
Non le creava problemi non essere guardata o salutata allo stesso modo delle amiche, anzi, non si rendeva nemmeno conto che la maggior parte delle persone ignorassero la sua esistenza, perchè non le era mai importato essere conosciuta; essere amica di due delle ragazze più popolari e in gamba della scuola non rendeva, automaticamente, anche lei famosa.
(T/N) era, delle tre, l'amica buffa e simpatica, quella che con una singola smorfia o una semplice battuta faceva spuntare un sorriso spontaneo sul volto delle amiche, era una sorta di anti-stress per le due ragazze che, sempre impegnate con la scuola, accumulavano parecchia tensione che, spesso, rischiavano di scaricare addosso all'altra, finendo per litigare: se non ci fosse stata (T/N) a fare da cuscinetto, a placare gli animi con un commento stupido, Temari e Karin avrebbero litigato, un giorno sì e l'altro pure, per sciocchezze.
La spontaneità e la ilarità della terza, però, non erano comprese e accettate da molti, o meglio dalla maggior parte delle persone che le stavano intorno, di fatti la giovane era considerata stramba da parecchie persone; la sua esuberanza le creava parecchi problemi nei rapporti umani, inoltre (T/N) non amava per nulla starsene tra la gente, il che rendeva ancor più difficile l'interazione con i suoi coetanei.
All'adolescente piaceva di più starsene in casa, sdraiata sul letto, con degli snacks, a guardare per ore film, serie tv o, ancora meglio, cartoni giapponesi, le piaceva estraniarsi dalla realtà e trascorrere così il tempo libero che per la maggior parte passava da sola dato che le sue amiche avevano parecchi impegni.
Come le sue amiche, come ogni ragazza adolescente, anche (T/N) aveva una cotta: il suo amato si chiamava Deidara ed era un bellissimo ragazzo dai lunghi capelli biondi, il viso angelico ed eterogeneo e gli occhi blu; il giovane aveva la passione era l'arte, in particolare la scultura, di fatti si dilettava a modellare la creta e creare oggetti di varia natura: sembrava così semplice per lui modellare la creta e farle prendere le forme che desiderava, le sue dita si muovevano in modo così elegante, leggiadro, ma al tempo stesso deciso, sicuro, intorno al pezzo di impasto malleabile.
Si poteva dire che il biondo avesse delle buone capacità manuali che (T/N) ammirava molto, soprattutto le apprezzava nelle sue più intime fantasie: avrebbe tanto voluto che Deidara mettesse le mani sul suo corpo e lo palpeggiasse con così tanta cura e maestria, proprio come faceva con la creta.
Peccato che per arrivare a farci sesso insieme (T/N) avrebbe dovuto prima parlargli e ciò, per lei, non era affatto semplice: non era nemmeno in grado di dirgli un semplice ciao senza iniziare a balbettare e, in seguito, dire cose senza un minimo senso logico.
Non c'era nulla da fare, quando si trattava di parlare, intraprendere un discorso con qualcuno che non fossero i suoi familiari o le sue amiche, (T/N) non riusciva a interagire o quando ci riusciva non veniva capita, veniva considerata strana.
Le due ragazze avevano sospirato all'unisono, e si erano voltate, poi, verso di lei, guardandola con un'espressione scocciata.
''(T/N), fai questa scena per ogni ballo.'' Aveva risposto alla sua affermazione Karin, incrociando le braccia al petto, squadrandola dall'alto in basso, leggermente infastidita.
''Bhe, sì! Perchè non mi piace andarci.'' Aveva asserito la (mora/bionda/rossa...), scrollando le spalle e ricominciando a camminare, facendosi strada tra il resto degli studenti, diretta verso la sua classe.
Il ballo della scuola lo aveva sempre evitato da quando aveva messo piede alle superiori, era una festa a cui preferiva non partecipare, ma sapeva che quest'anno, il suo ultimo anno, le sue due amiche l'avrebbero trascinata a quell'evento con o senza il suo consenso.
(T/N) credeva che il ballo di fine anno fosse una festa adatta solo ed esclusivamente alle coppiette, chi si presentava da solo era destinato a ballare davanti al bancone degli snacks con in mano un bicchiere di ponce, con lo sguardo perso nel vuoto e le lacrime agli occhi.
Questo a lei era capitato una volta, il primo anno, ed era stato così triste ed umiliante che le era bastata, di fatti da quel giorno non aveva più partecipato a una festa scolastica.
''Starò bene a casa, sotto le coperte, con una pizza e una decina di episodi di One Piece.'' Continuò, dopo una breve pausa, sventolando la mano a mezz'aria, con non chalance, guardandosi in giro, senza un vero proprio interesse per il resto dei ragazzi che attraversavano il corridoio.
''Non puoi passare la tua vita a guardare anime.'' Aveva sospirato, sconsolata, Temari, raggiungendola insieme a Karin.
''Non voglio nemmeno passare una serata a guardarvi in lontananza, al buffet, con un tramezzino scadente in bocca, ballare con i vostri accompagnatori.'' Aveva ribadito (T/N), sistemandosi meglio il cravattino, con inciso il logo della scuola, intorno al collo, facendo una smorfia di disappunto.
''Ci sarebbe Chouji Akimichi a farti compagnia.
Sai cosa? Potresti andarci con lui.'' Suggerì la rossa, afferrando l'amica per un braccio, guardando l'altra con un ghigno furbo in volto.
''Ah ah ah... molto simpatica, Karin.'' Aveva finto una risata divertita l'amica presa in giro, pigiando poi il pollice contro una lente degli occhiali della rossa, lasciando sul vetro spesso la sua impronta digitale.
Subito Karin si era infastidita e aveva messo il muso, dopo aver fulminato con lo sguardo l'altra per averle sporcato gli occhiali.
''Trovatemi un fusto, che non sia di birra, a cui attaccarmi quella sera e sarò lì in pista a sculettare con voi.'' Asserì, posando prima lo sguardo su una e poi sull'altra, sorridendo lasciva, sapendo che le due avrebbero fallito nella loro missione, pregustando già la sua pizza doppio formaggio filante che si sarebbe mangiata nel suo letto davanti al computer.
Temari stava per aprir bocca e accettare la sfida, iniziando a pensare di proporle diversi ragazzi che conosceva e che sarebbero potuti essere disponibili, quando Karin, una volta pulitasi gli occhiali e indossati nuovamente, riprendendo a vedere da lontano, aveva parlato prima di lei.
''Stronzette che violano le regole della scuola tenendo la gonna a livello inguinale e la camicetta sbottonata fino all'ombelico in avvicinamento.'' Aveva detto tutto d'un fiato la rossa, sistemandosi con un gesto veloce dell'indice gli occhiali sul naso, avvertendo le due amiche del prossimo incontro con due delle ragazze più odiose, stupide e superficiali dell'istituto: Ino Yamanaka e Sakura Haruno.
Le due, non appena avevano visto il trio provenire dal lato opposto del corridoio, si erano fatte strada in loro direzione, sculettando.
''Sembrano le protagoniste di un video porno scadente.
Sapete no? Quelli in cui c'è la scolaretta che rimane da sola in classe con il professore... lei fa cadere, ovviamente per sbaglio, una penna a terra e si piega a novanta gradi per raccoglierla, facendo vedere al docente che non indossa alcuna biancheria sotto quei due centimetri di gonna che le coprono il culo.
E poi... SBAM! Cazzo in gola e si fanno ripetizioni di matematica: se a Sakura piace farsi sbattere le palle in fronte, manco fosse un tavolo da ping pong e Ino è più sfondata del Wall Maria dopo essere stato attaccato dai giganti, quanto misura il volume dell'area della gettata di sperma che finirà negli occhi di entrambe? '' Sussurrò (T/N), portandosi una mano davanti alla bocca, in modo che le due ragazze prese in causa, ormai quasi giunte vicino al trio, non le leggessero il labiale.
Temari e Karin avevano soppresso una risata mista a una smorfia di disgusto, tentando di rimanere serie, anche se non era facile non ridere dopo aver immaginato la scena descritta da (T/N) in maniera tanto signorile.
''Ragazze, festa a casa mia stasera.'' Aveva asserito Ino, la ragazza dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta e ordinata, senza nemmeno salutare, sbattendo le sue ciglia finte un paio di volte, sorridendo, falsa, alle tre: (T/N) credeva che se avesse sbattuto più volte di fila gli occhi, con quei due alettoni che si trovava attaccati alle palpebre, di sicuro avrebbe iniziato a fluttuare e se ne sarebbe volta affanculo, senza bisogno del GPS a indicarle la strada.
Ino Yamanaka era una stronza bocchina di prima categoria, un'altra VIP della scuola, di certo non conosciuta per la sua intelligenza, bensì per la sua bellezza e capacità di ingestione di pre-bambini.
La bionda aveva schioccato le dita a mezz'aria e, subito, l'altra, alle sue spalle, Sakura dalla fronte spaziosa, la sua tirapiedi, stupida e infima quanto lei, aveva distribuito a Temari e Karin due buste bianche che dovevano contenere gli inviti.
''Grazie dell'invito, Ino.'' Avevano risposto all'unisono, sorridendo in maniera ancor più falsa, Temari e Karin, che quelle due proprio non le sopportavano.
Soprattutto la rossa aveva un'avversione verso le due troie della scuola: come lei, quelle due, facevano il filo a Sasuke Uchiha che, per fortuna, non le aveva mai degnate, come ogni ragazza della scuola, di uno sguardo.
Ino e Sakura non sopportavano Karin per lo stesso motivo, ma facevano finta di volerle essere amica sua e di Temari per avere dei benefici scolastici; peccato che le migliori amiche di (T/N) non erano così stupide da cascare nelle loro moine.
''Aspetta... fai una festa di mercoledì? Domani c'è scuola.'' Si era intromessa nel discorso (T/N), strappando il biglietto di invito dalle mani di Temari, leggendolo velocemente.
La Yamanaka aveva arcuato le sopracciglia bionde, disegnate con la matita i maniera perfetta, in un gesto di superiorità e l'aveva squadrata da testa a piedi.
''C'è chi può e chi non può: noi possiamo.'' Aveva detto, lanciando un'occhiata di intesa alla ragazza dai capelli rosa che, di rimando, aveva annuito con convinzione.
''Possiamo anche noi, ovviamente!
Mica abbiamo il coprifuoco, pfft...'' Aveva risposto, allora, (T/N), scrollando le spalle, lanciando uno sguardo di complicità alle amiche: Ino era una persona di merda, ma le sue feste erano sempre fantastiche e nonostante (T/N) non amasse stare in mezzo alla gente ubriaca non poteva non essere presente a quell'evento da VIP; lei e le sue amiche, aveva deciso, sarebbero andate.
La bionda aveva squadrato in malo modo, di nuovo, (T/N), tirando poi le labbra ricoperte dal lucidalabbra in una smorfia di disgusto.
''Tesoro, per venire serve un invito... sai è una festa privata e non mi sembra che tu-''
''Problema risolto, ora ha l'invito.'' L'aveva interrotta Karin, prima che potesse finire di parlare, dopo aver piegato esattamente a metà il suo invito e poi strappato, dividendolo in due parti esattamente uguali, facendo si che anche la sua amica avesse avuto un pezzo di carta che attestasse che anche lei era stata invitata alla festa.
L'espressione di fastidio e rabbia stampate sul volto di Sakura e Ino, entrambe quasi sul punto di una crisi di nervi, erano esilaranti: la prima aveva cruciato la fronte, facendo si che le si riempisse di rughe di espressione, mentre la seconda aveva un evidente tic nervoso all'occhio destro.
''Bella lì! Ci vediamo stasera allora, ciao ciao.'' Salutò (T/N), cercando di non scoppiare a ridere in faccia alle due ragazze, prendendo sottobraccio le sue due migliori amiche, anch'esse rosse in volto per il riso trattenuto, e trascinandole via, non appena aveva sentito la campanella di inizio delle lezioni suonare che, in qualche modo, era riuscita a coprire le risate di scherno di tutte e tre.
''Che ne dici di Sai?'' Domandò Temari, sistemandosi uno dei codini nei quali erano raccolti i suoi capelli biondo cenere, guardandosi in giro per la classe.
Era suonato da qualche minuto l'intervallo e, come promesso, Temari e Karin, stavano cercando un accompagnatore per (T/N) che, però, fino a quel momento aveva avuto da ridire su ogni ragazzo che le due amiche le avevano proposto.
''Cosa? Sai?! l'ex di Ino, la brutta copia di Sasuke? Quel tipo che assomiglia a una mozzarella scaduta con un parrucchino fatto di peli pubici di cane? No.'' Lo bocciò la ragazza interpellata, dopo aver sgranato gli occhi nel sentir pronunciare il nome di quel ragazzo strambo, sempre con un sorriso finto stampato in faccia, che sembrava non conoscere la maggior parte dei sentimenti comuni all'uomo.
Karin per poco non si strozzò deglutendo il succo che stava bevendo e anche Temari dovette soffocare una risata dopo la descrizione accurata del ragazzo fornita da (T/N).
''Shino Aburame, lui di sicuro è single e in cerca di un'accompagnatrice-''
''Mi vuoi affiancare a un tizio che parla più con gli insetti che con le persone? E poi non penso proprio che sia interessato ad andare al ballo... credo gli piaccia di più parlare con gli acari che vivono tra le sue lenzuola.'' (T/N) aveva preso parola, interrompendo Temari prima che potesse tentare di fargli interessare quel ragazzo che portava gli occhiali da sole, senza alcun motivo apparente, in classe e che non parlava mai, se non di insetti.
''Dicono che ha un lombrico bello grosso...'' Tentò Karin, facendo cenno con gli occhi alle altre due di guardare in fondo alla classe, a poci banchi di distanza da loro, dove era seduto a gambe aperte, proprio il ragazzo di cui stavano parlando.
Temari e (T/N) avevano abbassato lo sguardo tra le gambe di Shino, assottigliando gli occhi il più possibile per mettere a fuoco il pacco del ragazzo che, sentendosi osservato, aveva subito puntato i suoi occhi, coperti dalle lenti scure degli occhiali da sole tondi, verso di loro, facendole girare nell'immediato da un'altra parte, colte in fragrante.
Dopo una breve pausa di riflessione, la ricerca del principe azzurro continuò.
''Allora... vediamo... mmmmh...'' Temari si stava davvero impegnando a trovare un ragazzo decente all'amica che fosse della sua portata e anche libero; non era facile accontentare le esigenze di (T/N).
''L'Inuzuka! Sì, Kiba Inuzuka!'' Aveva esclamato, dopo aver riflettuto per qualche istante, la bionda, schioccando le dita, una volta arrivata l'illuminazione.
''Lui è perfetto! É simpatico, dolce... sicuramente non scopa da secoli, dato che continua ad andare dietro alla stessa ragazza da anni, la Hyuga, senza ottenere nulla e-e gli piacciono i cani, anzi è lui stesso un cane, un cucciolone!'' Aveva tentato di aiutare Karin, contando sulle dita i pregi di Kiba, elogiando il ragazzo proposto dall'amica, fallendo, però, miseramente.
Temari aveva annuito sorridendo a ogni frase della rossa, incrociando le dita sotto al banco, sperando di aver trovato il ragazzo giusto per (T/N) che, però, con le braccia incrociate al petto, aveva scosso il capo sin da subito, non appena il nome del compagno di scuola era stato pronunciato.
''Hai ragione Karin: è un cane!
Puzza come un cane e ha l'alito pesante.
Ti assicuro che scodinzola anche è proprio un cane arrapato.'' Aveva iniziato a dire (T/N), dopo essersi infilata in bocca, tutta intera, una merendina comprata al distributore, masticandola velocemente e mandandola giù con altrettanta velocità per non sentirne il sapore scadente.
''Scusa, ma tu come sai che il suo alito-'' Aveva tentato di prendere parola Karin, che aveva inarcato un istante le sopracciglia verso l'alto, in un'espressione confusa: (T/N) non aveva mai parlato con Kiba.
''Lo so e basta! Sai... le voci.'' L'aveva interrotta la (mora/bionda/rossa...), accartocciando la carta in cui fino a poco prima era contenuta la merendina che si era divorata e di cui aveva ancora le briciole ai lati della bocca.
''Secondo me ti stai solo inventato un sacco di palle; ti abbiamo proposto una decina di ragazzi, alcuni anche parecchio sopra alle tue possibilità e tu li hai bocciati tutti! Tu a al ballo non ci vuoi andare.
L'hai già deciso che non ci verrai!
Tem, stiamo solo sprecando fiato e rischiamo pure di strozzarci dal ridere per colpa di sta pagliaccia!'' Aveva detto la sua, senza usare messi termini, la ragazza con gli occhiali rossi, puntando un dito in faccia all'altra.
Temari aveva sospirato, annuendo, concordando con le parole dell'amica, rivolgendo poi uno sguardo di disappunto a (T/N) che aveva sospirato, buttando la testa indietro sulla sedia, lasciando il corpo molle, tanto che credeva che sarebbe scivolata a terra.
Temari sarebbe andata avanti all'infinito a cercargli un accompagnatore, gli avrebbe proposto ogni ragazzo libero della scuola, persino quelli del primo anno, se fosse stato necessario.
''C'è solo un ragazzo con cui vorrei andare al ballo...'' Aveva mormorato poco dopo (T/N), socchiudendo gli occhi e pensando al suo biondo Deidara e lei ballare al centro della sala da ballo, avvinghiati l'uno all'altra, guardandosi negli occhi, avvicinando i loro corpi e i loro visi sempre di più, fino a far si che le loro labbra si sfiorassero.
''Prima di andare con lui al ballo, a letto o affanculo... ci devi parlare, (T/N).'' Le aveva ricordato, molto gentilmente, Karin, giocherellando con la cannuccia del succo di frutta con cui per poco non si era strozzata, guardando con pietà celata l'amica che aveva emesso un mugugno sconsolato, fingendo un pianto isterico.
''Lo so, lo so...'' Aveva sospirato, tornando seduta composta sulla sedia per qualche istante, prima di appoggiare, rassegnata dalla sua timidezza e incapacità di interagire con il ragazzo, la testa sul banco, circondandosela poi con le braccia. Dubitava che un ragazzo così carino come Deidara non avesse già una ragazza con cui andare al ballo, anche se ci avesse parlato, un giorno, sarebbe stato ugualmente inutile: poteva dire che autoconvincersi che il biondo avesse già una ragazza, anche se in realtà, dato che lo stalkerava, sapeva che non era vero, fosse un modo per evitare di fare qualche figuraccia andandoci a parlare?
No, non era affatto il modo giusto per consolarsi, cercando di nascondere che fosse un disastro, ma tentare di convincersi del contrario non avrebbe fatto male... forse.
''Ehy vicina di casa!'' Una voce insopportabilmente familiare aveva fatto roteare gli occhi al soffitto a (T/N) che, con lo zaino su una spalla, pronta per uscire da scuola e andarsene a casa, alla ricerca di un po' di relax, si stava cambiando le scarpe all'entrata dell'istituto.
Quello che l'aveva salutata, con un sorriso a trentadue denti stampato sulle labbra, appoggiato a uno degli scompartimenti nei quali venivano ritirate le scarpe, era Suigetsu Hozuki, il suo odioso vicino di casa che non sopportava ormai da anni.
Lei e il ragazzo erano cresciuti praticamente insieme, abitando vicini ed avendo la stessa età avevano spesso giocato insieme da bambini; poi, con il tempo, crescendo, la loro amicizia era andata a scemare e, questo, per (T/N) era stato un bene, dato che una volta raggiunta la pubertà Suigetsu era divenuto un cazzone di prima categoria.
Suigetsu Hozuki aveva dalle caratteristiche fisiche parecchio particolari, non comuni, che lo rendevano, per sua fortuna, dato che era considerato molto bello, un bocconcino parecchio appetibile da tutte le ragazze della scuola.
Il ragazzo era albino, la sua pelle era bianca e candida come il latte e parecchio suscettibile al sole e alle alte temperature, i suoi capelli argentei, che riflettevano la luce del sole, gli incorniciavano il viso in un taglio irregolare e spettinato, i suoi occhi color porpora erano profondi e in netto contrasto con il pallore del suo viso.
Ciò che lo rendeva davvero particolare erano i suoi denti affilati e appuntiti come quelli di uno squalo.
Se (T/N) non fosse stata la sua vicina di casa, non lo avesse visto crescere e non avesse ancora il segno di un suo morso su una spalla, risalente ad almeno dieci anni prima, avrebbe affermato che fossero finti, come credevano in molti.
La dentatura di Suigetsu non era affatto finta, anche suo padre possedeva denti appuntiti e affilati come quelli di uno squalo: era una strana caratteristica genetica che contraddistingueva la famiglia Hozuki .
Le ragazze gli sbavano dietro, sembrava che non desiderassero altro dalla vita se non di farsi morsicare il collo, una chiappa o il seno dal potenziale squalo; di certo, non avrebbero voluto davvero avere i denti di Suigetsu conficcati nella pelle, se avessero saputo, come (T/N), quanto facessero fatto male.
L'albino era soprannominato Sharkboy non solo per i suoi denti appuntiti e aguzzi, ma anche perchè nuotava veloce come uno squalo, di fatti era il capitano della squadra di pallanuoto della scuola e puntava a diventare un campione a livello mondiale.
Per quanto riguardava la sua personalità non c'era molto da dire: era un cazzone presuntuoso, irriverente dalla lingua affilata, forse anche più dei denti, con la cattiveria, più che la battuta, sempre pronta.
In più era anche stupido, perchè con tutte le ragazze della scuola con cui avrebbe potuto mettersi e avere una relazione sana, si era fidanzato proprio con l'unica con cui non avrebbe dovuto mettersi: Ino Yamanaka.
Ebbene sì, Suigetsu era il fidanzato di Ino, anche se, a dire il vero, non si riusciva mai a capire se quei due fossero ancora fidanzati dal passare di un giorno all'altro, dato che litigavano spesso e si lasciavano di continuo.
La Yamanaka, dopo aver lasciato perdere, finalmente, dopo anni, l'Uchiha, nonché migliore amico dell'attuale fidanzato, era saltata da un ragazzo all'altro, fino a fidanzarsi per un bel periodo con Sai, ragazzo che molti credevano fosse parente di Sasuke, data al somiglianza a livello caratteriale ed estetico.
Poi si era fidanzata con il ragazzo-squalo; ovviamente bionda aveva tentato invano, mettendosi prima con Sai e poi con Suigetsu, di far ingelosire Sasuke, dato che il primo era considerato la sua (brutta) copia, mentre il secondo era il suo migliore amico.
La coppia instabile di certo non era legata dal sentimento: alla bionda Ino interessava solo avere come fidanzato uno dei ragazzi più belli della scuola e tenere alta la sua popolarità, mentre a Suigestu interessava avere sempre disponibile qualcuno con cui fare sesso, indipendentemente dal fatto che non faticasse per nulla a trovarsi una ragazza con cui divertirsi.
''Che ci fai da sola? Dove sono le tue amiche gnocche?'' Domandò l'albino, non vedendo nei paraggi Temari e Karin che, impegnate con le lezioni extrascolastiche, non erano con (T/N).
''Tieni a bada il tuo pesciolino: lo sai che non sei di loro interesse.'' Gli aveva risposto secca lei, richiudendo lo sportello dello scomparto in cui c'erano le sue scarpe.
''Pesciolino? Forse l'ultima volta che l'hai visto, quando avevamo cinque anni e abbiamo fatto il bagno insieme, era un pesciolino.'' Aveva ribattuto l'altro, sentendosi attaccato nell'intimità.
''Sì, me lo ricordo... era parecchio bruttino, ora che mi ci fai pensare.'' (T/N) fece una smorfia disgustata, sistemandosi meglio la cartella sulle spalle, intenta, dopo quel breve scambio di battute, ad andarsene via.
''Almeno io avevo solo il pisello bruttino, tu eri tutta bruttina... e non è che sia cambiato molto, ora.'' Continuò, imperterrito, Suigetsu, indicandola con un dito e squadrandola da testa a piedi, cercando di imitare la smorfia di disgusto che l'altra aveva fatto poco prima.
(T/N) aveva assottigliato gli occhi (C/C) in direzione del ragazzo che, non sentendola replicare, ghignò, credendo di aver vinto quel round di prese in giro.
''Almeno io sono cresciuta, il tuo cazzetto non lo so, non credo.'' Sibilò lei, sorridendo malefica, godendosi l'espressione esterefatta del ragazzo che non si aspettava una replica.
''Perché non ti inginocchi, mi slacci i pantaloni e controlli tu stessa?'' Suigetsu si riprese in fretta e cercò di pensare velocemente a un'altra cattiveria con cui replicare, cosa che non fu facile, così dovette ripiegare su una delle classiche frasi usate dai ragazzi quando qualcuno offendeva il loro pene; questa volta aveva vinto lei, ma la prossima sfida l'avrebbe vinta di sicuro lui.
Il ragazzo aveva messo le mani ai lati del suo membro, coperto dal tessuto scuro dei pantaloni della divisa scolastica, facendole cenno con il mento e un sorriso furbo di farsi avanti se aveva il coraggio.
(T/N) abbassò per un secondo lo sguardo sul pacco dell'altro, riportando poi gli occhi sul suo viso, cercando di non farsi distrarre dai gesti di Suigetsu.
''Sui-Sui! Eccoti qua.'' La voce squillante e acuta di Ino aveva trapassato i timpani di entrambi, facendoli quasi saltare in aria per il fastidio e la sorpresa.
Suigetsu era stato assalito dalla fidanzata che non aveva nemmeno ripreso fiato dopo aver parlato e subito gli aveva infilato la lingua in gola, iniziando a baciarlo senza contegno, tenendo, per giunta, i suoi occhi azzurri spalancati e fissi su (T/N), come per accertarsi che la stesse guardando mentre segnava il territorio con la saliva.
Suigetsu aveva socchiuso gli occhi, subendo passivamente l'attacco della bionda, limitandosi semplicemente a rimanere nella posa in cui era qualche istante prima che la ragazza arrivasse.
''Oh, (T/N)! Ci stavi per caso provando con il mio ex fidanzato?'' Aveva pure avuto il coraggio di dire la bionda, una volta finito di mangiare la faccia all'albino che aveva definito il suo ex, guardando la ragazza davanti a sé con disgusto e fastidio.
''No, io in realtà stavo qui a farmi i fatti miei quan-''
''Ah ecco! Che sciocca, come ho potuto anche solo pensarlo! Insomma...'' Ino l'aveva interrotta, prendendo parola a sua volta.
L'aveva guardata di nuovo da capo a piedi con espressione schifata, inarcando un sopracciglio e scuotendo appena il capo: era chiaro che una schifezza come (T/N) non ci stesse provando con un ragazzo bello come Suigetsu, sarebbe solo stato uno spreco di tempo ed energie cercare di competere con lei, la ragazza più bella della scuola.
Ino, poi, si era voltata di scatto verso il ragazzo albino, facendo ondeggiare la gonna nera della divisa che teneva risvoltata in vita, in modo che risultasse più corta del dovuto e mettesse in mostra più carne.
''Lo so che ti manco.'' Gli aveva sussurrato all'orecchio in modo lascivo, facendo però in modo che il suo sussurro fosse udibile anche all'altra ragazza presente.
Aveva poi sorpassato il ragazzo con una spallata, sculettandosene via, proprio come era arrivata.
Suigetsu e (T/N) rimasero entrambi a bocca aperta e con gli occhi spalancati, intontiti dall'accaduto.
''Wow, menomale che lo squalo sei tu...
Avete proprio un bel rapporto voi due.'' Aveva parlato, spezzando il silenzio creatasi, (T/N), ritornando a sbattere le palpebre e spostando la sua attenzione dal culo semi-visibile di Ino, al vicino di casa che, di fianco a lei, stava guardando la ragazza allontanarsi con gli occhi sgranati e le labbra umide di saliva non sua.
''Ehm... i-io credo che andrò. Ci vediamo (T/N)!'' L'aveva liquidata Suigetsu, salutandola con un cenno della mano, non prestandole più particolare attenzione.
(T/N) aveva sospirato, scuotendo il capo in segno di disappunto, ridacchiando tra sé, mentre guardava il ragazzo rincorrere Ino: era proprio vero che ai maschi bastava vedere un lembo di pelle scoperto per perdere la testa.
''Dimmi che sono le lenti dei miei occhiali a essere sporche o che sto avendo le allucinazioni, ma non dirmi che (T/N) si è vestita davvero così per venire alla festa di Ino.'' Sospirò Karin, sbattendo le palpebre più volte, nella speranza di starsi immaginando tutto e che (T/N) non stesse davvero andando incontro a lei e Temari vestita in quella maniera.
L'altra ragazza si era coperta gli occhi con una mano, scuotendo il capo in segno di disapprovazione, scioccata e imbarazzata quanto la rossa, vedere l'amica venirle incontro, saltellando e con il sorriso stampato in faccia, abbigliata in modo così in appropriato per quell'evento.
''(T/N) come cavolo ti sei vestita?'' Fu, per l'appunto, la prima cosa che entrambe le ragazze le dissero, dopo averla salutata, guardandola con gli occhi sgranati.
''Perché? Cosa c'è di strano? Le righe sono di moda.'' Aveva risposto, osservando a sua volta il suo outfit, riportando poi l'attenzione sulle facce stranite delle sue amiche che sembrava che avessero visto un fantasma.
''Vanno di moda, ma... ma non così! Sembri un carcerato!'' Aveva detto Karin, puntando un dito in direzione di (T/N), muovendolo dall'alto in basso, facendo fare lo stesso movimento anche ai suoi occhi.
(T/N) indossava una maglia maniche corte oversize a righe bianche e nere verticali, che le arrivava circa a metà coscia, abbinata a dei pantaloni neri di jeans attillati e delle scarpe nere del medesimo colore.
''Le divise dei carcerati hanno le righe orizzontali!'' Si era subito difesa la (mora/bionda/rossa...), incrociando le braccia al petto, guardando con le sopracciglia crucciate le due amiche che, in quel momento non avevano affatto un atteggiamento amichevole.
''Stai facendo il cosplay di Beetlejuice o di un codice a barre?!'' Aveva ribattuto la rossa che se fosse stata al posto dell'amica non avrebbe mai messo piede in casa della Yamanaka in quel modo: sapeva che vestita così (T/N) avrebbe attirato parecchie attenzioni, ma di certo non quelle positive, tutt'altro, sarebbe stata parecchia presa in giro.
La ragazza presa in causa sgranò occhi e spalancò la bocca, emettendo un verso di sorpresa; non pensava di essere vestita così male, insomma, quello era il suo modo di vestire, non si sarebbe mai messa una minigonna e un top attillati come il resto delle ragazze, le sue amiche comprese, non si sentiva a suo agio con tutta quella pelle scoperta.
Temari e Karin stavano benissimo nei loro vestitini attillati e non risultavano delle scostumate, dato che i loro abitini erano ancora di una lunghezza accettabile, erano anche truccate a modo, senza eccessi: le sue amiche erano bellissime sempre, non importava se con e senza trucco, vestite in divisa scolastica, con un vestito corto o in pigiama e lei rispettava, a differenza loro, il modo di vestire e apparire che avevano, anche se non lo approvava.
Sapeva che alla festa ci sarebbero state ragazze mezze nude, con lo stucco in faccia e i tacchi a spillo vertiginosi che dopo appena un bicchiere di alcool sarebbero passate all'essere favolosamente troie all'essere troie sfatte.
(T/N) non capiva tutto questo bisogno di agghindarsi se tanto, poi, dopo appena dieci minuti di presenza, tutto il lavoro fatto sarebbe stato vanificato: era solo uno spreco di tempo.
''Wow... non pensavo di essere così vestita male!
Pensare che ho pure messo le scarpe con il tacco per l'occasione.'' Aveva asserito, arricciando le labbra in una smorfia (T/N), leggermente offesa dalle critiche delle due amiche, indicandosi poi le scarpe che aveva ai piedi.
''(T/N)... le Superga con la suola spessa non sono considerabili scarpe con il tacco.'' Aveva sospirato Karin, portandosi le mani suoi fianchi asciutti, dopo aver guardato a sua volta le calzature dell'amica.
(T/N) aveva roteato gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto e iniziando a incamminarsi verso la casa di Ino, ignorando le parole dell'altra, per evitare che la discussione andasse avanti ancora per molto; si era poi fermata dopo un tratto, facendo cenno alle altre di muoversi.
''La prossima volta la vestiamo noi...'' Aveva bisbigliato Temari, incamminandosi affiancata da Karin, percorrendo con qualche difficoltà il viale di ciottili, non semplice da attraversare con le scarpe con il tacco.
Gli invitati entravano e uscivano dall'enorme casa di Ino.
La ragazza era stata in grado di riempire la sua dimora per bene con tutte le sue conoscenze; tutti erano a proprio agio e si stavano divertendo: c'era chi ballava, chi chiacchierava, chi flirtava, chi limonava, chi era imboscato in qualche stanza a fare sesso e chi era così sbronzo da essere sdraiato a terra a contemplare il soffitto illuminato dalle luci colorate rischiando un coma etilico e poi c'era (T/N) che, dopo aver ballato un paio di minuti con le amiche, si era dileguata dal centro della pista, iniziando a non sentirsi per nulla a suo agio in quell'ambiente affollato.
Con la scusa di essere assetata aveva lasciato Temari e Karin a ballare, sapendo che non avrebbero sofferto della sua assenza, sgattaiolando via dal gruppo di coetanei sudati e ubriachi che ballavano selvaggi gli uni appiccicati agli altri.
Aveva emesso un sospiro di sollievo quando si era allontanata dalla zona ballo, frastornata dalla musica ad alto volume che, anche se in maniera meno violenta, continuava a rimbombarle nelle orecchie nonostante fosse in un'altra stanza.
Aveva creduto che sarebbe riuscita a omologarsi alla massa questa volta, a divertirsi come le sue amiche e il resto dei presenti a quella festa, ma anche in questa occasione aveva fallito nel tentativo di comportarsi e divertirsi come i suoi coetanei; era lì da appena mezz'ora e già non vedeva l'ora di andarsene a casa e dormire, azione che sarebbe stata saggia da compiere dato che il giorno seguente sarebbe dovuta andare a scuola.
Non aveva potuto nemmeno stalkerare Deidara, non l'aveva visto da nessuna parte, anche se dubitava che non fosse presente.
Così, (T/N) si era fermata in cucina, al tavolo delle bevande e degli snack a mangiucchiare patatine e bere birra mischiata a chissà quale altro superalcolico che c'era nei bicchieri di plastica che aveva trovato lì in giro.
Dall'angolino in cui si era appostata riusciva a vedere il grande salone dove c'erano la maggior parte delle persone, la stanza in cui la musica era ad alto volume ed era illuminata da luci psichedeliche che rendevano l'ambiente molto simile a una discoteca.
''(T/N), sei tu!
Ti avevo scambiato per un arbitro vestita così.'' Aveva asserito Suigestu, arrivando alle spalle della ragazza.
L'albino aveva preso successivamente un bicchiere e, dopo aver controllato che fosse vuoto e pulito, lo aveva riempito con quella che doveva essere vodka, data l'apparenza trasparente e, poi, con del succo all'arancia, creando un perfetto cocktail dissetante.
La ragazza aveva scosso la testa, ignorandolo, infilando la mano nella ciotola di patatine nuovamente, facendo finta di non essere stata presa di nuovo in giro per come si era vestita.
''Sai... ti ho vista prima in pista con le tue amiche sembravi una zebra epilettica.'' Aveva parlato di nuovo Suigetsu, dopo aver fatto un lungo sorso dal suo bicchiere ed essersi leccato le labbra, ripulendosele dai residui della bevanda alcolica zuccherina rimasti su di esse.
''Tu invece sembri un coglione indipendentemente da come ti vesti.'' Aveva ribattuto lei, sorridendogli con cattiveria, portandosi una patatina in bocca, masticandola con furia.
Suigetsu aveva tirato le labbra in un sorriso divertito, non dando troppo peso all'affronto, mostrando i suoi denti appuntiti alla vicina di casa che aveva osservato con attenzione come perfettamente fossero allineati quegli artigli potenzialmente pericolosi.
''Temari e Karin... invece loro si che sanno come muoversi.
Ti hanno chiesto di me, per caso?'' Aveva commentato Suigetsu, guardandosi in giro alla ricerca delle amiche della ragazza, non vedendole con lei.
(T/N) aveva inarcato un sopracciglio, scocciata: era già la seconda volta nel giro di due giorni che Suigetsu le rivolgeva la parola, insultandola, e chiedendole poi dove fossero le sue amiche.
''Oh... sì stavano ballando di gioia quando hanno saputo che eri presente alla festa, sono così eccitate.'' Gli aveva risposto lei, retorica.
''Quindi le tue amiche si eccitano pensando a me... qualcos'altro?'' Aveva risposto Suigetsu, sorridendo in maniera sensuale, tenendo gli occhi fissi su (T/N) che, anche se sapeva che lo stava prendendo in giro, poteva comunque darle qualche informazione interessante sulle sue amiche.
''Non è il mio lavoro quello di vendere informazioni sulle mie amiche.''
(T/N) aveva dovuto alzare il tono della voce per far si che l'altro la sentisse bene senza che si dovessero avvicinare troppo l'uno all'altra, dato che il volume della musica sembrava essere aumentato tanto da rendere difficile la comunicazione persino a chi non era nella stanza principale.
L'albino aveva arricciato il naso, portandosi di nuovo il bicchiere alle labbra, bevendo di nuovo un altro sorso del suo drink, prima di parlare di nuovo.
''Certo che lo è: sei l'ASSO del gruppo.'' Aveva risposto, dopo essersi di nuovo dissetato, guardandosi in giro, alla ricerca di qualche bella ragazza con cui provarci.
(T/N) aveva crucciato le sopracciglia e aveva spalancato appena la bocca, in una smorfia confusa, non capendo di che cosa stesse parlando Suigetsu.
''ASSO: Amica Sfigata Strategicamente Oscena.'' Aveva detto il ragazzo, guardando l'espressione confusa di (T/N), spiegandole il significato di quell'appellativo di cui aveva creduto che la ragazza fosse a conoscenza dato che lei stessa era appellata in quel modo.
''Non sapevi di essere l'ASSO? Ogni gruppo di amiche ne ha uno: è l'amica ciospa che fa sembrare le altre ancora più fighe di quanto già non siano.''
L'espressione confusa di (T/N) era tramutata in una scioccata: che cosa stava a significare quello che Suigetsu gli stava dicendo?
Non erano prese in giro scherzose, non stava giocando come faceva solitamente, quello che stava dicendo non erano prese in giro, bensì dati di fatto.
''Insomm- Oh cazzo (T/N) non ti volevo offendere...'' L'albino si era girato di nuovo verso la vicina di casa che lo stava guardando con un'espressione scioccata in volto, gli sembrò persino offesa, il che lo fece sentire in colpa e al tempo stesso soddisfatto: era raro riuscire a far rimanere senza parole e soprattutto offendere (T/N); era la prima volta che la vedeva tanto sconvolta.
''A-Ascolta... non tutti gli ASSI sono dei cessi, alcuni sono solo la persona meno figa del gruppo.'' Il ragazzo aveva tentato invano di rimediare, cercando di rigirare la frittata e rendere meno cattive le parole dette poco prima.
Di nuovo si era guardato in giro, questa volta cercando di sviare il contatto visivo con (T/N), non sapendo come sostenere quello sguardo stranito.
''Non è una cosa che riguarda solo le ragazze, comunque... anche tra i gruppi di maschi c'è l'ASSO.
L'ASSO è quella persona da cui fare pit stop per raccogliere informazioni su chi ti interessa, in modo da essere sicuri che... che ne so... che la tua preda è single o per sapere i suoi interessi, in modo da essere sicuri di non fare flop quando ci andrai a provarci.
L'ASSO è... una figura positiva e utile.'' Suigetsu aveva tentato di rendere la figura dell'ASSO agli occhi di (T/N) meno negativa, le aveva spiegato la sua utilità, sperando che la ragazza non la prendesse troppo male e, soprattutto, sul personale.
''I-Io non sono un ASSO.'' Aveva ribadito la (mora/bionda/rossa...), scuotendo il capo con convinzione, stringendo tra le dita il bicchiere di plastica, deformandolo leggermente, guardando Suigetsu negli occhi, sperando che ciò che avesse detto il ragazzo non la riguardasse davvero, che l'avesse detto solo per prenderla in giro come al solito.
L'albino aveva emesso un sospiro sconsolato, guardando a sua volta negli occhi la ragazza: (T/N) doveva accettare la realtà, lei era l'ASSO del gruppo.
''Quanti ragazzi al giorno ti chiedono di Temari e Karin? Parecchi, immagino.
Quanti invece ti parlano perché vogliono sapere qualcosa di te? Nessuno. Riflettici.''
Quel gradasso di Suigetsu aveva, stranamente, ragione, tutto quello che aveva detto aveva senso, non stava vaneggiato sotto gli effetti dell'alcool; ora che (T/N) ci rifletteva lui non era stato l'unico a chiedergli delle sue amiche, anzi, tutti i giorni ragazzi, alcuni a lei sconosciuti, le andavano a domandare di loro.
Lei non ci aveva mai fatto caso, ma era vero: tutte le persone che la avvicinavano le chiedevano solo ed esclusivamente di Karin e Temari, non c'era mai stato nessuno che aveva avuto interesse nei suoi confronti e la cosa peggiore era che le stesse persone che le chiedevano informazioni, riconoscendola come ASSO del gruppo, erano le stesse che la ignoravano, facendo finta che non esistesse, quando si trovava in presenza delle sue amiche, come se non contasse nulla in loro presenza.
Più ci rifletteva, più le era chiara una cosa: lei senza Temari e Karin non esisteva, non era nessuno, le sue amiche avevano fatto di lei l'ASSO.
La loro amicizia era una farsa, lo sapevano tutti tranne lei che non si era mai resa conto di nulla in tutti quegli anni.
Aveva inspirato profondamente, rabbiosa, continuando a stringere tra le dita tremanti il bicchiere di plastica ormai accartocciato.
Si era estraniata dalla realtà, ormai non sentiva nemmeno più la musica ad alto volume rimbombarle nella testa, l'unico rumore che percepiva era il battito accelerato del suo cuore; era davvero arrabbiata, non solo perché era considerata da tutta la scuola una sfigata cessa, ma perché era stata così sciocca da non rendersi conto a tempo debito di quello che stavano facendo quelle che aveva ritenuto fino a qualche minuto prima le sue migliori amiche: l'avevano sfruttata solo perché non era bella e talentuosa come loro per risultare ancor più perfette agli occhi degli altri.
''(T/N)? Ora che abbiamo chiarito sull'importanza del tuo ruolo posso chiederti di-''
''Questo ASSO ti da il due di picche.'' Aveva detto (T/N), interrompendo Suigetsu prima che potesse finire di formulare la sua domanda: quel morto di figa avrebbe avuto il coraggio, dopo quello che le aveva detto, dopo averla fatta sentire usata, di chiederle di Karin e Temari, come se niente fosse, come se ciò che le avesse detto non l'avesse scalfita minimamente, cambiandole il modo di vedere la realtà e di vedere se stessa.
Da un lato avrebbe dovuto ringraziarlo per averle fatto luce sulla questione, per averle detto la verità che tutti, in primis le sue così dette amiche, le avevano tenuto nascosto, ma non era del tutto sicura se lo meritasse, dato che la maniera in cui gliel'aveva detto non era stata delle più delicate.
''Ehy! M-ma che cazzo!?'' Suigetsu aveva fatto un passo indietro e aveva guardato prima la sua maglietta, ora zuppa di succo e vodka, poi la ragazza, con cui fino a poco prima aveva parlato, andarsene via a passo spedito dopo averle rovesciato addosso il contenuto del bicchiere che aveva tenuto fino a pochi secondi fa tra le mani; era successo tutto in un secondo: (T/N) gli aveva strappato dalla mano il bicchiere, dopo aver lasciato cadere a terra il suo ormai vuoto e ridotto a un ammasso di plastica accartocciata, lo aveva guardato in faccia e gli aveva lanciato addosso l'oggetto con cattiveria.
Il ragazzo era rimasto immobile, con gli occhi e la bocca spalancati, per qualche istante, osservando (T/N) farsi spazio con fatica tra la folla, fino a sparire, rendendosi conto, solo dopo qualche secondo, che alcuni presenti all'interno della stanza avevano assistito con attenzione alla scena e lo stavano guardando incuriositi, ridacchiando divertiti.
Suigetsu sperò che tutte quelle persone fossero così ubriache da dimenticarsi, una volta riprese dalla sbronza, di quello che avevano visto: ne andava della sua reputazione.
(T/N), una volta andatasene dalla festa e tornata a casa, si era rifugiata nella sua stanza, nel completo silenzio, e aveva riflettuto per tutta la notte sulle parole di Suigetsu, aveva persino fatto delle ricerche su internet per controllare che quello che il ragazzo le avesse detto riguardante la figura dell'ASSO non fossero solo un mucchio di sciocchezze; ci aveva sperato, ci aveva davvero sperato, ma purtroppo ogni sito che aveva visitato, persino quelli nelle pagine di Google successive alla prima, quelle che non controlla mai nessuno, nemmeno in caso di disperazione, le avevano dato tutti la stessa risposta: la figura dell'ASSO nei gruppi di amici era reale, così come era vero che lei era l'amica sfigata, bruttina e insignificante.
Ormai, dopo una notte insonne, dopo aver passato ore a fare ricerche e a mettere in ordine le idee, scavando nella sua memoria, era ormai più che consapevole di essere l'ASSO di Karin e Temari, le sue più care (e uniche) amiche, che aveva creduto le volessero bene e fossero sempre state leali con lei; non si sarebbe mai aspettata un tale tipo di presa in giro da loro, soprattutto perché era sempre state due persone sincere e senza peli sulla lingua, che dicevano sempre la loro, non avevano paura a dire la verità per quanto dolorosa potesse essere.
Le sue amiche l'avevano trasformata in un ASSO e questa cosa la faceva arrabbiare, tanto che aveva deciso di chiudere con loro, non volendo avere a che fare con due false ipocrite e, soprattutto, non volendo essere considerata un ASSO; (T/N) non si reputava di certo bella o intelligente come Karin e Temari, ma nemmeno tanto brutta e stupida da non venir nemmeno presa in considerazione da nessuno.
Senza Temari e Karin lei non esisteva, le era stato concesso il dono dell'invisibilità, praticamente aveva la licenza di sbattersi delle apparenze, poteva fare o dir quello che voleva e nessuno si sarebbe accorto di lei e della sua inutile esistenza.
''Ehi, (T/N), dove eri finita ieri sera? Abbiamo cercato il tuo culo a strisce, ma non ti abbiamo trovata da nessuna parte.'' Le aveva detto Karin, non appena l'aveva vista, sedendosi davanti a lei, seguita da Temari che le si sedette di fianco.
''Forse è il momento di cambiare le lenti degli occhiali.
Pensavo di essere abbastanza oscenamente trovabile.'' Aveva ribattuto, acida, (T/N), non prendendo troppo bene le parole dell'altra che aveva semplicemente scherzato.
Le due amiche si guardarono complici, intuendo nell'immediato, dopo aver visto l'espressione truce sul volto di (T/N) e averla sentita parlare in maniera così aggressiva, che ci fosse qualcosa che non andava, dato che non era affatto da lei prendere sul personale le prese in giro e, soprattutto, essere arrabbiata di prima mattina e non accoglierle con una delle sue solite battutacce.
''Tutto bene?'' Le aveva chiesto Temari, osservandola attentamente, cercando di incrociare lo sguardo dell'amica.
(T/N) teneva i suoi occhi (C/O) puntati davanti a sé, senza star fissando realmente qualcosa; non riusciva nemmeno a guardarle in faccia quelle due tanto era arrabbiata con loro.
''Oh, come siete premurose vi interessa che il vostro ASSO stia bene! No, non sto bene! Credevo di potermi fidare di voi e invece siete delle false ipocrite!'' Aveva sbroccato (T/N), indicando le due amiche con il dito indice in maniera alternata, seguendo lo stesso movimento spastico dettato dalla sua mano con gli occhi, carichi di odio e delusione.
''Scusami? Come ci hai appena chiamate?!'' Karin aveva assottigliato gli occhi dietro gli occhiali, fissando stizzita l'amica che da quando l'avevano salutata si stava comportando in maniera strana e, soprattutto, le stava denigrando e non in maniera scherzosa come era solita fare.
''(T/N), ma di cosa stai parlando? Sei impazzita? Cosa è questa storia?'' Aveva chiesto, invece, spiegazioni Temari che non se la prendeva subito come Karin quando qualcuno, cosa che in realtà non era accaduta poi chissà quante volte, la insultava.
(T/N) si sedette scompostamente sulla sedia, buttando la schiena sullo schienale e lasciando cadere le braccia molli lungo i fianchi.
Scosse la testa in segno di incredulità e di disapprovazione: quelle due stavano facendo le finte tonte, come se non sapessero di cosa stesse parlando.
''Mi sembra strano che due tipe così intelligenti come voi non sappiano cosa sia un ASSO: Amica Sfigata Strategicamente Oscena.'' Spiegò, contando sulle dita le parole che componevano quell'acronimo, facendo la saccente davanti alle due ragazze sedute davanti a lei che avevano l'espressione di un pesce lesso, come se realmente non fossero a conoscenza dell'esistenza di quella figura in ambito scolastico e sociale, come se non sapessero che l'ASSO del gruppo fosse proprio lei.
''Me l'ha detto Suigetsu!
Se non me l'avesse detto lui probabilmente non lo sarei mai venuto a sapere da nessuno... nemmeno da voi che siete le mie migliori amiche!'' La (mora/bionda/rossa...) era davvero delusa dalle due, non credeva che le avrebbero mai potuto nascondere una cosa del genere, eppure lo avevano fatto.
''Tsk e da quando dai retta a quello che dice Suigetsu?
Quello ha l'intelligenza di un pesce rosso.'' Emise in uno sbuffo Karin, roteando gli occhi al cielo nel sentir pronunciare il nome di quel ragazzo, incredula al fatto che (T/N) avesse seriamente preso sul serio le sue parole.
''Bhe, questa volta non ha detto una stronzata... Google conferma!
Se non sono il vostro ASSO, allora, spiegatemi perché due tipe strafighe, popolari e intelligenti come voi vanno in giro con una come me... non sono per nulla al vostro livello!'' Sbottò, di nuovo, la ragazza, continuando a tener puntati i suoi occhi (C/C) addosso a Temari e Karin, alla ricerca di una spiegazione plausibile al loro silenzio in quanto quell'argomento.
La bionda e la rossa si irrigidirono alle parole dell'amica: (T/N), che non aveva mai mostrato alcun segno di insicurezza, si credeva inferiore a loro, proprio lei che fino al giorno prima non aveva mai dato importanza alle apparenze e agli stereotipi, che se ne era sempre fregata dell'opinione altrui.
''Mi avete usato per tutto questo tempo per apparire più gnocche!
Oh, ma questo non accadrà più perché con me avete chiuso! Trovatevi un altro ASSO da tenere nella manica!'' Aveva aggiunto senza dare il tempo a nessuna delle due di parlare, di reagire, di provare a spiegarle che ciò che stava dicendo non rispecchiava il vero.
''Spero troviate qualcuno ancora più sfigato, osceno e stupido da prendere per i fondelli come avete fatto con me per tutti questi anni.'' Detto questo, rabbiosa, (TN) aveva raccolto il suo zaino e si era andata a sedere altrove, lontano da quelle due manipolatrici che aveva creduto fossero sue amiche.
Temari e Karin, sconvolte e colpite dalle dure parole della loro amica, avevano guardato la ragazza allontanarsi a passo spedito da loro, senza avere le forze e il tempo necessario per ribattere alle false accuse rivolte loro.
Ovviamente ciò che (T/N) aveva detto non rispecchiava la realtà: nessuna delle due aveva mai usato l'amicizia con lei per avere secondi fini, non erano così infime e succubi, (T/N) avrebbe dovuto saperlo, ma a quanto pareva era così accecata dalla rabbia, così confusa da ciò che quello scemo di Suigetsu le aveva messo in testa, che non si rendeva conto di star dicendo un sacco di cattiverie gratuite alle due ragazze che non si meritavano affatto tale affronto.
Per quanto sia Temari che Karin sapessero che quella che aveva parlato non era stata la loro (T/N), bensì la sua rabbia e la sua confusione, dopo quello che si era permessa di dire di loro, additandole come delle persone terribili, senza dare nemmeno loro tempo di giustificarsi e spiegarle la lor visione delle cose, non si sarebbero di certo scomodate ad andare a cercarla per chiarire dopo quell'affronto.
Loro non avevano fatto nulla di male, quella che aveva sbagliato e aveva dichiarato guerra era stata lei, non le dovevano alcuna scusa, tantomeno dopo che si era permessa di insultarle. Le due speravano solo che dopo qualche giorno (T/N) avrebbe sbollito, sarebbe tornata in sè e si sarebbe resa conto di ciò che aveva fatto, scusandosi per il suo comportamento aggressivo e per essere giunta a conclusioni affrettate, prese senza pensare.
Questa era stata, in assoluto, la loro prima litigata seria in anni di amicizia che, a quanto pareva, era appena finita per una sciocchezza, per colpa di uno stupido acronimo, lo stesso che avrebbe dato inizio a una lunga serie di problemi.
I giorni successivi a scuola non sembravano più passare per (T/N): ogni ora di lezione era una sofferenza atroce e, ancor peggio, era il momento della ricreazione, l'unico in cui teoricamente si sarebbe dovuta svagare.
Il problema era che da quando aveva chiuso i rapporti con Karin e Temari non aveva nessuno con cui parlare, nessuno da far ridere fino alle lacrime con le sue battute inopportune, nessuno con cui passare il suo tempo libero.
(T/N) era sola, non aveva nessun amico e ciò la rattristava parecchio; l'unico lato positivo di quella situazione era che essendo sola non era l'ASSO di nessuno: era una mera consolazione, ma era pur sempre qualcosa.
Ogni tanto aveva incrociato lo sguardo con le sue due ex amiche che aspettavano ancora il suo ritorno, le sue scuse, ma quell'idea a lei non era mai balenata nella testa: non sarebbe mai tornata da loro dopo quello che le avevano nascosto.
Non poteva non ammettere che le mancava la loro compagnia, ma tutte le volte che questo senso di abbandono e tristezza l'invadevano cercava sempre di scacciarlo via con la convinzione che prima o poi le sarebbe passata quella malinconia; se solo le fosse passata la rabbia nei loro confronti sarebbe stato tutto molto più semplice.
Da quando aveva scoperto l'esistenza della figura dell'ASSO e da quando non poteva far altro che osservare in silenzio gli altri, i suoi compagni riuniti in gruppetti, il suo nuovo passatempo era quello di individuare in ciascun gruppo di persone lo sfigato; persino tra gli insegnati c'era un ASSO!
(T/N) si chiedeva se quelle persone fossero a conoscenza del loro ruolo sociale o se ne fossero all'oscuro proprio come lo era stata lei fino a qualche giorno prima.
Aveva sospirato sconsolata, raccattando tutto il suo materiale didattico con lentezza, mentre il resto della classe aveva già liberato i banchi e se era uscito di corsa dall'aula ancor prima che la campanella finisse di squillare.
Non l'aspettava nessuno, tanto valeva prendersela con calma, mica doveva uscire con qualcuno dopo scuola; il suo weekend avrebbe consistito in studio, letto, anime e cibo spazzatura, il tutto condito con una buona dose di depressione e solitudine.
Non che prima di mettere fine all'amicizia con Temari e Karin uscisse poi così spesso, non era chissà quanto amante delle feste, però almeno se ne stava in casa in compagnia delle sue amiche: una sorta di festino privato tra ragazze.
Sorrise tristemente tra sé ripensando ai momenti felici trascorsi con le sue amiche, camminando lentamente nel corridoio ormai vuoto.
Gli occhi (C/O) erano puntati a terra, sulle piastrelle smunte e scolorite, ricoperte da un leggero strato di polvere e chissà quali altre schifezze trascinate dalle scarpe di chi ci aveva camminato sopra.
Si spostò una ciocca di capelli dietro un orecchio, facendo le scale svogliatamente, senza osare poggiare la mano sul corrimano appiccicaticcio, ne tantomeno al muro chiazzato di tanto in tanto di caffè, succhi e probabilmente anche sputi; anche quella era arte, magari valeva qualcosa: se si possono ricavare centoventimila dollari da una banana appesa al muro con del nastro adesivo, perché la sua scuola, che aveva bisogno di soldi, non poteva ricavarne altrettanti con quelle chiazze informi sul muro?
Questa era una di quelle domande senza un apparente senso e motivo che era solita condividere con le sue amiche, da cui spesso nascevano discorsi profondi e talvolta filosofici sulla vita; purtroppo ora le toccava rimuginare da sola sul significato celato dietro ai resti di una merendina ripiena di marmellata spiaccicata sul muro all'altezza delle sue spalle.
Chissà con quale forza antigravitazionale quello schifo rimaneva attaccato con così tanta facilità al muro; evidentemente il mix di conservanti, la scarsa qualità e la data di scadenza superata da chissà quanti anni erano fattori che aiutavano quell'ammasso informe a stare appeso.
''Flauto all'albicocca.'' Aveva detto qualcuno alle sue spalle, salendo le scale con calma.
''Nah secondo me è... un saccottino...'' Aveva ribattuto (T/N), fermatasi a guardare da più vicino la merendina spiaccicata sul muro.
Aveva socchiuso leggermente gli occhi ed era stata quasi tentata di toccare con un dito la poltiglia giallastra, tanto per costatarne la consistenza e vedere se fosse dotato di vita propria. Se si era trattenuta al farlo era solo perché non voleva che quell'opera d'arte potesse cadere a terra al minimo tocco.
''È un flauto.
Ho assistito alla scena, uhn!
Hidan lo ha lanciato dopo aver esordito con un ''questo flauto non suona un cazzo!''
L'ho schivato per un soffio, uhn!'' Aveva ribadito il soggetto alle sue spalle, spiegandole di che formato fosse quella merendina e di come fosse finita sul muro grigiastro delle scale.
(T/N) si era irrigidita e aveva sgranato gli occhi quando si era resa conto con chi stava avendo una conversazione riguardante a una merendina spiaccicata sul muro.
Il suo cuore smise di battere per un secondo, poi ricominciò a pompare sangue a velocità spropositata; purtroppo il sangue però non stava raggiungendo il cervello di (T/N), dato che la ragazza sembrava non essere più in grado di compiere alcun tipo di movimento.
Deidara, il ragazzo di cui era segretamente innamorata, gli aveva appena rivolto la parola di sua spontanea volontà, non poteva perdersi quell'occasione più unica che rara di parlarci.
Il problema era che la povera ragazza non aveva la minima idea di come interagire con lui senza risultare ridicola o stramba.
L'argomento era già abbastanza strambo e particolare di suo, non poteva dire nulla di chissà quanto sciocco per spezzare l'imbarazzo, forse poteva farcela.
''B-bhe non suona però vola: è un fly-to.'' Si era voltata verso di lui, probabilmente con il viso rosso e un'espressione ebete in volto, ma almeno aveva avuto il coraggio di guardarlo in faccia e di specchiarsi nei suoi bellissimi e profondi occhi azzurri accentuati da quella linea spessa di eyeliner nero che delineava la forma dei suoi occhi.
Deidara l'aveva guardata con fare critico per qualche secondo, in silenzio, riportando poi i suoi occhi blu sul muro imbrattato, contemplando l'opera d'arte dell'amico che aveva attentato alla sua faccia con quella merendina.
''Uhn! Mi piace!'' Aveva alla fine esclamato, portandosi le mani sui fianchi e sorridendo appena, tenendo gli occhi fissi sul muro.
(T/N) credette di morire in quel momento: Deidara trovava carino il nome che aveva dato a quell'ammasso di conservanti appiccicato al muro.
''Io l'avrei chiamato flauto albiKA-BOOMcocca, ma il tuo è più semplice ed esprime meglio l'essenza della merendina. Uhn!'' Il biondo si era voltato di nuovo verso di lei, facendo oscillare la sua chioma bionda con eleganza.
''Adorabile...'' Aveva biascicato a bassa voce (T/N), riferendosi non di certo al nome orribile e per nulla simpatico che aveva trovato Deidara al flauto spiaccicato; ciò che trovava adorabile erano quei tic vocali che caratterizzavano il ragazzo.
Non aveva mai avuto la possibilità di poterlo osservare da così vicino, ne tantomeno di poter udire la sua voce acuta e squillante da una distanza così ravvicinata; era così emozionata di averlo così vicino a lei, così eccitata che gli sarebbe potuta saltare addosso da un momento all'altro.
Ormai era chiaro, dopo quel breve scambio di battute, che ci fosse un certo feeling tra loro due, forse poteva permettersi di compiere quel gesto impulsivo: l'avrebbe slinguazzato tutto, gli avrebbe tolto il fiato, tanto che non sarebbe riuscito nemmeno a emettere un singolo ''uhn'' durante il bacio.
''Uhn!'' Il ragazzo biondo aveva, poi, alzando il mento in segno di saluto, degnandola di un ultimo sguardo, continuando a salire le scale, probabilmente per andare in aula d'arte.
(T/N) aveva balbettato un qualcosa simile a un ciao e aveva osservato Deidara salire scalino per scalino con agilità.
Avrebbe voluto parlarci di più, magari chiedergli il numero di telefono, organizzare un'uscita, ma era troppo impacciata per riuscire a compiere un passo così grande, era già stato tanto se era riuscita a spicciare parola, era bene che si accontentasse.
I capelli biondi, lunghi fino a metà schiena, che facevano invidia a quelli di Ino, seguivano i movimenti del suo corpo asciutto fasciato nella divisa scolastica.
La giovane aveva tenuto d'occhio il ragazzo fino a quando non l'aveva visto sparire nel corridoio.
Aveva sospirato ammaliata, con un grosso ebete sorriso sulle labbra, ringraziando mentalmente Hidan, l'amico di Deidara, nonché uno dei bulli della scuola ed uno dei tanti ex di Ino, di aver vandalizzato con quella merendina il muro; quell'incontro breve ma intenso le aveva migliorato la giornata.
Purtroppo, ora che non aveva più amiche non avrebbe potuto sclerare su quell'avvenimento con nessuno.
Al pensiero di non poter condividere con nessuno la sua gioia esagerata per una cosa di così poco conto si rattristò di nuovo.
Un altro sospiro, questa volta afflitto, uscì dalle labbra della ragazza che si decise di finire di scendere le scale e andarsene via dalla scuola ormai praticamente vuota; gli unici studenti rimasti erano quelli che facevano parte di alcuni club ed erano rinchiusi nelle aule adibite alle loro attività.
(T/N) si era fermata nel mezzo del corridoio quando aveva sentito del vociare provenire da poco più avanti; da lontano aveva riconosciuto la figura di Suigetsu, il suo odiato vicino di casa, e quella del professore di matematica, Iruka Umino.
''Questa è la tua terza insufficienza in matematica e i voti nelle altre materie non sono poi tanto stabili.
Suigetsu, se non inizi a mostrare miglioramenti nelle prossime due settimane sei fuori dalla squadra di pallanuoto.'' Aveva detto il professor Iruka con un certo dispiacere nel tono di voce.
La ragazza aveva fatto un paio di passi indietro, prima di essere vista, e si era appiattita contro la parete, nel corridoio antecedente a quello in cui i due stavano parlando.
Non era solita farsi gli affari degli altri, ma dato che si trattava di Suigetsu, storico vicino di casa, una delle poche altre persone con cui scambiava due parole ogni tanto, aveva deciso di origliare la conversazione che lo riguardava: avrebbe potuto, in futuro, in caso di necessità, magari per vendetta, di usarla contro di lui; dopo quello che le aveva detto riguardo alla figura dell'ASSO, come l'aveva trattata, di certo non lo considerava una figura positiva nella sua vita da sfigata.
Che Suigetsu non fosse una cima a scuola era risaputo: non era di certo famoso per la sua intelligenza, bensì per la sua bravura a pallanuoto e la sua apparenza.
(T/N) non pensava, però, che la sua situazione scolastica fosse così disastrosa.
Ormai mancavano un mese o poco più alla fine dell'anno scolastico e ben presto ci sarebbero stati gli esami finali, se i voti di Suigetsu non sarebbero migliorati in poco tempo sarebbe stato bocciato e avrebbe dovuto ripetere l'anno.
''Cosa?! Sono il caposquadra, n-non potete buttarmi fuori.
E l'allenatore è d'accordo con questo?'' Aveva sbottato Suigetsu, incredulo davanti alle parole del professore.
''L'allenatore Maito è d'accordo... mi dispiace ma se non dai priorità alla scuola e non ti impegnerai saremo costretti a prendere provvedimenti. Suigetsu, sappiamo quanto sia importante per te la pallanuoto, ma anche il diploma è importante, non puoi prendere alla leggera lo studio, soprattutto ora che manca poco agli esami finali.'' Aveva risposto il docente con tranquillità, comprendendo il disappunto del ragazzo, cercando di fargli capire quanto fosse importante studiare per non ripetere l'anno.
Suigetsu non studiava perché era distratto da altro, non di certo dalla pallanuoto: le ragazze, le uscite con gli amici, quelle erano le sue distrazioni principali, non gli allenamenti settimanali e le gare di pallanuoto.
La (mora/bionda/rossa...) aveva capito la strategia dei professori che sapevano quanto l'albino tenesse alla sua carriera da pallanuotista; proprio come si stavano avvicinando gli esami finali, si stava avvicinando anche il torneo annuale di pallanuoto con le altre scuole del paese, dove sarebbero stati presenti molti esponenti del settore: Suigetsu puntava a farsi notare ed essere chiamato per far parte della squadra nazionale.
''Questo è un ricatto...'' Aveva ringhiato l'albino, a denti stretti, messo alle strette dal volere del corpo docenti che sembrava essersi messo contro di lui.
''Mi impegnerò di più non voglio abbandonare la mia squadra.'' Alla fine aveva ceduto e aveva accettato la sua sorte, non potendo fare altro se voleva rimanere in squadra e non essere bocciato all'ultimo anno.
Il professor Umino l'aveva salutato, raccomandandogli di nuovo di darsi da fare.
Un rumore di passi aveva, poi, echeggiato nel corridoio, fino a scemare del tutto.
(T/N) aveva deciso di aspettare che anche Suigetsu se ne andasse prima di passare, non aveva alcuna voglia di intraprendere una conversazione con lui, non ancora.
Forse il problema non c'era nemmeno: probabilmente nemmeno lui aveva voglia di parlare con lei dopo che gli aveva rovesciato addosso il cocktail alla festa, il malumore di Suigetsu doveva sessere alle stelle dopo la chiacchierata con il professore, motivo in più per cui, forse, nemmeno lui le avrebbe voluto rivolgerle la parola.
Purtroppo, però, il ragazzo sembrava non volersi muovere dal bel mezzo del corridoio.
''Guarda che ti ho vista Assina.
Lo so che sei ancora lì.'' Il tono di voce di Suigestu, nonostante l'arrabbiatura, era comunque scherzoso, non sembrava essere troppo infastidito dal fatto che lei avesse origliato la conversazione con il professore.
La sua voce aveva riecheggiato appena nel corridoio vuoto.
''A-Assina?'' (T/N) era sbucata da dietro l'angolo, con un sopracciglio inarcato, infastidita dal nomignolo che le aveva dato.
Aveva camminato, poi, in sua direzione, guardandolo di sbieco.
Suigetsu, con un ghigno sul viso a mascherare la rabbia, si era sistemato lo zaino su una spalla e l'aveva osservata venire verso di lui a passo spedito, sul piede di guerra.
Suigetsu aveva appena iniziato una gara di insulti che credeva, questa volta, di poter vincere; non ci sarebbe andato giù leggero questa volta, la rabbia che gli ribolliva nelle vene era tanta e aveva bisogno di sfogarla.
Quello che non sapeva era che (T/N), a sua volta, non era del tutto stabile emotivamente in quei giorni, dopo le ultime scoperte che l'avevano portata a porre rimedio in maniera drastica alla sua condizione sociale che, però, non era di certo migliorata, tutt'altro: da ASSO, prima almeno aveva avuto delle amiche, ora, invece, era il niente di nessuno.
''Meglio ASSO che asino come te.''
(T/N) era giunta davanti all'albino, a un palmo dal suo naso e lo guardava dal basso, data la differenza di altezza, con i suoi occhi (C/O) carichi di collera.
Suigetsu aveva fatto una smorfia di disappunto, guardando a sua volta negli occhi, con fare superiore, la ragazza più bassa di lui.
''Se io sono l'asino allora tu sei Shrek.'' Aveva ribattuto Suigetsu, andandoci ancora abbastanza leggero con gli insulti.
''Come se Ciuchino fosse bello...
Almeno Shrek ha un minimo di cervello.'' Fu la risposta secca di (T/N), che incrociò le braccia al petto e alzò elegantemente un sopracciglio.
''Shrek non ha i baffi come te però.''
(T/N) sgranò gli occhi e fece un paio di passi indietro, sfuggendo dall'occhio scrutatore del ragazzo, portandosi una mano davanti alla bocca, dopo aver emesso un verso di stizza e sorpresa.
Era odioso quando i ragazzi ti facevano notare le tue imperfezioni; anche se (T/N) era sicura di non avere i baffetti, Il modo in cui la stava guardando Suigetsu le aveva fatto venire i dubbi.
Il ragazzo aveva ghignato, mostrando i denti appuntiti, quando si rese conto di aver infastidito con il suo commento la ragazza che era diventata rossa in viso per la rabbia e la vergogna.
''Bhe... immagino che facciano parte del pacchetto della sfigata oscena.
È così che mi hai chiamto, no?
È questo che sono.'' (T/N) non aveva intenzione di dargliela vinta, così decise di prendere quell'insulto come spunto per tornare sulla questione dell'ASSO e chiarirla una volta per tutte, sperando di riuscire a ricevere delle scuse da Suigetsu, cosa che non sarebbe di certo stata facile.
''Io non ti ho mai chiamata così, non mettermi in bocca parole che non ho detto.'' Aveva detto lui, facendosi serio.
''Ma è questo che vuole dire ASSO, me l'hai spiegato tu proprio l'altra sera!
E non stavi di certo scherzando come a tuo solito.'' Puntualizzò lei, sospirando afflitta: avrebbe tanto voluto che quella storia dell'ASSO fosse tutto uno scherzo, ma purtroppo era la cruda realtà.
''Oh, ma dai!
Non dirmi che te la sei presa veramente!
E poi ti ho detto che la figura dell'ASSO non è sempre una cessa da buttar via è-è solo l'amica un po' meno carina.
Suvvia, non essere così scontrosa! Quello arrabbiato dovrei essere io: mi hai rovinato la maglietta!'' L'albino aveva cercato di migliorare la situazione, confortando alla bell'e meglio (T/N) che, però, non era affatto sollevata dalle sue parole.
''Quindi sono Shrek, un orco orribile, puzzolente, mangia cipolle o cosa?!'' Gli aveva chiesto, a questo punto, la giovane, iniziando a essere confusa dalle parole incoerenti del ragazzo.
Insomma, era recuperabile o cosa? Poteva fare qualcosa per migliorare il suo stato sociale ed essere considerata una ragazza carina o era un caso perso?
''Stai chiedendo la mia opinione su di te?'' Aveva chiesto, incredulo, il ragazzo, che nel mentre l'aveva squadrata da testa a piedi.
''Sarai anche uno stronzo e ti odio perché sei un Dongiovanni a tempo perso, ma almeno sei onesto... sei l'unico che mi ha detto come stanno le cose realmente... sei uno stronzo albino affidabile!'' Persino lei era stupita di aver, in qualche modo, fatto una sottospecie di complimento a quell'ameba di Suigetsu, ma non poteva negare la realtà: quel ragazzo era sempre stato onesto e sincero con lei, non aveva peli sulla lingua, quindi, anche se in maniera brutale, non le aveva mai mentito a differenza di altri.
L'albino si era portato una mano al mento e se lo era leggermente massaggiato, scrutando con i suoi occhi violetti la ragazza, come se non l'avesse mai vista o, meglio, come se non l'avesse mai osservata con attenzione.
''Diciamo che sei più Fiona che Shrek, ecco.
Sembri un'orchessa ma sotto sotto... sotto, molto sotto, sei una principessa.'' Suigetsu non sembrava molto convinto delle sue parole, l'espressione sul suo volto era abbastanza incerta.
(T/N) aveva sbuffato e aveva abbandonato le braccia lungo i fianchi mollemente, afflitta e stupita dal paragone di quell'idiota.
''Posso fare qualcosa per essere meno orchessa e più principessa o devo rassegnarmi ed essere un ASSO per il resto della mia vita?'' Chiese, a questo punto, (T/N), guardando negli occhi il ragazzo, con ancora un briciolo di speranza a illuminarle lo sguardo.
''Sai.. c'è questo ragazzo che mi piace, ma sono così impacciata che... oh, sono patetica.'' Si era schiaffata una mano in faccia, al colmo della pateticità, tanto che si era ridotta a chiedere consiglio a Suigetsu che, di certo, aveva ben altro a cui pensare in quel momento.
Suigetsu era rimasto un attimo in silenzio e aveva osservato l'afflitta, ma non ancora del tutto rassegnata, vicina di casa che non aveva mai visto così giù di morale.
Sotto sotto gli dispiaceva vederla così, la conosceva da una vita, era sempre stata una persona solare e stravagante, piacevole nella sua stranezza e originalità, era davvero deprimente vederla così giù di morale.
''Hey non sei patetica, (T/N), sei solo grezza.
Ok, sei un po' stramba, a volte un po' fuori di testa, ma... sei simpatica, gentile, disponibile... bhe, a me queste qualità non le hai ancora mostrate ma...'' Suigetsu aveva roteato gli occhi al soffitto, passandosi una mano dietro al collo con un certo imbarazzo nel dire quelle cose a (T/N), persona con cui per il più delle volte si insultava, anche se per scherzo.
''Sarò la tua fata Turchina e cercherò di migliorarti in qualche modo.
Certo, non sarà facile ma... ci si può provare.'' Asserì, poco dopo, tornando a guardarla negli occhi, ora di nuovo carichi di speranza ed eccitazione.
''D-davvero? Saresti davvero disposto a... ad aiutarmi?'' Balbettò, incredula, non pensando che quell'idiota di Suigetsu tenesse in qualche modo a lei e fosse disposto a darle una mano, soprattutto perché in quel momento distrarsi dallo studio per concentrarsi su qualcos'altro non era una buona idea.
''Facciamo un patto.'' Disse, poi, la ragazza, allungando già la mano preventivamente davanti al ragazzo, sapendo questo che avrebbe accettato la sua offerta.
''Tu mi aiuti con il mio problema e io ti aiuto con il tuo.
Ti aiuterò a studiare e a recuperare le materie.
Ora puoi dire che sono stata gentile e disponibile con te.'' Si spiegò (T/N), sorridendo e abbassando lo sguardo sulla sua mano tesa, aspettando che il ragazzo gliela stringesse e sigillasse l'accordo vantaggioso per entrambi.
L'albino strabuzzò gli occhi, non aspettandosi un'offerta simile: per un paio di consigli su come vestirsi e atteggiarsi per far colpo su un ragazzo ed essere più femminile (T/N) gli avrebbe fatto ripetizioni, era un'offerta da non perdere.
Afferrò subito la mano della ragazza e la strinse in una presa salda, sigillando l'accordo.
''Affare fatto, princi-cessa.'' Asserì, con un ghigno, ancora con la voglia di scherzare e prenderla in giro.
(T/N) roteò gli occhi al soffitto e sciolse la presa con uno strattone, facendo poi il dito medio al ragazzo che si limitò a ridacchiare.
La sua vicina di casa doveva aver preso davvero sul serio quella questione e doveva essere piuttosto disperata se si era rivolta proprio a lui.
Che fine avevano fatto le sue amiche gnocche?
Sarebbero state più adatte di lui a dispensare consigli su come far cadere i ragazzi ai loro piedi, loro erano delle esperte.
Certo, lui era comunque un valido consigliere, dato che era un maschio sapeva cosa piaceva vedere ai ragazzi, ma non credeva che sarebbe stato la prima scelta di (T/N).
Suigetsu temeva che quello che aveva detto la sera prima a (T/N) avesse creato qualche attrito nel gruppo di amiche; e adesso chi avrebbe fatto da ASSO a Karin e Temari?
''Allora, Baby Shark dodododo... da dove iniziamo? Quale e il primo step da fare per passare da ASSO a regina di cuori?'' Cantilenò, poi, (T/N) incamminandosi verso l'uscita della scuola, spalleggiata dall'albino che le lanciò un'occhiata critica.
''Dallo shopping.
Hai bisogno di vestiti nuovi, vestiti che mettano in mostra la merce in vendita...'' Rispose, puntando gli occhi sul seno di (T/N) nascosto sotto la camicia, strattonandole appena la gonna, tanto quanto bastava per far si che le si alzasse e si vedesse una parte della coscia.
Subito la ragazza si scostò stizzita, sistemandosi velocemente la divisa: menomale che non c'era in giro nessuno, altrimenti chissà cosa avrebbe pensato la gente vedendo Suigetsu compiere un gesto simile.
''Ho detto che voglio essere più femminile, non più troia.
Avrei chiesto aiuto a Ino altrimenti.''
Suigetsu ignorò la presa in giro rivolta a quella che teoricamente sarebbe dovuta essere la sua ragazza, di cui non è che gli importasse poi un gran che.
''Vuoi il mio aiuto o no? Ti devi fidare di me se vuoi far colpo su... a proposito chi è questo ragazzo?'' Domandò Suigetsu incuriosito, ricordandosi che la (mora/bionda/rossa...) aveva accennato all'essere cotta di qualcuno.
''Non ti interessa!
Mi fido di te ma fino a un certo punto; non voglio rischiare di essere presa per il culo.'' Sbottò la ragazza, diventando paonazza in viso al pensiero di Deidara.
Era meglio se per ora si fosse tenuta per sé quel dettaglio e non lo avesse divulgato, non poteva ancora sapere a che gioco stesse giocando Suigetsu: poteva pur sempre tradirla e ridicolizzarla davanti al resto della scuola e a Deidara.
L'albino sbuffò, infastidito per quella mancanza di fiducia.
''Wow... ci conosciamo da quando siamo nati e non ti fidi di me.
Mi sento ferito nel profondo, (T/N).'' Mugulò, facendo traballare appena il labbro inferiore, fingendo, poi, un pianto disperato, con tanto di mano sul cuore.
(T/N) aveva inspirato profondamente, una volta usciti fuori dalla scuola, riempiendosi i polmoni di aria pulita: dopo ore rinchiusa in quell'edificio stantio e sigillato ermeticamente, dove aveva respirato solo aria viziata condita con il sudore, un po' di aria fresca ci voleva.
''Annegaci pure nelle tue cazzo di lacrime.'' Ridacchiò acida, sfoggiando un sorriso irrisorio con dito medio annesso.
''Wow... c'è molta strada da fare. Meglio iniziare al più presto.
Regola numero uno: niente linguaggio scurrile, rutti, diti medi, battute volgari... insomma: non essere il camionista che sei di solito.'' La riprese subito, afferrandole la mano e facendogliela abbassare.
''Oh, anche i baffi son-AH! Cazzo mi hai fatto male.''
Un pizzicotto sulla spalla fu quello che si beccò Suigetsu per aver osato dirle di nuovo che aveva i baffi; appena sarebbe tornata a casa avrebbe controllato, ormai aveva la paranoia di avere i baffi alla Hitler.
''Bhe, nella lista non c'era la voce: niente violenza sui maleducati.'' Lo sbeffeggiò, guardandolo male, con un sorriso diabolico stampato in viso.
Suigetsu, con una smorfia di dolore sul volto e una mano a massaggiarsi il braccio offeso, lanciò un'occhiataccia alla ragazza: sarebbe stato un arduo lavoro, ma sarebbe stato divertente, non c'erano dubbi.
''Seriamente? Un negozio di lingerie?'' Aveva domandato scettica (T/N), osservando il negozio dall'esterno, per nulla intenta a entrarci.
Come concordato il pomeriggio prima Suigetsu e (T/N) si erano trovati al centro commerciale per fare un po' di shopping, di certo la ragazza non aveva immaginato che avrebbero fatto shopping persino di biancheria intima.
''Dobbiamo mettere in mostra quelle tette... da qualche parte sotto quei vestiti osceni ci sarà qualcosa. Dobbiamo cercare il reggiseno giusto per la tua forma.'' Suigetsu l'aveva trascinata all'interno del negozio senza vergognarsi un minimo, mollandola davanti a uno scaffale al quale erano appesi diversi modelli di reggiseni di taglie e colori diversi.
''Vestiti osceni?! Ma come ti permetti, razza di screanzato!'' Aveva sbottato, trattenendo gli insulti di un certo livello, ricordandosi le parole che gli aveva detto Suigetsu il giorno prima.
L'albino l'aveva guardata dall'alto in basso, scuotendo il capo in disapprovazione: secondo lui, secondo qualsiasi persona con un minimo di senso del gusto, (T/N) si vestita di merda.
La ragazza aveva gonfiato le guance e aveva incrociato le braccia al petto, sentendosi fare il check up completo dall'altro: che cosa aveva di male al sua salopette di jeans e la sua camicia di flanella a quadri neri e rossi?
''Sembri un boscaiolo, (T/N).
Devi segare cazzi non alberi...'' La prese in giro, ridendo alla sua stessa spiccata battuta.
''Quanto ti odio...'' Borbottò lei di rimando, evitando di controbattere per non risultar ancor più boscaiolo.
Suigetsu poi la abbandonò nelle mani di due commesse che le fecero comprare un paio di reggiseni che secondo loro erano perfetti per il suo tipo di seno e che glielo avrebbero risaltato senza esagerare.
Ovviamente lei non aveva visto chissà quale differenza rispetto al solito, per lei un reggiseno valeva l'altro, ma a detta di quelle due ora le sue tette ora non erano più oppresse in un insulso reggiseno sportivo che non faceva giustizia alla sua femminilità.
Uscita dal negozio con un sacchetto in mano, aveva raggiunto Suigetsu, il suo nuovo consulente di moda, sfoggiando il suo nuovo reggiseno.
Si era tolta la camicia, che si era legata in vita, ed era rimasta in canottiera.
''Finalmente vedo qualcosa... mh, non male, davvero.'' Subito il ragazzo si era apprestato a guardare il suo seno a distanza parecchio ravvicinata; per un momento (T/N) aveva creduto che Suigetsu avrebe infilato la faccia tra le sue tette.
''Possiamo passare oltre per favore?'' Tutto questo era abbastanza imbarazzante, era una sorta di tortura a cui (T/N) sperava di mettere fine il prima possibile.
L'albino l'aveva afferrata di nuovo per un braccio e l'aveva trascinata controvoglia dentro un negozio di vestititi, nel quale aveva iniziato a selezionare personalmente alcuni capi di abbigliamento che aveva ritenuto adatti a lei, nonostante la ragazza non fosse proprio convinta che quei vestiti facessero al caso suo.
''Devi iniziare a far vedere chi sei. Puoi metterti in mostra senza sembrare volgare, basta scegliere le cose giuste.'' L'aveva rassicurata lui, dopo averle lanciato in mano l'ennesimo vestito attillato.
Il negozio era grande e ben fornito e (T/N) temeva che il suo consulente di shopping le avrebbe fatto provare ogni singolo abito esposto in quel luogo; inoltre la ragazza iniziava a temere per il suo portafoglio.
''Uh! Scarpe...'' Prese in mano un paio di scarpe con un tacco a spillo, Suigetsu l'aveva poi spinta fino ai camerini, nei quali la ragazza aveva faticato a entrare per via di tutti quei vestiti che si era portata appresso da provare.
Con un sospiro sconsolato si era arresa e aveva guardato il mucchio di vestiti accumulati sul puff all'interno di una cabina, maledicendosi mentalmente per aver accettato di farsi aiutare da Suigestu; purtroppo avevano stretto un patto e ormai non poteva tirarsi indietro.
Iniziò a provare i vestiti scelti, non sentendosi a fatto a suo agio in quei tessuti attillati e stretti: si vedeva buffa e goffa in quegli abiti, per non parlar del fatto che non fosse minimamente capace di camminare con le scarpe con il tacco.
Suigetsu se la rideva vedendola impacciata sui tacchi a spillo, osservandola in abiti in cui mai avrebbe mai pensato di vederla; doveva dire che si stava divertendo parecchio a fare shopping con lei, a differenza di quando veniva trascinato da Ino.
Il fatto era che (T/N) era molto più divertente e spontanea della sua fidanzata, criticava e faceva battute sciocche sui vestiti che le facevano schifo, costruiva teatrini e inscenava sceneggiate guardandosi allo specchio, si cambiava di continuo e velocemente non sopportando la vista del suo corpo in abiti che riteneva osceni.
Al contrario Ino quando faceva shopping passava le ore a guardarsi allo specchio, rimuginando sullo stesso vestito, sminuendosi, cercando difetti nel suo corpo perfetto.
''Oh mio Dio guarda che culo questi jeans sono magici.'' Aveva esclamato (T/N), guardandosi il sedere fasciato in quei jeans stretti che le aderivano perfettamente, mettendo in mostra le sue curve.
Ridacchiò tra sé, dandosi una sculacciata, ormai a suo agio nel continuare a mettersi e togliersi i vestiti e a mostrarsi a Suigetsu a volte più coperta e a volte un po' meno.
Aveva iniziato a prenderci gusto e a divertirsi, tanto che aveva iniziato a fare delle vere e proprie sfilate per l'albino che non faceva altro che incoraggiarla.
Le prese in giro e gli scherzi non mancavano mai, ovviamente, ma per la maggior parte delle volte Suigetsu non aveva potuto dire niente su come le calzavano alcuni indumenti.
Si sedette più comodo sul divanetto, poggiando gli avanbracci sulle ginocchia e osservando con più attenzione il fondoschiena in evidenza della vicina di casa, leccandosi le labbra quando sentì la mano della ragazza schiaffarsi su una natica e produrre un suono secco; doveva proprio ammettere che (T/N) aveva del potenziale, nei vestiti giusti era davvero invitante.
''Vorrei che le mani di Deidara mi modellassero il culo proprio come fanno questi pantaloni.''
(T/N) si lasciò sfuggire il nome del suo amato senza rendersene conto e senza dare inizialmente troppo peso alla cosa, troppo a suo agio con se stessa in quel momento per rendersi conto di quanto si fosse esposta.
Suigetsu aveva inarcato un sopracciglio in confusione quando aveva sentito pronunciare quel nome, staccando i suoi occhi affamati dal sedere di lei, puntandoli più in alto, sul suo viso sul quale era dipinta un'espressione spensierata.
''Hai detto Deidara? Deidara è il ragazzo che ti piace e vorresti conquistare?'' Chiese, scettico, non pensando affatto che (T/N) avesse puntato al biondo.
''Oh! Mi è sfuggito... si è lui. Che ne pensi?'' Domando la (mora/bionda/rossa...) accortasi di essersi fatta sfuggire il nome del ragazzo.
Ormai l'aveva detto e non poteva rimangiarsi le parole, tanto valeva sentire che cosa avesse da dire Suigetsu in merito alla sua scelta.
Ormai si sentiva a suo agio a stare con lui, si era sciolta, si era lasciata andare e non si sentiva più di tanto presa in giro stando con lui, nonostante le battute cattive non mancassero mai.
Gli occhi (C/O) si erano puntati in quelli violetti di Suigetsu, incuriositi, aspettando un parere dal ragazzo che non aveva peli sulla lingua.
''Ha la faccia d'angelo, ma so che gli piace far saltare in aria le cose con esplosivi fatti in casa, soprattutto la sua arte... manco fosse un talebano.'' Non si era sprecato troppo nell'esprimere la sua opinione personale, aveva solo detto ciò che sapeva sul biondo, senza esporsi troppo.
Con una scrollata di spalle e un'espressione fin troppo seria, quasi dispiaciuta, aveva guardato altrove, sfuggendo allo sguardo di (T/N) che, però, non aveva fatto troppo caso a questo dettaglio, ancora super motivata.
''Spero gli piacciano le mie bombe allora.'' Disse la giovane, portandosi le mani al seno fasciato in una maglietta aderente brillantinata, muovendosi i seni su e giù, facendo qualche smorfia sexy davanti allo specchio.
Suigetsu emise un sospiro, sorridendo appena, passandosi poi una mano dietro al collo, in imbarazzo.
''Ricordati: niente battute volgari.'' L'aveva ripresa, continuando a osservarla da lontano fare la modella a tempo perso.
''Uhuh... a qualcuno si sta accendendo la miccia.
Ti faccio esplodere le palle, Deidara, seeeh...'' (T/N) aveva improvvisato un twerk davanti a un manichino: i movimenti del bacino erano abbastanza scoordinati e per poco non rischiava di cadere a terra per via delle scarpe con il tacco a spillo che non le fornivano un sostegno sicuro sul pavimento.
Suigetsu strabuzzò gli occhi in direzione della ragazza, non aspettandosi un gesto simile da lei; sapeva che era fuori di testa, ma non pensava li fosse tanto da mettersi a fare twerk su un manichino, non voleva sapere che cosa sarebbe stata in grado da fare da ubriaca.
''Okay, okay... ora basta (T/N).
Direi che ci hai preso fin troppo la mano.
Mio Dio... ho creato un mostro e non ho ancora finito...''
Il ragazzo si era alzato in piedi e l'aveva raggiunta allontanandola dal manichino in bermuda che per poco non finiva a terra con una culata.
''Aaah... pensare che mi stavo divertendo.'' Sospirò contrariata (T/N), facendo l'occhiolino al manichino che aveva appena ricevuto un balletto personale.
Suigetsu si era messo a ridere e l'aveva accompagnata a cambiarsi, aspettandola all'uscita del negozio.
C'era ancora molto lavoro da fare, la strada era ancora lunga.
Una volta uscita dal negozio saltellando con un paio di buste tra le mani, (T/N) si era aggrappata allegramente al braccio di Suigetsu, presa dall'euforia.
''E ora che si fa di divertente?'' Gli aveva chiesto, guardandosi in giro allegra, senza alcun pensiero che la tormentasse.
Lui l'aveva osservata di sottecchi in silenzio per qualche istante, senza dare troppo peso a quello slancio di confidenza, continuando a camminare a braccetto con lei senza troppi problemi.
''Oh... quindi ti stai divertendo (TN), pensavo fosse una sofferenza per te questo addestramento.'' La punzecchiò, lanciandole un'occhiata complice.
Lei si irrigidì, resasi conto che non era poi stato così male quel vestiti e vestiti, guardarsi allo specchio vestita in abiti che mai avrebbe pensato di mettere e mai avrebbe pensato le sarebbero stati bene.
''Non mettere di nuovo il muso: sei più carina quando sorridi e saltelli come una ragazzina spensierata.'' La spintonò giocosamente, ridacchiando.
Entrambi ignorarono, imbarazzati, quel piccolo e genuino complimento uscito dalle labbra del ragazzo.
''C-comunque... ora faremo qualcosa per quanto riguarda il tuo imbarazzo.'' Tornò poi serio, iniziando a spiegarle che cosa avrebbero fatto, o meglio che cosa lei avrebbe fatto, per far si che riuscisse a superare il suo problema della timidezza quando si trattava di parlare con gli sconosciuti, con cui le non sapeva mai come approcciarsi.
''Perché inizia a non piacermi più quest'avventura al centro commerciale?'' Mugulò a bassa voce (T/N), a cui non piacque per nulla la premessa di Suigetsu che ora si stava guardando in torno con attenzione, alla ricerca di chissà cosa.
''Lui.Voglio che vai da quel ragazzo e gli chiedi il numero di telefono, o almeno provi a parlarci.'' L'albino indicò alla ragazza la sua preda, seduta a un tavolino poco distante da loro.
(T/N) sgranò gli occhi e si staccò dal braccio del vicino di casa, facendo qualche passo indietro, intimorita, quando vide chi aveva selezionato Suigetsu come cavia del suo esperimento.
''S-stai scherzando spero? Vuoi seriamente che vada a provarci con lui?
Non riuscirei a dire nemmeno tre parole a-a un ragazzo normale, figuriamoci a... e poi ti pare che gli possa piacere?'' (T/N) aveva indicato prima il ragazzo scelto e poi se stessa, come per far notare la diversa differenza tra lei e lui a Suigetsu che, però, non aveva intenzione di cambiare target.
''Non essere intimidita da lui, non guardare alle apparenze.
Devi solo fare una prova, non importa se va bene o male... mica ti mangia.'' L'aveva rassicurata lui, dandole un buffetto sulla spalla per incoraggiarla, cercando di non mostrarsi troppo divertito.
Sul viso di (T/N) si era dipinta una smorfia di terrore; più guardava il ragazzo seduto al bar a pochi metri da lei più non si sentiva intimidita e per nulla a suo agio nel compiere un gesto simile.
''Pancia in dentro, petto in fuori, spalle dritte.'' Le aveva ordinato l'albino, come se fosse il capo dell'esercito e stesse dando ordini a una recluta.
Lei aveva ubbidito, non potendo far altro, non volendo tirarsi indietro: voleva davvero superare la sua timidezza e se per farlo avrebbe dovuto andare a parlare con quel ragazzo che le incuteva timore solo a guardarlo lo avrebbe fatto.
''Ora vai e conquistalo.'' Le aveva dato una spintarella, facendola barcollare leggermente in avanti.
(T/N) aveva fatto qualche passo in direzione del soggetto scelto per l'esperimento, poi si era voltata con espressione preoccupata verso Suigetsu che la guardava con un ghigno sul volto.
Non sapeva se quello stronzo avesse fatto apposta, per farle un dispetto, a scegliere quel tipo come prima cavia o se fosse stato un gesto del tutto casuale, ma stava di fatto che quel briciolo di simpatia e rispetto nei confronti di Suigetsu che era maturata in quelle ore trascorse insieme era già svanita.
Le mancava la salivazione, sentiva la lingua sfregare sul palato arido, era così agitata che credeva sarebbe svenuta.
Si era avvicinata con lentezza e cautela, con estrema calma aveva raggiunto l'area in cui erano disposti alcuni tavoli adibiti alla consumazione.
Il ragazzo che Suigetsu aveva scelto per lei era concentrato a guardare il telefono, non si era minimamente accorto che (T/N) si stesse avvicinando a lui.
Quel tipo, che andava a scuola con loro, incuteva timore e si diceva in giro che fosse un masochista depresso in grado di farti venir voglia di suicidarti ascoltando i suoi discorsi depressi sulla vita.
Il suo nome era Yahiko ma tutti lo chiamavano Pain.
La faccia di Pain era una sorta di portaspilli, spilli belli grossi: non c'era angolo del suo viso che non fosse trapassato da un piercing o un dilatatore; ovviamente i suoi piercing non si fermavano al viso ma proseguivano anche in parti più sensibili e meno visibili...
Aveva anche parecchi tatuaggi, la maggior parte erano casalinghi, ma ne aveva anche alcuni professionali fatti parecchio bene.
A livello della carotide e dei polsi aveva tatuato una linea tratteggiata con la scritta ''cut here'' annessa; quelli erano alcuni dei tatuaggi che caratterizzavano il suo essere depresso.
Gli occhi, contornati sempre da uno spesso trucco nero, o meglio da dell'ombretto nero sbavato di proposito, non potevano di certo non essere particolari: Pain indossava sempre delle lenti a sclera a cerchi concentrici viola e neri, che ricordavano una sorta di spirale.
Alcuni credevano che guardandolo negli occhi si potesse essere ipnotizzati.
L'unica cosa naturale che aveva mantenuto era il suo colore di capelli di un arancione intenso, vivo ed erano pettinati disordinatamente in una cresta, senza un senso logico.
(T/N) ricordava ancora Yahiko alle medie, una persona completamente diversa da quella di adesso: era sempre stato un ragazzino vivace e solare, allegro, sempre con il sorriso stampato in volto, energico, mentre ora sembrava uno zombie, era sempre triste, cupo, depresso; aveva iniziato a cambiare personalità non appena aveva messo piede alle superiori, così, da un anno all'altro.
Lei non ne sapeva il motivo, ma quel ragazzo doveva soffrire di qualcosa di grave per essere una persona così triste e vuota, con istinti suicidi e masochisti alla sua età, di certo non si era conciato così per moda.
Il fatto di doverlo approcciare la spaventava; non credeva alle leggende che giravano a scuola, ma era sempre bene essere prudenti.
Lanciò un'ultima occhiata a Suigetsu, cercando la forza di fare il primo passo, ancora non troppo certa di voler compiere quel gesto.
Quando si voltò di nuovo in direzione di Pain, gli occhi concentrici del pel di carota si erano puntati su di lei e non sembravano volersi staccare.
(T/N) deglutì, sentendosi oppressa, schiacciata da quello sguardo vuoto.
Ormai era lì, si stavano guardando negli occhi da un minuto buono, tanto valeva buttarsi e rischiare il suicidio.
''He-ey...'' Salutò, con un sorriso di circostanza stampato in volto, faticando a buttar fuori quel breve saluto a cui non ricevette risposta.
Pain non aveva ancora battuto le palpebre una volta da quando le aveva puntato gli occhi addosso e (T/N) iniziava seriamente ad aver paura: mica era impossessato dal demonio o qualcosa del genere?
Doveva dire qualcosa di sensato cercare di spezzare il silenzio imbarazzante e superare la sua ansia.
''Mi chiedevo... hanno fatto male tutti quei piercing?'' Questa di certo non era una delle domande più intelligenti da fare a qualcuno con uno o più piercing, anzi, era una delle più banali e probabilmente fastidiose, chissà quante volte la gente gli aveva chiesto se tutti quei buchi gli avessero procurato dolore.
Si trattenne nello schiaffarsi una mano in faccia e a scapparsene via a gambe levate.
Il ragazzo rimase in silenzio e continuò a fissarla senza batter ciglio; (T/N) si chiese a cosa stesse pensando, probabilmente la stava insultando mentalmente o peggio la stava maledicendo.
Vestito completamente di nero con anelli e bracciali borchiati a completare il look, Pain a (T/N) ricordava un cactus.
''Il dolore è l'unica cosa che mi fa sentire vivo.'' Si decidette poi a rispondere, ma soprattutto a sbattere le palpebre una singola e unica volta.
Il suo tono di voce era neutro e pacato, vuoto proprio come lo era il suo sguardo.
(T/N) annuì, in soggezione, osservandolo portarsi la cannuccia alla bocca e fare qualche sorso dal bicchiere, il tutto continuando a osservarla con espressione statica.
Okat e ora? Cos'altro di stupido poteva dire?
''M-mi piacciono i tuoi occhi sai?
Mi ricordano una cipolla.
Hai presente no? Le cipolle... quelle un po' violacee...'' Ottima scelta, un paragone migliore non poteva farlo, davvero.
Purtroppo era una cosa che aveva sempre pensato, ma mai detto ad alta voce e ora che ne aveva avuto l'occasione non era riuscita a trattenersi.
Pain continuò a deglutire la sua bibita fino a quando non la finì e non si percepì la cannuccia emettere quel tipico rumore di risucchio del vuoto.
Il silenzio imbarazzante ora fu colmato dal suono dell'aria che veniva risucchiata dalla cannuccia di plastica, perché Pain non sembrava intento a voler smettere di succhiare il nulla continuando a fissarla con gli occhi spalancati.
Quel ragazzo era davvero strano, magari era sotto l'effetto di qualche droga, non era possibile che per lui fosse normale comportarsi così.
Era andata lì per prendersi il suo numero di telefono, che era quasi più che certa fosse 666, doveva riuscire a farselo dare in qualche modo anche se di certo non lo avrebbe mai chiamato.
''T-ti andrebbe tipo... qualche volta di usc-'' (T/N) non riuscì a finire di parlare, disgustata e allo stesso tempo attirata, affascinata, da ciò che i suoi occhi avevano appena visto.
La lingua di Pain, biforcuta come quella di un serpente, stava abbracciando, inumidita di saliva, la cannuccia che fino a poco prima aveva tenuto in bocca.
(T/N) assottigliò gli occhi (C/O) che fino a poco prima erano stati sgranati, osservando il muscolo tagliato a metà muoversi suadente intorno al tubo di plastica.
Gli occhi violetti di Yahiko erano sempre puntati su di lei e la sua espressione era sempre statica, non lasciava trasparire alcun tipo di emozione; cosa stava cercando di fare esattamente?
La ragazza non potè far a meno di chiedersi cosa sarebbe stata in grado di fare quella lingua biforcuta; la cosa la schifava, ma allo stesso tempo la incuriosiva: forse avrebbe dovuto dargli seriamente una possibilità...
Tornò alla realtà e scosse appena il capo per risvegliarsi dallo stato di trance: quel tizio le stava seriamente facendo il lavaggio del cervello, se lo avesse fissato ancora per un po' temeva avrebbe percepito il suo essere mutare.
''Bhe... è-è stato un piacere parlare con te, ci si vede in giro.
T-ti lascio fare BSDM con la tua cannuccia!'' Alla fine (T/N) aveva deciso di squagliarsela e non dilungarsi un altro secondo di più con Pain, iniziando a temere seriamente il peggio; era stata un'esperienza parecchio traumatica e imbarazzante e purtroppo per lei non era finita: Suigetsu aveva in servo ben altro per lei e (T/N) era abbastanza preoccupata.
''Si dice BDSM, ma mi piace anche il BSDM. Dovresti provarli entrambi.''
(BSDM= Black Suicidal Death Metal: è un sottogenere del metal che tratta di tematiche inerenti alla depressione.
BDSM=Bondage Disciplina/Dominazione Sottomissione/Sadismo Masochismo: insieme di pratiche erotiche PARTICOLARI.)
(T/N) gli aveva già dato le spalle e si era già apprestata ad allontanarsi da Pain, sperando di non incontrarlo mai più da lì alla fine dell'anno a scuola altrimenti sarebbe morta di imbarazzo.
Non aveva idea di quello che aveva detto Pain, quale fosse il significato di quelle lettere messe in sequenza per lei causale e, sinceramente, non le importava saperlo, l'unica cosa che voleva era scapparsene a casa.
Gli acronimi non facevano per lei.
Suigetsu aveva guardato da lontano per tutto il tempo la scena, ridendosela: sapeva che (T/N) se ne sarebbe scappata via senza concludere niente con Pain e non la biasimava, persino lui se la sarebbe data a gambe al suo posto; l'aveva mandata da lui un po' per dispetto un po' per farla sbloccare dalla sua timidezza: affrontare un soggetto del genere per primo sicuramente avrebbe aiutato: in questo modo (T/N) non avrebbe più avuto paura di confrontarsi con nessun altro ragazzo, perché nessun altro poteva essere più strano e inquietante di Pain.
''Come è andata?'' Chiese irriverente, come se non avesse saputo la risposta da sé.
(T/N) lo raggiunse velocemente, a passo spedito, con la faccia bordeux e gli occhi carichi di ira.
''È-è stato imbarazzante! N-non so nemmeno perché ti ho dato retta!'' Sbottò la ragazza, in preda a una crisi di nervi, vergognandosi di come si fosse approcciata al ragazzo, per quello che gli aveva detto: seriamente aveva paragonato i suoi occhi a delle cipolle?
''Ha fatto un pompino alla cannuccia con la sua linguetta biforcuta e-e mi fissava con quell'espressione neutra... chissà cosa stava pensando!'' (T/N) mosse il dito indice e medio insieme davanti alla faccia di Suigetsu, cercando di mimare i movimenti della lingua di Yahiko, rabbrividendo al pensiero.
''Poi abbiamo parlato di ADSL... qualcosa del genere, non lo so!
Oh, mio Dio spero di non incontrarlo mai più a scuola.'' Si portò le mani in faccia, coprendosela, sognando di poter sparire.
Suigetsu l'aveva osservata con un'espressione confusa in volto, poi aveva trattenuto una risata a fatica: certo che (T/N) era proprio un bell'elemento.
''Era sola una prova tanto per tastare il terreno, non ti buttare giù così.'' Aveva detto il ragazzo, cercando di non scoppiarle a ridere in faccia, cosa non semplice dato che per lui la situazione era esilarante.
''Come sarebbe a dire? Vuoi dire che devo farlo di nuovo?'' Chiese, sconvolta, (T/N), non credendo che sarebbe riuscita a compiere di nuovo un'impresa tanto grande nello stesso giorno.
Suigetsu annuì sorridendo, portando le mani sui fianchi, con fare solenne.
''Voglio che parli con almeno quindici ragazzi e non sarebbe male se riuscissi ad avere almeno un numero di telefono.
Dai... questa volta scegli tu le prede.'' Le spiegò la sua prossima missione suicida tranquillamente, come se fosse davvero una cosa così semplice per lei andare a parlare con così tanti ragazzi nello stesso giorno senza svenire per la vergogna.
''In tutta la mia credo di non aver mai parlato con nemmeno cinque ragazzi e tu tu vuoi che in un giorno solo parli con tutti quelli?'' (T/N) non era per nulla entusiasta dell'idea, ma purtroppo sapeva che non poteva ritirarsi dal gioco, altrimenti non sarebbe stata in grado di concludere niente con Deidara o con qualsiasi altro ragazzo; se fosse andata avanti a comportarsi come era solita fare sarebbe finita a vivere da sola circondata da gatti.
''Ce la puoi fare.
Hai parlato con Pain, non penso tu possa trovare qualcuno di così difficile da abbordare e con cui parlare più intimidatorio di lui.'' Cercò di incoraggiarla di nuovo a vuoto, perché (T/N) continuava a non essere per nulla contenta di dover compiere quell'impresa.
Sospirò e annuì, arresasi al suo destino: fare figure di merda.
''E va bene! Facciamolo.
Forse sarebbe stato meglio se Yahiko mi avesse spinto al suicidio...'' Borbottò tra sé, allontanandosi di nuovo da Suigetsu, guardandosi in giro imbarazzata, cercando un ragazzo abbastanza abbordabile con cui iniziare.
(T/N si sedette esausta e afflitta su uno dei tanti divanetti del centro commerciale.
Aveva sospirato e si era portata le mani chiuse a pugni sulle guance e aveva fatto perno sui gomiti, posti sulle cosce, in modo da sorreggersi il viso.
Era stato il pomeriggio più umiliante di tutta la sua vita, aveva fatto chissà quante figuracce che al solo pensiero si sarebbe voluta sotterrare.
Ovviamente, dato che il suo metodo di approccio non aveva funzionato, non era riuscita a raccogliere nemmeno un numero di telefono.
A dirla tutta era già stato tanto se i ragazzi con cui aveva parlato le avessero risposto anche solo una volta prima di scapparsene via a gambe levate.
Era davvero una frana, un caso perso, era irrecuperabile: Suigetsu non avrebbe potuto far niente per aiutarla, era impossibile trasformarla da orchessa a principessa.
Era meglio che si arrendesse e accettasse la sua reputazione di ASSO e aspettasse il suo Shrek, sempre se fosse esistito.
''Giornataccia?'' (T/N) alzò lo sguardo dal pavimento, puntando i suoi occhi (C/O) su un ragazzo che si era seduto poco distante da lei.
Non seppe dargli un'età, ma non doveva avere poi troppi anni in più di lei, massimo due o tre, anche se era difficile dirlo dato che la parte inferiore del suo volto era coperta da una mascherina di stoffa scura.
''La peggiore della mia vita.'' Aveva sospirato lei, una volta accertatasi che quello stesse parlando con lei.
Il ragazzo era seduto in maniera composta e aveva tra le mani un libro, da cui sembrava parecchio preso.
''Quando ho delle pessime giornate mi distraggo leggendo un libro.'' Le rispose lui, senza spostare lo sguardo dalla pagina su cui erano puntati i suoi occhi.
Il suo tono di voce era pacato e tranquillo, gentile, il che mise a suo agio (T/N).
''Quindi anche per te oggi è una brutta giornata.'' Asserì lei, mettendosi seduta composta e lanciando un'occhiata alla copertina del libro che quello aveva tra le mani, cercando di leggere il titolo e capire se lo conoscesse.
Dopo quell'accurata osservazione, finalmente, il suo interlocutore si degnò di guardarla in faccia per la prima volta.
''Si dal il caso che legga quasi tutti i giorni, per la maggior parte del tempo.'' Le rispose, socchiudendo gli occhi.
(T/N) credette che le stesse sorridendo, o almeno così le parve dato che la sua bocca era coperta dalla mascherina.
Sembrava una persona gentile e tranquilla, disposta alla conversazione nonostante fosse occupato a leggere: forse con lui poteva avere una chance di vittoria.
''La tua vita è schifosa sempre allora. E che cosa leggi per distrarti?'' Chiese, a questo punto, curiosa, esagerando forse un po' troppo con i termini: uno dei suoi tanti errori quando si approcciava con qualcuno era di entrare subito in confidenza.
Il ragazzo non sembrò però infastidirsi, o almeno non diede a vedere il suo fastidio.
Si passò, però, una mano nei folti capelli argentei, come se fosse in soggezione a rispondere a quella domanda.
''Non ho un genere preciso...'' Rispose vagamente, riportando gli occhi sul libro che aveva tra le mani, cercando di non rendere possibile a (T/N) leggere il titolo scritto sulla copertina.
Incuriosita ancor di più da quel gesto che l'aveva fatta insospettire, (T/N) si spostò e si sedette più vicino a lui, cercando di sbirciare il contenuto del libro che, però, prontamente venne chiuso dal proprietario che, imbarazzato, si era voltato verso di lei e la stava guardando con il terrore negli occhi.
''Cosa hai da nascondere?'' Sibilò lei, ricambiando il contato visivo, cercando di carpire qualche informazione dagli occhi scuri dell'altro.
''Cosa è... tipo un libro porno?'' Ridacchiò (T/N), non pensando inizialmente di aver fatto centro.
''Non è un libro porno! È... un romanzo erotico, m-ma la trama è davvero bella e articolata, non lo leggo di certo solo per le scene di... sesso.'' Il ragazzo era diventato rosso in viso e si era abbastanza agitato quando (T/N) aveva osato categorizzare come porno il suo libro.
(T/N) l'aveva guardato per un secondo con espressione seriosa, rendendosi conto di averlo messo in imbarazzo; si dispiacque di essere stata invadente e di averlo messo a disagio, non era affatto ciò che avrebbe voluto fare.
E non le importava, non era affatto scandalizzata dal fatto che quel ragazzo misterioso si leggesse quel genere di libri, di certo non lo categorizzava come pervertito, anche se probabilmente lo era.
''Una volta ho letto Cinquanta Sfumature di Grigio, ma era penoso sia nella trama che nelle scene spinte.'' Aveva cercato di scacciare l'imbarazzo, esponendosi appena, in modo da far capire all'altro che non era affatto scandalizzata dalla scoperta appena fatta.
L'altro aveva abbandonato le braccia mollemente lungo i fianchi, ritornato a suo agio.
''Cinquanta Sfumature di Grigio non è niente in confronto a Icha Icha Paradise.'' Inarcò un sopracciglio, quasi schifato nel pronunciare il nome di quel libro per cinquantenni in menopausa.
(T/N) ridacchiò, felice di essere riuscita a tirar fuori il ragazzo dall'imbarazzo in cui lei stessa l'aveva incastrato.
''E dimmi... come è questo libro invece?'' Gli chiese, allora, riferendosi al libro che aveva nascosto tra le mani.
''Comunque il mio nome è (T/N).'' Si era poi ricordata di presentarsi, allungando una mano in direzione del ragazzo, sorridendogli caldamente.
Il ragazzo sembrò piacevolmente sorpreso dell'interesse.
''Kakashi.'' Aveva risposto lui, prendendole la mano e portandosela alle labbra coperte dal tessuto scuro, deliziandola con un baciamano a prova di germi, proprio come un vero gentil uomo.
Dopo di che avevano iniziato a parlare del libro, poi del più e del meno e alla fine, dopo tentativi su tentativi, finalmente (T/N) era riuscita ad avere il numero di un ragazzo.
''Ce l'ho fatta! Dopo aver parlato con ben venti ragazzi, ho ottenuto il numero del ventunesimo.'' Sospirò allegra, avvicinandosi a Suigetsu che, davanti a un negozio che vendeva costumi da bagno, stava guardando gli indumenti in vetrina.
Quasi gli sbattè in faccia il biglietto sul quale Kakashi aveva scritto il suo numero di telefono e il nome del romanzo erotico che le aveva consigliato di comprare.
''Sai... ci avevo quasi perso le speranze.'' Ammise tristemente, osservando il numero di telefono scritto sul biglietto della libreria del centro commerciale in cui il ragazzo lavorava.
''Grandioso! Questo è l'inizio del cambiamento.
Vedi? Non è stato poi così traumatico.'' Le disse con leggerezza lui, scrollando le spalle.
Era fiero di lei, ce l'aveva messa davvero tutta per superare la sua timidezza e goffaggine, anche se era chiaro che quel giro al centro commerciale non sarebbe di certo bastato per trasformarla del tutto.
Certo, per lui non era stato faticoso, non aveva fatto niente per tutto il giorno se non guardare il suo riflesso nelle vetrine.
(T/N) roteò gli occhi al cielo e lo afferrò per un braccio, stufa di stare in quel posto: voleva andare a casa e rilassarsi un po'.
Suigetsu si lasciò trascinare con la forza, ridacchiando tra sé.
''Oh! Ma domani tocca a te soffrire: ti devo dare ripetizioni.'' Asserì (T/N), pronta a vendicarsi.
''Ma tu soffrirai con me, principessa.'' La sbeffeggiò lui, sapendo che non le avrebbe reso facile le cose il giorno seguente.
(T/N) lo guardò male, bestemmiando mentalmente: gli avrebbe fatto prendere dei bei voti, non importava quanto tempo avrebbe dovuto spendere sui libri con lui.
La sua espressione poi si addolcì e passò dall'essere irata all'essere meravigliata.
Lasciò il braccio di Suigetsu e si fermò davanti alla vetrina del negozio davanti al quale stavano passando, avvicinandosi di più per vedere meglio un vestito che aveva attirato la sua attenzione.
Era bellissimo, era del suo colore preferito e il modello era semplice ma allo stesso tempo d'impatto, era sicura che le sarebbe stato benissimo addosso; era una sensazione spontanea, genuina che le aveva dato quella sicurezza.
''Provalo.'' La voce di Suigetsu l'aveva portata alla realtà.
(T/N) si voltò verso di lui, allontanando il muso dalla vetrina.
Scosse la testa, ricambiando il sorriso genuino che il ragazzo gli aveva elargito.
''No... sono stanca di provare vestiti, magari un'altra volta.'' Gli rispose pacata, ricominciando a camminare dopo aver lanciato un'ultima occhiata al capo di abbigliamento in vetrina, illuminato dalla luce artificiale del negozio.
Suigetsu scrollò le spalle, seguendola senza insistere troppo, anche se doveva ammettere che avrebbe voluto vedere (T/N) dentro a quell'abito che era sicuro le sarebbe stato bene.
Da come la ragazza l'aveva guardato sembrava essersene innamorata, le si erano praticamente illuminati gli occhi quando l'aveva visto: quello era l'abito giusto per lei.
Il weekend passò velocemente, anche fin troppo per i gusti di (T/N).
Aveva visto Suigetsu per due pomeriggi di fila e si era pure divertita in sua compagnia nonostante tutto.
Sabato si erano occupati di lei, del suo problema di autostima, mentre domenica era toccato a lei prendersi cura di lui e dargli una mano con la scuola.
Era rimasta parecchio stupita di Suigetsu che aveva sempre creduto un imbecille senza cervello: il suo problema non era di certo la stupidità, tutt'altro era che non sapeva concentrarsi ed evitava talvolta di studiare.
Tra uno scherzo e un insulto, (T/N) era riuscito a farlo studiare e i risultati, dopo un solo pomeriggio erano già buoni, se avesse continuato così sarebbe riuscito con facilità ad alzarsi tutte le materie e a finire la scuola senza problemi.
Almeno uno dei due avrebbe avuto un risultato concreto e duraturo nel tempo da quell'esperienza.
Ancora non si era decisa a parlare, a chiarire con Karin e Temari che, ancora, non avevano perso le speranze nella loro amicizia.
Tutt'ora, in quel momento, la stavano aspettando dall'altra parte del corridoio, la guardavano da lontano sperando che si incamminasse in loro direzione e non le sorpassasse senza rivolere nemmeno uno sguardo, ma anche questa mattina (T/N) le ignorò bellamente, nonostante le due ragazze le mancassero parecchio.
Avrebbe tanto voluto raccontare alle due del suo patto con Suigetsu, di quello che era successo quel weekend strambo, di come aveva superato la sua paura di parlare con i ragazzi, di Pain, di Kakashi, dell'intelligenza a tutti sconosciuta del suo odioso vicino di casa che, poi, non era così odioso
Aveva tante cose da dir loro, in primis dell'incontro ravvicinato con Deidara, peccato che non si sentiva ancora pronta a perdonarle per ciò che le avevano nascosto per tutti quegli anni: la questione dell'ASSO non le era andata ancora giù purtroppo.
Un coro di risate la risvegliò dai suoi pensieri: era un continuo ridere rumorosamente e tutto quel chiasso sembrava seguirla ovunque andasse.
Smise di guardare a terra, il pavimento, iniziando a guardarsi intorno con un'espressione confusa in volto.
Tutti gli studenti della scuola che incrociava la fissavano e la deridevano, indicandola e prendendola in giro, guardandola come se fosse uno scherzo della natura.
(T/N) non capì il motivo di quelle risate di scherno rivolte alla sua persona: fino al giorno prima nessuno sapeva della sua esistenza e ora tutti la conoscevano e la deridevano per quale stupido motivo? Perché tutta la scuola la stava deridendo? Si poteva sapere che cosa aveva fatto di tanto esilarante? Aveva forse qualcosa in faccia e non lo sapeva?
La ragazza iniziò a sentirsi davvero oppressa da tutto quel ridere, da tutti quegli occhi addosso, dai loro insulti; iniziò a camminare più velocemente, sperando di arrivare in classe il prima possibile e allontanarsi da tutto quel chiasso.
''Ecco la stupratrice di manichini!''
''Deidara si farebbe esplodere piuttosto di scoparti.''
''Fatti modellare un dildo di creta da Deidara quello sarà l'unico cazzo duro che vedrai in vita tua.''
(T/N) sentiva tutto girare, le risate e le prese in giro iniziavano a giungere ovattate alle sue orecchie, i volti della gente che la fissava e la derideva erano sfuocati, il rumore assordante del suo cuore, che le batteva a velocità spropositata nel petto era l'unica cosa che percepiva in maniera nitida.
Corse in bagno, con le mani strette sulle spalline dello zaino che a ogni passo le rimbalzava sulla schiena.
Si chiuse la porta alle spalle, rintanandosi, poi, velocemente in un bagno, prima che qualche altra ragazza entrasse e la vedesse.
Si sedette sulla tazza del water e si portò le mani alla bocca, soffocando un pianto disperato che aveva trattenuto, non volendo dare altri motivi alle persone che aveva incontrato nei corridoi di deriderla.
Non sapeva come, non sapeva il perché, ne tantomeno come fosse possibile che una cosa del genere fosse accaduta, ma tutta la scuola sembrava essere venuta a conoscenza di ciò che era successo quel sabato pomeriggio in quel negozio di vestiti al centro commerciale; non solo tutti sapevano come si era atteggiata provando i diversi vestiti, ma anche del fatto che a lei piacesse Deidara.
Suigetsu era stato l'unico che l'aveva vista in quell'ambito e l'unico che aveva sentito ciò che lei aveva detto riguardo il biondo; (T/N) non poteva credere che il ragazzo l'avesse ridicolizzata così davanti a mezza scuola senza un buon motivo: avevano stipulato un patto, si erano promessi che si sarebbero aiutati l'un l'altra, lui era stato il primo a offrirsi per darle una mano con i suoi problemi, non era possibile che le avesse fatto un torto del genere, non ci avrebbe guadagnato nulla.
Inoltre era vero che Suigetsu era uno dei VIP della scuola, che era conosciuto e conosceva tanta gente, ma non era possibile che il suo racconto, delle semplici e volatili parole, fossero bastato per scaturire un tale putiferio; ci dovevano essere dei fatti concreti, qualcosa che provasse l'accaduto per dare un peso reale alla cosa.
(T/N) tirò su con il naso e si asciugò con il dorso della mano le lacrime che scorrevano copiose sulle sue guance arrossate e prese in mano il telefono, avendo la sensazione che le prove per determinare il tutto le avrebbe trovate lì.
Non appena aprì i social network si trovò la home invasa da un video che aveva ricevuto un bel po' di visualizzazioni nel giro di poco tempo e altrettante condivisioni.
Ecco come la sua reputazione sarebbe era stata rovinata, fino all'ultimo giorno di scuola sarebbe stata lo zimbello dell'istituto.
Non ebbe nemmeno il coraggio di guardarlo, non voleva farsi altro male, non voleva rivivere quel momento felice, di gioia e spensieratezza con la consapevolezza che era stato proprio per colpa di tutta quell'allegria momentanea che ora la sua immagine era rovinata per sempre.
Voleva scomparire, voleva nascondersi da tutto e da tutti, voleva tornare a essere la persona sconosciuta e invisibile di un tempo.
Si rannicchiò meglio seduta sul water, sentendo la campanella che dava inizio alle lezioni suonare: non aveva alcuna intenzione di andare in classe e venir fissata tutto il tempo dai suoi compagni, non avrebbe retto, avrebbe passato tutte le ore lì, in bagno, tra i suoi compari cessi, aspettando la fine delle lezioni per andarsene a casa.
Non aveva idea come risolvere la questione, anche se ne avesse parlato con i suoi genitori o con i professori e il preside non sarebbe cambiato nulla, sarebbe rimasta lo zimbello della scuola anche se quel video, che ormai avevano visto tutti, fosse stato tolto dalla rete.
Quello che le premeva scoprire era chi fosse l'artefice di quella cattiveria; non credeva di essersi mai fatta amici, ne tantomeno nemici nel corso della sua vita, quindi non aveva idea di chi avesse compiuto quel gesto vile.
Suigetsu, persona sulla quale non aveva avuto poi fin troppi sospetti, non era stato; non l'aveva mai visto prendere in mano il telefono per riprenderla e se anche ci avesse provato se ne sarebbe accorta e l'avrebbe fermato.
Chi poteva essere stato allora? Chi l'odiava così tanto da compiere un gesto simile?
(T/N) era certa di non aver mai fatto torti a nessuno, non era una che si metteva nei guai, eppure qualcuno aveva deciso di giocargli quel brutto scherzo senza un apparente motivo. e, tra
Doveva parlare con Suigetsu, lui era l'unico a cui poteva rivolgersi, non lo considerava un suo amico, ma era la persona a lei più vicina da qualche giorno e lei aveva disperatamente bisogno di parlare con qualcuno di questa questione, di confrontarsi con lui e cercare di capire qualcosa di più.
(T/N) aveva passato ore chiusa dentro il bagno delle femmine e, tra un pianto e l'altro, aveva continuato a rimuginare sull'accaduto, sulle conseguenze e su dei possibili sospettati.
Per un istante, ma solo per un breve attimo, aveva pensato che fossero state Karin e Temari a farle quel torto.
Ovviamente aveva scacciato via dalla sua mente quella malsana idea, perché le sue (ex) amiche non sarebbero mai state in grado di compiere un atto di vigliaccheria simile; chiunque avesse girato e divulgato quel video rimanendo in anonimo non era altro che un vigliacco senza palle che non aveva mai avuto il coraggio di farsi avanti e dirle di avere dei problemi con lei.
Quella questione era una vera incognita e purtroppo anche se avesse trovato il colpevole e gliel'avesse fatta pagare la sua situazione non sarebbe comunque cambiata, sarebbe stata lo stesso presa di mira.
Ovviamente era inutile anche solo pensare di poter avere qualche possibilità con Deidara che sicuramente aveva visto il video; (T/N) sperava solo che nessuno avesse iniziato a prenderlo in giro per colpa sua, altrimenti non se lo sarebbe mai perdonata.
La (mora/bionda/rossa) si fece forza e, quando sentì la campanella dell'intervallo suonare, decise di mettere piede fuori dal bagno e andare a cercare nell'immediato Suigetsu, sperando di trovare un po' di conforto.
Evitò di guardarsi allo specchio, sapeva che era in condizioni pietose, si precipitò il più velocemente possibile fuori dalla stanza, prima che alcune ragazze entrassero e la accerchiassero per deriderla e percorse velocemente il corridoi evitando più persone possibili.
Non avrebbe retto altre prese in giro ma allo stesso tempo non voleva far vedere a tutta quella gentaglia quanto fosse giù di morale per via di quel video.
I suoi occhi erano ancora rossi e gonfi dal pianto e le sue guance erano arrossate e rigate dalla scia salata di alcune lacrime.
Non appena entrò in classe di Suigetsu, tutti i presenti si voltarono in sua direzione e iniziarono a mormorare tra di loro, a ridacchiare e a fare battutine cattive ad alto volume, facendo in modo che lei le sentisse.
Suigetsu, seduto su un banco in fondo alla classe, con i piedi sopra a una sedia, parlava tranquillamente con alcuni suoi amici, con il suo sorriso affilato e un'espressione serena in volto.
(T/N) lo raggiunse velocemente, cercando di ignorare il resto dei presenti, ma prima che potesse aprir bocca per parlare con lui, un ragazzo in compagnia dell'albino prese parola, vedendola giungere il loro direzione.
''Oh, la stupra manichini! Perché non ci fai vedere cosa sai fare su quello? Tanto a te piacciono le cose inanimate, no?'' Aveva esclamato con irruenza, facendo il ganzo davanti ai suoi amici, Kankuro, nonché uno dei due fratelli di Temari, ragazzo con cui (T/N) pensava di essere in buoni rapporti, dato che, per l'appunto, era fratello della ragazza.
Kankuro aveva indicato con un dito lo scheletro posto a pochi passi da loro, ridendosela insieme ai suoi amici, Suigetsu compreso.
(T/N) non si scompose davanti a quella provocazione, rimase seria e impassibile, si limitò a guardare con disprezzo e stupore Suigetsu: aveva sperato avesse reagito in maniera differente, prendendo le sue difese, invece aveva seguito quel branco di idioti e si era messo a ridere quando l'avevano presa, per l'ennesima volta in giro.
''Non hai intenzione di dire nulla?'' Gli aveva chiesto, freddamente, con ancora la voce rotta dal pianto, dandogli ancora una possibilità, sperando davvero con tutto il suo cuore di poter contare su di lui, l'unica persona con cui aveva creduto l'avrebbe in qualche modo sostenuta e difesa.
Suigetsu ricambiò velocemente l'occhiata truce, non riuscendo però a sostenere lo sguardo triste e freddo della ragazza: quella era la prima volta in anni che la vedeva ridotta in uno stato del genere, così distrutta e scossa dagli eventi e si sentiva una merda nel fingere con gli altri e ridere sopra quel video, ma purtroppo se voleva mantenere alta la sua reputazione non poteva dissociarsi dalla massa.
Era stato divertente vedere dal vivo (T/N) comportarsi in maniera così spensierata e allegra, talvolta imbarazzante, ma quel video, registrato con cattive intenzioni, non aveva avuto lo stesso effetto su di lui.
(T/N) fece una smorfia schifata davanti al silenzio consenziente di Suigetsu; che idiota che era stata a pensare di poter contare su di lui e ricevere qualche tipo di supporto e aiuto da una persona così preoccupata della sua apparenza come l'albino.
Doveva mettersi in testa una buona volta che era sola e che non poteva fidarsi di nessuno se non di se stessa.
Stava per fare dietrofront e andarsene, ma la rabbia dentro di lei aveva preso il sopravvento, schiacciando notevolmente il senso di tristezza e sconforto: non sarebbe stata zitta.
''Chissà se anche alla tua bambola gonfiabile piacciono gli oggetti inanimati tipo il tuo cazzetto moscio.'' Sibilò, acida, rivolgendosi al fratello di Temari che si irrigidì a quelle parole, accompagnate da un verso sorpreso dei suoi amici che successivamente scoppiarono a ridere.
Ma (T/N) ancora non aveva finito, mancava ancora Suigetsu e con lui non ci sarebbe andata altrettanto leggera.
L'albino socchiuse di colpo gli occhi, ma non si mosse di un centimetro, quando percepì qualcosa di umido e tiepido bagnarli la guancia: (T/N) gli aveva appena sputato in faccia.
''Tanto ti piace quando le ragazze ti schizzano, no?.'' Aveva asserito la ragazza dopo quel gesto che esprimeva tutto il suo disprezzo e rabbia nei suoi confronti.
Il silenzio era calato tra il gruppetto di ragazzi, tutti si erano limitati a guardare la scena allibiti, aspettandosi anche loro una chissà quale reazione dal ragazzo, ma ciò non accadde.
Suigetsu rimase in silenzio, composto, con un'espressione seriosa in volto a fissare la ragazza andarsene via a passo spedito, senza staccarle per un attimo gli occhi di dosso: si, era stato uno stronzo e se l'era meritato.
Gli dispiaceva per quello che era successo a (T/N), in qualche modo si sentiva colpevole dell'accaduto, dato che era stato lui a trascinarla al centro commerciale, ma purtroppo non aveva potuto far nulla per quanto riguardava la questione del video: non si era minimamente accorto che qualcuno li aveva seguiti e si era permesso di fare un video alla sua vicina di casa.
Lei era andata da lui, dopo l'accaduto a cercare aiuto, conforto, sperando di trovare qualcuno che potesse aiutarla, e lui era stato così orgoglioso e pieno di se stesso, troppo preoccupato della sua reputazione andasse a rotoli, quando quella di (T/N) era appena stata rovinata anche per colpa sua.
Lui e la (mora/bionda/rossa) non erano amici, forse lo erano stati da bambini, ma ora non potevano considerarsi tali dato che avevano perso i rapporti durante gli anni, ma in quegli ultimi giorni si erano avvicinati parecchio e si erano ripromessi di aiutarsi a risolvere l'uno il problema dell'altra.
Le aveva promesso di aiutarla a uscire dal guscio e imparare ad approcciarsi con gli altri, di imparare a comportarsi più da ragazza e meno da clown e proprio nel momento di più bisogno l'aveva abbandonata infrangendo la loro promessa.
Si passò l'angolo della cravatta sul viso per ripulirsi dallo sputo solo quando l'altra era sparita dalla sua vista, riportando poi il suo sguardo, ora incattivito, sul gruppo di ragazzi intorno a lui.
Dopo aver passato le restanti ore di scuola al bagno, ripensando a ciò che era accaduto quella mattina, allo scontro con Suigetsu e a come sarebbero stati i suoi successivi mesi di scuola, (T/N) se ne era tornata a casa velocemente, cercando di evitare il contatto umano il più possibile.
Non aveva idea di come ma magicamente il video sembrava essere sparito dalla circolazione, dal web; (T/N) credeva che ci fosse lo zampino di Karin, anche se non ne era del tutto sicura, stava di fatto che fosse stata davvero lei a rimuoverlo le doveva dei ringraziamenti.
Anche se il video non esisteva più il ricordo c'era e chissà per quanto sarebbe rimasto vivido impresso nelle menti dei suoi compagni di scuola.
Era davvero passata all'essere nessuno, uno zero, a quella più conosciuta della scuola, purtroppo non nel modo e non per il motivo che avrebbe desiderato, quella non era di certo la notorietà che aveva desiderato avere.
Non sapeva che cosa avesse fatto di male per meritarsi una cosa del genere, ma c'era dentro fino al collo e non sapeva come uscirne, ne tantomeno non sapeva se ci sarebbe uscita.
Emise un singhiozzo che accompagnò l'ennesima lacrima della giornata: non aveva mai pianto tanto in vita sua in un unico giorno; non aveva idea di come il suo corpo avesse ancora liquidi a sufficienza per piangere.
Era rannicchiata nel letto, con il cuscino stretto tra le braccia in cui ogni tanto affondava il viso per far si che le sue lacrime venissero subito assorbite non appena abbandonato l'occhio.
Il campanello di casa suonò proprio quando si stava per rimettere a piangere disperata, interrompendola.
Non aveva per nulla voglia di andare a vedere chi fosse, ne tantomeno credeva che fosse il caso di mostrarsi in quello stato, quindi decise di ignorare il fastidioso rumore del campanello e continuare a piangersi addosso ancora per un po', fino a quando non si sarebbe disidratata del tutto.
Si schiacciò il cuscino sulle orecchie continuando a percepire il campanello suonare insistentemente: il rumore iniziava a essere fastidioso e la stava disturbando.
Aveva una vaga idea di chi potesse essere il visitatore inaspettato e, proprio perché aveva idea di chi potesse essere, lo aveva già categorizzato come ospite non gradito.
Purtroppo, però, se non voleva rischiare di impazzire continuando a sentire il campanello suonare a vuoto, avrebbe dovuto prendere forza, alzare il culo dal letto, andare ad aprire la porta e affrontare di nuovo Suigetsu, magari sputandogli di nuovo in faccia o, perché no, tirandogli un pugno.
Era più che certa che alla porta fosse lui: quel vigliacco non aveva voluto parlarle a scuola, troppo preoccupato della sua reputazione e aveva ben pensato di rimediare al suo apparente disinteresse andandole a parlare dopo scuola, a casa sua, dove nessuno poteva vederli.
''Ti avviso che sto accumulando saliva da oggi ora ti faccio la doccia.'' Gli disse, quando, per l'appunto, proprio come aveva immaginato, aveva aperto la porta d'entrata e si era trovata davanti Suigetsu.
''Pensavo avessi esaurito liquidi a furia di piangerti addosso inutilmente.'' Le aveva risposto lui, spiccato come sempre, anche se nel suo tono di voce c'era un non che di dolce.
L'albino, sullo stipite della porta, aveva squadrato il viso di (T/N) attentamente, proprio come aveva fatto qualche ora prima; la situazione non sembrava essere migliorata, tutt'altro, la sua vicina di casa aveva una cera orribile in volto.
(T/N) aveva puntato i suoi occhi (C/O) arrossati in quelli violetti dell'altro, tirando poi su con il naso e facendo una leggera smorfia infastidita non tanto dal commento ma da come Suigetsu la stava guardando.
''Tu sei più patetico di me in questo momento, con quell'espressione colpevole e da vigliacco che ti ritrovi stampata in faccia.'' Gli fece notare, aspra, per nulla intenta a prendere l'accaduto alla leggera.
''(T/N) mi dispiace ti chiedo scusa.'' Aveva emesso un sospiro sconsolato e si era passato una mano dietro al collo, percependo il senso di colpa gravargli addosso.
Lei aveva alzato un sopracciglio, appagata nel sentirsi chiedere scusa, ma non abbastanza soddisfatta.
''Con le tue scuse mi ci pulisco il-''
''Naso... il naso (T/N), perché ti sta gocciolando. E, poi, ricordi? Niente volgarità.'' L'aveva interrotta lui, cercando di sdrammatizzare, di tastare il terreno e capire se erano ancora legati in qualche modo, se tra di loro ci fosse ancora qualcosa.
Lei aveva roteato gli occhi al soffitto e aveva tirato di nuovo su, questa volta più rumorosamente con il naso, infastidita dalla sfacciataggine di Suigetsu che credeva di poter risolvere tutto così semplicemente; gli aveva poi fatto cenno di entrare, sperando che avesse altro da dirle, qualcosa di più convincete.
''Ino ha girato quel video e l'ha reso virale l'ho sentita oggi parlare con Sakura.
Io non ho nulla a che fare con loro, non pensarci nemmeno.'' Le aveva detto, facendole luce sulla questione.
Ino quel giorno era andata a fare shopping con la sua tirapiedi e aveva visto in lontananza i due ragazzi, indispettita e curiosa di sapere per quale motivo il suo ragazzo e (T/N) fossero insieme, aveva deciso di seguirli e scoprirlo da sé.
(T/N) si era seduta sul divano e aveva inarcato un sopracciglio confusa: perché mai Ino avrebbe dovuto farle una cosa del genere?
A (T/N) non le andava a genio la bionda e credeva che nemmeno a quella lei stesse simpatica, ma non capiva perché la ragazza le avesse fatto quel torto.
Se l'era presa tanto perché si era imbucata alla sua festa tra VIP?
''Lo so che non sei stato tu, non ce l'ho con te per la questione del video.'' Gli aveva risposto, senza guardarlo, rannicchiandosi in un angolo del divano con un cuscino stretto al petto.
''Ma perché mai Ino è stata così crudele con me? Non le ho fatto nulla.'' Chiese, a questo punto, voltandosi verso di lui e guardandolo negli occhi ancora lucidi, cercando una risposta in quelli di lui.
Suigetsu, che aveva buttato la testa indietro sul divano, aveva guardato con la coda dell'occhio la ragazza, temendo che sarebbe potuta scoppiare a piangere da un momento all'altro.
Non voleva che ciò accadesse, non voleva che piangesse ancora.
''Credici o no ma Ino è gelosa di te in qualche modo ti teme e anche parecchio.'' Aveva sospirato l'albino, tornando a guardare il soffitto, non riuscendo a guardare (T/N) in quello stato per troppi secondi: le faceva tenerezza, sembrava così vulnerabile e fragile rispetto al solito che gli sembrava quasi impossibile che la stessa ragazza che lo insultata e aveva avuto persino il coraggio di sputargli in faccia fosse la stessa che aveva di fianco in quel momento.
(T/N) aveva sgranato gli occhi confusa e si era girata di scatto verso di lui, passandosi una mano su una guancia umida.
Ino la temeva? La vedeva come una rivale? Perché mai? Quell'oca bionda mica si era messa in testa che lei e Suigetsu si stessero frequentando! Lei e Suigetsu?
Come se a lui potesse interessargli la sua vicina di casa buzzurra al livello inferiore della società con cui si prendeva a parole un giorno si e l'altro pure.
''Sembra una barzelletta non ci posso credere.'' Ammise, scuotendo il capo allibita.
''Come se davvero io e te davvero divertente!'' Si era indicata, poi aveva indicato lui, scoppiando poi a ridere in una risatina nervosa e di circostanza.
Lui l'aveva guardata ridere in maniera poco convinta, rimanendo serio.
''Se ti teme ci sarà di sicuro un buon motivo.'' Le aveva detto, in tono fin troppo serio, per nulla concerne al tipo di persona che era.
Lei lo aveva guardato confusa, non capendo il perché di quelle parole: Ino non aveva nulla da invidiarle, forse poteva essere gelosa del suo cervello, ma di certo non era con quello che lei gli avrebbe portato via Suigetsu.
''Soffiati quel cazzo di naso.'' Aveva inveito il ragazzo, allungando il braccio verso il tavolino di legno davanti al divano su cui erano seduti, prendendo a (T/N) un fazzolettino dopo che questa aveva tirato su il moccolo per l'ennesima volta.
La ragazza aveva preso il fazzoletto gentilmente offerto dall'albino che, infastidito, glielo aveva praticamente sventolato in faccia.
''Che cosa ti sei fatto alla mano?'' Gli chiese, accortasi di un brutto ematoma viola sulle nocche della sua mano pallida.
Suigetsu ritrasse velocemente la mano e se la portò davanti al viso, aprendo e chiudendo il pugno.
''Credo che dopo aver rotto il naso a Kankuro non avrò alcuna possibilità con Temari...'' Asserì, poi, il ragazzo in un sospiro sconsolato, facendo una leggera smorfia di dolore constatando che la mano gli faceva leggermente male.
(T/N) per poco non soffiò fuori il cervello oltre che il moccolo.
Suigetsu aveva preso a pugni Kankuro per lei?
Okay che quello che le aveva detto non era stato per nulla carino, ma non credeva che Suigetsu lo avrebbe preso a pugni per difenderla.
A (T/N) sarebbe bastata anche solo una parola d'appoggio nel momento in cui Kankuro l'aveva presa in giro.
''T-tu cosa?! M-ma...'' Balbettò incredula, dopo aver appallottolato il fazzoletto pieno di muco, guardando Suigetsu con gli occhi sgranati.
Lui aveva sorriso lievemente: nemmeno lui credeva di aver compiuto un gesto simile, rischiando di finire nei guai per lei.
''Non che tu non sia in grado di difenderti da sola sei un'orchessa dopo tutto.''
La situazione si stava facendo troppo strana e imbarazzante, così Suigetsu decise di sdrammatizzare buttandola sul ridere e iniziando una gara di insulti come ai bei vecchi tempi.
''Sono una principessa guerriera.'' Lo corresse, gonfiando le guance offesa, lanciandogli il fazzoletto appallottolato che venne agilmente schivato dall'albino che non ci teneva a essere sfiorato dal muco di (T/N).
''Comunque... grazie. Anche se sarebbe bastato di meno. Ma apprezzo il fatto che tu abbia preso a pugni Kankuro per me... non penso mi accadrà di nuovo nulla di simile in futuro.'' Disse, poi, sorridendo leggermente, imbarazzata e lusingata.
Abbassò lo sguardo e si sistemò i capelli (C/C) dietro a un orecchio, sentendosi leggermente meglio ora.
Suigetsu aveva osservato, con una faccia schifata, il fazzoletto bianco cadere a terra vicino ai suoi piedi, quando (T/N) aveva espresso la sua gratitudine si era voltato di scatto verso di lei, riuscendo a stabilire per un effimero secondo il contatto visivo con lei prima che abbassasse lo sguardo.
''Si, bhe non ti aspettare che lo rifaccia.'' Le aveva risposto, scrollando le spalle con non chalance, non dando troppa importanza a quello che aveva fatto per lei, un gesto che non aveva mai compiuto prima d'ora.
(T/N) aveva semplicemente sorriso, compiaciuta: credeva di conoscere bene Suigetsu, ma a quanto pareva non era così dato che stava continuando a stupirla.
L'albino, per l'appunto, non aveva ancora finito di sorprenderla quel giorno; si tirò dritto sulla schiena e afferrò velocemente lo zaino di scuola che aveva abbandonato a terra vicino a sé.
''Non so se mi hai già perdonato ma ho un'ultima offerta di pace.'' Disse, misterioso, aprendo la cartella e infilandoci dentro una mano alla ricerca di qualcosa.
La ragazza lo osservò incuriosita e curiosa, non sapendo davvero cos'altro aspettarsi da lui.
''Quando lo hai visto ti si sono illuminati gli occhi e non so per quale motivo tu ti sia tirata indietro e non l'abbia voluto provare così te l'ho comprato: ora sei obbligata a indossarlo.''
Suigetsu aveva estratto dallo zaino, con lentezza e cura, una busta di plastica colorata da cui, successivamente, aveva tirato fuori l'abito che (T/N) aveva puntato quando erano andati al centro commerciale quel sabato.
Gli occhi (C/O) di (T/N) ora erano lucidi per l'emozione e la gioia.
Aveva gattonato sul divano, avvicinandosi a Suigetsu seduto all'estremo opposto, incredula.
''Suigetsu, non dovevi davvero i-io...'' La ragazza era senza parole, aveva allungato le mani verso l'abito e ne aveva tastata la consistenza, il tessuto: era bellissimo, era più bello di come se lo ricordava e non vedeva l'ora i indossarlo quando? In quale occasione? Al ballo di fine anno al quale non sarebbe andata?
Aveva rifiutato l'offerta delle sue amiche di andare al ballo perché non voleva essere pianta in ASSO dalle due che sicuramente non sarebbero andate da sole, sapendo che lei non avrebbe mai trovato nessuno con cui andarci; adesso che non aveva ne amiche ne un fidanzato e, in più era lo zimbello della scuola, andare al ballo di fine anno era un'opzione da escludere a priori.
Si rattristò appena quando si ricordò tutte le disgrazie che le erano accadute nel giro di un paio di giorni.
''E io non avrei dovuto chiamarti ASSO è colpa mia se è successo tutto quel che è successo.'' Le aveva risposto lui, in sospiro sconsolato, sentendosi in colpa per aver contributo alla rovina della reputazione della sua vicina di casa.
(T/N) scosse la testa, contrariata.
''Non è colpa tua se sono una sfigata.'' Gli aveva detto lei, alzando gli occhi dal vestito per puntarli in quelli di lui che schioccò la lingua sul palato e guardò il soffitto scontento delle parole di lei.
(T/N) non era sfigata, era particolare ed era la tipa più tosta che conoscesse.
''Adesso smettila di autocommiserarti: sei una principessa guerriera e le principesse guerriere non piangono, spaccano i culi.
Quindi, ora, alza il tuo fantastico culo e fatti valere magari evita di sputare addosso alla gente, altrimenti ti dovrò chiamare lama.'' Aveva ordinato Suigetsu, puntandole un dito in faccia, guardandola dritta negli occhi in modo da essere ancor più convincente e autoritario.
''Quelli che ti prendono in giro sono gli stessi che avrebbero voluto essere al posto di quel manichino.'' Aggiunse, con una certa enfasi, mordendosi poi il labbro senza rendersene conto quando nella sua mente si riproiettarono le immagini del sedere di (T/N) fasciato e compresso in quei jeans.
''Se è per questo anche tu mi prendi in giro, anche se in circostanze differenti.''
La ragazza ridacchiò appena alle sue parole di incoraggiamento, socchiudendo, poi, gli occhi, che aveva puntato sulle labbra dell'altro, osservando con attenzione il labbro inferiore dell'albino preso in ostaggio dai suoi denti appuntiti.
C'era stato un breve momento di silenzio, che sembrava essere durato un'eternità, in cui l'unico rumore percepibile era quello dei loro respiri: erano così vicini che i loro fiati si mischiavano, così vicini che se uno dei due si fosse sbilanciato anche solo di poco in avanti le loro labbra si sarebbero unite.
''Ehm... vabhe, io devo andare a studiare'' Aveva poi spezzato il silenzio Suigetsu, dopo essersi alzato in piedi frettolosamente ed esseri messo in spalla lo zaino di scuola.
Si era passato una mano tra i folti capelli bianchi, facendo vagare lo sguardo in maniera dispersiva all'interno del salone di casa (T/C), non riuscendo quasi a guardare la ragazza.
Per un effimero momento aveva quasi avuto l'impulso di baciarla, ma fortunatamente il suo buon senso le aveva detto di non farlo: (T/N) era scossa dall'accaduto, se l'avesse baciata avrebbe approfittato della sua debolezza e le avrebbe creato solo altri grattacapi.
Che, poi, per quale motivo gli era saltato in mente quel pensiero sconsiderato? Mica le piaceva o l'attirava in alcun modo.
Il fatto che avesse preso a pugni un ragazzo e le avesse comprato un vestito non significava di certo nulla, l'aveva fatto solo perché si era sentito in colpa per non essersi attenuto al loro patto e aveva contribuito al sorgere dei problemi.
Anche se non la considerava sua amica, in qualche modo teneva a lei, in fondo la conosceva da anni e gli era dispiaciuto vederla stare tanto male.
''S-se vuoi puoi restare! Ti do una mano e-e poi volevo provare il vestito.'' Anche lei si era alzata di scatto in piedi, con il vestito stretto tra le dita, e aveva guardato l'altro, sperando di rincrociare il suo sguardo che vagava a vuoto.
Non voleva stare da sola e la compagnia di Suigetsu, anche se non era delle migliori, non le dispiaceva; ci stava facendo l'abitudine ad averlo in torno e passarci tanto tempo insieme, perciò avrebbe apprezzato il fatto che fosse rimasto ancora un po' a casa sua.
Sapeva che quel vestito sarebbe rimasto inutilizzato nell'armadio per chissà quanto tempo e che nessuno glielo avrebbe visto addosso, così aveva pensato che sarebbe stato un gesto carino mostrarsi a lui, la persona che gli aveva fatto quel regalo, con indosso quell'abito.
Suigetsu si passò una mano tra i folti capelli bianchi, spostandosi leggermente il ciuffo da un occhio, lanciando un'occhiata veloce alla ragazza in piedi davanti a lui con il vestito tra le mani.
Avrebbe voluto restare, farsi aiutare nello studio, ma temeva che si sarebbe distratto troppo e che si sarebbe presentata un'altra occasione per baciarla e non era sicuro che sarebbe riuscito a resistere per una seconda volta di seguito; era bene che andasse a casa e si applicasse da solo o almeno ci provasse per una buona volta.
''Te lo vedrò indossato al ballo... perché tu verrai al ballo.'' Le aveva detto di nuovo con quel tono autoritario, rivolgendole un altro sguardo serioso.
''Non ho nessuno con cui-''
''Le principesse guerriere non hanno bisogno per forza di un cavaliere.'' L'aveva interrotta, prima che ricominciasse a farsi paranoie e a star male.
''E poi non si può mai sapere c'è tempo prima del ballo e puoi sempre trovare qualcuno al ballo stesso.'' Aveva aggiunto con tono misterioso, come se non volesse far trapelare qualche dettaglio di troppo, un dettaglio a lui stesso sconosciuto.
(T/N) si era limitata ad annuire alle sue parole di incoraggiamento, come aveva fatto le altre volte, cercando di abbozzare un sorriso abbastanza convincente per nascondere la delusione e lo sconforto che provava al pensiero di essere sola.
''Ora vado. Ci si vede, Mulan.'' L'aveva salutata, sorridendogli allegramente e sventolando una mano a mezz'aria in segno di saluto.
''Da Fiona a Mulan ho fatto passi avanti...'' Aveva scosso il capo lei, apprezzando il nuovo soprannome e paragone.
''Se hai bisogno sono dall'altra parte del muretto.'' Aveva aggiunto, lanciandole un'ultima occhiata accurata per accertarsi che fosse stabile.
(T/N) annuì di nuovo, stringendosi il vestito al petto, sorridendogli di rimando e sussurrando un grazie; apprezzava la sua disponibilità, ma proprio come aveva detto lui stesso, era una principessa guerriera e doveva farsi forza, cercando di contare il meno possibile sull'eventuale cavaliere, o principe azzurro.
Sperava davvero di essere all'altezza del soprannome nuovo che le aveva dato il ragazzo, sperava davvero di uscire vincitrice da quella battaglia contro i pregiudizi.
Un'altra cosa che desiderava fare era andare a parlare con Deidara: anzi tutto avrebbe voluto chiedergli scusa per averlo messo in una situazione di disagio e, secondariamente, avrebbe voluto confessargli i suoi sentimenti, sperando di non risultare ai sui occhi una pazza psicopatica stalker di prima categoria.
Sicuramente avrebbe fatto una delle sue innumerevoli figure di merda madornali, ma voleva togliersi quel peso, sperando, con tutta se stessa, che il ragazzo non la prendesse male; di certo la sua situazione a scuola non sarebbe potuta andar peggio di così.
Per quanto riguardava il suo umore, invece, si poteva ancora lavorarci su per renderlo ancor più grigio e , di certo, il rifiuto da parte del ragazzo sarebbe stato utile allo scopo finale: il suicidio spirituale.
Mal che andava si sarebbe riempita la faccia di piercing, messa due anelli di cipolla agli occhi e si sarebbe fidanzata con Pain con cui avrebbe vissuto infelice e scontenta la sua vita in depressione.
Oppure, nel migliore o peggiore dei casi, ancora era da decidere, anche lui l'avrebbe friendzonata e sarebbe rimasta sola come un cane per il resto della sua vita.
Le ci volle parecchio coraggio per decidersi, quella mattina, dopo aver sopportato un'altra serie di insulti, prese in giro e risate di scherno, ad andare a parlare con Deidara.
Sopportare le occhiatacce e le cattiverie delle persone non era affatto semplice, soprattutto per (T/N) che fino al giorno prima manco veniva guardata per sbaglio se non ce ne era necessità.
In qualche modo era, però, riuscita a farsi forza, grazie anche alle parole di Suigetsu che le avevano invaso la mente, e aveva superato a testa alta tutti quelli che l'avevano schernita.
Molte persone si erano beccati anche un assaggio della vastità di insulti che (T/N) aveva collezionato durante quegli anni e che, fino a poco prima, aveva indirizzato solo ed esclusivamente e Suigetsu per scherzare; non era stata zitta per la maggior parte dei casi e, purtroppo, aveva anche violato le regole che le aveva imposto Suigetsu tentando di aiutarla a essere più femminile.
Poco importava se aveva violato la legge, rispondere alle prese per il culo della gente le veniva fin troppo spontaneo, era troppo brava in questo.
Erano già passati alcuni giorni dall'uscita del video, ma la gente aveva ancora ben impresso in mente il contenuto del filmato, era ancora un ricordo fresco, nonostante fosse stato tolto dalla rete dopo appena qualche ora dalla pubblicazione da qualcuno che (T/N) sospettava fosse molto vicino a lei, ma con cui ancora non si era decisa di andare a parlare e ringraziare: Karin.
L'arrabbiatura c'era ancora, ma era diminuita, purtroppo non si poteva dire lo stesso della malinconia: a (T/N) mancavano terribilmente le sue amiche, soprattutto in quel periodo orribile avrebbe tanto avuto avere il loro supporto, ma allo stesso tempo avrebbe voluto gestire la situazione da sola per non sembrare debole, d'altro canto sapeva che quella era una questione delicata che non era di certo semplice da gestire in solitudine.
Purtroppo era ancora troppo indecisa, non aveva ancora ben chiaro cosa fare con Karin e Temari: le avevano mentito, l'avevano tenuta all'oscuro di qualcosa che la riguardava personalmente e chissà se le avessero tenuto nascosto altro; si era davvero sentita tradita e ferita nel profondo.
Avrebbe superato la cosa, così come gli altri si sarebbero scordati del video e di lei, o almeno così sperava.
La questione che ora gli premeva sistemare era quella con Deidara.
(T/N) sapeva che il biondo quel pomeriggio si sarebbe fermato a scuola per rimanere al club d'arte, così, proprio come la settimana prima, aveva rallentato il passo e non se ne era andata via da scuola non appena la campanella aveva suonato mettendo fine alle lezioni.
Era parecchio agitata, aveva rimuginato tutto il giorno sul da farsi, cambiando idea mille volte, ma alla fine si era decisa ad andare a parlargli una buona volta per tutte.
Non sapeva come sarebbe andata la cosa, sperava bene, ma purtroppo non aveva sicurezze.
La sua cotta per Deidara era quasi totalmente a livello estetico, sapeva ben poco del suo carattere dato che non ci aveva mai avuto un gran che a che fare, quindi non sapeva esattamente quale sarebbe potuta essere la sua reazione nell'avere davanti la ragazza che aveva sculettato davanti a un manichino immaginando che ci fosse lui al posto di quella sagoma di plastica.
Oltre al fatto che il biondo fosse un'amante dell'arte e che aveva un concetto tutto suo d'essa, aveva sentito dire in giro che fosse un tipo parecchio allegro e rumoroso, che si innervosiva facilmente quando qualcuno osava criticare la sua arte, risultando talvolta aggressivo a livello verbale; (T/N) sperava davvero che questo sua lato caratteriale uscisse fuori solo quando si trattava delle sue creazioni, altrimenti sarebbe stata dura per lei reggere il confronto se il ragazzo che le piaceva le avesse inveito contro.
Non avrebbe di certo potuto biasimarlo se avesse deciso di comportarsi in tal modo: in qualche modo l'aveva ridicolizzato facendo il suo nome mentre compieva quelle mosse di bacino scoordinate e diceva frasi oscene.
Proprio come la settimana prima (T/N) si era appostata sulle scale, lì dove aveva parlato un paio di minuti con Deidara, davanti al muro imbrattato con la merendina spiaccicata che, purtroppo non era più lì.
Al posto del fly-to, così l'aveva chiamato (T/N) ironicamente, c'era una chiazza oleosa e scura; meglio che quello scarto non fosse più sul muro, era meglio non immaginarsi quali sarebbero potute essere le sue condizioni dopo così tanti giorni.
La ragazza aspettò pazientemente di sentire dei passi, di vedere il ragazzo salire i gradini e avvicinarsi sempre di più a lei.
Era davvero in ansia e quella sensazione non era per nulla positiva; durante quei giorni era stata circondata maggiormente da negatività, dubitava seriamente che la situazione si potesse ribaltare così facilmente: d'altronde era una sfigata, le cose non le potevano andare bene.
Emise un sospiro e chiuse per un istante gli occhi, cercando di darsi una calmata e fare mente locale del discorso migliore che si era preparata durante la mattina a scuola invece di seguire le lezioni e che, sicuramente, non sarebbe stata in grado di ripetere davanti al ragazzo.
L'attesa sembrò infinita, ma finalmente dopo qualche minuto di silenzio tombale, (T/N) percepì dei movimenti provenire dal piano di sotto e udì rumori di passi: qualcuno stava salendo le scale in maniera costante; ben presto quella persona, che (T/N) credeva fosse Deidara, sarebbe giunta al suo prospetto.
La ragazza si sistemò velocemente la divisa scolastica e i capelli e cercò di mantenere un'espressione neutra, sperando di non apparire tesa e agitata.
Non si volle affacciare dalla ringhiera per vedere se, effettivamente, la persona che stava salendo le scale fosse Deidara, decise che avrebbe aspettato e sofferto fino infondo, rimanendo nel dubbio.
Il rumore di passi era sempre più vicino e concreto ad ogni gradino salito.
Per far si che l'incontro sembrasse una coincidenza, (T/N) discese qualche gradino, in modo da fingere che stesse scendendo le scale per andarsene da scuola.
Tenne lo sguardo a terra, le mani salde sulle spalline dello zaino, fino a quando i suoi occhi (C/O) non videro apparire sulle piastrelle sbiadite e impolverate un paio di scarpe maschili.
Fermò la sua discesa e la persona davanti a lei fermò la sua salita.
(T/N) attese un istante prima di alzare gli occhi da terra, si prese ancora qualche secondo per prepararsi all'impatto prima di interfacciarsi con Deidara che, fermo davanti a lei, l'osservava con aria scocciata.
Un'occhio del ragazzo era coperto dal ciuffo biondo, mentre quello scoperto, di un azzurro intenso, la fissava freddamente.
L'espressione scocciata sul suo viso dai lineamenti eterogenei aveva messo in soggezione la ragazza che aveva capito, non appena lo aveva guardato, che quell'incontro non sarebbe andato affatto bene.
Forse sarebbe stato meglio se non gli avesse detto nulla, se l'avesse solamente superato, evitando di aggravare ancor di più la situazione: (T/N) poteva dire addio all'idea di avere una chance con lui.
Era anche vero, però che delle scuse erano prioritarie, quindi, anche se non sarebbero state accettate, era giusto che gliele facesse.
''H-Hey...'' Lo salutò timidamente, stringendo ancor di più le mani sulle spalline dello zaino che sentiva leggero sulle spalle nonostante i libri: il peso che aveva sullo stomaco era nettamente più fastidioso rispetto a quello che le gravava sulle spalle.
Deidara non si era nemmeno degnato di rispondere, l'unica cosa che aveva fatto era stato roteare gli occhi al soffitto e tentare di superarla, di scappare via da lei.
Non lo biasimava per la tentata fuga: probabilmente nemmeno lei avrebbe voluto parlare con qualcuno che l'aveva messa in ridicolo davanti a tutta la scuola come aveva fatto lei.
''Mi dispiace di averti messo in mezzo. Spero tu non abbia avuto problemi per colpa mia.
È-è vero... ho una cotta per te e... nulla volevo solo scusarmi e dirti in faccia la verità.'' Disse velocemente (T/N), vedendo il ragazzo fare un passo avanti con l'intenzione di andarsene via il più velocemente possibile.
Finalmente la (mora/bionda/rossa) si era tolta di dosso quel peso e aveva detto la verità al biondo; si sentiva in parte sollevata, sperava che quella sensazione di sollievo si facesse più intensa: tutto dipendeva dalla reazione di Deidara alle sue parole.
Il ragazzo si era fermato quando l'aveva sentita di nuovo aprir bocca e parlare, l'aveva ascoltata con attenzione, guardandola struggersi e impanicarsi.
''Uhn...'' Sbuffò il biondo, sistemandosi lo zaino sulla spalla con un movimento veloce, senza mutare l'espressione statica che aveva in viso, non mostrando alcuna emozione.
(T/N) non potè far a meno di pensare a quanto fosse bello Deidara anche con quell'espressione fredda e seriosa, anche se quando sorrideva era nettamente più bello.
''Non sono per nulla lusingato dalla tua confessione, ne mi interessa delle tue scuse, uhn!'' Rispose incattivito, con una punta di nervosismo nella voce.
Si era sistemato il ciuffo in modo che il suo occhi fosse scoperto; Deidara aveva guardato dall'alto in basso (T/N) in modo critico, come se stesse esaminando un'opera d'arte di infimo livello.
La ragazza si chiuse nelle sue spalle e abbassò leggermente lo sguardo, sentendosi attaccata: stava accadendo proprio quello che aveva temuto sarebbe accaduto.
''Non so nemmeno per quale motivo tu me l'abbia detto che cosa pensavi di ottenere? Uhn?! Insomma sono gay.
La sceneggiata che hai fatto è ancora più patetica per questo motivo, uhn.''
Aveva continuato il ragazzo, facendo una smorfia di fastidio.
(T/N) aveva sgranato gli occhi e li aveva puntati addosso a Deidara che si era appena proclamato gay.
Aveva avuto una cotta per tutto quel tempo per Deidara, l'aveva osservato da lontano, l'aveva stalkerato sui social, lo aveva scopato in tutte le posizioni del kamasutra nei suoi sogni più intimi e non si era mai accorta, non era mai venuta a conoscenza del fatto che fosse omosessuale.
Da come lo aveva detto, in maniera così spontanea e tranquilla, doveva essere una cosa pubblica; allora perché lei non lo aveva mai saputo? Perché nessuno glielo aveva mai detto?
Insomma, il fatto che fosse gay non implicava il fatto che una ragazza non si potesse infatuare di lui, così come non era da escludere che un omosessuale non si potesse invaghire di un etero, ma se (T/N) lo avesse saputo a tempo debito non si sarebbe mai creata false speranze e, probabilmente, si sarebbe evitata tutto quel casino in cui si era cacciata.
La colpa, però, non era di certo tutta sua: se qualcuno le avesse detto la verità, invece di tacere e far finta di nulla, (T/N) non si sarebbe infilata in nessun guaio.
Di nuovo si sentì tradita e presa in giro, questa volta non solo da Temari e Karin, ma anche da Suigetsu che l'aveva fomentata, si era offerto di aiutarla a migliorarsi in modo che avrebbe potuto far colpo su Deidara.
Peccato che l'unico modo possibile per far colpo su Deidara era avere il pene e, purtroppo, lei ne era sprovvista.
Lo sconvolgimento di (T/N) doveva essere parecchio palese.
''Uhn! Non dirmi che non lo sapevi!
Non sei così stalker come pensavo almeno, dato che non eri a conoscenza di questo dettaglio per nulla insignificante.'' Deidara inarcò un sopracciglio con fare superiore, ridacchiando appena nel vedere l'espressione sconvolta sul viso della ragazza che, nonostante avesse ancora gli occhi spalancati dallo stupore, aveva già assestato il colpo; esternamente sembrava ancora scossa dalla notizia, ma internamente i suoi pensieri erano già passati oltre alla notizia dell'omosessualità del biondo: quello a cui stava pensando ora era al fatto che, di nuovo, la gente si fosse presa gioco di lei tenendole all'oscuro informazioni che la riguardavano.
''Che sfigata... uhn!'' Detto ciò, non vedendo segni di reazione, Deidara proseguì per la sua strada, sorpassando la ragazza e continuando a fare le scale, diretto verso il laboratorio d'arte.
(T/N) era rimasta ferma ancora per qualche istante sulle scale, non aveva reagito alle parole del biondo, ne tantomeno si era voltata e lo aveva guardato andare via.
Aveva continuato a tenere gli occhi puntati davanti a sé e le mani strette sulle spalline dello zaino, cercando di metabolizzare di nuovo la sensazione di rabbia, sconforto e tristezza, gli stessi sentimenti che aveva provato la settimana prima quando le sue amiche avevano tradito a sua fiducia per la prima volta.
Questa volta non erano le uniche, però: Suigetsu, il suo vicino di casa, l'unica persona che aveva creduto di poter considerare qualcosa come una specie di amico, aveva commesso il loro stesso identico errore.
(T/N) dubitava davvero che l'albino, che da VIP era conosciuto e conosceva tutti, non fosse a conoscenza del fatto che Deidara fosse gay.
Per quale razza di motivo non glielo aveva detto? Perché era rimasto in silenzio e non le aveva detto la verità? Perché non era stato brutale ed esplicito proprio come quando le aveva riferito che fosse un ASSO?
Credeva di potersi fidare di lui, aveva creduto davvero che almeno lui fosse una persona onesta e affidabile, ma a quanto pareva non era affatto così.
(T/N) aveva aperto la porta dello spogliatoio maschile e se l'era chiusa alle spalle.
Non c'era nessuno, solo lei, appena entrata, e Suigetsu che si stava iniziando a cambiare.
Il ragazzo si era voltato di scatto quando aveva percepito la porta dello spogliatoio sbattere violentemente, con uno sguardo truce si era voltato verso l'entrata per vedere chi dei suoi compagni di squadra avesse commesso quel gesto rude, ma quando aveva visto (T/N) aveva leggermente addolcito lo sguardo, poi la confusione si era dipinta sul suo viso.
''Tu lo sapevi, vero? Tu lo sapevi che Deidara è gay e non mi hai detto nulla.'' Non aveva nemmeno dato il tempo a Suigetsu di salutarla, ne tantomeno lei lo aveva salutato, era subito arrivata al punto.
(T/N) era così stanca di arrabbiarsi per gli stessi motivi che non aveva più nemmeno la forza di alzare i toni e trasalire.
Si era limitata a far presente a Suigetsu che aveva scoperto che Deidara, il ragazzo per cui aveva una cotta era gay.
Avrebbe preferito che qualcuno glielo avesse detto a tempo debito, qualcuno come Suigetsu che l'aveva trascinata e convinta di poter cambiare, di poterla aiutare a essere diversa, in modo che sarebbe riuscita a far colpo su di lui.
Purtroppo, però l'unico modo per far colpo su Deidara era quello di cambiare sesso e, di certo, (T/N) non si sarebbe sottoposta a tale percorso per quel ragazzo che, una volta finita la scuola, cosa che sarebbe accaduto nel giro di un mese, non avrebbe più visto.
Suigetsu aveva sospirato e aveva lanciato la camicia che si era appena tolto sulla panchina sul quale era poggiato il suo borsone.
(T/N) cercò di rimanere concentrata e di tenere lo sguardo alto, nonostante i suoi occhi desiderassero ardentemente abbassarsi sugli addominali di Suigetsu.
Il ragazzo era a dorso nudo: le spalle larghe e muscolose, tipiche dei nuotatori, erano toniche, i pettorali erano pronunciati e gli addominali ben definiti.
L'albino indossava ancora i pantaloni neri della divisa, rigorosamente tenuti a vita bassa, dai quali si poteva intravedere l'elastico blu delle mutande..
Tutto quel ben di Dio messo in bella mostra la stava distraendo, (T/N) temeva che se avesse ceduto alla tentazione e avesse guardato in basso, la sua arrabbiatura nei confronti di Suigetsu sarebbe passata in secondo piano; quel ragazzo talvolta era davvero una distrazione, c'erano stati momenti in cui (T/N) si era persa a guardarlo durante i loro pomeriggi di studio e aveva perso il filo del discorso tanto si era distratta.
Insomma, l'albino oggettivamente era un bel ragazzo, nulla da dire, il problema era che (T/N) non si perdeva a guardarlo solo perché lo trovava attraente.
Era da un po' che aveva sentimenti controversi per Suigetsu: lo trovava fastidioso, ma tutto sommato piacevole, di compagnia, odiava il modo spavaldo e brutale con cui le diceva le cose, ma apprezzava la sua sincerità, non sopportava la sua lingua affilata, il suo continuo prenderla in giro, ma al tempo stesso non poteva far a meno di iniziare una lotta all'ultimo insulto con lui, avrebbe voluto mettergli le mani addosso e menarlo a sangue, fino a quando la sua pelle albina non si fosse riempita di lividi, ma avrebbe anche voluto...
No, non avrebbe voluto saltargli addosso e baciarlo, riempirgli il suo corpo statuario e perfetto di succhiotti, ne tantomeno voleva vedere il ridicolo pesciolino che aveva tra le gambe.
Lei voleva soltanto avere qualcuno di sincero al suo fianco, qualcuno di cui potersi fidare ciecamente, con cui aprirsi e parlare, con cui passare il tempo; non le sembrava di chiedere tanto, eppure tutte le persone a cui si era affidata sembravano non essere il prototipo di amici che lei desiderava.
Era davvero stanca di tutti quei segreti e prese in giro; perché la gente non poteva essere del tutto sincera con lei?
Suigetsu sapeva che prima o poi la ragazza avrebbe scoperto la verità, sinceramente aveva creduto che qualcuno, prima o poi, nel farle qualche battutina gli avrebbe detto che a Deidara piacessero i ragazzi mettendola al corrente del suo orientamento sessuale, ma ciò non era successo.
Non aveva idea di come fosse possibile che (T/N) non sapesse che le preferenze sessuali del ragazzo fossero altre, insomma, Deidara era abbastanza conosciuto a scuola, ma a quanto pareva alla ragazza non era stata poi così tanto cotta e ossessionata da lui dato che ne era rimasta all'oscuro: se avesse parlato con l'ASSO del biondo, Obito Uchiha, cugino di Sasuke, probabilmente l'avrebbe saputo a tempo debito.
Sapeva di aver sbagliato a non dirle lui la verità, ma se non l'aveva fatto era stato per un buon motivo, non di certo per farle un torto.
''Temevo che se ti avessi detto la verità non avresti più voluto intraprendere quel percorso di cambiamento.
Lo stavi facendo perché volevi fare colpo su di lui non ti saresti messa in gioco se non avessi avuto uno scopo da raggiungere.'' Le aveva spiegato Suigetsu, dandole la sua versione dei fatti.
Quando (T/N) gli aveva confessato di voler cambiare, di voler provare a essere migliore, di non voler più essere un ASSO, non era riuscito a tirarsi indietro e a dirle la verità su Deidara, non volendo essere di nuovo la causa del suo malessere, non dopo che l'aveva fatta litigare con le sue amiche perché le aveva raccontato di quello stupido acronimo con cui l'aveva descritta.
A pensarci bene era stata sin dall'inizio colpa sua se (T/N) fosse andata incontro, nel giro di un paio di settimane, a tutti quei problemi: se non le avesse chiamata ASSO, se non le avesse messo in testa strane idee, la ragazza non avrebbe litigato con Karin e Temari, non sarebbe stata presa di mira da Ino che non l'avrebbe ridicolizzata davanti a tutta la scuola, rimanendo oltretutto impunita, dato che (T/N) non aveva voluto prendere provvedimenti, non volendo rischiare di avere altri problemi con la bionda.
''Vorrei non averti ficcata in tutto questo. È stata tutta colpa mia, sin dal principio.
La storia dell'ASSO è partito tutto da me, sono stato io a proporti di andare al centro commerciale, di renderti ridicola davanti a tutti quei ragazzi.
Se se non ti avessi chiamata ASSO non avresti avuto nessun problema, avresti finito la scuola con serenità, avresti ancora delle amiche e... avresti ancora una stupida cotta per quel talebano di Deidara.'' Suigetsu si sentiva colpevole, il senso di colpa lo stava logorando dentro ormai da giorni, da quando aveva riflettuto su tutto quello che era successo e si era reso conto che era stata tutta colpa della sua sfacciataggine e irruenza se (T/N) ora stava passando un periodo di merda.
Aveva abbassato lo sguardo a terra, colpevole, non riuscendo a mantenere il contatto visivo con la ragazza che continuava a tenere i suoi occhi (C/O) pieni di delusione e dolore; da quando era iniziato tutto quel casino tutte le volte che l'aveva guardata negli occhi, salvo quel giorno al centro commerciale in cui si era lasciata andare, gli occhi di solito vivi e limpidi di (T/N) si erano incupiti e avevano perso tutta la loro vitalità.
(T/N) aveva ascoltato in silenzio e con attenzione le parole dell'altro: ciò che gli aveva detto, le sue scuse, era cose già state dette in passato, parole che aveva già sentito e con cui non concordava.
Certo, lui aveva fatto la sua parte in tutto quel casino che, però, era partito da lei: lei era la sfigata di turno, era per colpa sua, per colpa del suo essere sfigata se si era cacciata nei guai.
Suigetsu non era stato solo una figura negativa in tutto quel caos, nonostante tutto l'aveva in qualche modo aiutata ad aprire gli occhi, si era offerto di aiutarla a cambiare, le aveva dato delle dritte, le aveva comprato un vestito bellissimo e aveva persino picchiato un ragazzo per lei; se non fosse stato per lui non avrebbe fatto dei passi avanti.
Il problema era, però, che Suigetsu non era comunque una persona affidabile nonostante tutto.
Anche lui si era dimostrato falso come Temari e Karin, anche lui le aveva nascosto la verità.
(T/N) non si poteva più permettere di avere intorno persone del genere perché era stufa di essere all'oscuro di fatti che la riguardavano in prima persona.
Le dolci bugie fanno più male della cruda verità, soprattutto se vengono portate avanti per troppo tempo.
''Che poi tu non hai bisogno di cambiare vai benissimo così, sei perfetta nella tua imperfezione.
Sei diversa da Ino, così come lo sei da Temari e Karin e non devi desiderare di essere come loro.
Tu sei (T/N) e sei una buffa ragazza, un po' volgare e stramba, espansiva con chi conosci e impacciata e imbranata con gli estranei e devi essere fiera di quello che sei, devi tornare ad apprezzarti come prima che tutto questo accadesse, così come ti apprezzano Karin e Temari così come ti apprezzo io.
Perché a me piaci così come sei, mi piaci quando mi insulti, quando sei volgare, quando esprimi la tua opinione in maniera irrisoria.
Quello che non mi piace è vederti piangere e star male, quando ti sminuisci... (T/N) tu non hai motivo di sentirti inferiore a nessuno.
E chi non capisce quanto tu sia speciale è un coglione di prima categoria.'' Il tono di voce di Suigetsu si era addolcito e il suo discorso di scuse era sfociato in una sorta di discorso di incoraggiamento e apprezzamento.
Le parole gli erano uscite dalla gola con spontaneità, ciò che aveva detto lo pensava davvero: Suigetsu era sempre sincero, non avrebbe mai detto cose non vere; tutto quello che le stava dicendo erano i suoi genuini pensieri su di lei, la pura verità.
Quando il discorso di scuse di Suigetsu aveva preso una piega differente, sfociando in uno di apprezzamento la ragazza si era stranita e, per un istante, aveva creduto che si stesse immaginando tutto: quel ragazzo pensava davvero quelle cose di lei? Credeva davvero che fosse speciale, che fosse unica e che, in qualche modo, andasse bene nel suo strano modo di essere?
Il suo cuore aveva iniziato a battere fortissimo, credeva che presto sarebbe esploso per via dell'emozione.
Era la prima volta in tutta la sua vita che qualcuno le faceva complimenti simili, la facesse sentire speciale e apprezzata per quello che era.
Non si sarebbe mai aspettata che parole simili le venissero dette, un giorno, proprio da Suigetsu che, per quanto sapesse le fosse vicino e la conoscesse, non credeva la ammirasse tanto per ciò che era.
''Però... davvero devi imparare a vestirti meglio, solo questo. Per il resto... sei bella così come sei.''
Il ragazzo aveva scrollato leggermente le spalle, abbozzando un piccolo sorriso giocoso e imbarazzato, rendendosi pian piano conto di quanto si fosse esposto in quel momento: non credeva di aver mai detto niente di simile a nessuno, quella era in assoluto la prima volta che si lasciava tanto andare alle carinerie e ai sentimentalismi.
Suigetsu alzò la testa dal terreno e puntò i suoi occhi violetti addosso a (T/N) con fatica, abbastanza imbarazzato e intimidito, non sapendo che cosa aspettarsi di risposta dall'altra che ancora non aveva reagito alle sue parole toccanti.
(T/N), che aveva incrociato lo sguardo del ragazzo, aveva puntato i suoi occhi (C/O) leggermente lucidi per l'emozione, in quelli confusi di Suigetsu che faticava a mantenere il contatto visivo per via del disagio.
Nessuno dei due sapeva cosa dire per uscire da quel silenzio imbarazzante, ma entrambi sapevano cosa volevano fare per riempire il vuoto, la distanza tra di loro.
Ovviamente nessuno dei due fece nulla di quello che passato in entrambe le loro menti, avevano accantonato quello strano impulso di saltarsi addosso, stringersi e baciarsi, un pensiero da entrambi ritenuto sciocco, che li aveva sconvolti a livello emotivo, come se già non lo fossero abbastanza dopo quello che era appena successo, tutto quello che li aveva fatti avvicinare in quei giorni.
(T/N) aveva reso più salda la stretta delle sue mani sulle sue braccia, premendo con forza le dita su di esse, cercando di trattenere se stessa nel compiere gesti impulsivi, dettati dall'emozione, fuori controllo dalla parte razionale; doveva tornare in sé, non era da lei essere così silenziosa e non voleva farsi vedere, di nuovo, sopraffatta dall'emozioni, da Suigetsu.
''S-scusa ma mi sono persa metà del discorso: le tue tettine turgide mi hanno distratta. Ti stavi scusando, di nuovo, per caso?'' La voce di (T/N) era stata titubante per un istante, aveva balbettato la prima parola, me poi, a seguire, aveva recuperato il suo modo beffardo e sicuro di parlare, cercando di uscire alla bell'e meglio, prendendosi gioco di Suigetsu, e dei suoi capezzoli turgidi, come faceva sempre.
Ovviamente la sua voce aveva lasciato trapelare un po' di emozione, così come i suoi occhi (C/O), ancora lucidi, ma almeno era riuscita a parlare dopo minuti di silenzio; presto si sarebbe totalmente ripresa, o così sperava.
Suigetsu aveva inarcato un sopracciglio, per un breve istante allibito dalle parole della ragazza, poi si era ricordato con chi aveva a che fare e le aveva dato corda, ringraziandola mentalmente per essere stata in grado di fare il primo passo e di mettere fine al silenzio imbarazzate che si era creato tra di loro.
I suoi occhi violetti si erano abbassati sul suo petto scolpito, velocemente erano guizzati sui due capezzoli rosa, turgidi, nettamente a contrasto con la sua pelle chiara.
''Almeno le mie stanno su senza reggiseno.'' Aveva ribattuto, facendo una finta smorfia offesa, ritornando a fissare (T/N) negli occhi, cercando di sostenere lo sguardo, cosa che gli risultava parecchio difficile, ora.
Aveva, poi, portato le mani sui fianchi asciutti e ossuti, coperti dall'elastico delle mutande; i muscoli delle sue braccia possenti, da nuotatore, ora erano ancora più evidenti e ben delineati.
''Al contrario del tuo pene, che senza un aiuto è piccolo, floscio e molliccio come il tuo cervellino.'' Ed ecco che tutto era tornato, di nuovo, alla normalità, erano bastate solo un paio di battute di scherno, giocose, per riportare l'equilibrio tra di loro.
(T/N) aveva scrollato le spalle, abbandonando le braccia lungo i fianchi, finalmente sentendo tutta la tensione scivolargli via, si era, però, dovuta comunque trattenere nel saltare addosso a Suigetsu: troppa carne al fuoco, gli ormoni della ragazza stavano ribollendo.
Gli occhi faticavano a loro volta a non divorare il fisico del ragazzo con voracità.
La (mora/bionda/rossa...), per evitare altri strani pensieri, istinti e quant'altro, qualsiasi cosa la mettesse in imbarazzo, a disagio e la facesse ragionare e agire come un'arrapata, quale in quel momento era, aveva deciso di andarsene, di fuggire via da Suigetsu, anche se una parte di lei, quella inferiore del suo corpo, le diceva di chiudere la porta dello spogliatoio a chiave e scoprire se il pesce rosso di Suigetsu fosse realmente tale, anche se dubitava: un'occhio ce l'aveva buttato in basso (anche più di una volta) ed era certa che tra le gambe del ragazzo ci fosse un'anguilla.
''Meglio che vada ora... prima che il resto della squadra arrivi.'' Aveva, poi, aggiunto, la ragazza, in un tono più serio e meno scherzoso, emettendo un sospiro che era un misto tra lo sconsolato e di sollievo.
Suigetsu, che stava per ribattere alle sue prese in giro, ma non aveva fatto in tempo, dato che il suo cervello ci aveva messo un po' per elaborare un insulto alla pari, aveva annuito alle sue parole, eliminando dal suo volto l'espressione offesa ma divertita dalla situazione, sostituendola con una più seria, quasi dispiaciuta.
''Amici... come prima?'' Quelle parole avevano faticato a uscirgli dalla bocca, non per via del senso di colpa o perché si sentisse ancora imbarazzato per quello che aveva detto poco prima, perché stava rimarcando l'argomento, chiedendole una conferma, se l'avesse perdonato, aveva faticato a dirle perché era come se stesse dicendo una bugia, se stesse mentendo a sé stesso.
Lui e (T/N) non erano affatto amici, forse lo erano stati da bambini, ma ora il loro rapporto non era di amicizia, per nulla; non aveva idea di come definirlo, ad essere onesto non sapeva nemmeno se voleva dargli una vera definizione, ma quello che sapeva era che non erano affatto amici.
(T/N), che si era già avviata verso la porta, gli aveva già dato le spalle, si era formata un istante, percependo lo stesso fastidio nell'udire quella parola, senza spiegarsene il motivo o, meglio, senza voler ammetterlo.
Era ormai chiaro che era scattato qualcosa nei confronti dell'albino, qualcosa che andava oltre all'attrazione fisica, qualcosa di più profondo, di più intimo, a livello sentimentale.
A essere sincera era abbastanza spaventata da ciò, tra tutti i casini in cui era andata incontro, in cui si era cacciata in quei giorni, quello era il più terribile di tutti: poteva ritenersi totalmente fotttuta.
Innamorarsi di Suigetsu, uno dei ragazzi più belli e popolari della scuola, capitano della squadra di pallanuoto, (oh, giusto, era anche fidanzato, ma quello era il minore dei problemi) non l'avrebbe portata a niente se non alla sofferenza.
Cosa pensava di ottenere? Lei era un ASSO, l'ultimo gradino della scala sociale della scuola, in base a ciò non avrebbero nemmeno potuto avere un rapporto di amicizia, figuriamoci a livello amoroso.
Era da escludere che lui si sarebbe abbassato ad avere una relazione di tipo amoroso con lei; ma questo non sarebbe comunque mai accaduto perché lui non provava le stesse cose, o almeno così lei credeva, più che altro sperava: autoconvincendosi di ciò credeva di poter superare prima la cotta, dato che non sarebbe stata alimentata da false speranze.
''Se accetti di essere amico di un ASSO, allora sì, siamo amici.'' Aveva risposto, subito dopo, voltandosi appena verso di lui per sorridere debolmente, con fatica, rimarcando i loro livelli sociali, le loro differenze, così come aveva rimarcato la sua difficoltà nell'accettare quella situazione.
Suigetsu aveva accennato a sua volta un sorriso di circostanza, ben poco appagato da quelle parole, che non gli erano proprio piaciute, ma se le era fatte andar bene: dopo tutto quello che aveva combinato, era già buona che (T/N) le rivolgesse ancora la parola, essere considerato un suo amico era anche troppo.
Eppure non gli andava bene, no, proprio no: erano troppo poco.
Nei giorni successivi non era successo nulla che avesse potuto rendere la vita di (T/N) ancor più ridicolosamente da ASSO.
Il rapporto con Suigetsu era buono, di ''amicizia'': la ragazza lo continuava ad aiutare a studiare e a migliorare i suoi voti, ovviamente a porte chiuse, lontano da occhi indiscreti evitando qualsiasi tipo di problema con chiunque avesse potuto interpretare il loro rapporto in maniera sbagliata.
Entrambi si godevano il loro noioso momento di studio, non così noioso dato che le risate non mancavano mai, senza pretendere di più, o almeno questo era quello che davano a vedere.
(T/N) stava bene con lui, fin troppo bene, il che la portava a volerci passare sempre più tempo insieme, che non sarebbe stata una cosa negativa, maliziosa, se solo non pensasse a quali altri tipi di attività avrebbe voluto fare con lui, al posto di studiare.
Alcune volte era davvero difficile tenere a bada gli ormoni, così come lo era tenere a bada i sentimenti: a volte il suo bisogno di averlo accanto, di starci insieme, era interpretabile in maniera più pura e genuina, dolce; avrebbe voluto dirgli la verità, confessargli i suoi sentimenti, liberarsi da quei sentimenti repressi.
Ma, ovviamente, non si era mai permessa, non aveva mai avuto il coraggio, di fare nulla di ciò, troppo spaventata dalle possibili conseguenze: era andato tutto male, il loro pseudo rapporto di amicizia era l'unica cosa che sembrava andare bene, non era il caso di rovinare tutto.
Le risatine di scherno quando passava nei corridoi della scuola c'erano ancora, ma erano andate a scemare, anche se persistevano alcuni giorni più degli altri; (T/N) ormai non ci faceva neanche più caso, era diventata una routine, un'infernale routine che sarebbe finita con la fine della scuola.
Fortunatamente mancava meno di un mese alla fine dell'inferno: (T/N) non aveva mai odiato così tanto la scuola e le persone come in quelle settimane.
Più la fine della scuola si avvicinava, più lo era la data del ballo a cui lei, ovviamente, non voleva andare.
Le dispiaceva non poter indossare il vestito che le aveva regalato Suigetsu, avrebbe tanto voluto indossarlo per lui, ma non si sentiva proprio di andare a quel dannato ballo: non aveva un accompagnatore, ne tantomeno aveva più delle amiche con cui andarci.
Le sue amiche le mancavano tantissimo, senza di loro, senza il loro supporto, i loro consigli, non aveva fatto altro che sbagliare.
L'arrabbiatura le era completamente passata: era stata stupida a pensare che Temari e Karin avessero potuto nascondere la questione dell'ASSO e sfruttarla a loro vantaggio, le avevano dimostrato, facendole sparire quel video osceno dalla faccia di internet di volerle davvero bene.
Ovviamente ancora non aveva trovato il coraggio di andare a parlare con loro che, giustamente, stavano aspettando delle scuse e non avevano più provato a riallacciare, apertamente, i rapporti con lei, anche se continuavano a vegliare su di lei a distanza; era grata della loro lontana presenza, anche se non le bastava.
Si decise, a parlare con loro, il giorno del ballo scolastico: tra qualche settimana sarebbe iniziata l'estate, poi finita l'estate chissà quando, tra una cosa e l'altra, il lavoro, lo studio, si sarebbero potute vedere, non poteva lasciare che la loro amicizia si concludesse così.
L'aveva tirata fin troppo per le lunghe, lo ammetteva, avrebbe potuto rimediare prima, ma il coraggio. la rabbia, il susseguirsi degli eventi, l'avevano davvero scombussolata: la sua vita da ASSO, da quando era stata cosciente di esserlo, era stata un macello.
Ma ora era tutto, o quasi tutto finito; aveva riflettuto parecchio su quello che le era successo in quelle ultime settimane, praticamente ci pensava sempre, era il suo pensiero fisso e, dopo svariati pianti di tristezza, commiserazione e rabbia, aveva finalmente accettato le cose come erano andate e aveva raggiunto una conclusione.
In tutta la sua vita non si era mai preoccupata di quello che la gente pensava di lei, a lei stessa non le interessava di come appariva agli altri, perché non era mai stata notata, non aveva mai fatto nulla che la facesse esaltare nella massa, era rimasta nel suo piccolo e non aveva creato scalpore; le era sempre andato bene così fino a quando qualcuno non le aveva fatto scoprire che gli altri, in realtà, la notavano, la giudicavano e le avevano attribuito un'etichetta per descriverla.
Anche lei aveva giudicato e attribuito etichette fasulle alle persone, prima di tutto alle sue amiche, indicandole come false e traditrici, poi con Pein, con Ino, Sakura e chissà quanta altra gente; i suoi giudizi potevano anche essere giustificati, basati su fatti, ma erano pur sempre cattiverie che, probabilmente, avrebbe potuto risparmiarsi, lei non era tanto diversa dalla gente che l'aveva presa in giro.
Da quel momento era iniziato il declino della sua esistenza: non aveva fatto altro che cercare di apparire, dapprima migliorandosi, il che non sarebbe stato un male se fosse stato un gesto per sé stessa e non per piacere agli altri.
Il suo buon proposito, anche se per lo scopo sbagliato, era sfociato in tragedia per colpa delle stesse persone alla quale si era preoccupata di piacere.
Così, tra una menzogna e una presa in giro, aveva capito una cosa: non importa quanto tu ti sforzi a piacere agli altri, sopprimendo, magari, il tuo vero essere, la gente ti giudicherà egualmente, troverà sempre qualcosa che non va in te, così come tu lo troverai in loro, questo è perché tutti siamo diversi, abbiamo diversi caratteri, modi di fare, aspirazioni, interessi.
La figura dell'ASSO non esiste se tu non ti metti a paragone con gli altri, altrimenti, tutti saremmo l'ASSO di qualcuno: ci sarà sempre qualcuno più o meno bello, bravo, intelligente, simpatico, (...) di te in un confronto.
Ma perchè farlo? Perché fare male a sé stessi e agli altri, pensando di risultare superiori o sminuirsi, cercando di raggiungere canoni che non ci appartengono?
Il giudizio è lecito, è un pensiero infrenabile, ma c'è modo e modo di giudicare, di confrontarsi.
È giusto il giudizio, il confronto che porta a un miglioramento, ma deve essere un miglioramento che ha, come presupposto, la propria crescita per il proprio bene, per l'amor proprio, perchè, se tanto saremo sempre sotto giudizio, tanto vale essere giudicati con la consapevolezza e la fierezza di piacere, almeno, del tutto, a sé stessi.
''Sei una testa di cazzo, (T/N).'' Le aveva detto, spudoratamente, Karin, senza peli sulla lingua, come suo solito, senza mai risparmiarsi.
Si era sistemata gli occhiali contro il naso, poi aveva incrociato le braccia al petto e aveva guardato con un sopracciglio inarcato, l'amica, lasciandosi, infine, sfuggire un sospiro sconsolato.
(T/N) aveva appena finito di raccontare tutto quello che era successo in quell'ultimo periodo di tempo alle sue amiche, dopo aver trovato, finalmente, il coraggio di parlare con loro.
Le aveva invitate a casa sua e non appena avevano messo piede nella sua stanza, lei aveva presa fiato e senza la minima incitazione da parte delle altre, ne un indugio, aveva iniziato a parlare; si era tolto un bel peso, ora doveva solo aspettare il loro perdono.
''Spero sia un cazzo grosso...'' Aveva borbottato lei, seduta con le gambe incrociate sul letto, cuscino stretto al petto e occhi bassi, sul pavimento.
Sdrammatizzare non fa mai male...
Temari, seduta sulla sedia, vicino alla scrivania, aveva inspirato profondamente, facendo mente locale di tutte le informazioni che l'amica le aveva appena passato, parlando senza fermarsi per dei bei buoni minuti di fila.
''Non si può dire che tu non abbia vissuto in maniera vivida i tuoi ultimi giorni di scuola...'' Aveva commentato la bionda, gli occhi verde bottiglia erano guizzati da una parte all'altra della stanza, posandosi poi su (T/N).
''Avrei preferito viverle in maniera diversa... con voi magari, come è sempre stato.'' (T/N) aveva sospirato, avvilita, cercando di introdurre il suo discorso di scuse alle due ragazze, iniziando con una bella leccata di culo che, però, venne subito intercettata da Karin.
''No. Risparmiaci qualsiasi cosa tu abbia in mente di dire.
Hai sbagliato, nessuno lo può negare, ma almeno questa esperienza ti ha fatto crescere.'' Le disse, la rossa, camminando nella stanza a braccia incrociate, diretta verso di lei.
Il suo tono di voce era duro, ma non la stava attaccando, stava solo rimarcando la realtà.
''Sapevamo che saresti rinsavita prima o poi... peccato che nel mentre è successo l'immaginabile.'' Aveva annuito la ragazza con i codini, assecondando le parole di Karin.
(T/N) aveva alzato lo sguardo da terra e aveva guardato prima a una e poi all'altra, chiedendosi come fosse possibile che quelle due la conoscessero così bene, meglio di quanto lei conoscesse loro, dato che aveva sospettato di un loro tradimento; davvero non sapeva come potessero essersi fatte passare addosso quella questione con così tanta leggerezza, pensava che fossero state molto più arrabbiate, invece erano tranquillissime: erano molto più mature di lei, non c'era dubbio, ma questo non la scoraggiava, anzi, ora che aveva fatto chiarezza nella sua mente, era certa che anche lei fosse maturata.
Nessun paragone con loro, solo un dato di fatto che la rendeva migliore agli occhi di sé stessa.
''E poi... Suigetsu? (T/N) non potevi scegliere cazzone peggiore.'' Karin aveva sputato acida, roteando gli occhi al soffitto; tutti sapevano che non le andava a genio, (T/N) compresa, ma cosa poteva farci, lei, se gli piaceva?
''Almeno a lui so per certo che non piacciono i cazzoni o i cazzetti...'' Aveva sdrammatizzato (T/N), facendo un chiaro riferimento a Deidara, la sua ex crush, e al suo orientamento sessuale; si era sentita sollevata quando aveva scoperto che le sue due amiche non fossero a conoscenza, come non lo era stata lei, del suo essere gay.
Temari e Karin, nonostante fossero conosciute e famose a scuola, non davano troppo peso a quello che accadeva intorno a loro che non avesse a che fare con attività scolastiche, quindi non si erano mai soffermate a interessarsi ai gusti dei loro compagni.
Come molti, erano venuti a conoscenza dell'orientamento sessuale di Deidara quando era uscito quel video indecente di (T/N).
''Ma non sai se TU gli piaci.'' Aveva rimarcato Karin, puntandole un dito addosso e guardandola con la fronte crucciata, non sapendo se sperare che le piacesse o meno, data la sua antipatia nei confronti del ragazzo.
''C'è solo un modo per scoprirlo: andare al ballo e chiederglielo.'' Temari era scattata in piedi e aveva raggiunto Karin, piazzandosi, a gambe larghe e mani sui fianchi, in una posa che non ammetteva repliche, davanti a (T/N), guardandola, insieme all'altra, dall'alto.
(T/N) aveva deglutito, in soggezione, guardata dall'alto dalle sue amiche, sentendosi piccola piccola sotto i loro sguardi che non promettevano nulla di buono: sapeva che si erano già messe in testa di trascinarla al ballo molto tempo fa, ma ora avevano una scusa in più per convincerla e non l'avrebbero fatta rimanere a casa, a costo di doverla davvero trascinare.
Dopo tutti i discorsi motivazionali, di come stare bene con sé stessi, di smettere di dare peso ai giudizi degli altri, l'ultima cosa che poteva fare era evitare il ballo della scuola, il grande giudizio finale dell'anno.
Non poteva evitare l'ultima umiliazione dell'anno scolastico: confessare i suoi sentimenti a Suigetsu, non sapendo cosa aspettarsi; sapeva che lui l'apprezzava come persona, ma non sapeva, non era sicura, se provasse anche dei sentimenti nei suoi confronti.
L'unico modo per sapere la verità era quello di buttarsi e chiederglielo e ciò implicava una buona dose di sicurezza, coraggio e due grandi palle che (T/N) aveva metaforicamente (perchè se le avesse avute per davvero, per davvero, a quest'ora starebbero sbattendo contro quelle di Deidara).
Così, dopo un intero pomeriggio sotto i ferri, aiutata da Karin e Temari a prepararsi, (T/N) aveva raggiunto, per un'ultima volta, la scuola, con le sue amiche, pronta a splendere di luce propria, per sé stessa: con Suigetsu o meno, si sarebbe divertita e avrebbe concluso, con quella serata, la sua carriera da liceale.
(T/N) poteva dire sinceramente di sentirsi bella quella sera, non si era mai sentita così tanto a suo agio con sé stessa, anche se stava indossando un vestito e un paio di tacchi scomodi e vertiginosi con cui, probabilmente, si sarebbe spaccata una caviglia.
I capelli acconciati, le labbra tinte dal rossetto, il colore dei suoi occhi accentuato dall'ombretto che riprendeva il colore del vestito che le aveva regalato Suigetsu e le calzava a pennello, proprio come aveva immaginato quando lo aveva visto in vetrina, accompagnavano la sua spiccata personalità,.
Quando aveva messo piede nell'affollatissima palestra della scuola, addobbata a dovere per l'evento, con mille luci colorate ad intermittenza e la musica ad alto volume, il suo cuore aveva smesso di battere per un istante, per poi riniziare a battere a ritmo di musica.
Le ragazze erano bellissime nei loro abiti luccicanti, i ragazzi così eleganti nei loro completi; si stavano tutti divertendo, godendosi la loro serata, dicendo addio a un altro anno di scuola, l'ultimo per alcuni.
Gli occhi (C/O) vispi di (T/N) vagarono velocemente da una parte all'altra della palestra, cercando con attenzione, scrutando per bene in ogni angolo, la figura di Suigetsu, era così emozionata e tesa, non stava più nella pelle, voleva vederlo, ammirarlo nel suo elegante completo, andarci a parlare e dirgli cosa provava per lui, sperando in un riscontro positivo.
Le sue amiche, che le facevano da supporto, sia emotivamente, che fisicamente, tenendola in piedi ed aiutandola a non inciampare con i tacchi, l'avevano trascinata, facendole varcare del tutto la soglia della palestra, al centro della stanza, facendole perdere l'orientamento: non si ricordava che la palestra della scuola fosse così grande e capiente.
Ovviamente non si sentiva a suo agio a stare nel mezzo della folla, soprattutto dopo tutti i casini successi, stare tra tutte quelle persone che, anche se si stavano facendo i fatti loro, divertendosi, aveva sempre l'impressione che la stessero guardando e giudicando.
Era vero che era andata alla festa per sé stessa, per divertirsi lasciandosi alle spalle tutti i problemi di quegli ultimi mesi, ma proprio non riusciva a farlo: anche se le sue amiche erano con lei, cosa che, ovviamente la rendeva felice, non si sentiva lo stesso completamente soddisfatta, completa, le mancava ancora qualcosa, o meglio qualcuno, per rendere quella serata davvero speciale e divertente.
Doveva trovare assolutamente Suigetsu, a costo di girare tutta la palestra mille volte senza risultato, inciampando su suoi stessi passi.
Così, proprio come alla festa di Ino, (T/N) era sgattaiolata via in silenzio, senza che le sue amiche se ne accorgessero, troppo prese a ballare e divertirsi, completamente a loro agio nella folla.
Pian piano, tra uno spintone e l'altro, un piede calpestato dai ballerini più maldestri e sfrenati, era riuscita a raggiungere il fondo della sala, dove un lungo tavolo rettangolare era adornato con stuzzichini e bevande a disposizione di tutti.
(T/N) tirò un sospiro di sollievo quando fu fuori dalla ressa, si portò una mano al cuore, che sembrava non voler rallentare un secondo e si sistemò il vestito, ricominciando, poi, a guardarsi in giro con attenzione.
Purtroppo non riuscì a trovare nessuna testa albina, almeno non subito.
Con passo calmo e posato, cercando di non camminare in maniera troppo rigida, aveva percorso per lunghezza il tavolo del rinfresco, stando sempre vigile, guardandosi di continuo in giro, alla ricerca del ragazzo.
Le luci a intermittenza colorate non le rendevano il lavoro più semplice, tutti quei continui cambiamenti di luce rendevano il riconoscimento delle persone, in continuo movimento, difficile.
''Hey.'' Qualcuno di fin troppo familiare le sussurrò quel saluto all'orecchio, alle sue spalle, facendole venire i brividi quando il suo fiato caldo le solleticò il timpano con leggerezza.
A (T/N) per poco non venne un infarto quando si rese conto che la persona alle sue spalle era la stessa che stava cercando lei da parecchi minuti: Suigetsu l'aveva trovata e sorpresa alle spalle per primo; le aveva rovinato la sua entrata di scena e, soprattutto, non le aveva dato il tempo di prepararsi psicologicamente al loro incontro.
Non era mai stata così emozionata e agitata di vedere e interagire con Suigetsu in vita sua, tanto che non riusciva nemmeno a voltarsi e guardarlo almeno in faccia.
I suoi occhi, sgranati, carichi d'ansia, erano puntati dritti sulla folla di persone al centro della sala, a pochi metri da lei, senza realmente prestare attenzione ai loro movimenti spastici.
Il suo corpo sembrava essere divenuto di pietra, la sua mente, d'un tratto, aveva smesso di funzionare e di dare istruzioni ai suoi arti.
''Se non fosse per il passo da mammut, non ti avrei riconosciuta.'' Ridacchiò, Suigetsu, alle sue spalle, elargendole uno dei suoi complimenti a dir poco irrisori, cercando di attirare la sua attenzione; dato che (T/N) non sembrava volersi muovere, voltarsi verso di lui, il ragazzo le scivolò a fianco, a passò svelto, apparendo, poi, davanti a lei.
Grazie a Dio che le luci, seppur fossero accecanti, erano a intermittenza e di diversi colori, altrimenti il rossore sul viso della sciagurata (T/N) sarebbe stato visibile pure a quelli al lato opposto della sala.
Suigetsu era al massimo della forma, era bellissimo - macchè - era perfetto: lo smoking di tessuto nero lucido gli calzava alla perfezione, la giacca gli fasciava le spalle, risaltandole, un papillon violetto, color lavanda, riprendeva il colore dei suoi occhi, completando il look insieme alle scarpe classiche, lucidate a modo.
Il ragazzo la guardava, con la sua solita, classica, posa da sbruffone, mani in tasca e mento leggermente alzato verso l'alto, con un ghigno furbo sul volto.
I suoi capelli lisci e bianchi, ribelli come sempre, gli incorniciavano il viso e riflettevano le mille luci colorate.
(T/N) aveva cercato di ricomporsi velocemente dalla visione celestiale, riprendendo possesso del suo corpo, ma, purtroppo, le reazioni arrivarono a scoppio ritardato... molto ritardato.
Il ragazzo, che non ricevendo risposta, venendo fissato con quello strano sguardo che era un misto di paura e adorazione, aveva inarcato un sopracciglio, stranito, ma allo stesso tempo appagato di aver tolto le parole di bocca a quella logorroica insultatrice di (T/N).
''Mi stai sciupando.'' Asserì, poco dopo, spolverandosi con leggerezza, il colletto della giacca, sempre con quel dannato ghigno appuntito sul volto.
Quel dannato era ben consapevole del suo fascino e di aver, in qualche modo, ammaliato (T/N) e glielo stava anche facendo pesare, prendendola in giro; non gli aveva nemmeno tolto gli occhi di dosso per un istante, facendola respirare, riprendere dal flusso di emozioni che l'aveva colpita direttamente in faccia e ora le stava colando da in mezzo alle gambe.
''Anche tu non fai schifo, comunque.'' Parlò di nuovo, il ragazzo, che sembrava essere a suo agio a parlare da solo, facendole perdere quel briciolo di controllo di sé che era riuscita a recuperare in quei brevi secondi di silenzio.
Di nuovo le aveva fatto uno dei suoi genuini complimenti da due soldi, questa volta, però, il suo tono di voce era risultato molto più caldo e sincero, invece che beffardo e acido, segno che non era una presa in giro, bensì un modo giocoso per farle un complimento.
Il ghigno appuntito era tramutato in un tenue sorriso a labbra serrate, era genuino, quasi timido, dolce.
Gli occhi violetti avevano guizzato velocemente, non appena il ragazzo l'aveva vista da lontano, e poi successivamente da vicino, sul suo corpo fasciato nel vestito che le aveva regalato, fasciandola nei punti giusti mettendo in risalto le sporgenze del suo corpo, in maniera sobria, per nulla volgare.
L'aveva riconosciuta subito, anche se l'aveva vista di spalle e in lontananza: come dimenticarsi quel sedere? L'avrebbe riconosciuto e scelto tra mille.
Una volta raggiunga e vista per bene anche da davanti - wow - aveva trattenuto i commenti espliciti, sia volgari che genuini, perchè non voleva far trapelare quanto in realtà fosse attratto, ammaliato, da lei.
Non gli era risultato facile trattenere nel petto le emozioni, non lasciarle trasparire alcuna reazione sul suo volto di porcellana, ma in qualche modo ci era riuscito, anche se non aveva potuto non darle una piccola soddisfazione e dirle qualcosa al riguardo del suo aspetto.
Non che solitamente non fosse bella ai suoi occhi, in questi ultimo periodo lo era divenuta sempre di più, ma quella sera, la sua bellezza era esaltata.
''S-suigetsu.'' Era riuscita a balbettare, il suo nome sussurrato come forma di saluto, mentre sbatteva le palpebre più volte, bagnandosi le pupille secche: il fascino di Suigetsu le aveva prosciugato gli occhi e la gola, ma in compenso le aveva lubrificato le parti intime.
L'unico ragazzo con cui non aveva mai faticato a parlare, ad avere una conversazione, era quello che le aveva dato più problemi ora che le piaceva; con lui non aveva mai represso il suo modo di essere sfacciato, talvolta volgare, esuberante, per piacergli, per non risultare pazza, stramba e ora, invece, si stava comportando proprio come avrebbe fatto nel momento in cui avrebbe dovuto presentarsi e interagire con qualsiasi altro ragazzo.
Era chiaro che, mostrandosi così, dava da sospettare al ragazzo, anzi, dato che Suigetsu poteva essere chiamato stupido, ma non quando si trattava di ragazze, era molto probabile che già da parecchio tempo avesse intuito che da parte sua fosse scattato qualcosa; ma se così fosse stato, perchè non aveva mai detto nulla al riguardo? Forse aveva troppo rispetto per i suoi sentimenti per prendersene gioco, dopo tutto quello che aveva passato, che avevano passato insieme, era logico che ci tenesse a lei, ma (T/N) non sapeva fino a che punto.
L'indifferenza di Suigetsu la metteva in difficoltà.
''Sui! Piranhetto, eccoti qua!'' La voce squillante e acuta di Ino aveva fatto breccia tra la musica ad alto volume, graffiando le orecchie di (T/N), ma anche quelle di Suigetsu: Ino non lo sapeva, (T/N) l'aveva intuito, ma l'albino aveva tentato la fuga dalla fidanzata non appena erano giunti alla festa.
La ragazza dai lunghi capelli biondi e lucidi, si era aggrappata con le sue unghie affilate, appuntite, come i denti di Suigetsu, al braccio del ragazzo, stringendolo.
La coda bionda, perfettamente acconciata, meglio di quella di Ariana Grande, aveva oscillato lungo la sua schiena lasciata scoperta dal vestito aderente che metteva in risalto il suo fisico asciutto e tonico; ora che (T/N) aveva avuto la possibilità di vedere i due insieme, aveva capito che il papillon di Suigetsu, non era stato indossato per riprendere il colore dei suoi occhi, ma bensì quello dell'abito di Ino.
Le pupille azzurre, esaltate a dovere dal trucco luccicante, avevano guizzato da Suigetsu a (T/N), il suo sguardo emanava odio, ma non solo, era visibile chiaro panico, insicurezza, gelosia: Ino considerava (T/N) una rivale, una persona che aveva le capacità di portarle via il fidanzato; non avrebbe mai ammesso di esser spaventata da lei, ma era evidente lo fosse.
Se Ino non avesse temuto in qualche modo la (mora/bionda/rossa...) non le avrebbe mai fatto alcuna cattiveria, invece, al contrario, nell'ultimo periodo di scuola sembrava essersi accanita parecchio sull'ASSO di Temari e Karin, iniziando a considerarla sempre di meno come tale.
Tutto questo odio, questo risentimento nei suoi confronti, questa insicurezza di perdere Suigetsu, era nato quando aveva visto che il ragazzo si divertiva di più con lei, una volgare, rozza, ragazza, invece che con lei, una aspirante top model dal fisico perfetto on cui avrebbe potuto fare cose molto più divertenti invece di insultarsi con termini volgari.
Quando, poi, Suigetsu, aveva iniziato ancora più tempo con lei, con la scusa dello studio, Ino non ci aveva più visto: (T/N) andava distrutta, umiliata, resa più ridicola di quanto già non fosse.
I suoi piani, però, non sembravano aver funzionato troppo bene: a Suigetsu non pareva interessare più il suo rango sociale dato che si era abbassato a stare con (T/N) nonostante l'accaduto.
La bionda non capiva, la superficialità del suo pensiero era tale da non farle capire come stavano andando le cose: per quanto Ino potesse essere più bella, più magra, più in forma, uno stereotipo dell' industria della bellezza, la sua personalità peccava di... personalità, era un guscio vuoto e rinsecchito, un eco del suo ego non così tanto smisurato come voleva far credere, dato che era bastato che (T/N), colei che aveva sempre considerato uno scarto, si fosse avvicinata al suo ragazzo, facendolo ridere, per far salire la sua insicurezza in superficie.
Purtroppo, questo, la bionda non poteva accettarlo, essere sconfitta, messa da parte da Suigetsu, o da qualsiasi altra persona, per qualcuno come (T/N), persona di cui iniziava a invidiare la personalità, non riusciva proprio a mandarlo giù, neanche fosse un piatto di puri grassi e carboidrati.
''Ancora che ronzi intorno al mio ragazzo (T/N)?! Pensavo di essere stata chiara la volta scorsa... ma sappi che ho un altro video umiliante di scorta... anche se la scuola è finita, ti posso ancora distruggere socialmente, più di quanto tu giù non sia: lo sanno tutti che quello che succede al liceo ti marca per tutta la vita.'' Aveva sputato, acida, velenosa come un serpente, conficcando gli artigli nella carne della sua preda, che non avrebbe lasciato azzannare da nessun altro.
(T/N) si era stretta nelle sue spalle e aveva guardato a terra, il ricordo di ciò che aveva passato e che tutt'ora stava passando, dopo l'uscita di quel video imbarazzante, la tormentava ancora, era qualcosa di fresco.
Non aveva nemmeno sperato che Suigetsu dicesse qualcosa per difenderla, non l'aveva fatto quella volta davanti ai suoi amici, figuriamoci se l'avesse fatto con Ino, la sua padrona: aveva solo i denti da squalo, la personalità da predatore l'aveva lasciata nel liquido embrionale; nonostante ciò, però, quel pesce pagliaccio le piaceva da impazzire.
Se inizialmente era rimasta remissiva, quasi impaurita, spaventata, dalla minaccia di Ino, in un secondo momento si era resa conto che le sue parole non erano così minacciose, terribili, anzi, aveva capito che, in realtà, era proprio Ino quella che tremava.
(T/N) aveva alzato, così, lo sguardo, aveva rilassato le spalle e aveva guardato negli occhi Ino, senza più un briciolo di paura, tutt'altro, guardandola in modo così diretto, leggendole lo sguardo, aveva iniziato a farle pena.
Non si sentiva più grande di lei, ne tantomeno inferiore, le faceva solo compassione: le sue insicurezza l'avevano portata ad agire in mono sciocco, inappropriato, rendendosi ridicolo, più che agli occhi degli altri, a sé stessa; (T/N), in qualche modo, si ritrovava in quella situazione, o, per lo meno, la capiva.
Ciò nonostante, non si poteva negare il fatto che Ino si fosse comportata da vera stronza, bulla, facendole quello che le aveva fatto; ovviamente, non aveva intenzione di mettersi a litigare e insultarla, non ne valeva la pena, non era questione di superiorità, ma di buon senso e di rispetto del prossimo, però non si sarebbe stata zitta.
''Essere insicura della tua personalità non ti da il permesso di distruggere quella degli altri, se pensi che questo è il modo migliore per sentirti meglio, per lavorare su di ciò... beh, ti sbagli.
Non è in questo modo che ti terrai strette le persone.
Ma... non è tanto la questione di piacere agli altri, bensì a sé stessi: come puoi piacerti, avere la coscienza pulita, dopo che ti sei comportata da stronza, provando a rovinare la reputazione di qualcuno?'' (T/N) aveva deciso di parlare, di esporre la sua idea, la sua convinzione, sperando che le sue parole, in qualche modo facessero ragionare Ino.
''Io mi piaccio così come sono e c'è gente che mi apprezza per il mio modo di essere, quindi... sai una cosa? Se vuoi rendere virale quel video... fallo! Non mi importa, è la tua coscienza che si sporca. Sono socialmente imbarazzante, non so interagire con le persone che non conosco, lo so. Ho fatto delle figure del cazzo, ma solo facendole sono potuta migliorare.
Anche tu puoi migliorare dai tuoi sbagli Ino: hai sbagliato a pubblicare quel video, a bullizzarmi... se lo hai capito, non rifarai lo stesso errore... ma, come ti ho detto prima: fai come ti pare, non mi importa se renderai virale un video in cui mi mostro per quello che sono.'' Concluse, con sicurezza, senza alcun timore di un'altra possibile figuraccia, mal che fosse andata, Karin avrebbe eliminato di nuovo il video prima di causare troppi danni; comunque, (T/N) sperava che Ino non fosse così stupida e avesse un minimo di buon senso, se non di intelligenza, di capire che comportarsi così era solo il modo sbagliato di agire per ottenere qualcosa.
L'espressione sul volto di Ino era scioccata, rabbiosa e confusa: non le stava affatto bene che (T/N) non tremasse davanti alla sua minaccia, ne tantomeno aveva recepito una singola parola di quello che la ragazza aveva tentato di condividere, pacificamente, con lei.
''Non mi sembra che tu abbia recepito il messaggio... non hai imparato dal tuo errore, nemmeno tu, evidentemente.
Hai sbagliato a metterti contro di me, te ne pentirai.'' Ringhiò, perdendo ogni singola traccia di grazia e femminilità, mostrandosi solo per la vipera che era, senza un minimo di cuore e buon senso; a questo punto non si poteva più tentare di essere buoni e aiutare una persona nel torto a redimersi, non c'era alcuna base a cui aggrapparsi con la speranza di salvarla.
(T/N) aveva sospirato sconsolata, scrollando le spalle, non curante dell'ennesima minaccia ricevuta, stanca di andare dietro alle persone; a questo punto essere indifferenti, maturi, era la cosa migliore da fare.
''Suigetsu, andiamo! Pianta in ASSO questo ASSO: abbiamo di meglio da fare.'' Ino, non ricevendo alcuna risposta, ne reazione da (T/N), si era, dunque, rivolta al ragazzo, fulminandolo con lo sgaurdo, mentre lo aveva scrollato per un braccio, cercando di smuoverlo.
Suigetsu, che fino a quel momento era stato in silenzio e aveva assistito alla scenata di Ino e alla reazione tranquilla e matura, posata, di (T/N), da cui non aveva mai distolto lo sguardo, colpito, ammaliato, dal suo modo di fare, aveva, per la prima volta, spostato i suoi occhi violetti su Ino, per poi riportarli di nuovo, dopo averla guardata, sull'altra.
''Hai ragione, ho di meglio da fare. Andiamo.'' Aveva detto, tranquillo, con un sorriso genuino in faccia, porgendo una mano a (T/N), mentre cercava di scrollarsi di dosso le grinfie di Ino dall'altro braccio.
(T/N) aveva guardato, con gli occhi sgranati, espressione inebetita, Suigetsu, non aspettandosi un gesto simile.
Seppur con esitazione, mano tremante, lascio che le sue dita si andassero a posare sul palmo della mano dell'altro che, prontamente, le afferrò in una stretta salda e fece un passo avanti, avvicinandosi a lei, lasciandosi alle spalle Ino che, furibonda, occhi e bocca spalancati, aveva iniziato a urlare a entrambi dietro, facendo voltare metà sala, talmente stava esagerando, verso di lei.
Le sue urla di rabbia, però, non sfiorarono minimamente i timpani dei due interessati che, mano nella mano, si stavano tranquillamente allontanando da lei, dalle sue urla, dalla musica e da tutti i presenti.
Suigetsu e (T/N) si erano chiusi alle spalle le porte della palestra e ora camminavano per il corridoio a passo spedito, o meglio, Suigetsu camminava a passo spedito, con il suo andamento normale, trascinandosi dietro (T/N) che, incapace di stargli al passo, in difficoltà con le scarpe che le rendevano ogni passo una fatica, veniva, letteralmente, trascinata, al costo di prendere una storta.
''S-Suigetsu! Aspetta... f-fermati!'' Aveva detto, dopo che aveva rischiato per l'ennesima volta di rompersi una caviglia, stringendogli la mano con forza, sperando di richiamare ulteriormente la sua attenzione.
I loro passi riecheggiavano nel corridoio deserto e semi illuminato, tutti gli studenti presenti erano radunati in palestra, loro erano gli unici in giro per la scuola.
Il ragazzo, sentendosi richiamare a gran voce, aveva rallentato fino a fermarsi e si era voltato verso di lei, prestandole la sua attenzione.
Lei, aveva tirato un sospiro di sollievo e aveva guardato un istante a terra, ai suoi piedi doloranti, poi aveva riportato i suoi occhi su Suigetsu e, non appena si era resa conto di quanto fossero vicini e che le loro mani erano strette l'una nell'altra, si sentì le guance andare a fuoco, peccato che questa volta nessuna luce colorata l'avrebbe salvata dall'imbarazzo.
Lui aveva ghignato, socchiudendo gli occhi e tirando le labbra in un ghigno irrisorio che, però, poco dopo, si era tramutato in un sorriso genuino, dolce, proprio come quello di poco tempo fa, quando l'aveva vista in palestra.
L'albino aveva allungato il braccio libero alla sua destra e aveva aperto la porta degli spogliatoi maschili, qualche metro più in là della palestra, entrando e trascinando dentro anche (T/N), con la chiara intenzione di starsene da soli e indisturbati, al sicuro, per un po'.
Se (T/N) non finì a terra dopo quel veloce strattone, fu solo perché Suigetsu, prontamente, aveva aperto le braccia e l'aveva afferrata al volo; che l'avesse fatto apposta, che fosse tutto calcolato? Probabile, conoscendolo.
La ragazza si ritrovò contro il petto muscoloso del ragazzo, braccia molli lungo i fianchi, stretta in un abbraccio confortante, di cui aveva avuto davvero bisogno, anzi, forse sarebbe stato più utile qualche giorno addietro, ma nemmeno in quel momento era da buttar via.
Suigetsu, molto più alto di lei nonostante le scarpe con i tacchi, aveva poggiato il mento sulla sua testolina (C/C), godendosi a sua volta quel momento di spontanea tenerezza, senza dire nulla che avrebbe potuto rovinare l'atmosfera.
Non seppero quanti secondi o minuti trascorsero, ma nessuno dei due sembrava voler allontanarsi dal corpo dell'altro, di sciogliere quell'abbraccio caldo e confortante, atteso da chissà quanto.
''Suigetsu...'' Disse il suo nome per l'ennesima volta, lo mormorò contro la sua spalla, aprendo appena gli occhi per guardarsi intorno, ambientandosi nell'ambiente poco illuminato: giusto le luci esterne e quella di emergenza illuminavano lo spogliatoio che odorava di sudore e umidità.
Si era ricordata che doveva dirgli una cosa importante e quello le sembrava il momento adatto, non era più nemmeno tanto tesa, dopo quel lungo abbraccio la situazione le sembrava parecchio chiara.
Suigetsu sciolse lentamente l'abbraccio, lasciando scivolare le mani lungo la schiena di (T/N) con lentezza, accarezzandola piano, fino a lasciarla libera di muoversi a suo piacere.
Lui aveva guardato in basso, puntando i suoi occhi violetti in quelli (C/O) di lei che aveva alzato il mento, per guardarlo in faccia.
L'espressione rilassata e il suo sorriso genuino l'avevano calmata ancor di più, era come se le stesse già rispondendo con una semplice espressione facciale.
Si morse il labbro inferiore, a questo punto indecisa sul da farsi, dato che ciò che voleva dirgli pareva, ormai, banale, dato per scontato.
''Questo posto puzza di palle sudice.'' Questa era la frase migliore che la sua mente idiota aveva deciso di sfornare per rovinare quel dolce e delicato momento: d'altronde doveva precedere Suigetsu, non si sarebbe mai perdonata se lui avesse osato dire qualcosa per primo.
Suigetsu non si era nemmeno tanto stupito di quelle parole, una parte di sé concordava con il suo pensiero, non poteva negare l'evidenza.
''O forse sei tu che puzzi di cazzo sudato.'' Aveva ribattuto, lui, allora, scherzosamente, ghignando dall'alto mentre la ragazza aveva cercato, invano, di picchiarlo, mentre lo insultava con le peggio offese che le venivano in mente, venendo di nuovo intrappolata in un abbraccio ferreo, in una morsa di muscoli.
''Non potrei vivere senza queste tue perle.'' Le disse, poi, in un sussurro, tornando a sorriderle dolcemente, in maniera genuina, apprezzando davvero ogni singolo tratto del suo modo di essere.
(T/N) aveva smesso di tentare di fargli del male, si era calmata e imbarazzata per via delle sue parole, decidendo di nascondere la faccia contro il suo petto, sperando di (non) lasciargli la sindone di trucco sul suo bel completo nero.
Le mani di Suigetsu erano risalite dalla sua schiena al suo viso con leggerezza, procurandole un brivido freddo tanto il suo tocco l'aveva solleticata.
Con delicatezza le aveva poggiato le mani sulle guance e le aveva fatto alzare il viso, in modo che lo guardasse di nuovo in faccia, che potesse ammirare il rossore sulle sue gote e i suoi occhi (C/O) lucidi e vividi dall'emozione.
''Ti ricordi quando ti ho detto che sei carina quando sorridi?'' Le chiese, in un sussurro, riportandole alla mente il ricordo di quella giornata al centro commerciale, quando gli era sfuggito quel commento genuino nei suoi confronti.
(T/N) aveva annuito lentamente, anche se la sua faccia era intrappolata tra le mani calde del ragazzo, che le stavano facendo surriscaldare ancora di più il viso.
''Bhe... mentivo. Sei più carina quando sei imbarazzata, ma... quando sorridi sei bellissima.'' Suigetsu non aveva idea da dove quella dolcezza venisse fuori, non era solito fare complimenti spontanei e teneri, solitamente si limitava a commentare in maniera volgare il corpo delle ragazze.
Con (T/N), però, oltre ad aver fatto i suoi apprezzamenti volgari, aveva sempre pensato quelle sdolcinatezze che, solo ora, aveva trovato il coraggio e il momento adatto per dirle senza risultare ai suoi occhi un completo idiota.
(T/N) le piaceva e non poco, gli ci era voluto un po' per capirlo, per iniziare a non considerarla solo la sua stramba, buffa vicina di casa che, successivamente, era divenuta sua amica, anche se in realtà non lo erano mai stati perché, fin dall'inizio, c'era stato quel legame, quel qualcosa, che li univa, che andava oltre a un'amicizia avuta da bambini; oppure, forse, era stata proprio quell'amicizia avuta da bambini che li aveva fatti avvicinare così tanto, anche se non se ne erano resi conto, dopo che si erano divisi di nuovo.
La stanza era così silenziosa, solo i loro respiri caldi e lenti rompevano il silenzio, se non si contava il battito accelerato del cuore di (T/N) che credeva le sarebbe esploso per via delle innumerevoli emozioni che stava provando in quel momento; da brava masochista, quale era, non poteva risparmiarsi di avere un infarto.
Si aggrappo con le mani al completo di Suigetsu, pugni stretti sul tessuto nero lucido all'altezza del suo petto, e cercò di allungare il collo, per azzerare le distanze tra la sua bocca e quella di Suigetsu che facilitò il suo movimento, avvicinandosi a lei a sua volta, tenendo sempre le mani salde sulle guance calde di (T/N).
Fu un bacio lungo, quello che si diedero, un bacio che entrambi avevano atteso da tempo, anche se avevano sempre tentato di nasconderlo a loro stessi, di ricacciare quell'idea indietro, nei meandri più oscuri della loro mente.
Fu un bacio che subito sfociò in passione, una lotta alla possessione: ci vollero ben pochi secondi di contatto tra le loro labbra prima che decisero di lasciare che le loro lingue si incontrassero e iniziassero a intrecciarsi l'una intorno all'altra, esplorando l'una la bocca dell'altra, cercando entrambe di predominare sull'avversaria di decidere il ritmo da imporre.
Nonostante quello fosse il primo, assoluto, bacio di (T/N), Suigetsu, che sapeva bene che la ragazza non aveva mai baciato nessun'altro prima di lui in vita sua, poteva dire che non se la stava cavando affatto male; sì, Suigetsu era stato il primo bacio di (T/N) come per lui lo era stato lei: i due, in realtà, si erano già baciati tempo addietro, a sei anni o poco più, mentre giocavano al classico gioco ''moglie e marito'', decidendo, poi, dopo il disgustoso scambio di saliva, di non giocarci mai più.
(T/N) ci stava davvero mettendo tutto il fiato che aveva nei polmoni, la forza muscolare nella sua lingua e la saliva che aveva in bocca, per vincere quella lotta umida e calda, lasciando, però, che la sua lingua si muovesse con naturalezza, senza rigidità, contro quella dell'altro che rispondeva alla sua foga con altrettanta foga.
Ora anche le mani iniziavano a fremere per entrare in gioco, prendere parte a quella lotta al dominio.
Suigetsu ci aveva messo ben poco a decidere dove aggrapparsi, le sue mani avevano disceso la schiena della ragazza velocemente, raggiungendo il sedere che tanto aveva bramato, afferrandolo con forza con le dita che iniziarono a palparlo avidamente.
La ragazza squittì nel bacio, lasciandosi sfuggire un frugale gemito di sorpresa, mentre percepiva non solo le guance ma anche l'area da Suigetsu presa in ostaggio dalle sue forti mani andare a fuoco al tocco.
Le cose era chiaro che si stavano facendo parecchio intense, ben presto, entrambi lo sapevano, quella stanza umida e puzzolente, sarebbe divenuta il loro covo d'amore; nessuno dei due sembrava volersi tirare indietro, anzi, entrambi fremevano nel velocizzare le cose, nel giungere al momento clue di quel momento intenso.
Il silenzio era stato spezzato dal momento in cui i due avevano iniziato a baciarsi con voracità, lasciando che gli schiocchi dei loro baci e i loro respiri, ormai affannati, riempissero la stanza silenziosa.
(T/N) cedette, in debito di ossigeno, e si dovette staccare, malvolentieri, dalle labbra dell'altro, con il fiato corto e le labbra umide di saliva non sua: come aveva solo potuto pensare di vincere contro un nuotatore a trattenere il fiato?
I suoi occhi, semichiusi dal piacere crescente, si erano puntati sulle labbra arrossate dell'altro, inarcate in un leggero ghigno appagato che lasciava leggermente visibili i denti bianchissimi e appuntiti.
Il fiato caldo di Suigetsu le solleticava leggermente il naso, anche lui, nonostante fosse abitato a quel tipo di sforzo, era rimasto a corto di ossigeno quasi quanto lei.
Le mani della ragazza erano ancora strette sul tessuto scuro della giacca di lui, in una presa salda, come se quel pezzo di stoffa fosse il suo unico appiglio, anche se, ora che ci pensava meglio, quell'indumento era di troppo, inutile, come il resto degli altri che avevano addosso.
Senza aspettare un altro istante, ormai in modalità accoppiamento, (T/N) era risaltata addosso a Suigetsu, riprendendo possesso delle sue labbra, questa volta, però, anche lei mosse le mani, le fece scendere sul petto del ragazzo per arrivare ai bottoni della giacca, cercando di liberarlo da quel primo strato di indumenti che separava i loro corpi accaldati.
Suigetsu, intanto, aveva indietreggiato lentamente, raggiungendo le panche alle sue spalle, di solito occupate dai borsoni o da vestiti o asciugamani bagnati.
L'aveva aiutata a togliergli la giacca che, incurante, aveva lanciato da qualche parte nel buio, forse, se era stato fortunato, sul ciglio della panchina.
Aveva sollevato la ragazza per il sedere senza faticare troppo, tirandosela in braccio, e si era seduto.
Il bacio non venne mai spezzato, non importava quanto bruschi i movimenti che avevano compiuto fossero stati, le loro bocche non si erano divise per un istante.
(T/N), a cavalcioni su di lui, si era sollevata il vestito, che le impediva di muoversi comodamente, dalle cosce, esponendo ancor di più la sua pelle accaldata.
Suigetsu l'aveva attirata maggiormente verso di sé, facendo aderire ancor di più i loro corpi; le loro intimità avevano sfregato tra di loro bruscamente, quasi in maniera dolorosa, fin troppo veloce e impercettibile, anche se, nonostante fosse stato fin troppo frugale, avevano boccheggiato entrambi.
La ragazza, vogliosa, aveva avuto il desiderio, il bisogno, di riprodurre di nuovo quel piacere provato dall'attrito tra i loro corpi così, senza vergogna, senza paura di risultare fin troppo eccitata, aveva sfregato di nuovo la sua intimità, coperta solo da un mero strato di tessuto umido dagli umori, contro l'erezione crescente intrappolata nei pantaloni di Suigetsu.
Il ragazzo aveva grugnito contro le labbra di lei, stringendole con forza il sedere, invogliandola muovere di più il bacino, nonostante quell'attrito gli facesse provare sensazioni controverse, un misto di piacere, dolore e frustrazione crescente.
Lei aveva emesso il suo primo gemito e aveva serrato con forza le palpebre, in un disperato tentativo di trattenere qualsiasi tipo di suono che stava tentando di lasciare le sue labbra per così poco; non si vergognava di ciò, con Suigetsu non aveva vergogna di nulla, qualsiasi cosa tra di loro era così naturale e spontanea che non c'era motivo di vergognarsi.
Si erano guardati negli occhi e ciò non aveva fatto altro che aumentare i livelli di eccitazione nella stanza: le loro espressioni erano così crucciate, sofferenti per il bisogno di più piacere, più attenzioni, la lussuria aveva preso possesso di loro, le pupille erano così dilatate, neanche avessero assunto la doga più potente, erano come vortici neri pronti a divorare il corpo dell'altro.
Una mano di (T/N) scivolò senza vergogna sul cavallo dei pantaloni del ragazzo, mentre lui aveva iniziato a lasciare una scia di baci umidi sul collo esposto di lei, mentre le sue mani non facevano altro che premersi sempre di più sulla carne morbida del sedere della ragazza, le dita premevano con forza in essa, come se cercassero di sprofondarci dentro.
L'erezione ormai formata creava un avvallamento di un certo spessore e durezza, (T/N) era la prima volta che metteva le mani su un pene e non si aspettava di trovarlo così duro; il pensiero che era stata proprio lei a provocare quella prorompente erezione la eccitava ancor di più.
Le labbra calde e umide di Suigetsu, intanto, si facevano spazio sulla sua pelle vergine, marcandola con la saliva, facendole percorrere la schiena di brividi di piacere.
Le sue dita, intanto, avevano iniziato a premere sopra quell'erezione ancora nascosta, fasciata nei pantaloni stretti, intrappolata in due strati di tessuto troppo fastidioso.
Il ragazzo aveva esalato, un sospiro di frustrazione, caldo e umido, aveva lasciato le sue labbra andando a solleticare il collo della ragazza che, di rimando, scossa da un tremito provocato dai brividi, aveva premuto ancor di più le dita sull'erezione ingabbiata di lui.
E, allora, il ragazzo, sempre più frustrato sessualmente, bisognoso di un contatto più diretto con le sue mani, aveva affondato i denti, affamato di più carne, nella carne morbida del collo di lei, quanto bastava per farle percepire la punta affilata dei suoi denti pungerle, come mille aghi, la pelle.
(T/N) si era lasciata sfuggire un gemito acuto, un misto di dolore e piacere, dalle labbra, piegandosi leggermente in avanti, contro il petto di lui, quando un altro brivido le aveva percorso il corpo, dalla testa ai piedi, o meglio alla pube, dove aveva sentito che il calore tra le sue gambe era aumentato parecchio.
Da bambina aveva temuto quei dentacci, che più e più volte, Suigetsu le aveva conficcato teneramente, nella pelle, quando litigavano, ora li venerava come oggetto di piacere sessuale, capendo, finalmente, perché le altre ragazze avevano tanto elogiato e desiderato avere quei denti aguzzi sul loro corpo durante i momenti di intimità.
Suigetsu aveva creduto di essere venuto quando il suo timpano aveva vibrato, percependo quel piacevole suono acuto fuoriuscire dalle labbra della vicina di casa: era stato come se quel suono avesse percorso il suo corpo e gli avesse rivoltato le membra; non voleva immaginare quale altro tipo di versi fosse in grado di fare (T/N), a essere sincero non credeva di poter aspettare di scoprirlo.
Dopo essersi ripresa dallo spasmo di piacere procurato appena da un morso, la ragazza si era, finalmente, decisa a liberare l'erezione di Suigetsu dai vestiti, anche lei al limite della sopportazione dell'attesa.
Velocemente, aveva allentato la cintura che teneva stretti in vita i pantaloni al ragazzo, li aveva sbottonati e aperto la zip, facendo respirare, già leggermente di più, il membro dolorante e bisognoso di attenzioni di Suigetsu.
Le mutande vennero abbassate a loro volta, quanto bastava per lasciar svettare fuori il membro duro e pulsante, in pozione eretta tra le gambe dell'albino.
(T/N) si morse un labbro mentre guardava in basso il così detto ''pesciolino'' di Suigetsu, trovandolo molto ben cresciuto dall'ultima volta che l'aveva visto una decina di anni fa.
''Non morde... ma potrebbe sputare.'' Le sussurrò lascivo, ridacchiando appena, SUigetsu, contro la sua pelle del collo arrossata, risalendo con le labbra fino al suo orecchio, mordicchiandole il lobo piano, senza esagerare, non volendo farle i buchi per gli orecchini.
(T/N) lo prese in mano senza esitare, dopo averlo osservato dall'alto, con attenzione, per qualche secondo, iniziando a far scorrere le dita su e giù, in una mozione lenta, con movimenti calibrati.
Era la prima volta che vedeva e toccava da vicino un pene e doveva dire che inizialmente le aveva fatto strano quel contatto con quella forma di vita a lei estranea, ma, poi, dopo qualche istante, si era presto abituata alla forma e alla consistenza dura, cartilaginea.
La pelle liscia seguiva i movimenti della mano della ragazza, salendo e scendendo in base ai suoi tocchi, coprendo e scoprendo il prepuzio roseo e sensibile, leggermente più sporgente rispetto al resto del pene.
Suigetsu grugnì appena contro l'orecchio di lei, esalando aria calda e umida nel suo orecchio, appagato da quel piacevole, anche se lento ed esasperante, tocco.
Aveva infilato le dita nel tessuto delle mutande di lei, scostandolo da parte, esponendo, il più possibile, la sua intimità bagnata e accaldata, bisognosa più che mai di essere riempita.
(T/N) gemette appena al contatto indiretto, sentendosi libera dal tessuto appiccicosa e umido che era stato a contatto con la sua pelle fino a quel momento, percependo un leggero sollievo quando l'aria fresca le sfregò sul suo punto delicato.
''Credo sia il momento di metterlo nell'acquario.'' Asserì, poi, in un risolino divertito, non potendo fare a meno delle sue battute a doppio senso, tenendo, sempre, gli occhi fissi in basso, sul membro stretto, posseduto, dalla sua mano, le sue dita salde intorno ad esso.
Suigetsu ridacchio rocamente a sua volta, per nulla infastidito, anzi, piacevolmente diverto, da quel breve scambio di battute che, tra di loro, non poteva mai mancare.
Era bello il fatto che il loro rapporto fosse così genuino e spontaneo, senza mezzi termini, era bello che anche durante quei momenti di estrema intimità, eccitazione, ci fosse sempre spazio per della sano riso, per sdrammatizzare e rendere l'atto più divertente, leggero; tra di loro non c'era alcuna traccia di vergogna, imbarazzo, quelle sensazioni di fastidio erano cacciate via dalla loro capacità di prendere le cose con leggerezza.
''Sarà un po' stretto ma credo si troverà bene.'' Asserì, lui, in un sussurro, basso e caldo, tornando a guardarla in faccia, non potendosi perdere la sua espressione nel momento in cui avrebbe deciso di riempire il vuoto che aveva tra le sue gambe con la sua erezione.
(T/N) si leccò le labbra, puntando gli occhi in quelli di Suigestu, trovandolo estremamente sexy ed eccitante, la faceva proprio grondare dal piacere solo guardarlo, era una calamità per i suoi ormoni.
Si aggiustò meglio a cavalcioni su di lui, allargando meglio le gambe e lasciando che la sua femminilità si schiudesse per bene, pronta ad accogliere la sua metà.
Sfregò, prima di penetrarsi, la punta arrossata contro di sé, inumidendola per bene con i suoi umori: Suigetsu non l'aveva nemmeno toccata lì sotto, un po' le spiaceva, ma nonostante ciò l'aveva fatta bagnare a modo con i suoi baci e la sua sola presenza.
Entrambi emisero un gemito quando la cappella del ragazzo sfregò ripetutamente sul clitoride sporgente di lei; una scossa di piacere fece pulsare le loro intimità eccitate, già fin troppo stimolate, stuzzicate, senza mai ricevere del vero e puro piacere che non implicasse frustrazione, il desiderio di qualcosa di più.
Quando (T/N) si decise a compiere la mossa decisiva, fu una liberazione per entrambi, anche se la ragazza, vergine, inizialmente non etichetto quel primo momento come piacevole: ci fu un istante in cui percepì le pareti della sua vagina andare a fuoco, bruciare, pizzicare, dilaniarsi, dilatate dallo spessore di Suigetsu, poi, pian piano, dopo qualche istante di assesto, il fastidio iniziò a diminuire, grazie anche al fatto che fosse molto lubrificata e che, Suigetsu, cogliendo il suo fastidio, aveva cercato di distrarla, fortunatamente riuscendoci anche parecchio bene, ricominciando a baciarla con passione, per farla concentrare su qualcos'altro che non fosse il pizzicorio tra le sue gambe.
Forse aveva fatto un movimento troppo brusco, ma aveva preferito provare per un breve istante dolore e subito dopo piacere, invece che tirare per le lunghe la penetrazione, rendendo ogni centimetro un'agonia.
Dopo un attimo di assesto, dopo che si fu sistemata meglio su di lui, percependo piacevolmente la sua lunghezza riempirla senza crearle fastidio, la ragazza iniziò a muovere il bacino avanti e indietro, con movimenti calibrati, anche se inizialmente un po' goffi, trovando la sua angolazione preferita, quella più adatta a lei.
Suigetsu la teneva sempre salda per le natiche, le sue mani non si erano più mosse da lì da quando le aveva posizionate per la prima volta, ossessionato con quel pezzo di carne malleabile che teneva stretto tra le sue dita; la guidava nei movimenti, aiutandola ad aggiustare l'angolatura, dandole un ritmo ben definito.
Il suo membro, stretto tra le pareti calde e lubrificate di lei, era stimolato in ogni punto, era accarezzato in ogni centimetro, coccolato in un abbraccio umido.
(T/N) iniziò a gemere senza interruzioni, era come se non riuscisse a trattenere più l'eccitazione nel suo corpo, stava dando sfogo vocalmente al suo piacere; a Suigetsu non dispiaceva affatto udire quella sinfonia di gemiti, alcuni più tenui altri più acuti, alcuni lunghi, quasi miagolii, altri più corti, come degli urletti.
Guardarla, confidenza, senza vergogna e impaccio, scoparlo come se fosse un' esperta, come se l'avesse già fatto altre volte, era così eccitante, era felice e appagato dalla sua presa di posizione, dal fatto che non si fosse comportata come una verginella spaventata impaurita di venir sfiorata e di sfiorare un pene; la sua (T/N) era troppo cazzuta e impavida per spaventarsi e tirarsi indietro davanti a un pene, per quanto grande possente fosse il suo.
(T/N) si morse un labbro e buttò appena la testa all'indietro, le mani strette sulle spalle del ragazzo, dopo aver trovato il suo punto debole, quello più sensibile dentro di lei; iniziò a incrementare la velocità delle spinte, alternando i movimenti di bacino, con mozioni circolari, ma anche verticali, saltellando sul pene del ragazzo allegramente.
Suigetsu boccheggiò, spalancando occhi e bocca e buttando la testa indietro, contro muro alle sue spalle, trovando un supporto che non lo facesse scivolare a terra: (T/N) davvero ci aveva preso gusto a fare sesso, lo stava letteralmente distruggendo, se fosse andata avanti così velocemente per un altro poco sarebbe venuto da lì a breve.
Proprio come proclamato poco prima, quell'umido e puzzolente spogliatoio era divenuto il loro covo d'amore e, ora, il silenzio aveva lasciato spazio ai gemiti e ai respiri affannati, l'aria era tersa di ormoni e eccitazione.
Suigetsu lasciò le natiche di (T/N), che ormai sapeva bene come muoversi da sé, per portarsele al collo, liberandosi dal papillon che gli rendeva difficile respirare, stretto intorno al suo collo, e sbottonarsi un poco la camicia per rinfrescarsi, percepire un po' di aria fresca sul corpo: non si stava muovendo, (T/N) stava facendo tutto da sola, ma lui stava ugualmente iniziando a sudare per quando focosa si fosse fatto l'amplesso.
La ragazza aveva guardato in basso, incrociando lo sguardo con lui, tirando le labbra in un sorriso soddisfatto, distorto dalla lussuria, quando vide l'espressione persa e appagata di lui.
I capelli bianchi e candidi gli si stavano appiccicando in fronte, mentre l'aria calda iniziava a essere irrespirabile, stava andando in apnea e nemmeno era sott'acqua.
(T/N) aveva a sua volta il fiatone e persino gemere le iniziava a pesare, di fatti i suoi femminili gemiti si facevano sempre più sconnessi e mozzati, mentre il suo fiato pesante prendeva la meglio sui versi emessi dalle corde vocali portate allo stremo.
L'eccitazione era tanta, così come l'adrenalina, ma la fatica iniziava a farsi sentire, così come l'orgasmo che era sempre più vicino per entrambi.
Le loro intimità accaldate e in continuo movimento, sfregate l'una contro l'altra, in quell'abbraccio stretto e umido, iniziarono a pulsare, mentre tutto il sangue si riversava in quelle aree delicate.
Suigetsu emise uno sbuffo, poi grugnì di nuovo, arricciando il naso, dando un colpò secco di bacino, con le mani strette sui fianchi di lei, spingendo la sua erezione stremata il più infondo possibile della femminilità di (T/N), venendo copiosamente, in una gettata unica, in lei, inondando le sue pareti, già abbastanza lubrificate, di altro materiale appiccicoso.
Uno spasmo colpì la ragazza, facendola stringere su sé stessa, contro il corpo di lui, quando Suigetsu le diede il colpo di grazia, andando a centrare il suo punto debole alla perfezione con la punta del suo membro duro, facendo sì che venne a sua volta.
Un gemito più roco degli altri, prolungato, lasciò la sua gola secca, mentre le pareti del suo organo genitale pulsavano, seguendo i battiti del suo cuore, intorno al membro di Suigetsu che, beato d quel canto di piacere, l'aveva guardata, ammaliato, con gli occhi semichiusi e le labbra spalancate, respirando rumorosamente a corto di fiato.
(T/N) tentò di afflosciarsi contro il suo petto, cercando di riprendersi a sua volta da quel suo primo atto sessuale di cui poteva proclamarsi soddisfatta a dovere.
Riuscì a sfilarsi a fatica, anche se un po' controvoglia, ormai abituata a quella presenza in lei, il membro di Suigetsu, che, comodo, non sembrava volersene uscire dal suo nuovo posto preferito in cui alloggiare.
Le gambe le facevano male per lo sforzo, voleva solo accasciarsi e riposare un poco, in silenzio, tra le braccia di Suigetsu che, però, si scoprì aveva piani diversi: proprio quando si stava per afflosciare contro di lui, a gambe e braccia molli, lui la afferrò per le spalle, tenendola dritta.
(T/N) aprì di scatto gli occhi, un cipiglio gli si formò sul viso, insieme a una espressione confusa e allarmata.
''Tu non hai finito.'' Proclamò Suigetsu, con un ghigno sadico in volto, il fiato corto ma dosato per esalare quelle quattro parole che terrorizzarono (T/N), ignara di quello che Suigetsu voleva fare.
Non fece nemmeno in tempo a protestare o a domandare spiegazione, che senza rendersene conto, si era irrigidita, in posizione eretta, tesa, sopra di lui.
Il ragazzo aveva portato una mano tra le sue gambe esauste, con le dita si era fatto spazio tra la carne morbida e umida della ragazza, andando a stimolarla, a torturarla, deciso di portarla allo sfinimento totale.
Il dito medio di Suigetsu, aiutato dagli altri due ai lati, che facevano da sostegno, si muoveva frenetico, imperterrito, avanti e indietro sul clitoride pulsante della ragazza che, se aveva smesso di respirare per un istante, per lo stupore, ora aveva ricominciato ad affannarsi per recuperare l' ossigeno di cui era a debito.
Si dovette aggrappare di nuovo alle spalle di Suigetsu, mentre si teneva in equilibrio con le ginocchia sulla panca, le gambe le tremavano dalla fatica, esauste quanto lei.
Gemette a fatica, i suoi erano quasi lamenti di pietà, incapace di dirgli di smetterla, anche se realmente non voleva lo facesse.
Piagnucolò a occhi serrati, mascella tesa, mentre l'altro continuava la sua piacevole tortura, continuando a spostare gli occhi violetti dal suo volto contorto nel piacere alla sua intimità portata allo stremo.
Era così bella ed eccitante in quello stato, nonostante avesse appena avuto un orgasmo continuava a provare così tanta attrazione ed eccitazione, voglia di lei.
''Lo so che non hai finito (T/N)...'' Sibilò, lascivo, lussurioso, curioso di vedere cos'altro quella vagina pulsante, così suscettibile ad ogni tocco leggero, potesse fare.
Lei avrebbe voluto pregarlo di smetterla, di far finire quella tortura al più presto, di concludere quella sessione il prima possibile, non aveva idea di cos'altro volesse ottenere da lei, ma con quei tocchi bruschi e veloci la stava davvero distruggendo.
Capì, che il ragazzo aveva ragione, che il suo corpo non aveva finito di liberarsi da tutto il piacere, quando, di nuovo, una vampata di calore, come quella provata poco prima, la colpì di nuovo, facendole irrigidire e poi tremare, devastata dagli spasmi.
Non appena Suigetsu iniziò a sfregare da lato a lato, con la mano tesa, dandole, di tanto in tanto, alcuni piccoli colpetti sul clitoride arrossato e pulsante, la vampata di calore che le si era espansa nella pancia, discese tra le sue gambe sotto forma liquida, gocciolando abbondantemente dalla sua entrata.
Suigetsu emise un lungo sospiro di piacere, soddisfatto del suo operato quando vide i suoi pantaloni inumidirsi a chiazze dell'essenza di (T/N) che, quasi in lacrime dal piacere, si stava pian piano afflosciando esausta, su di lui, gemendo a scatti tra un sospiro pesante e l'altro.
''Sì, avevi ragione quel giorno: mi piace quando le ragazze mi bagnano.'' Se la rise tra sé, non potendo risparmiarsi quella presa in giro amorevole nei confronti di (T/N) che, distrutta da quell'amplesso, non ebbe nemmeno le forze di ribattere.
L'unica cosa che fece, oltre che rannicchiarsi contro il suo petto, stretta tra le sue braccia forti, fu sorridere debolmente contro il suo collo, respirando il suo profumo, stanca ma appagata, felice di aver condiviso la sua prima esperienza con lui in maniera così naturale, sapendo, con sicurezza, che le cose tra loro da lì in poi sarebbe stato diverso: ora sapevano dare una definizione al loro rapporto che non era sempre stato qualcosa di diverso da quello di amicizia.
[40339 parole] - 9 Marzo 2020
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