Sasuke
''Adesso togliti il reggiseno.''
La voce di Sasuke era calma e composta, come la sua persona, del resto.
Era seduto, sulla grande e comoda poltrona di pelle, con le gambe accavallate, in una posa rigida.
Una mano era stretta lungo il bracciolo della seduta e l'altra, il cui braccio faceva perno sull'altro appoggio, sorreggeva il viso.
I capelli neri, lisci, gli contornavano il volto diafano e appuntito.
Gli occhi pece, di un taglio elegante, continuavano a muoversi famelici.
La ciocca di capelli più lunga, che solitamente gli ricadeva su un occhio, era stata accuratamente spostata a lato in modo che avesse una maggiore visibilità.
L'uomo era tranquillo, composto, non sembrava minimamente toccato da ciò che i suoi occhi attenti stavano vedendo.
Sasuke Uchiha non si scomponeva mai nemmeno nei momenti in cui gli era concesso perdere il controllo.
Quanti altri uomini avrebbero resistito tanto a lungo a una visione del genere?
Probabilmente pochi, probabilmente gli Uchiha.
Sembravano tutti uguali, dei cloni, formati con lo stampino: un esercito di uomini risoluti e potenti.
Uno dei Clan più antichi di Konoha, uno dei più famosi, ricchi e facoltosi.
Tutti tremavano e non potevano che sottomettersi agli ordini degli Uchiha.
(T/N) obbedì, facendo scivolare d'apprima le spalline del reggiseno lungo le spalle, per poi andare a slacciarselo con estrema lentezza, come piaceva a Sasuke.
Tutti i movimenti che doveva compiere dovevano essere fatti con calma e delicatezza, anche i più banali, i più superflui.
Sembrava che all'uomo piacesse torturarsi in questo modo e, a lei, andava bene così.
Non che gliene importasse molto: i feticismi di quell'uomo le permettevano di vivere.
I seni vennero lasciati liberi, mentre il reggiseno venne abbandonato a lato della scrivania su cui era seduta.
Dalla scrivania erano stati accuratamente spostati tutti gli oggetti che prima la occupavano, non che ce ne fossero stati molti: l'Uchiha era un minimalista a cui non importava ciò che non era necessario.
Anche il suo ufficio era spoglio e semplice, ma spazioso.
Le pareti erano di un grigio pallido, il pavimento di piastrelle nere e lucide e l'arredamento rimaneva sempre sui toni del grigio, seppur più scuro.
Le luci erano soffuse e calde e illuminavano quanto bastava.
In realtà non erano del tutto utili.
Di giorno, dalla grande vetrata dietro alla scrivania, entrava molta luce, persino nelle giornate più cupe non era necessaria alcun tipo di illuminazione artificiale.
Di notte, quando il buio cavala sulla città, l'ufficio, invece di sprofondare nelle tenebre, veniva illuminato dalle luci esterne degli altri palazzi.
In quell'ufficio, collocato all'ultimo piano di un grande palazzo, uno tra i più alti, non mancava mai la luce.
Gli occhi del corvino saettarono sui seni della ragazza, andando ad osservarne la circonferenza e la simmetria.
Abbassò poi lo sguardo sul ventre rigido, che si abbassava e alzava lentamente ad ogni respiro.
Quei movimenti regolari e continui, gli trasmettevano calma.
Non che fosse agitato: Sasuke Uchiha non si agitava mai, non era nella sua indole, come non lo era mostrare la strgrande maggior parte delle emozioni.
''Le calze: strappale.'' Formulò un altro ordine, sempre con estrema tranquillità, alzando appena il dito indice, adagiato sulla poltrona, aspettando che (T/N) lo eseguisse.
Non c'era bisogno che le dicesse dove fare il buco, era più che logico quale parte del suo corpo volesse vedere.
La ragazza obbedì di nuovo, stringendo tra le dita di una mano il sottile strato di nylon nero, fino a quando il tessuto non si squarciò emettendo un lieve suono.
Lo allargò di più, fino a quando non fù visibile la sua parte intima, senza alcun indumento a proteggerla.
Le aveva detto lui come vestirsi, che profumo indossare, a che ora e dove presentarsi.
Lo aveva fatto mandandole un semplice messaggio insieme a un pacco regalo contenente ciò che doveva indossare quella notte.
Lei aveva seguito le sue indicazioni, come sempre, senza trasgredirle.
Non importava se le andassero bene o meno, lei doveva fare ciò che Sasuke Uchiha desiderava.
Non importava quanto potessero essere umilianti o ridicole le sue richieste, doveva eseguirle.
In realtà non si era mai lamentata di nulla: le richieste dell'uomo non erano mai state alquanto bizzare, tutto ciò che le aveva chiesto era sempre stato fattibile.
Ma, per lei, qualsiasi cosa sarebbe stata fattibile perciò non si poneva nessun problema.
''Inizia a toccarti.'' Parlò di nuovo, rimanendo nella sua posizione stoica, limitandosi a muovere le labbra sottili e far sguizzare i suoi occhi sul corpo seminudo della ragazza che obbedì, di nuovo.
Si sistemò meglio sul tavolo, aprendo le gambe per bene e sorreggendosi con un braccio, mentre l'altro libero si era mosso verso la sua intimità.
Si accarezzò, lentamente, muovendo le dita sulla sua femminilità, stimolandosi il clitoride e andando a violare più volte la sua entrata senza rudezza: se avesse fatto movimenti più bruschi e frettolosi l'avrebbe ammonita.
Piano, con lentezza e delicatezza, si sfiorava le parti intime, guardando dritta negli occhi l'altro.
Doveva sempre guardarlo in faccia, qualsiasi cosa stesse facendo.
Non poteva abbandonarsi al piacere senza guardarlo negli occhi.
L'Uchiha osservò le dita affusolate compiere il loro dovere, tornando poi a guardare le figura nel complesso.
Tamburellò le dita sul bracciolo della seduta, cambiando posizione alle gambe.
L'esibizione solista stava per giungere al termine, presto avrebbe raggiunto la protagonista e insieme avrebbero duettato.
Pian piano il suo corpò iniziò a reagire a quei tocchi leggeri.
I primi liquidi iniziarono a lubrificarla e ben presto si sentì travolgere da un calore crescente.
Doveva stare calma e mantenere il respiro regolare, non doveva agitarsi e lasciarsi travolgere dalla smania dell'eccitazione o non avrebbe ottenuto e concluso niente.
Le era permesso gemere, sempre con un certo contegno, ma non voleva farlo, non così presto: a Sasuke non sarebbe andato troppo bene.
Fece un respiro più profondo degli altri, cercando di controllarsi nei movimenti.
''Fermati.'' Le intimò Sasuke, puntando i suoi occhi color pece nei suoi (C/C).
Appena aprì bocca eseguì l'ordine.
A qaunto pareva non gli era piaciuto ciò che aveva appena fatto: l' Uchiha avrebbe prolungato la sua lenta tortura.
''Toccati il seno.'' Disse poi, assottigliando lo sguardo verso di lei.
Obbedì, perchè era l'unica cosa che poteva fare, smettendo di dare cure alla sua intimità e andando a stuzzicarsi il seno, come le aveva detto.
Si palpò, si accarezzò, fece quello che le era stato detto di fare.
Si pinzò i capezzoli con le dita, frizionandoli e fancendoli inturgidire e arrossare.
Più faceva le cose lentamente più Sasuke avrebbe apprezzato.
Più lui avrebbe apprezzato, più lei avrebbe ricevuto un intingente compenso.
Era il suo giocattolo, lo era ormai da un paio di mesi e le andava bene così.
A chi non sarebbe andato bene essere il gioco erotico di uno degli uomini più ricchi, affascinante e potenti di Konoha, per non dire dell'intero Paese del Fuoco?
A quanto pareva in tante avevano rinunciato a ricoprire quel ruolo.
C'era chi aveva bramato a qualcosa di più, chi si era innamorata e non andava più bene essere solo uno strumento di piacere e c'era chi, semplicemente, non riusciva a seguire le regole che Sasuke dettava.
(T/N) per sua fortuna, non faceva parte di nessuna di queste categorie di ragazze che non erano riuscite a soddisfare l'uomo dalla bella presenza, il cuore di pietra e la mente contorta.
Per lei, non era stato difficile attenersi a quello che le veniva imposto, spinta da un grande desiderio, o meglio, un'esigenza per cui avrebbe fatto di tutto.
Sasuke si era risistemato sulla poltrona, mettendosi ben dritto contro lo schienale e aveva scavallato le gambe, divaricandole appena.
''Avvicinati.'' Le disse, continuando a guardarla torturare il suo corpo.
Senza fiatare, era scesa piano dalla scrivania, con movimenti eleganti, si era avvicinata, rimanendo in piedi davanti a lui.
I loro occhi si erano incontrati di nuovo, mischiandosi, andandosi a leggere dentro.
Se (T/N) non fosse stata fredda e posata quanto lui, non sarebbe riuscita a sostenere quello sguardo esaminatore.
Sasuke aveva allungato una mano verso di lei, infilandola tra le sue cosce, andandole a sfiorare con le sue dita fredde e lunghe.
Un brivido corse lungo la schiena della ragazza, facendole tendere la schiena.
Avrebbe voluto divaricare le gambe e dargli più spazio, ma se lo avesse fatto quella mano sarebbe sparita ben presto.
L'Uchiha aveva mosso appena le dita verso la sua femminilità, andando a constatarne il livello di eccitazione e umidità.
L'aveva sfiorata appena eppure (T/N) non potè contenersi al stringere le mani in due pugni, per trattenere ben altre reazioni.
Di nuovo, l'uomo si accorse dei suoi movimenti non autorizzati e la gelò con uno sguardo severo.
Nonostante tutto il viso della ragazza era rimasto rilassato, senza emozioni, anche se i suoi occhi avevano vacillato per un istante al socchiudersi.
Era difficile rimanere concentrati e calmi, soprattutto quando ci si avvicinava tanto a lui.
Averlo a pochi centimetri e non poterlo nemmeno toccare era qualcosa di frustrante ma a cui doveva resistere.
''Inginocchiati.'' Un altro ordine, un altra esecuzione corretta da parte di (T/N).
La mano di Sasuke si era spostata dalle sue gambe nell'istante in cui aveva pronunciato l'ordine e adesso era davanti al suo viso.
Aveva osservato le sue dita velati dallo strato leggero di umori, sfregandole tra loro per constatarne la fluidità del liquido.
Poi aveva guardato di nuovo lei, che inginocchiata tra le sue gambe lo stava guardando dal basso, illuminata appena dalle luci esterne.
La sua mano si allungò di nuovo verso di lei, sulle sue labbra, che andò a percorrere con le dita umide, tastandone la morbidezza e la carnosità.
Passò poi ad accarezzarle lentamente la guancia, facendole chiudere gli occhi al contatto, andando sfiorarle i capelli (C/C) che le spostò dietro alle orecchie.
Il profumo che le aveva chiesto di indossare per quell'occasione era dolce e deciso, speziato e, ora che si era avvicinata, poteva percepirlo molto più nitidamente.
Si mischiava a perfezione con l'odore naturale della sua pelle.
L'Uchiha aveva successivamente ritirato la mano, andando ad allentarsi la cravatta nera che indossava, slacciandosi anche il primo bottone della camicia bianca che indossava.
Non serviva che le dicesse cosa fare, quel gesto aveva parlato per lui.
Allungò le mani sulle cosce magre e fasciate dai pantaloni neri della sua divisa, andando a risalire fino al centro dove un rigonfiamento emergeva evidentemente.
Andò a slacciarli, infilando la mano all'interno dei boxer e estrando il membro eretto che iniziò a massaggiare con una mano.
L'Uchiha si abbandonò sulla poltrona, lasciando che la ragazza si prendesse cura della sua erezione.
La osservava muovere il polso con destrezza, estrema cura e precisione in ogni movimento, con una lentezza sfiancante ma anche piacevole.
I loro occhi si scontrarono di nuovo, questa volta entrambi attraversati da un luccichio che conoscevano bene.
Fu proprio quando (T/N) vide quel cambiamento nello sguardo dell'uomo che andò a circondare l'erezione con le sue labbra, andando a inglobarla completamente nella sua bocca.
Sasuke socchiuse gli occhi, stringendo i bordi dei braccioli con le mani e trattenendo per un istante il respiro, abituandosi alla sensazione di caldo e umido.
La ragazza iniziò a muovere la testa su e giù, a ruotare la lingua intorno al membro pulsante, rimarcando più volte una vena più sporgente delle altre.
La mano seguiva coordinata i movimenti della bocca, andando a pompare a sua volta il sesso dell'Uchiha che pian piano si abbandonò del tutto a quelle cure rilassanti.
''Puoi aumentare.'' Le fece sapere, mantenendo un tono di voce freddo e sicuro, nonostante fosse palese che ciò che stava accadendo al suo corpo gli stesse facendo perdere fermezza.
La ragazza incrementò la velocità, continuando a muovere con coordinazione la bocca e la mano.
Sasuke si irrigidì di nuovo sulla poltrona, tirando le labbra e stringendo i denti.
A fatica teneva aperti gli occhi per guardare la ragazza compiere il suo lavoro; se non fosse stato anche quello uno spettacolo tanto eccitante gli avrebbe potuti chiudere.
''Guardami negli occhi.'' Disse, in un ringhio, conficcando le unghie nei braccioli di pelle e abbassando lo sguardo su (T/N) che a sua volta alzò il suo, guardando dritto negli occhi il suo padrone.
Occhi pieni di lussuria e desiderio, speranzosi.
Non erano più freddi e spenti, bensì illuminati dall'ardente desiderio.
Non poteva dire di no a quegli occhi, il suo corpo non voleva; la sua mente gli suggeriva di non darci peso che sarebbero stati ancora più belli riempiti di delusione e eccitamento, per un compenso mancato.
Dare ascolto al corpo sarebbe stata la scelta migliore e più piacevole per entrambi, ma non potè che seguire ciò che la sua mente fredda gli suggeriva.
Così si riversò nella cavità orale della ragazza, chiudendo gli occhi per godersi il momento di incoscenza, lasciando che i muscoli si irrigidissero e poi rilassassero dopo poco.
(T/N) strinse gli occhi a sua volta, lasciando che il seme dell'Uchiha le scorresse in gola, stringendo il tessuto spesso dei pantaloni tra le dita.
Aveva commesso troppi errori, Sasuke non le avrebbe concesso di venire.
Poco male, avrebbe rimediato da sola una volta allontanatasi da lui.
Rilasciò il sesso dell'uomo, passandosi la lingua lungo le labbra per raccogliere i rimasugli di saliva e sperma e deglutì quel boccone amaro.
La sua intimità pulsava fastidiosamente e sapeva che avrebbe dovuto aspettare a lungo prima di potersene occupare.
Sasuke non l'avrebbe lasciata andare via in fretta, l'avrebbe fatta soffrire lentamente.
L'uomo fece un grosso respiro, tornando lucido.
La sua espressione era seria, ma rilassata e i suoi occhi erano più vivaci di prima.
Si sistemò i pantaloni, guardando lo stato della ragazza che era ancora tra le sue gambe e lo guardava.
Sasuke potè vedere una punta d'odio nel suo sguardo dispiaciuto e ancora eccitato.
Aveva fatto bene a seguire la sua mente: uno spettacolo del genere non poteva perderselo.
''Alzati.'' Comandò, facendo alzare subito la ragazza, nonstante le ginocchia le duolessero e sentiva le gambe molli.
''Sei stata brava, lo sai?'' Disse, incrociando le mani tra di loro e osservando la figura avvolta nell'ombra di (T/N).
''Grazie Signor Uchiha.'' Rispose lei, guardandolo negli occhi.
''Ti ho chiesto se lo sai.'' Assottigliò lo sguardo lui, non convinto della risposta datagli.
La ragazza rimase un secondo in silenzio, osservandolo con la sua espressione stoica.
Doveva dirgli la verità o sapeva che avrebbe patito ancor per molto.
''Si, lo so, Signor Uchiha.'' Ammise, consapevole delle sue capacità e soprattutto dei gusti del corvino che sbattè le palpebre per poi mormorare un ''Bene''.
''Che cosa vorresti (T/N)?'' Domandò poi, osservandole le gambe fasciate dalle calde di nylon nere, che lasciavano trasparire la sua pelle.
''Che cosa avrei voluto, Signor Uchiha.'' Lo corresse.
''Ma mi rendo conto che ormai non è più possibile.'' Continuò, fissandolo negli occhi.
Sasuke rialzò lo sguardo verso di lei.
Diretta e sincera, un poco irriverente.
''Credi che non possa avere un'altra erezione a breve?" Chiese lui, maligno, sapendo bene che la giovane non intendesse di certo quello, in quanto cosciente delle sue capacità.
''Non ho insinuato questo, mi scuso se mi sono espressa male.
Intendevo dire che-" Sasuke la interruppe, alzando una mano, facendole segno di tacere.
Sapeva cosa intendesse, voleva solo istigarla.
(T/N) era diversa dalle altre ragazze con cui aveva avuto a che fare, non si spaventava e non si faceva prendere dal panico non appena le veniva fatta una domanda scomoda.
Lei rimaneva calma ed esprimeva la sua opinione senza paura, giusta o sbagliata che fosse ciò che importava era la sincerità.
Mentire era un'azione peggiore persino di non assecondare una sua richiesta.
''Bene.'' Sospirò di nuovo, alzandosi a sua volta e portandosi di fronte a lei, guardandola negli occhi.
Le sollevò il mento con due dita, andando poi a contornarle le labbra con il pollice.
Lei rimase immobile, continuando a fissarlo negli occhi.
Poi dovette schiuderle, lasciandosi sfuggire un gemito inaspettato.
La mano libera di Sasuke si era intrufolata fra le sue gambe, sfiorandole l'intimità.
Quel movimento inaspettato l'aveva fatta sussultare.
Con gli occhi spalancati lo guardò, aspettando la sua prossima mossa.
Sasuke schioccò la lingua sul palato e prese di nuovo le distanze, dandole le spalle e recuperando la giacca che aveva abbandonato sullo schienale della poltrona.
''Puoi andare.'' Le fece sapere, congedandola con un cenno del capo.
La ragazza annuì, senza dire una parola raccattò i suoi vestiti, rimettendoseli velocemente sotto gli occhi attenti dell'Uchiha.
Come aveva previsto non avrebbe ricevuto alcun compenso quella sera.
Si infilò le scarpe, sistemandosi poi i capelli e si voltò verso di lui, per salutarlo con un leggero inchino.
''Arrivederla Signor Uchiha.'' Sibilò, avviandosi verso la porta dell'ufficio che si chiuse alle spalle.
''Bastardo di un riccone.'' Borbotto tra sè, abbandonandosi un istante contro la porta, facendo qualche respiro per calmarsi e sfregando le gambe tra di loro, disperatamente.
Sasuke dall'altra parte, si era portato le dita intrise di umori alle labbra, leccandosele leggermente.
La sua bocca si incurvò appena verso l'alto, in un ghigno sadico, nonostante non fosse del tutto soddisfatto di come fossero andate le cose, mentre nei suoi pantaloni si risvegliava di nuovo il suo sesso.
Erano passati ormai quattro mesi da quando (T/N) aveva iniziato a fare da schiava sessuale al potente Sasuke Uchiha e, se aveva scelto di compiacerlo in ogni suo capriccio, era per un buon motivo: i soldi.
Sasuke pagava bene e ciò che le chiedeva di fare il più delle volte era piacevole anche per lei, perciò non aveva procrastinato troppo e aveva accettato la sua offerta.
Offerta che era stata sigillata con una firma, nero su bianco, su un contratto in cui erano scritte per esteso tutto ciò che (T/N) doveva sapere, accettare e quello che invece non poteva permettersi di fare come, per esempio, divulgare il loro rapporto.
Se si fosse permessa di dire in giro ciò che accadeva tra le mura di casa e ufficio Uchiha avrebbe avuto grossi problemi.
La notizia avrebbe creato scalpore e messo in cattiva luce il Clan, ma lei avrebbe rischiato persino il carcere per aver aperto la bocca.
Il tutto era legale: era un contratto di lavoro a tutti gli effetti.
Se Sasuke si era premurato tanto di far stilare un contratto simile voleva dire che in passato aveva avuto dei problemi.
Ma, (T/N), di certo, non era il tipo di persona a cui interessava spettegolare o divulgare informazioni simili, soprattutto se rischiava per ottenere nulla in cambio.
Si sarebbe fatta gli affari suoi, facendo ciò per cui era pagata e tutto sarebbe filato liscio.
Sasuke avrebbe avuto la sua escort personale e lei avrebbe avuto i suoi soldi e, se le andava bene, un po' di piacere fisico.
Non ci aveva messo troppo tempo a inquadrare Sasuke Uchiha.
Insomma, bastava guardarlo per capire che con lui non si poteva fare di testa propria, ma, questo, lo sapeva anche chi non ci aveva mai avuto a che fare.
Il suo carattere per fortuna le permetteva di essere come lui voleva, era stato proprio questo che faceva funzionare il loro rapporto.
Non le stava particolarmente simpatico, non che realmente lo fosse, ne le andava a genio, però l'incontro con lui era stato un colpo di fortuna che le aveva migliorato la vita.
Più che la vita le aveva migliorato le condizioni del conto in banca.
Il detto ''I soldi non fanno la felicità'' per (T/N) era una grande stronzata.
Se i soldi non fanno la felicità, allora sarebbe rimasta triste, ma ricca, che era sempre meglio che triste senza una lira.
Non avrebbe mai pensato di arrivare a vendere il proprio corpo per soldi, non era così disperata, non si sarebbe mai messa a fare la prostituta per strada.
Però, ciò che le aveva offerto l'Uchiha era stato un prezzo a cui non aveva potuto dir di no e, vedendola sotto un altro punto di vista, non era nulla di così osceno quanto prostituirsi in strada o in qualche locale a luci rosse.
Aveva un contratto e faceva sesso con una persona sola, sana e che, oltretutto, non era per nulla di brutto aspetto.
Non poteva capitarle offerta migliore, nel momento peggiore.
Se l'avesse rifiutata, senza rifletterci, probabilmente ora sarebbe davvero a prostituirsi per pochi Yen sotto qualche ponte.
Sasuke Uchiha, in qualche modo, l'aveva salvata, aveva salvato lei e la sua famiglia dalla strada, dalla malavita e dalla morte.
L'incontro con Sasuke era avvenuto dove non si penserebbe mai di trovare uno come lui, ovvero nel posto in cui lavorava (T/N): un nightclub.
Un nightclub degno di essere chiamato tale, non una bettola, ma comunque non era di certo un posto per chi di donne ne poteva avere quante voleva senza fare troppi sforzi.
Sasuke era seduta a un tavolino in un angolo di un salotto, con le mani incrociate davanti al viso che scrutava attentamente l'ambiente circostante.
Le luci erano soffuse, l'ambiente scuro e arredato con mobili piuttosto sfarzosi e pacchiani, la musica non era a volume troppo alto e non era fastidiosa.
Le ragazze erano tutte molto belle e appariscenti nei loro costumi striminziti e si approcciavano con i clienti con gentilezza e senza essere troppo appiccicose.
Alcune ballavano, altre erano sedute al tavolo con i clienti e altre si occupavano di servire le bevande.
Alcuni uomini si alzavano dai tavoli accompagnata da una o più ragazze, diretti nelle stanze private riservate a chi voleva usufruire dei servizi.
Il clima era piacevole, era un posto in cui ci si poteva divertire ma anche rilassare.
''Che cosa vi porto?" Aveva domandato (T/N) avvicinandosi al tavolo del ragazzo, senza troppa euforia e con una espressione piuttosto seria e corruciata, differente da quella frivola e allegra delle altre ragazze.
Sasuke aveva squadrato per bene la (mora/bionda/rossa...), non avendo più alcun bisogno di fare ricerche: quella era la ragazza che voleva per sè.
''Un Martini. Tu Sasuke cosa prendi?" Aveva risposto il ragazzo seduto di fianco a lui, guardandolo con i suoi occhi chiarissimi.
L'Uchiha al sentirsi chiamare, aveva spostato per un secondo lo sguardo sull'amico, tornando poi a dare attenzioni alla cameriera che lo stava fissando mentre aspettava una risposta.
''Rum, liscio.'' Aveva risposto monocorde, abbandonandosi contro lo schienale del divanetto su cui erano seduti, squadrando di nuovo la ragazza che annuì.
''Ve li porto subito.'' Si congedò, facendo dietrofront e allontanandosi dal tavolo con una camminata spedita.
Gli occhi di Sasuke saettarono sul suo corpo, facendole i raggi x.
Il costume da cameriera, seppur striminzito, non lasciava del tutto vedere le grazie della giovane, lasciando incuriosito l'Uchiha.
''Ho fatto bene a portarti qui.'' Giunse alla conclusione il ragazzo di fianco a lui, vedendo la reazione dell'amico che non era stato molto felice di essere trascinato in un posto del genere.
''Voglio lei.'' Aveva risposto, senza più far vagare gli occhi nella sala, avendo terminato ormai la sua ricerca.
Neji Hyuga, un altro pezzo grosso, aveva alzato un sopracciglio, allentandosi la cravatta che gli opprimeva il collo.
''Sei sicuro? Ci sono tante altre belle ragazze qui. Molto più... sorridenti di quella.'' Gli aveva fatto notare il castano, guardando il sedere di una ragazza che era passata di fianco a loro e gli aveva sorriso calorosamente.
''È proprio perchè è diversa dalle altre che la voglio.'' Aveva ribadito Sasuke, vedendo (T/N) riavvicinarsi al tavolo con i loro drink.
Neji aveva sospirato, sapendo che l'affermazione del corvino non era riferita solo alle ragazze presenti nel locale.
''Come vuoi. Ma prima devi convincerla.'' Aveva detto, voltandosi verso di lui.
''E lasciatelo dire: auguri.'' Aggiunse, prima che (T/N) fosse abbastanza vicina per sentire di cosa stessero parlando.
''Ecco a voi le vostre bevande.'' Aveva detto la ragazza, cortesemente, servendo i due uomini.
Sasuke riuscì a intravedere, nel momento in cui la ragazza si piegò un poco in avanti per posare il bicchiere sul tavolo, la scollatura e si morsicò una guancia, quando si accorse che al di sotto di quel costume non c'era alcun reggiseno.
(T/N) si portò il vassoio al grembo, facendo un breve inchino e girandosi di nuovo per allontanarsi da loro ma venne fermata da Sasuke che riattirò la sua attenzione.
''Ho una proposta da farti.'' Le disse, prima di fare un sorso del suo drink.
La ragazza si voltò verso di lui, con un cipiglio sul viso.
''Mi dispiace ma io qui servo solo ai tavoli, non offro quel tipo di servizi.'' Gli aveva risposto lei, preventivamente.
Non era il primo cliente che voleva fare sesso con lei, aveva rifiutato svariate volte le offerte di molti clienti, nonostante i soldi che le avevano offerto l'avevano allettata.
Quando aveva chiesto di essere assunta era stata chiara con il proprietario: non avrebbe venduto il suo corpo, si sarebbe semplicemente occupata del servizio ai tavoli e della preparazione dei drink.
L'uomo non sembrava aver avuto problemi con la sua richiesta, alcune ragazze lavoravano solo come cameriere o come ballerine, ma il compenso era minore rispetto alle altre.
Nessuno l'avrebbe mai forzata a far sesso involontariamente.
I clienti che creavano problemi venivano sbattuti fuori all'istante dalle guardie; la politica del locale era severa: la feccia non veniva accettata, questo era un locale per gente per bene e con i soldi.
Sasuke storse un poco il naso a quella risposta, data ancor prima che potesse esporre la sua offerta.
''Non volevo chiederti quello, o almeno non in questi termini.'' Rispose l'Uchiha, incrociando le braccia al petto indispettito.
(T/N) lo aveva guardato negli occhi, corruciando la fronte.
''E cosa allora?" Aveva chiesto, incuriosita.
Lui aveva schioccato la lingua sul palato, ottenuta la sua attenzione, portando una mano al bicchiere e giocherellandoci.
''Ti voglio proporre un accordo.
Un'offerta di lavoro, se vogliamo essere più specifici.'' Aveva iniziato a dire, passando le dita sul bordo del bicchiere ancora pieno.
''È molto semplice ciò che ti chiedo: devi solo fare quello che ti dico e soddisfare le mie richieste di natura sessuale.'' Le spiegò, senza troppi giri di parole, facendo poi un altro sordo di Rum.
La ragazza alzò le sopracciglia, per poi tornare a guardarlo con espressione seria.
''Mi stupisce il fatto di trovare qui dentro due persone del vostro calibro e, mi stupisce ancor di più, che con tutte le ragazze disposte a fare sesso con te, perchè immagino ce ne siano molte che lo farebbero anche gratis, vieni a chiedere a l'unica che ti dice no.'' Declinò, così, l'offerta, (T/N), facendo di nuovo per allontanarsi.
Sapeva benissimo chi fossero quei due, le loro facce erano sempre in televisione o sui giornali, erano delle celebrità a Konoha, ma ciò non voleva dire che dovevano aver in servo un trattamento di favore.
La gente così non andava trattata con le pinze solo per i loro soldi.
Avrebbe risposto in maniera simile a qualsiasi altro cliente.
''Perchè prima di rifiutare non senti quanto ti darei?" La fermò di nuovo l'Uchiha, stringendo il bicchiere tra le dita, spazientito ma per nulla deciso ad arrendersi.
Di nuovo (T/N) si fermò, a pochi passi fatti.
''Perchè invece di chiederlo a me non lo chiedi a una delle tue tante sgretarie che, di sicuro, ti sbavano dietro? Non faresti prima?'' Sbottò la ragazza.
Neji seglutì un grosso sorso del suo drink, rischiando quasi di strozzarsi.
Era molto raro che qualcuno si permettesse di alzare i toni con Sasuke, era un avvenimento più unico che raro.
C'era molta gente che non vedeva bene le loro famiglie, chi per invidia e chi motivi che riguardavano il lavoro.
Ma una cameriera di un nightclub non aveva alcun apparente motivo per essere tanto scontrosa con loro.
Neji non era la prima volta che si recava in quel posto e non era la prima volta che veniva servito da (T/N).
Sapeva che con quella ragazza non si poteva trattare? nonostante il bisogno di denaro, non si faceva sfiorare nemmeno con un dito.
Sasuke aveva scelto l'unica persona in quel buco che non si sarebbe venduta tanto facilmente e senza buone motivazioni.
''Perchè tutte le persone che mi ammirano e mi muoiono dietro finiscono sempre per deludermi.'' Aveva risposto prontamente l'Uchiha, riprendendo in mano le redini del discorso.
Sasuke voleva una persona più seria e posata, con un bel carattere, non una frivola squaldrina che non sarebbe durata nemmeno una settimana e lo avrebbe fatto pentire di averla assunta.
Le ragazze più facili da convincere, erano state quelle che gli avevano creato più problemi e non gli erano andate a genio.
Con il corso del tempo aveva capito che aveva bisogno di qualcuno di meno svampito e remissivo, sarebbe stato anche più divertente sottomettere qualcuno che di carattere non lo è per nulla.
(T/N) era rimasta in silenzio a fissare negli occhi l'uomo, cercando di capire a che gioco volesse giocare.
''Come ti chiami?" Le aveva domandato, raddrizzando la schiena.
''(T/N).'' Aveva risposto lei, monocorde.
''Bene, (T/N): vediamo se riesco a rivalutare la mia proposta.'' Aveva iniziato a dire, congiungendo le mani sul tavolo.
''Se sei qui dentro è perchè hai bisogno di soldi, ma non sei abbastanza disperata, oppure il tuo orgoglio non ti permette, di vendere il tuo corpo per averli.
Scommetto che hai interrotto gli studi per mancanza di denaro, mi sembri una tipa piuttosto intelligente.
Io ti sto offrendo la possibilità di fare soldi facili.
Certo, dovrai mettere da parte il tuo orgoglio e sottometterti, dovrai fare uno sforzo, ma ciò che otterrai in cambio ne vale la pena.'' Continuò l'Uchiha, fissando attentamente la ragazza che si irrigidì un poco a quelle parole veritiere.
''Venderai il tuo corpo, ma solo a una persona.
E quella persona sono io.'' Concluse l'uomo, bevendo il restante contenuto del suo bicchiere.
Con quella ultima frase era chiaro che volesse dire che non le stava nemmeno andando male e, sinceramente, per quanto l'Uchiha fosse pienò di sè, aveva ragione.
Era un bell'uomo, doveva avere massimo trent'anni, forse di meno.
Non avrebbe di certo fatto sesso con un vecchio pervertito.
(T/N) iniziò a valutare seriamente l'idea di accettare la sua proposta nonostante non le piacesse troppo il fatto di doversi sottomettere a un tipo così.
Era anche vero, però, che il lavoro che faceva adesso non le piaceva per nulla e non le faceva guadagnare abbastanza.
Più volte rischiava di cacciarsi nei guai per colpa del lavoro che faceva, iniziava a essere difficile sopportare.
Se avesse accettato l'offerta dell'Uchiha sarebbe stata al sicuro da ogni rischio, non avrebbe dovuto prendere troppe precauzioni.
L'offerta era pressocchè perfetta.
''Accetto." Si lasciò convincere, alla fine, abbandonando le braccia lungo i fianchi.
''Bene.'' Sussurrò l'Uchiha vittorioso, lanciando uno sguardo di superiorità all'amico che alzò le spalle in segno di resa.
''Discuteremo un altro giorno dei dettagli.
Ora puoi tornare pure a fare il tuo lavoro, (T/N).'' L'aveva congedata, allungandole un biglietto da visita con il suo nome scritto sopra.
La ragazza aveva afferrato l'oggetto, rigirandoselo tra le mani, prima di infilarselo nella tasca del grembiulino bianco e allontanarsi senza dire niente dal tavolo.
Così, da quel giorno, era diventata la escort personale di Sasuke Uchiha.
Da quel giorno il suo conto in banca non aveva più toccato il fondo e si era potuta rilassare e concedersi un attimo di tranquillità.
Un solo versamento, del primo mese, era bastato per cancellare tutti i debiti che aveva con la banca e altre persone che le avevano prestato soldi.
Si aspettava di essere pagata per bene ma non così tanto.
Quando aveva letto la cifra sul contratto aveva quasi avuto un attacco di cuore.
Se le cose con Sasuke sarebbero andate bene avrebbe fatto una vita più che agevolata, almeno finchè non avrebbe concluso gli studi e trovato un lavoro degno di essere chiamato tale.
La vita di (T/N) non era mai stata rose e fiori, non c'era mai stato un momento della sua vita in cui qualcosa fosse girato nel verso giusto senza avere conseguenze negative.
Sperava che almeno questa volta si sarebbe potuta godere un po' di pace.
Suo padre aveva abbandonato sua madre non appena aveva scoperto che fosse incinta.
La donna aveva dovuto crescere una bambina da sola, con i pochi risparmi che aveva, senza il supporto dei genitori, facendo di tutto per poter garantirle un tetto sulla testa, almeno due pasti e un po' di istruzione.
Sin da bambina, (T/N) aveva imparato che i soldi erano fondamentali per vivere e aveva dovuto imparare a cavarsela con quello che c'era.
Dopo qualche anno sua madre era rimasta incinta di nuovo, di un altro uomo.
(T/N) ricordava bene i giorni in cui aveva vissuto con il suo nuovo padre, erano stati gli unici in cui la sua famiglia era stata stabile sotto ogni aspetto.
Purtroppo, però, l'uomo si suicidò, poco dopo che si sposò con sua madre, a causa di un fallimento che lo aveva portato in bancarotta, lasciando le due di nuovo sole, senza soldi e con un altro bambino in arrivo.
Sua madre lavorò nonostante la gravidanza, di nuovo, mettendo a rischio la sua salute e quella del bambino che nacque prematuro, ma in forze.
A tre anni (T/N) si ritrovò con un fratellino che sin da subito si dimostrò problematico.
La situazione sembrò tornare stabile dopo un paio di anni di pura sofferenza.
Sua madre trovò un lavoro che le permise di guadagnare abbastanza per ricoprire ogni spesa e senza fare orari impossibili, permettendole di prendersi cura della sua famiglia.
Le cose andarono bene per qualche anno fino a quando un giorno, sua madre non si ammalò costringendola a fare dentro e fuori dagli ospedali.
Di nuovo i soldi iniziarono a scarseggiare e (T/N) dovette iniziare a lavorare al posto della madre, dopo la scuola.
A sedici anni, (T/N), studiava, lavorava, si occupava della casa e di cercare di rimettere in riga un fratello che non ne voleva sapere di studiare.
Concluse le superiori, la ragazza, avrebbe voluto andare all'università.
Vinse una borsa di studio, dopo essersi impegnata a dare il meglio di sè a scuola, nonostante sulle spalle avesse il peso di altre due persone.
La felicità era stata tanta, ma anche la paura.
Nonostante avesse vinto la borsa di studio, c'erano delle spese da fare, non tutto era gratis.
Sua madre insistette, volendo che almeno la figlia andasse avanti con gli studi e avesse un futuro migliore del suo.
Superò il primo anno senza difficoltà, aiutando comunque in casa.
Poi suo fratello venne arrestato per spaccio di stupefacenti.
Per fortuna, essendo minorenne, non finì in galera, ma rischiò la detenzione in un istituto minorile.
Lei e sua madre rimasero deluse e sconcertate dall'accaduto.
Nessuna delle due si era accorta che il ragazzo fosse entrato in brutti giri.
(T/N) si prese la situazione a cuore, si sentì responsabile delle azioni del fratello, che non era riuscita a coreggere negli anni e smise di studiare, a malincuore, per dedicarsi del tutto alla sua famiglia.
Le medicine e le cure della madre costavano parecchio e non sembravano portare risultati concreti, l'errore del fratello era costato tanto: di nuovo erano sprofondati in un periodo buio.
I suoi studi potevano aspettare, quello di cui avevano bisogno ora erano i soldi.
Fece i lavori più svariati, non trovandone mai uno che potesse sostenere le loro spese.
Era frustrante, difficile andare avanti sapendo che se anche se la situazione sarebbe migliorata, prima o poi avrebbe subito un altro crollo, distruggendo di nuovo le sue aspettative.
Aveva iniziato a lavorare nei nightclub: era stato l'unico lavoro che le faceva instascare qualcosa in più degli altri.
La sua famiglia non ne aveva saputo niente fino a quando, un giorno, suo fratello era entrato dalla porta di quel dannato locale in cui lavorava e l'aveva vista.
La scenata che fece il ragazzo fu più che giusta, quanto esagerata.
La trascinò via da quella bettola, posto che lui conosceva bene, inveendole contro e facendole giurare che non l'avrebbe mai più trovata in un posto del genere.
Lei giurò, riuscendo a calmare il fratello, ma mai smise di cercare lavoro nei posti come quelli.
Sfuggì dai controlli del fratello che, con i suoi amici, girava periodicamente i club della zona sperando di non incontrarla mai, finendo a lavorare nel nightclub di lusso in cui era rimasta fino a qualche tempo fa.
Sua madre non sospettò mai nulla, suo fratello non aveva mai detto niente al riguardo, ma i sospetti che facesse qualche lavoro notturno rimasero nella mente dei suoi familiari.
Non voleva che si preoccupassero per lei, non vendeva il suo corpo, andava tutto bene.
Lei era forte, era la colonna portante della casa, non sarebbe caduta, non avrebbe fatto crollare tutto: non avrebbe lasciato sua madre morire, ne suo fratello prendere una brutta strada.
Avrebbe sostenuto la sua famiglia sempre e comunque a costo di fare i lavori più spregevoli e di dover perdere la sua dignità.
(T/N) rincasò, chiudendosi la porta alle spalle delicatamente.
Non era tardissimo, ma era comunque sera, sua madre probabilmente stava già dormendo, per quanto riguardava suo fratello probabilmente doveva essere in giro con gli amici.
Sospirò, togliendosi le scarpe all'ingresso.
La casa era avvolta nell'oscurità e tutto era tranquillo.
Sarebbe andata a controllare lo stato di sua madre e poi dritta a dormire.
La mattina seguente aveva il turno al supermarket in cui lavorava occasionalmente e al pomeriggio doveva portare sua madre in ospedale in cui avrebbero passato di sicuro il resto della giornata: doveva essere in forze.
Una luce si accese di colpo, per poco (T/N) non sobbalzò per la paura quando vide una figura incappucciata a pochi passi da lei.
''Dio Santo, mi hai fatto venire un infarto.'' Si portò una mano al cuore, facendo un grosso sospiro e chiudendo per un istante gli occhi.
''Dove sei stata?'' Domandò suo fratello, alzando il mento e puntandola con i suoi occhi rossicci.
La ragazza lo fissò a sua volta, corruciando la fronte.
''Ho fatto il turno serale al-"
"Cazzate.'' La interruppe subito il ragazzo, ringhiando.
Si abbassò il cappuccio, della felpa nera che indossava, con rabbia.
''Che cazzo urli, la mamma dorme!'' Inveì a bassa voce lei, a denti stretti.
A quanto pareva suo fratello non aveva smesso di controllarla, proprio non si fidava di lei.
In realtà non poteva biasimarlo, fino a pochi mesi fa aveva lavorato ancora in un nightclub, mentendogli.
''Non me ne frega un cazzo, (T/N)! Voglio sapere dove sei stata! E se la mamma sente... beh... tanto meglio!" Ribattè il minore, continuando ad avere un tono di voce troppo alto.
La ragazza si portò due dita all'attaccatura del naso, massaggiandosela.
Suo fratello le faceva perdere la pazienza fin troppo velocemente.
Il ragazzo la stava guardando in cagnesco, i suoi occhi erano pieni di rabbia: a quanto pareva doveva tirarle fuori la verità con la forza.
''E questi cosa cazzo sono? Da dove arriva sta merda?'' Tirò fuori la mano dalla tasca della felpa, lanciandole in faccia un completo intimo che le aveva regalato Sasuke.
La ragazza strabuzzò gli occhi.
''Hai frugato nella mia roba, Hidan? Come cazzo ti sei permesso!" Alzò la voce, ricordandosi subito dopo di abbassarla.
''Non sono affari tuoi!" Sibilò, stringendo tra le dita la stoffa sottile del completo.
Doveva inventarsi qualcosa di sensato o suo fratello non l'avrebbe lasciata più in pace.
''S-sono regali del...del mio fidanzato.'' Non poteva trovare scusa peggiore, ne più banale.
Il ragazzo albino si passò una mano tra i capelli argentei, riportandoseli indietro.
''Oh... certo! Quindi adesso ti fidanzi senza dirci nulla! Ma fammi il piacere, (T/N)! Quando cazzo trovi il tempo, proprio tu, di trovarti un fidanzato!'' Ribattè il ragazzo spazientito, alzando le braccia a mezz'aria e gesticolando.
''Almeno che il tuo fidanzato non sia un merdoso settantenne perverito!
Adesso ti vendi privatamente?'' Aggiunse, aguzzando lo sguardo su di lei e facendo una smorfia di disgusto.
(T/N) rimase a bocca aperta, con gli occhi sgranati e iniettati di sangue.
''Io non mi vendo e non mi sono mai venduta a nessuno, razza di coglione!" Disse una mezza bugia, sorpassandolo con una falcata e camminando pesantemente in torno al tavolo della cucina con le mani sui fianchi e gli occhi fissi a terra.
Qualsiasi cosa si sarebbe inventata non avrebbe mai convinto suo fratello, anche se non sembrava quel ragazzo era fin troppo intelligente quando voleva.
''Non c'è bisogno che tu ti preoccupi.
Non sto facendo nulla di ciò che pensi.'' Tentò di rassicurarlo abbassando i toni e crcando di sembrare più calma.
''Non ti credo, (T/N)! Merda, non ti credo manco per il cazzo!" Sbottò di nuovo Hidan, riavvicinandosi a lei.
Da quando aveva scoperto ciò che la sorella faceva per mantenerli aveva incominciato a tenerla d'occhio, non si fidava, nonostante lei gli avesse fatto una promessa.
''Sentimi bene, Hidan, quello che faccio io non ti riguarda! Sono adulta, so prendere le decisioni senza che tu, un ragazzino di appena diciotto anni, mi venga a dire cosa fare!" Ringhiò a sua volta, puntellandogli un dito sul petto.
L'altro si scansò, prima che non rispondesse più di sè e la colpisse, cosa che non voleva per nulla fare.
''A differenza tua, razza di coglione, sono cresciuta facendomi il culo per mantenerci; sono maturata così e non ho mai avuto bisogno di qualcuno che mi dicesse se quello che facevo era sbagliato o meno.
Non venire a farmi la predica di quello che ne faccio della mia persona quando l'unica cosa che hai fatto tu in questi anni è stata portarci dei dispiaceri!
Se vendessi il mio corpo lo farei almeno legalmente!
Non hai nessun fottuto diritto di parlare.'' Rigirò la questione su di lui, cercando di sviare l'argomento, sperando che il fratello lasciasse perdere.
''L'unico lavoro che hai fatto tu è stato lo spacciatore e l'hai fatto pure male!
Perchè invece di fumarti le canne non studi e non inizi a farti il culo seriamente, invece di dire a me cosa farmene nella mia vita, che sto spendendo per mantenere te e la mamma, da sempre!" Continuò, a ruota libera, senza rendersi conto di star esagerando.
Stava tirando fuori tutta la rabbia e la frustrazione che aveva dentro da tempo, senza pensare minimamente a ciò che stesse dicendo.
Hidan rimase immobile, in silenzio, con i pugni serrati lungo i fianchi e le labbra tese.
(T/N) aveva ragione, le sue parole erano dure, ma aveva completamente ragione, lo sapevano entrambi.
''Ti rendi conto che non abbiamo un centesimo? Ti rendi conto che stiamo andando avanti a calci in culo?
Sai quante volte abbiamo rischiato di finire in mezzo alla strada?
Se non fosse stato per me adesso saremmo tutti sotto un ponte a chiedere l'elemosina.
Quindi, portami rispetto e lasciami continuare a gestire la mia vita come voglio se non vuoi finire a marcire in galera.'' Sputò, acida, finendo con il respirare affannosamente dal continuo urlare.
''Adesso basta! Si può sapere cosa sta succedendo?"
I due ragazzi si voltarono verso il corridoio che portava alle camere da letto.
Loro madre era sullo stipite della porta, con le mani sul petto e lo sguardo perso e impaurito.
Il volto scavato era rigato da lacrime e la voce le tremava.
Calò il silenzio, nessuno parlò più, tutti si limitarono a guardarsi l'un l'altro, non sapendo cosa dire.
La signora (T/C) aveva sentito tutto, ogni parola dei figli, tutto quello che gli avevano tenuto nascoto.
Era ferita, delusa e colpevole.
Se i suoi figli, se la sua famiglia, erano ridotti in questo stato era solo perchè lei non era stata in grado di fare nulla, in quegli anni, se non ammalarsi ogni giorno di più.
La donna iniziò a tossire, intervallando i singhiozzi ai colpi di tosse.
Subito i figli si apprestarono a soccorrerla, mettendola a sedere sul divano e portandole dell'acqua.
''Mi dispiace mamma, non avresti dovuto sentire queste cose.'' Sussurrò la figlia, massaggiandole la schiena con movimenti circolari.
L'altro borbotto qualche bestemmia, accasciato sul divano con la faccia incastonata tra le sue mani.
''È colpa mia se hai dovuto fare tutti questi sacrifici... mi dispiace.'' Tossì la donna, stringendo con le dita ossute e tremanti il bicchiere d'acqua.
La ragazza scosse la testa.
"Va tutto bene, l'ho fatto perchè era necessario e comunque è sempre stata una mia decisione, nessuno mi ha obbligata.'' Cercò di tranquillizzarla, senza troppi risultati.
''La mancanza di denaro ti ha costretta, (T/N), non avevi altra scelta.'' Ribattè la madre, singhiozzando.
''Non ti preoccupare mamma, risolverò tutto.
I soldi arriveranno presto.'' Disse, con convinzione, assottigliando gli occhi e fissando un punto indefinito nella stanza.
Gli occhi della donna si puntarono su di lei, facendola girare di scatto.
Quello sguardo, quel dannato sguardo lo conosceva bene e lo odiava.
Era uno sguardo triste, malinconico e lei sapeva bene che parole lo accompagnavano.
''Sei proprio uguale a tuo padre.'' Dissero le due in coro.
(T/N) sospirò, scuotendo il capo.
Sua madre glielo diceva spesso.
Sapeva poco nulla sul conto di suo padre e sinceramente le andava bene così: non voleva saperne nulla di una persona che aveva abbandonato una donna incinta.
Le era stato raccontato che era un uomo molto rigido, silenzioso e soprattutto molto attaccato ai soldi anzi, per lui, erano una vera e propria ossessione, probabilmente questa caratteristica li accomunava.
Anche lei stava passando la sua vita a lavorare per fare soldi, però, per un motivo ben diverso da quello che portava suo padre a farli, ossia la costante paura di rimanere al verde.
Lei al verde lo era sempre stata, se voleva fare soldi, se erano il suo chiodo fisso, era perchè voleva risollevarsi, risollevare la sua famiglia.
Il tossicchiare di sua madre la fece tornare con i piedi a terra.
''Hidan smettila di farti i fatti di tua sorella e inizia a comportarti da uomo, quale sei.'' Iniziò a parlare la signora (T/C), voltandosi verso il secondo genito che borbottò di nuovo qualche inulto e fece una smorfia di dissenso.
''E (T/N), tu... non fare mai qualcosa che ti possa far sentire umiliata.
Non importa quanti soldi ti offriranno, nulla ha importanza se non stai bene con te stessa.'' Si rivolse poi alla maggiore, stringendole una mano e guardandola negli occhi piena di dispiacere.
La ragazza si sentì il cuore in gola; annuì, abbracciando la madre tremante.
''Oi! Dannazione, mi state soffocando.'' Si lamentò il ragazzo che venne coinvolto a seguire nell'abbraccio di famiglia a cui si dovette abbandonare.
''E, comunque, scoprirò in che razza di casino ti sei cacciata, (T/N)." La puntò con un dito Hidan, assottigliando lo sguardo verso di lei.
''Se scopro che hai un inciucio con un settantenne sdentato, giuro su Jashin che lo imbottisco di viagra fino a quando non gli esploderà l'uccello!" Aggiunse, scattando in pieni urlando e alzando le braccia al cielo, prima di rimettersi il cappuccio in testa e sparire velocemente nel corridoio.
Le due donne di casa si lanciarono uno sguardo confuso, lasciandosi scappare un sorriso.
Hidan era un caso umano, un vero e proprio danno, per quanto potesse essere esilarante con le sue uscite, non era da prendere sottogamba: avrebbe potuto commettere davvero qualche sciocchezza.
Il telefono di (T/N) suonò, facendola svegliare prima del dovuto.
Allungò il braccio verso il comodino andando a recuperare l'oggetto.
Se lo portò davanti al viso per vedere chi avesse disturbato il suo sonno.
Era Sasuke, le aveva mandato un messaggio per dirle che voleva vederla.
La ragazza sospirò, rigirandosi nel letto.
Non aveva per niente voglia di vedere Sasuke, ne di fare nessun teatrino, in più doveva andare a lavoro quella mattina, non aveva ne voglia ne tempo da dedicargli.
Dopo le discussioni della sera prima era andata a letto turbata e un poco in colpa per aver detto alcune cattiverie pesanti al fratello; non era del migliore degli umori per fare certe cose e poi li sapeva bene i suoi turni di lavoro al minimarket.
Lui le aveva detto che, con i soldi che le avrebbe dato, non avrebbe più avuto bisogno di fare altri lavori però, lei, aveva continuato lo stesso.
Le serviva una copertura con il fratello che sapeva la teneva d'occhio.
Se non fosse andata più a lavorare in quel posto si sarebbe insospettito ancor di più.
Avrebbe potuto dirgli di no, infondo sarebbe stata la prima volta, non si sarebbe dovuto arrabbiare.
Sbuffò di nuovo, passandosi una mano sugli occhi appiccicaticci, lasciando perdere il messaggio e tornando a sonnecchiare.
Al diavolo: se l'Uchiha si fosse arrabbiato avrebbe preso un paio di sculacciate la volta successiva e non l'avrebbe fatta venire di nuovo, non era nulla che non potesse sopportare.
Non aveva avuto tanti ragazzi nella sua vita, anzi, in realtà ne aveva avuto solo uno con cui ci era stata per un annetto circa, dopo di lui non aveva più avuto rapporti con nessun altro ragazzo.
Kiba era stato l'unico che le avesse mai sollevato un poco l'umore e la avesse distratta da quella che era la sua sfiancante vita.
Era un bravo ragazzo, simpatico, gentile, disponibile ma anche davvero, troppo, arrapato.
Se i suoi amici lo chiamavano, scherzosamente, ''cane da riproduzione'' un motivo c'era.
Non era pervertito, era semplicemente voglioso.
Con lui aveva provato un po' di tutto, per diverimento, se Sasuke pensava di poterla spaventare con chissà quale pratica erotica si sbagliava di grosso.
Era stato un peccato che la loro relazione fosse finita così presto, di motivi ce ne erano stati molti.
Il primo era Hidan: non aveva mai sopportato il ragazzo, in realtà non sopportava nessun esssere maschile che si avvicinava alla sorella.
Più volte si erano presi a parole, più volte l'albino lo aveva definito ''cane pulcioso assetato di vagina''.
Il secondo problema era che (T/N) non era mai stata davvero innamorata di lui.
Gli voleva un gran bene, questo era certo, ma non aveva mai provato amore nei suoi confronti ed era sicura che nemmeno lui provasse quel sentimento così forte per lei.
Poi, nell'ultimo periodo di relazione si erano visti ben poco.
Lei aveva lavorato come una matta e non aveva avuto tempo per dedicarsi a qualcun altro che non fosse la sua famiglia e questo aveva fatto sgretolare del tutto il loro rapporto.
Si erano lasciati pacificamente, in comune accordo, ma con un grande dispiacere da parte di entrambi.
Alla fine (T/N) non era mai stata molto fortunata per quanto riguardava le relazione con le altre persone, altra ''qualità'' che sembrava aver aquisito dal padre burbero.
Era difficile che si trovasse bene con qualcuno, ma la sua infinitesimale pazienza la aiutava spesso.
Solo suo fratello, per il momento, sembrava essere in grado di fargli perdere le staffe del tutto.
Anche Sasuke era arrivato quasi al punto di farla arrivare al limite di sopportazione, ma in altri ambiti.
(T/N) era andata a lavorare, dopo aver sonnecchiato per un'altra oretta.
Il suo umore era migliorato, ma non era comunque dei migliori.
Non era nemmeno riuscita a resistere al rispondere male a un paio di clienti scortesi e fastidiosi che le avevano complicato il lavoro.
Per l'ennesima volta durante la mattinata la porta scorrevole si aprì e si richiuse pochi istanti dopo.
(T/N) sospirò, mentre leggeva con attenzione un libro.
Voleva riscriversi in università e continuare gli studi, se avesse continuato a lavorare per Sasuke avrebbe potuto permettersi di pagarsi le spese universitarie tranquillamente.
Aveva iniziato a ripassare ciò che aveva appreso l'anno prima, tenendo la mente allenata nello studio.
Dei passi la fecero tornare alla realtà.
Richiuse il libro ed emise un sospiro, andando poi a fare il suo lavoro.
''Buongiorno.'' Borbottò svogliatamente.
Non guardò nemmeno in faccia il cliente, si limitò a passare gli oggetti, o meglio l'oggetto, sullo scansore elettronico della cassa.
Inarcò un sopracciglio quando si accorse di avere tra le mani un lubrificante.
Era raro che qualcuno acquistasse qualcosa di simile, solitamente la gente si vergognava di farsi vedere alle casse con preservativi e lubrificanti.
''Sono-" Iniziò a dire, fermandosi alla prima parola, alzando lo sguardo verso il cliente.
Sasuke la stava guardando con le braccia incrociate in malomodo.
''Non hai risposto al mio messaggio.'' Le fece notare, ancor prima che lei potesse dire qualcosa, aguzzando lo sguardo.
La ragazza emise un sospiro, ricomponendosi.
''Lo sai che lavoro oggi.'' Rispose, tranquillamente.
Quando erano fuori dal contesto di lavoro, (T/N) si permetteva tranquillamente di dargli del tu e di chiamarlo per nome.
Ciò non succedeva spesso, ma a Sasuke sembrava non dare particolarmente fastidio, in fondo avevano appena qualche anno di differenza.
''Avremmo fatto in tempo prima dell'inizio del tuo turno.'' Ribattè lui, continuando a guardarla fissa negli occhi.
Sembrava piuttosto arrabbiato, teso e (T/N) era sicura che non fosse solo per colpa sua, anche se, se era venuto fino al minimarket, doveva essere piuttosto urgente il suo bisogno di vederla.
Era meglio che si scusasse e gli dicesse la verità, almeno si sarebbe risparmiata qualche seccatura.
''E va bene, non mi andava. Oggi non è giornata.'' Disse semplicemente, guardandosi in giro e controllando il resto dei clienti.
L'Uchiha inarcò un sopracciglio, stizzito.
''Non ti andava.'' Ripetè, retorico.
La ragazza gli puntò gli occhi addosso, iniziando a innervosirsi.
''Non penso avrei finto molto bene e non penso tu avresti gradito.
Perciò, ho fatto bene a non venire.'' Disse, prima di dirgli il prezzo del lubrificante.
L'Uchiha estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, poggiando sul banco una banconota di grande taglio.
''Tu non sei pagata per pensare, devi solo fare quello che ti dico.
Anche la mia è una pessima giornata.
Sappi che non sarò clemente.'' Sibilò il corvino, afferrando il tubetto cilindrico e indicando la ragazza con esso.
''Tieni pure il resto.'' Disse, prima di andarsene.
(T/N) schioccò la lingua sul palato, afferrando la banconota e ritirandola nel cassetto con rabbia.
Quel dannato riccone, così altezzoso.
Chissà che gran brutta giornata doveva aver avuto nel suo lussuoso appartamento all'ultimo piano.
Probabilmente il caffè che aveva bevuto a colazione gli era andato di traverso.
Scosse la testa, cercando di scacciare la rabbia e di non pensare per quale motivo avesse comprato quel lubrificante Sasuke.
Il giorno seguente Sasuke si fece di nuovo sentire.
Questa volta, (T/N), non potè declinare l'offerta anche perchè, l'Uchiha, si era praticamente presentato sotto casa sua ad aspettarla, con la sua grande e costosa auto.
Una mossa azzardata: lui rischiava di finire sui giornali sommerso di domande sul perchè si trovasse in uno dei quartieri più poveri di Konoha e lei avrebbe rischiato di farsi scoprire dalla sua famiglia, soprattutto da suo fratello.
Sapeva che Hidan aveva disseminato tutti i suoi amici in giro per la zona per tenerla d'occhio, manco fossero degli agenti segreti.
Il viaggio in macchina con Sasuke fu uno strazio.
Nessuno dei due aveva fiatato, il silenzio aveva regnato sovrano.
Una cosa più che normale, visti i loro caratteri poco propensi alla conversazione, se non fosse stato che aleggiava tensione e nervosismo in quella auto.
(T/N) aveva guardato di sottecchi Sasuke, sapendo che c'era qualcosa che non andava, come lo aveva capito il giorno prima.
Ormai aveva imparato a conoscerlo e quando il suo corpo era così rigido e i suoi occhi rimanevano fissi in un punto, senza mai muoversi, voleva dire che era turbato.
Tutta questa sua voglia di vederla voleva dire solo una cosa: doveva sfogarsi.
(T/N) sospirò: era meglio che si preparasse psicologicamente: quel giorno Sasuke le avrebbe fatto sudare l'orgasmo, l'avrebbe fatta pregare in ginocchio.
Guardò fuori dal finestrino: la strada per andare agli appartamenti di Sasuke la conosceva ormai a memoria.
La prima volta che aveva messo piede in casa sua era rimasta a bocca aperta.
L'appartamento era all'ultimo piano di un grande palazzo, abitato da tutti componenti della famiglia Uchiha.
In quella casa c'erano tantissime stanze, (T/N) si era chiesta come facessr l'Uchiha a non perdersi dentro a quel labirinto di mattoni.
Non aveva mai sbiriciato dietro alle porte chiuse di casa Uchiha, le uniche stanze in cui aveva messo piede erano la camera da letto, l'ufficio e il bagno senza contare il salotto e la cucina che erano degli spazi non divisi da una porta.
Avevano fatto sesso in tutti quegli ambienti a seconda delle decisioni all'uomo.
Era stato divertente, aveva fatto delle belle esperienze, uniche ogni volta.
Chissà quel giorno dove l'avrebbero fatto.
A giudicare dell'umore di Sasuke si era persino aspettata di essere scopata direttamente in macchina, ciò non era accaduto, perciò poteva supporre la stanza più vicina alla porta di ingresso.
Poco importava dove, tanto sapeva che quella volta sarebbe stata un inferno sopportarlo.
Parcheggiata la macchina nello spazioso garage sotterraneo, avevano preso l'ascensore che li aveva portati all'ultimo piano, dove abitava Sasuke.
Anche quel breve spostamento era stato fatto nel rigoroso silenzio, non si erano nemmeno guardati in faccia.
L'atmosfera era sempre più tesa e (T/N) si domandò se non fosse il caso di chiedergli se andasse tutto bene.
Non era un suo dovere interessarsi alla sua persona, al suo lavoro o alla sua vita privata, però le sembrava carino a livello umano.
''Va tutto bene?'' Si decise alla fine a chiedere, facendo i primi passi nell'appartamento del corvino che non si degnò a rispondere.
La ragazza tirò le labbra e lo seguì.
''Ti vedo un po'-"
''Sharingan." La interruppe, lanciandole un'occhiata dura, intimandole di fare silenzio.
Dicendo quella parola, aveva dato l'inizio al suo gioco e lei non poteva più azzardarsi a prendere parola o qualsiasi altra iniziativa senza che lui le desse il permesso.
(T/N) richiuse la bocca, abbassando lo sguardo sul pavimento in legno, di chissà quale pregio, aspettando i prossimi movimenti dell'altro.
''Oggi ti farò vedere qualcosa di nuovo.'' Le disse, facendo di nuovo strada nel lungo corridoio, sorpassando alcune stanze chiuse.
Si fermò, poi, davanti a una porta, all'apparenza uguale alle altre.
Sasuke estrasse un mazzo di chiavi dalla giacca, andando a infilare nella toppa quella corrispondente alla porta.
Dopo un paio di scatti la serratura si aprì.
Lentamente aprì la porta, abbassando la maniglia d'orata.
''Questa è la mia stanza dei giochi.'' Asserì, con aria solenne, una volta che l'interno della stanza fu visibile.
(T/N) diede un'occhiata da fuori, notando che la stanza era completamente arredata e dipinta di rosso.
Quando Sasuke le fece cenno di entrare con gli occhi, fece qualche passo al suo interno, rimanendo piuttosto sorpresa.
Guardandosi in torno aveva potuto scorgere diversi attrezzi che sembravano uscita da un film risalente al medioevo, sembravano strumenti di tortura.
Fruste, vibratori, manette, bavagli, erano appesi o disposti in un ordine meticoloso sugli scaffali e all'interno di vetrinette.
Un grande letto a baldacchino, era poato al centro della stanza, rivestito con delle lenzuola rosse.
Che cosa poteva dire la ragazza? Nulla, se non che l'Uchiha avesse più feticismi e fantasie sessuali di quanto lei credesse.
La porta che si chiuse con uno scatto la fece sobbalzare.
Sasuke aveva fatto a sua volta un giro intorno, guardando la collezioni di strumenti che non usava molto spesso.
Era raro che le ragazze che portava in quella stanza durassero abbastanza.
La maggior parte si arrendeva ancor prima che potesse iniziare a divertirsi seriamente.
''Bene, (T/N)." Sibilò, passando la mano sulla testiera del letto.
''Quest'oggi faremo qualcosa di diverso da solito.'' Le disse, poi, avvicinandosi a lei e prendendole il mento tra le dita.
I loro visi erano vicini, quasi le loro bocche si stavano per scontrare, i loro respiri si mischiarono per un istante, maa le loro labbra non si incontrarono mai.
Era una delle regole di Sasuke: niente baci.
(T/N) non capiva il motivo per cui avesse imposto una regola così sciocca.
Lei faceva sesso solo con lui, non era una puttana che prendeva in bocca il pene di qualsiasi uomo e, in più, credeva che i baci e il contatto fisico reciproco, rendesse il sesso molto più bello.
Sasuke non voleva essere assolutamente toccato se non in caso strettamente necessaro quale l'equilibro.
Il sesso che faceva con Sasuke era freddo e privo di qualsiasi emozione.
Non che le importasse, se a lui andava bene così andava bene anche a lei, però continuava a trovarlo piuttosto triste e poco coinvolgente.
''Togliti i vestiti.'' Fu il suo primo ordine, mentre lui si scioglieva il nodo alla cravatta, allentandolo fino a disfarlo del tutto.
(T/N) obbedì, rimanendo in biancheria intima.
La cravatta, insieme alla giacca, venne abbandonata su una poltrona.
Sasuke si avvicinò di nuovo a lei, girandole intorno e osservandola attentamente.
Sembrava fosse più tranquillo di qualche momento prima, constatò la ragazza, seguendo i suoi movimenti.
Il corvino si fermò alle sue spalle, andando a sfiorarle le spalle nude con le dita.
Un brivido percorse la sua schiena facendole venire la pelle d'oca.
Le mani di Sasuke si mossero lungo le sue braccia, risalendo verso l'alto una volta che ebbero percorso l'intera lunghezza.
Altri brividi la fecero sussultare.
Le slacciò il reggiseno, facendolo scivolare a terra.
Di nuovo le sue mani andarono a viaggiare sul corpo della ragazza che tentava di rimanere immobile e di regolarizzare meglio che poteva il respiro.
Una mano di Sasuke andò a cingerle la vita, muovendosi sul suo ventre con leggerezza, mentre l'altra percorreva la schiena.
''Questo profumo assolutamete ti dona.'' Lo sentì sussurrare al suo orecchio, fin troppo vicino.
Deglutì, iniziando ad agitarsi e sentirsi riscaldare ovunque.
''Oggi sei libera di lasciarti andare completamente.'' La tranquillizzò, spostando una mano sul suo seno e iniziando a giocarci, massaggiandolo con le dita.
Quella frase la fece sentire meglio, rilassò le spalle e fece un grosso respiro.
Era strano che le avesse concesso una cosa simile, voleva dire che aveva in serbo qualcosa di molto speciale per lei.
Le mani fredde di Sasuke abbandonarono il suo corpo caldo e dei passi alle sue spalle le fecero capire che si era spostato.
Lei non si mosse, rimanendo immobile, in piedi al centro della stanza.
Poco dopo lo sentì tornare vicino a lei.
Una mano le scivolò tra le gambe, facendogliele divaricare un poco.
Le dita pallide e affusolate andarono a giocherellare con i bordi delle sue mutande, abbandandoli poco dopo per risalire al suo addome.
(T/N) venne spinta indietro contro il corpo di Sasuke che la tenne stretta contro di sè.
Quel contatto fisico improvviso la fece sbigottire un istante: era strano.
Cercò di rimanere ferma contro il suo petto, nonostante l'erezione di Sasuke contro il suo sedere le intimasse di sfregarsi di più contro di lui.
La (mora/bionda/rossa...) fece appena in tempo a sentire un leggero ronzio, poi i suoi sensi si offuscarono completamente.
Spalancò occhi e bocca, mentre le gambe le diventavano molli.
A sorreggere il suo corpo scosso dai tremiti ci pensò Sasuke che con un ghigno sul viso aveva infilato tra le gambe della ragazza un vibratore piuttosto potente andandole a stimolare il clitoride.
Una vibrazione intensa le stava facendo smuovere ogni cellula del corpo.
Una serie di gemiti sconnessi le uscirono dalle labbra mentre tentava di non abbandsonarsi a terra.
Sasuke mosse l'oggetto avanti e indietro, regolandone l'angolazione.
Se avesse continuato ancora sarebbe venuta nel giro di pochi minuti, ma lei questo sapeva bene che non sarebbe mai successo, sarebbe stato troppo facile.
Poco dopo, di fatti, l'Uchiha spense l'oggetto, togliendolo dalle gambe di (T/N) che gemette in disaccordo.
La mano che le stringeva la vita discese tra le sue mutande, verso la sua intimità.
Le dita del ragazzo andarono a constatare lo stato di umidità della compagna.
Lo sentì sospirare contro il suo orecchio, nonostante il suo fiatone fosse pesante e copriva persino i battiti del suo cuore.
Era palesemente eccitato, ma non demordeva a volerla sfinire prima di avere anche lui dell'appagamento fisico.
La lasciò libera dalla sua morsa, girandole di nuovo in torno.
Posizionatosi davanti a lei la guardò negli occhi che erano lucidi e dilatati, pieni di desiderio.
Di nuovo le sue labbra si tirarono in un ghigno appena accennato.
''Vieni, andiamo sul letto.'' Le disse, facendole cenno di raggiungerlo.
Lo seguì, aspettando indicazioni su come si sarebbe dovuta sistemare.
Si sdraiò a pancia in su, tenendo le braccia allungate sopra alla testa.
Poco dopo si sentì i polsi stretti in due morse: l'aveva ammanettata.
Lo guardò negli occhi, apparentemente uguali al solito, senza emozioni e freddi, ma c'era qualcosa che non andava, se lo sentiva.
Tutto ciò che lo stava frustrando sarebbe uscito e si sarebbe riversato in lei.
Di nuovo le dita di Sasuke andarono a esplorarle il corpo facendola rabbrividire di nuovo.
Sasuke si era portato appresso l'oggetto vibrante, segno che aveva intenzione di usarlo di nuovo.
Era davvero una tortura sentirsi vicina all'orgasmo, ma non poter venire.
Ed ecco che l'Uchiha riaccesse il marchingegno, andando a stimolarla di nuovo.
Uno spasmo le fece muovere gambe e braccia, inarcò la schiena e inclinò la testa all'indietro, sul cuscino, chiudendo gli occhi.
Gemette, sempre più accaldata, sotto gli occhi vaqui del corvino che compostamente la guardava contorcersi dal piacere.
Allontanò il vibratore, lo riavvicinò, lo riallontanò di nuovo, per poi riavvicinarlo.
Voleva farla andare fuori di testa torturandola così lentamente.
Poi lo spense di nuovo, abbandonandolo sul letto.
''Mi ero dimenticato di doverti punire per il tuo comportamento scorretto dell'altro giorno.'' Asserì, alzandosi dal letto e camminando verso uno dei mobili.
(T/N) respirò velocemente, voltando il capo in sua direzione per cercare di capire che cosa stesse prendendo.
Quindi non era quella la punizione per non avergli risposto l'altro giorno?
Che cosa voleva farle?
Sasuke fece vagare gli occhi all'interno della vetrinetta, afferrando poi decisione un frustino di quelli più spessi in esposizione.
Lo piegò e se lo rigirò tra le mani, riavvicianandosi con lentezza al letto.
(T/N) guardò l'oggetto di pelle che teneva tra le mani, sentendo già il sedere bruciare ancor prima di essere colpita.
L'Uchiha voleva andarci giù pesante.
''Girati.'' Le ordinò, indicandola con l'oggetto, osservando i movimenti lenti della giovane che dovette intrecciare tra di loro le braccia per riuscire a voltarsi e mettersi con il sedere all'aria.
La mano libera di Sasuke andò ad afferrare con forza una natica, tastandone la sodezza.
Ben presto quelle belle chiappe si sarebbero riempite di segni rossastri.
''Bene (T/N). Inizia a contare.'' Le disse, stringendo le dita intorno al manico del frustino.
La ragazza deglutì, cercando di non agitarsi, stringendo gli occhi e aspettando il colpo.
''Uno!" Contò, riuscendo a non emettere alcun gemito, stringendo ancor di più gli occhi.
''Due!" Un'altra frustata, di nuovo si trattenne.
''T-tre!'' Iniziava a vacillare, il bruciore si estendeva su tutta la natica.
''Qua-ttro!" Alzò la voce, sentendosi il respiro pesante e gli occhi pizzicare.
Faceva male, faceva male più di quanto si ers aspettata.
Sasuke continuò a intervalli regolari a martoriarla, con gli occhi persi nel vuoto.
Nono stava minimamente dando peso a ciò che stava facendo, la sua mano si muoveva da sola, seguendo il ritmo che le aveva imposto.
''Ah! Dieci.'' Sussurrò, dopo l'ennesima frustata.
Si sentiva la natica pulsare e bruciare dal dolore, sicuramente si doveva essere arrossata parecchio.
Il respiro era pesante e non riusciva più a rimanere in quella posizione scomoda.
Pigolò, afferrando le lenzuola tra le dita e sperando che quel sadico avesse finito di farle male.
Di nuovo la mano fredda di Sasuke la fece sobbalzare.
D'apprima una sensazione di fresco la pervase, ma presto il bruciore aumentò.
''Sei la prima che ha resistito così tanto, sapevo che tu eri diversa.'' Disse l'uomo a bassa voce, spostando la mano verso le sue mutande che sollevò con un dito, infilandosi dentro esse.
''Tu si che sai compiacermi a dovere e mi dai soddisfazioni.'' Continuò, lasciando scivolare un dito nella sua apertura e muovendolo lentamente.
La ragazza strinse i denti, spingendo il bacino più indietro.
Non sapeva come poteva essere ancora tanto eccitata dopo essere stata frustata così tante volte, eppure il suo corpo non voleva rinunciare a un po' di piacere.
''Mh...'' Lo sentì borbottare, mentre muoveva il dito avanti e indietro, con la sua solità calma e compostezza.
''Non hai ancora parlato da quando siamo entrati qui dentro.
Dimmi (T/N): come ti senti?'' Chiese, fermando i movimenti della sua mano e andando a sollevare ancor più le mutande della ragazza, spostandole a lato per essere più agevolato nei movimenti.
''B-bene, Signor Uchiha.'' Rispose nell'immediato, cercando di essere il più ferma possibile.
''Bene, eh?'' Ripetè lui, sfregando il pollice sul clitoride pulsante.
''Io invece non sto per nulla bene.'' Il suo tono di voce, nonostante fosse calmo, aveva delle sfumature diverse.
(T/N) percepì benissimo la rabbia tentare di nasconersi tra la sua falsa tranquillità.
Schiuse le labbra, volendo domandargli il perchè, per sapere che cosa lo affliggesse, ma si ricordò di non poterlo fare senza il suo permesso.
L'Uchiha emise un sospiro sconsolato, alzando lo sguardo al soffitto scuro, per poi andare a sfilare il dito dalla femminilità della ragazza e iniziare a spogliarsi a sua volta.
Si tolse la camicia, abbandonandola a lato del letto, lasciando libero il fisico asciutto e definito.
Si abbassò poi i pantaloni quanto bastava per permettere al suo membro di svettare fuori da essi e si avvicinò al corpo della giovane, sovrapponendosi a lei.
''Sai che cosa odio della mia vita?'' Sibilò al suo orecchio, mentre sfiorava la sua entrata con il suo membro.
La ragazza aprì gli occhi di scatto, corruciando la fronte e voltandosi appena per vedere il suo profilo.
''Il fatto che chiunque, apparte me, possa decidere che cosa farne.'' Disse, entrando con un colpo di reni in lei, che strinse i denti e sopprimette un gemito non sapendo se si piacere o di dolore.
Sentì il sospiro di Sasuke solleticarle il collo.
''Ti rendi conto che a trent'anni devo dipendere ancora da mio padre.'' Lo sentì ringhiare rocamente, mentre iniziava a spingere con forza dentro di lei.
I suoi movimenti erano bruschi e sconnessi, non c'era armonia e precisione in quello che stava facendo; quello non era il solito Sasuke Uchiha.
Il suo viso sfregava ad ogni spinta contro il tessuto liscio delle lenzuola.
Il peso di Sasuke iniziava a gravare sulla sua schiena e le gambe le facevano male.
''S-sas-" Tacque, decidendo di resistere, di fare il suo lavoro in silenzio.
Era sopportabile, ce l'avrebbe fatta, doveva solo stare calma.
Infondo Sasuke non voleva farle del male di proposito, non ce l'aveva con lei.
''Non sai quanto sia difficile la mia vita.'' Ringhiò, cingendole il bacino con un braccio per tenerla più salda a sè.
A quelle parole (T/N) arcuò un sopracciglio.
La sua vita difficile? Che cosa ne poteva sapere un riccone come lui di cosa volesse dire avere una vita difficile.
Quelle parole l'avevano fatta innervosire.
''Odio la mia famiglia.''
Le spinte si facevano sempre più intense e veloci, ma non erano per nulla calibrate e piacevoli.
Non era per nulla sollecitata da quelle spinte rudi e rabbiose, un po' come le sue parole che stavano rendendo il tutto ancor meno sopportabile.
Sasuke si infossò nell'incavo del suo collo, stringendo gli occhi e i denti, aspirando a pieni polmoni il profumo che lui aveva scelto per lei.
Le uniche decisioni che poteva prendere erano così futili.
''Deve essere bello non essere ricchi e famosi, senza nessuna pressione e preoccupazione.'' Lo sentì grugnire contrò di sè.
Strattonò le manette; quello che stava dicendo non aveva il minimo senso, stava delirando, non aveva ieda di auello che stava sputando fuori con tanta rabbia.
''Ti avevo detto di non trattenerti. Perchè non ti sento gemere?" Le domandò, poi, tirandosi un poco su per guardarla in viso.
L'espressione che trovò sul suo volto era tutto il contrario di ciò che si sarebbe aspettato.
(T/N) aveva gli occhi socchiusi e le labbra serrate, in una linea dritta.
Il respiro era pesante, non più per la fatica, ma bensì per la rabbia.
''Oh, capisco. Ci sto andando troppo piano." Asserì, tirandosi dritto e posizionandosi dietro di lei, afferandola per i fianchi saldamente.
Iniziò a dare colpi di bacino mirati, spingendosi avanti e indietro con velocità.
La ragazza vacillò per un istante, sentendosi il bassoventre far male.
Dall'essere completamente eccitata e bagnata era passata all'essere completamente incazzata e arida.
Il continuo penetrarla in maniera così violenta e rude iniziava a darle fastidio.
Si sentiva trattata davvero come una puttana che serviva solo per alleggerirsi il corpo.
O forse lo era davvero e non se ne rendeva conto?
Era la prima volta che veniva trattata tanto male.
Quello non era più un gioco era diventato un atto sessuale crudo, senza alcun coinvolgimento ne divertimento.
''Sas-uke, basta.'' Lo chiamò, cercando di voltare la testa un poco per guardarlo in faccia.
L'Uchiha non sembrò ascoltarla.
L'attrito tra i loro due apparati iniziava a essere doloroso e il suo corpo in quella posizione le faceva davvero male.
''Sasuke mi fai male!" Alzò il tono della voce, strattonando le manette che emisero un rumore metallico al movimento brusco.
Più Sasuke continuava più il dolore diventata forte.
''S-asuke! Sasuke!'' Le sue urla diventarono più forti, quasi sisperate.
Non le stava bene tutto questo, non voleva essere trattata in quel modo.
Se avesse voluto essere scopata come una vile prostituta non avrebbe accettato la sua richiesta.
''Sharingan!" Urlò di nuovo.
Il corvino si fermò, posando finalmente lo sguardo su di lei.
Quella parola dava inizio o mettev fine a ogni cosa.
Anche a lei era concessa usarla, nel momento in cui non si sentiva in grado di sopportare più.
Gli occhi di (T/N) erano pieni di paura e rabbia.
''Toglimi queste cazzo di manette!" Quasi singhiozzò, appoggiando la fronte sul materasso e facendo un grosso respiro.
L'Uchiha uscì da lei con lentezza, riacquistata una calma apparente.
Scese dal letto e prese le chiavi dal comodino andando a liberarle i polsi.
(T/N) non potè risparmiarsi uno schiaffo.
L'aveva delusa, le faceva schifo.
Il ciuffo di capelli neri che ricadeva davanti all'occhio di Sasuke si mosse appena quando la mano di (T/N) gli colpì il volto.
Scattò in piedi, ignorando il dolore a tutto il corpo, andando a raccattare le sue cose.
Non lo voleva più vedere.
Ciò che le aveva fatto, ciò che si era permesso di dire l'aveva ferita nel profondo.
Poteva essere arrabbiato quanto voleva con la sua famiglia, ma non poteva permettersi di sparare sentenze simili se non sapeva che cosa davvero volesse dire vivere senza un soldo e poter contare solo sulle persone care.
''Si può sapere che cosa ti è preso?" Le domandò lui, con calma, passandosi una mano nivea sulla guancia arrossata.
La (mora/bionda/rossa...) si voltò di scatto verso di lui.
''Questo dovrei chiederlo io a te, dannazione!
Mi hai fatto male Sasuke! Mi hai fatto davvero male! Non stavi più giocando!" Urlò, rivestendosi velocemente, senza perderlo mai di vista.
''E quello che hai detto... Non puoi... Non hai nessun diritto di dire qualcosa di simile!
T-tu non ne sai nulla!" Strinse i pugni lungo i fianchi mentre si sentiva mancare l'aria.
''La tua vita fa schifo, eh? E io cosa dovrei dire? Cristo, non ha nemmeno senso che mi metta a discutere e arrabbiarmi con uno come te...'' Scosse la testa, l'unica cosa che doveva fare era andarsene e non avere più a che fare con lui.
Avrebbe seguito il consiglio della madre: non avrebbe fatto nulla che l'avrebbe fatta sentire umiliata.
Una volta sola le era bastata, non voleva che nulla del genere si ripetesse.
''Addio, Sasuke Uchiha.''
[12540 parole] - 8 Settembre 2018
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