Madara
(TW: rapporti sessuali consenzienti tra minorenne e maggiorenne)
Da quando il clan Uchiha e il clan Senju avevano stipulato un patto di pace, mettendo fine ai continui scontri che nel corso degli anni avevano portato migliaia di vittime, era tutto troppo tranquillo.
Konoha, il Villaggio della Foglia, era stata fondata e aveva a capo un Senju: Hashirama Senju, era stato proclamato Hokage, capovillaggio, promettendo di portare pace e di mantenerla.
Quale affronto era stato per Madara Uchiha essere sottomesso alla volontà del suo acerrimo rivale, per rispettare il volere del suo clan che, stanco delle guerre e delle perdite, aveva accettato con piacere la tregua tra le due più grandi tribù di Ninja nella Nazione del Fuoco.
Adesso che la situazione si era stabilizzata all'interno della cittadina, tutti si stavano concentrando a cercare di mantenere un clima pacifico e di portare, la dove non ci fosse, la pace.
Per quanto il capoclan degli Uchiha non accettasse che l'amico di infanzia fosse al potere, doveva ammettere che stava facendo un buon lavoro e lui, a sua volta, non voleva essere da meno: ne andava dell'onore del suo cognome e del ricordo di suo fratello, deceduto per il bene del clan; non avrebbe mai accettato di essere inferiore ad un Senju, in qualunque occasione.
In qualche modo, sfruttando l'amicizia con Hashirama, era sempre a conoscenza delle questioni che riguardavano il villaggio, l'altro, dal canto suo, era ben contento di poter contare sull'aiuto del suo amico burbero, sapendo che anche per lui la pace era importante.
Madara diceva sempre la sua e spesso la sua opione andava contro quella dell'Hokage: i due per questo finivano spesso a litigare come bambini, senza raggiungere mai un accordo.
Ma, alla fine, la decisione era pur sempre del capovillaggio, perciò l'Uchiha non aveva poi potuto più di tanto intromettersi negli affari politici di Konoha.
Avrebbe anche potuto convincere Hashirama, argomentando con buone tesi, di agire secondo la sua idea in alcuni casi se non fosse stato per il fratello minore del Senju, che lui disprezzava con tutto sè stesso, Tobirama.
Il Senju, tanto diverso dal primogenito, era una vera spina nel fianco.
Si odiavano a morte, entrambi non si potevano vedere e, ovviamente, nessuno dei due perdeva l'occasione di andare contro l'altro, mettendo ancor più in difficoltà il maggiore, che trovandosi nel mezzo, non poteva far altro che deludere con la sua decisione uno dei due: di solito, la sconfitta spettava all'Uchiha che, irato, minacciava sempre più spesso di morte entrambi.
Madara non voleva essere secondo a nessuno, a nessun Senju, ma soprattutto a Tobirama: una grandissima testa di cazzo, con un razzismo spropositato nei confronti degli Uchiha.
Il corvino sperava, con tutto se stesso, che quel bastardo non ottenesse, dopo il fratello, la nomina di Hokage, altrimenti il clan Uchiha avrebbe fatto una brutta fine.
Accettare di essere capitanati da un Senju era un' ingiuria, ma esserlo da Tobirama era una vera e propria disgrazia.
"Tobirama"
Sentir anche solo pronunciare quel nome lo mandava in bestia.
Sapere, poi, che quell'insulso Senju era in una posizione superiore alla sua gli procurava una grande ferita che si allargava sempre di più nel suo orgoglio.
Madara camminava, a passo spedito, con un'espressione cruce sul volto, verso casa.
Anche questa volta non era riuscito a imporsi su Hashirama che, come sempre, aveva preferito dare retta al fratellino che con un sorrisetto compiaciuto aveva guardato l'Uchiha, vittorioso.
Strinse i pugni lungo i fianchi, ingobbendosi appena: quando si arrabbiava si incurvava sempre e mostrava i denti, assomigliando a un gatto pronto ad attaccare, i capelli crespi, lunghi e neri come la pece lo facevano assomigliare ancora di più ad un gatto randagio.
Una leggera folata di vento gli smosse la chioma, facendogli andare alcuni ciuffi più corti sul il viso pallido e ben delineato; Madara era un bell'uomo, se non fosse stato sempre imbronciato e cupo, avrebbe avuto molto piú fascino.
Gli occhi neri, scuri quanto i capelli, erano grandi e sempre attenti a ciò che li circondava, con una forma felina ed elegante, due grandi borse scure gli gravano sotto di essi rendendo ancor di più la sua figura oscura e paurosa, facendolo sembrar più vecchio di qualche anno.
Madara Uchiha, però, era un bel ragazzo, un uomo ormai a tutti gli effetti, che se avrebbe potuto avere tutte le donne ai suoi piedi, se solo fosse stato in grado di tenere a bada il suo caratteraccio.
Acido, scontroso, permaloso e vendicativo: un connubio di "qualità" che lo rendevano a dir poco inavvicinabile.
Ovviamente, lui, pieno di sè, non si descriveva affatto con quegli aggettivi, dava la colpa del suo malumore costante al Senju.
"Ti umilierò talmente tanto, prima o poi, che ti pentirai di essere nato." Pensò, digrignando i denti rabbioso, focalizzando il viso di Tobiramana nella mente.
I suoi pensieri di vendetta vennero interrotti da delle urla acute che provenivano da non molto lontano.
Tese un orecchio, guardandosi in giro attentamente, sperando di riuscire a localizzare il punto da cui giungevano quei lamenti.
Un altro urlo gli fece finalmente capire da che parte dovesse dirigersi.
Non che gli importassero i problemi degli altri, ma siccome si trovava nelle prossimità del distretto degli Uchiha, come capoclan, doveva accertarsi di mantenere l'ordine.
Di nuovo si diede un'occhiata in giro, arrivato in uno dei campi di addestramento a cui era vicino, intravedendo finalmente il problema.
Si avvicinò sempre di più, riuscendo a distinguere le parole, per lo più insulti, che i due soggetti si stavano urlando.
"Lasciami subito andare, puttana!" Sentì inveire, con rabbia.
Un gemito strozzato di dolore seguì la frase.
"Ripetilo se hai il coraggio.
Dai, così ti rompo anche l'altro braccio e non ti potrai più fare le seghe." Rispose, una voce femminile, con tono deciso e una punta di ironia.
Madara scosse la testa e roteò gli occhi: si trattava solo di una stupida rissa tra ragazzini.
Oltretutto uno dei due era una giovane ragazza e stava sottomettendo per bene l'altro.
"Bhe, Uchiha? Non parli più?
Perchè non mi fai cadere in qualche illusione con il tuo potente Sharingan, visto che con il corpo a corpo fai pena?
Ah... già, non hai ancora sviluppato la tua abilità oculare, poverino." Parlò di nuovo, la ragazza, mettendosi a ridacchiare, schernendo e continuando a sovrastare l'altro.
Al sentir nominare il suo cognome si irrigidì: un Uchiha che veniva sottomesso in un combattimento, da una donna, per giunta?
Per un attimo fù tentato di lasciare il giovane parente cavarsela da solo, doveva essere davvero un imbranato, se la meritava una bella lezione.
Ma subito cambiò idea, decidendo che essere soccorso dal capoclan, era un'umiliazione ancor maggiore.
"Bhe? Che cosa succede qui?" Tuonò, con la sua voce roca, con le braccia incrociate al petto, guardando dall'alto i due attaccabrighe che alzarono il viso in sua direzione.
Il giovane Uchiha era sdraiato a terra pancia in sotto, con un braccio schiacciato poggiato sulla schiena in una posa innaturale e tenuto fermo dal ginocchio della ragazza, che gli gravava sopra con la su figura, e l'altro tirato verso l'alto.
Il ragazzino deglutì, guardando negli occhi l'uomo, che illuminato dalle spalle dal sole, aveva il viso avvolto nell'ombra.
La ragazza, invece, si limitò a lanciargli un'occhiata irrilevante, senza togliersi dal viso il sorrisetto furbo e compiaciuto che lo irritò.
"M-Madara-sama, i-io..." Balbettò, il ragazzino, tentando di muoversi senza troppi risultati, emmettendo un altro gemito di dolore quando l'altra gli tirò con forza l'arto che stringeva tra le mani.
"Sei ridicolo, senti come balbet-"
"Lascialo andare, ragazzina." La interruppe Madara, assottigliando lo sguardo e puntandole gli occhi addosso.
Lei alzò di nuovo la testa in sua direzione, soffiando su una ciocca di capelli (C/C) che le ricadeva davanti ad un occhio, ricambiando l'occhiata con altrettanta decisione.
Alzò poi le spalle, con uno sbuffo, mollando la presa e alzandosi con un movimento fluido dal corpo malconcio dell'Uchiha che sospirò di solievo, potendo ricominciare a respirare con regolarità.
"Vai a casa e fatti medicare.
Sei proprio una vergogna per il clan." Gli disse il maggiore, davvero deluso e infastidito dalla scena che gli si presentava davanti.
"Muoviti!" Tuonò, vedendo con quanta lentezza il giovane si stesse alzando da terra, con un espressione dolorante.
Subito il suddetto si agitò a quelle parole, scattando in piedi cercando di ignorare il dolore e allontanandosi nell'immediato dal campo, dopo aver ringraziato e salutato il capo con un leggero inchino.
"Ti è andata bene, la prossima volta ti rompo tutte le ossa!" Gli urlò dietro la (mora/bionda/rossa...), togliendosi della terra dal kimono corto, (C/P), che indossava.
Madara la squadrò da testa a piedi con espressione seria, riducendo le labbra in una linea tesa sottilissima.
"La prossima volta quella che tornerà a casa con qualche livido sarai tu." Le disse, inarcando un sopracciglio scuro.
L'interpellata incrociò a sua volta le braccia sotto il seno, ricambiando senza timore il contatto visivo, ignorando il pericolo a cui stava andando in contro sfidandolo.
"È una minaccia? Se non sapete allenare decentemente i vostri figli non lamentatevi se tornano a casa ridotti a un mucchio di ossa rotte." Ribattè, spiccata, lei, sogghignando mentre da lontano riusciva ancora a vedere la sagoma del ragazzo.
"Voi Uchiha fate tanto gli spessi perchè avete lo Sharingan, ma senza quello non valete niente." Continuò, abbassandosi per raccogliere da terra un Kunai abbandonato qualche tempo prima.
Madara fece un grosso respiro cercando di mantenersi calmo: quella ragazzina aveva la lingua lunga, fin troppo per i suoi gusti.
Come poteva permettersi di insultare il suo clan?
Come si stava permettendo di parlargli un quel modo, poi, conoscendo benissimo con chi stava avendo a che fare?
I suoi occhi cambiarono colore, diventando rossi, ma poi tornarono nero pece poco dopo.
"Guarda che non mi fai paura." Ridacchiò tranquillamente lei, mostrando i denti dritti e bianchi.
Lui schiuse le labbra, davvero colpito dalla maleducazione con cui si stava rivolgendo a lui.
"Sai con chi stai parlando?" Disse, con tono calmo, non volendo dar troppo peso alle provocazioni di quella marmocchia.
"Certo che lo so.
Sei Madara Uchiha, no?" Rispose, con sapienza, continuando a non mostrargli un minimo di rispetto.
"Non ti hanno insegnato a rivolgersi a chi è più grande di te in modo più appropriato, ragazz-"
"(T/N), il mio nome è (T/N)." Lo interruppe, ignorando bellamente le parole dell'uomo a cui stava per venire una crisi di nervi.
"Per me voi Uchiha siete tutti uguali, non me ne frega niente se tu sei il capoclan.
Ti considero meno di zero." Sputò, acida e sprezzante, con una spavalderia tale da lasciare a bocca aperta Madara.
Di nuovo la faccia di Tobirama gli apparse nella testa: quella (T/N) aveva lo stesso carattere insolente e discriminatorio di quel Senju.
"Vorrei dire che è stato un piacere conoscerti... ma mentirei, visto che mi hai impedito di finire il mio lavoro con quel coglione del tuo sottoposto, quindi... vaffanculo!" Parlò di nuovo, prima di superarlo, dandogli anche una spallata, tirando le labbra in un sorrisetto una volta datogli le spalle.
Si stava divertendo un mondo a provocarlo e a trattarlo male.
Demigrare gli Uchiha era da sempre stato il suo passatempo preferito e non si era mai fatta scrupoli a mancare di rispetto a quelli più grandi di lei.
Una mano le afferrò il braccio velocemente, facendola girare su se stessa con un movimento brusco.
Gli occhi rossi di Madara si erano scontrati con quelli (C/O) di lei, pronti ad entrare in azione e mostrarle a cosa andassero incontro quelli che non gli portavano il dovuto rispetto.
La ragazza non battè ciglio, rimanendo immobile stretta per le spalle dalle mani di lui che la stava guardando con espressione irata, lo Sharingan pronto a essere usato.
E quando le Tomoe disposte intorno alla pupilla stavano per iniziare a girare, per intrappolarla in una illusione e farle provare emozioni contrastanti, lei gli sorrise.
Gli stava sorridendo, dolcemente: non era un ghigno di scherno, non c'era nessun tipo di presa in giro in quell'incurvatura, era un sorriso puro, genuino, che stava mandando in tilt il cervello di Madara: avtebbe dovuto intrappolarla in una illusione, non essere lui il soggetto caduto in un tranello.
Gli occhi di nuovo gli mutarono, tornando normali, mentre la presa si allentava sulle spalle, lasciandola libera.
"Sei l'Uchiha più bello che abbia mai incontrato." Asserì, (T/N), continuando a mantenere quell'espressione angelica.
"Però dovresti dormire di più.
Adesso devo andare, ciao ciao." Aggiunse, indicandogli i segni scuri sotto agli occhi, prima di voltarsi ed iccamminarsi per tornaresene a casa.
Madara rimase immobile, con la mascella penzolante, a fissare quella giovane fin troppo scaltra andarsene via.
Sbattè le palpebre, sentendosi ridicolo: si era fatto abbindolare da una ragazzina? Davvero si era ridicolizzato in quel modo?
Fece qualche passo nella sua direzione, dimezzando le distanze.
"Ti conviene star attenta ad attaccar brighe in quel modo: potresti finire nei guai!" La avvertì, alzando un poco il tono nella voce per farsi sentire, portandosi una mano davanti agli occhi per riparseli dal sole che gli impediva di guardare nella sua direzione.
Poi sospirò, abbandonando le braccia lungo i fianchi, sentendo il cuore esplodergli nel petto senza un apparente motivo.
"(T/N), eh?" Dissè, voltandosi per andarsene da quel luogo, mentre gli tornava alla mente quel viso dolce e remissivo.
"Tsk." Sbuffò, chiudendo gli occhi e avviandosi a passo spedito verso casa.
Erano passati alcuni giorni da quell'incontro e Madara, nonostante odiasse ammetterlo, sperava di poter rincontrare da qualche parte (T/N).
Si guardava in giro con attenzione sperando di trovarla tra la folla e, addirittura, più volte era passato per quel campo di addestramento, sperando di ritrovarla lì, dove l'aveva incontrata la prima volta, a sottomettere un Uchiha.
Però, non aveva mai scorto nessuna testolina (C/C), ne sentito nominare il suo nome durante quei giorni che aveva passato a pensarla.
Si sentiva un idiota a rivolgere ogni suo pensiero a quella giovane che, probabilmente, era più piccola di lui di qualche annetto, ripetendosi anche che aveva fatto una grande figura di merda nel rimanere imbambolato in quel modo davanti alle sue adulazioni, esterefatto da tanta bellezza e dal carattere spiccato e furbo che la contraddistingueva.
Si era abbassato al livello di quel ragazzino pestato a sangue: davvero disdicevole.
Sbuffò annoiato, mentre faceva un giro nei boschi vicino al distretto degli Uchiha, dove era solito andare quando voleva starsene un po' da solo a riflettere.
Perchè voleva tanto rincontrarla?
Probabilmente per riscattarsi dalle offese subite e farla pentire amaramente di come si era rivolta lui: questa sarebbe stata una bella soddisfazione.
Delle impronte sospette sul terreno attirarono la sua attenzione, ridestandolo dai suoi pensieri.
Si chinò leggermente, guardandole: erano fresche e di più persone.
Si guardò in torno, notando che sui tronchi degli alberi c'erano segni di colluttazione.
Chissà per quale motivo non aveva una bella sensazione.
Seguì le orme, adentrandosi di più nel boschetto, notando come esse fossero diventate sempre più evidenti.
Ed ecco che finalmente ne trovò i proprietari: cinque ragazzini erano disposti in cerchio intorno a un albero, ridacchiando tra di loro.
Madara osservò più attentamente e riconobbe, scrutando con più attenzione tra gli spazi lasciati tra un corpo e l'altro, la figura minuta di (T/N).
La ragazza infatti era nel mezzo della cerchia, con la schiena contro il tronco della quercia, tenuta arpionata contro di esso per il collo.
I suoi occhi (C/O) erano socchiusi e un rivolo di sangue le scendeva dal labbro spaccato.
La bocca semiaperta emetteva sospiri continui, regolari e affaticati per la troppa pressione sul suo collo.
"Non fai più la gradassa adesso! Eh, (T/N)?" Ringhiò, quello che le stava impedendo di respirare.
Se l'era cercata, era stata una stupida a seguire il ragazzo che l'aveva provocata fino al distretto degli Uchiha, non accorgendosi di essere finita in una trappola.
"Questo è quello che succede quando ci si mette contro noi Uchiha, troia." Continuò, un altro, tirandole una ciocca di capelli e facendole fare una smorfia di dolore.
"S-siete dei v-" La presa si fece più stretta, bloccandole le parole in gola.
Strinse i pugni contro la corteccia ruvida e serrò gli occhi, mentre sentiva i polmoni bruciare e chiedere ossigeno.
"Siamo cosa? Non ti abbiamo sentito." Rise l'aguzzino, scambiandosi uno sguardo divertito con i compagni.
"Siete dei vigliacchi." Disse al suo posto Madara, arrivando alle loro spalle e guardandoli schifato.
"Merda." Sentì sussurrare da uno di loro, mentre l'altro lasciava libera (T/N) che si rannicchiò a terra tossendo e facendo grossi respiri con gli occhi lucidi dallo sforzo.
"Madara-sama, questa puttana si meritava una lezione." Esordì, lo stesso ragazzino di qualche giorno prima, indicando la (mora/bionda/rossa...) accasciata a terra.
"Quindi avete ben pensato di portarla nel nostro bosco, dove sapete che non c'è nessuno e di attaccarla in cinque.
Direi che mi sembra uno scontro corretto." Commentò, abbassando lo sguardo su di lei che, in silenzio, un po' ammaccata, riprendeva fiato guardando un punto indeterminato a terra.
"Siete patetici, non vi meritate di portare il cognome Uchiha.
Se non sapete difendervi da soli potete anche scordarvi di diventare dei Ninja." Parlò di nuovo, davvero disgustato dal comportamento scorretto e infimo di quei giovani che sarebbero stati il futuro del clan.
"Tornate immediatamente a casa ora e sappiate che vi meritate una punizione per il vostro atto disdicevole."
"M-ma non abbiamo ancora finito con lei.
Questa stronza è mesi che ci continua a-"
"Ho detto fuori dalle palle.
A lei ci penso io." Lo interruppe, rimanendo serio e posato, nonostante il linguaggio volgare.
Il gruppo si dileguò, borbottando, lasciando solo il capoclan con la ragazza.
Una volta che i ragazzini furono allontanati, Madara si abbassò dinanzi alla giovane, dando un'occhiata alle sue condizioni.
"Ti avevo detto che ti saresti cacciata nei guai." Le ricordò, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Lei alzò lo sguardo su di lui, tornata a respirare normalmente, nonostante il suo collo bruciasse ancora e aveva impressi dei segni rossastri sulla pelle.
Cercò di alzarsi da sola, appoggiandosi all'albero per trovare stabilità.
"Credo di non averti sentito." Farfugliò, una volta in piedi, passandosi il dorso della mano sotto il labbro, per raccogliere il rivolo di sangue che le stava colando sul mento.
Successivamente si leccò la parte ferita, lambendola più volte con la lingua.
Madara ritrasse la mano, portandosela alla vita.
Le diede un'altra occhiata veloce, cercando di capire se fosse gravemente ferita.
"Sto bene... non c'era bisogno che ti intromettessi." Disse lei, notando lo sguardo esaminatore di Madara, controllando di avere i vestiti intatti.
"Un grazie sarebbe gradito." Ribattè lui, offeso dal comportamento freddo e sgarbato.
"Non ringrazio gli Uchiha."
"Allora sorridimi come hai fatto l'altro giorno." Si lasciò sfuggire, pentendosi nell'immediato di quello che aveva appena detto.
Che cosa diavolo gli stava prendendo?
Si stava mostrando di nuovo ridicolo.
(T/N) sbattè le palpebre un paio di volte, guardando confusa l'uomo che adesso stava borbottando a denti stretti probabilmente qualche insulto.
"F-fammi dare un'occhiata." Cambiò subito argomento, notando che il ginocchio della ragazza grondava di sangue.
Lei abbassò lo sguardo seguendo il suo, notando che, in efetti, il ginocchio le bruciava appena.
"Non è niente di che." Alzò le spalle, facendo qualche passo in avanti per provare che la ferita non fosse grave; peccato che la smorfia che le si dipinse sul viso tradì le sue parole.
"Insisto." Soffiò, Madara, ormai vicino alla ragazza che sospirò arrendendosi al suo volere.
Con un'estrema delicatezza, che si sorprese lui stesso di avere, le stava medicando il ginocchio, ripulendolo dal sangue.
(T/N) seduta a terra con la testa appogiata all'albero, guardava con attenzione i movimenti dell'Uchiha che, con espressione seria e concentrata, le sfiorava delicatamente la pelle.
"Ahi! Brucia!" Si lagnò, cercando di tirare indietro la gamba, che venne prontamente riafferrata da Madara.
"Sta buona, ho quasi finito." Le disse, tornando a tamponare il taglio.
Si spostò con l'avanbraccio un ciuffo di capelli dal viso che poco dopo, però, tornò a coprirgli la visuale, facendolo innervosire.
A volte si chiedeva perchè si ostinasse a tenere i capelli lunghi.
Sbuffò, tentando di nuovo di spostarsi la ciocca corvina dall'occhio senza troppi risultati, facendo sorridere lievemente l'altra che lo stava osservando incuriosita.
"Perchè mi aiuti?" Gli domandò, vedendolo irrigidirsi e fermare i suoi movimenti.
Già, perchè la stava aiutando?
"Ti ho mancato di rispetto, insultato ed ho picchiato un tuo paren-ah! Bastard-ah!" Si interruppe, quando l'uomo premette con violenza sull'abrasione, guardola dritta negli occhi con sguardo cruce.
"Scusa, non l'ho fatto apposta." Mentì, con tono graffiante, legando una fascia ben stretta intorno alla gamba.
Lei fece una smorfia di dolore, stringendo i pugni.
Madara si alzò, aspettando che anche lei facesse lo stesso.
Questa volta, però, fu proprio lei ad allungare le braccia verso di lui alla ricerca di un aiuto.
Lui ci pensò su un istante, scuotendo poi la testa, in disdegno, e porgendole una mano che venne afferrata saldamente.
La tirò in piedi, stringendo la manina più piccola tra la sua.
(T/N) appoggiò il piede a terra, cercando di piegare il ginocchio.
"È troppo stretto." Gli fece notare, indicandosi la fasciatura, sentendosi la gamba compressa.
"Sei una noia." Sbuffò, imbrociandosi, l'Uchiha.
"Se non sai fare bene le cose non è colpa mia." Ribattè, inarcando un sopracciglio, rispondendogli a tono, la ragazza.
"Dovresti solo essermi grata, bambina."
Quella (T/N) aveva un bel caratterino, non sapeva proprio contenersi.
"Non sono una bambina. Ho diciassette anni." Ringhiò, infastidita, marcando ogni singola parola della prima frase.
Lui schiuse le labbra, guardando l'espressione buffa dipinta sul suo volto.
"Per me sei una bambina maleducata e insolente." Ribadì Madara, mettendole una mano in testa.
Lei per un attimo chiuse gli occhi impaurita, poi tornò tranquilla quando sentì la sua mano tra i capelli.
"È perchè tu sei vecchio."
Madara serrò la mascella e la guardò dall'alto, stringendo la presa sulla sua testolina (C/C).
"Non sono vecchio, ho solo sei anni in più di te." Borbottò, offeso da tale insinuazione.
(T/N) cercò di togliersi la mano di lui dalla testa, afferrandola con entrambe le sue.
"Mollami Uchiha." Protestò, ringhiando e mostrando i denti.
"Ringraziami." Le suggerì lui, continuando a tenere le dita strette tra i suoi capelli.
"Mai." Sputò, acida, guardandolo male.
"Non ti hanno insegnato le buone maniere?"
"Mi hanno insegnato a diprezzare voi Uchiha." Ribattè di nuovo, arrendendosi al tentativo di liberarsi dalla presa di Madara a cui non piacque per nulla quella risposta.
Con un movimento brusco le lasciò la testa, facendola barcollare appena.
Perchè stava ancora perdendo tempo con quella razzista?
Avrebbe dovuto lasciarla massacrare di botte invece di aiutarla.
"Sei proprio come-" Scosse la testa, scacciando quel nome dai suoi pensieri.
"Chi? Tobirama Senju?" Lo disse al suo posto lei, sistemandosi i capelli e osservando la reazione nervosa che aveva avuto lui al pronunciare quel nome.
"Sì, esatto. Proprio come quel grandissimo coglione di un Senju." Alzò di poco il tono della voce, digrignando i denti e sentendosi sempre più rabbioso.
"Ehi, non insultare il mio futuro marito." Lo puntò con un dito (T/N), aggrottando la fronte e facendo qualche passo verso di lui che inarcò un sopracciglio scettico.
"Il tuo cosa? Credevo fosse finocchio." Rispose, con una punta di gelosia, serrando i pugni lungo i fianchi.
Da quando Tobirama aveva una spasimante?
E come poteva a (T/N) piacere quella faccia di cazzo?
"Ti ho detto di non insultarlo, Uchiha.
Io e lui ci sposermo un giorno, anche se-" la ragazza non finì la frase perchè Madara in un impeto di rabbia la spinse contro un albero, afferrandola per le braccia.
"Perchè vai dietro ad una persona di merda come lui? Non devi ascoltare i suoi discorsi senza senso."
Quando saltava fuori il nome di Tobirama per lui era impossibile contenersi.
Chissà cosa le aveva inculcato nella testa, quale cazzate le aveva raccontato per abbindolarla e farle odiare il suo clan.
Dannato Senju, non gli avrebbe lasciato fare il lavaggio del cervello a quella ragazza, ma soprattutto non avrebbe lasciato che lei continuasse a sprecare tempo con lui.
I suoi occhi si illuminarono di una strana luce, quando un'idea gli brancolò nella mente: gliel'avrebbe rubata, gli avrebbe fregato la donna, in questo modo l'avrebbe umiliato e fatto rodere.
Sporcare (T/N) con il proprio seme, marchiarla e possederla, avrebbe fatto di sicuro rimanere sconvolto il nemico che si sarebbe sentito sconfitto e messo da parte.
E Madara sapeva bene che non c'era affronto più grande per il Senju che perdere contro un Uchiha, in guerra o in amore.
Era il momento di rieducare per bene quella ragazzina maleducata, facendole imparare a comportarsi in maniera adeguata e rispettosa nei suoi confronti.
Le sue labbra si tirarono in sorriso furbo, avido, desideroso più che mai di soddisfare il suo volere.
"(T/N), scommetti che ti faccio cambiare idea su di me?" Le disse, con voce roca e guardandola fissa negli occhi, a pochi centimetri dal suo volto.
Lei aveva appoggiato la testa contro il tronco, sentendo il fiato caldo dell'Uchiha sfiorarle il viso.
"Dubito fortemente. Lasciami andare, ho passato troppo tempo in mezzo agli Uchiha oggi." Rispose, cercando di divincolarsi dalla presa del corvino che però era troppo stretta.
Lui scosse la testa, chiudendo gli occhi e sospirando.
"Non ci siamo. Non ho intenzione di lasciarti andare fino a quando non avrai imparato l'educazione." La avvertì, portandole le mani sopra alla testa, tenendole ben strette per i polsi con una delle sue.
Lei sbattè le palpebre, non capendo a che cosa volesse arrivare l'uomo.
"Che cazzo stai-ahi!" Tentò di parlare lei, ricevendo un pizzicotto sulla coscia nuda come risposta.
"Quando si parla con qualcuno più grande che non si conosce, bisogna dare del lei e aggiungere il suffisso onirico -sama, chiaro?"
Lei serrò la bocca, corruciando la fronte e guardandolo con aria di sfida.
"Possiamo star qui tutto il giorno ma non-" Si interruppe, abbassando lo sguardo tra le sue gambe, notando che la mano di Madara era pericolosamente vicina alla sua intimità e le stava stringendo una coscia, sfiorandole il segno rossastro lasciato dal pizzicotto precedente, come per avvisarla di rispondere in maniera adeguata.
Di istinto strinse di più le gambe, rialzando poi lo sguardo su Madara che continuava a fisssarla con insistenza.
"Sì." Si limitò a dire, cercando di mantenersi ferma e neutrale.
"Si cosa?" La incalzò lui, allungando le dita verso l'alto, sfiorandole appena il tessuto delle mutande.
(T/N) sussultò, imbarazzata.
No, non poteva assecondarlo, non poteva portargli il rispetto che non si meritava.
Un altro pizzicotto la fece trasalire e serrare gli occhi per un istante.
"Merda mi fai mal-aaaahia!" Un'altro pizzicotto per avergli rivolto la parola senza dargli del Lei.
Lui continuava a guardarla con attenzione, mentre la sua mano si beava del contatto morbido con la pelle di lei, per non parlare del calore che emanava la sua femminilità; quanto autocontrollo avrebbe dovuto mostrare per non concludere il gioco ancor prima di iniziarlo?
"Questa è violenza sessuale su minorenne." Gli disse, arcuando le sopracciglia e guardandolo con serietà.
"Non lo è se il minorenne è consenziente.
E, tu, non mi sembri per nulla agitata e tanto contrariata." Sibilò, lui, ricambiando lo sguardo di lei con altrettanta serietà e un pizzico di malizia.
Già, in effetti era fin troppo tranquilla, per nulla preoccupata di quello che le stava accadendo.
Lei schiuse appena le labbra, sbattendo le palpebre più volte.
"Dimmi: Ti ha già violata quel cane di un Senju?" Domandò, nervosamente e ansioso di scoprire la risposta.
Non gli andava a genio saper di stare sfiorando qualcuno che era già stato toccato da Tobirama: sarebbe entrato indirettamente a contatto con il DNA Senju e ciò lo schifava.
Però, sapeva anche che lo stesso ribrezzo lo avrebbe avuto l'altro nel sapere che un Uchiha aveva fottuto la sua donna, perciò la sua senso di ribrezzo venne sovrastata dal voler mettere a disagio il nemico.
"Non ho intenzione di rispondere: sono cose personali." Ribattè, nell'immediato, lei, cercando di rimanere impassibile per non far capire la sua risposta.
Madara digrignò i denti, iniziando a indispettirsi.
"Rispondimi e anche in modo appropriato." La avvertì, spingendosi ancor di più verso di lei, andando quasi a sfiorarle il naso con il suo, mentre la sua mano si stringeva sulla coscia.
Lei rimase in silenzio, respirando piano, continuando a tenere gli occhi puntati in quelli pece di lui, non volendo per nulla dargli la soddisfazione di sottomettersi a lui così facilmente.
Con un movimento rapido, Madara, la fece girare su sè stessa.
Le spinse il viso contro il tronco ruvido dell'albero, tendendola schiacciata contro di esso con l'avanbraccio posto sulla sua schiena, facendo leva con il suo peso.
"Che cazzo di problem-" Le parole le morirono in gola, come il fiato che trattene, quando Madara, senza troppi indugi, le aveva sollevato la veste sopra alla vita, dandole poi uno schiaffo violento su una natica.
Dopo la sonora sberla, arrivò il bruciore, che si propagò in pochi secondi.
L'uomo aveva continuato a tenere la mano sulla parte di carne schiaffeggiata, osservando come la pelle intorno all'arto iniziasse ad arrossarsi.
Rimase fermo, immobile, per un istante, sentendo la mano pizzicare appena sul sedere accaldato.
"T-tu... mi hai appena sculacciato." Ringhiò, cercando di girare la testa verso di lui, cosa che gli fù impossibile visto che il suo corpo era tenuto ben schiacciato contro l'albero.
Un'altro colpo ben assestato le fece sfregare la guancia contro il tronco, mentre gli occhi rimanevano sgranati e le mani stringevano la parte di corteccia sotto di esse con forza, cercando di reprimere gemiti che avrebbero fatto cantar vittoria all'Uchiha che sembrava averci preso gusto nel palparle il sedere con violenza.
"Non lo farei se tu mi portassi rispetto.
Almeno che la cosa non ti piaccia e tu lo stia facendo apposta." Sussurrò, al suo orecchio, chiudendo gli occhi e tirando le labbra in un sorriso furbo, mentre le sue narici venivano asuefatte dal profumo dolce ma deciso di (T/N) che si impietrì, sentendosi respirare sul collo.
Quella ragazza lo stava facendo impazzire: il suo carattere scaltro e irrispettoso lo facevano incazzare, ma, allo stesso tempo, lo intrigava; sapeva tenergli testa e questa era una dote che, nelle donne, apprezzava particolarmente.
Il suo fisico, il suo profumo, persino la sua voce, lo avevano ammaliato.
La soddisfazione di farla sua sarebbe stata davvero grande.
L'attrazione che provava nei confronti di quell'adolescente non era solo dettata dal fatto che dovesse fare un torto all'odiato Senju.
"Tutto questo solo perchè ho nominato Tobirama, non è così?" Disse, per l'appunto, lei, come se gli avesse letto nella mente.
La sua voce era normalissima, pacata, come se quello che stesse facendo non l'avesse scalfita nemmeno un po'.
"Questa possessività nei miei confronti deriva dalla gelosia." Continuò, cercando di spostare gli occhi per intravedere l'espressione di Madara.
Il suo sorrisetto divertito era mutato in una linea dritta e gli occhi si erano socchiusi leggermente, come se stesse puntando qualcosa o qualcuno.
(T/N) era fin troppo sveglia, a tratti esasperante.
"O hai un feticismo per le adolescenti." Non si fermò a sparare sentenze, sentendo che l'altro non si apprestava più a ribattere.
Anche questa volta, era riuscita a ribaltare la situazione.
Oppure si stava solo cacciando ancor di più nei guai?
"E il tuo pseudo-findanzato no? Non è molto più piccolo di me." Ribattè, acido, soffiandole nell'orecchio, spingendola ancor più contro l'albero con il suo corpo, mentre la sua mano era ancora ben salda sulla natica arrossata.
La ragazza chiuse gli occhi un istante, sentendosi oppressa e cercando di ignorare il continuo sfregamento della sua guancia sulla corteccia dura e abrasiva.
"Almeno non mi violenta in mezzo a un bosco, contro un albero, dimostrandosi, ancor una volta, nettamente superiore a te, Uchiha." Ghignò (T/N), avendo ormai capito come far saltare i nervi all'uomo che, come previsto, reagì male.
Madara emise un rantolo di rabbia, stringendo i denti e diminuendo ancor di più le vicinanze tra i loro corpi.
Si stava davvero arrabbiando, non sapeva per quanto sarebbe riuscito a mantenersi lucido, prima di mettere fine al gioco a cui stava perdendo.
"Sei davvero esasperante." Disse, con voce roca, spostando la mano incriminata dal fondoschiena di (T/N) che sospirò, quando finalmente la parte picchiata potè prendere un po' d'aria fresca.
"Solo con te: sentiti onorato."
Madara tamburellò piano le dita di nuovo sulla parte di pelle colpita, percorrendo i segni lasciati poco prima con i polpastrelli, notando che alla ragazza venne la pelle d'oca a quel leggero contatto.
"Ti ostini a darmi del tu." Disse, prendendo un grosso respiro, invadendo di nuovo le sue narici con il profumo della giovane.
"Mi sembra che siamo ormai piuttosto intimi; non serve che ti dia del Lei." Cercò di tirarsi su (T/N), spingendo con le braccia, senza risultati.
"Invece serve, è questione di rispetto." Giocherellò con l'elastico delle sue mutande, facendo poi salire la mano sui suoi fianchi, fino ad arrivare alla spalla, che scoprì dal kimono.
"Non sparare stronzate, la storia del rispetto è vecchia.
La verità è che l'idea ti eccita.
Avere tra le mani una ragazza più piccola di te con cui giocare, sottomettendola e facendole dire e fare quello che vuoi-" Iniziò a dire lei, sapendo di dire il vero e di star facendo saltare i piani dell'Uchiha che si imbronciò, davvero afflitto nel non riuscire a tenere testa ad una ragazzina, quando sapeva tenere sottocontrollo un intero clan di ninja.
"Perchè non usi la tua bocca larga per fare qualcosa di buono, invece che di parlare a sproposito?" La bloccò, non resistendo più al richiamo dei suoi bisogni, sfiorando la pelle intatta del collo della ragazza con le labbra e spingendo anche il bacino contro il suo sedere, facendole sentire il suo membro duro che pulsava nei pantaloni.
Lei sussultò appena a quei due contatti così diversi e contrastanti tra loro.
"Potrei anche mordere." Ribattè, allungando il collo per lasciargli più spazio, mentre la schiena le veniva percosa da mille brividi.
Madara di risposta la morse su una parte di collo morbida, iniziando poi a lasciarle una scia di baci umidi, lambendo più volte il percorso con la lingua.
Le afferrò poi un seno, che andò a denudare, allentando ancor di più il kimono.
Stuzzicò il capezzolo con due dita, sentendolo inturgidirsi mentre percepiva, nonostante si stesse trattenendo, la ragazza struggersi per le attenzioni che le stava dando.
"Me lo fai sto pompino sì o sì, (T/N)?" Domandò, con voce profonda e seducente, soffiandole nell'orecchio, tenendo gli occhi socchiusi.
"E rispondi a modo.
Come hai detto: la cosa mi eccita e anche parecchio.
Se non vuoi che ti lasci eccitata e insoddisfatta, perchè lo so che lo sei...
Ti potrei continuare a torturare tutto il giorno." La avvisò, strizzandole il seno quanto bastava per farle intendere che non aveva intenzione di smettere di tentare di farla ubbidire, passando a maniere ancor più pesanti.
Lei strinse i denti e di riflesso le gambe: per quanto potesse contenersi, non era invincibile, prima o poi avrebbe ceduto.
Lo aveva esasperato abbastanza e il gioco che le stava proponendo non era poi tanto male.
Certo, si trattava di abbassarsi a eseguire gli ordini di un Uchiha, ma doveva farlo, voleva farlo.
"Se mi lasciasse libera, potrei assecondarla, Madara-Sama." Disse, con tono pacato, cercando di non lasciar sfuggire con il suo tono di voce quanto fosse eccitata.
L'uomo finalmente ottenne ciò a cui aveva ambito fino a quel momento.
Sorrise compiaciuto, facendo scivolare la mano verso il ventre di (T/N), scendendo poi verso la sua intimità, che sfiorò appena da sopra le mutande, quanto bastò per farla sussultare un po'.
"Brava bambina, finalmente ci capiamo." Sospirò, spostandosi poi da lei, per lasciarle spazio di girarsi verso di lui.
(T/N) respirò a pieni polmoni, non
Più schiacciata dal peso del corpo dell'uomo.
Piano si girò, sfregandosi prima la guancia che era stata premuta contro l'albero, passando poi al sedere con la sagoma della mano di Madara stampata sopra.
"Se avessi ubbidito subito, non ti avrei punita." Le disse, notando lo sguardo cruciato della giovane che, però, si tramutò in un ghigno.
"Non ho detto che mi sia dispiaciuto." Rispose, sistemandosi il kimono, prima di avvicinarsi a lui che la afferrò per il sedere, attirandola a sè.
Le afferrò poi una mano, poggiandogliela senza troppi indugi tra le gambe, facendogliela muovere sopra la stoffa dei pantaloni.
"Muoviti, è già troppo che mi tira nelle mutande per colpa tua." Ringhiò, a pochi centimetri dal suo viso, impaziente.
(T/N) sghignazzò, sentendo l'erezione dell'uomo tesa contro il tessuto dell'indumento.
"Ti ho detto di succhiarmi il cazzo."
Madara l'afferrò per le spalle, cercando di spingerla verso il basso, con l'intento di farla inginocchiare, visto che la ragazza non si era ancora mossa di sua volontà.
"Ahi, ahi... il ginocchio, piano." Si lagnò lei, prendendo un po' di distanza e guardandolo stizzita, poi, finalmente si decise a seguire gli ordini dell'Uchiha, abbassandosi con cautela sul prato, storcendo un poco il naso quando la ferità fasciata toccò terra.
Madara velocemente si tirò su un poco la maglia, quanto bastava per slacciarsi i pantaloni.
L'erezione venne liberata, pulsante e desiderosa di attenzioni.
"Tobirama ce l'ha così grosso, mh?" Domandò, afferrandola per la testa e spingendola più vicino al membro turgido.
Lei cercò di fare resistenza, ritrovandosi però, poi, il viso a pochi centimetri dall'erezione.
Deglutì, sgranando gli occhi e alzando appena il capo verso l'alto, incontrando lo sguardo liquido e profondo di Madara che aspettava con impazienza una risposta e un bel lavoretto di bocca.
"Non credo ch-" Non potè finire la frase, perchè la sua testa venne spinta con prepotenza verso l'erezione che la ragazza dovette accogliere tra le sue labbra, le quali schiuse maggiormente appena in tempo, riuscendo ad inglobare tra di esse il primo tratto della lunghezza dell'uomo.
Madara affondò di più, con un colpo di bacino, insinuandosi del tutto nella bocca di (T/N), calda ed umida.
Emise un sospiro compiaciuto beandosi della sensazione piacevole, rimanendo un istante immobile per godersela appieno.
La ragazza si ancorò alle cosce nude dell'uomo, strizzando appena gli occhi per il fastidio dell'intrusione avvenuta così bruscamente, mentre la salivazione aumentava.
Il suo naso sfiorava il pube ricoperto da uno strato corto di peluria scura, pizzicandole le narici.
Finalmente, l'Uchiha, allentò la presa, permettendole di tirarsi in dietro.
Un filo di saliva univa le labbra di lei alla cappella arrosata.
(T/N) deglutì rumorosamente, lanciandogli un'occhiataccia per averla quasi strozzata.
Prima che l'uomo potesse dire qualcosa, gli afferrò il membro con una mano, iniziando a muoverla lentamente per tutta la lunghezza, stringendo un po' di più sulla sommità.
Un brivido di piacere percorse il maggiore, che socchiuse gli occhi e strinse i denti, cercando di continuare a bearsi anche della visione di quell'atto.
Le spostò i capelli (C/C) dal viso, tenendoli saldamente nella mano, quando la vide propensa a reinglobare il suo sesso tra le labbra lucide.
Di nuovo la sensazione di stretto e umido lo fece vacillare.
Emise un gemito roco, sentendo la lingua muoversi intorno al suo membro.
"Merda." Ringhiò, mentre si piegava leggermente in avanti con la testa e alcuni ciuffi corvini gli ricadevano davanti al viso contorto in una smorfia di piacere.
La ragazza lappò la lunghezza, muovendo anche sapientemente la mano lungo essa, soffermando la lingua sulla punta che mosse in senso circolare.
Un altro mugugno sommesso uscì dalla bocca dell'uomo che avrebbe voluto avere un appoggio dietro di sè.
"Le sta piacendo Madara-Sama?" Domandò, strofinando le labbra sulla cappella, alzando di poco lo sguardo per vedere come l'espressione sempre cruciata dell'uomo fosse mutata.
La vocina acuta e ricca di scherno arrivò alle orecchie di lui che aprì con fatica gli occhi; la bocca volgare di (T/N) gli stava dando piaceri davvero intensi.
Chissà quanti pompini aveva fatto a quel Senju per arrivare a un livello di bravura tale.
Al pensiero la rabbia che aveva verso il ribale riaffiorò nuovamente, facendolo scurire in volto.
Non rispose e rabbioso le spinse di nuovo la testa, dettando lui il ritmo da seguire, nonostante quelle attenzioni curate gli avessero procurando un gran piacere.
La ragazza si dovette tenere di nuovo alle cosce dell'uomo per non sbilanciarsi troppo e lo maledì, mentalmente, per averla di nuovo quasi strozzata.
Il bacino di Madara si muoveva ritmicamente avanti e indietro, aiutandosi anche negli affondi tenendo ferma la testa di (T/N), con una salda presa sui capelli.
Lei emise un mugugno contrariato quando per l'ennesima volta il membro le colpì l'ugula, facendole venire i conati di vomito; strinse gli occhi, cercando di concentrarsi nel respirare e di non lasciarsi prendere dal panico del sentirsi strozzare.
Sgranò gli occhi, leggermente velati di uno strato lucido, infilando le unghie nelle cosce dell'uomo, quando con l'ultimo affondo, spinse la sua erezione fino in fondo alla sua cavità orale, rimanendo immobile dentro di lei.
Madara dovette fare appello a tutte le sue forze per rimanere in piedi dopo essere stato finalmente investito dalla scossa di piacere finale che gli aveva fatto inarcare la testa all'indietro ed emettere un ringhio roco e prolungato.
Eiaculò, copiosamente, riversando tutto il suo seme nella gola di (T/N) che percepì la sostanza vischiosa e calda scendergli per l'esofago.
Dopo qualche secondo, Madara la lasciò libera, indietreggiando fino a quando la sua schiena non incontrò il tronco di un albero a cui si appoggiò per riprendersi.
Respirò faticosamente, guardando con occhi vacui il cielo limpido.
(T/N) tossicchiò, portandosi una mano alla gola che le bruciava e sentiva ostruita ancora dal liquido seminale.
Fece anche lei grandi respiri, mentre ai lati della bocca le colavano dei rivoli di saliva.
L'Uchiha abbassò lo sguardo verso di lei, osservandola di sottecchi mentre riprendeva anch'ella fiato, fissando a terra piegata leggermente in avanti.
Si tirò su i pantaloni con un grande sforzo, dandosi una sistemata.
Storse appena il naso quando il tessuto delle mutande gli si appiccicò al membro: non gli piaceva la sensazione appiccicaticcia che rimaneva dopo gli atti sessuali, la cosa ideale sarebbe stata farsi una doccia.
Fece qualche passo verso di lei, sovrastandola con la sua ombra.
Lei alzò lo sguardo, spostandosi con una mano i capelli dal viso, prima di farsi aiutare ad alzarsi.
Il ginocchio ferito aveva ricominciato a sanguinare e la benda si era tinta di un rosso vivo, mentre l'altro si era arrossato e sporcato di terra per lo sfregamento contro il suolo.
"Sei stata brava, bambina.
La tua boccaccia larga è utile a qualcosa." Commentò, alzandole il viso per il mento, per poi passarle il pollice ai lati delle labbra rosee, ripulendola dai rimasugli di saliva.
Gli occhi limpidi di lei lo fissavano ancora un po' lucidi, facendolo quasi sentire in colpa per come l'aveva trattata.
Almeno aveva raggiunto una parte del suo scopo.
La volta seguente, perchè ci sarebbe stata una prossima volta, l'avrebbe fatta del tutto sua.
Non voleva far le cose in fretta nonostante, ormai, doveva ammettere che (T/N) lo intrigava fin troppo.
Ed ecco che di nuovo quel sorriso caldo e dolce lo fece riscuotere dai suoi piani malvagi, facendogli perdere lucidità.
Come poteva (T/N) passare dall'essere un diavolo, una peste, ad un angelo in così poco tempo?
Andò a baciare quel sorriso, chiudendo gli occhi per non farsi intrappolare ancor di più da tanta purezza, godendosi il contatto caldo con quelle labbra che gli avevano già dato prova di essere competenti.
Le loro lingue si intrecciarono, muovendosi l'una intorno all'altra, in un bacio lento e desiderato da tempo.
Le mani piccine di (T/N) gli afferrarono la maglia all'altezza del petto, stringendola per trovare un appiglio, mentre si teneva sulle punte dei piedi per prendere qualche centimetro di altezza.
Per quanto avrebbe voluto approfondire ancora di più quel contatto, Madara si staccò, ripetendosi che avrebbero continuato un'altra volta.
Vide (T/N) imbronciarsi appena, quasi dispiaciuta, riabbassarsi e lasciare la presa, avendo intuito perfettamente che lui non avesse intenzione di continuare a giocare.
"Ti senti sporca, ora che hai del DNA Uchiha in corpo, (T/N)?" Domandò, in un ghigno, il capoclan, leccandosi le labbra fini e guardandola dall'altro.
Lei inarcò un sopracciglio, ricambiando lo sguardo senza vergogna.
Gli fece segno di abbassarsi con una mano, avvicinandosi a un suo orecchio, da cui spostò alcune ciocche corvine.
"Quello di Tobirama ha un sapore migliore." Gli disse, in sussurro, sapendo di aver toccato di nuovo un tasto dolente.
Madara si sentì percorrere la schiena da mille brividi quando la bocca e il fiato caldo di lei gli sfiorarono l'orecchio, peccato che le parole detto in quel modo tanto suadente avessero rovinato tutto.
Prima che potesse reagire, la ragazza aveva fatto qualche passo indietro, allontanandosi e sghignazzando divertita dall'espressione contrastante dell'uomo.
"Se ti prendo, ti-" strinse i pugni lungo i fianchi, digrignando i denti rabbioso, osservando come quella stronza si stesse prendendo gioco di lui.
"Così impari a strozzarmi, Uchiha.
Adesso me ne torno a casa, bagnata ed insoddisfatta.
Credo che Tobi sarà felice di aiutarmi a risolvere il problema." Continuò a demigrarlo, sapendo che quelle parole lo avrebbero fatto arrabbiare ancor di più, facendo qualche altro passo indietro.
Lui fece a sua volta dei passi verso di lei, ma poi si fermò: doveva rispettare il piano, non doveva essere precipitoso e dargliela vinta.
Tornò calmo, o almeno ci provò, rilassando le spalle.
"Certo. Peccato che non sia stato lui a farti eccitare.
Vai pure e bacialo, contaminalo con i geni Uchiha.
La prossima volta che ci incontreremo vedrai la differenza tra lui, un infimo Senju, e me." Ribattè, girandosi e incamminandosi nella direzione opposta, prima che potesse sentire ribattere la giovane, che sapeva benissimo non si sarebbe risparmiata.
Lei tacque, continuando a ridacchiare, guardandolo darle le spalle.
Povero Uchiha, non sapeva in cosa di era cacciato nel momento stesso in cui l'aveva conosciuta.
Si incamminò anche lei, un po' zoppicante, verso casa, tossichiando più volte, per alleviare il pizzicorio alla gola.
"Ci sta seguendo."
"Lo so." Rispose, (T/N), continuando a camminare a braccetto con il Senju, tirando le labbra in un sorriso compiaciuto.
"Sii cauta." Le disse, fermandosi davanti a un vicolo, lanciandole uno sguardo serio e incurvando appena le labbra verso il basso.
"Lascia fare a me, non ti preoccupare." Lo rassicurò lei, allungandosi verso di lui per dargli un bacio su una guancia, spostando gli occhi sulla strada percorsa, lasciandogli poi il braccio e salutandolo con una mano.
Tobirama storse il naso e alzò in mento in risposta, allontanandosi poi dal posto.
"Ohw, piano." Sussultò, venendo tirata per un braccio e spinta contro il muro di una abitazione, in un vicoletto buio che aveva sorpassato qualche minuto prima.
Madara la stava puntando con i suoi occhi rossi, tramutati per il nervoso di aver assistito a quella scena.
Di fatti, l'uomo, che era appena tornato da una missione durata qualche giorno, stava camminando per le vie di Konoha, quando aveva visto da lontano la sua (T/N) ridacchiare e stare appiccicata a quel maledetto di un Senju, che con un sorrisetto, che non gli era piaciuti per nulla, la guardava mentre camminavano.
Così li aveva seguiti, investito dal senso di gelosia e dall'odio nei confronti del rivale.
Non avrebbe dovuto essere così attaccato a quella ragazza eppure il senso di fastidio che l'aveva pervaso era fin troppo grande.
Quel bacio, poi, era stato troppo.
Nella sua mente immagini peggiori erano apparse, facendolo schifare; era logico che i due, stando insieme, avessero fatto di peggio e ciò gli faceva ribollire il sangue.
Per fortuna quel bastardo se ne era andato, lasciandola sola, così lui aveva potuto rapirla.
Gli passò il pollice sulle labbra contaminate, scrutandola poi attentamente alla ricerca di qualche segno rimasto da una eventuale possessione da parte dell'albino.
Lo Sharingan si muoveva frenetico lungo tutto il suo corpo, mentre le mani gli spostavano i vestiti dalle parti più ovvie su cui incidere il proprio marchio.
"Madara ma sei impazzito? Che cazzo stai facendo?" Domandò lei, cercando di capire cosa stesse passando per la testa dell'uomo che ancora non aveva aperto bocca.
La perquisizione terminò, gli occhi di Madara però non tornarono normali, nonostante fossero stanchi e affaticati dalla missione.
"Non avrebbe dovuto lasciarti da sola." Disse, con voce roca, avvicinandosi di più a lei, andando subito a lambire il collo niveo e immacolato, mordicchiandolo e baciandolo.
"Sei nei guai adesso." Continuò, serio e deciso, spostandole con un gesto veloce il kimono dalla spalla, abbassandolo quanto bastava per lasciar libero anche il seno.
Estrasse un kunai dal portaoggetti che teneva legato lungo la coscia.
(T/N) lo guardò per un attimo impaurita, non aspettandosi una reazione tanto esagerata da parte dell'uomo.
Deglutì, iniziando ad avere paura.
"C-cosa stai facendo? Stai fermo!" Disse, quando sentì le mani dell'uomo andare tra le sue cosce e il metallo affilato sfiorarle la gamba.
"Stai buona o ti fai male." La riprese, lanciandole uno sguardo cupo, che la fece gelare.
Madara le lacerò le mutande, liberandosene, riponendo poi l'arma.
(T/N) tirò un sospiro di solievo, nonostante continuasse ad essere inquietata dagli atteggiamenti freddi dell'Uchiha.
"Aaah!" Gemette, quando sentì le dita di lui andare a stuzzicarle l'intimità senza preavviso, mentre continuava a lambirle il collo con voracità, percorrendo ogni parte di pelle nuda con la lingua.
"Apri le gambe, da brava." Disse, con un tono che non ammeteva repliche, facendo più pressione sulla parte di pelle sporgende sopra alla sua entrata.
Lei fece come detto, iniziando a rilassarsi sotto le mani dell'uomo.
"Brava bambina." Si congratulò, lasciandole un bacio leggero sulla mandibola, prima di tornare a occuparsi del collo e muovendo le dita sapientemente nella sua femminilità.
"Ti scoperò talmente forte che le tue urla sveglieranno tutti." L'avvisò, insinuando due dita in lei, penetrandola con velocità.
Lei gemette piano, socchiudendo gli occhi e appiattendosi contro il muro freddo.
"Vorrai solo me, il cazzetto di Tobirama dopo stasera non ti solleticherà nemmeno." Continuò, ringhiando contro il suo orecchio, spingendo le dita più a fondo che poteva, aiutate dagli umori che le lubrificavano.
"Non parli (T/N)? Che è successo alla tua boccaccia larga?" Domandò, non sentendola proferire parola, ma solo una serie di gemiti acuti, che lo stavano facendo impazzire.
Lei rimase di nuovo in silenzio, non riuscendo nemmeno volendo a controbattere; il piacere che si stava propagando nel suo corpo era troppo.
Madara ridacchiò cupamente e le sue mani poi andarono a maneggiare i pantaloni; l'armatura ninja che indossava rendeva le cose più complicate, ma niente avrebbe fermato la sua voglia di fotterla.
"M-Madara...-Sama..." Si lagnò lei, ricordandosi di aggiungere il suffisso onirico, quando l'Uchiha andò a sfregare la sua erezione lungo la sua intimità.
"Dimmi che vuoi che io ti scopi." Le disse, continuando a muovere il membro tra le sue gambe, a fior di labbra.
(T/N) sospirò, arresa al volere dell'uomo, ormai troppo eccitata per potersi tirare indietro; la decisione e il tono cupo dell'uomo che questa volta era davvero arrabbiato la facevano fremere ancor di più.
"V-voglio che Lei mi scopi, Madara-Sama... La prego." Disse, subito, senza attendere oltre.
Lui sorrise compiaciuto, soffiando su una ciocca di capelli che gli dava fastidio.
"Dimmi che mi ami."
Lei osservò gli occhi rossi di Madara che brillavano nel buio, scrutarla attentamente, desiderosi di una risposta.
"Dillo, anche se non è vero." La incoraggiò di nuovo lui, con un espressione cupa e quasi avvilita sul volto.
"I-io la amo-ah!" Non appena terminò la frase l'Uchiha spinse la sua erezione in lei, penetrandola con un colpo secco.
Le sollevò le gambe, portandosele alla vita.
Lei si tenne alle sue spalle, rimanendo con la schiena contro il muro.
Madara iniziò a dare colpi assestati con il bacino, entrando ed uscendo velocemente da lei, baciandola possessivamente e torturandole la carne morbida del suo collo.
"Tobirama ti scopa mai così? Eh? Ti possiede come lo faccio io?" Ringhiò, tra un gemito roco e l'altro, stringendo le dita sulle cosce di lei, per non perdere la presa.
Lei mugugnava a sua volta, cercando di trattenersi per non farsi sentire dal vicinato, mentre un calore le si propagava nel basso ventre.
"Tu sei mia cazzo! Quel bastardo non ti deve sfiorare." Continuò, con il fiatone, continuando a spingere con veemenza in lei.
Il suo cervello aveva ormai smesso di funzionare, la ragione l'aveva abbandonato: non lo tratteneva più nessun freno inebitore, quello era solo puro istinto animale.
"Ho passato questi giorni a pensarti, l'unica cosa che volevo era vederti.
Ti rendi conto? M-Madara Uchiha, che vuole una ra-gazzina impertinente e che odia il suo clan." Disse con affanno, stringendo i denti per la sensazione di piacere che sentiva.
"Cre-do di e-essere impazzito..." Rise nervosamente, mentre le spinte si facevano più scostanti e lente, giunto ormai alla fine.
Lei respirava con fatica, con gli occhi rivolti al cielo e le guance andate a fuoco.
Trattenne il fiato, stringendo più le presa intorno al collo dell'uomo quando sentì tutto il calore accumulato sprigionarsi, abbandonando il suo corpo insieme alle forze e a un gemito acuto che risuonò nel vicolo, accompagnato dal nome dell'Uchiha che al sentirla urlare in tal modo, vicino al suo orecchio, venne a sua volta, abbandonando tutto il suo peso su di lei.
I loro respiri sconnessi si unirono in uno solo, mentre i corpi stanchi cercavano malamente di rimanere in piedi.
Madara le lasciò le gambe, sorreggendola con cautela per non farla cadere.
Lei continuò a tenere le mani intorno al suo collo, cercando di riprendersi dall'amplesso.
Il fiato le mancò di nuovo quando Madara si fiondò sulle sue labbra, coinvolgendola in un bacio profondo, che però non duro molto per la mancanza di aria.
"T-tu hai dei problemi, Uchiha." Lo spinse via, poggiandogli una mano sul petto, (T/N), scuotendo la testa.
"È colpa tua." La indicò lui, sbattendo le palpebre, facendo tornare i suoi occhi al loro stato naturale.
"Mi hai rotto le mutande."
"Dopo quello che abbiamo appena fatto, tu ti... ti preoccupi delle mutande?" Esclamò lui, abbandonandosi contro il muro opposto, guardandola con la fronte corruciata.
"In effetti è più preoccupante il fatto che tu abbia ammesso di avere un complesso per me." Ribattè, sistemandosi i vestiti e spostandosi i capelli dal viso, con un gesto leggero della mano.
Lui schiuse le labbra, trattenendo un attimo il respiro.
"Già, Uchiha." Disse lei, notando la sua espressione pensierosa.
"Ma non temere, non lo dirò a nessuno che sei un pedofilo." Continuò, avvicinandosi a lui, sorridendogli con dolcezza, prima di sparire nel buio, lasciandolo solo, confuso, stanco e con il cuore che batteva a mille.
"Basta così, non voglio sentire altro." La interruppe il minore dei Senju, chiudendo una pergamena e riponendola sullo scaffale, voltandosi verso (T/N) con un'espressione schifata sul volto.
Lei alzò le spalle, guardando con sguardo serio l'uomo.
"Non ci tengo a sapere i particolari.
Madara che ti scopa è uno spettacolo rivoltante." Continuò, facendo scorrere gli occhi rossicci lungo il mobile, alla ricerca della pergamena giusta.
"Comunque continua così: distrailo, almeno starà alla larga da mio fratello." Parlò di nuovo, portandosi due dita sul mento.
Lei sospirò, portandosi le mani sui fianchi.
"Certo, tanto sono io quella che viene sculacciata, annegata nello sperma e mangiata viva." Sbuffò, indicandosi il collo segnato da grandi macchie violacee e segni di morsi.
"Ti ho detto che non voglio sapere.
Che schifo, (T/N)." Scosse la testa lui, sentendosi percorrere la schiena da un brivido e lo stomaco attorcigliarsi su se stesso.
"No, a parte gli scherzi, Tobi...
Va bene che è un Uchiha, ma non mi sembra poi così stupido.
Prima o poi si accorgerà che c'è qualcosa che non va.
Non possiamo far finta di essere fidanzati per sempre, anche perchè se tu fossi davvero il mio ragazzo e vedessi il mio collo in questo stato, dubito che non faresti nulla." Gli disse, affiancandolo e aspettando una risposta.
"Non ci avevo pensato.
Bene, allora digli che ti ho lasciato, inventati qualcosa ma non dirgli che so che hai fatto sesso con lui." Disse, ondeggiando la mano in aria, tamburellandosi le dita sul mento.
"Pensi che vorrà ancora giocare con me, adesso che ha ottenuto il suo scopo?
Non si sarà stufato?" Chiese, pensierosa e quasi preoccupata di una possibile rottura di quel rapporto di amore e odio.
"Questo potrebbe essere un problema.
In tal caso, ci inventeremo qualcos'altro.
Basta che stia lontano dagli affari di Konoha." Rispose, con tono calmo e pacato, il Senju, guardando di sfuggita la ragazza, infastidito dalla visione di quei succhiotti.
"Perchè hai accettato la mia proposta, nonostante anche tu abbia un'avversione per gli Uchiha?" Domandò, incuriosito, girandosi finalmente verso di lei; era una domanda che era da tempo che voleva porgerle.
Lei aggrottò la fronte, ridacchiando.
"Perchè mi diverto a prenderli in giro e volevo vedere se anche quel bestione di Madara fosse semplice da fregare." Rispose, (T/N) con sincerità, sperando che, però, Madara non venisse mai a conoscenza del piano architettato contro di lui.
"Sappi che d'ora in avanti non mi dovrai più sfiorare: sei contaminata." La avvisò, indicandola con un dito, con la bocca storta in una smorfia.
"Quanto sei esagerato." Sospirò, roteando gli occhi.
"Adesso vado a cercare quel coglione di un Uchiha, ci vediamo per i prossimi aggiornamenti." Aggiunse, dandogli le spalle e incamminandosi verso la porta della stanza.
"Va bene.
Sii cauta, cugina." Rispose, lui, incrociando le braccia al petto e lanciandole uno sguardo carico di preoccupazione: per quanto quella ragazza fosse furba ed intelligente, si stava pur sempre parlando di Madara e, forse, coinvolgerla in quel piano non era stata poi una buona idea.
"Non ti preoccupare, tu pensa a mandare avanti il villaggio." Lo rassicurò, aprendo la porta.
"Non lascerò che un Uchiha metta i bastoni tra le ruote a noi Senju." Esordì, solenne, sorridendo.
"Se scopre che hai sangue Senju nelle vene, sei morta." Le ricordò, tornando a occuparsi di trovare il rotolo che cercava ormai da tempo.
"Oppure per merito mii, finalmente la smetterà di provare odio nei nostri confronti." Ribattè, uscendo dalla stanza e chiudendo la porta, lasciando da solo il cugino.
Sospirando si incamminó verso l'uscita della Torre dell'Hokage, per andare alla ricerca del suo odiato Uchiha.
[9704 parole] - 29 Aprile 2018
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