Kakashi

Kakashi quella sera era tornato a casa piuttosto stanco.
Era stato tre giorni in missione con il suo team: erano stati i giorni più lunghi, faticosi e rumorosi della sua vita.
Quei tre ragazzi non andavano per nulla d'accordo e continuavano a bisticciare tra di loro, non avevano fatto altro che urlarsi addosso e insultarsi per tutto il viaggio rischiando anche di compromettere la missione, complicandola.
Fortunatamente era intervenuto in tempo altrimenti quella infima missione di grado D sarebbe potuto diventare, persino, di grado B.
Il Team 7 non poteva ancora definirsi tale: Kakashi aveva pensato, basandosi sul test che aveva fatto il primo giorno che si erano incontrati per il primo allenamento, che ci fossero delle basi decenti, ma a quanto pareva si era sbagliato.
Naruto, il figlio del suo ormai defunto Sensei, nonché Quarto Hokage, era una testa calda e nutriva davvero una grande rivalità nei confronti di Sasuke, l'ultimo Uchiha che, al contrario del biondo, era piuttosto tranquillo e di poche parole e pensava soltanto a sé stesso.
Il primo continuava, insistentemente, a istigare il corvino, a insinuare di essere un Ninja migliore di lui; peccato che i risultati dell'allenamento parlassero chiaro: Sasuke era a un livello nettamente superiore.
Sakura, la ragazza, invece, non sembrava essere molto interessata agli allenamenti: i suoi occhi verdi erano sempre fissi sull'Uchiha.
La rosa tentava in tutti i modi di attirare la sua attenzione senza troppi risultati; le uniche carinerie che riceveva erano quelle da parte di Naruto che, però, non erano ben accette.
Insomma, in quella squadra non c'era alcuna complicità tra i membri o, almeno, non ancora; con molto allenamento, fatica, impegno e sudore, probabilmente, in qualche modo, si sarebbero avvicinati e sarebbero cresciuti non solo come singolo, ma come una squadra.
La strada per diventare un buon team, però, era ancora molto lunga e ripida e Kakashi, che li doveva supervisionare e spronare a dare il meglio di loro, era quello che, tra tutti e quattro, si sarebbe stancato di più.
Non era per niente facile rimettere in riga quei tre, ne tantomeno fargli fare quello che voleva lui: c'era sempre qualcosa su cui obiettare, non andava mai niente bene di quello che proponeva come allenamento.
Naruto si lamentava che i suoi insegnamenti fossero inutili e per principianti quando, in realtà, erano le basi che quel ragazzino immaturo non conosceva minimamente.
Sasuke, il saputello, era convinto a sua volta di saper già tutto e si mostrava superiore screditando Naruto e distraendo Sakura, l'unica che, se non fosse stato per lui, si sarebbe messa con impegno a svolgere gli allenamenti.
Il più delle ore che passava con loro le spendeva a richiamarli e cercare di contenere i loro ego.
Kakashi era un uomo molto paziente e tranquillo, non perdeva mai la sua calma e la sua compostezza, ma, da qualche giorno, iniziava ad avere dei seri problemi a non dare di matto: la sua sanità mentale, per colpa di quei tre, rischiava di essere compromessa.
Aveva bisogno di prendersi una pausa e di rilassarsi, di scrollarsi di dosso tutta la stanchezza e il nervosismo accumulato durante quel primo mese di conoscenza, sperando che la situazione di astio tra i componenti del suo team migliorasse in fretta.
Si era appoggiato alla porta del suo appartamento, una volta richiusa alle spalle con un sonoro tonfo, tirando un sospiro di sollievo per essere finalmente giunto a casa. Si bbassò la mascherina che gli copriva la parte inferiore del volto, lasciando liberi naso e bocca.
Aveva scalciato via le scarpe, incamminandosi, poi, a piedi scalzi, lungo il corridoio, trascinando i piedi stanchi sul parquet, con le braccia molli lungo i fianchi e la schiena ricurva in avanti.
Voleva solo farsi una doccia rilassante, mettersi nel letto, leggere un paio di pagine di uno dei suoi tanti libri porno, farsi una sega e dormire.

Da quando aveva iniziato ad allenare quei tre tornava a casa sempre stravolto, si occupava poco della sua persona, trascurando le sue esigenze primarie, accumulando sempre più tensione, soprattutto sessuale.
Tornava sempre così stanco e demoralizzato che non aveva nemmeno voglia di uscire di casa per farsi un giro nei bar della città alla ricerca di compagnia almeno per una notte.
Non è che gli piacesse più di tanto stare in mezzo alle persone, non gli piaceva nemmeno uscire con i suoi amici, figuriamoci stare in mezzo a gente che non conosceva, però, d'altronde, se voleva liberarsi, sfogarsi e godersi un po' di quel calore che solo il corpo di una donna poteva dargli, doveva, per forza, mettere piedi fuori casa.
Purtroppo, però, in quel periodo era ancor meno propenso a uscire del solito perciò si arrangiava come meglio poteva quando sorgevano certe esigenze fisiche.
Ovviamente risolvere quel problema fastidioso tra le gambe da sè non era appagante e divertente come farselo risolvere da qualcun altro, ma, del resto, non poteva di certo ignorarlo e sperare che si risolvesse da solo.
Leggere libri porno dalla mattina alla sera non aiutava: era come un'ossessione per lui leggere quei dannati libri erotici anche nei momenti meno adatti, un vizio di cui non aveva intenzione di liberarsi.
Di certo non giovava alla sua immagine di Shinobi andare in giro con un libro porno tra le mani ma poco gli importava, era più forte di lui.
Gli era sempre piaciuto leggere, sin da bambino; nei libri trovava una via di fuga, una distrazione da tutto e da tutti, quando leggeva era come se vivesse in un altro mondo.
Era stata colpa di Jiraiya, uno dei Tre Ninja Leggendari, nonché grande scrittore di libri di avventura, ma, in primis grande pervertito e amante delle donne, a portarlo sulla cattiva strada.
Quell'uomo era solito dargli da leggere le sue opere, in modo da avere un parere accurato e dettagliato prima di portare il libro in stampa.
Un giorno, sbadatamente, aveva consegnato a Kakashi, allora quindicenne, la bozza di uno dei suoi scritti pornografici che pubblicava sotto falso nome, facendo scoprire al ragazzo un nuovo genere letterario che aveva iniziato a interessarlo particolarmente.
Da quel giorno la sua libreria si era riempita di libri poco casti e la sua conoscenza sul sesso e sulle pratiche erotiche si era arricchita sempre di più.
Kakashi sapeva bene come atteggiarsi con le donne, il suo bell'aspetto e il suo carattere amabile e gentile lo avevano agevolato parecchio.
Nonostante fosse ritenuto un buon partito, affascinante, misterioso e dall'animo buono, non si era mai interessato a trovarsi una fidanzata; tutte le donne con cui era stato le aveva avute tra le sue braccia al massimo un paio di volte per evitare che si facessero strane idee: era meglio evitare che si affezionassero a lui e volessero qualcosa di più di una scopata.
Kakashi non credeva di essere in grado di sostenere una relazione con qualcuno, in realtà non ci aveva mai nemmeno provato.
Tralasciando il fatto che i luoghi che frequentava non pullulassero affatto di ragazze per bene, con dei principi e la testa sulle spalle, però non aveva mai incontrato nessuno che gli avesse fatto provare nient'altro che attrazione fisica.
Non era facile per lui affezionarsi a qualcuno, gli ci voleva parecchio tempo.
Il fatto era che aveva paura di provare dei sentimenti troppo intensi per qualcuno che avrebbe potuto perdere da un momento all'altro.
Aveva già perso fin troppe persone importanti durante la sua vita, non voleva che accadesse di nuovo, non voleva aggiungere altro dolore e senso di colpa a quello che provava già per non avere più al suo fianco tutti coloro che, per lui, erano stati importanti e non aveva potuto salvare.
Era già circondato da troppe persone a cui voleva bene e rischiava di perdere, non voleva averne nemmeno un'altra in più a cui pensare anche se questo avrebbe voluto dire passare il resto della vita da solo, sommerso da cani.
Già, i cani: quelli erano gli unici esseri viventi che riuscivano a conquistare il suo amore e il suo affetto in meno di un secondo; bastava uno sguardo e subito si ritrovava alla mercè di quegli animali così fedeli e affettuosi.
Non sopportava, invece i gatti: acidi, distaccati, permalosi e poco propensi all'essere accuditi come piaceva a lui che passava ore e ore ad accarezzare i suoi adorati segugi.
Con un gatto, un essere così autonomo e indipendente, non sarebbe mai potuto andare d'accordo.
Kakashi pensava che i gatti fossero dei lecchini, degli opportunisti, manipolatori che si facevano avvicinare, accudire, solo per avere del cibo in cambio.
A differenza dei cani che offrono protezione e compagnia, i gatti, per lui, non erano altro che palle di pelo viziate.

Dopo aver attraversato il corridoio era giunto in cucina; non aveva fame, ne sete, però doveva riempire la ciotola al suo animale domestico che era da qualche giorno che non lo vedeva.
Kakashi aveva lasciato una gran quantità di crocchette all'animale che non aveva lasciato nemmeno una briciola all'interno del contenitore.
Uno zampettare familiare, seguito da una serie di miagolii e di fusa gli fece abbassare la testa verso il pavimento facendo incontrare il suo occhio stanco con quello più vispo e attento della sua micia che aveva iniziato a strusciarsi contro le sue gambe freneticamente, muovendo la lunga e folta coda (C/C), scodinzolando felice.
Kakashi sorrise dolcemente al gatto, svuotando la scatola di crocchette nella sua ciotola e rimboccando di latte quella assestante, abbandonando poi la cucina per dirigersi verso il bagno, con l'intenzione di farsi una doccia.
La micia non si interessò minimamente al cibo offertole, tutt'altro, continuò a seguire Kakashi miagolando, sedendosi poi compostamente davanti alla porta del bagno una volta che il padrone si fu fermato.
''Mi dispiace (T/N), lo so che ti sono mancato, ma adesso proprio non ho tempo da dedicarti.
Domani ti darò tutte le attenzioni che desideri, mh?'' Kakashi si era accovacciato per fare un paio di grattini veloci al felino che socchiuse appena gli occhi quando l'uomo gli grattò sotto il mento.
Il gatto emise un miagolio contrariato, che sembrava più un piagnucolio, quando l'uomo si rimise in piedi, continuando a guardarlo dal basso, disperatamente bisognoso di attenzioni.
Kakashi si era poi chiuso in bagno e si era spogliato, lanciando i vestiti nella cesta dei panni sporchi ed entrando in doccia, bisognoso di darsi una pulita e di rilassarsi sotto il getto caldo e costante di acqua.
Ebbene sì: Kakashi Hatake, un amante dei cani che nutriva disprezzo nei confronti dei gatti, aveva adottato proprio un gatto, uno di quegli animali che tanto non sopportava.
Esattamente non sapeva cosa l'avesse spinto a portarsi a casa quella gatta che, pur essendo tale, si comportava in maniera totalmente differente da qualsiasi altro felino che Kakashi avesse mai visto.
(T/N), così l'aveva chiamata, l'aveva trovata in un vicolo, con una zampa rotta e un occhio deturpato, presa di mira da un gruppo di ragazzini che non gli era sembrato avessero buone intenzioni.
Per quanto non gli piacessero i gatti, Kakashi, non li odiava fino al punto di volerli vedere morti, perciò aveva salvato quella povera micia da una fine certa.
L'aveva portata da un veterinario che le aveva curato la zampa ferita ma non aveva potuto far niente per l'occhio sinistro solcato da una grossa cicatrice, proprio come il suo.
Il veterinario gli aveva chiesto se il gatto fosse suo e se intendesse, dopo la sua risposta negativa, portarselo a casa e prendersene cura dato che quell'animale non sembrasse appartenere a nessuno.
Lui aveva tentennato per un istante, non convinto che fosse la scelta migliore tirarsi in casa un gatto dato che possedeva diversi cani Ninja che non credeva sarebbero stati contenti di avere tra le zampe un loro acerrimo nemico; la sua risposta, di fatti, fu un no.
Kakashi dell'esistenza di quel gatto se ne era completamente dimenticato, aveva dimenticato l'accaduto, ormai erano passati diversi giorni, non pensava di certo che quell'animale potesse ricomparire nella sua vita; inaspettatamente, invece, la gatta, un giorno, lo aveva ritrovato e aveva iniziato a seguirlo ovunque, fino ad appostarsi sotto casa sua.
Il Ninja aveva pensato fosse un comportamento piuttosto strano da parte di un gatto, non pensava che potesse essergli così tanto riconoscente per avergli salvato la vita tanto da seguirlo i modo così insistente.
Aveva sperato, invano, che dopo un paio di giorni l'avrebbe smesso di seguire ovunque, invece era accaduto l'esatto opposto: quel gatto si era davvero tanto affezionato a lui e non aveva avuto la minima intenzione di lasciarlo in pace.
Kakashi aveva dunque ceduto e si era deciso a far entrare in casa la micia anche perché dopo giorni che lo seguiva doveva essere piuttosto affamata e deperita dato che, essendo randagia, non aveva mai mangiato nulla se non spazzatura.
(T/N) non doveva aver mai assaggiato in vita sua del latte: appena gliene aveva servito un po' in una ciotola, lo aveva annusato scettica per poi iniziare a berlo con ingordigia.
Dopo essersi bevuta il suo latte, la gatta aveva subito mostrato la sua riconoscenza all'uomo, iniziando a fargli le fusa e a miagolare contro le sue gambe, guardandolo dal basso con il suo occhio buono color (C/O).
Mai, Kakashi, aveva visto un gatto essere tanto affettuoso come (T/N), nome che gli aveva dato qualche giorno dopo e che ad ella sembrò piacere parecchio: appena aveva ripetuto un paio di volte quel nome, l'animale si era immediatamente tirato sull'attenti prestandogli attenzione.
Dopo un paio di settimane in casa sua, delle visite mediche, un bel bagno e una sana alimentazione, finalmente quel felino, all'inizio un po' spelacchiato e mingherlino, era diventato davvero bello: il pelo era folto e lucido e le ossa non erano più sporgenti, finalmente era in forma.
(T/N) si dal primo istante non si era dimostrato un gatto come gli altri, tutt'altro; più i giorni passarono più Kakashi si era reso conto che quell'animale era davvero diverso da tutti gli altri, persino dai suoi cani parlanti Ninja con cui, oltretutto, non aveva minimamente fatto fatica a fare amicizia: i segugi avevano accettato senza problemi, volentieri, la presenza di (T/N) la quale era molto simile a loro.
Di fatti (T/N) si comportava quasi più come un cane che come un gatto: era affettuosa, riconoscente, le piaceva giocare, cercava sempre di tirare Kakashi su di morale quando era giù o era stanco, non era mai schiva o di pessimo umore e si lasciava fare qualsiasi cosa senza lamentarsi; la gatta aveva pure imparato, nel giro di pochissimo tempo, i comandi che lo Shinobi utilizzava con i suoi cani: faceva tutto quello che le veniva chiesto di fare.
Kakashi era sempre più stupito delle capacità della sua gatta che, ormai, le era entrata nel cuore e a cui voleva un gran bene.
Gli dispiaceva di averla trascurata durante quei giorni faticosi e intensi, non dandole tutto l'affetto e le attenzioni che era solito darle ma, purtroppo, non aveva proprio tempo e voglia di fare niente se non dormire.

Uscì dalla doccia e si asciugò velocemente, legandosi poi l'asciugamano in vita, un po' meno teso di prima ma comunque stanco.
Si passò una mano tra i folti capelli grigi che gli ricadevano disordinatamente davanti alla fronte gocciolanti, dandogli una leggera scrollata e facendo zampillare a destra e a sinistra goccioline di acqua.
Aperta la porta del bagno, nel quale si era formata una nube di vapore caldo, si ritrovò ancora il gatto, seduto sempre nella medesima posizione composta in cui l'aveva lasciato, a guardarlo dal basso con il suo grande e vivido occhio (C/O).
A volte Kakashi si sentiva quasi in soggezione sotto lo sguardo così attento e curioso della micia che lo scrutava sempre, lo studiava con tanta minuzia; la gatta smetteva di guardarlo con tanta insistenza solo quando lui ricambiava quell'occhiata con un sorriso: (T/N) sembrava imbarazzarsi e voltava immediatamente il muso paffuto, iniziando a guardarsi in giro, proprio come avrebbe fatto una persona, quando lui compiva quel gesto.
In effetti quel gatto si comportava più come un essere umano che come un animale: era troppo intelligente e reattivo, così espressivo ed emotivo che spesso Kakashi si domandasse se, davvero, fosse un semplice animale da compagnia o un gatto Ninja ben addestrato mandato da qualcuno per tenerlo sotto controllo.
Ovviamente tutte queste supposizioni venivano scacciate dalla sua mente nell'immediato, non appena si materializzavano: se fosse stato così se ne sarebbe accorto a tempo debito, sin dal primo istante, non era di certo uno sciocco, non si faceva ingannare facilmente.
Semplicemente, (T/N) doveva essere affezionata a lui più di quanto lui stesso fosse e ci teneva a dimostrargli il suo amore: quella gatta aveva una cotta per lui, non c'era altra spiegazione.
Un miagolio flebile echeggiò nell'appartamento vuoto, facendo tornare alla realtà Kakashi che si era perso nei suoi pensieri, ancora sullo stipite della porta, mezzo nudo e bagnato.
Un brivido di freddo gli percorse la schiena convincendolo a muoversi ad andare in camera a vestirsi.
Sorpassò l'animale che, con la testa piegata da un lato e un'espressione interrogativa, aveva continuato a guardarlo dal basso, seguendo, poi, i suoi movimenti e raggiungendolo velocemente in camera sperando che il padrone l'avrebbe almeno fatta dormire con lui.
Kakashi, però, per quella sera aveva altri piani che non includevano la compagnia di (T/N).
Per quanto gli dispiacesse e si sentisse in colpa per non star curando a dovere la micia, non intendeva rinunciare, quella sera, a masturbarsi e ci teneva a farlo in tranquillità senza essere perennemente osservato.
Si lasciava seguire ovunque da (T/N), non gli dava fastidio, non trovava la sua presenza invadente, anzi, era una sorta di certezza, un punto di riferimento per lui, perché sapeva che quel gatto non l'avrebbe mai tradito o abbandonato, perché gli era fedele, più di chiunque altro però, quando si trattava di avere dei momenti di intimità, da solo o in compagnia, preferiva tenere il gatto fuori dalla stanza: era meglio che non vedesse e non conoscesse l'esistenza di certe pratiche, non voleva che si facesse strane idee o che l'aria carica di ormoni le desse alla testa; (T/N) si strusciava già abbastanza contro di lui e le sue parti intime quando la teneva in braccio, non voleva sapere che cos'altro avrebbe potuto fare dopo averlo visto fare sesso.
''Mi dispiace (T/N)-chan ma stasera ho bisogno di stare un po' da solo.
Non guardarmi così, non sono arrabbiato con te... E sto bene, non sono triste, sono solo stanco.''
Kakashi aveva iniziato una conversazione con la gatta che di risposta aveva iniziato a miagolare con insistenza, continuando a guardarlo con preoccupazione, in pensiero per il suo stato fisico ed emotivo.
''Dai, vai a dormire sul divano, non passare la notte qui, davanti alla mia stanza.''
Le aveva detto poi, sapendo che, probabilmente, la gatta si sarebbe raggomitolata davanti alla porta e non si sarebbe mossa da lì fino a quando non gli avesse aperto, dormendo scomoda.
''Buonanotte, ci vediamo domani.'' Aveva aggiunto ancora, a bassa voce, sorridendo dolcemente al gatto, prima di chiudere la porta della sua camera e iniziare a prepararsi per andare a letto.
Si era asciugato meglio il corpo scolpito e segnato in diversi punti da cicatrici di grandezza e forma diversa, accumulate negli anni: brutti ricordi di missioni mortali.
La luce calda e avvolgente della luna che, quella notte, era più bella e splendente che mai, di una colorazione rossastra, illuminava appena la stanza dell'Hatake, riflettendosi contro il suo corpo statuario e martoriato, delineandone i contorni.
Kakashi si sfregò i capelli con l'asciugamano, sospirando sconsolato e lanciando un'occhiata al di fuori della finestra davanti a sé: l'eclissi lunare sarebbe durata tutta notte, ma il suo massimo splendore l'avrebbe raggiunto all'alba, regalando uno spettacolo unico, peccato che lui se lo sarebbe sicuramente perso dato che, come minimo, il giorno seguente si sarebbe svegliato dopo le dieci.
Non che gli importasse un granchè di quell'avvenimento, era qualcosa che attirava, maggiormente, le coppie le quali ritenevano l'eclissi un fenomeno romantico.
Abbassò la tapparella e puntò l'occhio buono, tenuto per qualche istante fisso sul satellite padrone del cielo, sui libri iniziati che teneva impilati l'uno sull'altro sul comodino, valutando qual continuare.
Si era poi messo nel letto, completamente nudo perché, tanto, i vestiti per quello che avrebbe dovuto far da lì a poco sarebbero stati solo d'intralcio e aveva preso in mano uno dei suoi tanti libri porno, sfogliandolo fino ad arrivare al punto in cui era rimasto, rileggendo le ultime righe lette qualche tempo prima e immergendosi, poi, finalmente, nella lettura.

''(...)Cominciò lentamente a baciarle il collo, un lieve alone di saliva le bagnava la sua pelle calda, facendola rabbrividire.
Non riusciva a capire come quell'uomo facesse a mandarla fuori di testa, farla impazzire con così poco.
Le sue mani, ruvide e grandi, stavano con estrema delicatezza ma con possessione, toccando la sua coscia, percorrendo una traiettoria immaginaria che aveva come punto di arrivo la zona più calda e invitante del suo corpo.
Emise un gemito sommesso e chiuse le gambe di riflesso, quando la mano scivolò tra di esse, andando a sfregarsi contro la sua intimità.
Lo sentì tirare le labbra in un sorriso compiaciuto contro il suo collo e il suo fiato caldo e umido andare a solleticarle quella parte di pelle martoriata: si stava divertendo a torturarla, ma d'altronde lei era il suo gioco preferito, il suo passatempo, era chiaro che si divertisse.
Spesso si domandava che cosa le sarebbe successo nel caso lui si fosse stancato di lei, se l'avrebbe sostituita, se nella sua vita avesse incontrato qualcuno di più interessante con cui stare: il nuovo, lo sconosciuto, attira più del vecchio e dell'usato.
(...)
Le mani di Sayuri erano sempre così morbide e delicate, tutti i suoi gesti fatti con estrema cura e precisione, leggerezza, erano quasi impercettibili, ma al tempo stesso appaganti.
La ragazza teneva con entrambe le mani il suo membro eretto, massaggiandolo con timore, nemmeno fosse la prima volta che lo facesse, in maniera estremamente delicata, come se quel pezzo di carne dura e sensibile fosse un oggetto prezioso da maneggiare nella maniera più attenta possibile.
A lui piaceva quell'indecisione e quella accortezza nei suoi confronti, ma, a volte, desidera un po' più di decisione e istinto.
''Più veloce.'' Le aveva ordinato, in un sussurro, facendola drizzare sull'attenti.
Lo aveva guardato con i suoi grandi occhi scuri e lucidi, le gote arrossate e le labbra schiuse, titubante; solo quell'espressione tesa e imbarazzata lo eccitava ancor più di quanto non fosse già.
La timidezza, la purezza e la sottomissione facevano di quella ragazza la sua schiava perfetta.
Lei seguì l'ordine e iniziò a muovere le dita intorno al membro turgido con più decisione, ricevendo un gemito roco di assenso.
Sorrise internamente: era bello sapere che il suo Danna fosse appagato dai suoi gesti, ogni volta rimaneva stupita di come riuscisse a far mutare l'espressione di quell'uomo sempre serio e cupo in una più rilas-''

Kakashi aveva alzato con fatica l'occhio stanco e con la palpebra calante dal libro, percependo dei movimenti sul fondo del letto.
La stanza era poco illuminata, l'unica fonte di luce era quella della lampada, poggiata sul ripiano alle spalle del suo letto, che era puntata sul libro; in realtà non gli serviva la luce per capire chi fosse salito sul letto, più che altro si stava chiedendo come avesse fatto a entrare dato che la porta l'aveva chiusa e, poi, era strano che non si fosse accorto dell'apertura di quest'ultima.
Doveva essere stato troppo concentrato sulla lettura per accorgersi di ciò che lo circondava: quando era a casa e non doveva curarsi di essere attento a chi gli stesse intorno, si chiudeva totalmente nel suo mondo e non ne usciva fino a quando non chiudeva il libro.
Si passò una mano sulla faccia, sfregandosi gli occhi stanchi ed emettendo un sospiro sconsolato: era parecchio stanco e non sapeva quanto avrebbe resistito a leggere, aveva un erezione tra le gambe, ma non aveva la minima voglia e la forza di masturbarsi, in più se (T/N) era davvero riuscita a entrare in stanza e non era stato solo frutto della sua immaginazione, poteva definitivamente mettere da parte l'idea di farsi una sega e andare direttamente a dormire.
Percepì di nuovo dei movimenti sul letto, lenti e costanti, tipici della sua gatta che era sempre parecchio attenta nel non farsi notare nell'essere salita sul letto per tendergli un agguato e distrarlo dal libro, cercando di prendersi tutte le sue attenzioni.
Quella volta, però, stava fallendo miseramente: Kakashi era riuscito sin dal primo momento a sentire il peso della gatta sul letto, anche se non aveva percepito la porta della stanza venire aperta, chissà in quale modo e con chissà quanta fatica e tentativi falliti.
Il suo occhio buono tornò di nuovo sul libro, andando a cercare il punto in cui si era interrotto, deciso nel finire almeno la frase, di arrivare fino alla fine della pagina.
Sussultò, quando percepì il peso del suo gatto, che non ricordava fosse tanto pesante, gravargli sulle parti intime; erano passati alcuni giorni da quando non teneva l'animale in braccio ma non ricordava fosse tanto ingombrante: forse le aveva lasciato troppo cibo nella ciotola, più di quanto necessitasse, eppure non aveva non aveva notato nessun ingrossamento della micia, anche se non le aveva prestato parecchia attenzione un aumento di peso del genere non era qualcosa di trascurabile.
Socchiuse appena gli occhi allo sfregamento sui suoi genitali e sospirò di nuovo, seccato: inutile tentare di finire di leggere, la gatta avrebbe ben presto ostacolato la sua lettura, iniziando a miagolare e cercando in tutti i modi di toglierli il libro dalle mani, probabilmente quella sera in modo anche più insistente del solito.
Due grandi orecchie (C/C) spuntarono dietro alla copertina verde del libro, attirando nell'immediato l'attenzione dell'uomo che sbattè la palpebra dell'occhio buono, credendo di avere le allucinazioni: quelle orecchie appuntite erano fin troppo grandi per essere quelle di un semplice gatto.
Nemmeno il tempo di pensare di chiudere il libro, di posarlo e di focalizzarsi su ciò che stava accadendo che la sua mano destra venne saldamente afferrata e portata tra le grande orecchie; le sue dita percepirono del morbido ma non ricondusse quella morbidezza al pelo di un gatto.
Finalmente si decise ad abbassare il libro.
Sgranò l'occhio e schiuse le labbra, senza sapere cosa pensare e dire quando si ritrovò davanti, seduta a cavalcioni sulle sue gambe, completamente nuda, una ragazza con delle grosse orecchie da gatto sulla testa e una grande coda voluminosa che si muoveva a destra e a sinistra dietro alla sua schiena.
Questa lo guardava con un grande broncio sul viso, le labbra inarcate verso il basso e teneva tra le sue mani, stretto il polso di Kakashi.
Lui ricambiò lo sguardo arrabbiato e offeso con uno confuso, puntando il suo occhio color pece in quello (C/O) di quella che era la versione umana del suo gatto, non c'erano dubbi: quella era (T/N).
L'occhio era vispo e attento e continuava a vagare da una parte all'altra del viso di Kakashi, mentre l'altro, deturpato da una grossa cicatrice che le solcata l'occhio dall'attaccatura interna del sopracciglio e proseguiva di sbieco verso l'esterno della guancia, era grigiastro, accecato.
Lo sguardo di Kakashi non potè non vagare anche sul resto del corpo della gatta completamente nuda e senza vergogna; probabilmente non le importava, non si rendeva minimamente conto di non avere più il suo manto soffice a coprirla.
(T/N), mosse la mano dell'uomo sulla sua testa, con l'intento di fargli capire quello che voleva, ossia di essere accarezzata.
Kakashi seguì il movimento dettato dalla gatta, muovendo poi di sua volontà la mano sulla testa dell'animale che mollò la presa e cambiò subito espressione.
Spostò la mano verso un orecchio, andando a fare qualche grattino al lato di esso ricevendo un miagolio di assenso come risposta.
La gatta ora teneva gli occhi chiusi, la testa alzata e la bocca, da cui ai lati spuntavano due affilati e appuntiti canini, era inarcata in un leggero sorriso compiaciuto.
Il Ninja era incredulo e scettico, quello che stava succedendo non era una cosa normale, era parecchio tentato nell'usare lo Sharingan per capire se fosse caduto in qualche Jenjutsu senza rendersene conto.
Come era possibile che il suo gatto, da un momento all'altro, si fosse tramutato in una ragazza?

''(T/N)?'' Richiamò la gatta, che stava sfregando la guancia contro la sua mano, la quale aprì l'occhio sano e gli lanciò un'occhiata, continuando a bearsi delle carezze che stava ricevendo.
''Mi sei mancato tanto pppppr-padrone...'' Miagolò lei, con una vocina bassa e vellutata, facendo qualche fusa e sorridendogli dolcemente.
L'Hatake ebbe un sussulto al cuore nel vedere con quanta tenerezza e affetto l'animale, divenuto umano, continuasse a mostrargli quanto gli volesse bene.
''Come sei diventata così, (T/N)?'' Provò a chiedere, arcuando un sopracciglio in confusione, sperando che gli sapesse rispondere in maniera esaustiva.
''Non lo so.'' Rispose subito lei, scrollando le spalle e osservandosi il suo nuovo corpo, un corpo umano, a cui non era abituata, tornando poi a guardare dritto negli occhi Kakashi che non ricevette la risposta sperata e rilasciò un sospiro sconsolato.
''Ho aspettato fuori dalla pppppr-porta per un po', sppppr-perando che mi facessi entrare e stare un po' con te.
Sai, mi sei mancato tanto e non volevo più stare sola...'' Continuò poi a parlare la ragazza-gatto, abbassando lo sguardo verso il basso, tristemente, inarcando le labbra in un piccolo broncio paffuto che, oltre a fare intenerire Kakashi, lo fece sentire ulteriormente in colpa per essere stato un pessimo padrone.
L'uomo stava per proferire parola per scusarsi con l'animale domestico e confortarlo, ma (T/N) lo precedette e continuò a parlare.
''Dopo un po' sono andata a sdraiarmi sul divano e ho ppppr-provato a dormire, nonostante fossi molto triste e in pensiero pppppr-perché mi eri sembrato molto giù di morale e avrei tanto voluto fare qualcosa per farti stare meglio.''
Più la micia parlava, in quella maniera buffa e adorabile, storpiando di tanto in tanto qualche parola ed essendo ancor più esaustiva nell'esprimersi cambiando a ogni frase espressione facciale, più Kakashi si perdeva a osservarla; non perchè era qualcosa di estremamente strano e surreale ritrovarsi il proprio gatto trasformato in un essere umano, ma perchè trovava (T/N) davvero graziosa e dolce, più di quanto lo fosse solitamente.
Adesso che aveva la possibilità di parlare e di esprimersi in maniera più complessa e completa la sua compagnia sarebbe stata ancor più gradevole.
''Non sono riuscita ad addormentarmi, allora ho guardato la luna: era enorme e rossa rossa!'' Aveva gesticolato la micia, alzando le braccia in aria e mimando la forma di un cerchio con esse, entusiasta e ammaliata dal ricordo del grande satellite in fase di eclissi che le si era riflesso nei suoi grandi occhi, facendola imbambolare per qualche istante.
''Le ho chiesto che cosa avrei potuto fare pppppr-per farti stare meglio e... e poi mi sono ritrovata così!" Concluse, indicandosi il corpo e mettendosi le mani sul seno, tastandone la consistenza e muovendo la folta coda da un lato all'altro, incuriosita e ancora in fase di accettazione e sperimentaggio.
''Mmh... quindi è così... interessante...'' Kakashi aveva seguito attentamente il suo discorso e i suoi movimenti, cercando di dare una spiegazione logica a quello che stava succedendo, senza successo: un po' perchè non credeva che una cosa del genere fosse possibile e non era a conoscenza di nessuna tecnica Ninja che permettesse a un animale di trasformarsi in una persona, se non la tecnica di sostituzione che, però, non conferiva all'animale le capacità intellettive di un umano, ma, semplicemente, l'aspetto per un periodo di tempo limitato e un po' perchè si era perso a osservare come (T/N) stesse maneggiando il suo corpo, senza malizia, ma pur sempre in maniera abbastanza eccitante per lui che, effettivamente, eccitato lo era parecchio.
Avere una ragazza nuda sopra di sè, completamente a sua disposizione, non aiutava per niente a ragionare a sangue freddo e, soprattutto, con il cervello: il sangue era confluito tutto nel suo pene, eretto tra le sue gambe, che sotto le coperte creava un leggero avvallamento.
''Adesso che sono così ti senti meglio? Sei contento? Siamo uguali adesso!" Aveva chiesto apprensivamente la micia, sporgendosi verso di lui, sempre più vicina con il viso, inarcando la schiena in avanti per avvicinarsi di più a lui e osservarlo da vicino con il suo grande occhio (C/O), in cui Kakashi poteva quasi vedersi riflesso, scrutando ogni centimetro del suo volto lasciato scoperto dalla maschera.
Indietreggiò con il capo, ritrovandosi contro la spalliera del letto, intrappolato tra essa e la gatta che si faceva sempre più vicina: se si fosse esposta maggiormente Kakashi non era sicuro che sarebbe stato in grado di reprimere i suoi istinti e di non approfittare della situazione.
D'altro canto, però, la sua ragione gli stava dicendo di darsi una calmata e di tornare a ragionare lucidamente: doveva capire come fosse possibile che (T/N) si fosse trasformata in un essere umano, se era successo davvero per via dell'eclissi o ci fosse dell'altro sotto.
Inoltre, fare sesso con quella che era il suo animale domestico, non sapeva se potesse essere considerata zoofilia o meno, dato che, pur avendo sembianze umane, rimaneva pur sempre un gatto.
Non era ancora così disperato e bisognoso di un buco in cui svuotarsi da far sesso con un animale, non credeva sarebbe mai arrivato a compiere un atto simile, di donne ne avrebbe potute avere quante ne desiderava se avesse voluto, solo che, quella sera, non ne aveva avuto voglia o, almeno, fino a quando non si era ritrovato (T/N) a cavalcioni su di sé, tramutata in una ragazza, completamente nuda.

No, non doveva cedere all'impulso sessuale, doveva ragionare: poteva essere davvero una trappola e non se ne era ancora reso conto per via del suo stato fisico e mentale.
E se tutti i gatti di Konoha, del Paese, si fossero trasformati in delle persone e fossero un esercito creato da qualcuno per conquistare il territorio?
Poteva essere davvero un complotto, le vite di molte persone potevano essere in pericolo.
A lui i gatti non erano mai piaciuti, non si era mai fidato di quelle palle di pelo scontrose e irriconoscenti, animali meschini, falsi e anche piuttosto furbi se davvero erano i componenti di un'associazione criminale Ninja; non avrebbe dovuto farsi ingannare da uno di loro, farsi sedurre e ammaliare da cotanta riconoscenza e devozione nei suoi confronti, da tutta quell'ubbidienza ed estrema docilità, da quella bellezza felina, ammaliante, pura e innocente...
Kakashi sbattè la palpebra del suo occhio buono: si era incantato di nuovo a osservare la gatta che, ora, aveva il suo viso a pochi centimetri dal suo, i loro nasi quasi si sfioravano e percepiva il calore del suo fiato solleticargli la pelle.
L'occhio attento e nitido del felino si muoveva freneticamente da una parte all'altra del suo volto, scrutandolo con attenzione, come se non l'avesse mai visto lasciato libero da quella maschera di stoffa spessa che indossava per la maggior parte del tempo e, che, l'animale non aveva mai sopportato.
(T/N) non aveva mai apprezzato quell'oggetto fastidioso che le impediva di guardare nell'insieme il suo padrone e, appena aveva avuto l'occasione, glielo aveva fatto capire.
Kakashi non aveva fatto una piega quando, la micia, sdraiata sul suo petto, mentre lui coricato sul divano si leggeva uno dei suoi amati libri, lentamente aveva allungato una zampa verso il suo viso, poggiandogliela sulle labbra e lo aveva fissato dritto negli occhi, facendogli intendere che voleva che si togliesse quell'affare di dosso.
Il gatto però, testardo, non si era arreso e aveva continuato a mostrare la sua avversione nei confronti della maschera anche nei giorni a seguire, fino a quando, finalmente, non aveva raggiunto il suo intento ed era riuscita a convincere l'Hatake a mostrarle il suo viso per l'intero.
Kakashi era stufo di essere interrotto nelle sue letture dalla gatta che, sempre, trovava un modo per intrufolarsi tra il libro e il suo volto e sfregava, tra un miagolio e l'altro, il muso contro quest'ultimo.
L'uomo gliel'aveva data vinta e gli aveva mostrato la sua faccia, sperando che finalmente, avrebbe potuto leggere in pace da lì in poi, ottenendo però un riscontro inaspettato e contrario a quello che aveva immaginato.
La gatta, dapprima, lo aveva scrutato con attenzione, da ogni angolazione, con la testa piegata leggermente a lato e le orecchie tese, poi aveva emesso un miagolio tenue e si era infossata tra l'incavo del suo collo e la spalla, palesemente in imbarazzo, ammaliata dal fascino di Kakashi che la sua bellezza preferiva tenerla nascosta.
Era rimasto abbastanza stupito e divertito dalla reazione di (T/N), dato che aveva espresso al meglio il suo stato emotivo quando lo aveva finalmente visto.
Per il resto della giornata l'animale era stato parecchio sfuggente e timido, complice anche del fatto che Kakashi, da quel momento in poi, non aveva più indossato la maschera volendo vedere come si sarebbe comportata la coinquilina che, pian piano, si abituò a vederlo così, nonostante capitasse che, a volte, si imbarazzasse nuovamente e si andasse a nascondere per evitare il contatto visivo con lui che, puntualmente, sfoggiava uno dei suoi sorrisi e sogghignava vittorioso.
Anche quello era un passatempo e una distrazione per lui che si rilassava un po' e non pensava ad altro che giocare con il suo gatto, dimenticando tutti i problemi che c'erano al di fuori di quella casa.
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto da un movimento furtivo di (T/N) che aveva iniziato a strofinare le sue labbra contro le sue senza malizia e secondi fini: quello era un gesto che compiva spesso, lo faceva sempre per avere l'attenzione del padrone e farsi fare un po' di coccole, per ricevere qualche carezza o un bacio leggero sul naso.
Kakashi comprendeva benissimo che tutti i movimenti, quello strusciarsi continuo, non erano istigazioni o, almeno, non apparentemente; quelli erano tutte azioni naturali e inconsce che l'animale compiva solitamente e non aveva la minima idea di cosa significassero ora che era un essere umano; così pensava Kakashi che aveva nuovamente abbandonato l'idea che la micia potesse far parte di qualche complotto: era troppo dolce e remissiva nei suoi confronti non era possibile che davvero potesse fare qualcosa contro di lui.
L'uomo schiuse le labbra, tenute tese e serrate fino a quel momento, lasciandosi sfuggire un gemito quando (T/N) mosse il bacino, iniziandosi a sfregare contro di lui, contro il suo corpo fin troppo sensibile e teso in quel momento, procurandogli un certo fastidio e al tempo stesso piacere nell'attrito tra il suo membro e il pube della ragazza-gatto separati solo dallo strato spesso della coperta.
''(T/N)... N-non muoverti così bruscamente.'' Non seppe con quale forza riuscì a contenersi nel non saltarle subito addosso e approfittarsi di lei; ormai i suoi ormoni avevano raggiunto livelli esorbitanti e stavano annebbiando del tutto la sua ragione.
L'aveva afferrata per le spalle e tenuta ferma, facendola irrigidire.
Lui aveva tirato un sospiro di sconforto misto al sollievo e aveva buttato la testa all'indietro, appoggiando il retro del capo sul bordo della spalliera.
La gatta aveva piegato la testa di lato e mosso appena le orecchie, guardandolo un poco stranita e incuriosita da quel suo comportamento che non riusciva a comprendere.

''Pppppppr-perchè? A me piaceva.'' Chiese, a questo punto, scodinzolando e lanciandogli un'occhiata di disappunto, facendo il broncio.
Kakashi osservò la sua espressione di sottecchi: come poteva essere così adorabile e ingenua, ma al tempo stesso senza vergogna e diretta, non risultando volgare ed eccitata?
Al Ninja era chiaro che non fosse l'unico con gli ormoni fuori controllo in quel momento; per quanto (T/N) compisse quei gesti inconsapevolmente era chiaro che li stesse facendo perché il suo corpo stava apprezzando le sensazioni che le procuravano e che, se avesse continuato a fare, l'avrebbero portata a volere sempre di più, senza sapere realmente cosa, perché lei non aveva la minima idea a cosa comportasse ciò che stava facendo.
Lasciò scivolare le dita lungo le braccia della ragazza, che si irrigidì maggiormente drizzando la coda e sentendosi la pelle venire attraversata da una serie di brividi, percorrendone la lunghezza fino ad arrivare alle mani che prese tra le sue, tirandole verso di sé, attirando anche il resto del corpo di (T/N) contro il suo.
La gatta si lasciò sfuggire un miagolio di sbigottimento, non preparata a quel gesto improvviso che le fece perdere l'equilibrio di quel corpo non suo, nel quale non era ancora del tutto a suo agio e si sentiva vulnerabile e instabile.
''Vuoi le coccole (T/N), mh?'' Domandò rocamente Kakashi, puntando il suo occhio sano nel corrispettivo del gatto, spostandole alcune ciocche di capelli arruffati da davanti al viso, di nuovo a pochi centimetri dal suo.
Lei annuì felice e divampò, ancora scossa da quel brivido che le aveva percorso la schiena e ammaliata dal tono di voce basso e roco del padrone e dalla sua vicinanza, quel contatto visivo che non sarebbe mai stata in grado di sostenere, troppo profondo e intimo.
Kakashi sorrise malizioso a quella risposta silenziosa, alzandole il mento con due dita e facendole qualche grattino leggero al di sotto di esso, incoraggiando la gatta a sporgersi di più verso di lui e a seguire i movimenti della sua mano che, pian piano trasportò il suo viso a un soffio dal suo.
(T/N) inconscia di tutto aveva chiuso gli occhi e iniziato a fare le fusa, con un sorriso soddisfatto e un'espressione rilassata sul volto, senza rendersi conto di avere le labbra di Kakashi premute sulle sue.
Quando finalmente aprì gli occhi e si rese conto di essere ancor più vicina di quanto ricordasse alla faccia del Ninja per poco non sobbalzò e tentò di indietreggiare in imbarazzo e sgomento, venendo, però, fermata dalle braccia di Kakashi che la cinsero per la vita, tenendola salda a sé.
Sentendola rigida e in apnea, l'Hatake allontanò appena le labbra da quelle di lei, rimanendo però a una distanza parecchio ravvicinata.
Osservò l'espressione confusa, stupita e imbarazzata della gatta che teneva le labbra semichiuse e aveva gli occhi sgranati.
''Qualcosa no va, (T/N)-chan? Di solito ti piacciono i miei baci.'' Cantilenò lui, a bassa voce, con un lieve sorriso, sfregando il naso contro quello della ragazza che trattenne di nuovo il fiato e scosse la testa, in risposta alla sua domanda.
Non è che non le stesse piacendo, il fatto era che si stava rendendo conto che le attenzioni che le stava rivolgendo Kakashi, benchè fossero piacevoli, erano diverse dal solito; la facevano sentire strana, come se nella sua pancia si stesse muovendo qualcosa: non era una brutta sensazione, però non riusciva a comprenderla, a capire che cosa rappresentasse.
''Mi-ao sento strana...'' Ammise, portandosi le mani sul basso ventre e abbassando lo sguardo timidamente, preoccupata del suo stato fisico e ignara di quello che stesse realmente provando: eccitazione.
Kakashi seguì i suoi movimenti lenti e tentennanti, soffermandosi a osservare l'intimità della ragazza completamente esposta, schioccando la lingua sul palato e deglutendo un groppo di saliva che gli si era formato in bocca al pensiero di quello che tra poco avrebbe fatto; prima però doveva tranquillizzare la micia, altrimenti non avrebbe concluso nulla e, dato che non aveva nessuna intenzione di obbligarla ad avere un rapporto sessuale con lui o fare qualsiasi cosa che non la facesse sentire a suo agio, doveva essere molto cauto e posato.
La gatta però lo precedette nel compiere e nel dire qualsiasi cosa e si sporse di nuovo verso di lui, dandogli un altro bacio sulle labbra, leggero e frugale, poi un altro e un altro ancora.
Lui la lasciò fare, la lasciò abituare al piacevole contatto, poi prese iniziativa una volta che (T/N) prolungò per qualche secondo il bacio, schiuse appena le labbra e lasciando che la sua lingua andasse a lambire le sue, incoraggiandola a compiere la stessa azione, sperando in una collaborazione senza riluttanza.
Fortunatamente, la gatta lo imitò, sveglia e pronta ad imparare cose nuove come sempre, facendo si che le loro lingue si sfiorarono, dapprima timidamente e solo per un breve e insignificante istante, poi in maniera più profonda e complessa: l'Hatake iniziò a muovere il muscolo in maniera concentrica, cercando di coinvolgere (T/N) in un bacio più passionale e intimo, riscontrando subito un certo apprezzamento da parte sua.
Le afferrò il viso, tenendolo ai lati con le mani, muovendo lentamente le dita dietro alle sue grandi orecchie tese e appuntite, facendole qualche grattino che aiutarono ancor più la gatta a rilassarsi e a godersi quel bacio che si stava facendo sempre più intenso, bagnato e rumoroso.
Nella stanza risuonavano gli schiocchi dei loro baci alternati da alcuni miagolii acuti che spezzavano il silenzio che aleggiava tra quelle quattro mura.

Kakashi emise un sospiro eccitato quando, di nuovo, la ragazza-gatto, mosse il bacino avanti e indietro sfregandosi sulla sua erezione, sentendola piacevolmente emettere un miagolio più forte degli altri.
La attirò dunque più a sé per i fianchi, massaggiandoglieli abilmente, scendendo poi con le mani verso le natiche che afferrò con più possessione, stringendole tra le dita.
(T/N) annaspò in cerca d'aria, socchiudendo gli occhi e inarcando la schiena, scossa da un leggero tremito quando l'esperto Ninja le sfiorò l'attaccatura della coda appena sopra il sedere.
All'Hatake non ci volle molto a capire che quella fosse una zona erogena: buono a sapersi, avrebbe sicuramente sollecitato quel punto con più premura più avanti, quando sarebbe stato il momento giusto.
La baciò frugalmente, andando poi a percorrere la linea della mandibola con le labbra, lasciando sempre qualche bacio leggero, fino a quando non giunse al collo, teso e niveo, su cui si fiondò, iniziando a torturarlo con la lingua e denti, lasciano una scia umida di saliva sulla parte di pelle presa di mira.
Le sue mani esperte, intanto, risalirono lungo i fianchi, le sue dita delicatamente sfioravano le costole, solleticandole la schiena sempre inarcata e tesa, in balia delle sue premure.
(T/N) emetteva sospiri pesanti e miagolii sommessi, tutto il suo corpo era percorso da brividi eppure lo sentiva andare a fuoco, aveva tutt'altro che freddo stretta tra le braccia del suo padrone che mai l'aveva toccata così.
Più l'Hatake la toccava, più si sentiva il basso ventre invaso da un grande fastidio e aveva l'impulso, continuo, di sfregarsi su di lui per darsi soddisfazione.
La soddisfazione però non arrivava mai, anzi, continuando a muoversi in quel modo, sulle sue gambe, sentiva che la strana sensazione aumentava, cresceva a dismisura; eppure non riusciva a fermarsi, era più forte di lei, il suo corpo agiva da sé.
All'ennesimo colpo di bacino Kakashi non riuscì più a resistere ed emise un ringhio roco, stringendo le dita sui fianchi morbidi della ragazza, sentendosi giunto a limite: se avesse continuato a stuzzicarlo in quel modo avrebbe sporcato le lenzuola; il suo corpo era troppo stanco e stressato, non avrebbe resistito ancora a lungo e, lui, non aveva intenzione di svuotarsi in un modo simile, voleva godersi per bene, nonostante, la stanchezza, il piacere che il corpo di (T/N) gli avrebbe dato.
Era giunto il momento di ribaltare le posizioni e di imporsi maggiormente sulla gatta che sembrava fosse desiderosa di qualcosa di più di semplici baci e frizioni pelviche.
L'Hatake la sollevò, rigirandosela tra le braccia, facendo si che si sdraiasse sul letto e che lui fosse, predominante, sopra di lei.
Le coperte vennero sradicate dal letto, scivolando via dal corpo dello Shinobi, finendo per metà a terra, lasciandolo libero di compiere qualsiasi movimento.
(T/N) si ritrovò da un momento all'altro in posizione prona, sotto Kakashi che, sopra di lei, teneva le braccia muscolose e tese a lato delle sue spalle per non gravare troppo con il suo peso e la guardava con l'occhio ridotto a una fessura sottile, famelico.
I capelli, ormai asciutti, erano scompigliati e gli ricadevano scomposti sul viso, contornandoglielo.
La mascella era rigida e delineata, in tensione, come se stesse compiendo un grande sforzo e, in effetti, era così: si stava trattenendo nel sfogare i suoi bisogni primari alla bell'e meglio, sbrigativamente, nonostante il suo corpo volesse rilassarsi e liberarsi da ogni frustrazione e peso il prima possibile per potersi, finalmente, riposare.
Lui, però, non voleva che accadesse questo, voleva che le cose fossero il più piacevoli possibili per entrambi, voleva sentire (T/N), la sua micia tanto pura e ingenua, intrappolata in quel corpo umano, in cui non era abituata a stare, miagolare il suo nome fino allo sfinimento, voleva vedere come avrebbe reagito, che espressioni facciali avrebbe fatto, cosa avrebbe detto una volta che avrebbero iniziato a fare sul serio e avrebbero dato inizio al rapporto sessuale che entrambi tanto bramavano.
La stanza era poco illuminata, la lampada sul comodino emetteva una luce fioca e calda, non c'era nessun'altra fonte di illuminazione; le figure de i loro corpi erano appena delineate, ma era abbastanza.
L'occhio (C/O) di (T/N) brillava, dilatato, nel buio mentre l'altro, accecato, era tenuto chiuso, stretto in una morsa, serrato dalla cicatrice che lo percorreva.
Luccicava, attento e incuriosito, nel buio, cercando di decifrare l'espressione tesa e leggermente crucciata di Kakashi, aspettando con impazienza che facesse o dicesse qualcosa, non sapendo che cosa aspettarsi da lui.
La bocca rosea e tesa era semiaperta e lasciava appena visibili i due dentini più appuntiti e lunghi degli altri che l'Hatake non vedeva l'ora di trovarsi conficcati nella carne tenera del suo collo.

''Sei molto bella, (T/N), davvero deliziosa...'' Si era complimentato, riavvicinando il volto al suo, facendo aderire le labbra sul suo collo, lambendolo con premura e dedizione.
(T/N) aveva un buon odore, dolce e floreale, non sapeva decifrarne la fragranza, ma lo trovava adatto a lei che i fiori li amava parecchio.
Spesso e volentieri la trovava seduta sul davanzale del salone, sul quale erano adagiati, rivolti verso il sole, alcuni vasi di fiori, verso i quali lei, con estrema attenzione e delicatezza, in modo da non urtarli bruscamente e farli cadere, si sporgeva per annusarli e sfregare appena il muso, ad occhi chiusi, come per catturarne il profumo.
Un altro miagolio acuto aveva raggiunto lascivo le orecchie dell'uomo che aveva emesso un sospiro eccitato contro la pelle del collo di (T/N), inumidito dalla sua saliva leggermente arrossato.

''ppppppprr-per f-favore, ancora mi-ao piacciono queste coccole...'' Gli aveva detto lei, afferrandogli la testa con entrambe le mani, facendogli premere di nuovo le labbra contro il suo collo, passando le dita sottili e delicati tra la folta chioma di capelli grigi.
Kakashi aveva sorriso leggermente, sempre più stupito dell'ingenuità della ragazza, ricominciando a baciarla con possessione, marchiando ogni parte del suo collo con una scia di morsi o di baci umidi, discendendo sempre di più verso la clavicola esposta e poi il seno su cui si soffermò.
Aveva preso tra le labbra il capezzolo turgido, succhiandolo avidamente e tirandolo con i denti senza fare troppa pressione, mentre con una mano si occupava dell'altro seno massaggiandolo con cura e pizzicando di tanto in tanto, l'altra sporgenza rosea.
La gatta gemeva e si struggeva sotto di lui, senza contegno e vergogna, perché non aveva la minima idea di quello che rappresentassero quei versi di piacere.
A Kakashi piaceva udire quelle note acute e spontanee, decise e seducenti, le trovava eccitanti e lo facevano sentire appagato.
Solitamente non amava le ragazze rumorose e che emettevano in continuazioni suoni grossolani e caricati, accompagnati da false e volgari parole di incoraggiamento, meri complimenti che, teoricamente, avrebbero dovuto eccitarlo, ma, in realtà, non facevano altro che disturbarlo nel raggiungere l'orgasmo.
Quelle dimostrazioni di apprezzamento, così leggere e singolari, diverse l'una dall'altra, lo galvanizzavano parecchio, perché non erano finte e artefatte, emessi tanto per farlo contento, erano sinceri e genuini e, lui, adorava la sensazione di eccitamento provocata da essi, era una goduria per le sue orecchie.
A lui piaceva provocare piacere quanto a riceverne, credeva fosse più appagante essere l'artefice del godimento altrui, anche se ricevere favori era altrettanto piacevole e liberatorio, credeva che vedere e sentire qualcuno struggersi sotto al proprio tocco fosse qualcosa di speciale e parecchio appagante, era come nutrimento per il suo ego.
Kakashi non era una persona superba o vanitosa, il primo requisito per essere un buon Ninja era l'umiltà, però, in ambito sessuale, era un uomo che pretendeva molto sia da sé stesso che dalla parte opposta, che non si accontentava del misero atto sessuale, lui voleva costruirci una cornice, una storia, intorno a esso, renderlo unico e diverso da tutti gli altri, per non annoiare e annoiarsi.
Il sesso, senza complicità e passione, non era altro che un'attività pedante e compiuta solo per svuotarsi; un atto per nulla appagante a livello fisico, mentale ed emotivo.
No, per Kakashi, il sesso nudo e crudo, non era nemmeno considerato un atto che recasse piacere a livello fisico, se non fatto con un minimo di interesse dell'altro e di voglia di divertirsi.
Piuttosto di fare del misero e insignificante sesso, con una persona senza il minimo interesse di ciò che stava compiendo, preferiva masturbarsi e godere da sé: almeno si sarebbe impegnato a soddisfarsi e a rendere il tutto il meno triste possibile.
La mano che era stretta sul suo seno di (T/N) discese poi verso il fianco, percorrendone la forma, arrivando poi alla coscia carnosa e morbida nel mezzo della quale si intrufolò, pizzicandone alcune parti, fino a quando non raggiunse l'intimità della ragazza che, accaldata e umida, richiedeva attenzioni.
D'istinto la micia strinse le gambe, in uno spasmo, sobbalzando quando le dita di Kakashi tentarono di sfregarsi contro la sua femminilità.
Fortunatamente, prima che lui potesse pensare a cosa dire per tranquillizzarla, le divaricò di nuovo, lasciandogli più spazio di quanto gli servisse: (T/N) si fidava del suo padrone, non aveva motivo i essere tesa e preoccupata di dove e come la toccasse, era sicura che sarebbe stato bello e piacevole e che, in quel modo, le stesse dimostrando quanto le volesse bene e volesse farsi perdonare per la sua assenza.
Il Ninja iniziò a strofinare le dita avanti e indietro, con lentezza, tra le carni calde e umide della ragazza, continuando a baciarla e a marchiarla con possessione ovunque, tornando verso le sue labbra, volendo osservare e udire da più vicino quanto ella stesse apprezzando i suoi gesti.
Non sapeva quanto avrebbe resistito ancora: più udiva i candidi gemiti di (T/N), i suoi sospiri sommessi e caldi, la vedeva contorcersi sotto di sé con gli occhi semichiusi e lucidi e le labbra spalancate, tese, in cerca di ossigeno, arrossate e umide di saliva, più il suo membro tirava dolorosamente, pulsava, protendendo verso il corpo nudo e invitante sotto il suo.
La ragazza-gatto era fradicia: le dita dell'Hatake scivolavano piacevolmente e ben lubrificate dentro e fuori dall'entrata stretta, violandola dolcemente e con maestria, ma con audacia; lui sapeva come muovere le dita, i suoi polpastrelli avevano focalizzato dopo appena un paio di intrusioni le zone più sensibili su cui soffermarsi a fare più pressione.
''Pppppprr-padrone...'' (T/N) aveva guaito stridulamente, stringendo i capelli di Kakashi tra le dita, investita da un forte calore che iniziò a propagarsi in tutto il suo corpo, concentrandosi poi nel suo ventre, diventando sempre più intenso e consistente.
Lui aveva inspirato profondamente con il naso, serrando l'occhio e tirando le labbra in una linea sottile: davvero era giunto al limite di sopportazione; un altro solo gemito, richiamo, carezza o strattone ed era certo che quella sarebbe stata la prima volta, durante un atto sessuale, che sarebbe venuto senza essere stato nemmeno sfiorato una volta.
Kakashi non sapeva se ritenersi zoofilo o quant'altro dato che stava facendo sesso con un gatto i quali miagolii e fusa lo stavano facendo tremendamente eccitare tanto che lo stavano portando a un orgasmo spontaneo.
Aveva il disperato bisogno di infilarsi il più in fretta possibile in (T/N) e di venire copiosamente, liberandosi da ogni singola goccia di sperma che era contenuta nei suoi genitali da troppo tempo, sfogando ogni sua frustrazione, lasciando uscire tutto lo stress, la rabbia e il nervoso accumulato durante quei tragici giorni.
Ma era davvero troppo, troppo, bello giocare con la sua amata micia, non voleva che finisse tutto così in fretta e crollare nel sonno senza sfruttare a pieno quell'occasione.
Aveva fermato i movimenti concentrici e continui delle sue dita e aveva fatto un grosso respiro, cercando di placare ancora per un poco i suoi ormoni, sperando che semplicemente guardandola negli occhi, che era certo avessero assunto una espressione insofferente e dispiaciuta per l'arresto dei suoi movimenti, non avrebbe iniziato a gocciolare.

''Micia, mi faresti anche tu qualche coccola? Mostrami quanto ti sono mancato, ho bisogno di tutto il tuo amore.'' Disse lascivo, con un tono di voce caldo e roco, supplicante e desideroso di ricevere a sua volta qualche attenzione e cura, le stesse che lui aveva rivolto a lei, le aveva mostrato sperano gli apprendesse e riproducesse a sua volta.
La gatta aveva sbattuto le palpebre un paio di volte e aveva ricambiato l'occhiata sofferente e languida dell'uomo che aveva assunto un'espressione che era un misto tra dolore, piacere, esasperazione e irrequietezza.
Assolutamente avrebbe mostrato a Kakashi quanto lo amava e gli fosse grata di avergli fatto provare tante sensazioni di piacere nuove, sarebbe stata più che felice fare come richiesto, per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vederlo star meglio e sapere di essere la cura ai suoi dolori la rendeva davvero contenta.
''Faccio tutto quello che vuoi, voglio farti felice.'' Aveva risposto lei, sporgendosi verso di lui e sfregando il naso contro il suo facendo qualche fusa, stringendolo tra le sue braccia e accarezzandogli i folti capelli grigi che, soffici, ricadevano leggeri sulla sua fronte.
''Oh, non ho dubbi che tu riesca a farlo...'' Commentò lui, lasciandosi cullare tra le braccia di (T/N) e infossando il viso tra l'incavo del suo collo, socchiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni il dolce profumo che emanava la pelle della gatta che, entusiasta dell'incoraggiamento, lo stringeva sempre più a sé con affetto incondizionato.
Kakashi era appagato da tutto l'affetto che la (T/N) mostrasse nei suoi confronti, lo apprezzava ormai da tempo, non gli dispiaceva ricevere tutte quelle attenzioni, solo che, non erano quelle di cui aveva bisogno in quel momento; dopo il sesso, era certo le avrebbe gradite maggiormente e gli avrebbero fatto conciliare nel modo migliore il sonno.
Non voleva esser troppo diretto e invasivo nel dirle esattamente cosa volesse che facesse, preferiva ce lo capisse da sola e lo facesse spontaneamente; non che (T/N) sembrasse propensa a non fare tutto quello che lui avrebbe potuto chiederle di fare, però credeva non sarebbe stato divertente e piacevole uguale: doveva solo indirizzarla e darle l'input, poi avrebbe fatto da sola.
Ribaltò, di nuovo, le posizioni, facendo si che, di nuovo, lei fosse sopra di lui, rendendo il tutto più confortevole: lui non avrebbe più dovuto sorreggersi sugli avanbracci, fin troppo doloranti e lei non sarebbe stata schiacciata dal suo peso e avrebbe avuto più spazio e libertà di muoversi, di avere agibilità a ogni angolo del corpo di Kakashi.
(T/N) venne presa di nuovo di sorpresa dal repentino cambiamento, riuscendo appena in tempo ad appoggiare le mani sulle spalle dell'uomo, sorreggendosi instabile, evitando di ritrovarsi con la faccia compressa sul suo petto.
Emise un miagolio di dissenso per il movimento imprevisto, sbattendo più volte le palpebre cercando di stabilizzarsi; quando si rese conto di essere sopra Kakashi, in posizione dominante, osservata attentamente dal basso dall'uomo che con l'occhio buono la scrutava attentamente e sorrideva dolcemente, ma, in realtà, si stava gustando avidamente la sua espressione sorpresa, divampò.
La ragazza fece scorrere le dita con lentezza sul petto scolpito e martoriato dello Shinobi, solcato da cicatrici di varia misura e profondità: alcune erano in rilievo, altre solcavano la sua pelle, creando una rientranza.
Istintivamente Kakashi irrigidì i muscoli, tirandoli e mettendoli maggiormente in evidenza al passaggio delle mani di lei sul suo corpo, percependo un piacevole brivido freddo percorrergli la schiena.
Tentennante (T/N) si avvicinò al viso dell'uomo con il suo, fino a far sfiorare le loro labbra, percependone appena il soffice calore emanato dai loro respiri lenti e misurati che non sarebbero rimasti tali ancora per molto.
L'Hatake si sporse maggiormente in avanti, catturando tra i denti, in un morso giocoso e istigatore, il labbro inferiore della gatta che pian piano socchiuse gli occhi, accogliendo il gesto di incoraggiamento e ricambiò l'offesa al suo labbro con un bacio che si fece subito intenso e mozzafiato.
Le labbra di Kakashi vennero offese più volte, come sperato, dai canini leggermente appuntiti dell'altra che, ormai con foga, lo stava divorando avidamente, senza dargli la possibilità di respirare.
Le sue mani vagano, ininterrottamente, sul corpo nudo sopra di lui, percorrendo ogni possibile tratta, scottandosi contro la pelle bollente della ragazza che, a sua volta, possessiva e eccitata quanto lui, lo teneva stretto a sé il più possibile, continuando a muovere il bacino con veemenza, sfregando la propria intimità, inconsapevole, contro quella di Kakashi, procurando a entrambi piacere ma non abbastanza per essere del tutto soddisfatti.

Dopo qualche minuto di quella piacevole tortura, le mani del Ninja finalmente si stanziarono sul sedere della gatta, aggrappandosi ad esso con prepotenza, imponendole di abbassare il bacino e, senza troppa fatica, penetrarla, infilandosi finalmente nella sua apertura fin troppo accogliente.
Ringhiò, animalesco, stringendo maggiormente la presa sulle sue natiche, quando percepì i suoi denti conficcarsi nella carne morbida del suo collo, pungendolo e procurandogli un piacevole dolore che andò a mischiarsi, fino a venir totalmente sovrastato dal piacere che stava provando ora che era finalmente dentro di lei.
(T/N) soffocò un gemito contro il collo teso del padrone, stringendo i denti e serrando gli occhi lussuriosi, presa di nuovo alla sprovvista e trapassata da un lieve senso di fastidio che andò a scemare qualche secondo dopo, abituatasi all'intrusione del membro di Kakashi, quella sporgenza che da sempre l'aveva attratta e incuriosita ma che mai aveva capito a cosa servisse.
Emise un sospiro e allentò la presa della sua mandibola, lasciando sul collo di Kakashi un grande cerchio rosso, delineato dalla forma dei suoi denti, inumidito di saliva, sistemandosi meglio su di lui, facendo si che i loro corpi si unissero del tutto in un caldo, umido, stretto abbraccio.
Boccheggiarono entrambi per un istante, faccia a faccia, respiro contro respiro, con gli occhi languidi e ridotti a due fessure strette, cercando di focalizzarsi l'uno sull'altro per catturare ogni sfaccettatura delle rispettive espressioni facciali, succubi del piacere.
Non c'era più bisogno che lui la indirizzasse nei movimenti, la ragazza iniziò a muoversi da sé, di sua spontanea volontà, avanti e indietro, sopra di lui, muovendo lentamente i fianchi, calibrando le spinte e cercando di regolarizzare con armonia ogni movimento, gemendo e sospirando, emettendo miagolii bassi e distorti, contro le labbra tese di Kakashi che, come ipnotizzato, ammaliato e sottomesso, da quei suoni e dalla sensazione piacevole che gli procurava ogni singola azione di (T/N), non si muoveva, rimaneva immobile con le mani che ormai avevano lasciato la loro impronta strette sulle sue natiche, seguendo le oscillazioni del bacino.
''Uhmmmmm Ppppppppppprr-padrone, m-miao piace tanto q-questo...'' Ansimò pesantemente la micia, stringendo tra le dita il lenzuolo e rovesciando gli occhi all'indietro per un breve istante, biascicando con fatica le parole, interrompendosi nel pronunciare quella breve frase fin troppe volte, tra un miagolio e l'altro.
Kakashi aveva completamente il cervello fuori uso, tutto il sangue era affluito nelle sue parti intime e ora aveva, davvero, iniziato a ragionare con il pene: era completamente assuefatto da (T/N); quella ragazza, nonché il suo gatto, il suo animale da compagnia, era fin troppo attraente, sensuale, eccitante...
Quanti altri aggettivi avrebbe potuto affiancarle per descrivere in maniera più dettagliata come il suo corpo, in ogni sua parte, la percepisse.
La cosa che, però, lo mandava totalmente fuori di sé era il fatto che lei non lo facesse apposta, non compiva nessun gesto premeditatamente, era tutto spontaneo e sincero, espresso senza alcun filtro, senza una misura, risultando, nonostante ciò che stavano facendo fosse tutt'altro che qualcosa di puro, estremamente dolce e incolpevole, non risultando per nulla volgare.
Kakashi si poteva assolutamente definire fuori controllo e invaghito perdutamente della sua gatta che aveva deciso si sarebbe dovuta contorcere dal piacere, in preda agli spasmi muscolari, urlando o, meglio ancora, miagolando il suo nome.
''Ti piace cosa? Avermi dentro? M-mh?'' La istigò lui, dando un colpo di bacino, spingendo con i fianchi, cercando di spingersi più a fondo che poteva, sfruttando ogni millimetro della sua lunghezza, volendo essere stretto interamente nella morsa calda e umida di (T/N) da cui si aspettava una risposta che lo avrebbe portato ancor più alla follia.
Certamente, (T/N) gli rispose, assecondandolo, senza vergogna e difficoltà nell'esprimere ciò che le stava passando per la mente annebbiata e confusa, durante quel rapporto sessuale.
''S-sì, voglio che tu rimanga dentro di me ppppppprr-per s-sempppprr-re...'' Riuscì a rispondere, tra un gemito e l'altro, con il respiro affannato e le guance arrossate.
Fu costretta a inarcare la schiena e a stringere maggiormente la presa sulle lenzuola, mettendo in evidenza il suo seno, segnato dai marchi di possessione di Kakashi, come il resto del suo candido e vergine corpo che, ormai, apparteneva a lui.
L'uomo fu più che soddisfatto della risposta ricevuta e si abbandonò alle spinte sempre più scostanti ma veloci della ragazza che muoveva sempre con più forza il bacino, spingendosi contro di lui, godendosi quella piacevole intrusione, l'erezione di Kakashi stanziatasi nella sua femminilità, andando a sfregarsi contro i suoi punti più delicati ed erogeni che non sapeva di avere.
L'occhio attento di Kakashi percorreva velocemente ogni singolo tratto del corpo di lei, impregnando la sua mente di ricordi, di immagini che era certo non avrebbe facilmente dimenticato: i segni rossi, dalle piccole alle medie dimensioni, che le ricoprivano il collo, il seno, fino allo stomaco, il suo petto che si abbassava e alzava ritmicamente, seguendo il suo respiro affannato e, per ultima, la sua espressione lussuriosa e languida che variava continuamente, facendosi sempre più crucciata, più estasiata, tramutandosi quasi in una smorfia di dissenso quando si rese conto di essere giunta al limite, di essere sull'orlo dell'orgasmo.
Anche lui sentiva il suo membro tirare e pulsare ogni secondo di più, pompare tutto il suo liquido verso la punta, pronto per eiaculare, per liberarsi di tutta la frustrazione, la rabbia e la fatica accumulata.

Da come il suo corpo aveva reagito, dall'inizio dei giochi e, ormai, giunto alla fine, prevedeva che sarebbe stato l'orgasmo più forte, intenso e liberatorio che avesse mai provato in vita sua.
Era impossibile prolungare quel piacere, per quanto avrebbe voluto fosse possibile, non sarebbe stato in grado di rallentare il processo e di rimandare la fine del rapporto.
Prese un bel respiro, strinse la presa, di nuovo, sul suo sedere, sul quale ormai c'erano impresse le sue dita, tese tutti i muscoli del suo corpo e iniziò ad assestare, con veemenza, irruentemente, colpi secchi di bacino, entrando e uscendo da lei con rudezza, andando a colpire ripetutamente quel punto più sensibile degli altri, facendola gemere violentemente, lasciandola senza respiro, con la bocca spalancata, gli occhi rivoltati all'indietro e la schiena inarcata in una posa quasi innaturale.
La sentì stringersi intorno alla sua durezza, ritmicamente, riscaldarlo e lubrificarlo ancor di più, portandolo a sua volta all'orgasmo: un orgasmo dolorosamente intenso e copioso che lo fece contorcere su se stesso, irrigidire come se fosse pietrificato e poi rilassare, quasi come se si stesse per dissolvere, sparire tra le coperte del letto sfatto.
Con una mano stretta su una natica e l'altra chiusa a pugno intorno alla base della coda di (T/N) venne, emettendo un gemito basso e roco, digrignando i denti, con gli occhi serrati, sprofondando nel buio e nell'effimero piacere.
Solo i loro respiri spezzavano il silenzio creatasi in quella camera, in cui, pochi istanti prima, avevano risuonato schiocchi di baci, gemiti sommessi, miagolii acuti e frasi lussuriose.
I loro respiri erano stanchi, pesanti, descrivevano i loro stato fisico, ma non quello mentale, ancora soggiogato dal piacere.
(T/N) tremò e si lasciò ricadere di peso su Kakashi, lasciando che il suo corpo rigido si rilassasse e riprendesse contro quello di lui, affaticato doppiamente, ma appagato e finalmente svuotato da ogni fastidio.
Le sue mani abbandonarono la presa, ricadendo mollemente sul letto, senza più sensibilità, come tutto il resto del suo corpo che ormai si stava intorpidendo, non percependo più alcuna sensazione: si sentiva leggero, vuoto, dalla testa ai piedi.
Sospirò, liberatorio, inarcando appena le labbra in un sorriso compiaciuto, troppo stanco per compiere persino un gesto tanto semplice.
Le orecchie folte e attente di (T/N) si mossero appena all'udire quel leggero sbuffo, facendole aprire faticosamente l' occhio e alzare appena il capo dal petto di Kakashi per lanciarli una sfuggente occhiata, quanto bastava per assicurarsi che fosse tutto apposto.
''Sei felice, ora?'' Gli domandò, con un filo di voce, biascicando appena le parole, osservandolo di sottecchi con la palpebra calante, volendo sapere se il suo padrone fosse soddisfatto quanto lei e si sentisse meglio rispetto a quando era tornato a casa la sera prima.
''Lo sono e se tu, a tua volta, lo sei, lo sarò doppiamente.'' Riuscì a risponderle, con il suo tono di voce caldo e dolce, allungando faticosamente il braccio nel letto facendolo vagare a vuoto, alla ricerca della coperta scalciata via qualche tempo prima, indispensabile ora che i loro corpi stavano lentamente tornando alla loro temperatura costante, trovandola per pura fortuna sul bordo del letto.
La trascinò sulla schiena della ragazza, coprendola e avvolgendola in un caldo e morbido abbraccio, sfiorandole con le dita i capelli arruffati e soffici, passandocele in mezzo con movimenti lenti e rilassanti.
''Sono il gatto più felice del mondo: nessuno ha un ppppppppr-padrone miao-migliore del mio. '' Gli rispose con enfasi, sfregando il viso contro l'incavo del collo leggermente madido dell'Hatake, inalando il suo profumo forte e deciso.
Kakashi si sentì il cuore, che stava ancora battendo all'impazzata, esplodere nel petto quando si sentì sussurrare all'orecchio con così tanta gioia e dolcezza quella frase che, come ogni azione da parte di (T/N) nei suoi confronti, lo faceva sentire davvero amato e importante, essenziale.
''Ti prego: chiamami Kakashi.'' Si sentì in dovere di dirle, continuando a far scorrere lentamente la mano tra la sua chioma (C/C); la parola ''padrone'' ora che l'eccitazione era svanita e aveva lasciato spazio alla tenerezza, non era più ben accetta dall'Hatake che, pur rimanendo il proprietario di (T/N), non voleva opprimerla e sentirsi oppresso da quel termine che presupponeva che lei fosse al suo servizio; mai e poi mai avrebbe potuto sfruttare un animale o una persona per i suoi comodi senza il consenso dalla parte opposta.
Nel momento stesso in cui iniziò ad accarezzarle la testa, la ragazza-gatto iniziò a fare le fusa, emettendo rantoli bassi e prolungati che echeggiarono nella stanza, scandendo i secondi, cullando entrambi in un sonno profondo e ristoratore.

Kakashi fece una smorfia di fastidio e aprì l'occhio sano con fatica, venendo investito da un raggio, flebile ma pur sempre fastidioso, di sole che filtrava dal vetro della finestra e aveva deciso di baciarlo con il suo calore, facendolo svegliare fin troppo presto, prima di quanto avesse stimato.
Si rigirò nel letto, sentendosi il corpo a pezzi, distrutto: ogni muscolo era ridotto a un fascio di fibre rigide che ad ogni movimento sembravano resistere al flettersi e rilassarsi.
Nel rigirarsi sul materasso, con le lenzuola che erano più a terra che sul letto, fece vagare la mano, come movimento riflesso, verso la parte fredda e vuota del letto con la convinzione di trovare, da qualche parte, un corpo caldo ad attenderlo.
Purtroppo ciò non accadde: la sua mano vagò invano tra le coperte, trovando solo pieghe delle lenzuola stropicciate e gelide che gli fecero venire i brividi lungo la schiena, tanto che ritirò nell'immediato l'arto, riportandoselo vicino a sé, al caldo.
Aprì, quindi, del tutto l'occhio che si abituò pian piano al cambio di illuminazione e vagò dapprima sul letto, poi nella stanza, senza trovare traccia di quello che stava cercando: (T/N), la sua gatta, la ragazza con cui la sera prima aveva fatto sesso.
Perché era successo davvero, ricordava esattamente tutto ed era talmente distrutto, affaticato e dolorante ma anche libero, vuoto e felice che non poteva essere stato un sogno, non era possibile che si fosse immaginato tutto.
I ricordi della sera precedente riaffiorarono nella sua testa: le immagini erano nitide, ricordava persino cosa si erano detti e quanto fossero stati eccitanti e deliziosi i gemiti di (T/N) mentre si contorceva di piacere sopra di lui.
Al solo pensiero si sentiva infiammare di nuovo, era stata la nottata più produttiva e liberatoria di tutta la sua vita; se avesse continuato a ricordare, a rivivere quei momenti, era certo che da lì a pochi secondi gli sarebbe venuta un'erezione e, questo, non era ciò che voleva, non di prima mattina, sapendo che poi non sarebbe più riuscito a dormire se non avesse risolto il problema.
Si passò una mano tra i capelli, portandoseli indietro, passandosela poi sul retro del collo teso, massaggiandoselo leggermente: si meritava almeno altre due o tre ore di sonno e un'altra giornata di riposo, altrimenti sarebbe stramazzato al suolo.
Una domanda gli sorse spontanea: se davvero ciò che era successo la sera prima non era stato tutto frutto della sua mente stanca e perversa, dove era finita (T/N) che, teoricamente, avrebbe dovuto essere a letto con lui? Perché si era alzata senza dirgli nulla? Come era possibile che non se ne fosse accorto?
Iniziò ad andare in panico quando il pensiero di lei, in strada, nuda, circondata dalla gente lo pervase.
Di scatto si alzò dal letto, ignorando il tremendo dolore che lo trapassò da muscolo a muscolo, lanciando le coperte, macchiate di sperma non ancora secco, sul fondo del letto, spalancando la porta della camera che dava sul corridoio iniziando a guardarsi in giro, alla ricerca della gatta.
''(T/N)? (T/N)-chan?'' Chiamò, con la voce ancora impastata dal sonno e un tono leggermente preoccupato, iniziando a dirigersi a passi lenti, intimorito di trovare la casa vuota, verso il soggiorno ben illuminato dal sole.
Deglutì, in ansia, non pronto per uscire dal suo appartamento e saltare di tetto in tetto per ogni casa del villaggio alla ricerca della micia, sempre se l'avesse trovata, se qualcuno non avesse approfittato di lei e della sua innocenza per farle del male.
(T/N) rimaneva il suo animale da compagnia e, come tale, ci era davvero affezionato, non avrebbe potuto immaginare la sua vita senza di lei, versione gatto o versione ragazza, per quanto le due forme fossero differenti.
Tirò un sospiro di sollievo, ma anche di stupore, quando vide la coda della gatta penzolare dal bordo del divano: (T/N) era rannicchiata su se stessa e stava dormendo beata sul suo lato preferito del divano, dando le spalle alla finestra per evitare che il sole la colpisse in pieno viso.
Kakashi era sollevato di sapere che la micia fosse al sicuro, ma, di certo, non si era aspettato di ritrovarla nella sua forma originaria.
Ora sì che era confuso e non sapeva cosa fosse successo la notte precedente: stava di nuovo prendendo in considerazione l'idea che fosse stato tutto frutto della sua immaginazione eppure il suo corpo gli continuava a ripetere il contrario.
Ma se davvero (T/N) si fosse trasformata in un essere umano, quella notte, perché ora era tornata un gatto?
Aveva menzionato la luna, la sera prima, aveva detto che era stato per merito suo se si era trasformata in una persona nonostante avesse mantenuto alcuni caratteri tipici dei gatti, ma Kakashi non aveva mai sentito parlare di eclissi lunari capaci di trasformare animali in persone, invece aveva sentito di Jutsu con caratteristiche di questo genere.
Non aveva idea di cosa pensare, era davvero confuso sulla questione, ma non aveva abbastanza voglia per pensarci, almeno non in quel momento.
Quello che desiderava era avere tra le braccia la sua micia e riempirla di baci e carezze e l'avrebbe fatto.
Con lentezza si avvicinò al divano, osservò con attenzione il muso rilassato di (T/N), allungando poi la mano in sua direzione per lasciarle una carezza sulla testa.
Quel gesto leggero bastò per farla svegliare ed emettere il primo miagolio della giornata.
L'Hatake sorrise, mostrando i denti dritti e bianchi, prendendo la gatta tra le braccia e stringendola a sè, passando le dita tra la folta pelliccia (C/C).
Subito lei reagì a quelle carezze e iniziò a fare le fusa, sfregando il muso contro il suo viso.
''Cosa ci fai qui (T/N)? Il tuo posto è nel letto con me.'' Le disse, guardandola dritta nell'occhio vitreo, ricevendo un miagolio che lui interpretò come un assenso.
Si incamminò dunque verso la stanza, percorrendo il corridoio a ritroso questa volta, però, fece tappa in bagno: doveva controllare una cosa.
Sorrise, felice, soddisfatto, nonostante la situazione continuasse a non essergli chiara: sul suo collo il morso di (T/N) era ben visibile, circondato da altri marchi scuri; quella era la prova che davvero la sera prima il suo gatto si fosse tramutato in una ragazza e che non era impazzito.
La gatta miagolò, osservando a loro volta il riflesso del padrone, abbassando lo sguardo quando Kakashi se ne accorse, rialzandolo subito dopo, cercando di non focalizzare la sua attenzione sul corpo nudo di lui.
Kakashi ridacchiò, accortosi di ogni espressione e movimento della sua amata gatta verso cui avrebbe sempre provato un amore incodizionato.
''Aspetto con ansia la prossima eclissi, (T/N)-chan.'' Cantilenò a bassa voce nell'orecchio dell'animale che si irrigidì e strizzò gli occhi, emettendo un miagolio distorto.
Assolutamente Kakashi possedeva il gatto più sensibile ed emotivo di tutti.

[13014 parole] - 8 Febbraio 2019

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top