Hidan
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Blood Honey- Marilyn Manson
Questa è la canzone citata nella storia.
"I got you tied up and I love it.
Tied up and I love it.
Now, why would I set you free?"
(Ti ho legata e lo amo.
Legata e lo amo.
Ora, perchè dovrei lasciarti libera?)
"Bastardo." Ringhiò, la ragazza, leggendo con un po' di fatica, con gli occhi semichiusi, il post-it appiccicato sull'abajour, posta su un comodino, poco distante da letto su cui era sdraiata, o meglio legata, di quella stanza d'albergo.
Strattonò le braccia indolenzite, inarcando un poco la testa all'indietro per vedere quanto stretti fossero i nodi intorno ai polsi arrossati.
Sbuffò, arrendendosi al fatto che non sarebbe mai riuscita a liberarsi da sola, mentre qualche imprecazione contro colui che l'aveva lasciata lì, in quello stato, gli usciva dalle labbra.
In più, come se non bastasse il dolore che provava dalle spalle sino alla punta delle dita delle mani, per via della posizione scomoda in cui era stata per troppo tempo, si aggiungeva anche un dolore lancinante alla testa e un bruciore, per fortuna lieve, al naso.
Il telefono, a terra, in un angolo remoto, aveva iniziato a suonare incessantemente.
Era stata proprio la suoneria a svegliarla, facendola sobbalzare e rimanere interdetta per un istante, quando si era accorta di non potersi muovere.
Era già la quinta volta, nel giro di dieci minuti, che quella dannata canzone, che iniziava a disprezzare sempre di più, le distruggeva i timpani e le faceva riaffiorare i ricordi della serata passata.
Era stata un pessima idea, davvero pessima, decidere di passare la notte con lui; ne era stata consapevole, conscia, che il ragazzo fosse un tipo ingestibile e imprevedibile, eppure, gli aveva detto di sì e lo aveva seguito.
Era stata la rabbia, il bisogno di attenzioni, la necessità di fare del buon, sano, sesso, forse anche il brivido, l'adrenalina, l'emozione di poter andare a letto proprio con lui, a farla cedere, non ascoltando minimamente quello che le aveva consigliatl la ragione.
Fece vagare gli occhi sul soffitto bianco, soffiando su una ciocca di capelli (C/C) che le ricadeva scomposta davanti ad un occhio.
Quanto sarebbe dovuto stare ancora legata in quel modo?
Probabilmente fino a quando non sarebbe tornato.
Non l'aveva slegata, dopo l'amplesso, consapevole che se l'avesse fatto se ne sarebbe andata subito, sparendo silenziosamente una volta addormentato.
Non capiva perchè lei, per lui, fosse tanto diversa dalle altre a cui, a detta del ragazzo, non aveva mai dato la possibilità di rimanere al suo fianco durante la notte, cosa che, a lei, non importava minimamente; probabilmente, era stato proprio questo, la sua contrarietà e menefreghismo nei suoi confronti, ad averlo attirato.
Una smorfia di dolore le si dipinse sul volto quando, con uno sforzo immenso, si tirò seduta sul letto, facendo leva sulle braccia legate alla testiera con una corda piuttosto spessa.
Gli occhi vagarono sul suo corpo nudo, notando quanti, grandi e piccoli, morsi e segni rossastri erano sparsi dalle coscie sino al suo seno; marchi di possessione, di lussuria o forse fatti solo per dispetto.
Di nuovo, il telefono squillò ed invase la stanza con la canzone scelta come suoneria, quella melodia dolce e violenta al tempo stesso, che era stata il sottofondo perfetto di quella notte di alcool, droga e sesso.
"(T/N)! Ritira subito quel cazzo di telefono!" Le urlò nell'orecchio, per farsi sentire, dato che il volume della musica era troppo alto per parlare ad un tono di voce normale, Karin.
La ragazza chiamata in causa, spostò di lato la testa, sentendo la sgradevole voce acuta dell'amica farle vibrare il timpano dell'orecchio.
Una morfia infastidita le si dipinse in volto e lanciò l'ultima occhiata allo schermo del telefono, prima di bloccarlo e infilarlo tra le calze di nylon nere e la sua pelle.
La rossa le afferrò il braccio, strattonandola appena per parlarle di nuovo pericolosamente vicino alla sua faccia.
"Sbattitene il cazzo di quello sfigato! Goditi la serata!" Parlò di nuovo, sistemandosi poi gli occhialetti del medesimo colore dei suoi capelli contro l'attaccatura del naso, sorridendole con aria superiore.
Prima che (T/N) potesse anche solo tentate di risponderle, la ragazza iniziò a saltellare e sculettare, nei suoi pantaloncini neri striminziti, tirandola per il braccio e facendola barcollare leggermente.
"SASUKEEEEEE!" Urlò, saltellando sul posto, rischiando più volte di cadere, complice dell'alcool e delle scarpe fin troppo alte e scomode che indossava, quando il corvino fece la sua entrata, insieme agli altri due amici, Suigetsu e Jugo, sul piccolo palco del locale.
Anche il resto dei presenti, iniziò ad urlare e prestare finalmente attenzione alle tre figure apparse sotto ad una luce accecante.
"SASUKEEEE! SONO QUIII!" Di nuovo Karin, quella gallina strozzata che aveva come amica, si sbracciò da sotto il palco per farsi vedere dal ragazzo che letteralmente adorava come se fosse una divinità, ricevendo come risposta un occhiata annoiata dal suddetto, che, poi, fece segno agli altri due di prepararsi per suonare.
"Mi chiamo Sasuke, loro sono Suigetsu e Jugo ed insieme siamo i Taka.
Questa sera apriremo il concerto degli Akatsuki." Disse, il corvino, con espressione seria e senza un briciolo di emozione, indicando gli altri due componenti della band, ricevendo urla e fischi di assenso dalla folla di persone cariche per ascoltare della buona musica.
Sasuke fece segno al batterista, Jugo, di dare il tempo, iniziando poi a cantare e suonare la chitarra, seguito da Suigetsu al basso.
Karin era completamente impazzita, urlava e cantava a squarciagola quelle canzoni che aveva sentio migliaia di volte, tenendo gli occhi puntati sull'amato che, però, non la degnava minimamente di uno sguardo, limitandosi a fissare il fondo della sala, non mutando minimamente la sua espressione assente.
(T/N) prestava poca attenzione ai tre ragazzi, esternata completamente da ciò che la circondava, impegnata a pensare ad altro.
I Taka erano bravi ed erano anche suoi amici, perciò conosceva molto bene le loro canzoni e poteva permettersi di non essere presente mentalmente nonostante quella loro prima esebizione ufficiale come band.
Di fatti, i tre ragazzi, erano una band conosciuta da pochi a Konoha, anzi, la maggior parte di quelli che sapeva chi fossero era perchè il cantante, Sasuke Uchiha, era il fratello del chitarrista degli Akatsuki, una band emergente del posto, che in pochi mesi stava diventando sempre più conosciuta nel Paese del Fuoco.
Era proprio grazie al legame di sangue con il maggiore degli Uchiha, che il piccolo gruppo aveva potuto provare ad emergere a sua volta, aprendo il concerto della famosa band, ed era stato grazie all'amiciza con i Taka, che le due ragazze, fan del suddetto gruppo, avevano potuto avere il privilegio di essere in prima fila al loro concerto e di sperare di poter incontrare i componenti.
Karin era più che euforica all'idea, aveva fatto il conto alla rovescia per giorni, continuandone a parlare allo sfinimento, aspettando la fatidica serata.
Sarebbe stata emtusiasta anche (T/N) se solo, quel giorno, non avesse litigato per l'ennesima volta con il suo ragazzo.
Corruciò la fronte, portandosi la mano alla cinta della gonna, pronta ad infilare la mano nelle calze per estrarre il telefono e controllare nuovamente i messaggi, ma poi cambiò idea, decidendo di lasciar perdere, tanto quell'idiota non le aveva di sicuro risposto.
Nell'ultimo periodo le litigate erano all'ordine del giorno, (T/N) iniziava a non reggere più gli atteggiamenti svogliati e disinteressati del fidanzato.
Persino i loro litigi, non sembravano toccarlo: lei urlava e lo insultava, dicendogli ciò che pensava e lui guardandola con sguardo annoiato e sofferente, come se il mondo intero ce l'avesse con lui, le diceva di non urlare perchè era una seccatura, dimostrandosi poco attento alle sue parole.
A volte si chiedeva perchè ci stesse ancora insieme, perchè si era messa con lui, un ragazzo tanto pigro e annoiato da ogni cosa, che non aveva niente da spartire con lei, se non la passione per uno stupido gioco di scacchi, l'unica cosa che sembrava suscitargli interesse.
All'inizio non le era sembrato un caso così disperato: Shikamaru era una persona tranquilla, silenziosa, senza troppe pretese e molto intelligente qualità che per lei erano indispensabili in un ragazzo, non sarebbe mai riuscita a stare con qualcuno di estremamente fastidioso e rumoroso, appiccicoso e senza cervello.
Peccato che, Shikamaru, si era dimostrato fin troppo statico e moscio.
Nemmeno in intimità si dava da fare: fare sesso con lui, sempre se saltellargli un paio di volte sul cazzo, mentre lui la guardava da sotto distrattamente, per un paio di minuti massimo, si poteva chiamare far sesso, era noioso e non la appagava minimamente.
Mai una volta che la facesse sentire desiderata, sua, niente di niente, neanche un bacio, un abbraccio, una semplice carezza o parola dolce o volgare; non le importava il gesto, voleva solo che le dimostrasse un minimo di interesse nei suoi confronti.
Quel ragazzo era la persona meno attiva che conoscesse.
Aveva sopportato abbastanza i suoi ritmi da bradipo: se non si fosse svegliato quella sera e non avesse fatto qualcosa per farle capire che tenesse a lei, la loro relazione sarebbe finita.
Perchè (T/N) lo sapeva bene, se c'era una cosa che al Nara dava fastidio erano i suoi gusti musicali.
Anzi, più che il gusto musicale, che ovviamente lui considerava solo rumore, aveva un'avveresione per la sua band preferita.
Mai nominare gli Akatsuki, il cantante soprattutto, in presenza di Shikamaru oppure il ragazzo si risvegliava magicamente dal suo letargo per insultarli.
L'unico modo per far arrabbiare il moro e renderlo attivo, era quello di mettere in mezzo l'odiata band.
Quale modo migliore c'era, se non dirgli che era al loro concerto e che avrebbe potuto persino incontrarli di persona, per farlo saltare sull'attenti e correre da lei?
Peccato che il suddetto non aveva ancora visto i messaggi che gli aveva inviato, dopo la litigata nel pomeriggio, dove già gli aveva accennato del concerto a cui, lei, avrebbe potuto benissimo fare a meno di andare pur di ricevere un po' di attenzioni dal lui.
Dopo circa una decina di minuti, suonate le loro tre canzoni, i Taka avevano ringraziato e salutato la folla, che aveva reagito positivamente alla loro esibizione, caricandosi per bene a quella successiva, la più attesa.
Il palco era tornato buio, era stata rimessa della musica alle casse, mentre i tecnici davano gli ultimi ritocchi alle luci e sistemavano gli amplificatori e gli attrezzi fissi.
"Quanto era bello Sasuke!? Quanto?!" Disse Karin, più a sè stessa che all'amica, portandosi le mani alle guance arrossate e chiudendo gli occhi crogiolandosi nella sua visione celestiale dell'Uchiha.
"Ma adesso ci sono gli Akatsuki! AAAAH! Ti immagini se dopo li incontriamo?! Potrei morire di gioia! Sarebbe il giorno più bello della mia vita!" Urlò, isterica, guardando (T/N) speranzosa.
Il suo entusiasmo non sparì, nemmeno dopo aver visto l'amica sbuffare e roteare gli occhi al cielo, con le braccia incrociate sotto al seno, immobile e con aria cruce, mai mossa dal suo stato di incazzatura da quando erano arrivate.
"Oooh... insomma (T/N), si può sapere cosa devo fare per farti rilassare un po'? Non sei contenta? Cazzo tu adori gli Akatsuki!" Esclamò, portandosi le mani sui fianchi stretti, guardando attentamente l'espressione della compagna.
"No, non sono entusiasta e sai il perchè." Rispose, semplicemente, la (mora/bionda/rossa...) in un sospiro seccato.
"Se Shikamaru non si ingelosisce stasera, non lo farà mai.
Lo so che i concerti non fan per te però cerca di sfruttare l'occasione a tuo vantaggio, mettendo da parte la tua avversione per-" La ragazza si interruppe, accortasi che la musica si era fermata e che gli altri presenti si erano messi ad urlare, percependo l'inconfondibile suono, delle bacchette sui piatti della batteria, che decretava l'inizio dell'esibizione.
Karin lasciò il discorso a metà e si mise ad urlare, facendo vagare gli occhi sul palco ancora buio, cercando di distinguere le figure dei membri della band.
Ed ecco, che dopo qualche secondo, dopo l'arrangiamento, il vocalist, intonò le note del primo brano.
Le luci abbaglianti si riaccesero, la folla andò in visibilio, schiacciandosi più vicino possibile al palco, quando finalmente i membri della band vennero illuminati.
(T/N) fece vagare svogliatamente gli occhi sul palco, guardando uno ad uno i ragazzi presenti, che concentrati suonavano i loro strumenti.
Lanciò un'occhiata Karin che la ricambiò, interrogativa, dandole una gomitata sperando che si riprendesse dallo stato rabbioso in cui era, assistendo all'esibizione.
Sì, a (T/N) piacevano gli Akatsuki, erano il suo gruppo preferito, sapeva tutte le loro canzoni a memoria, apprezzava i contenuti dei testi che parlavano maggiormente di religione, amore e della società, insomma, era una fan sfegata, li adorava, però, nonostante le piacessero davvero tanto, andare ad un loro concerto non la entusiasmava per nulla.
Il motivo? Odiava il cantante, che però, non era ancora apparso sul palco, nonostante la sua voce profonda e con mille sfumature, fosse ben udibile.
Finalmente, sotto gli occhi curiosi dei fans, che si domandavano dove fosse, il cantante comparve da dietro la figura grande e grossa del batterista.
Con un ghigno sul volto, gli occhi ridotti a due fessure e la mano libera tra i capelli argentei, Hidan, si poggiò con il gomito del braccio con cui sorreggeva il microfono sulla testa di Kakuzu, che assottigliò lo sguardo e continuò a suonare violentemente la batteria, sbattendoci sopra le bacchette che, probabilmente, avrebbe voluto infilare in un posto ben preciso al ragazzo che gli stava impedendo di suonare al meglio.
Soddisfatto di aver infastidito abbastanza il più grande del gruppo sia di statura che di età, con cui spesse volte litigatava, aveva fatto il giro del palco, andando a dare noia anche ai restanti componenti.
Andò prima da Sasori, al giradischi, schiacciando tasti a caso dell'apparecchio, modificando la base della canzone.
Passò poi dal bassista, Deidara, a cui tirò i capelli biondissimi, facendolo imprecare ed infine si affiancò al chitarrista, il fratello di Sasuke, a cui staccò la chitarra dall'amplificatore, il tutto continuando a cantare indisturbato.
La ragazza, in prima fila, seguì i movimenti dell'albino, appoggiata alla sbarra di acciaio che divideva il sottopalco, roteando gli occhi al cielo infastidita da tanta spavalderia.
Il resto dei presenti però esultò, chiassosamente, ad ogni gesta del cantante, intonando a loro volta le parole della canzone.
Odiava le persone presuntuose e fastidiose come Hidan, un narcisista cronico, permaloso, estremamente fastidioso e con troppa autostima.
Quel ragazzo era una vera e propria rogna, un esaltato, esibizionista che faceva di tutto pur di avere tutta l'attenzione su di sè.
La prima volta che aveva visto un video musicale della band, l'aveva stoppato dopo nemmeno trenta secondi, fin troppo infastidita di vedere che Hidan era il protagonista assoluto.
Era rimasta davvero male, nel scoprire che il ragazzo che cantava con una voce tanto profonda e mutevole, scrittore di testi tanto significativi e che facevano riflettere, fosse un egocentrico.
Hidan era davvero un bel ragazzo, carismatico, perfetto in ogni suo lineamento: la pelle era chiara, senza imperfezioni, di porcellana, gli occhi erano piccoli, penetranti e color magenta, i capelli di un argento chiaro, che riflettevano ogni luce colorata, erano portati indietro e il fisico, che mostrava con arroganza, era scolpito.
Di certo non era un brutto spettacolo, però i suoi modi di fare, il suo modo di esporsi, era troppo esagerato.
Gli altri ragazzi erano delle persone umilissime, consapevoli delle loro capacità e felici di star diventando famosi, non si erano mai comportati da superiori, a differenza dell'albino che ostentava la sua magnificenza, come se fosse un Dio.
Mentre tutti saltavano, ballavano, urlavano a sguarciagola le canzoni che il gruppo aveva deciso di suonare quella notte, seguendo i movimenti pavoneggianti di Hidan, (T/N) rimaneva immobile, con lo sguardo sul palco, ma con la mente assente, controllando di tanto in tanto il telefono nella speranza di trovare un messaggio o una chiamata persa da Shikamaru.
Probabilmente stava dormendo, ormai era mezzanotte passata, figurarsi se quel pigrone fosse ancora sveglio a quell'ora, era inutile sperare.
Sorrise debolmente, mentre la musica ad allto volume era solo un lieve sottofondo, delusa e dispiaciuta, ma rimasta ferma nella sua decisione di lasciarlo, non potendo più far nulla per dare un senso a quella relazione piatta ed insignificante.
"(T/N)! Sta per cantarla! Sta per cantare la tua canzone preferita!" La risvegliò dai suoi pensieri Karin, con la gola che chiedeva pietà, dopo aver urlato tutto il tempo, tirandole di nuovo il braccio.
Fanculo Shikamaru, fanculo se Hidan era un esibizionista e avrebbe rovinato con i suoi movimenti da primadonna la sua canzone prefetita, voleva godersi appieno quel momento, cercando di focalizzarsi solamente sulla sua voce celestiale, perfetta, delicata ma al tempo stesso decisa che sapeva interpretare al meglio ogni pezzo.
Non aveva mai sentito nessuno aver una voce tanto perfetta, come quella di Hidan, anche dal vivo, dove le imperfezioni ci sono sempre, lui sapeva ridurle al minimo.
Aveva un timbro particolare, sapeva modificarlo da un secondo all'altro: passava dal cantare con delicatezza, armonia, facendoti accapponare la pelle da quanto fosse intensa e pulita la sua voce, al growl, (voce gotturale, tecnica vocale ottenuta tramite l'utilizzo del diaframma, impiegata nei sottogeneri dell'heavy metal). distruggendoti i timpani, combinando nella canzone diversi stili di canto, rendendola unica e impossibile da imitare.
Hidan aveva un soprannome, Angelo dell'Inferno, per via, appunto, della sua capacità canora.
Lui, però, non sembrava molto contento del nomignolo dato dai fans, in quanto, avendo una religione tutta sua, non apprezzava essere paragonato ad una figura spirituale di altre dottrine.
Il cantante degli Akatsuki era un tipo piuttosto particolare e giravano brutte voci sul suo conto, ma ovviamente a chi lo seguiva non importava nulla.
C'era chi diceva fosse un adoratore del Demonio, capo di qualche Setta Religiosa, che si cimentava in riti con sacrifici di animali o addirittura umani.
Chi diceva che era un pazzo sociopatico, con diversi problemi mentali che abusava delle sue fans e poi le uccideva.
E chi, semplicemente, diceva che si drogava.
Come ogni star, c'era chi lo amava e chi lo odiava, in qualsiasi caso, se anche le cattive voci che giravano su di lui fossero state vere, chi lo seguiva come (T/N) per la sua voce, non ci dava peso.
Iniziò a cantare, l'ultima canzone, la più famosa, quella che aveva fatto conoscere il gruppo nella città.
Con estrema serietà, un'espressione fredda, dura, aveva intonato le prime parole, fissando un punto non definito della sala, in piedi, immobile sull'orlo del palco, mentre le ragazze presenti si stavano sbracciando per farsi notare, per avere la possibilità di incrociare il loro sguardo con il suo, per ottenere un sorriso, un bacio, o chissà, attirare la sua attenzione per poter aspirare a qualcosa di più.
Ma Hidan, se per tutta la durata dell'esibizione, non aveva fatto altro che comportarsi da coglione esibizionista, muovendosi avanti ed indietro per il palco, guardandosi in giro e ammiccando di tanto in tanto, a chissà chi, tra la folla, durante l'ultimo pezzo, non stava degnando di uno sguardo nessuno, come se stesse cantando solo per sè stesso, lontano da tutti.
(T/N), per la prima volta, lo stava guardando con interesse, affascinata, completamente persa nella sua figura angelica, colpita da una luce fredda e bianca che lo faceva sembrare ancor più effimero, splendente.
La base le rimbombava nel petto, le parole di quella canzone erano impresse nella testa, i suoi occhi si erano persi nei suoi, perchè Hidan, tra tutti, stava guardando lei.
Si era accucciato, sul bordo del palco, abbassando lo sguardo su di lei e aveva continuato a guardarla, a fissarla intensamente con i suoi occhi magenta, fino a quando non si era alzato per urlare, a squarciagola, l'ultima parte, chiudendo gli occhi e stringendo la mano libera pugno, facendo tremare le pareti per l'intensità del suono prodotto dalle sue corde vocali.
Cantata l'ultima parola, aveva buttato a terra il microfono con rabbia e senza aspettare che gli altri finissero di suonare e salutare, se ne era andato, sparendo dietro le quinte del palco.
Il rumore sordo e stridulo che aveva emesso il microfono cadendo a terra aveva fatto portare le mani alle orecchie a tutti per il fastidio.
Alcuni fischi di disapprovazione arrivarono dal fondo, ma subito vennero sovrastati dagli applausi e dalle grida della folla estasiata dall'esibizione.
Successivamente, il resto dei componenti del gruppo, dopo aver salutato e ringraziato, anche a nome di Hidan, per il supporto, se ne erano andati.
(T/N) espirò, ricominciando a respirare a pieni polmoni, portandosi una mano al petto, sul cuore, che batteva all'impazzata, con la musica che ancora dettava il ritmo.
Gli occhi (C/C), sgranati, fissavano un punto non definito, increduli di essersi davvero scontrati con quelli del ragazzo.
"(T/N)? (T/N)?! Ti senti bene?" Le domandò, Karin, vedendola con la faccia rossa e il respiro accellerato.
Le mise una mano sulla spalla, scrollandola con delicatezza, avendo paura che stesse male.
"S-sto bene, sto bene." La rassicurò, deglutendo un groppo di saliva e annuendo alla domanda dell'amica, ancora confusa dall'avvenimento.
"Vuoi che usciamo a prendere una boccata d'aria?" Chiese gentilmente l'amica, spostandole i capelli dietro un orecchio, per poterla vedere meglio in faccia.
"No, va tutto bene, davvero.
Andiamo a prendere qualcosa da bere." Le rispose, velocemente, afferrandola per la mano e facendo lo slalom tra le persone, dirette verso il bancone del bar.
Era stata di nuovo messa musica registrata, il locale si era un poco svuotato e l'atmosfera era più tranquilla.
(T/N) si era bevuta velocemente un bicchiere di (drink preferito), beandosi della freschezza del liquido alcolico che poi si trasformò in calore, una volta che raggiunse lo stomaco, sottosopra dall'eccitazione che provava ancora nonostante fosse passati diversi minuti da quel gioco di sguardi.
"Si può sapere che cosa hai? Shikamaru ti ha scritto qualcosa?" Domandò la rossa, mordicchiando la cannuccia, non essendo per nulla convinta dell'espressione sconvolta che aveva in viso l'amica, non consapevole di ciò che aveva vissuto qualche minuto prima, nonostante fosse stata al suo fianco.
"Ah? No... A-almeno non penso." Rispose, facendo segno al barista di farle un altro cocktail.
"Allora cosa? Sembri sconvolta." Asserì, girandosi verso il centro della sala, guardandosi in giro alla ricerca dei tre amici, con cui dovevano ritrovarsi.
Lei fece lo stesso, portandosi il bicchiere alle labbra e percependo l'alcool bruciarle nella'gola.
Tossì, rumorosamente, rischiando di strozzarsi con la bevanda, portandosi una mano alla bocca e strizzando gli occhi per il bruciore che provava alla gola.
"Oh! Non mi morire, alcolizzata! Sei proprio stranba stasera (T/N)." Le battè leggermente la mano sulla schiena, Karin, scuotendo il capo e sospirando, dispiaciuta e stranita sempre di più dallo strano comportamento della ragazza.
Una volta recuperato il respiro, dopo aver tossicchiato per schiarirsi la voce, (T/N) si rivolse finalmente a Karin.
"Ho trovato Sasuke." Disse, tenendo lo sguardo basso sul bicchiere trasparente.
"Dove? Dov'è?!" Si elettrizzò subito lei, guardanfosi in giro sperando di scorgere l'Uchiha da qualche parte, con gli occhi ridotti a due fessure cercando di mettere a fuoco, da dietro le lenti spesse, il ragazzo.
"Là sopra." Rispose, alzando di poco lo sguardo e facendole segno con un cenno del mento.
La quattrocchi assottigliò lo sguardo ancor di più, mettendosi a posto gli occhiali e intravedendo Suigetsu, sbracciarsi nella loro direzione da un balconcino dal lato opposto della sala.
Di fianco all'amico, c'era Hidan, che appoggiato alla ringhiera, con un bicchiere tra le mani, guardava a sua volta in loro direzione.
Quando (T/N) se ne era accorta, si era quasi strozzata, perchè sapeva che stava puntando lei.
"Quell'idiota, guarda come fa l'esibizionista perchè è nel privè con gli Akatsuki!" Borbottò Karin, scuotendo il capo indignata, scolandosi le ultime gocce del suo cocktail, facendo una smorfia quando il liquido le bruciò nella gola.
"C-credo ci stia facendo segno di andare da loro." Le fece notare la (mora/bionda/rossa...), quando vide spuntare anche Sasuke con suo fratello, che le stava indicando e guardando.
"Oddio, oddio! Non ci credo! Andiamo prima in bagno a sistemarci!" Urlò, entusiasta, l'altra, trascinandola, barcollante, verso il bagno, dopo aver alzato il braccio e fatto segno agli altri che li avrebbero raggiunti.
Dopo essere passate per il bagno, dove Karin le aveva chiesto almeno dieci volte se fosse presentabile, avevano fatto il giro del locale, arrivando alle scale che portavano al piano di sopra, dove c'erano le salette.
Ad ogni gradino il cuore di (T/N) perdeva un battito.
Non pensava che avrebbe potuto essere tanto ansiosa di incontrare i ragazzi.
Si tirò uno schiaffo mentale: doveva riprendersi e calmarsi.
Sì, Hidan l'aveva guardata e allora? Era un idiota egocentrico, sicuramente si sarebbe comportato come tale anche in loro presenza, se per quei pochi minuti in cui aveva cantato, fisso nei suoi occhi, era rimasto serio, era stato per puro caso, per scena.
Sull'entrata c'era Sasuke che le aspettava.
Karin in meno di mezzo secondo gli era saltato al collo, complimentandosi su quanto avesse cantato bene.
Il ragazzo aveva tentato di togliersela di dosso con pochi risultati, guardando l'altra ragazza in cerca di aiuto.
(T/N) roteò gli occhi al soffitto, staccandogli Karin di dosso e dicendole di mantenere un minimo di contegno davanti agli Akatsuki, che dovevano essere stufi di avere in giro ragazzine isteriche che urlavano i loro nomi a squarciagola.
Fecero la loro entrata nel privè, dove gli altri stavano seduti sui divanetti e sorseggiavano diversi liquidi alcolici, riempiendo di tanto in tanto i bicchieri.
Le parole di (T/N) erano entrate ed uscite, senza raggiungere il cervello, dalle orecchie della rossa, che si era messa a saltellare sul posto urlacchiando ed attirando tutti gli sguardi dei presenti su di sè.
"IO VI AMO! Non ci posso credere, sono davvero qui con voi!" Sbiascicò, quasi in lacrime, portandosi le mani tra i capelli, come una pazza.
Sasuke e (T/N) si schiaffarono contemporaneamente una mano sulla faccia, sospirando all'unisono e domandandosi perchè sprecavano ancora tempo con quella gallina spennacchiata.
Gli altri due amici optarono per scambiarsi uno sguardo complice, facendo un grosso sorso di alcool.
"Scusatela, ha dei problemi mentali gravi." Esordì Suigetsu, alzando le spalle e mostrando i denti appuntiti, in una risata di scherno.
Tutto il gruppo si mise a ridere, mentre la rossa, infuriata per essere stata presa in giro, si dirigeva verso il ragazzo per picchiarlo, rendendosi ancora più ridicola.
Sasuke diede una spintarella a (T/N) che invece, più composta, era rimasta immobile all'entrata, facendole segno di andare a sedersi.
Seguì il corvino, avvicinandosi al resto del gruppo, sedendosi compostamente vicino alla rossa, per tenerla a bada.
Hidan, seduto dal lato opposto, girò con un movimento di polso il contenuto nel bicchiere, prima di berne un sorso e squadrando da cima a fondo la ragazza che durante il concerto non aveva fatto altro che guardarlo in malo modo.
Per tutto il tempo in cui rimasero lì a chiacchierare, aveva continuato a tenerla d'occhio, non prestando particolarmente attenzione a ciò di cui si stava parlando.
Dal canto suo, (T/N) iniziava ad innervosirsi continuando a sentire lo sguardo dell'albino addosso; aveva fatto finta di nulla, cercando di ignorarlo e di inserirsi nei discorsi degli altri, annuendo e ridacchiando nervosamente, di tanto in tanto, alle battute e scoprendo che, come aveva sempre pensato, i ragazzi erano davvero delle persone umilissime e rispettose.
Karin le diede una gomitata nel fianco, alzando le sopracciglia e muovendo gli occhi in direzione di Hidan, per farle intendere che la stava fissando.
"Lo so." Le disse, a denti stretti, tirando le labbra in una smorfia, sperando che l'amica, palesemente ubriaca, non desse troppo nell'occhio.
"Possiamo farci delle foto con voi?" Domandò, con le mani giunte, in segno di preghiera, la ragazza, con tono supplicante.
"Certo che sì." Parlò, per la prima volta da quando erano lì, Hidan, alzandosi in piedi e buttando giù l'ultimo sorso di liquido alcolico.
Il resto del gruppo si era scambiato uno sguardo di intesa, scuotendo poi il capo ed alzandosi a loro volta, seguendo il vocalist.
Karin aveva tirato in piedi, afferrando per io braccio, (T/N), posizionandola in mezzo ai quattro ragazzi, proprio di fianco ad Hidan.
"(T/N) dai il tuo telefono a Sas'ke così ci fa una foto!" Le ordinò, aggrappandosi al braccio di Sasori, l'altro rosso, che rimase impassibile.
La ragazza sospirò, estrando il telefono dalla gonna e passandolo all'Uchiha, che aprì la fotocamera e aspettò che tutti si fossero messi in posa.
(T/N) si irrigidì, sentendo la mano di Hidan cingerle il fianco, stringendo appena la presa.
Tirò un sorriso falso ed aspettò che Sasuke facesse la foto.
Ne seguirono altre, sotto i comandi di Karin, che diceva a tutti dove e come mettersi in posa, facendo esasperare i poveretti, che stanchi dopo la serata volevano solo riposarsi.
"(T/N) c'è un messaggio da Shikamaru." L'avvisò Sasuke, vedendo una notifica di Whatsapp.
Subito la ragazza si affrettò a prendere il telefono dalle mani dell'amico, andando ad esaminare il contenuto del messaggio.
"Ero da Ino.
Ne parliamo domani, adesso sono stanco.
Notte."
Strinse il telefono tra le mani, digrignando i denti.
Era da Ino.
Guardò l'ora: 03.20.
Era stato tutta la sera dalla sua amica e non aveva guardato nemmeno una volta il telefono.
Certo, quando si trattava di quella bionda svampita non si tirava mai indietro.
Doveva chiamarlo, doveva parlarci immediatamente.
"Scusate." Si limitò a dire, prima di andarsene dalla saletta, lasciando tutti perplessi.
Uscì velocemente dal retro del locale, digitando il numero del Nara e chiamandolo.
Niente, non rispondeva.
Imprecò a bassa voce, guardando il parcheggio buio del locale.
Ritentò più volte, ma rispondeva sempre la segreteria.
Digrignò i denti, irata, delusa e davvero stanca di star dietro ad una persona a cui non importava nulla di lei.
Quanto era stata sciocca a sperare fino all'ultimo di poter attirare la sua attenzione in qualche modo.
Ritirò il telefono, facendo un grosso respiro per calmarsi, lasciando che l'aria fresca notturna le solleticasse il viso e le ripulisse i polmoni che fino a quel momento avevano accolto solo aria viziata, intrisa di sudore e alcool.
Si passò una mano sul volto, accaldato, chiudendo un istante gli occhi ma pentendosene subito dopo quando ciondolò un poco, instabile, per l'effetto dell'alcool che finalmente iniziava a farsi sentire.
"Problemi con il fidanzato?" Si sentì dire, da una voce che conosceva fin troppo bene ed un tono di scherno, alle spalle.
Istintivamente si girò, lanciando un'occhiata carica di ira al ragazzo albino che, appoggiato al muro esterno dell'edificio, si stava accendendo una sigaretta.
"Non sono affari tuoi." Rispose, semplicemente, facendo qualche passo verso di lui e superandolo, intenta ad aprire la porta per rientrare dagli altri, non volendo per nulla aver a che fare con lui.
"È un coglione." Le disse, sbuffando una nuvola di fumo grigio e denso verso l'alto, guardandola con attenzione in ogni suo movimento.
"Sts parlando il Re dei Coglioni." Avrebbe voluto rispondergli, tirandogli magari una sberla, per l'offesa, nonostante fosse giusta, rivolta a Shikamaru, visto che nemmeno lo conosceva per poterlo giudicare.
"Non ho bisogno che sia proprio tu a dirmelo." Rispose, tentanto di aprire la porta, spingendo e tirando, senza riuscirci.
Guardò poi l'enorme cartello verde sopra di essa, che indicava un'uscita di emergenza e che la porta si poteva aprire solo dall'interno.
Hidan la osservò imprecare a denti stretti tra uno spintone e l'altro, tirando le labbra in un sorrisino di scherno, lanciando lontano la cicca.
"Che cosa c'è di divertente?" Domandò, lei, intravedendo l'espressione beffarda del rsgazzo, che al suo fianco la stava guardando.
"Se il tuo ex è un coglione, che non ti ha trattata come si deve, non te la devi prendere con me." Rispose, incrociando le braccia sul petto per metà nudo, coperto solo da una giacca di pelle nera lasciata aperta.
(T/N) si voltò verso di lui: aveva intuito benissimo che si stesse riferendo al suo comportamento durante il concerto, peccato che non sapeva che non era solo per Shikamaru che era in quello stato di incazzatura e svogliatezza, ma anche perchè lo odiava.
"Che ne sai, tu, del perchè io mi comporto così?"
"Probabilmente perchè... Come è che si chiamava? Shikamaru? Lui, non ti da abbastanza attenzioni, si vede sai..." Iniziò a dire, gesticolando e parlando come se fosse un esperto in materia.
"Si vede cosa?" Domandò, (T/N), inarcando un sopracciglio, volendo sentire la fine dell'analisi che le aveva fatto.
"Che sei stressata sessualmente." Concluse, senza troppi giri di parole e con un sorrisetto lieve sulle labbra, squadrandola da testa a piedi.
(T/N) rimase un attimo in silenzio, cercando di ingranare le parole dell'albino, utilizzando gli ultimi neuroni sobri rimasti nel suo cervello per avere una discussione seria.
"Oooh... ho capito dove vuoi arrivare." Rispose, alla fine, guardandolo cupamente.
"Non farò sesso con te.
Non sono così disperata da andare con il primo che capita." Continuò, avendo intuito appieno i piani del ragazzo.
Come se fosse stupida e non conoscesse quel gigolò pieno di sè di un Hidan; il brutto di essere famosi è che tutti sanno chi sei e cosa fai.
"Ma io non sono uno qualunque." Ribattè lui, schioccando la lingua sul palato, indispettito da un insulto simile ed un rifiuto così prematuro, che, però, non gli fece cambiare idea: lui la voleva e se lui voleva una cosa la otteneva a tutti i costi.
Gli piacevano le cose difficile e, quella ragazza, non era di certo la classica fan urlante e fanatica che gli si buttava tra le gambe a succhiargli il cazzo, facendo ciò che le veniva chiesto senza esitazione, solo perchè era lui.
Non gli era piaciuto per nulla, il comportamento della ragazza durante il concerto; Hidan era un tipo molto attento e curioso, a cui piaceva far vagare lo sguardo tra la folla alla ricerca di qualcuno di interessante e, di trovare, proprio ciò che cercava in prima fila, gli era sembrato strano.
Con lo sguardo assente, svogliato, le labbra appena schiuse che canticchiavano le parole delle sue canzoni, senza troppa enfasi, nonostante l'atmosfera carica di adrenalina, (T/N) si era differenziata assolutamente dal resto del gruppo.
Per non parlare degli sguardi cruci, di disapprovazione, quasi di disgusto, che gli aveva lanciato durante la sua performance.
Non gli stava per nulla bene che qualcuno non si divertisse e lo guardasse in un modo tanto schifato al suo concerto, ma la cosa che gli dava più fastidio era di sapere di essere una delle cause principali anche se non ne capiva il perchè.
Voleva sapere di più di quella ragazza, voleva conoscere meglio ciò che la tormentava e il modo migliore per capire se avesse davvero un'avversione nei suoi confronti era quella di osservala più attentamente.
"Senti, te lo dirò francamente, non ti sopporto." Sospirò, liberatoria, dicendo finalmente quello che pensava a quell'egocentrico.
"L'avevo capito da me, questo." Rispose, Hidan, con serietà.
"E allora cosa vuoi? Farmi smattare? Non mi va proprio di sorbire le tue manie di grandezza." Corruciò la fronte, indurendo ancor di più lo sguardo.
L'albino scoppiò a ridere, chiudendo gli occhi e mostrando i denti bianchi e dritti.
"Tu credi che io sia una persona superficiale e piena di sè, vero? Magari è così o forse no, sta di fatto che io ti sto chiedendo se vuoi fare sesso con me.
Non ti piacerò caratterialmente ma sono certo che apprezzi il resto." Disse, dopo aver smesso di ridacchiare, indicandosi il corpo con le mani e guardandola con un sopracciglio alzato.
(T/N) fece scorrere lo sguardo seguendo il percorso immaginario che il ragazzo stava segnando, tornando poi a dargli attenzione.
"
Chi non lo apprezzerebbe." Pensarono entrambi, evitando però di dirlo: uno per non risultare fin troppo vanitoso e l'altra per non dargli la soddisfazione di ammetterlo, nonostante sapessero benissimo entrambi che aveva già mostrato il suo gradimento durante il concerto.
"Ma se preferisci crogiolarti tutta la notte al ricordo del tuo ex, perdendo l'occasione di-"
"Va bene." Lo interruppe, parlando velocemente, quando le tornò alla mente Shikamaru.
Quale vendetta e soddisfazione migliore, se non quella di fare sesso con Hidan, poteva esserci?
L'indomani, avrebbe messo fine esplicitamente alla relazione con il ragazzo, sicuramente, dirgli che era stata a letto con Hidan, sarebbe stato un brutto colpo e il ragazzo si sarebbe infastidito, almeno un poco, o almeno lei ci sperava.
Il cantante aveva sorriso vittorioso, compiaciuto dell'essere stato in grado, nemmeno con troppa fatica, di convincerla.
Non si rivolsero più la parola durante il tragitto in auto verso l'hotel in cui lui soggiornava.
(T/N) aveva guardato tutto il tempo fuori dal finestrino, sentendosi più volte gli occhi pesanti per via del sonno e dell'alcool, mentre Hidan, la osservava di sottecchi aspettando con ansia di arrivare a destinazione.
Una volta arrivati, Hidan l'aveva afferrata per una mano, facendole strada verso la sua stanza d'hotel, tutto in un rigoroso silenzio.
Anche in ascensore, i due, si erano guardati appena.
(T/N) abbassó lo sguardo sulla mano pallida del ragazzo che stringeva la sua: poteva sembrare una cosa stupida, ma anche solo quel contatto fisico, del tutto insignificante in quanto l'uno per l'altra erano sconosciuti, la faceva sentire meglio.
Entrarono in stanza, una grandissima camera da letto, lussuosa e ben ordinata.
Si guardò in torno, togliendosi le scarpe, che ormai le duolevano i piedi, dopo ore che le indossava.
La suoneria del suo telefono interruppe il silenzio rigoroso che c'era stato fino a quel momento.
(T/N) si affrettò ad estrarre l'apparecchio dalla gonna, imbarazzata, mettendo giù alla chiamata dell'amica.
"Ti piace proprio quella canzone, mh?'' Le disse Hidan, tirando le labbra in un sorriso accennato, chiudendosi la porta alle spalle, facendo sussultare per un istante la ragazza.
"Vuoi che te la canti?" Sussurrò, afferrandola da dietro per i fianchi e infossando il viso nell'incavo del suo collo, facendo un grosso respiro, inalando il profumo dolce della fan.
(T/N) si irrigidì del tutto al contatto, sgranando gli occhi e deglutendo, mentre percepiva un brivido percorrerle la schiena.
"L-lo faresti davvero?" Domandò, abbassando gli occhi sulle dita affusolate dell'albino che le cingevano i fianchi.
Lui aprì gli occhi, scostandosi un poco dal collo, per guardarla meglio di profilo.
"Mi lascerai in mano la situazione?" Chiese lui, al posto di rispondere, respirandole sull'orecchio.
Lei annuì, senza pensarci due volte; quello che voleva era essere posseduta, voluta, non aveva intenzione di fare nulla se non essere passiva e lasciarsi torturare piacevolmente da quel diavolo di ragazzo.
"Allora lascia che ti faccia mia, sulle parole di Blood Honey."
Detto questo, se la rigirò tra le braccia, avventandosi subito sulle sue labbra, baciandola possessivamente, mentre faceva scorrere le mani lungo i suoi fianchi, arrivando al sedere che afferrò saldamente, tirandola su di peso.
Lei gli cinse le braccia al collo, facendo passare le dita tra i capelli argentei, una cosa che aveva sempre sognato di fare, lasciandosi trasportare verso il letto al centro della stanza.
Raggiunto il letto, la lasciò, facendola mettere per bene seduta sul bordo, continuando a far intrecciare le loro lingue alcoliche.
Indietreggiò un poco, per dargli spazio di salire a sua volta sul letto.
Lui appoggiò un ginoccchio tra lo spazio fra le gambe di lei, trovando stabilità e mise fine al bacio, solo per poter scendere a lambirle il collo, scostandole i capelli un poco.
Gettò la testa all'indietro, emettendo in sospiro di gradimento, quando il ragazzo iniziò a succhiarle e baciarle la carne borbida, mordicchiandola di tanto in tanto, facendola diventare bollente.
Le mani risalirono lungo i fianchi per andare a sfilarle il top, il primo indumento che venne lanciato a terra, spingendola poi sul letto, in modo che si sdraiasse.
Si tolse il giubbotto di pelle, che iniziava a dargli fastidio, lasciandolo cadere senza cura, andando poi a passare le mani sulla pelle nuda ed esposta del corpo di lei, che si irrigidì al tocco.
Le sfilò la gonna e le calze, leccandosi le labbra umide, quando finalmente la ragazza rimase quasi del tutto nuda.
Si inginocchiò, tirandola per le gambe verso di lui, portandosele poi sulle spalle.
Strinse tra le dita la carne delle cosce, iniziando poi a lasciare una scia di baci bagnati all'interno di una di esse, seguendo il tragitto verso la sua intimità, ancora coperta dal tessuto delle mutandine.
(T/N) si lasciò sfuggire un gemito, socchiudendo gli occhi per guardare il lampadario sopra di sè, che con la sua luce la stordiva.
La fulminò con i suoi occhi vispi, alzando lo sguardo e si spostò, allungandosi di nuovo su di lei, continuando a sfiorarle la pelle rabbrividita, scrutando l'espressione rilassata che aveva dipinta sul volto.
"Sei molto sensibile, (T/N)." Le disse, con voce roca, a fior di labbra, soffermandosi a guardarla negli occhi.
"Vorresti provare più piacere?" Continuò, scostandole dei capelli dal volto, accarezzandole con leggerezza la guancia.
"Non giocare, Hidan... ti prego, non voglio aspettare." Sospirò, poggiandogli le mani sulle spalle, provando a ribaltare la posizione senza successo.
"No, no, no, non ti preoccupare, ti darò quello che vuoi.
Quello che ti sto chiedendo è se vuoi sentire tutto questo piacere in modo ancora più intenso." Si spiegò meglio, continuando a gravarle addosso con il suo peso.
Lei inarcò un sopracciglio, non capendo a che cosa si stesse riferendo.
Poco dopo lui si alzò, lasciandola al freddo, interdetta e impaziente di continuare.
Sparì, dietro ad una porta, tornando poi poco dopo con le mani dietro alla schiena.
(T/N) si mise seduta sul letto, guardando dal basso il ragazzo che le sventolò, poi, davanti al viso una bustina con una polvere bianca all'interno.
"Questa è cocaina?!" Domandò, indietreggiando appena, per poter prendere le distanze dall'oggetto, guardandolo poi un poco preoccupata.
"Con questa sarai asuefatta completamente dal piacere." La rassicurò lui, prelevandone una piccola quantità e iniziando a smezzarla in dosi ancor più piccole, con una carta di credito, su uno specchietto che aveva estratto dal comodino.
Lei osservò con attenzione quello che il ragazzo stava facendo, tirando le labbra in una smorfia di incertezza e un poco di paura.
"Non possiamo fare sesso e basta? Siamo già abbastanza ubriachi." Disse lei, osservando le strisce bianche che venivano formate con la sostanza stupefacente.
Lui alzò lo sguardo e fermò i movimenti, lanciandole un'occhiata.
"Vuoi entrare nel mood della canzone?" Le domandò, inclinando un poco la testa.
Lei ricambiò lo sguardo, incerta, non sapendo se ascoltarlo o meno: si trattava pur sempre di Hidan, non c'era molto da fidarsi.
"Oi, va che non diventi dipendente se fai un tiro. E non guardarmi così, non sono un tossicodipendente, solo che ogni tanto, mi concedo di sgarrare.
Questa merda a volte è utile." Cercò di convincerla lui, tirando le labbra in un sorriso accennato, mentre teneva lo sguardo sulle strisce bianche.
"Va bene, ma sto ancora aspettando la mia canzone." Sospirò lei, allungandosi verso di lui e guardando di nuovo scettica la sostanza.
"Tu lasciami fare, fidati di me." Le sorrise, parlando con tono caldo e rassicurante, porgendole il piattino.
"Fidarmi di uno sconosciuto, perchè no!" Sospirò di nuovo, alzando un poco le spalle e spostandosi poi i capelli dietro alle orecchie.
"Però lo stai facendo, quindi ciò significa che ispiro, oltre che a sesso, anche fiducia."
"Non dire altro. Iniziavi a starmi quasi simpatico, ma hai ricominciato a tirartela." Lo guardò male, nonostante ciò che aveva detto fosse vero: l'aveva seguito, ci stava per fare sesso e si era fatta convincere anche a drogarsi.
"Tu prenditi il tuo tempo, io devo cercare una cosa." Le disse, notando che non si era ancora decisa, alzandosi e sparendo di nuovo dalla stanza.
(T/N) seguì i suoi movimenti, tornando poi a fissare ciò che aveva tra le mani.
"E va bene, facciamolo." Borbottò, poggiando l'oggetto sul comodino, per poi chinarsi su di esso, con una narice tappata per aspirare con l'altra la polvere biancastra, che le diede una sensazione di bruciore fastidioso.
Si passò la mano sotto al naso, tirando su più volte e facendo una smorfia di fastidio, mentre un sapore amarognolo le invadeva la gola.
Si buttò poi sul letto, a guardare il soffitto, aspettando che l'altro tornasse, mentre l'eccitazione iniziava pian piano a svanire.
Si strofinò di nuovo il naso, passandosi poi le mani sugli occhi, stanchi, allungandole poi verso l'alto per stiracchiarsi.
"Ti sei decisa alla fine." La voce di Hidan le raggiunse forte e chiara le orecchie, facendole girare di poco la testa verso il ragazzo che era vicino al bordo del letto.
"Adesso possiamo scopare, perfavore." Sospirò, allungando un braccio verso di lui, per afferrarlo, ma venendo fermata nel suo intento.
Hidan ridacchiò e le prese le mano e le lasciò qualche bacio leggero su di essa, portandogliela poi sopra alla testa.
Fece la stessa cosa con l'altra, sotto lo sguardo stranito di lei, che però non si mosse, non capendo che cosa stesse succedendo: l'unica cosa che percepiva erano le dita dell'albino premerle sulla pelle, sfiorarla ed accarezzarla.
"You only say that you want me when I'm upside down, upside down... (Dici che mi vuoi solo quando sono sotto sopra, sotto sopra...)"
Canticchiò, afferrandole il viso con una mano e guardandole le pupille dilatate, sorridendo.
Lei gli scrutò il volto, perfetto e pulito, volendo solo tornare a ristabilire quel contatto spezzato qualche minuto prima.
Cercò di allungare le braccia verso di lui, per catturarlo, ma il movimento venne fermato.
"Ma che cazzo?!" Sussultò, sentendosi i polsi stretti e alzando lo sguardo, assottigliandolo per mettere a fuoco le braccia appese sopra alla sua testa.
"I got you tied up and I love it. Tied up and I love it. Now, why would I set you free? (Ti ho legata e lo amo, legata e lo amo. Ora, perchè dovrei lasciarti libera?)" Continuò, allungandosi su di lei e lasciandole alcuni baci sul collo, tornando a torturare la parte di carne sensibile sotto la mandibola.
(T/N) socchiuse gli occhi, allungando il collo per lasciargli più spazio e stringendo i pugni, lasciandosi sfuggire un sospiro.
Fece scorrere una mano sul suo fianco, mentre con l'altro braccio faceva perno sul materasseo per non gravare troppo con il suo peso, andando a soffermarsi su un seno, sfiorandole con il polpastrello del pollice il capezzolo turgido.
Percorse con le labbra tutto il collo, schioccando una serie di baci umidi ma leggeri, arrivando alla parte di carne turgida, che lambì, avidamente, con la lingua, tenendo gli occhi alzati, puntati sul viso della ragazza, che aveva inarcato indietro la testa.
(T/N) si sentiva il corpo andare a fuoco, ogni volta che la sfiorava sentiva bruciare la pelle, la testa era leggera e il suo cuore batteva ad un ritmo spropositato; di più, voleva di più.
Gemette, quando si sentì premere tra le gambe, accorgendosi che il ragazzo le avevi infilato una mano tra di esse e le stava massaggiando la sua parte più sensibile da sopra gli slip di intralcio.
"Cazzo Hidan, sei un bastardo... mi vuoi fare impazzire." Mugugnò, strattonando le braccia che iniziavano ad intorpidirsi, un poco infastidita dal non poterlo toccare a sua volta.
Lui si allungò di nuovo verso di lei, dandole un bacio per farla ammutolire, soffocando un gemito strozzato che la ragazza emise quando le dita del ragazzo finalmente si infilarono tra il tessuto.
"Now you're tied up, you love it.
No lies now and I love it. I'm not being mean, I'm just being me. (Ora sei legata, lo ami. Niente bugie ora e lo amo. Non sono meschino, sono solo me stesso.)" Cantilenò, tra un bacio e l'altro, catturando ogni sospiro che la compagna emetteva, beandosene.
Di nuovo scese, a baciarle l'addome, succhiando e tirando tra le labbra la pelle accaldata, marchiandola.
Il suo profumo dolce le inebriava gli narici, facendogli desiderare sempre di più il suo corpo: mai aveva desiderato tanto qualcuno come desiderava (T/N).
Si sarebbe goduto al massimo ogni istante, ogni lembo di pelle, ogni bacio e ogni gemito, di quella ragazza che lo aveva stregato in qualche modo, con il suo comportamento distante.
Si staccò da lei, per un poco, andando a recuperare dal comodino, allungando il braccio, la bustina ancora piena di cocaina.
"Cosa fai?" Domandò svogliatamente lei, alzando di poco la testa dal cuscino, guardandolo un po' intontita, non percependo più il suo tocco.
Hidan versò un po' del contenuto sulla sua pancia, ricavandone poi una striscia.
"Mi voglio drogare di te." Asserì, prima di aspirare con una narice la polvere biancastra, che per la prima volta aveva un profumo invitante.
Si passò il dorso della mano sotto il naso, strizzando gli occhi e facendo un grosso respiro, cercando di ignorare il retrogusto pungente ed amaro che gli grattava la gola.
Lei aveva seguito ogni suo movimento, trattenendo il fiato quando Hidan passò la lingua sulla sua pancia per eliminare ogni residuo della sostanza.
"I got some feelings but I try to hide what I reel in.
I fuck every broken, crazy girl instead of hanging from my ceiling.
(Ho alcuni sentimenti, ma cerco di nascondere quello che ho dentro.
Scopo ogni folle ragazza disperata, invece di impiccarmi dal mio soffitto.)" Citò le parole della sua canzone, di quella che era, ormai, la loro canzone, di quella notte che avrebbero passato insieme.
E Hidan si sentiva strano, come se qualcosa gli si stesse muovendo dentro di lui, accartocciandogli lo stomaco pieno di alcool.
Era la prima volta che si sentiva tanto complice ed attratto da una ragazza e, lui, di ragazze ne aveva scopate a centinaia grazie alla sua popolarità.
Ma alla fine, quello che gli rimaneva il giorno dopo, era soltanto il post-sbornia e il letto vuoto.
Da quando lui e la sua band erano diventati popolari, aveva iniziato ad essere esagerato, ma, soprattutto, non era più trattato normalmente e ciò lo infastidiva.
Non permetteva mai a nessuna di rimanergli a fianco, perchè tutte lo volevano per la sua nomea, per vantarsi di averci passato una notte insieme e, lui, trattava loro come delle puttane.
"So I keep my life for like, I keep my head loose but nose is like a beehive.
I'm dripping blood honey. (Quindi mantengo la mia vita per piacere, tengo la mia testa libera, ma il mio naso è come un'alveare.
Sto gocciolando miele insanguinato.)" Risalì, verso le sue labbra e la baciò, di nuovo, disperatamente, tenendole il viso tra le mani.
Ma quella (T/N) non l'aveva mai guardato, voluto, come le altre, lei era stata sincera, gli aveva sputato in faccia che era una persona superficiale e si era concessa a lui solo per vendetta nei confronti dell'ex fidanzato.
E, nonostante non la conoscesse nemmeno, era quasi infastidito, geloso, del fatto che lei facesse tutto questo per fare un torto ad una persona con cui non avrebbe più avuto a che fare.
"Continui a odiarmi?" Le domandò, guardandola negli occhi, languidi di piacere e annebbiati da ciò che avevano assunto.
"Finchè stai zitto e non parli di te stesso, non ti odio." Rispose, alzandosi di poco, facendo leva sulle braccia legate, per riavvicinarsi alle sue labbra.
"Ma io voglio che mi ami." Si distanziò di nuovo, afferrandole il mento con le dita, guardandola con espressione seria, quasi malinconica.
(T/N) socchiuse gli occhi, tirando le labbra in una linea sottile.
Perchè le stava dicendo queste cose? Si erano messi d'accordo per fare sesso, niente di più.
La sua voce era distante, effimera e la sua figura sfuocata.
"Io ho bisogno di una persona come te, schietta e che sappia tenermi a bada.
E, tu, hai bisogno di qualcuno che ti dia tutte le attenzioni che ti meriti... io non ti lascerei mai da sola, non ti farei mancare niente." Si spiegò, bisognoso di qualcuno di stabile che lo aiutasse a controllarsi, accarezzandola e guardandola come se fosse la sua unica salvezza.
"Tu sei tutto fatto, non sai cosa stai dicendo." Ribattè lei, arcuando un sopracciglio, colpita, ma al tempo stesso stranita e a disagio nel sentirsi dire cose simile in una situazione del genere e da una persona che non conosceva.
Ma Hidan la guardava con espressione tanto seria, che si chiese se la persona che stava sul palco, non fosse solo una facciata.
Poi le sorrise, scuotendo il capo.
"Quella fatta sei tu, io sto benissimo.
Ne riparleremo domani." Concluse, capendo che nello stato in cui erano non potevano discutere di un argomento simile.
Si tirò su, slacciandosi i pantaloni ed abbasandoseli insieme alle mutande, lasciando finalmente libera l'erezione, che svettò, ben tesa tra le sue gambe.
Anche questi ultimi indumenti vennero lasciati cadere a terra senza cura, seguiti dalle mutande di (T/N) che finalmente Hidan si decise a toglierle.
Lei sospirò sollevata ed impaziente, aprendo un poco le gambe, pronta ad accogliere il corpo caldo dell'albino, che tornò sopra di lei.
Si guardarono negli occhi, lucidi e con le pupille dilatate, per un istante, prima che lui si rifiondasse di nuovo sulle labbra della ragazza, assaporandole di nuovo con avidità.
(T/N) inarcò il bacino, cercando di fare aderire ancor di più il suo corpo con quello del ragazzo: voleva di più, non ce la faceva più a resistere; se solo avesse potuto muoversi avrebbe messo fine a quella tortura molto prima.
Hidan sorrise, ancora contro le sue labbra, sentondola fremere tanto per averlo, strofinando la punta del suo membro lungo la femminilità accaldata e inumidita; anche lui era al limite e voleva finalmente farla sua, anche se era divertente farla struggere in quel modo era giunto il momento di unirsi a lei nel completo piacere.
Come recitava quella maledetta canzone, (T/N) lo voleva, il suo corpo sin dall'inizio avrebbe voluto tutto subito, eppure anche quelle lente torture l'avevano fatta andare in estasi.
Trattenne il fiato, sentendosi il corpo irrigidire quando finalmente Hidan si infilò in lei, con un movimento lento, entrando piano, in modo quasi esasperante.
Si rilassò sentendosi il corpo leggero, molle, mentre il ragazzo iniziava a muoversi, facendo avanti ed indietro, sospirando di tanto in tanto.
Lei guardava il soffitto, con gli occhi persi tra i riflessi della luce del lampadario, respirando velocemente e con la bocca spalancata.
Proprio come Hidan le aveva detto, la droga ormai entrata in circolo nel suo cervello, insieme all'effetto dell'alcool, aveva reso ogni sensazione più intensa ed unica, facendola vacillare verso l'orgasmo a ogni spinta.
Il ragazzo annaspava, stringendo le lenzuola tra le dita, cercando di tenere gli occhi aperti per osservare e godersi l'espressione assente, completamente asuefatta dal piacere di (T/N).
Più la guardava più impazziva, più la penetrava più il piacere cresceva, mandandogli il corpo e il cervello in tilt, più di quanto già non fossero.
Il materasso cigolava ad ogni affondo, mentre le mani di (T/N) legate alla testiera del letto, seguivano il movimento assiduo del suo corpo che si spotava avanti ed indietro seguendo il ritmo dettato dal ragazzo.
La giovane riprese un minimo di lucidità quando una scarica di piacere, più intensa delle altre, le attraversò il corpo, facendole emettere un gemito acuto.
"Hidan slegami, ti voglio toccare, t-ti prego." Ansimò, spostando lo sguardo assente sull'albino, che però scosse la testa contrariato, allungandosi su di lei, per avvicinarsi al suo viso.
"Queste parole mi lusingano, ma questa volta dovrai lasciare che sia io a dettare le regole." Rispose, con il fiatone, socchiudendo gli occhi e storcendo la bocca in una smorfia di piacere.
Lei schiuse le labbra, cercando di seguire il discorso del ragazzo, nonostante la sua voce le arrivasse ovattata alle orecchie.
"L-a prossima volta, allora." Rispose, prima di inarcare la schiena e mugugnare, mentre un calore intenso si propagò in lei, facendola tremare appena, scossa dagli spasmi muscolari.
Hidan fu ben compiaciuto di tali parole, sapere che ci sarebbe stata una prossima volta non poteva essere che una buona notizia.
Si irrigì a sua volta, stringendo gli occhi e digrignando i denti, quando il suo membro tirò, stretto tra le pareti dell'apparato della compagna, che lo avevano avvolto ancor di più.
Venne, copiosamente, in un ringhio roco, piegando la testa verso il basso, tra l'invavo del collo di (T/N) respirando con fatica il suo profumo.
Dopo essersi ripreso, con uno sforzo immenso, Hidan si spostò, sdraiandosi a pancia in su, fissando a sua volta il soffitto in maniera vaga, ancora sconvolto dall'amplesso.
Voltò appena il capo, dopo essersi passato una mano tra i capelli scomposti, per rimetterli in ordine, verso (T/N), che ancora con una espressione carica di lussuria sul volto, stava riprendendosi a sua volta.
"(T/N)? Ci sei?" Le domandò, mettendosi su un fianco e passandole una mano sul viso, scostandole i capelli (C/C).
Lei si voltò, socchiudendo gli occhi quando sentì il contatto caldo con la sua mano, annuendo poi di risposta.
"Slegami adesso." Tentò di nuovo, muovendo i polsi arrossati per tentare di sfilarsi dalla morsa.
Hidan osservò le braccia tirate verso l'alto, tirando le labbra in una linea sottile.
"No, domani." Asserì, afferrando un lembo di lenzuolo per coprire i loro corpi e avvicinandosi di più a lei, poggiando la testa sul suo seno, circondandole la vita con un braccio.
Sapeva, era certo, che se l'avesse slegata, l'indomani, una volta svegliata se ne sarebbe andata via silenziosamente, lasciandolo solo, senza possibilità di rintracciarla.
"Buonanotte." Aggiunse, sfregando un poco la guancia sulla carne morbida, chiudendo gli occhi con una espressione serena, ma stanca, sul volto.
Lei tentò di ribattere, chiamandolo più volte, ma venendo continuamente ignorata si arrese, dopo qualche minuto, stanca, addormentandosi poco dopo di lui.
"Buongiorno."
La voce di Hidan la risvegliò dai suoi pensieri, dai ricordi scollegati e distanti della sera precedente, nonostante sentisse ancora la pelle ricoprirsi di brividi e il cuore accellerare quando alcuni immagine le apparivano davanti agli occhi.
"Tu! Bastardo, slegami!" Ringhiò, strattonando le braccia doloranti, appena sentì il rumore della porta che si chiuse alle spalle del ragazzo che inarcò un sopracciglio, rimanendo a qualche passo dal letto.
"Anche io sono stato benissimo ieri notte, figurati non devi ringraziarmi." Sospirò lui.
"Non trattarmi male.
Guarda, ho anche preso la colazione." Continuò, sventolando la busta che teneva in una mano.
(T/N) aveva continuato a tenere un'espressione dura, senza seguire minimamente i suoi movimenti.
"Mi hai lasciata legata ad un letto, senza possibilità di muovermi, da sola, nuda, con il telefono che continuava a squillare per-" Il flusso di parole che le stava uscendo dalla bocca venne interrotto.
Hidan aveva roteato gli occhi al cielo, abbandonando la busta sul comodino e zittendola, afferrandole il viso in una mano, con un bacio.
"Scusami, ma era necessario: non volevo che te ne andassi." Ammise, a bassa voce, guardandola, con i suoi occhi penetranti, a pochi millimetri dal suo viso.
(T/N) sbattè le palpebre più volte, trattenendo il respiro, mentre sentiva il viso divampare, quando si ricordò delle parole dette dal ragazzo, con tanta sincerità, la notte prima.
"Ti fanno tanto male?" Domandò, il ragazzo, abbassando lo sguardo sui polsi di lei, che aveva slegato, massaggiando lievemente la pelle arrossata.
Lei aveva fatto lo stesso, non essendosi minimamente accorta di avere le braccia finalmente libere.
"N-no, sto bene." Rispose, scuotendo il capo, dopo aver rialzato lo sguardo suo viso niveo di lui, che ricambiò sorridendole dolcemente.
"Te ne saresti andata, vero?" Chiese, sedendosi sul letto, mettendole sulle spalle il lenzuolo, che lei strinse tra le dita.
"Quello che hai detto ieri notte-"
"Lo penso davvero.
Tsk... non mi credi, lo so." Scosse la testa lui, sorridendo nervosamente.
Nemmeno lui credeva a quello che stava provando, dicendo, l'unica cosa che sapeva era che non voleva che lei se ne andasse.
"È difficile, come posso sapere che non stai fingendo ora e non quando sei sul palco?" Domandò lei, guardandolo con attenzione, cercando di capire quale fosse il vero Hidan.
"Non saresti qui, adesso, se non mi sentissi così fottutamente preso da te, che non fai altro che guardarmi e trattarmi di merda." Sospirò, di risposta, alzando le spalle in segno di resa, per poi afferrare la busta dal comodino e tirando fuori due bicchieri di cartone fumanti di caffè.
Lei ne afferrò uno, stringendolo tra le dita, fino a quando non sentì il calore essere troppo intenso.
"Continui a non essere convinta... puoi andartene se vuoi, non voglio di certo costringerti a passare la mattina con me, oppure puoi darmi la possibilità di-"
Questa volta fu (T/N) a baciarlo, zittendolo.
"Non farmi cambiare idea..." Gli sorrise, lasciandogli un altro bacio leggero sulle labbra, decidendo di dargli una possibilità, infondo, non ci perdeva nulla.
"Sei una stronza, ma ti adoro." Ridacchiò lui, socchiudendo gli occhi e tirando fuori il resto della colazione.
Sì, decisamente aveva fatto bene a tenerla legata, altrimenti non avrebbe potuto aver la possibilità di scoprire quanto Hidan fosse diverso da come apparisse sul palco.
[10093 parole] - 14 maggio 2018
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