wherever you are
I could fly a thousand oceans
But there's nothing that compares to
What we had, and so I walk alone
I wish I didn't have to be gone
Maybe you've already moved on
But the truth is I don't want to know
Novembre
Le foglie mi cadevano intorno quando alzai gli occhi, presi il cellulare tra le mani e vidi un suo messaggio.
Non ci parlavamo da tanto, non ci eravamo parlati quasi mai dopo quel giorno di settembre. Io avevo speso tutte le mie parole e ne ero quasi convinta, di non averne più per lui, per un possibile noi che si era creato soltanto nella mia mente.
Il messaggio diceva soltanto Ciao ed era accompagnato da una faccina sorridente. A quei tempi ce n'era un abuso, se non la inserivi alla fine o accanto ad un messaggio ciò che avevi scritto veniva interpretato in un altro modo.
Io replicai allo stesso modo, ero abituata a degli sporadici momenti in cui si faceva sentire, a volte lo facevo io. Da parte mia lui aveva sempre avuto delle dimostrazioni, sapeva quanto contasse per me. Solo che non capivo perché continuasse anche lui a scrivermi.
Spesso mi chiedevo se ne sentisse il bisogno, se in quel giorno lui stesse guardando le stesse foglie cadere, ma a chilometri di distanza. Mi chiesi se mentre lo faceva pensasse a me, se in qualsiasi momento della giornata lo facesse e basta, così, all'improvviso; un po' per caso e un po' per malinconia, per una mancanza che almeno io, sentivo ancora.
Dopo che ebbe letto le mie lettere parlammo tanto. Trovò il mio anello.
Vorrei rimandartelo indietro perché non lo merito, ma per dimostrarti che non ti dimentico te lo rendo l'anno prossimo. Nessuno lo toglierà dal mio dito.
Sapere che mi portava al dito per me significa così tanto che mi sembrò di tornare a respirare per un po'. Mi sembrava di aver quasi ritrovato la rotta, di riuscire a raggiungere la riva.
Immaginavo le persone chiedergli cosa significasse e perché lo portasse, e allora provavo ad immaginare anche una sua risposta. Mi chiedevo davvero quale fosse il ricordo che possedeva di me, cosa sentiva quando mi pensava e guardava quella piccola fascetta in argento circondargli il mignolo.
Mi chiedevo anche dove tenesse le mie lettere, se ne avesse parlato con qualcuno e se ogni tanto le riprendesse tra le mani, se le rileggesse per ricordarsi di un noi che lui mi aveva aiutato a creare e in cui mi aveva portata a credere.
Lui a me chiese come stessi, cosa facessi e cosa aspettassi, come ogni volta che ci sentivamo troppi deboli o in cui volevamo semplicemente avere la conferma che l'altro ci fosse ancora, così abbiamo continuato a cercarci.
Avrei voluto rispondergli che stavo bene ma che non ero felice, che pensavo tanto a lui anche se non lo volevo, e che aspettavo soltanto l'estate per avere la speranza di poterlo rivedere. Però non lo feci, perché sapevo che in quel momento non avrebbe portato a niente. Cercavo ancora di convivere con la sua assenza e forse a stento, però ci stavo riuscendo.
Ciò che mi scrisse a settembre come replica alle mie lettere mi aveva fatta pensare per tanti, forse troppi giorni. Non avrei voluto che lui affiggesse davanti a tutti quelle parole, volevo che fossero solo mie, e volevo che i ricordi fossero solo i nostri. E per farglielo capire io non feci lo stesso, non gli risposi davanti a tutti come aveva fatto lui.
Mia madre sapeva tutto e la sentii dire che era preoccupata per me, per il mio rendimento scolastico. Si era resa conto anche lei di quanto lui mi fosse entrato dentro e di quanto stessi faticando per lasciarlo andare almeno in modo da riuscire ad andare avanti.
A scuola avevo parlato di lui soltanto a Abby. Era la mia migliore amica e durante quell'estate ci eravamo sentite poco e niente, ma sapeva che avevo tanto da raccontarle. L'avevo fatto prima dell'inizio della scuola, le chiesi di vederci a casa sua e che non sapevo quale sarebbe stata la mia reazione una volta che mi fossi lasciata trascinare dai ricordi. Però non piansi, Abby mi guardava e mi ascoltava senza farmi pesare niente, sapevo che le mie parole non sarebbero state vane, che non sarebbero state soltanto portate via dal vento che ci sferzava i capelli nel portico di casa sua. Era stata la prima volta per me e lei lo capì, lo sapeva che non mi ero mai sentita così.
Hai conosciuto qualcuno? Mi chiese poi lui quello stesso giorno di novembre, e sapevo che in parte avrebbe davvero voluto vedermi felice insieme a qualcuno che non fosse lui. Qualcuno di meno lontano, qualcuno di più raggiungibile e tangibile. Qualcuno da cui poter correre quando avrei voluto solo scappare da tutto il resto.
Non di recente. Tu? E un po' la sua risposta la temevo, non potevo non essere sincera con me stessa fino a quel punto. Quando sfioravamo l'argomento continuavo a sentire qualcosa dentro, e il pensiero di lui con una ragazza non riuscivo ancora a mantenerlo impresso nella mia mente senza che facesse male.
Solo a feste varie, ma non è niente di serio, mi rispose alla fine, e odiavo ammetterlo, ma ne fui felice. La cicatrice era ancora troppo esposta, troppo visibile, e se lui aveva anche soltanto provato in una minima parte per me quello che io sentivo per lui, il pensiero di far entrare qualcun altro nella sua vita solo per colmare un vuoto era difficile da affrontare. L'aveva già sperimentato con Camille, e Dio, se ci pensavo faceva ancora così male che lo odiavo per quell'atto di vigliaccheria. Aveva giocato sporco non soltanto per me ma anche per lui, e se ne era reso conto troppo tardi. L'immagine delle loro labbra che si sfioravano non mi aveva mai lasciata andare.
A novembre fu anche il suo compleanno, quel giorno pensai tanto a cosa avrei potuto scrivergli, a quali avrebbero potuto essere le parole giuste. Poi mi resi conto che lui mi faceva davvero credere che ogni mia parola lo fosse, e allora lasciai parlare il cuore senza ostacolarlo.
Buon compleanno, spero che per te possa essere un giorno importante e che sia felice.
Quello fu l'ultimo giorno di novembre che ci scrivemmo, guardai fuori e pioveva, e pensai istintivamente a November Rain dei Guns N' Roses che quella sera di settembre mi aveva dedicato. E pensai a quanto fosse passato velocemente il tempo, a quanto fossi resistita senza di lui. Solo che alla fine, anche se non nel modo che volevo, a novembre ci arrivammo lo stesso e a me, in quel momento, stava bene.
Torn in two
And I know I shouldn't tell you
But I just can't stop thinking of you
Wherever you are
You
Wherever you are
Every night I almost call you
Just to say it always will be you
Wherever you are
—
Da come (forse) avrete intuito, Nostalgia sarà diversa da Letters soprattutto a livello narrativo. Ogni capitolo rappresenterà un mese diverso (alcuni verranno saltati), e stilando una scaletta dei vari capitoli ho contato anche meno di dieci parti per questa seconda parte, che saranno di diversa lunghezza in base alle varie situazioni. Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate, e soprattutto cosa vi aspettate!!
Un bacio,
september199six
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