Presagi di Sangue

𝐏𝐫𝐞𝐬𝐚𝐠𝐢 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐧𝐠𝐮𝐞

Perché forte come la Morte è l'Amore.

Cantico dei Cantici 8:6

Paul, ginocchia sul ghiaino, accarezza l'arenile siltoso per l'ultima volta. Lascia scorrere il pietrisco colore del silicio tra le dita della mano guantata. Un nodo aspro, pregno di nostalgia, gli serra la gola mentre cerca faticosamente di reprimere il tumulto interiore che gli si agita dal ventre al petto.

Il fragore delle acque, dalle quali emergono le astronavi pesantemente corazzate, spazza il litorale di un turbinio di schizzi generati dall'imponente spostamento d'aria di queste ultime, oltre che dai perenni venti gelidi di Caladan.

E il pietrisco scorre tra le dita di Paul; lento come un addio doloroso, veloce come gli anni di una spensieratezza che non tornerà.

Il calare della notte è testimone di oscuri presagi di sangue. Essi tormentano la coscienza dell'erede di Casa Atréides.
Occhi misteriosi, velati del vento di un deserto lontano, annunciano un destino nebuloso. Attraverso visioni diurne mille interrogativi crescono a dismisura, depositandosi nell'intimo della coscienza scossa di un giovane che serba, dentro di sé, più segreti di quanti le sue labbra ne possano raccontare.

Sono belli i sogni, ma le cose importanti accadono da svegli. così Idaho ha liquidato la sete di risposte del giovane Atréides. Maestro e amico fidato da sempre, la concretezza di Duncan inchioda il ragazzo al presente.

Il viaggio intergalattico verso le sabbie misteriose non è parso che il battito sincopato delle ali di un fastidioso insetto.
Allo sbarco, Paul è lieto di essere accolto dalla delegazione di Caladan che ha predisposto l'arrivo della famiglia reggente. Visi amici che danno al ragazzo la parvenza di essere ancora a casa sua, seppure l'asprezza del vento delle Dune gli rammenti quanto diverso sia il suo pianeta natio.

Il mondo flavo della preziosa Spezia. A Paul pare di poterla vedere mentre i suoi fini granuli si spostano, da una cresta all'altra dei dossi, in vorticosi arabeschi d'oro pregiato, capaci di generare visioni mistiche e, forse, di dare risposte a interrogativi che non sembrano possedere un senso logico.

Una distesa rovente, riarsa da un sole fulgido: questo è Arrakis.

Guarda suo padre, Paul, il duca. Gli occhi colmi di un'antica saggezza, il genitore legge suo figlio come una pergamena sulla quale sarebbe pronto ad apporre il sigillo della sua casata, a garanzia di una trasparenza che scorre nel sangue Atréides di generazione in generazione.
Il tacito sguardo di Leto si posa sul cuore del ragazzo, carezzandogli l'anima in preda a timori che restano chiusi nello scrigno della mente del giovane, che semmai li pronunziasse a voce alta potrebbero prendere forma al pari di un sortilegio.

È solo più tardi, nelle camere interne, una volta da solo, che l'erede Atréides riflette sulla caducità delle certezze appartenute al mondo che conosceva. Una fortezza rassicurante dove avrebbe continuato a vivere accanto a suo padre, per lunghi anni.

Padre. Amico e confidente. Leto ha sempre infranto ogni regola formale nel rapporto con suo figlio e persino con Lady Jessica, sua madre.
Contravvenendo ai protocolli nobiliari, Leto ha riconosciuto Paul, unico discendente diretto in linea di successione, il figlio di una concubina. Una compagna degna degli onori di una regina, per il duca, e come tale rispettata dal popolo.

Molte volte il ragazzo si chiede se la riverenza mostrata verso sua madre non sia un mero frutto della posizione che quest'ultima ricopre all'interno della setta delle sorelle del Bene Gesserit. Un altro grande mistero per Paul. Fin da bambino sa di possedere le medesime capacità di Jessica e della sorellanza cui ella appartiene: interpretare le menti altrui fino a piegarle al proprio volere.
Seppure in modo acerbo Paul, infatti, non ha mai messo a frutto le sue doti in tal senso. Esse si manifestano solo attraverso sogni notturni e nitide visioni diurne di cui egli non fa parola, per il momento.

Una maledizione, un simile potere, nelle mani sbagliate. Riservato alle sole eredi femmine. Paul conosce la profezia del messia atteso dalle consorelle e da Jessica stessa. Il Kwisatz Haderach, unico maschio in una stirpe femminile, venuto al mondo per affrancare il popolo delle sabbie, i Fremen, dalla diaspora cui sono costretti da tempo immemore.
Paul sa, e allo stesso tempo nega a se stesso, anche il solo pensiero di essere una sorta di predestinato.

Ha ascoltato fitti discorsi tra sua madre e alcune altre sorelle, ultimamente. È certo non possa trattarsi di lui, tanto più che, da qualche tempo, un'ulteriore consapevolezza avvalora le sue fragili convinzioni: un'aura vitale emana da Jessica e non si tratta del suo potere; prima che lasciassero Caladan qualcosa ha mutato gli eventi.

Il picchiare all'uscio della sua camera libera il giovane Atréides dalle briglie intricate dei suoi pensieri. È suo padre. Paul è meravigliato di vederlo approssimarsi, nelle ore serali, in camera da lui. È un'abitudine inconsueta per il duca. Solito congedare suo figlio a tavola, dopo cena, non si reca mai nelle dimore di un giovane ormai adulto, eppure quella prima sera su Arrakis, avvertendo distintamente il turbamento di Paul, Leto decide di sincerarsi del suo stato d'animo. Del resto non serve essere dotati di particolari abilità per conoscere la mente di chi ami. Il più delle volte è sufficiente un occhio attento e presenza per comprendere il cuore di chi ci vive accanto.
E benché Leto sia un uomo addestrato a combattere alla guida di eserciti poderosi, cerca di sopperire ai bisogni di suo figlio riservandogli la medesima cura che suo padre, Paulus, ha avuto per lui, lasciando un vuoto nel passato del duca Rosso.

«Non ti aspettavo».
Paul non cela la sorpresa nel vedere il genitore alla sua porta. Si discosta lateralmente all'uscio lasciando il passaggio al duca. Questi si dirige, a passo lento e cadenzato, verso la terrazza, dove suo figlio si appresta al suo seguito. Le mani giunte dietro la schiena, la postura fiera, schiena ben eretta, gambe lievemente divaricate, gli stivali saldi sul pavimento, l'unico elemento dismesso dal duca è il blazer di pesante foggia militare. Esso lascia posto a una leggera camicia bianca da camera. Lo sguardo dei due uomini fisso verso l'orizzonte scuro e stellato, la frizzante brezza notturna gioca con le ciocche corvine dell'Atréides erede e con la parte superiore del cannoncino della camicia del duca, libera dai bottoni.

Paul guarda le dune bluastre illuminate in lontananza dall'astro maggiore che presiede alla notte. I palmi delle mani sulla balaustra a sostenere l'esile peso corporeo e le spalle leggermente incassate, una fitta acuta gli fa portare la mano alla tempia. Gli occhi corrono a suo padre, inorridito guarda inerme una chiazza di sangue allargarsi sulla stoffa candida della blusa. Lo sfrigolio intermittente dello scudo Holtzman sfarfalla dinnanzi allo sguardo sconvolto del giovane Atréides, che si porta una mano alla bocca per trattenere un grido strozzato.

Leto lo afferra per le spalle, «Che hai visto, ragazzo?» ma Paul non risponde. Fissa attonito suo padre, realizza sia stata un'altra visione nitida, orrenda, spaventosa. Leto lo scuote vigorosamente per le spalle ma lo sguardo vitreo del ragazzo resta attonito, gli occhi colmi di disperazione scintillano di lacrime che trattiene fermamente. Non piangerà davanti a suo padre. Non perché se ne vergogni. Non vi è nulla di disdicevole nel mostrare i sentimenti, questo glielo ha insegnato proprio il duca. È per proteggere l'uomo che ama con tutto se stesso che Paul reprime ogni sentimento. Una terribile premonizione si agita negli occhi esterrefatti del giovane: in un gesto rituale Paul brandisce la lama a doppio filo kindjal, il gladio di Casa Atréides. Gronda sangue, che cola su mani sconosciute. Sangue che macchia la stoffa immacolata della camicia di suo padre. La visione non si è mai spinta fino a questo punto. Mostrava a Paul solo una proiezione futura di sé, nelle vesti di un guerriero. Questa volta si è spinta oltre però, e l'ansia del giovane cresce.

Leto non smette di sorreggerlo saldamente per le spalle e, quando il ragazzo riacquista lucidità, trova le iridi scure e rassicuranti del genitore ad attenderlo come un rifugio. E tali sono pure le braccia di un padre per il corpo tremante di un ragazzo che si stringe alla sua roccia come una canna scossa che rischia d'essere estirpata dal vento dell'incertezza. Si stringe al petto di suo padre, il giovane Atréides, scivolando verso l'oblio. Preme il volto nella camicia del genitore, ne aspira l'odore acre del deserto misto a quello di pulito del ginepro nero, pungente e aromatico. Le falangi snodate aggrappate alle scapole del duca, Paul soffoca ciò che le parole non possono dire.
Ciò che Leto non chiede. Il turbamento di suo figlio è sufficiente. Non ha bisogno di risposte il duca Rosso. Stringe al petto il suo ragazzo e gli scompiglia le ciocche ondulate smuovendole con mani salde e robuste, in lente carezze, al pari di quando il giovane uomo, che ora lo supera in statura, non era alto che un soldo di cacio e correva nel letto di mamma e papà, dopo un brutto sogno. Lo stringe a sé più forte, Leto, in preda anch'egli a paure ataviche delle quali non farebbe mai partecipe il proprio sangue.

Non possiede capacità psicofisiche, Leto, come la madre di suo figlio e il suo Paul, ma la paura è una sensazione universale e strisciante. Si fa strada sottopelle, subdola. Conquistare la fiducia dei Fremen non sarà semplice. Difendersi dalle pericolose ingerenze di chi rivendicherà, a casa Atréides, il predominio sul mondo della Spezia, sarà un compito lungo e logorante.

E Leto non è certo di poter proteggere il suo sangue per sempre fronteggiando nemici politici sempre più avidi. Paul è il futuro, il frutto delle sue viscere. Un animo puro e potente come quello dell'amata Jessica che gli ha dato la vita. Leto stringe a sé Paul, carezzandogli le ciocche corvine.

Il duca non possiede la magia di Jessica e di Paul eppure presagi di sangue gli opprimono l'anima. Non una parola tra loro. Restano uno nel battito del cuore dell'altro. La muta sinfonia del loro cuore pulsante all'unisono parla di un amore forte come la morte.

Angolo Autrice:

Effetto Holtzman impiegato per gli scudi di difesa, lasciando passare attraverso di essi oggetti che si muovono lentamente, e respingendo quelli più veloci. Se uno scudo Holtzman viene in contatto con un raggio di un Lasergun, si genera una fusione subatomica e di conseguenza una catastrofica esplosione.
Può essere penetrato da lame, per questo sono le armi più usate in Dune.

Kwisatz Haderach "Colui che abbrevia la strada", il messia profetizzato, applicato dalla sorellanza delle Bene Gesserit all'essere sconosciuto per cui hanno portato avanti da generazioni il loro programma genetico: un maschio Bene Gesserit i cui poteri mentali organici possono piegare il tempo e lo spazio (da qui l'altro appellativo "colui che può essere in molti luoghi contemporaneamente").

kindjal la lama a doppio filo kindjal, il gladio di Casa Atréides.

Salve, popolo di Caladan, che ve ne pare dei presagi avvertiti da Paul? È possibile che li senta anche suo padre sebbene non possegga le qualità di veggente di suo figlio e della sua compagna.

Che cosa turba profondamente Paul? Cercando di restare volutamente criptica ho ricalcato i fatti canonici. Verrà il momento, in questa fan fiction, dei miei headcanon.
Fino ad allora spero che questi missing moments padre-figlio vi abbiano preso almeno quanto è piaciuto a me descrivere questo rapporto di grande tenerezza tra Leto e Paul.

A presto.

Nives ♥️.

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