Atto Primo

nei media: Nude - Radiohead

Correva l'anno 1995. Conseguii con lode il diploma di scuola superiore e mio padre mi concesse di scegliere la meta per le incombenti vacanze estive. Era un evento di eccezionale rarità, data la sua consueta attitudine severa. Tuttavia, non me ne rallegrai, avrei preferito una ricompensa di altro tipo - ambivo al celebre Piaggio Zip, lo scooter più in voga tra i giovani - ma acconsentii ugualmente alla sua richiesta per non ferire i suoi sentimenti. Scelsi l'isola di Jeju, i miei compagni di scuola me l'avevano descritta con grande entusiasmo e guardando le loro cartoline mi sembrò un luogo meraviglioso. Solo in seguito fui davvero grato a mio padre per quella occasione, perché nell'estate del '95 conobbi l'amore tenero e brutale che ancora oggi mi tormenta.

L'isola si rivelò un luogo estremamente tranquillo e noioso per un introverso come me. Sin dalla prima settimana mi rassegnai all'idea di trascorrere i successivi due mesi in compagnia dei miei libri e delle mie audiocassette. Non che detestassi l'idea - adoravo quei passatempi più di ogni altra cosa - ma, come ogni diciottenne che si rispetti, nutrivo la speranza di un cambiamento nella mia vita che delimitasse la fine dell'adolescenza e l'inizio dell'età adulta.

Non avevo esperienze in nessun ambito, ero sempre stato in ritardo rispetto alla mia generazione. Diedi il primo bacio in seconda superiore a una ragazza del primo anno che mi spediva settimanalmente lettere d'amore. La frequentai più per curiosità che per reale interesse, ma la poveretta si invaghì sul serio di me. Invero, io ero cosciente del fascino che esercitavo sulle ragazze, sebbene fingessi il contrario. Anche lei cascò nella trappola della mia fasulla ingenuità e si convinse che io ricambiassi i suoi sentimenti, nonostante non le avessi mai detto parole d'affetto. Una calda sera di maggio mi invitò a casa sua per darle ripetizioni di coreano. Perdemmo la verginità nella sua cameretta tinta di rosa pastello, lei disse di amarmi e io per non ferirla feci lo stesso. A quel tempo era mia abitudine mentire per non addolorare gli altri, ma quando mi venne restituito il favore mi resi conto quanto fosse crudele e tirannico quel comportamento. La nostra relazione durò solo tre mesi, durante i quali continuai a provare simpatia nei suoi confronti, ma mai amore. Quel travolgente sentimento di cui parlavano i romanzi e i film era per me nient'altro che un'utopia.

Ironia della sorte, il primo libro che acquistai nella piccola libreria nelle vicinanze della spiaggia fu un romanzo sentimentale. Ultimata la lettura di quelli che avevo messo in valigia, ero alla disperata ricerca di qualcosa di interessante e coinvolgente che mi distraesse dalla noia di quei giorni.
Vi entrai senza molte speranze, aspettandomi di trovarci i soliti romanzi da ombrellone. Invece, con mia grande sorpresa, la selezione di titoli impilati sugli scaffali tradiva un gusto letterario eclettico e ricercato. Mi guardai intorno in cerca del libraio per chiedergli un consiglio, quando sentii la sua voce alle mie spalle: «Cerchi qualcosa in particolare?». Sedeva su un alto sgabello e aveva tra le mani una copia consunta dell'Ulisse di Joyce. Era molto più giovane di quanto mi aspettassi, anche se era evidente che fosse più grande di me. Mi sentii subito intimidito da quell'uomo e dall'aura di conoscenza che emanava, motivo per cui risposi con più imbarazzo del solito: «No, davo un'occhiata». Riportò lo sguardo sulle pagine senza proferir parola e io, sentendo le gote avvampare, mi concentrai sugli scaffali. Nel tentativo di dissolvere il disagio causato da quella risposta penosa, gli chiesi di consigliarmi un libro. Sparì dietro il reparto filosofia e, quando tornò, mi porse una copia de La nausea di Sartre.

«Questo l'ho già letto, è molto bello» gli dissi con un sorriso compiaciuto. Desideravo la sua attenzione, in apparenza senza un valido motivo, e l'avergli dimostrato fortuitamente di condividere i suoi stessi gusti letterari mi procurò un'intensa gioia. La mia risposta lo sorprese e mi rivolse un sorriso d'intesa. Parlammo di letteratura per quelle che sembrarono ore, durante le quali ascoltai affascinato le sue opinioni sui libri più acclamati del periodo. Cercai di indovinare i suoi romanzi preferiti e fui contento di scoprire che tra questi c'erano anche i miei amati Pessoa e Kerouac. Mi disse che per la mia giovane età avevo un'ottima conoscenza e mi sentii fluttuare, colmo di felicità, ma in seguito mi domandai perché l'opinione che aveva di me mi importasse tanto. Alla fine acquistai sotto suo consiglio L'amante di Lady Chatterley, un romanzo sull'amore adultero e peccaminoso che fu quasi un mordace presagio di quello che accadde quell'estate.

Nei giorni seguenti tornai sempre più spesso da lui e la cosa non sembrò annoiarlo. Con il tempo, però, notai che in alcuni momenti mi parlava con condiscendenza, come si fa con i ragazzini. Questo suo modo di ricordarmi che avevamo dieci anni di differenza mi umiliava. Dopo le nostre lunghe e intime chiacchierate spezzava l'incanto chiamandomi Jiminie e accarezzandomi i capelli alla maniera degli adulti. Il suo tocco era fastidiosamente casto e premuroso, mentre io bramavo quelle mani leggiadre sulla mia gola. Mi ripetevo che non m'intimidiva l'essermi invaghito di un uomo e che, se avessi voluto, avrei trovato il coraggio di confessarglielo, ma non era vero. Provavo un terrore viscerale quanto la mia attrazione all'idea di sfiorarlo o peggio di parlargli del desiderio che nutrivo per lui. Così, gli facevo visita il più possibile e mi accontentavo di osservarlo da lontano mentre lavorava. La mia ossessione nei suoi confronti divenne totalizzante. Le mie giornate ruotavano intorno a lui, sottraevo tempo e affetto alla mia famiglia per dedicarli unicamente a Yoongi. Non mi importava di sembrargli un adolescente disperato e senza amici, purché restassi in sua compagnia.

In uno di quei pomeriggi passati in libreria, lui a lavorare e io a leggere, venne a trovarlo una donna. Lo baciò sotto i miei occhi e mi sentii mancare. La vista delle sue labbra umide mi inebriava i sensi e mi eccitai al solo pensiero che la saliva che gli brillava sulla bocca potesse essere la mia. Al contempo, ero distrutto dal dolore e le lacrime che non potevo piangere mi avvelenavano come arsenico. Nel momento in cui capii che la loro relazione era seria, mi ripromisi di non tornare più da lui. Quella fu la prima delle bugie che per amor suo raccontai a me stesso.

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a/n
È la mia prima boyxboy e scegliere come pairing la mia otp forse non è stata un'idea grandiosa. Spero comunque il primo atto vi sia piaciuto, presto sarà online anche il secondo💛

Un abbraccio,
Maddie

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