✥ 31.

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HANEUL'S POV

Quelle parole ebbero il potere di ghiacciare il sangue che scorreva all'interno delle mie vene.
Il mio cuore smise di battere, deglutii nervosamente, una marea di pensieri e di eventuali cose da dire viaggiarono nella mia mente.

La borsetta cadde dalla mia mano, provocando l'unico rumore presente in casa in quel momento; con un veloce movimento mi chinai per recuperarla, stringendo con forza i denti per il dolore che percepii nella zona del basso ventre, dovuto alla notte passata con Jimin.
Non sapevo cosa dire, continuavo a guardare mia madre senza spiccicare una parola.
Sapeva di Jimin?
Possibile che Kippeum le avesse raccontato tutto?

"Mamma... cosa-"

"Credi che Kippeum non mi abbia detto tutto?"

Ecco... come avevo immaginato, Kippeum aveva vuotato il sacco.
Chissà cosa le aveva raccontato, sicuramente qualcosa che mettesse in cattiva luce sia me che Jimin.
Abbassai lo sguardo sentendo i sensi di colpa sovrastare il mio stato d'animo, mi preparai per tutto quel che mia madre mi avrebbe sputato addosso a breve.

"Haneul... sediamoci e parliamone okay? Approfittiamone ora che tuo padre non è presente."

Rimasi incredula dal tono pacato con cui mia madre mi parlò, non sembrava arrabbiata o delusa.
Nemmeno prima mi aveva dato quell'impressione, era solo troppo silenziosa e avevo capito che qualcosa non andasse.
E infatti mia madre era taciturna perché aveva scoperto della relazione tra me e Jimin.
Come biasimarla?
Il futuro genero che lascia la figlia maggiore per la minore, era una situazione surreale.
Eppure era accaduto, e nessuno di noi avrebbe potuto prevedere che potesse andare a finire così.
Ragionai bene sulle parole di mia madre, da come aveva parlato sembrava che mio padre non fosse al corrente di nulla.
Debolmente annuii e la seguii in cucina, ci sedemmo a tavola.

"Il cappotto non te lo togli?"

Ridacchiai imbarazzata, con i mille pensieri che vagavano per la testa mi ero dimenticata di togliermi il cappotto.
Stavo per farlo, quando fortunatamente mi ricordai.
Non potevo, cavolo.
Tutti i segni che mi aveva lasciato Jimin sulla pelle erano molto ben visibili e messi in bella mostra.
Il vestito a malapena copriva quelli che mi aveva fatto sul seno, addome e interno coscia... ma il collo, le clavicole e la parte scoperta del petto?
Accidenti, non potevo togliere il cappotto e soprattutto non potevo sfilarmi la sciarpa.

"Vado a cambiarmi prima... mi metto qualcosa di più comodo."

Nel mentre non guardai in faccia mia madre, lei mi conosceva bene e speravo che non capisse perché volessi cambiarmi subito senza voler aspettare.
La sentii sghignazzare, probabilmente aveva capito eccome.
Mi diressi in camera sempre con molta calma visto il trattamento ricevuto dal mio caro dottore questa notte, però internamente mi sentii sollevata.
Mia madre non sembrava arrabbiata, sembrava disposta ad ascoltarmi e a parlare civilmente con me.

Arrivata in camera, tolsi cappotto e sciarpa.
Mi specchiai un attimo e santo cielo... Jimin mi aveva mangiata.
Succhiotti e morsi ovunque.
Ovunque.

Ma cazzo, quanto era stato bello... però mi aveva messa in difficoltà, come avrei fatto a coprirli?
Avevo una carnagione pallida, e sulla mia bianca pelle quei segni rossi scuri, violacei, ricordavano macchie di vino rosso su una strada innevata.
Il fondotinta non li avrebbe coperti per niente.
E domani a scuola con la divisa scolastica, come diavolo li avrei coperti?
Probabilmente avrei dovuto tenere la sciarpa durante le lezioni.

Indossai dei pantaloni comodi di una tuta, un maglione e una felpa sopra lasciata aperta.
Il maglione era a collo alto così avrebbe coperto tutto ciò che c'era da coprire.
Scesi di nuovo al piano inferiore e raggiunsi mia madre in cucina, mi sedetti di fronte a lei.
Anche se mia madre sembrava tranquilla io non lo ero affatto, ero parecchio tesa.
Stavo sudando freddo da tanto che ero agitata.

Cavolo, io e Jimin stavamo insieme da nemmeno una settimana ed eravamo già stati scoperti.
Ma in fondo cosa mi aspettavo, che mia sorella tenesse la bocca chiusa dopo il male che entrambi le avevamo fatto?

"Haneul." La voce di mia madre richiamò la mia attenzione, posai il mio sguardo sul suo volto.

"Cosa ti ha detto Kippeum?" Chiesi subito, volendo andare dritta al sodo.

Mia madre sospirò, sembrava si stesse preparando per pronunciare il discorso a cui aveva tanto lavorato prima che io tornassi a casa.

"Sono vostra madre... pensi che non mi sia accorta della tensione che c'era tra voi ultimamente?
Tu e tua sorella siete sempre andate d'accordo, ma da quando è spuntato Jimin ho notato un cambiamento nei vostri comportamenti, nel vostro rapporto.
E poi, che dire del tuo repentino cambio d'atteggiamento nei confronti di Jimin?"

"Repentino cambio d'atteggiamento nei confronti di Jimin? In che senso?
Mi sono comportata con Jimin allo stesso modo di sempre."

"No tesoro. All'inizio eri scontrosa con lui anche se non lo conoscevi.
Poi ho notato che durante il famoso pranzo dove è degenerato il tutto e concluso con la tua fuga, tu e Jimin vi siete stuzzicati a vicenda.
Ah, per non parlare della frase delle corna che hai rivolto a tua sorella, pensavi che non l'avessi sentita?"

"Mamma-"

"Fammi finire per favore.
Ora parlo io, poi parli tu. Okay?"

"Okay." Risposi a bassa voce, la tensione era palpabile.

Ma pensandoci con più chiarezza, forse quella conversazione mi avrebbe fatto bene.
Sinceramente non mi andava di intraprendere un'altra relazione segreta, di fare tutto di nascosto, alle spalle dei miei genitori.
E mia madre non stava urlando, non era furiosa, stava parlando normalmente e questo mi fece capire che non si era schierata dalla parte di mia sorella, ma che stesse cercando di comprendere la situazione, di venirmi incontro e di rispettare i miei sentimenti.

"Sono vostra madre, certe cose io le vedo.
Ho visto come il tuo atteggiamento verso Jimin sia cambiato dall'inizio delle ripetizioni.
E ho visto soprattutto il modo in cui lo guardi.
Ti brillano gli occhi Haneul, quando posi lo sguardo su di lui.
Sono stata zitta, non ho mai detto nulla perché volevo vedere come sarebbe andata a finire e a quanto pare... Jimin ha scelto te."

Feci dei respiri profondi, mia madre aveva davvero capito tutto.
Era una brava osservatrice.
Rimasi stupita, ma avevo ancora un pensiero che mi tormentava; dovevo scoprire cosa le avesse effettivamente detto mia sorella.

"Mamma... cosa ti ha detto Kippeum?" Ripetei la domanda posta in precedenza, mia madre sospirò, si raddrizzò meglio sulla sedia, sembrava un po' agitata.

"Mi ha detto più o meno tutto a grandi linee... che tu e Jimin vi conoscevate già prima di quella cena al ristorante, che c'è stato qualcosa tra voi e che Jimin l'ha lasciata per stare con te."

Abbassai lo sguardo puntandolo sulle mani che riposavano in grembo, la paura che agli occhi di mia madre io fossi quella che aveva rubato il ragazzo a mia sorella era tanta.
Avevo il timore che mia madre potesse vedermi come una facile, una stronza che rubava i fidanzati alle altre.
Non dissi niente, non risposi... mantenni il completo silenzio, ero troppo avvilita per dire qualcosa.
Sentii gli occhi diventare lucidi.

"Mi ha detto di tenerti lontana da lui. E non perché è gelosa di voi, ma perché ha paura che Jimin possa tradirti come ha fatto con lei." Continuò mia madre.

Spalancai gli occhi appena udii quelle parole, rialzai la testa immediatamente e guardai mia madre incredula.
Scossi il capo, volevo farle capire che Jimin non mi avrebbe mai tradita.
Non mi avrebbe mai fatto questo, aveva detto che mi amava... e io ormai mi fidavo di lui.

"Mamma... io mi sono innamorata di lui." Dissi, cercando di trattenere i singhiozzi.

"Ho cercato di stargli lontana, davvero... ma io lo amo.
Ci siamo innamorati.
E mi dispiace per quello che ha fatto a Kippeum, ma so per certo che non lo farà anche a me, mi fido ciecamente di lui." Continuai, ero pronta a difendere Jimin da qualsiasi attacco di mia sorella.

Ormai non riuscii più a trattenere le lacrime, esse cominciarono ad uscire e a fare il loro percorso lungo le mie gote.

"Haneul..."

Mia madre mi rivolse un'espressione dispiaciuta, posò la sua mano sopra la mia, ma io la scansai.

"So che ora avrai una brutta considerazione di me.
Amo il ragazzo che prima stava con Kippeum, mi vedrai sicuramente come una stronza che ha messo al primo posto l'amore invece della famiglia.
Ma mamma credimi, ci siamo innamorati." Sussurrai.

Portai le mani al mio viso, tolsi le lacrime che ormai avevano bagnato le guance.
La casa venne immersa in un imbarazzante e teso silenzio, solo i miei deboli singhiozzi lo spezzarono ma piano piano essi diventarono sempre più lievi fino a quando non sparirono.

Una volta calmata, mi alzai per prendere un fazzoletto e soffiarmi il naso, continuai ad evitare lo sguardo studioso di mia madre.
Un orribile pensiero sfiorò la mia mente; adesso che lei era al corrente di ogni cosa, avrebbe potuto prendere insieme a mio padre la decisione di non farmi vedere più Jimin.
Non avrei potuto sopportarlo.
Ci eravamo appena messi insieme, volevo vivermelo; volevo vivermi appieno la meravigliosa persona di cui mi ero innamorata.
Ero disposta a tutto pur di stare con Jimin, anche andare contro la mia famiglia.
Se i miei mi avessero impedito di vederlo, avrei inventato un modo per incontrarlo ogni maledetta volta.
Come ero riuscita a stare con Yoongi per un anno e mezzo senza farmi mai beccare, ci sarei riuscita benissimo anche con Jimin.

Il mortale silenzio che regnava in quella fredda cucina fu spezzato dalle parole che mi rivolse mia madre, che fecero inavvertitamente scalpitare il mio cuore.

"Ti fidi di lui?"

Mia madre non sembrava dispiaciuta o arrabbiata, ma non riuscii comunque a capire cosa stesse pensando, aveva un'espressione indecifrabile sul volto.

"Sì, mi fido di lui." Risposi con tono deciso.

Apparve un minuscolo accenno di sorriso sul suo volto; un piccolo dettaglio che mi fece riflettere e sperare, che mi spinse a pensare in positivo.

"Se tu ti fidi, allora mi fido anch'io."

Sia i miei occhi che la mia bocca si spalancarono di colpo dallo stupore.
Ero rimasta immobile, il mio sguardo era fermo su mia madre.
Ero preparata a sentirmi dire di tutto e di più, mi stavo già facendo dei pensieri su un'altra relazione segreta, non credevo di ricevere una risposta così... non me la immaginavo affatto.
Questo voleva dire che potevo frequentare Jimin senza problemi?

Mia madre cominciò a ridere, aggrottai la fronte confusa dal suo comportamento.

"Tesoro, non fare quella faccia!" Esclamò ridendo.

"Ma mamma... quindi ti va bene che io continui a frequentare Jimin?" Chiesi, ancora meravigliata.

Mia madre smise di ridere, le sue mani afferrarono le mie e mi sorrise dolcemente.

"Se vi siete innamorati, io di certo non mi metterò in mezzo.
Non voglio che anche l'altra mia figlia soffra per amore.
E poi sinceramente... a me e tuo padre Jimin piace, siamo rimasti dispiaciuti quando abbiamo saputo che lui e tua sorella si erano lasciati.
Da madre, dovrei avercela con lui perché sta facendo soffrire Kippeum; ma non posso ignorare il fatto che allo stesso tempo lui stia rendendo felice te.
Non me la sento di separarvi... quindi, se tu ti fidi di lui, se tu pensi che il suo amore sia vero e sincero nei tuoi confronti, allora lo penso anch'io."

Appena finii di ascoltare le parole di mia madre, un enorme sorriso si fece largo sul mio viso.
La abbracciai, felicissima di sentire che non avrei dovuto nascondermi questa volta.
Nonostante quello che era successo tra Jimin e Kippeum, mia madre accettava comunque la nostra relazione... ero troppo contenta

"Kippeum cosa dirà?" Chiesi.

Mia sorella si era confidata con nostra madre sperando che lei fosse dalla sua parte e che la aiutasse a tenermi lontana da Jimin.
Eppure le era andata male, aveva ottenuto il risultato contrario e mia madre rispettava il nostro amore; sicuramente questo non sarebbe andato giù a mia sorella.
Chissà come l'avrebbe presa?

"Tua sorella ad un certo punto se ne dovrà fare una ragione.
So che col tempo dimenticherà Jimin... magari non riuscirà mai a vedere di buon occhio la vostra storia, ma se ti vuole bene e vuole che tu sia felice, dovrà essere forte e sopportare la situazione."

"Mi sento in colpa sai?" Mormorai a bassa voce, la felicità si dissolse quasi subito, dando spazio ai sensi di colpa.

Sapevo che come sorella di Kippeum, avrei dovuto comportarmi diversamente... non ero stata una brava sorella per lei.
Ma avevo fatto di tutto per stare lontana da Jimin, volevo davvero salvaguardare il rapporto tra me e Kippeum.
Però avevo finito per innamorarmi di lui, non potevo farci nulla, non potevo comandare i sentimenti a mio piacimento.
E come aveva detto mia madre, se mia sorella mi voleva bene avrebbe dovuto farsi forza e andare avanti, sopportando la situazione che si era creata, anche se molto scomoda.
Ma mi sentivo comunque in colpa, questo non potevo cancellarlo.

"È normale che tu ti senta in colpa... dovresti parlare con tua sorella." Mia madre parlò, inarcai un sopracciglio.

"Mamma... è inutile parlare con lei.
Posso anche provarci, ma quando si tratta di Jimin, lei diventa irascibile e ingestibile.
Jimin è un argomento off limits per Kippeum."

"Lo so Haneul... concedile un altro po' di tempo, in fondo si sono lasciati da poco."

Non potei far altro che annuire, le avrei concesso tutto il tempo che le serviva, di certo non le avrei messo fretta.
Kippeum era davvero presa da Jimin, e avendo avuto anch'io una rottura burrascosa con Yoongi, anche se il motivo era diverso potevo capire il dolore che mia sorella aveva provato e continuava a provare tuttora.
Avrei aspettato, prima di tentare di avere un confronto con lei.

"Ora il problema è tuo padre." Ammise mia madre, che si alzò per iniziare ad apparecchiare la tavola per il pranzo.

Mio padre.
A lui piaceva molto Jimin, mi chiesi come avrebbe potuto reagire alla notizia... sperai che accettasse anche lui la nostra storia come aveva fatto mia madre.

"Papà cosa sa?"

"Niente. Sa solo che tua sorella e Jimin si sono lasciati.
Ed è dispiaciuto per questo, ma non sa altro."

"Sai, anche se a tuo padre piace Jimin, se venisse a sapere che lui ha lasciato Kippeum per stare con te... non so, probabilmente potrebbe cambiare opinione su di lui." Mia madre sospirò, quella rivelazione non mi tranquillizzò per nulla.

"Davvero?"

"Lo vedrebbe come un ragazzo poco serio.
Uno che si vuole divertire e basta."

In effetti non aveva tutti i torti, vista esternamente Jimin poteva dare quell'impressione.
Ma sapevo benissimo che Jimin stesse facendo sul serio con me.
Speravo che mio padre lo capisse.

"Come facciamo allora?" Chiesi.

Ero contenta che almeno un genitore su due sapesse tutto e fosse anche dalla mia parte, ero tanto grata che mia madre fosse stata così comprensiva, mi avrebbe potuto aiutare a convincere mio padre.

"Bisogna parlargliene con calma, tutti insieme... magari anche quando c'è Jimin.
A tuo padre comunque quel ragazzo piace, dobbiamo tenerlo in considerazione.
Forse ci stiamo preoccupando per nulla."

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Da quella volta le cose tra me e mia madre andarono sempre meglio.
Ci eravamo avvicinate, e mi confidavo più volte con lei riguardo i miei dubbi e pensieri.
Le giornate passavano ma Kippeum continuava a non farsi sentire; avevo deciso di darle tempo e infatti lo stavo facendo, ma cominciavo a preoccuparmi.
Mio padre invece era molto tranquillo, solo perché era ancora ignaro di tutto.

La scuola per la mia grandissima gioia finì, ebbero così inizio le vacanze di Natale, che io adoravo alla follia.
Parlai con Yoongi al telefono, lo chiamai io.
Jimin non ne sapeva niente, altrimenti mi avrebbe fatto il terzo grado; aveva dimostrato più volte di essere molto geloso ma non doveva, il mio cuore ormai era suo.
Quella con Yoongi fu una normale conversazione, volevo sentire se stesse bene; anche se le cose erano andate come dovevano andare, volevo davvero tanto bene a Yoongi, non avrei smesso di preoccuparmi per lui solo perché adesso stavo con Jimin.

Oggi era il 24 dicembre, Jimin mi aveva chiesto di passare la serata della vigilia con lui e fremevo dalla voglia, non vedevo l'ora.
Jungkook e Taehyung per la vigilia e il Natale erano tornati a casa delle proprie famiglie, Jimin invece era rimasto da solo.
I suoi genitori erano partiti per passare il Natale alle Maldive, ma Jimin aveva rifiutato dicendomi che preferiva passare le vacanze a Seoul con me, invece che con i suoi.
Che carino, apprezzai molto il gesto, il mio cuore si era scaldato nel sapere che preferiva passare il Natale con me, invece che in una località calda e esotica assieme alla sua famiglia.

Mia madre ovviamente sapeva che avrei passato la serata fuori con Jimin, mentre mio padre pensava che sarei uscita con le ragazze.
Quest'uscita sarebbe stata anche a tutti gli effetti il nostro primo vero appuntamento.
In questi giorni non c'eravamo visti, e quel fine settimana passato a casa sua non riuscivo a considerarlo come il nostro primo appuntamento ufficiale, proprio perché eravamo rimasti tutto il tempo dentro il suo appartamento.
Avvampai non appena ricordai cosa avevamo fatto quella sera e soprattutto come lo avevamo fatto.

"A cosa pensi?" Mi chiese Jimin mentre passeggiavamo mano nella mano.

"Pensavo che questa è la nostra prima vera uscita... e non dobbiamo nasconderci, ne sono felice." Risposi sorridendo.

Jimin mi sorrise e si chinò, mi diede un veloce bacio sulle labbra.
Avevamo optato per una semplice passeggiata in centro, faceva freddo ma la città era completamente ornata da lucine e varie decorazioni natalizie, ogni negozio o abitazione brillava grazie agli addobbi luminosi che richiamavano l'atmosfera festosa, per non parlare del gigantesco albero di Natale che avevano allestito in mezzo alla piazza.
Quindi avremmo sopportato quell'aria così gelida, ne sarebbe valsa la pena.

"Sono contento che tua madre sappia di noi e che accetti la nostra relazione." Jimin parlò.

In questi giorni ovviamente lo avevo informato della conversazione avuta con mia madre, Jimin fu felice appena gli raccontai com'erano andate le cose.

"Quando hai intenzione di parlarne con tuo padre?"

Sospirai, guardai Jimin con il labbro arricciato, strinsi ancora di più la sua mano nella mia.

"Non lo so... ho un po' paura.
Potrebbe avere una reazione diversa da quella di mamma."

"Già... direi di far passare qualche altro giorno, poi vediamo." Mormorò lui.

"Ma così non stiamo solo rimandando la questione?" Ragionai ad alta voce.

"Haneul... anch'io ho paura di come potrebbe reagire tuo padre okay?
Potrebbe vietarmi di vederti." Jimin sospirò, notai un barlume di incertezza nei suoi occhi.
Cercai di alleggerire la tensione.

"Magari siamo solo paranoici e ne sarà felice, in fondo tu gli piaci molto."

Un leggero sorriso si formò sulle labbra del mio ragazzo, aveva sicuramente capito che stavo cercando di tirarlo su di morale.
Lasciò la presa della mia mano e avvolse il suo braccio attorno alle mie spalle.

"Amore mio... posso anche stargli simpatico, ma nell'esatto momento in cui gli diremo che mi sto frequentando con te, lui penserà che sono solo uno stronzo che si vuole divertire con le sue bambine.
Che ha provato prima la figlia maggiore, e ora è passato alla minore."

Non risposi.
Conoscendo mio padre c'era il rischio che potesse accadere davvero una cosa simile.
Volevo provare a risollevare il morale di Jimin ma fu il contrario, lui aveva abbassato il mio.

"Ehi..."

Jimin si fermò e con lui anche io; posò le sue mani ghiacciate sul mio viso, rabbrividii per il freddo che mi stava trasmettendo il suo tocco.

"Non fare quel faccino triste, ti prego."

"Lo so ma... ti ho appena trovato, non voglio perderti." Sussurrai sconsolata.

Le mani di Jimin dalle mie guance si spostarono più in giù, afferrarono le mie avvolgendole dolcemente; questa volta non riuscii a sentire la sua pelle gelida perché portavo i guanti.
No, non ero stata previdente anzi, quelli erano i guanti di Jimin.
Era stato così premuroso da prestarmeli non appena mi ero accorta che avevo dimenticato i miei a casa; complice la troppa eccitazione che mi aveva causato questo primo appuntamento.

"Piccola... non mi perderai mai.
Se necessario, combatterò per stare con te.
Sono disposto ad andare contro tuo padre; se lui sarà contrario alla nostra relazione, ovviamente spero di no, ti prenderò e ti porterò con me, via da qui. Lontano da tutto e tutti."

Quelle parole fecero tremare il mio povero cuore.
Sentii una sensazione calda colpirmi il petto, rimasi toccata sinceramente dalle sue parole.
Non avevo più dubbi, lui era quello giusto.
E sapevo che potevo fidarmi di lui.
Jimin si avvicinò di più e come prima si chinò, premette le sue dolci e morbide labbra sulle mie.

"Ti amo." Sussurrò, facendomi sorridere.

"Ti amo anch'io."

Pensavo che avremmo ripreso con la nostra passeggiata, ma Jimin mi fermò; dalla tasca del cappotto sfilò un piccolo sacchetto rosso scarlatto.

"E dato che è scattata la mezzanotte... buon Natale Haneul!"

"Non dovevi..."

"Scherzi? È Natale, sì che dovevo!"

Ringraziai Jimin e aprii subito il sacchettino per scoprire cosa mi aveva regalato.
Non persi tempo, ero troppo curiosa.

"È un pensierino... sinceramente non sapevo cosa farti, spero ti piaccia."

"Mi piacerà sicuramente, me lo hai regalato tu e già solo il pensiero conta." Sorrisi.

I miei occhi si illuminarono appena scoprii il contenuto; era un braccialetto d'oro, costituito da una semplice catenina e un piccolo cuore rosso al centro.
Era bellissimo.
E dava l'aria di essere prezioso... speravo non lo avesse pagato tanto.

"Quanto lo hai pagato?" Sapevo che la mia era una domanda sfacciata, non si chiede mai il prezzo di un regalo ma quel bracciale sembrava davvero costoso, non volevo che Jimin spendesse tanto per me.

"Davvero me lo hai chiesto? Spero di aver sentito male." Jimin inarcò un sopracciglio, guardandomi come se avessi pronunciato una bestemmia.

"Non voglio che tu spenda tanti soldi per me..." Borbottai imbarazzata.

Jimin sospirò, notai come alzò gli occhi al cielo, forse stava imprecando contro di me nella sua testa.

"Sta' zitta e mettitelo." Ringhiò, mi rubò il braccialetto dalla mano e me lo allacciò attorno al polso.

"È bellissimo." Dissi con gli occhi a forma di cuore, proprio come il ciondolo.

"Sono felice che ti piaccia... ma non chiedermi più quanto costano i regali che ti faccio, sei la mia ragazza e mi piace viziarti con queste cose, tu non devi preoccuparti di niente."

"Ma-"

"Niente ma, i regali sono una delle tante prove dell'amore che sento per te.
Quindi accettali e basta senza fare storie sul prezzo.
Accetta i miei regali così come accetti e ricambi i miei sentimenti."

Ero rimasta senza parole.
Jimin oltre che essere un fidanzato geloso era anche terribilmente dolce, incredibile come avessi cambiato così drasticamente la mia opinione su di lui.
All'inizio non sembrava così dolce, non lo sembrava nemmeno quando stava con mia sorella.
Forse era un po' presuntuoso da parte mia, ma per un attimo pensai che quella dolcezza Jimin la stava tirando fuori perché ero io che non volendo, lo spingevo a farlo.

"Anch'io ho un regalo per te!" Esclamai, mi ero totalmente dimenticata del pacchettino che stava giacendo sul fondo della tasca del mio cappotto.

"Davvero? Ma dai, non c'era bisogno. Mi basti tu."

"Ah no. Non fare storie, accetta il mio regalo come io ho accettato il tuo."

Jimin ridacchiò, le sue mani si posarono sui miei fianchi, sfregò teneramente il suo nasino contro il mio, mi sciolsi per la dolcezza di quel gesto.

"Sul serio... mi basti tu." Mormorò a bassa voce.

"Tu e questo."

Una mano dal fianco si mosse e si schiantò sul mio sedere.
Sgranai gli occhi, lo aveva davvero fatto qui, al centro della piazza davanti ad una marea di persone?
Jimin mi rivolse il suo solito sorrisetto malizioso, mi fece l'occhiolino e poi riprese a camminare come se nulla fosse.
Sentii distintamente la sua risata.
Rapidamente lo raggiunsi, sfilai dalla tasca il pacchetto nero.

"Tieni, maniaco." Dissi, porgendogli il mio regalo.

"Mi hai chiamato maniaco?" Finse di essersi offeso, scoppiai a ridere.

"Dai, aprilo!"

Speravo davvero che gli potesse piacere, non sapevo proprio cosa fargli.
Anche se forse era una cosa esagerata.
Jimin aprì la scatolina e l'espressione che fece fu esilarante.
Strabuzzò gli occhi mentre continuava a guardare il contenuto.

"Ma... mi hai fatto un anello?"

"Non sapevo cosa farti..." Sussurrai arrossendo.

"Siamo già alla proposta quindi?" Rise.

"Eddai stupido!"

"Dai scherzo... però è davvero bello." Commentò mentre si rigirava tra le dita l'anello.

Era un semplice anello da uomo nero, delineato da due strisce argentate ai bordi; la sigla del marchio era impressa sulla parte color pece.
Ovviamente mi ero fatta aiutare dai suoi amici per la misura.

"Ci sono anche le nostre iniziali all'interno o sbaglio?"

Annuii, quella era stata la parte aggiuntiva che forse mi era costata di più.
In effetti avevo quasi rimproverato Jimin per il prezzo del braccialetto, ma dovevo ammettere che quell'anello mi era costato un bel po'.
Ma avevo notato che Jimin era solito indossare accessori, le sue dita erano sempre decorate da anelli e nonostante avessi pensato a tante opzioni per il regalo, alla fine l'anello aveva vinto su tutte le altre idee.
Jimin mi sorrise e avvolse la mia figura tra le sue braccia, stringendomi in un caloroso abbraccio.

"Sei fantastica." Sussurrò al mio orecchio, dopodiché mi stampò un bacio sulla guancia.

"Ma come hai fatto con la misura?" Chiese mentre si infilò il mio regalo, notando che la misura fosse perfetta.

"Segreto."

"Ti hanno aiutata quei due?"

"Okay, non è più un segreto." Scoppiai a ridere.

Jimin rise insieme a me e riprese la mia mano, fece intrecciare le nostre dita tra loro.
Proseguimmo con la nostra passeggiata, anche se era tardi il centro era zeppo di persone, quasi tutte coppie come noi che stavano festeggiando l'arrivo del Natale con lo scambio dei regali.
Ci eravamo fermati in un posto per prendere una cioccolata calda, quando ad un certo punto squillò il cellulare di Jimin.
Jimin lo prese per rispondere, ma notai che rimase particolarmente perplesso quando si fermò a leggere il nome della persona che lo stava chiamando.

"Chi è?" Chiesi incuriosita.

"È Mina... strano che mi chiami."

"Mina, l'amica di mia sorella?" Domandai confusa, Jimin annuì.

Percepii una brutta sensazione che si fece largo fino a raggiungere il mio cuore.
Fu automatico per me chiedermi se era successo qualcosa a mia sorella, per quale motivo altrimenti la sua migliore amica stava chiamando Jimin?

"Non sapevo foste amici." Borbottai con tono piatto, vuoto.

"Non lo siamo infatti.
Direi che siamo conoscenti, ma a parte i saluti non abbiamo mai parlato molto." Jimin rispose, le sue parole aumentarono la mia preoccupazione.

"Che faccio, rispondo?" Chiese subito dopo, la sua domanda mi lasciò interdetta.

"Perché lo chiedi a me?"

"Perché è il nostro primo appuntamento. Comandi tu." Mi sorrise dolcemente.

Riflettei attentamente sulla decisione da prendere... l'unica cosa che avevano in comune Jimin e Mina era mia sorella.
E se fosse successo qualcosa a Kippeum?
Se avessi chiesto a Jimin di non rispondere, forse in un prossimo futuro mi sarei pentita di questa scelta.
Non potevo far finta di niente, volevo sapere perché Mina lo stesse cercando, il cellulare non aveva mai smesso di squillare e questo significava che aveva urgentemente bisogno di Jimin.

"Rispondi."

Jimin mi guardò per qualche secondo per accertarsi se fossi sicura della mia decisione, io annuii per fargli capire che ero d'accordo e lui rispose immediatamente.

"Pronto?"

Non potevo sapere che cosa gli stesse dicendo Mina, ma potei notare come mutarono di colpo i lineamenti del volto di Jimin.
Sembrava preoccupato.

"Okay Mina, calmati..."

Jimin continuò ad ascoltare quello che Mina stava dicendo dall'altro capo del telefono, mentre io lentamente mi stavo facendo assalire dall'ansia.
Volevo sapere cosa stava succedendo.

"Okay okay... arrivo subito."

Jimin chiuse la chiamata, sospirò rumorosamente; evitò di guardarmi, mantenne lo sguardo sullo schermo del suo cellulare.
Mi sembrò di vedere un cipiglio formarsi sul suo viso, come se fosse scocciato, oltre che preoccupato.

"È tutto a posto?" Chiesi un po' titubante.

Il mio cuore affondò quando vidi Jimin rivolgermi un'espressione dispiaciuta, fortemente desolata.
E le parole che seguirono, non furono per nulla confortanti.

"Mi dispiace ma... devo riportarti a casa."

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