✥ 30.

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HANEUL'S POV

"Jimin..."

Cercai di fare un'espressione dura, ma non funzionò perché quell'idiota scoppiò immediatamente a ridere.

"Stai tranquilla... facciamo solo un bagno caldo."

"Perché non ci credo?"

"Dovresti fidarti di più di me."

Mi fece sedere su uno sgabello che si trovava di fronte al lavandino e aprì subito l'acqua calda per riempire la vasca.

"Non mi fido invece." Ribattei, Jimin si girò verso di me, un'espressione offesa si formò sul suo viso ma sapevo che fosse tutta finzione.

"Mi offendi così tesoro." Mormorò, facendomi ridere.

Il mio sorriso svanì però, non appena mi accorsi che eravamo entrambi nudi.
Interamente nudi.
Presi l'asciugamano celeste piegato lì vicino a me, e lo avvolsi attorno al corpo.
Jimin mi guardò con un sopracciglio alzato.

"Che fai, ti copri? Come se non avessimo appena scopato di brutto."

Arrossii, ripensai a quel che era appena successo.
Ora che mi misi a ragionare in maniera un po' più lucida, provai estrema vergogna.
Pronunciare quelle parole... anzi, le avevo addirittura urlate.
Ma la colpa era di Jimin, era lui lo stronzo che si era divertito a torturarmi.
Le sue seguenti parole mi distolsero dai miei pensieri.

"Jungkook ne sarà felice, è il suo asciugamano quello."

Oh... forse avrei dovuto togliermelo.
Scacciai subito quel pensiero, ormai lo stavo già usando.

"Ma i tuoi amici torneranno a dormire qua?"

"Certo... dove devono andare? È anche casa loro questa." Jimin rispose mentre prendeva un asciugamano color panna, lo usò per coprire la parte inferiore del suo corpo.
Mentalmente lo ringraziai, aveva avuto almeno un minimo di pudore.

"Lo so, ma a loro va bene che resti qua per la notte?" Chiesi un po' intimorita.

"Ma certo. Sono contenti per noi... e comunque torneranno all'alba, non ti preoccupare."

Jimin infilò un dito nell'acqua per sentire se la temperatura fosse giusta.

"Perfetta." Sussurrò.

Dopodiché si sfilò di dosso quel piccolo asciugamano che aveva appena usato per coprire il suo ben di Dio.
Involontariamente il mio sguardo cadde sul mostro che prima mi aveva fatto urlare e godere come una pazza.
Sentii le gote bruciare di fronte a tale visione.
Jimin si voltò per posare l'asciugamano nel gancio apposito e la mia attenzione si spostò sul suo fondoschiena.
Wow.
Due belle, rotonde e formose pesche mi salutarono, sembrarono così sode e toniche... non resistetti.
All'interno del bagno aleggiava un piacevole silenzio, fin quando questo non venne squarciato dalla mia mano che si schiantò contro la natica sinistra del mio ragazzo.

"Ehi!" Esclamò lui saltando sul posto.

Jimin si voltò subito, mi guardò con le sopracciglia aggrottate ma qualche secondo dopo un ghigno malizioso si manifestò sul suo volto.

"Non hai resistito?"

Sorrisi, non potevo negarlo... aveva un culetto niente male.
Jimin si avvicinò alla mia figura, si chinò; tese le braccia, le sue mani si appoggiarono sul lavandino situato dietro di me.
Il mio corpo venne completamente imprigionato dal suo.

"Visto che sei tu che te le cerchi?" Sussurrò sensualmente guardandomi negli occhi, il suo caldo respiro solleticò le mie labbra, le punte dei nostri nasi quasi si sfiorarono.

"Io? Sei tu che ti sei girato.
Mai abbassare la guardia." Replicai tranquillamente, nonostante il mio cuore stesse impazzendo.

"Me ne ricorderò." Sorrise.

Entrò nella vasca e si sedette, piegò le gambe lasciandole spalancate, un chiaro invito a sedermi là in mezzo.
Mi fece cenno di seguirlo e io lo feci subito, mi sedetti appunto in mezzo alle sue gambe, portai le mie al petto.
La mia schiena aderì perfettamente sul suo petto scolpito, appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi, beandomi di quella sensazione gradevole e terribilmente rilassante.

Il tocco dolce di Jimin mi fece sospirare; le sue mani colme di shampoo si inoltrarono nei miei capelli, i suoi polpastrelli massaggiarono morbidamente la cute.
Dopo aver rimosso lo shampoo ripeté il gesto con il balsamo.
Jimin mi coccolò e mi viziò tutto il tempo, il mio cuore si sciolse per quelle attenzioni non richieste... avrei tanto voluto che il tempo si fermasse in quel momento.

Poi afferrò la spugna, e una volta versatoci sopra il bagnoschiuma ai fiori di loto, la fece scorrere sul mio corpo.
Sentire le mani di Jimin su di me mi fece sorridere, continuai a tenere gli occhi chiusi, le sue labbra tempestarono la linea della mia spalla di baci.
Trattenni il respiro non appena la sua mano raggiunse il monte di Venere.

"Qui non serve la spugna." Ringhiò nel mio orecchio, aprii gli occhi e lui mi lanciò subito un occhiolino.

Sobbalzai quando Jimin posò la sua mano a coppa sulla mia intimità; fece scorrere il dito indice tra le labbra della mia apertura, il pollice giocò un po' con il clitoride.
Mi stuzzicò, noncurante del mio stato agitato e nervoso.
Quando due dita entrarono lentamente dentro il mio punto caldo tremai e gettai la testa all'indietro, il petto si sporse all'infuori e un grosso sospiro abbandonò le mie labbra.
L'eccitazione stava tornando.
Jimin si divertì a punzecchiarmi ma dopo aver giocato con il mio punto intimo, allontanò la mano e io emisi un altro forte sospiro.
Quasi mi dispiacque che mi avesse privata del suo tocco.

Restammo accoccolati nella vasca, immersi nel totale silenzio; Jimin mi abbracciava da dietro, continuava a lasciarmi di tanto in tanto dei baci sulla mia spalla.
Le mie mani invece si trovavano ai lati delle sue cosce, le accarezzavo dolcemente.

"Devo essere sincera... mi aspettavo un'uscita romantica." Confessai, sorridendo.

"C'è tempo per le uscite romantiche..." Rispose Jimin stampandomi un bacio sulla guancia.

"Ma io ho fame." Mi lamentai.

"Appena finiamo qui ordiniamo tutto quello che vuoi, okay?"

"Sì!" I miei occhi si illuminarono, battei le mani per la felicità, sentii Jimin ridere alle mie spalle.

Dopo essere usciti dalla vasca Jimin ordinò della pizza, mentre io asciugai un po' i capelli col phon, giusto per evitare di prendermi un malanno anche se la casa di Jimin era molto calda.
Tornai in camera e raccattai il vestito e l'intimo sparsi sul pavimento.
Jimin entrò nell'esatto momento in cui finii di riagganciare il reggiseno; con la coda dell'occhio notai la sua figura poggiata sullo stipite della porta, i suoi occhi scorsero lungo il mio corpo, mi scrutò dalla testa ai piedi con le braccia incrociate al petto.
Sembrava particolarmente compiaciuto.

"Che c'è?" Domandai un po' imbarazzata, il suo sguardo mi destabilizzava sempre.

"Sei bellissima.
Sexy... cazzo, sei una visione paradisiaca.
Non saprei come altro descriverti."

Le mie guance avvamparono; Jimin avanzò verso di me, la sua lingua lambì le sue carnose e sensuali labbra.
Era lui quello sexy, non io.

"Avevo scelto questo completo con tanta cura, speravo che ti piacesse.
E tu invece non lo hai degnato nemmeno di uno sguardo!" Scherzai, puntandogli il dito contro.

Jimin sorrise, i suoi bellissimi occhi si restrinsero.
Poi con estrema attenzione osservò il mio intimo rosa carne, decorato con il pizzo nero.

"È molto carino." Commentò, spalancai la bocca... solo carino?

"Tesoro chiudila, potrei pensare a cose molto sporche se la apri così." Disse e io non persi tempo nel richiuderla, il mio viso era diventato un fuoco.

"Pervertito. Hai detto carino?
Solo carino? Sai quanto mi sia costato?" Sbuffai imbronciata.

"Amore... ho detto che è moooolto carino... sarebbe meglio senza però." Rise.

Jimin si diresse verso l'armadio; lo aprì e prese un maglione di lana a collo alto color blu cobalto, me lo lanciò.

"Mettiti questo. Tanto non usciremo... non importa che ti metti quell'abitino striminzito che ti strizza le tette."

Sentii il cuore affondare, ma davvero non gli era piaciuto il vestito?
Un po' offesa indossai il maglione, era parecchio più largo della mia taglia ma mi piaceva molto, mi teneva al caldo.

"Ma allora non ti è piaciuto il vestito?" Chiesi, una vocetta triste uscì dalla mia bocca, speravo di mandarlo fuori di testa con quell'abito e invece non ci ero riuscita.

Jimin mi raggiunse con un'espressione intenerita stampata sul viso, mi accarezzò la guancia premendo poi le sue labbra sulle mie.

"Quel vestito mi fa impazzire." Sussurrò.

"Mi fa perdere il controllo. Se te lo vedessi di nuovo addosso, non so cosa sarei capace di farti.
E siccome non voglio davvero farti camminare male per giorni, meglio se quel vestito lo indossi in altre occasioni." Continuò, rabbrividii per il suo tono di voce maledettamente erotico.

"Occasioni in cui non sarai presente tu, allora." Sorrisi, lo sguardo di Jimin si incupì.

"Mh... se ci tieni a farmi arrabbiare, allora va bene."

"Jimin..." Sospirai, era gelosissimo.
Ma sinceramente adoravo che fosse così geloso.

"Ho cambiato idea, indossalo solo quando esci con me."

Ridacchiai, era troppo carino.
Mi pizzicò il fianco quando capì che stavo ridendo di lui.

Il suono del citofono interruppe il nostro scambio di sguardi; finalmente era arrivata la pizza, io insieme al mio stomaco facemmo i salti di gioia.

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Dopo aver mangiato e chiacchierato del più e del meno, ci alzammo per mettere tutto a posto.
Ero contenta di come stesse andando la serata; ormai l'ansia che provavo all'inizio era completamente svanita.
A parte il sesso che era stato grandioso, mi piaceva parlare con Jimin, conoscere alcune cose di lui, sapere qualcosa del suo passato o scoprire i suoi interessi.

Scoprii però che non avevamo tantissime cose in comune, soprattutto in fatto di film.

"Potremmo guardare questo." Mormorai, non appena cambiai canale e trovai un film comico molto carino.

Mi voltai e vidi Jimin storcere il nasino contrariato, non riuscii a non sorridere... era troppo carino.

"Deduco che sia un no." Borbottai, e cambiai nuovamente canale.

"Non c'è niente di interessante in tv." Sospirai annoiata, avevo girato qualsiasi canale televisivo e tutti i film presenti su netflix Jimin li aveva scartati immediatamente.

"Perché è sabato. Sanno che il sabato sera le persone escono, quindi in tv trasmettono film noiosi." Ribatté, le sue braccia mi strinsero da dietro, sentii il suo mento sopra la mia spalla.

"Ma io so cosa fare per scacciare la noia..." Sussurrò, sentii la pelle d'oca per il tono che aveva appena usato.

Quando realizzai però il significato di quelle parole, sgranai gli occhi.
E quegli occhi si allargarono non appena Jimin spinse i suoi fianchi contro il mio sedere, qualcosa di duro mi colpì.
Ma che cavolo...?
Com'era possibile che fosse ancora così... non sapevo che termine usare.
Affamato?
Io ero ancora tutta indolenzita, e questo era già pronto per un altro round.
Mi voltai, feci gli occhioni dolci al mio ragazzo per tentare di intenerirlo un po'.

"Non ci possiamo fare solo le coccole?" Chiesi, sporsi in fuori il labbro inferiore.

Jimin mi sorrise, premette le sue labbra sulle mie e successivamente mordicchiò il labbro inferiore.
Subito dopo lo leccò, un piccolo gemito abbandonò la mia bocca.

"Anche. Le coccole vengono dopo." Mormorò, le sue mani giocarono con il bordo del maglione che mi aveva dato poco prima.

Una serie di baci umidi ricoprì il mio viso, sorrisi non solo per il solletico, ma anche perché amavo essere così tanto coccolata, ero sempre stata una persona da baci e abbracci.
Le sue dita tirarono l'orlo dell'indumento blu e con un colpo secco me lo sfilò dal corpo, lasciandomi solo con l'intimo.

"Non pensavo fossi così insaziabile." Sussurrai.

"Ti avevo detto che sarebbe stata una lunga notte, no?"

Posizionò le mani sulla mia vita e mi fece indietreggiare fino a quando non raggiunsi il tavolo della cucina, si fermò.
Scrutò attentamente la mia figura dalla testa ai piedi, quel suo sguardo così pieno di peccato e lussuria mi fece arrossire.
Le sue dita giocherellarono con l'elastico delle mie mutandine, un ghigno presuntuoso sfarfallò sulle sue labbra.

"Carino. Te lo lascerò." Parlò, inarcai un sopracciglio.

"In che senso me lo lascerai?" Chiesi ingenuamente.

Jimin sorrise, si allungò per darmi un altro bacio sulle labbra, le sue mani si trovavano ancora sui miei fianchi, li sfiorò dolcemente.

"Voltati piccola." Mormorò, lo guardai perplessa.

Che cos'aveva intenzione di fare qui, sul tavolo della cucina?
Deglutii un po' agitata, mi trasformai di nuovo nella palla di nervi che ero ad inizio serata.
Ma nonostante l'agitazione... cazzo, fare sesso qui sul tavolo della cucina sarebbe stato fottutamente eccitante.
Non dissi niente e mi girai, poggiai le mani sul tavolo.
Inspirai profondamente quando sentii le mani di Jimin cingermi i fianchi, ma subito dopo premette una mano sulla parte bassa della schiena, fece piegare il mio busto di almeno 90 gradi.

"Ti conviene poggiare anche i gomiti sul tavolo, amore."

Lo feci subito.
Okay, dovevo ammettere che ero un po' spaesata al momento, ma il mio stomaco stava comunque rotolando per l'eccitazione.
Solo la situazione mi fece bagnare, e ancora non sapevo cos'avesse in serbo Jimin.
Perché avevo la vaga impressione che quello in cucina non sarebbe stato del normale sesso.

Le mani di Jimin tracciarono ogni millimetro della mia pelle, facendola diventare rovente, si soffermò poi sul mio sedere e mi diede una sculacciata, sussultai.

"Devo ancora confermare ciò che ha detto il tuo ex." Jimin ringhiò.

Confermare ciò che aveva detto il mio ex...?
Che cosa gli aveva detto Yoongi?
Cercai di scavare nella mia memoria che non era mai stata buona, ci rimuginai un po', quando ad un tratto...

"Le piace essere scopata da dietro."

Adesso ricordavo...
Ma l'immagine di Yoongi sparì presto dalla mia mente, il mio corpo si irrigidì interamente non appena sentii un liquido appiccicoso colare lungo la mia schiena.

"Jimin..." Ansimai.

Cercai di voltarmi per vedere cosa fosse, ma un forte colpo al sedere mi fece capire che dovevo restare ferma.
Una moltitudine di brividi colpirono la mia spina dorsale quando sentii la lingua di Jimin sulla mia schiena; la sua lingua morbida ed esperta era intenta a leccare via quel liquido appiccicoso che lui stesso aveva appena versato.
Alternava le leccate a baci morbidi, le sue labbra premevano costantemente sulla mia pelle, la massaggiarono, scorrendo con la bocca da un punto all'altro della mia spina dorsale.
Dopodiché tornava a leccare con voracità, ripulendo il dorso del liquido che ci aveva spalmato sopra.
Le mie gambe divennero sempre più deboli, tremarono come tutto il mio corpo per quell'atto così piccante.

Jimin prese i miei capelli, li avvolse nella sua mano formando una lunga coda e la tirò; di conseguenza dovetti inarcare la schiena e gettare la testa all'indietro.
La lingua di Jimin si inoltrò subito nella mia bocca, cominciò a cercare disperatamente la mia.
Trattenni il respiro, quel liquido appiccicoso era miele.
Le nostre lingue si intrecciarono e giocarono dando vita ad un mieloso bacio dal sapore zuccherino.
Nel frattempo l'altra sua mano teneva il mio corpo fermo stringendo il mio fianco, le sue dita affondarono nella carne; il suo bacino spingeva fortemente verso il mio sedere, premendo così la sua dura erezione contro di me.

Jimin ruppe quel bacio bagnato, fu il primo a staccarsi facendomi finalmente respirare; mollò la presa dai miei capelli e tornai nella medesima posizione di prima, ovvero piegata sul tavolo con i gomiti posati sulla sua superficie.
All'improvviso, le dita di Jimin si fermarono di fronte al mio viso.

"Lecca." Ordinò.

Senza protestare o dire qualcosa, accolsi le sue falangi nella mia bocca, e le leccai finché non fu sazio e soddisfatto.
Con la mano libera, Jimin spostò il tessuto delle mie mutandine di lato, lasciando scoperta la mia intimità.
Sentii le stesse dita che avevo appena leccato sulle labbra della mia apertura.

"Sei già parecchio bagnata... bene." Commentò Jimin sghignazzando.

Continuò a stuzzicare la mia intimità con le sue dita... ma io volevo di più.
Iniziai a muovere il bacino contro la sua mano.

"Sei impaziente piccola."

Non risposi ma era vero... lo avrei voluto subito dentro di me.
Come avevo fatto a diventare così pervertita?
Forse era lui che mi rendeva così.

"Ti prego..." Mugolai.

"Continuerai a pregarmi per tutta la notte?" Jimin ridacchiò, prendendomi in giro.

"Come se ti dispiacesse..." Replicai, ansimando per il bisogno.

"Hai ragione... non mi dispiace affatto."

Stavo per voltarmi ma mi bloccai poiché la punta del membro di Jimin premette contro l'ingresso della mia intimità.
Finalmente si era deciso.
E invece no, continuò a stuzzicarmi, usò la punta della sua lunghezza per picchiettarla sul clitoride gonfio, poi la fece passare tra le labbra della mia apertura, facendo così sfregare i nostri punti intimi e alimentando il fuoco che stava crescendo nel mio basso ventre.

"Dai... Jimin..." Continuai a piagnucolare.

"Okay amore... dai, non sono così cattivo."

Non ebbi tempo di rispondere che il membro di Jimin penetrò la mia intimità, tirai un sospiro di sollievo.
Jimin cominciò subito a spingere con colpi forti e decisi, non ci andò piano ma non mi lamentai per nulla, per me questo era il massimo del piacere.
Mi sdraiai direttamente sul tavolo per tenermi appoggiata e non rischiare di cadere rovinosamente per terra.
All'interno della cucina riecheggiarono i miei gemiti, che si fecero più acuti quando Jimin trovò nuovamente quel punto sensibile.
Continuò a colpirlo mandandomi letteralmente in estasi; il cuore all'interno del petto stava scoppiando, il mio corpo era bollente a causa dell'intensa eccitazione del momento.

Ad un certo punto, Jimin sollevò la mia gamba destra, la fece appoggiare sul tavolo.
Non obiettai, avrebbe potuto rigirarmi come meglio credeva, il piacere che mi stava donando era indescrivibile.
Il mio corpo era direttamente sdraiato sul tavolo della cucina, solo la gamba sinistra si trovava fuori, essa dondolava senza controllo, il piede toccava a fatica il pavimento con le dita.
Le spinte si fecero sempre più rudi e severe; ad ogni spinta, pure il tavolo si muoveva, provocando un frastuono non indifferente.
I vicini di casa probabilmente avrebbero potuto pensare che fossimo degli animali selvatici, non persone.
E cavolo, avevano ragione a pensarla così.

Una sensazione familiare colpì il mio stomaco; l'orgasmo stava per arrivare, ma non ebbi nemmeno la forza di avvertire Jimin, che il mio corpo fu pervaso da una serie di scosse e spasmi che mi donarono immediatamente una sensazione di sollievo.
Jimin noncurante del mio stato continuò a spingere, piagnucolai per la troppa sensibilità a cui stava sottomettendo il mio corpo.

"Dai Haneul, resisti!" Gemette Jimin, in risposta gemetti anch'io, non fui in grado di dire altro.

I miei occhi si riempirono di lacrime, non avevo mai pianto in questo modo durante il sesso, stavo singhiozzando disperatamente.
Questa volta ero stata davvero portata al limite.
Jimin finalmente raggiunse il suo apice; venni riempita dal suo liquido bianco, era così caldo che fece bruciare il mio basso ventre.
Il mio ragazzo fece uscire il membro dalla mia intimità, rimasi sdraiata sul tavolo.
Ero senza forze, tentavo di rendere regolare il mio respiro e calmare soprattutto il battito accelerato del mio cuore, boccheggiavo alla ricerca d'aria.
Il respiro affannoso di Jimin era vicino al mio orecchio, mi diede un piccolo bacio sulla guancia, avevo la vista sfuocata ma riuscii ad intravedere comunque un sorrisino colmo di soddisfazione.

"Non è ancora finita."

Santo cielo, mi voleva morta.
Mi sollevò, tenne il mio corpo in braccio e si mosse; notai con quanta attenzione mi stesse trasportando.
Tornammo in camera, mi fece distendere dolcemente sul suo letto.

"Mi vuoi morta?" Chiesi, ancora col respiro corto.

"Perché? Sei stanca? Pensavo ti fossi riposata."

L'indomani molto probabilmente non avrei avuto la forza di alzarmi dal letto.

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Aprii lentamente gli occhi, tutto il mio corpo era ancora indolenzito e dolorante.
La luce che faceva capolino dalla finestra mi spinse a serrare di nuovo le palpebre, sbuffai infastidita per quanto fosse illuminata la camera.
Mi decisi a riaprirle per dare una rapida occhiata alla sveglia che Jimin aveva sul comodino, erano le undici e mezza.
Mi voltai, trovandomi subito di fronte a me il viso di Jimin tutto rilassato, ancora intento a dormire come un neonato.
Le ciglia lunghe e nere baciavano le sue guance paffute, le labbra piene formavano un sorriso riposato.

Quasi mi fece tenerezza quell'immagine... quasi.
Mostro.
Ora sembrava tanto dolce e tenero, ma mi aveva rigirata come un calzino la scorsa notte.
Dopo che mi aveva portata a letto, mi aveva di nuovo sbranata nello stesso modo di un leone inferocito affamato, che si sfamava della sua facile preda.
Lo avevamo fatto altre due volte, avevo temuto che il letto si potesse rompere da un momento all'altro, ma di una cosa ero sicura... io, ero rotta.
Mi aveva aperta in due il maledetto.
Cercai di alzarmi, ma un forte dolore nella parte inferiore del mio corpo mi fece contorcere dal dolore.

Cavolo, come avrei affrontato i miei oggi?
Avrei dovuto camminare come un robot.
Anzi, forse ero troppo positiva... perché non ero sicura che sarei riuscita a camminare in queste condizioni.
Però non potevo negarlo, era stato il sesso più appagante, eccitante e mozzafiato di sempre.
Quel tipo di sesso capace di far smettere di respirare una persona, che non la fa neanche parlare da quanto la stanca, ma alla stesso tempo la soddisfa facendole raggiungere il punto più alto di godimento.

Sul mio volto si formò un sorriso a trentadue denti.
Guardai divertita il visetto di Jimin, stava cominciando a fare delle buffe smorfie.
Ma quanto poteva essere carino?
Mi allungai, prendendo il cellulare che avevo lasciato sul comodino e aprii la fotocamera.
Non resistetti, gli feci una foto.
Era dolcissimo, l'avrei impostata come sfondo del cellulare.

"Mi hai fatto una foto?" Mormorò con la voce impastata dal sonno.

Oh... non stava dormendo.
Lentamente aprì gli occhi, mi rivolse un'espressione teneramente assonnata.

"Come te ne sei accorto? Avevo il silenzioso." Domandai.

"Park Jimin sa tutto."

Abbracciò il mio busto e affondò il viso nell'incavo del mio collo.
Anche se aveva risposto nel solito modo antipatico con cui rispondeva sempre, non dissi nulla... ero fin troppo coinvolta dall'infinita tenerezza di questo momento.
Jimin assonnato era la cosa più bella e dolce che potesse esistere al mondo.

"Haneul?"

"Dimmi." Risposi, affondai le dita nei suoi biondi capelli, li accarezzai dolcemente.

"Ti amo."

I movimenti della mia mano si bloccarono, rimase ferma su quella testolina bionda.
Un milione di farfalle svolazzarono all'interno del mio stomaco in quel preciso istante, sentii il mio cuore esplodere per l'emozione.

"Jimin?"

Jimin si allontanò un attimo, quel tanto che bastava per potermi guardare negli occhi, restando però comunque abbracciato a me.

"Ti amo anch'io."

Un enorme sorriso si formò sul suo viso, i suoi occhi si trasformarono in due piccole e adorabili fessure e si avvicinò per potermi dare un bacio sulle labbra.

"Andiamo a fare colazione?" Chiese, annuii.

"Ti presto anche un paio di pantaloni, Taehyung e Jungkook potrebbero essere già svegli."

"Okay." Risposi confusa, come riuscivano ad essere già svegli se erano tornati all'alba?

Molto lentamente, con la stessa velocità di un bradipo mi alzai dal letto.
Mi chinai per prendere l'intimo, ma appena lo feci involontariamente uscì dalle mie labbra un lamento di dolore.

"Aspetta, ti aiuto io."

Jimin mi aiutò a rivestirmi, diventai rossa dalla vergogna.
Tenni il mio sguardo incollato sul pavimento, sentii le guance andare a fuoco quando Jimin mi rimise le mutandine.

"Scusa." Mi sussurrò all'orecchio, una volta infilati anche i pantaloni della sua tuta.

"Volevo farti urlare per tutta la notte ma ho esagerato... non volevo arrecarti alcun danno fisico. Perdonami." Mormorò, sembrava davvero dispiaciuto.

"Non ti preoccupare... e poi io non mi sono mai lamentata, e sai perché?"

I nostri volti erano già vicini, quindi dovetti solo sporgermi di pochissimo per poter baciare il suo nasino.

"Perché è stato bellissimo." Sussurrai.

Jimin mi sorrise e mi stampò un bacio sulla guancia; quando indossai anche il maglione che mi aveva dato la sera prima andammo in cucina per mettere qualcosa sotto i denti.

Trovammo gli amici di Jimin già seduti a tavola, mangiavano biscotti e bevevano un succo di frutta.
Sinceramente avrei preferito evitarli.
Non avevo nulla contro di loro, ma avevo paura che avessero potuto sentire qualcosa anche se erano tornati molto tardi.

"Buongiorno!" Esclamarono entrambi.

"Buongiorno." Rispondemmo io e Jimin.

Ci mettemmo a sedere e avevo notato subito che sia Jungkook che Taehyung, si erano soffermati a fissare il mio modo di camminare.
Sospirai, commenti imbarazzanti tra tre, due-

"Avete scopato qui in cucina?"

Ecco, lo sapevo.
Appena Jungkook pronunciò quella domanda, arrossii come non mai, portai le mani al viso per coprirlo dall'imbarazzo.

"Jungkook!" Lo rimproverò Jimin, sentii Taehyung ridacchiare.

"Era tutto spostato... Hyung, ci mangiamo su questo tavolo! Potevate farlo sul pavimento se vi eravate stancati del letto."

Poverino... in effetti aveva ragione.
Jimin guardò Jungkook con espressione seria, ma si dissolse subito, un sorriso compiaciuto occupò i suoi lineamenti.

"Ma questo tavolo è stato comunque usato per mangiare... ho mangiato qualcosa di molto delizioso stanotte."

Ecco, adesso sì che avrei voluto sparire.
Partecipare a questa conversazione non era proprio il massimo dei miei desideri.

"E col miele cos'avete fatto?" Chiese Jungkook alzando e abbassando velocemente le sopracciglia.

Non immaginavo che questo ragazzo fosse così pervertito, si comportava così anche con la mia amica?
E poi dannazione, ero qui davanti a lui!

"Dai ragazzi basta... la state mettendo in imbarazzo." Taehyung si intromise, lo ringraziai, almeno uno sano di mente c'era in quella casa.

Jungkook mi fece le sue scuse che io ovviamente accettai, non era in malafede, sapevo che stava scherzando.
Continuammo a fare colazione con calma, parlammo del più e del meno, gli amici di Jimin ci raccontarono come andò la loro serata.

Dopo la colazione, tornai in camera di Jimin, con il suo aiuto indossai il vestito nero che avevo scelto per l'appuntamento mai avvenuto, le scarpe col tacco e il cappotto.

"Pronta?"

"Sì, andiamo."

"Ce la fai a camminare?" Domandò, un fascio di preoccupazione attraversò i suoi occhi.

"Ce la faccio tranquillo... con calma, ma ce la faccio." Ridacchiai.

"Ti porto in braccio fino alla macchina, non è un problema." Ribatté lui, facendomi l'occhiolino.

"Non importa, ma grazie." Sorrisi di fronte alla sua tanta premura.

Se camminavo piano non sembrava una camminata strana... molto lenta, ma almeno risultava normale.
Okay, non era per niente normale che camminassi a passo di lumaca, ma se avessi aumentato la velocità sarebbe aumentato anche il dolore.
Ero consapevole che avrei passato l'intera domenica a letto.

Salutammo gli amici di Jimin, e sempre molto lentamente ci dirigemmo in ascensore, dopodiché raggiungemmo la macchina.

"Spero che i tuoi non si accorgano di niente..." Jimin sospirò, intento a tenere lo sguardo posato sulla strada.

"Lo spero anch'io..." Sussurrai.

Una volta arrivati vicini a casa mia salutai Jimin, mettendoci d'accordo che questa sera ci saremmo sentiti al telefono, e mi incamminai con cautela verso casa.
Ovviamente Jimin non si fermò di fronte a casa mia, con la macchina che aveva si sarebbe fatto notare subito e mia mamma, ma soprattutto mio papà l'avrebbero riconosciuta subito.
Quindi quel semplice tratto di strada che solitamente facevo in meno di due minuti, lo feci in dieci... o forse anche di più.

Appena fui dentro casa, il desiderio di catapultarmi in camera mia e sdraiarmi sul mio amato letto si fece sentire ardentemente, ma trovai mia madre ai piedi delle scale, mi stava aspettando.
E no, non stava sorridendo.
Non sapevo il motivo, ma percepii una brutta sensazione farsi strada dentro di me.

"Buongiorno mamma... papà?"

"Papà è a lavoro, lo hanno chiamato questa mattina per fargli fare un turno straordinario."

"Ah... okay, meglio così.
Si può riposare nel pomeriggio no?"

Mia madre annuì.
C'era una strana tensione nell'aria, una pesante, per nulla accogliente.
Nell'ultimo periodo avevo notato che mia madre fosse diventata più taciturna del solito, più silenziosa.

"Mamma... tutto okay?"

"Dovrei chiederlo io a te."

Inarcai un sopracciglio, fortemente confusa dalla sua risposta.
Scrutai per bene il suo viso, sembrava tranquilla ma da come mi stava parlando sapevo che non era così.

"Com'è andata la serata con le ragazze?"

Non ebbi tempo di rispondere, che formulò subito un'altra domanda.
E quello che disse mi pietrificò totalmente.

"O forse dovrei dire, com'è andata la serata con Jimin?"

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