✥ 20.
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HANEUL'S POV
"Noi... dovremmo parlare prima." Dissi con un filo di voce, riuscii a percepire la tensione contorcersi dentro di me.
Quando pronunciai quelle poche parole Jimin abbassò lo sguardo, posandolo sul pavimento.
Lo sentii sospirare rumorosamente, e non sapevo come interpretare quella minuscola reazione ma non mi sembrò tanto positiva.
Probabilmente lui non voleva neanche affrontare la questione, voleva continuare a far finta di nulla ma io al contrario volevo chiarire il prima possibile; alla matematica ci avremmo potuto pensare dopo.
"Lo so... hai ragione, dobbiamo parlare." Sibilò, rialzando il capo e riportando la sua attenzione su di me.
Annuii debolmente, lieta che Jimin fosse disposto ad avere un chiarimento sulla nostra pazza situazione.
Solo che adesso non mi sentivo più così certa come pochi secondi fa, sembrava avessi perso ogni mia sicurezza in un battito di ciglia.
Non era da me, questa non ero io, eppure Jimin mi rendeva così... insicura.
"Io... ti volevo chiedere..."
Possibile che Jimin mi rendesse in questo stato anche senza fare niente?
Mi morsi nervosamente il mio labbro inferiore, potei sentire il mio battito cardiaco aumentare vorticosamente.
Mentalmente cercai di ricordarmi tutte le cose di cui volevo discutere con lui, maledicendomi nel frattempo perché stavo facendo la figura della completa idiota.
Prima gli dicevo che avremmo dovuto parlare, e adesso facevo scena muta?
Se Jimin avesse cominciato a ridere e a prendersi gioco di me, ne avrebbe avuto il pieno diritto.
Il mio cuore sussultò non appena Jimin si alzò dalla mia sedia girevole; avanzò lentamente verso di me, deglutii, tentando di non far trasparire l'ansia che mi stava famelicamente divorando.
Come prima Jimin si sedette sul letto, vicino a me.
"Ti sei rimessa con il tuo ex?"
Tutto il mio corpo si pietrificò.
Desideravo fare a Jimin un sacco di domande invece caso curioso, il biondino mi aveva preceduta.
Voleva sapere se mi fossi rimessa con Yoongi, dovevo presumere quindi che forse, un minimo di interesse nei miei confronti fosse presente da parte sua, no?
Lo guardai, non ci avevo fatto caso ma stavo trattenendo il respiro.
Però avevo notato quanto il suo viso fosse così pericolosamente vicino al mio; i suoi occhi scuri e ammalianti mi stavano penetrando, mettendomi addosso una sensazione di disagio disarmante.
Voltai lo sguardo altrove, percepii le mie guance scaldarsi per quella stretta vicinanza.
"Haneul? Che c'è?" Ridacchiò, sembrava parecchio divertito dalle mie reazioni.
Cercai di riacquistare sicurezza e mi voltai di nuovo verso di lui, affrontando quello sguardo che aveva il potere di non farmi capire più nulla.
"No... Yoongi mi ha chiesto di riprovarci, ma io gli ho detto che dovevo pensarci." Risposi cercando di non balbettare.
Jimin rimase per qualche secondo fermo, immobile; sembrò studiare minuziosamente il mio viso, come se stesse cercando di capire se le mie parole fossero veritiere o no.
Dopo poco annuì flebilmente, e dall'espressione che assunse il suo volto sembrò quasi più rilassato.
Solo che poi si mise a scrutare di nuovo e in maniera insistente e dettagliata ogni mio lineamento; avrei voluto cercare di mantenere lo sguardo ma mi sentivo leggermente imbarazzata e quindi lo distolsi, incapace di sostenere quelle sfere pregne di un'oscurità paralizzante.
"Ti senti bene? Hai le guance tutte rosse..." Sussurrò, percepii benissimo la nota di divertimento che si nascondeva attraverso quelle parole.
"Sì, sto benissimo."
"Sicura? Non è che hai la febbre?"
Non ebbi neanche il tempo di ribattere che ritrovai la sua calda mano sulla mia fronte; esso sentì la mia temperatura corporea che effettivamente era più alta del normale, ma di certo non era così a causa della febbre.
Ovviamente questo non lo avrei mai ammesso ad alta voce.
"O sono io che ti alzo la temperatura in questo modo?" Mormorò, usando appositamente un tono sensuale.
Rapidamente scattai, alzandomi dal letto e allontanandomi all'istante.
Non potevo restare seduta accanto a lui... cominciava a diventare pericolosa la situazione.
"Ti devo chiedere una cosa." Pronunciai con decisione.
"Spara."
"Mi hai cercata in questi giorni?"
"Tu volevi che ti cercassi?" Mi chiese con quel suo solito sorrisetto.
"Jimin, sono seria. Mio padre mi ha tolto il cellulare per come mi sono comportata domenica, quindi..."
"Ah capito. No, non ti ho mandato nessun messaggio." Rispose tranquillamente lui alzando le spalle, come se niente fosse.
Ammisi a me stessa che quella risposta non mi piacque per nulla.
Lui non mi aveva cercata.
Oddio... che stupida che ero stata.
Ma in fondo, cosa mi aspettavo?
Jimin stava con mia sorella, perché avrebbe dovuto cercarmi in questi giorni?
Sapevo che era un donnaiolo che ci provava con tutte, adesso ne avevo avuto piena conferma.
Avevo avuto la conferma che io ero solo una delle tante per lui.
Sentii come se una stretta avesse appena colpito il mio stomaco, facendolo accartocciare e stringere in una dolorosa morsa.
"Okay... allora la conversazione può già finire qua. Prendo il libro e il quaderno con gli esercizi e cominciamo." Dissi freddamente.
Senza neanche guardarlo in faccia mi mossi velocemente e andai verso la scrivania dove avevo lasciato il mio zaino.
Mi chinai per poter prendere il materiale; il mio stupido cuore intanto stava battendo all'impazzata perché onestamente mi aspettavo che Jimin fosse davvero interessato a me, e invece...
Invece tutta la confusione che stava circolando dentro la mia testa era un'illusa, proprio come la sottoscritta.
"Cosa? No aspetta, che vuoi dire che la conversazione può finire qua?"
Quelle parole mi irritarono, e parecchio.
Mi voltai verso di lui e vidi la sua espressione accigliata, ma a che cavolo di gioco stava giocando?
Ma scherzava vero?
"Jimin, non c'è altro di cui parlare... non mi hai cercata, quindi-"
"Haneul..." Jimin si alzò ma io indietreggiai subito, per cercare di mettere più distanza possibile tra me e lui.
"L'ultima volta che ci siamo visti è stata domenica, dopo quello che è successo in ascensore.
Pensavo che anche tu volessi parlarne o comunque vederci più chiaro in questa questione, invece mi dici che non mi hai cercata per nulla... e siamo a sabato, sono passati sei giorni e tu non ti sei minimamente interessato nel sapere se stessi bene o altro. Quindi-"
Sgranai gli occhi, il mio cuore tremò così come il mio intero corpo.
Non avevo finito di parlare poiché con uno scatto Jimin si era avvicinato a me; aveva afferrato con una salda presa i miei fianchi e in men di un secondo le sue labbra si erano posate sulle mie.
Fu stranamente un bacio casto, eppure ebbe il potere di scuotere tutti i miei pensieri e ricreare nuovi dubbi all'interno della mia mente.
Perché cavolo mi stava baciando se non mi aveva cercata in quest'ultimi giorni io non-
Chiusi gli occhi mentre il mio cuore continuava a palpitare furiosamente a causa di quel gesto.
Jimin si staccò, e appena lo fece mi risvegliai da quello stato di trance in cui ero involontariamente caduta; appena ci fu un piccolissimo spazio tra i nostri visi, così piccolo da poter far passare giusto un filo d'aria, gli detti una spinta.
"Non pensare di zittirmi così!
Non puoi fare sempre così!
E Kippeum?
Ti sei dimenticato di lei? No perché io-"
"Ho intenzione di lasciarla."
E ancora una volta le parole mi morirono in gola.
Jimin voleva lasciare mia sorella...?
Guardai attentamente la sua figura; il biondino si stava grattando la nuca, il suo sguardo era completamente riposto sul fondo del pavimento.
Sembrava imbarazzato e anche in una situazione del genere, lo trovai maledettamente carino.
"Cosa...? Hai intenzione di lasciare Kippeum?"
"Sì. In realtà abbiamo preso una pausa, è da domenica che non parlo con lei... ma comunque ho intenzione di lasciarla."
"Una pausa?"
"Ehi, sei stata tu domenica che hai dato della cornuta a tua sorella e poi te ne sei andata, lasciandomi lì da solo con lei. Ho dovuto raccontarle tutto... a proposito, grazie tante eh!"
Jimin sbuffò, arricciò il nasino in un modo adorabile, non pensavo potesse essere ancora più carino di quel che già era invece mi dovetti ricredere.
Si voltò e si rimise a sedere sul mio letto lasciandomi lì in piedi, smarrita e disorientata per le parole appena udite.
"Aspetta... in che senso le hai raccontato tutto?" Domandai sempre più confusa.
"Non proprio tutto.
Le ho detto però che la prima volta che ci siamo visti non è stata al ristorante, ma la sera prima in discoteca... e che ci sono stati dei baci." Spiegò, abbassando la voce quando menzionò l'ultima parte del discorso.
Spalancai gli occhi, oddio... le aveva raccontato davvero tutto.
Non le aveva rivelato che stavamo per fare sesso durante il nostro primo incontro, ma le aveva detto che ci eravamo baciati e... cavolo.
Chissà come l'aveva presa mia sorella?
Cosa mi mettevo a pensare, era ovvio che una volta averla chiamata cornuta, Kippeum si sarebbe messa a fare domande.
Quel giorno mi aveva fatto parecchio arrabbiare, lei e mio padre avevano trattato malissimo Yoongi e non ero riuscita a controllarmi.
Solo adesso mi resi conto che avrei dovuto invece dare un freno alla mia lingua lunga.
"Ho omesso un po' di cose.
Mi sono limitato solo a dirle dei baci, non mi sembrava il caso di dirle che lo stavamo anche per fare." Jimin continuò, dando vita a ciò che stavo pensando.
"E lei come ha reagito?" Chiesi, non riuscendo a nascondere il velo di preoccupazione contenuta nella mia voce.
"Sconvolta. È stato in quel momento che ho proposto di prenderci una pausa."
"Ma... come fai ad essere così tranquillo?"
"Perché? Prima o poi lo avrebbe saputo comunque."
"Sì ma... perché io lo vengo a sapere solo ora?"
"Perché mentre io stavo parlando con Kippeum, tu stavi scopando col tuo ex." Jimin ribatté con una freddezza a dir poco raggelante.
Mi appoggiai alla parete e feci un respiro profondo.
Incrociai le braccia al petto e chiusi gli occhi per il mal di testa che mi era venuto a causa della razza di situazione che si era creata.
Jimin e Kippeum avevano preso una pausa... anzi, Jimin aveva intenzione di lasciarla.
Ma ora continuavano a stare insieme no?
E Kippeum sapeva come c'eravamo incontrati per davvero, adesso sì che avevo paura.
Chissà cosa penserà mia sorella di me?
Sicuramente penserà che sono una facile.
"Ehi... domenica mio padre non ti aveva chiesto di venirmi a prendere a casa di Yoongi.
Perché mi avevi raccontato questa balla?"
La confusione prese forma sul suo viso, finalmente lo avevo preso in contropiede.
Sorrisi, ero proprio curiosa di sapere la sua risposta, volevo vedere cosa si sarebbe inventato.
"Conoscevo l'indirizzo di Yoongi, ma invece di dirlo a tuo padre sono direttamente venuto io a prenderti.
O volevi che venisse tuo padre, così ti avrebbe beccata totalmente nuda, coperta solo da un lenzuolo?" Sogghignò con un sopracciglio alzato.
Dio no, sarebbe stato orribile.
"Però a mio padre hai detto che non sapevi dove abitava Yoongi. Insomma... potevi fregartene e lasciarmi lì."
Inarcai un sopracciglio pensierosa quando Jimin sorrise.
Cos'avevo detto di tanto divertente?
"Volevi che ti lasciassi lì? Anzi..."
Il biondo si alzò e mi raggiunse rapidamente; poggiò una mano alla parete, al lato della mia testa e io rimasi immobile in quel punto, cercando di dare un'immagine sfrontata e sicura di me, anche se stavo morendo dentro per la troppa agitazione.
"Volevi davvero che facessi finta di nulla? Che ti lasciassi là con quello, fregandomene di te?"
Per l'ennesima volta quel giorno, il viso di Jimin era di nuovo vicinissimo al mio; stavo per abbassare la testa ma con la mano libera lui mi afferrò il mento.
Volevo scappare eppure Jimin non me lo permise, non volle spezzare il nostro scambio di sguardi che mi influenzava sempre così tanto da mozzare il mio respiro.
Inclinò leggermente la testa e mi lasciò un tenero bacio sulla guancia; quella piccolissima azione mi scaldò il cuore, era stato un semplicissimo bacino ma era stata proprio l'innocenza dettata da quel gesto la freccia che aveva centrato perfettamente il muscolo vibrante situato nel petto.
Dopo quel bacio ne seguirono tanti altri piccoli e umidi, che partirono dalla mascella e fecero il loro breve percorso raggiungendo l'angolo della bocca.
Serrai gli occhi, aspettando che le labbra allettanti e morbide di Jimin finissero ancora una volta sulle mie ma li riaprii subito non appena sentii che invece, il ragazzo aveva rotto il contatto.
"Sai... non ho fatto i salti di gioia quando quella scena si è presentata davanti ai miei occhi." Soffiò, il suo caldo respiro colpì il mio viso facendomi avvampare ancor di più, ma notai lo sguardo colmo di serietà che svolazzava in quelle iridi scure.
"Cosa?" Dissi con un filo di voce.
La mano che teneva il mio mento sbatté violentemente contro la parete, al lato opposto della mia testa e io sobbalzai lievemente spaventata per l'improvvisa azione.
"Pensi che sia stato felice nello scoprire che avevi fatto sesso con il tuo ex?" Jimin ringhiò alzando di colpo il tono di voce.
In questo esatto istante aveva sul volto la stessa espressione che aveva anche in ascensore quel giorno.
No... qui non c'entrava solo il fatto che io fossi andata a letto con Yoongi, nonostante lui sia stato un bastardo nei miei confronti.
Jimin mi sembrava davvero... geloso.
Gelosissimo.
Decisi di azzardare, non avevo nulla da perdere ormai e avevo intenzione di fare chiarezza su ciò che provavo io, ma anche di capire cosa provasse lui.
"Sei geloso?"
Jimin strabuzzò gli occhi e tolse le mani dalla parete, allontanandosi da me un poco.
Oh... sembrava come scottato dalle mie parole, forse avevo azzardato un po' troppo.
"Jimi-"
"Non far finta che tra noi non ci sia nulla." Sussurrò.
Quella frase mi fece respirare di nuovo.
Lo aveva ammesso.
Aveva confermato che quel qualcosa, qualsiasi cosa ci fosse tra di noi non era unilaterale, non la sentivo solo io.
Allora non ero un'illusa come avevo creduto poco fa.
"Non ho mai detto che tra noi non c'è nulla, anzi... se hai notato mi sono anche arrabbiata quando ho scoperto che in questi sei giorni non mi hai mai cercata." Bisbigliai, sentendo le mie gote riscaldarsi nel frattempo.
Gli angoli delle sue labbra si sollevarono; arrossii maggiormente quando compresi quel che gli avevo appena detto.
Gli avevo seriamente detto che mi ero arrabbiata perché lui non mi aveva mai cercata?
Oh dannazione... lo avevo fatto.
Ormai c'ero dentro, non potevo più tirarmi indietro.
"Credimi, in quei giorni sono rimasto ad osservare la tua chat per un tempo indefinito, indeciso se mandarti un messaggio o no.
Continuavo a rileggere i vecchi messaggi come un completo idiota."
Involontariamente sorrisi... cercai di nasconderlo ma non ci riuscii, quelle parole mi fecero sorridere come se fossi una ragazzina alle prese con la prima cotta.
"Jimin?"
"Mh?"
"Cosa sono io per te?"
E quella domanda fece cadere all'interno della mia stanza un silenzio terribilmente imbarazzante.
Eravamo così vicini che speravo Jimin non udisse il battito del mio cuore, dato che stava correndo ad una velocità inaudita.
"Tu per me... sei tante cose." Sussurrò.
Poggiò ancora una volta le mani alla parete, formando così una gabbia che eliminava ogni possibilità di fuga.
Il suo corpo di conseguenza si accostò al mio; ero letteralmente schiacciata tra lui e il muro, e forse in questo caso nemmeno un filo d'aria poteva immettersi tra di noi.
"Jimin, stai con mia sorella." Sussurrai con voce un po' tremolante.
Ogni tanto mi ricordavo che Jimin non era un ragazzo con cui intraprendere una normale relazione.
Mi ricordavo che avevo anche una sorella maggiore, e che Jimin stava proprio con lei.
Avevano preso una pausa era vero, ma non si erano ancora definitivamente lasciati... non potevo fare come mi pareva.
Non potevo far finta di nulla.
Non potevo baciarmi liberamente con lui essendo consapevole che c'era una persona, dall'altra parte.
E quella purtroppo non era una persona qualunque.
"La lascerò."
"Sì ma-"
"Sssshh..."
E per la seconda volta quel giorno mi zittì; Jimin premette le sue soffici labbra sulle mie, entrambe le sue mani si posarono sulle mie guance, che accarezzò dolcemente.
"Come sei calda." Sussurrò non appena la sua bocca si divise dalla mia.
Dopodiché si avventò di nuovo su quest'ultima.
La sua lingua lambì il labbro inferiore e se il mio viso era caldo prima adesso stava bruciando per quel contatto così bollente.
Sentii che Jimin mi stuzzicò oltre che con la lingua anche con i denti, poiché mordicchiò quello stesso punto che aveva appena leccato; schiusi le labbra e lui non perse tempo, inoltrando la lingua che trovò subito la mia.
Le nostre lingue comiciarono a giocare e ad intrecciarsi tra loro; si attorcigliarono, dando inizio ad una pericolosa danza caratterizzata dal desiderio e dalla lussuria.
Affondai le mie mani nei suoi biondi capelli, li accarezzai e li tirai leggermente, mentre le mani di Jimin dalle mie gote si mossero.
Esse si spostarono su ogni parte del mio corpo, i suoi avidi e affamati polpastrelli sfiorarono, toccarono e palparono ogni millimetro della mia figura.
Le sue mani casualmente si fermarono sul mio sedere; lo strinse rudemente, gesto che fece aumentare a dismisura il calore che mi stava inebriando il cervello.
Interruppi quel bacio mozzafiato per prendere un po' d'aria perché ne ero rimasta realmente a corto, il mio respiro era ansante e affannoso ma Jimin non si fermò; continuò con il suo esperto muscolo a solleticarmi il collo, lasciando una serie di baci a farfalla e stimolando così l'eccitazione che tentavo invano di contenere dentro di me.
Posizionò le mani sotto le mie cosce e con uno scatto mi sollevò, d'istinto allacciai le mie gambe intorno al suo bacino mentre le mie braccia circondarono possessivamente il suo collo; Jimin si voltò per dirigersi verso il mio letto e da quel momento in poi, non capii più niente.
Avrei dovuto fermarlo ma la voglia, l'irrefrenabile desiderio stavano avendo la meglio sulla ragione.
Jimin mi poggiò delicatamente sul materasso e salì a cavalcioni sopra di me; la mano sfiorò la mia guancia, la accarezzò morbidamente... una totale incoerenza in confronto allo sguardo carico di passione che mi stava rivolgendo.
Passò un infinità di secondi dove semplicemente non facemmo niente; restammo ad osservarci.
Lui fissava me e io fissavo lui.
Mi ero persa in quei suoi occhi così scuri e seducenti.
Sentii di nuovo il cuore battere all'impazzata, temevo potessi avere un infarto da un momento all'altro; la voce di Jimin mi fece ritornare alla realtà.
"Come fai a farmi perdere sempre il controllo eh?" Sussurrò ridacchiando.
Arrossii... girai la testa di lato per distogliere lo sguardo da lui; riusciva sempre a mettermi addosso quella sensazione di disagio, ogni volta che incontravo i suoi bellissimi occhi perdevo tutta la sicurezza che avevo.
Si chinò e una sensazione umida si presentò all'istante sul mio collo; leccò e succhiò con insistenza un punto preciso, in risposta gemetti.
Quando mi scappò quel gemito, sentii Jimin sghignazzare contro la mia pelle.
La mano che era posta sul mio fianco iniziò a giocherellare con l'elastico dei miei leggins, deglutii nervosamente, il cuore pareva una bomba in procinto di esplodere.
"Jimin..."
"Che c'è? Vuoi conoscermi meglio prima?" Scherzò.
Risi, capendo che con quella frase Jimin volle farmi ricordare il nostro primo incontro.
Sembrava essere passata un'eternità: quando lo avevo visto la prima volta, avevo pensato che fosse un angelo da tanto che era bello.
E dire che il nostro primo incontro non era andato così bene, proprio perché io all'ultimo secondo ci avevo ripensato e avevo fatto un passo indietro.
In quel momento volevo divertirmi, ma fare sesso con un ragazzo che non conoscevo per nulla... non faceva per me.
E difatti poi ci furono i problemi; scoprii che Jimin stava con Kippeum e poi, tanto per non farmi mancare niente spuntò dal passato Yoongi.
Yoongi... ancora stava aspettando la mia risposta.
Dovevo parlare con lui.
Era stato il mio primo amore, e se ero confusa tra lui e Jimin, se quando mi trovavo col mio ex tornavano a galla i sentimenti che finora avevo tentato di tenere sepolti, tornava a galla anche tutto il dolore che avevo provato nello scoprire il tradimento.
Mi fidavo di lui, ero innamorata persa di lui e sempre lui mi aveva tradita.
No... non potevo perdonarlo; non se la sofferenza di quel periodo riaffiorava e usciva fuori, sovrastandomi e soffocando tutti i ricordi belli che col tempo avevamo creato.
E di certo non potevo riprovare a stare di nuovo con il mio ex, se provavo qualcosa per un altro ragazzo.
Non sarebbe stato giusto nei confronti di Yoongi, nei confronti di Jimin e nemmeno nei miei, perché avrei mentito a me stessa riguardo i miei sentimenti.
Jimin mi faceva sentire... diversa.
Ed ero consapevole che fosse il ragazzo di mia sorella ma ormai non potevo farci più nulla.
Anche se nutrivo comunque dei dubbi sulla sua persona, non potevo più negarlo: Jimin mi piaceva.
Forse anche troppo.
Ancora una volta Jimin mi fece ritornare alla realtà, stampandomi un bacio sulle labbra.
"Sei distratta... a cosa pensi?" Chiese dolcemente mentre mi accarezzava i capelli.
Con l'altra mano continuava a solleticarmi il fianco; lo massaggiava, potevo sentire le sue dita pizzicare e punterellare la carne morbida.
Sapevo che lo stesse facendo apposta... mi stuzzicava.
Si divertiva a provocarmi facendo con il dito dei cerchi immaginari, ma avevo notato che piano piano quella mano si avvicinava sempre più verso la mia intimità.
Se il suo intento era quello di farmi impazzire, Park Jimin ci stava riuscendo alla grande.
"Stavo pensando un po' a tutta la situazione..." Ammisi a bassa voce, affondando il mio sguardo nel suo.
Jimin sorrise; mi dette un rapido bacio sulla guancia e nel frattempo potei percepire quella mano birichina che continuava ad esplorare la zona del mio basso ventre.
"Pensi troppo." Rispose, lanciandomi un occhiolino.
La famosa mano si posò a coppa sulla mia intimità vestita; con le dita mi stuzzicò attraverso la stoffa dei leggins.
Fu un gesto automatico, chiusi le gambe; ma Jimin non perse tempo nel posare l'altra mano tra le mie cosce per farle spalancare.
"Fai la brava bambina." Ordinò, la lussuria si stava riflettendo nei suoi occhi, ma anche nella sua seducente voce.
Il mio viso, ma anche il resto del corpo avevano raggiunto il più alto grado di ebollizione; la mano di Jimin era nuovamente posata sul mio centro sensibile.
Fortemente eccitata rialzai i fianchi per poter aumentare il contatto tra il mio punto bruciante e le sue affusolate e voraci dita; Jimin sghignazzò, divertito e altamente compiaciuto dalla mia ricerca di attenzioni.
"La piccola qui è bisognosa?" Mi prese in giro, ma non avevo la forza di ribattere perché ci aveva preso in pieno.
Mi morsi con forza il labbro inferiore per soffocare i gemiti che minacciavano di uscire da un momento all'altro.
Dovevo comunque darmi una regolata, non potevo perdere totalmente il controllo poiché c'era sempre mia madre al piano inferiore.
Ad un certo punto, dopo avermi torturata a sufficienza Jimin infilò la mano nelle mutandine ma-
"Ragazzi, posso entrare?"
Con una rapidità terrificante Jimin tolse la mano dai miei slip e si alzò, allontanandosi da me alla velocità della luce e così feci anch'io.
La porta si spalancò e mia madre entrò tranquillamente, come se le avessi dato il permesso anche se invece non le avevo detto nulla.
Perché cavolo aveva chiesto se poteva entrare se tanto alla fine era entrata comunque?
Cercai di regolare il mio respiro e far calmare il mio cuore... stavo rischiando davvero di avere un infarto.
"Mamma... che c'è?"
Mia madre scrutò attentamente sia me che Jimin, speravo non avesse origliato quel che il biondo mi stava dicendo fino a poco fa, e che non avesse alcun sospetto su di noi.
Voltai il mio sguardo verso Jimin e mi meravigliai nel vederlo così calmo, era tranquillissimo.
Ma come ci riusciva?
Io mi beccavo i colpi al cuore, ero agitatissima e in preda all'ansia e invece lui era tutto pacato e tranquillo.
Era un bravo attore, questo era certo.
"Come procede?"
"Haneul per ora mi ha fatto vedere gli esercizi che stanno facendo a scuola... ci sarà un bel po' di lavoro da fare." Rispose Jimin, mostrando uno dei suoi migliori sorrisi.
Ma grazie, così mi faceva sembrare un caso senza speranza.
"Mi raccomando Jimin, non farti scrupoli... se non capisce qualcosa bacchettala pure!"
Ma che diamine?
"Mamma!" Esclamai.
"Oh stia tranquilla, non mi farò scrupoli..."
Solo io avevo captato il doppio senso in questa frase?
O stavo davvero diventando una pervertita?
"Visto che finirete sul tardi... vuoi restare a cena qua Jimin?"
"Mamma, è sabato, sicuramente Jimin ha altro di meglio da fare invece di-"
"Per me va bene."
Cosa?
Guardai Jimin con gli occhi spalancati, mentre lui sorrideva divertito nel vedere la mia espressione di stupore per la risposta che aveva appena dato.
"La ringrazio per l'invito, non ho nulla da fare questa sera quindi accetto più che volentieri."
"Perfetto! Pensavo uscissi con Kippeum, ma ho provato a chiedertelo lo stesso.
Sono contenta che resti a cena qui... allora mentre studiate io vado a fare un salto al supermercato a comprare l'occorrente per la cena. Fate i bravi."
"Certo mamma."
Con pazienza aspettai che mia madre lasciasse non solo camera mia, ma l'intera casa.
Appena la sentii chiudere il portone di sotto, non persi tempo.
"Sul serio non avevi nulla da fare stasera? Non esci con i tuoi amici?"
"Jungkook e Taehyung lavorano stasera, quindi non sarei uscito e mi sarei annoiato a morte a casa da solo. Non sei contenta di avermi come ospite a cena?" Domandò, sfoggiando un sorriso furbetto.
"Contentissima." Risposi con tono sarcastico.
Mi diressi verso la finestra; guardai la figura di mia madre intenta ad uscire dal cancello di casa per dirigersi verso il punto in cui aveva parcheggiato la nostra macchina.
Okay, dovevo essere sincera... ero davvero contenta che Jimin restasse qui questa sera.
Ma non potevo mica farglielo vedere dandogliela così vinta, no?
Altrimenti si sarebbe vantato all'infinito.
Sentii due braccia stringere il mio busto da dietro, mi avvolsero in un caldo abbraccio e io fui immediatamente invasa dal suo dolce e inebriante profumo.
"Haneul?"
"Dimmi."
"Quanto tempo ci impiega di solito tua madre nel fare la spesa?"
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