✥ 16.

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JIMIN'S POV

"Kook, ma come fai a sapere dove abita quel tizio?" Chiesi a Jungkook sempre più incredulo, nel frattempo tenevo lo sguardo posato sulla strada.

"Mia zia abita nello stesso palazzo... al semaforo gira a destra." Rispose e io annuii, eseguendo immediatamente l'ordine.

"Avevo già sentito quel nome ma sinceramente non ci avevo mai dato tanto peso... poi però mi sono ricordato.
Min Yoongi abita proprio nell'appartamento di fronte a quello di mia zia." Spiegò il corvino.

"Questa è fortuna!" Esclamò Taehyung.

Continuai a guidare seguendo le indicazioni di Jungkook, e in poco tempo arrivammo di fronte ad una palazzina avente circa una decina di piani.
Era fiancheggiata da altrettante palazzine, tutte molto simili tra loro; accanto alle abitazioni era situato un piccolo parchetto, dove alcuni bambini stavano giocando a palla.
Sembrava un quartiere molto tranquillo, e individuato il vasto spazio per le auto, parcheggiai la mia vettura in una rapida e perfetta manovra.

"Quindi, cos'hai intenzione di fare? Catapultarti nell'appartamento stile superman, prendere Haneul e portarla via da lì?" Chiese Taehyung.

Già... cosa avrei fatto una volta visti quei due?
Solo adesso realizzai, che forse quella di venire a casa di quel tipo fosse una pessima idea.
Avrei suonato il citofono, Yoongi avrebbe aperto la porta e poi?
Mi sarei preso Haneul come se fosse il mio giocattolo preferito e me la sarei portata via?
Cazzo, avevo agito troppo impulsivamente e in questo momento avevo la testa invasa da mille pensieri e indecisioni.
Ma solo di una cosa ero sicuro... volevo assolutamente allontanarla da lui.
E cavolo, lo avrei fatto.

"Dirò che mi ha mandato il padre a prenderla." Replicai, inventandomi questa patetica scusa sul momento.

Anche se ehi... non era male come idea.

"Beh... dai ci può stare. Potrebbe crederci." Disse Jungkook.

Sospirai un po' agitato, questa mi sembrava l'unica cosa più plausibile da dire.
A meno che non l'avesse già trovata il padre, dato che aveva chiesto al suo amico poliziotto di cercare l'indirizzo di Yoongi.
Ma onestamente speravo di essere arrivato prima di lui.

"Mi aspettate qui?" Domandai, già con la portiera aperta dell'auto.

"Sicuro che non vuoi che veniamo con te?" Domandò Taehyung, e potei vedere negli occhi dei miei amici un velo di preoccupazione.

"Tranquilli... non ho paura di quello lì." Sogghignai facendo loro l'occhiolino per cercare di calmarli.

"Quale piano? Domandai poi a Kook, una volta sceso dalla macchina.

"Ottavo."

"Perfetto, a dopo."

Fortunatamente una signora stava uscendo proprio in quel preciso istante, così ne approfittai per entrare nel palazzo.
Richiamai l'ascensore e appena entrato selezionai l'ottavo piano.
Potevo percepire l'adrenalina ma anche l'ansia scorrere nelle vere... stavo davvero andando a prendere Haneul?
Dopo il modo in cui mi aveva risposto a pranzo, davanti ai suoi?
Ma cosa cavolo stavo facendo?
Forse cominciava ad interessarmi davvero troppo quella ragazzina.

Le porte dell'ascensore si aprirono e velocemente mi misi a cercare il nome di quel tizio.
A passo affrettato attraversai l'anonimo corridoio leggendo ogni targhetta posta vicina alla porta, e mi bloccai di colpo non appena trovai il nome a cui ero interessato.

Min Yoongi.

Mi voltai e di fronte all'appartamento di quel tipo abitava davvero la zia di Jungkook, riconobbi lo stesso cognome del mio amico.
Inarcai un sopracciglio quando vidi almeno cinque piante, due di dimensioni abbastanza grandi, le altre tre un po' più piccole vicino al portone della donna.
A quanto pareva, la zia di Jungkook amava la vegetazione... se non altro rendevano quel desolato corridoio un po' più colorato e vivido.

Riportai l'attenzione sul portone precedente, e feci un respiro profondo prima di suonare il citofono.

Okay, adesso non si tornava più indietro.






YOONGI'S POV

All'improvviso il campanello cominciò a suonare ripetutamente, spezzando quell'atmosfera calma e silenziosa che aveva circondato me e Haneul.
Aspettai un po' con la speranza che il rompiscatole nascosto dietro la porta se ne andasse via, ma invece questo continuava a citofonare provocandomi non poco fastidio.
Non accennava a smettere, sembrava che avesse incollato il dito su quel maledetto tasto.

"Mh... vai a vedere chi è, così la smette..." Haneul si lamentò con un mugolìo, la voce arrivò alle mie orecchie leggermente ovattata perché aveva affondato il volto nel mio cuscino.

Ad un certo punto lo afferrò e se lo mise sopra la testa, in un vano tentativo di alleviare il suono rimbombante del citofono.

"Devo alzarmi?" Sbuffai.

"Se vuoi vado ad aprire la porta io, peccato che sono nuda..."

Haneul si tolse il cuscino di dosso e lo avvolse tra le sue braccia; un ghigno malizioso spuntò sulle sue morbide labbra, gonfie dai tanti morsi che le avevo dato.
Ammiccò facendomi un occhiolino; non riuscii a non sorridere, adoravo il suo atteggiamento impertinente.

"Non ti muovere tu. Torno subito."

Controvoglia e continuando a sbuffare scesi dal letto.
Indossai i pantaloni di una tuta e una maglia a maniche corte in fretta e furia e mi diressi sveltamente verso la porta, scocciato perché questo idiota stava suonando il campanello a ripetizione.
Come mai tutta questa insistenza?
E che cavolo!
Quando aprii la porta però, mi sorpresi nel trovare il coglione ossigenato di fronte a me.

"Cosa? Che diavolo ci fai a casa mia?" Domandai incredulo, come cazzo faceva questo a sapere dove abitavo?

Il biondino mi fissò con uno sguardo serio, freddo; pareva che avesse la stessa espressione di quella sera, quando mi dette quel pugno per quel che avevo detto su Haneul.
Non rispose e coraggiosamente si fece avanti spostandomi in malomodo, entrando dentro il mio appartamento senza neanche chiedere il permesso.

"Ehi!"

"Dov'è lei?" Ringhiò.

Si diresse proprio verso la mia camera da letto e io lo seguii, cercando di afferrarlo per il braccio così da fermarlo ma fu troppo veloce.
Aveva già aperto la porta.





HANEUL'S POV

Sentii un vociare crescente fuori dalla porta; mi accigliai, avrei voluto riposare un po' di più ma non seppi il perché, quel leggero trambusto mi agitò un po' quindi pensai fosse meglio rivestirsi.
Mi alzai con difficoltà dal letto, dovevo ammettere che Yoongi non ci era andato piano.
Sorrisi nel ripensare a quel che era accaduto poco fa... onestamente non mi importava se adesso facevo fatica a muovermi.
Cavolo se era stato bello.

Mi coprii col lenzuolo e scesi dal letto per poter prendere gli indumenti, rimasti sparsi sul pavimento ma improvvisamente la porta si spalancò.
E cazzo, tutto intorno a me si fermò: il tempo, i suoni, il mio respiro, il battito del mio cuore.

"Jimin..."

Rimasi pietrificata, appena lo vidi bloccarsi di fronte a me.
Sicuramente i miei occhi erano spalancati tanto quanto i suoi; deglutii, e posai una mano sul petto.
Accidenti, il mio cuore si era realmente bloccato, sembrava avesse davvero smesso di battere perché potevo sentire un buco vuoto e gelido al suo posto.
Jimin mi stava fissando attentamente, gli occhi erano altrettanto sgranati.
Quelle stesse sfere tanto penetranti, oscure e scintillanti che mi avevano rapita da quella famosa sera in cui lo conobbi in discoteca si spostarono, vagarono sul mio corpo, studiando la mia intera figura dalla testa ai piedi.
Mi sentii particolarmente in imbarazzo in quel momento e tentai di coprirmi col lenzuolo il più possibile.
Di certo avevo il volto rosso come un pomodoro, dato stavo cuocendo dalla vergogna.

La mia mente si era quasi del tutto azzerata, solo due domande riuscirono a sovrastare su tutte le altre.
Cosa ci faceva qui?
Come mi aveva trovata?

"Ehi!"

Non mi ero accorta che quel lunghissimo tempo in cui io e Jimin eravamo rimasti fermi ad osservarci in realtà fosse tutta apparenza poiché erano passati solo pochissimi secondi, ma lo capii dalla presenza repentina di Yoongi, la quale mi fece ritornare subito con la testa sulle spalle.
Accadde tutto così velocemente che ancora mi stavo chiedendo se stessi sognando, o se tutto questo stesse succedendo davvero.
Il mio ex afferrò Jimin per il colletto della camicia e lo sbatté al muro; sussultai a quel gesto e non ci pensai due volte prima di richiamarlo per cercare di evitare l'inizio di uno scontro tra i due.

"Yoongi!"

"Non so come cazzo hai fatto a scoprire dove abito, ma nessuno ti ha dato il permesso di mettere piede qui. Vattene da casa mia. Ora."

Non potevo vedere il volto di Yoongi, ma mi bastò udire il suo tono di voce per capire quanto fosse furioso in questo momento.
Intravidi anche la vena del suo collo vibrare e gonfiarsi sempre di più.
Ma diversamente da quel che avevo pensato, Jimin non parve assolutamente preoccupato dalla reazione aggressiva del mio ex; il mio cognatino gli sorrise spudoratamente, un ghigno sornione era dipinto sulle sue rosee labbra.

"Calmati zuccherino, non sono qui per te. Ma per lei." Ribatté, indicandomi con un cenno del capo.

"Sta' lontano da lei." Yoongi ringhiò ancora, lasciandogli il colletto ma strattonandolo violentemente.

"Yoongi, calmati!" Esclamai, mettendomi in mezzo a loro per evitare il peggio, poiché sapevo che quando il mio ex perdeva il controllo poteva diventare ingestibile.

"Tu sta' lontano da lei. E poi, mi ha mandato il padre a prenderla!" Replicò in risposta Jimin, facendomi rabbrividire non appena menzionò mio padre.

"Mio padre?" Ripetei con voce tremante.

Cosa?
Sul serio quell'uomo era arrivato a tanto?
Jimin abbassò lo sguardo ponendolo su di me.
Nuovamente scrutò la mia figura; notai che i suoi occhi spesso e volentieri si posarono sulle mie spalle scoperte e sul mio décolleté, che tentavo di coprirlo il più possibile col sottile lenzuolo.

"Hai spento il cellulare eh?
Ti avrà chiamata cento volte!
Vestiti, ti riporto a casa." Ordinò e io non potei non annuire, già pronta a rivestirmi e a ricevere il rimprovero di mio padre per essere una figlia così sconsiderata.

"Lei non va da nessuna parte con te." Yoongi sibilò.

Sentii il suo corpo accostarsi strettamente al mio da dietro, le mani fredde si posarono sulle mie calde spalle e sussultai a causa di quel contatto così discordante, ma profondamente intenso.

"Yoongi..." Sussurrai voltandomi, incontrando il suo sguardo fermo e deciso.

"Ti riaccompagno io a casa."

Stavo per rispondere, però Jimin mi batté sul tempo parlando sopra di me.

"Oh sì, guarda suo padre non vede l'ora di rivederti." Disse con tono derisorio.

Yoongi lo fulminò con una bruciante occhiata ma per fortuna non replicò, forse perché anche lui sapeva che non fosse una buona idea farsi vedere assieme a me... non dopo il disastroso pranzo di oggi.
Ed era vero, non potevo tornare a casa con lui... sarebbe successo il finimondo.

"Yoongi tranquillo... mi riporta Jimin, non voglio che mio padre ti dica altre cose spiacevoli."

Il mio cuore si strinse in una morsa quando vidi un lieve bagliore, un lampo attraversare i suoi meravigliosi occhi.
Era dispiaciuto, lo sapevo ma anche Yoongi era consapevole che fosse meglio così.
Difatti anche se con una smorfia accigliata sul viso, annuì.
A quel punto feci uscire entrambi dalla stanza per rivestirmi, sperando che in quei brevi minuti quei due mantenessero la calma.







JIMIN'S POV

"La smetti di fissarmi in quella maniera? Sei inquietante."

Non scherzavo, questo tizio sapeva essere davvero inquietante.
Però risultava più fastidioso.

"Non solo ti presenti a casa mia ed entri senza permesso, ti metti persino a sedere senza che io, ovvero il padrone di casa, te lo abbia chiesto."

"Scusami se la tua ragazza ci mette un po' troppo tempo a rivestirsi eh."

"Cos'è, un modo indiretto per sapere se ci siamo rimessi insieme?" Domandò con un ghigno compiaciuto stampato sul viso.

Evitai di rispondere, ma avevo appena avuto la conferma che questo tipo fosse il fastidio fatto in persona.

"Mi sa che non vedi Haneul solo come una semplice cognata."

"Fatti gli affari tuoi." Sbottai.

Questo tizio stava per farmi saltare i nervi, e ci sarebbe riuscito benissimo se avesse continuato a provocarmi.

"Ti piace, dì la verità."

"Ma figurati. Sono qui solo perché me lo ha chiesto suo padre."

"Quindi se suo padre ti chiedesse di buttarti da un pozzo lo faresti?
Sei diventato il suo cagnolino?"

Cercai di restare calmo... strinsi le mani in due pugni, la pressione fu così forte da far diventare le nocche bianche.

"Sai, mi ha chiesto un favore... e io da persona educata e gentile glielo faccio.
Ma perché continuo a parlare con te? Tanto le parole educazione e gentilezza non fanno parte del tuo vocabolario."

"Ehi senti tu-"

"Smettetela!"

Ci girammo entrambi verso Haneul, che per fortuna era riuscita a zittire l'imbecille.
Detti un rapido sguardo alla sua figura, e tirai un sospiro di sollievo quando finalmente notai che si era vestita.
Non che mi dispiacesse la visuale di qualche minuto fa, ma non riuscivo a sopportare questo tizio quindi prima uscivo da questo appartamento e meglio era per tutti.

"Smettetela subito. Sembrate due bambini e invece avete rispettivamente ventidue e ventiquattro anni; dovreste comportarvi da adulti." Disse imbronciata.

"Andiamo?" Chiesi alzandomi e avanzando già verso la porta.

"Ora arrivo."



HANEUL'S POV

Mi rivestii alla velocità della luce anche se un po' affaticata, accusavo dei dolori al basso ventre e al sedere ma non mi allettava molto l'idea di sapere quei due da soli in una stanza per troppo tempo, quindi strinsi i denti e cercai di sopportare il dolore in silenzio.
Li sentii parlottare e curiosa com'ero, aprii la porta con la massima cautela per non farmi sentire e poter così origliare.

"Mi sa che non vedi Haneul solo come una semplice cognata." Disse a bassa voce Yoongi, e percepii subito il sussulto che ebbe il mio cuore nell'udire quelle determinate parole.

"Fatti gli affari tuoi." Rispose Jimin con un tono di voce parecchio infastidito.

Speravo non venissero di nuovo alle mani... il problema era che il mio ex sapeva quali tasti premere per far scoppiare i nervi ad una persona.
Infatti Yoongi continuò a stuzzicare Jimin; sollevai un sopracciglio contrariata, non mi stava piacendo la situazione.

"Ti piace, dì la verità."

Secondo Yoongi io piacevo a Jimin?
Ma se non andavamo d'accordo per nulla!
La risposta di Jimin però non si fece attendere.

"Ma figurati. Sono qui solo perché me lo ha chiesto suo padre."

Certo... ovvio.
Figuriamoci se era accorso di sua spontanea volontà, si trovava qua solo per fare un favore a mio padre.
A Jimin non gliene poteva fregar di meno di me, lo faceva solo per farsi bello agli occhi dei miei per l'ennesima volta.
Sospirai, sapevo già che appena tornata a casa mio padre mi avrebbe fatto passare le pene dell'inferno.
Ancora non avevo riacceso il cellulare infatti, ma se lo avessi fatto ero certa di trovare una marea di sue chiamate perse.

"Quindi se suo padre ti chiedesse di buttarti da un pozzo lo faresti?
Sei diventato il suo cagnolino?"

Yoongi quando ci si metteva sapeva essere davvero stronzo.
Sembrava volesse far perdere la pazienza a Jimin ad ogni costo.

"Sai, mi ha chiesto un favore... e io da persona educata e gentile glielo faccio.
Ma perché continuo a parlare con te? Tanto le parole educazione e gentilezza non fanno parte del tuo vocabolario."

Jimin gli rispose per le rime e io decisi di intervenire non appena sentii che i toni si stavano scaldando.

"Ehi senti tu-"

"Smettetela!" Esclamai.

"Smettetela subito. Sembrate due bambini e invece avete rispettivamente ventidue e ventiquattro anni; dovreste comportarvi da adulti." Aggiunsi imbronciata.

Jimin si alzò e si diresse a passo svelto verso la porta, con lo sguardo lo seguii.

"Andiamo?" Mi chiese, la sua mano era già posata sulla maniglia.

"Ora arrivo." Risposi.

Jimin aprì la porta e uscì; la lasciò aperta e presunsi che mi avrebbe aspettata lì fuori.
Sentii Yoongi brontolare come suo solito, mi voltai verso di lui.

"Deve accompagnarmi lui... non voglio che mio padre ci veda insieme, potrebbe ridare di matto.
È mio padre, è giusto che lo sopporti solo io, non devi sopportarlo anche tu." Dissi con tono calmo per cercare di rassicurarlo.

"Si vede che è interessato a te." Sussurrò.

"Chi? Jimin?" Chiesi, e Yoongi annuì.

"Non andiamo d'accordo per nulla." Dissi ridacchiando dato che la sua mi sembrava più una battuta comica, che un'affermazione.

"Appunto."

Un'espressione stranìta apparve sul mio viso.
Cosa voleva dire Yoongi con quel appunto?

"Cosa...?"

"Ci risentiamo okay?" Mi sussurrò all'orecchio.

Prima che potessi fare altre domande, Yoongi mi salutò, lasciandomi un semplice ma dolce bacio sulle labbra.
Lo salutai e uscii dall'appartamento.

Appena fui fuori incontrai subito lo sguardo di Jimin; si trovava davanti all'ascensore... come avevo previsto, mi aveva aspettata.
Il biondino come prima mi fissò insistentemente dalla testa ai piedi, e dentro di me mi chiesi se avessi qualcosa di strano, poi pensai che mi stesse scrutando così accuratamente a causa della mia camminata, poiché dal dolore che provavo non riuscivo a camminare normalmente.

Senza dire nulla si voltò e premette il tasto per aprire le porte; quando queste si aprirono, entrammo.
All'interno di quel piccolo spazio cadde un silenzio imbarazzante... mi voltai verso Jimin; lui neanche mi guardava in faccia, aveva la testa abbassata, la sua attenzione sembrava totalmente riposta verso le sue scarpe.

"Come hai fatto a scoprire dove abita Yoongi?" Chiesi, volendo spezzare quel silenzio infernale ma anche desiderosa di soddisfare questa mia curiosità.

Ma lui invece di rispondere alla mia domanda, fece un'osservazione a dir poco... pungente.

"Ti ha fottuta proprio per bene se nemmeno riesci a camminare."

Continuò a guardare davanti a sé come se non avesse detto niente di che; non considerò minimamente la domanda che gli avevo posto in precedenza, e potei percepire l'irritazione ma anche la vergogna farsi strada dentro di me.

"Non sono affari tuoi." Sussurrai a bassa voce, sentii le gote divenire sempre più roventi.

Appena pronunciai quelle parole Jimin scattò verso la mia direzione; si avvicinò e con forza sbatté una mano contro la parete dell'ascensore, al lato della mia testa.

"Non sono affari miei??" Alzò il tono di voce.

Il suo viso si era pericolosamente avvicinato al mio.
Dalla mia posizione potevo vedere ogni minuscolo dettaglio che delineava il suo volto perfetto; il nasino piccolo, le guance tonde e piene, gli occhi scuri, così intensi e rapitori, quelle labbra estremamente carnose e succose.
Sapevo anche quanto fossero morbide e vellutate, e mentalmente mi schiaffeggiai perché il desiderio di gustarle di nuovo crebbe diventando una voglia inarrestabile.
Quella vicinanza fece battere all'impazzata il mio cuore; così forte che temevo Jimin potesse sentirlo.

Perché si comportava così?
Perché stava reagendo in questo modo?

"Stai scherzando spero!" Aggiunse.

"Non sto scherzando!
Non penso siano affari tuoi quello che succede tra me e il mio ex!" Ribattei.

"Hai davvero una bella faccia tosta." Sussurrò, scuotendo negativamente la testa.

"Scusa ma a te cosa importa se-"

"Sono stato tutta la serata ad aiutarti, ti ho pure retto il gioco con la cazzata del 'finto fidanzato' mettendomi nei casini con tua sorella, mi sono preoccupato per te, quello ti ha trattata malissimo e ti ho difesa da lui e tu che fai?
Ci scopi??
E poi mi vieni anche a dire che non sono affari miei??" Urlò.

Deglutii timorosa; Jimin aveva il viso rosso di rabbia, era furioso.
La vena sul collo pareva pulsare da quanto era alterato.
E a mente lucida, ascoltando le sue parole e riflettendo con me stessa, cominciai a sentire i sensi di colpa.
Jimin non aveva tutti i torti; lui mi era stato vicino, mi aveva aiutata, aveva pure messo a rischio la sua relazione con mia sorella per reggermi il gioco... capivo la sua rabbia nei miei confronti.

Ma non potevo fare a meno di pensare che forse... forse, c'era sotto dell'altro.
Forse quello che Yoongi aveva detto prima aveva un fondo di verità.
Perché altrimenti quella di Jimin sarebbe stata una reazione esagerata, se non ci fosse stato un minimo di gelosia da parte sua.

"Jimin..."

Di colpo sbatté anche l'altra mano contro la parete dell'ascensore, al lato opposto della mia testa.
Così facendo mi aveva bloccata tra la parete e il suo corpo, non avevo vie di scampo... ero in gabbia.
Alzai lo sguardo posandolo sul suo viso; esso si era avvicinato ancor di al mio.
Troppo vicino.
Potevo sentire i nostri nasi sfiorarsi, i nostri respiri mescolarsi e fondersi in un tutt'uno a causa di quella pericolosa vicinanza.

"Tu sei affar mio." Sussurrò, guardandomi negli occhi.

L'alito caldo che abbandonò le sue labbra colpì le mie, che si scaldarono a loro volta.
Il cuore che sembrava essersi calmato riniziò a palpitare più forte di prima, così rudemente da provocarmi dolore al petto.
Le mie guance avvamparono, e una serie di brividi percorsero la mia schiena... sentii le mie gambe diventare deboli.

Stavo per ribattere alle sue parole... avrei voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, rispondere a questo suo atteggiamento così sfrontato e arrogante ma non ne ebbi la possibilità.

Perché avvertii una calda, umida e tenera sensazione sulle mie labbra.

Sì, in questo preciso istante Park Jimin mi stava baciando.

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