✥ 13.

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HANEUL'S POV

Il mio stato d'animo era un concentrato di ansia, agitazione e tensione; non facevo altro che controllare assiduamente la lancetta dei secondi, l'orologio adesso segnava le 12:35 esatte.
Cavolo, sbrigati Yoongi!

Ci trovavamo tutti in salotto, pure mio padre dato che a quanto pare la carne era già pronta.
E cavolo, il silenzio che ci circondava era davvero imbarazzante.
Non volava una mosca, nessuno fiatava o pronunciava una parola.
Questo silenzio così disturbante e pesante mi stava facendo innervosire e agitare sempre di più.

"Questo ragazzo viene a scuola con te, Haneul?" Domandò mia madre.

"No, è un po' più grande." Risposi, la voce abbandonò le mie labbra con un tono molto incerto e insicuro.

"Giusto un po'..." Sussurrò Jimin, e non persi tempo nel fulminarlo con lo sguardo.

"E quindi come fate ad essere amici?" Mia madre continuò.

Oddio, che stress.

"Mamma..."

All'improvviso sentii qualcuno suonare al citofono.
Riguardai l'orario sull'orologio appeso alla parete che si trovava davanti a noi, erano le 12:38.
Yoongi era in ritardo di soli otto minuti... poteva andare peggio.

"È lui, vado ad aprire!"

Scattai in piedi e corsi verso la porta alla velocità della luce, aprendola immediatamente.
Di fronte a me apparve la figura di Yoongi, era vestito normalmente; indossava una felpa nera, alle gambe portava i suoi tipici jeans strappati e dal cappuccio spuntavano ciuffi tinti di quella tonalità celestina.

Dopodiché abbassai lo sguardo, posandolo sull'oggetto che reggeva tra le mani, e pensierosa inarcai un sopracciglio.
Stava tenendo sollevata una pianta di una dimensione... non indifferente.
Okay no, era davvero gigantesca.

"Yoongi... non c'era bisogno di fermarti dal fiorario e comprare questa pianta." Borbottai confusa.

"Non potevo presentarmi a mani vuote... e poi non mi sono fermato dai fioraio, pensi che sarei riuscito ad arrivare in tempo se avessi fatto fermate durante il tragitto? L'ho fregata alla vicina di casa."

Cosa?

Avevo capito bene?
Speravo tanto di no... speravo di aver capito male, e pregavo fortemente che quella pianta fosse stata acquistata, e non rubata ad una povera signora anziana.

Yoongi entrò in casa e si chinò per posare la pianta sul pavimento; non appena si rialzò lo afferrai per il polso.

"Yoongi, se dovevi portare a mia madre una pianta rubata, allora potevi anche non portare nulla!" Lo rimproverai.

Cercai di usare un tono di voce basso per non farmi sentire dagli altri, che intanto ci stavano aspettando in salotto.

"Guarda che tanto la mia vicina non se ne accorgerà, sul pianerottolo sembra abbia una riserva naturale."

"Appunto, una riserva naturale... vuol dire che ci tiene!" Ribattei.

"L'importante è il pensiero... non si apprezzano più i piccoli gesti." Sbuffò lui.

"Yoongi, hai portato a mia madre una pianta rubata. E brutta per di più! Si vede che non è nuova, è abbastanza rovinata!" Insistetti.

"È colpa mia se la mia vicina non ha il pollice verde?"

Incredibile, dava la colpa alla vicina di casa.
Non risposi, tanto avevo capito che non saremmo andati da nessuna parte così.

Feci un respiro profondo, il cuore stava battendo così violentemente da farmi male al petto; non sapevo perché il mio corpo stesse reagendo in quel modo, in fondo neanche stavo più con Yoongi, non dovevo essere così agitata per lui e per questo maledetto pranzo.
Ma... era comunque stato il mio ragazzo per un anno e mezzo.
Nonostante il male che mi aveva fatto, il dolore e la sofferenza che mi aveva inflitto, lo ritenevo comunque una persona importante per me.

Distolsi la mia mente dai tanti pensieri colmi di preoccupazione, non appena la sua mano si posò delicatamente sulla mia spalla.

"Tranquilla, andrà tutto bene." Sussurrò.

Annuii, e lentamente ci dirigemmo verso la sala da pranzo.
Appena Yoongi fece il suo ingresso, gli occhi dei miei genitori caddero subito sui suoi capelli.
Se avessero detto qualcosa sul colore della sua capigliatura, io avrei subito fatto notare che anche Jimin era palesemente tinto.
Quindi non avrebbero dovuto fare alcun commento, avrebbero solo dimostrato di essere due persone incoerenti.

Yoongi fece un inchino.

"Piacere signori Choi... sono Min Yoongi."

Era la prima volta che lo vedevo così serio.
Ero davvero grata che si stesse comportando educatamente; sapevo che in realtà lo stesse facendo solo per me, e lo apprezzavo tanto.
Deglutii ansiosamente però, quando non ricevemmo nessuna reazione da parte dei miei.
Il silenzio totale.

"Mamma...?" La richiamai con voce tesa.

Appena udì la mia voce, mia madre sembrò risvegliarsi dallo stato di trance in cui era apparentemente caduta, e balzò in piedi all'istante.

"Il piacere è nostro. Eri a lavoro? Sarai stanco."

Tirai una gomitata a Yoongi cercando di non farmi vedere; sperai che capì subito che doveva reggermi il gioco e dire che era stato a lavoro, e non ancora addormentato a letto fino a dieci minuti fa.

"Eh? Ah, sì..."

Okay, stava andando bene.
Mia madre non aveva ancora detto cose strane e questo mi rincuorava un minimo; la cosa che non mi convinceva per niente però, era il sospettoso silenzio di mio padre.
E le minacciose occhiate che stava mandando a Yoongi.

"Ora che ci siamo tutti possiamo metterci a tavola. È già tutto pronto." Esclamò mia madre.

Avanzammo verso la lunga tavola perfettamente apparecchiata; mi sedetti accanto a Yoongi, notando che davanti a me si posizionò Jimin.
Kippeum invece si sedette accanto a lui, di fronte al mio ex.
Mia madre si mise a capotavola dalla parte di Kippeum e Yoongi e mio padre dalla parte mia e di Jimin.

Okay... dovevo calmarmi.
Dovevo assolutamente respirare a fondo, e non farmi sovrastare da quest'ansia eccessiva che mi stava internamente torturando.
Mi sentivo così nervosa e a disagio, come se Yoongi fosse ancora il mio ragazzo.

Almeno, se Yoongi fosse stato ancora il mio ragazzo il suo invito a pranzo avrebbe avuto un valido motivo... ora che non stavamo più insieme, la sua presenza qui oggi non aveva molto senso.

Mia madre cominciò a servire la carne, il riso in bianco e altri contorni, e cadde di nuovo quel silenzio imbarazzante.
Alzai lo sguardo, incontrando quello di Jimin.
Ci guardammo un attimo, e dall'espressione che aveva stampata sul viso riuscii a capire che anche a lui questa situazione lo stava mettendo abbastanza a disagio.
Non ne capivo il motivo; in fondo lui piaceva molto ai miei, poteva stare tranquillo, era Yoongi quello che doveva sentirsi a disagio.
Mi voltai un attimo verso di lui, e in realtà mi sembrò più che tranquillo; stava fissando un punto indefinito di fronte a sé.

Sembrava che i ruoli si fossero capovolti.
La mia attenzione si spostò su mia sorella, anche lei pareva abbastanza tranquilla.
Le lanciai un'occhiataccia; maledetta, tutto questo era successo a causa sua.

"Hai la stessa età di Jimin?"

Ci voltammo tutti verso mio padre, che incredibilmente aveva appena preso parola.
Oh no... speravo non cominciasse il solito interrogatorio.

"Ho ventiquattro anni."

La calma di Yoongi invece di tranquillizzarmi sortiva l'effetto contrario, mi rendeva sempre di più agitata.
Come faceva a rimanere così rilassato?
Ancora non sapeva che facendo il suo ingresso in questa casa, era entrato nella tana dei leoni.
Appena Yoongi svelò la sua età, notai che mia madre si bloccò per qualche secondo col cucchiaio a mezz'aria, ma ricominciò quasi subito a servire il riso.

"Un po' troppo grande per te, no Haneul?" Commentò mio padre, e adesso il mio cuore stava palpitando così velocemente da sembrare impazzito.

"Papà... è solo un amico."

"Pensi che io e tua madre siamo così stupidi da crederci?"

Ecco.
E a quelle parole, il mio cuore si fermò, cessando di battere.

"Non l'ho invitato nemmeno io a pranzo, è stata Kippeum." Risposi cercando di mantenere la calma.

"Volevo conoscere il ragazzo che ha rapito il cuore della mia sorellina." Rispose lei sorridendo.

Ero consapevole che lo avesse fatto apposta perché ce l'aveva con me per quel che era accaduto tra me e Jimin ieri sera.
Ma non pensavo potesse arrivare a questo punto, era pur sempre mia sorella maggiore che cavolo!

"Non ho rapito il cuore a nessuno. Siamo solo amici, se non volete crederci... non è un mio problema." Disse Yoongi facendo spallucce.

Silenzio.
Mi voltai verso il mio ex; era più tranquillo che mai, ma come ci riusciva?
Quasi lo stimavo in questo momento.
Meno male almeno Jimin aveva il buon senso di stare zitto, se avesse aperto bocca anche lui, la situazione sarebbe sicuramente degenerata.

"Come vi siete conosciuti allora?" Chiese mia madre mentre si mise a sedere.

"Haneul veniva spesso nel posto dove lavoro."

Ad un certo punto sentii gli occhi di Jimin puntati addosso; rivolsi la mia attenzione su di lui e sollevai un sopracciglio.
Mi stava guardando come se fosse arrabbiato.
Perché mi stava fissando in quel modo?
Ma che voleva?
Mah, non riuscivo a capirlo sinceramente.
Prima mi aiutava, poi scherzava e rideva con me, e adesso mi guardava come se avesse qualcosa contro di me.
Meno male che eravamo noi donne quelle difficili da comprendere.

"E dove lavori?" Chiese mio padre.

"Faccio il commesso in un convenience store."

"Studi anche?" Domandò mia madre.

"No. Lavoro e basta."

Cominciammo a mangiare, ma l'interrogatorio purtroppo non era ancora finito.

"Quindi hai già terminato gli studi?"

Oh no.
Per mio padre gli studi erano fondamentali; dopo il liceo ci doveva essere per forza l'università, non considerava altre opzioni fuorché quella.
Lui la vedeva così.
E io sapevo già come sarebbe andata a finire...

"Papà, ha detto che lavora." Dissi freddamente.

"E io ho chiesto se ha già terminato gli studi." Pronunciò lui, usando pure un tono un po' spazientito.

"No signore. Non ho finito nemmeno il liceo."

Ancora silenzio.
Il mio piede sotto il tavolo stava tremando ininterrottamente, mi mordicchiavo ripetutamente il labbro inferiore e giocherellavo con una ciocca dei miei capelli, attorcigliandola tra le mie dita.
Sì, quando sono nervosa mi comporto così.
E ora ero nervosissima.

"Quindi... hai intenzione di fare il commesso per sempre?"

Scoppiai.
Non ce la feci più, lanciai un'occhiata di rimprovero a mia padre.

"Papà ma saranno affari suoi!" Esclamai.

"Perché lo difendi? In fondo siete solo amici, no?" Si intromise Jimin.

Certo... non poteva rimanere zitto come avevo tanto sperato; sarebbe stato troppo bello per essere vero.

"Preferivo quando stavi zitto." Pronunciai con una freddezza raggelante, e il biondino in risposta sogghignò.

"Haneul! Perché ti rivolgi così a Jimin?" Mi riprese mia madre.

"Si merita questo e altro." Sentii sussurrare da Yoongi.

Fortunatamente, lo sentii solo io.

"No, la domanda giusta è perché voi vi rivolgete così a Yoongi? Non studia, e allora? Io penso che sia da ammirare che un ragazzo della sua età si guadagni da vivere da solo, senza dipendere sulle spalle della famiglia."

Non mi ero accorta che mi ero appena alzata in piedi, e probabilmente avevo il viso rosso di rabbia.

"Ti riferisci a me?" Chiese Jimin.

"Chi è che studia ma non lavora, e può permetterselo perché i suoi gli pagano tutto? Aspetta, ti do un attimo di tempo per pensarci dai... puoi arrivarci anche da solo."

Stavo scaricando tutta la rabbia che provavo nei confronti dei miei genitori, su Jimin.
Non era giusto lo sapevo, ma lui non era nessuno per giudicare Yoongi.
E quella rabbia aumentò a dismisura, quando vidi Jimin sorridere di nuovo; sembrava molto compiaciuto della scenata che stavo provocando.

"Non ti permettere di parlare a Jimin così!" Esclamò Kippeum.

Ma non la considerai minimamente, poiché il mio sguardo era posato solo e unicamente su di lui.
Mi davano fastidio questi suoi sorrisini strafottenti.

"E smettila di sorridere! Mi dà fastidio!" Mi lamentai.

Okay, ero fuori controllo.

"Haneul!" Mia madre mi rimproverò.

Jimin continuò ad osservarmi restando comodamente seduto, e sorridendo divertito dalle mie reazioni.

"Ti danno fastidio i miei sorrisi? Basta che posi lo sguardo sul ragazzo seduto accanto a te, invece di guardare sempre me."

Il mio viso avvampò, appena le mie orecchie udirono quel commento.
Piano piano mi sedetti, mentre Jimin continuava a lanciarmi sorrisini fastidiosi e irritanti.
In quel preciso momento provai vergogna, Jimin con la sua affermazione riuscì ad ammutolirmi; praticamente aveva detto di fronte a tutti che io non facevo altro che guardarlo.

"Okay, dato che non sono gradito tolgo il disturbo." Disse Yoongi, ma lo afferrai per il polso.

"Resta qui... ti prego."

Alzai lo sguardo posandolo sul suo volto.
Affondai i miei occhi dentro quelle sfere così penetranti e profonde; quegli occhi ipnotici che in passato erano stati in grado di causarmi molteplici brividi e sensazioni.
E forse... ne erano capaci tuttora.
Io e Yoongi ci guardammo per dei secondi che parvero non finire mai, fregandocene delle persone vicine a noi.

Non poteva andarsene... non poteva lasciarmi da sola con questi qua.
Non volevo che se ne andasse.

"È maleducazione se te ne vai già, il pranzo è appena iniziato." Kippeum si mise in mezzo.

Non feci in tempo a rispondere, che la voce di mio padre si fece sentire.

"No aspetta Kippeum. Se vuole andare, che vada pure."

Ero sconcertata dal comportamento che mio padre oggi aveva avuto nei confronti Yoongi.
Non capivo perché lo stesse trattando così, Yoongi si era comportato abbastanza bene.
Tralasciando la pianta, ma tanto non l'avevano neanche ancora vista.
Perché avere questi pregiudizi nei suoi confronti?

"Papà..."

"È troppo grande per te Haneul."

"Ma non stiamo più insieme!" Urlai.

"Non state più insieme? Vuol dire che prima invece vi frequentavate?"

Oh no.
Che cosa avevo appena detto?

"Cosa? No... noi... siamo solo buoni amici." Risposi, cercando di rimediare al danno appena fatto.

"È inutile che ci provi Haneul, mamma e papà non sono stupidi. Lo hanno capito che non è solo un amico." Disse Kippeum.

Ora mi aveva rotto le scatole questa.

"Ma si può sapere cosa ti prende? Perché sei così stronza con me? Non è un comportamento da sorella maggiore questo! Non ti riconosco più!" Mi lamentai.

Percepii gli occhi divenire umidi, e le lacrime bagnare i loro angoli, minacciando di uscire da un momento all'altro.

"Ma stai scherzando? Non ho fatto nulla di male! E poi, sul serio mi hai chiamata stronza?"

"Certo! Hai ricattato Yoongi e lo hai costretto a venire a questo pranzo per fare in modo che i nostri genitori lo giudicassero male, è un comportamento da stronza!"

Kippeum scattò in piedi e con lei, anche Jimin.

"Amore, calmati..." Il biondino cercò di tranquillizzare mia sorella, e di farla sedere di nuovo.

"Haneul! Ma cos'è questo linguaggio?" Esclamò mia madre.

"Secondo me è quel ragazzo che la influenza negativamente." Disse mio padre.

Oh ma seriamente?
Scherzava vero?
Stavo per ribattere ma Yoongi mi precedette.

"Oh sì, le ho dato ripetizioni gratis."

Mi voltai verso Yoongi con gli occhi sbarrati.
Davvero?
Riusciva a scherzare anche in una situazione simile?

"Okay, ora basta. Penso davvero che tu te ne debba andare." Mormorò mio padre freddamente.

"Ogni suo desiderio è un ordine."

Yoongi si alzò, e nel mentre io lo afferrai per la mano.

"Non puoi trattarlo così papà."

"Haneul, tranquilla... è tutto a posto." Il mio ex sussurrò all'orecchio.

Yoongi si diresse a gran velocità verso la porta e uscì.
Quel silenzio che ci aveva accompagnato per tutto il tempo ritornò, ma durò poco, perché mio padre con la sua voce severa e dura lo ruppe subito.

"Ovviamente, non vedrai mai più quel ragazzo." Disse.

"Ha sei anni più di te Haneul! Ma sei impazzita?" Si aggiunse anche mia madre.

"Sarai contenta vero?" Mi rivolsi a Kippeum, che in quell'istante stava sorridendo.

"Molto. Yoongi non fa per te. Sorellina, tutto quello che ho fatto, l'ho fatto per il tuo bene. Non puoi stare con Yoongi. È feccia."

È feccia?
Sul serio lo aveva appena detto?
Mi voltai verso mio padre.

"A lei non dici nulla? Ha appena detto di una persona, non presente per giunta, quindi non può difendersi, che è feccia. Nessun essere umano deve essere considerato feccia." Urlai.

"Ha ragione tua sorella invece. Devi stare lontana da lui. Ti proibisco di vederlo."

Non ci potevo credere.
Perché la mia famiglia faceva così schifo?
Vivevo in una società dove l'apparenza era tutto, mentre invece gli onesti lavoratori venivano considerati feccia.
Ero allibita.

Con la coda dell'occhio guardai Jimin, che in questo momento teneva il capo leggermente abbassato.
Ma cosa mi aspettavo, che in qualche modo mi aiutasse di nuovo?

Mi risedetti, e rivolgendomi a Kippeum, con tutta la calma di questo mondo, dissi ciò che dovevo per vendicarmi per aver ricevuto tale trattamento da parte di tutti loro.

"Non è stato furbo da parte tua allontanarmi da Yoongi. Nella tua posizione, sarebbe stato meglio farmi avvicinare a lui invece del contrario. Un consiglio per il futuro: attenta quando passi sotto le porte."

Sì, sapevo che questo era un colpo basso.
Le avevo appena dato della cornuta davanti ai miei, ma non ce la facevo più a resistere.
I miei ormai erano venuti a conoscenza che avevo avuto una relazione con Yoongi, e lo sapevano per colpa di Kippeum.
A questo punto potevo anche rivelare il primo vero incontro tra me e Jimin, no?

Guardai il biondino che era rimasto a bocca aperta per quel che avevo appena detto, e adesso fu il mio turno di lanciargli sorrisi trionfanti e compiaciuti.

"Che vuoi dire?" Chiese mia sorella con gli occhi spalancati.

"Haneul! Ma ci vuoi spiegare cos'hai contro Jimin? E perché tratti tua sorella così?" Esclamò mia madre.

Non risposi, posai gli occhi sul diretto interessato.
Jimin mi rivolse uno sguardo infuriato, si vedeva che era completamente in preda all'ira.

Continuai a non dire nulla, ma mi alzai e mi diressi verso la porta.
Avevo deciso di non rivelare nulla... per ora.
Avevo un'informazione che avrebbe potuto rovinare la bella immagine che si era creato Jimin; avrei dovuto pensare a come usare quest'arma a mio favore.

"Haneul! Dove vai?" Urlò mia madre.

"Lontano da voi."

"Torna subito qui! Ti proibisco di uscire!" Esclamò mio padre con tono arrabbiato.

Forse non avevano ancora capito che più mi proibivano di fare una cosa, e più quella cosa l'avrei fatta.

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