✿chαptєr єíght✿

ʜᴏsᴇᴏᴋ's ᴘᴏᴠ

Hoseok non amava educazione fisica, ma soprattutto faceva schifo a basket.
Anche Namjoon non se la cavava proprio benissimo, l'unico che sembrava avere una buona prestazione era quel ragazzo: Min Yoongi. Faceva un canestro dietro l'altro con una precisione estrema, la sua anima potente che continuava a destabilizzare il rosso era ancora più aggressiva. Forse stava mettendo molti sentimenti in ciò che faceva.
Quando saltava, sembrava quasi volare verso il canestro, era meraviglioso vederlo così, sembrava libero. Ad Hoseok succedeva lo stesso con il ballo, era una sensazione particolare.
P

urtroppo, presto toccò anche a lui giocare, seppur controvoglia.
"Jung, entra in campo al posto di Son." Ordinò l'insegnante, facendo rilasciare al ragazzo un sospiro di frustrazione: proprio nella stessa squadra di Min Yoongi doveva capitare? Non gli bastava averlo nella stessa aula in molte delle sue lezioni?
"Subito, professore."
Si allacciò per bene le scarpe, correndo in campo mentre il match riprendeva.
Non se la cavò male come pensava, anzi, fu proprio lui a passare la palla a Yoongi prima che quest'ultimo segnasse, portando una seconda volta in vantaggio il team 《blu.》 e fece assist anche per altre due reti.
"Ottimo lavoro." Sorrise Namjoon, quando la partita finì: lui aveva giocato nell'altra squadra.
Yoongi, invece, non lo ringraziò nemmeno. Nessuno considerò il ragazzo dai capelli biondi, che si diresse in silenzio verso il suo spogliatorio, ed anche lui sembrava non voler parlare proprio con nessuno.
"Difficile, il ragazzo." Notò il migliore amico del rosso, indicandolo.
"Dobbiamo dargli i suoi tempi, Nam. Sono certo che non è tutto come sembra."
Sfortuna volle che nelle ore successive Yoongi fosse appunto nelle loro stesse classi, a parte per matematica avanzata.

"Allora, Namjoonie, hai qualcosa da raccontarmi? È tutto oggi che stai un po' tra le nuvole." Hoseok finì di ricopiare l'esericizio, ridacchiando.
Il più piccolo finse di faticare nel cercare la regola per risolvere ciò che il professore aveva assegnato, ma il rosso sapeva che voleva solo evitare l'argomento.
"Joooooonie dai, so che devi raccontarmi qualcosa!" Lo pregò, facendo gli occhi dolci.
Il ragazzo dal QI più alto che avesse mai conosciuto in vita sua abbassò lo sguardo, chiaramente imbarazzato.
"Rideresti di me, Hope."
"Io, ridere di te? Sono il tuo migliore amico, come potrei anche solo permettermi di farlo? Voglio sapere cosa passa per il tuo superlativo cervello."
L'amico sospirò. "A parte il 5,6 come risultato della prima parte? Okay, te lo racconto, però ti prego davvero di non prendermi per i fondelli."
Hoseok annuì. "Sei troppo top per essere preso per il culo."
A bassa voce, Namjoon gli raccontò ciò che il rosso aspettava da una vita: il suo primo, vero incontro con Seokjin-hyung.
"Ero al supermercato a prendere qualcosa per cena, e non stavo guardando dove andavo, perchè come sai sono sempre perso nei miei pensieri. Qualcuno mi ha urtato, facendo cadere i due sacchetti di farina che avevo in mano e sporcandomi completamente con essa. Quando mi sono alzato, non volevo crederci. Era lui, Hoseokie, Jin-hyung! -Scusa, non ti avevo visto arrivare.- mi ha detto, aiutandomi a togliere la farina dai capelli. Le sue mani sono super delicate e bellissime, cioè non puoi capire." Seppur a bassa voce, Namjoon stava praticamente sclerando come una fangirl. "Anche io mi sono scusato con lui per aver fatto cadere le sue cose, però poi quando mi sono pulito del tutto lui era sparito, lasciando un biglietto."
Lo fece vedere ad Hoseok, felice.

Mi dispiace averti riempito di farina, per sdebitarmi di quello che dovrai pagare per colpa del mio non averti visto ti offro un caffè. Mandami un messaggio quando sarai libero.
-Seokjin~

Il tutto era stato scritto in velocità con una penna rossa glitterata, e accanto al nome vi era il numero di telefono.
"Ma è fantastico!" Hoseok gli sorrise, felice che l'amico potesse finalmente uscire con la sua crush di una vita.
Sapeva dalla sorella di Jin-hyung che quest'ultimo era decisamente la definizione vivente di "gay", quindi molto probabilmente Namjoon avrebbe avuto ottime chance. L'unica cosa che gli dispiaceva era che le scene da fanfiction non potevano capitare, di quelle dove chi fa la proposta di matrimonio chiede all'altra persona di cambiare cognome. Infatti, i due ragazzi (come metà Corea) avevano come cognome Kim.
Hoseok amava leggere fanfiction, magari un giorno avrebbe potuto anche scrivere una Namjin e divertirsi guardando le reazioni del suo migliore amico.
Tornò con la mente all'esercizio, e quando questo diede come risultato finale 0 rimase un attimo perplesso: come poteva essere?
Alla fine di tutto, scoprì di aver fatto un procedimento corretto, ed il professore si complimentò con chiunque fosse riuscito a risolverlo.
Dopodichè, i due ragazzi si dedicarono (anzichè all'ascolto) ad una serie di partite di tris su carta. Vinse per la maggiore Namjoon, con un punteggio di 12 a 9, guadagnandosi un pugnetto sulla spalla da parte di Hoseok.
"Ora però gli scriverai, vero?"
Namjoon deglutì a vuoto, era terrorizzato.
"A... chi?"
"Non fare il cretino, Joonie, scrivi subito a Jin!"
Il minore scosse la testa. "Non voglio, sono così in ansia, Hobi. E poi lui sarà tipo in università credo, o impegnato in qualcosa. Facciamo così: gli mando un messaggio questa sera, poi ti chiamo e ti racconto."
Il rosso annuì, ridacchiando. Non aveva affatto bisogno di osservare l'anima di Namjoon per capire che stava letteralmente morendo a causa dell'ansia e dei sentimenti piuttosto profondi che provava nei confronti di Seokjin-hyung.

L'ora successiva, a letteratura, la professoressa era una donna che non aveva mai visto prima: la loro vecchia insegnante era infatti andata in pensione, ed era un peccato. Era una donna molto buona e sempre disponibile ad aiutare gli studenti.
Quella nuova, invece, sembrava una stronza. La sua anima era brutta, quella di chi davvero ha un cuore nero e insensibile a tutto.
"Quindi... farò l'appello ora, poi cominceremo." Disse, una volta seduta alla cattedra.
Tutto si svolse tranquillamente, fino a quando la professoressa non pronunciò il nome di Yoongi.
"Presente." Rispose educatamente il biondo, finendo di sistemare le proprie cose sul banco.
"Vedi di non fare gesti avventati o arrecare danni ai tuoi compagni, sei un soggetto pericoloso." Disse poi l'insegnante, quasi deridendolo.
Quella fu la prima volta.
La prima volta nella quale Hoseok vide la maschera che Min Yoongi portava crollare, anche se solo per un momento. Non sfuggì nulla al suo sguardo: gli occhi bassi, il labbro che tremava leggermente, e quel sussurrato "non si preoccupi."
Avrebbe voluto intervenire, difenderlo, ma sapeva che si sarebbe cacciato nei guai. Rimase zitto, vedendo quell'anima così potente affievolirsi come un fiore appassito.
Guardò meglio quel ragazzo, notando che entrambe le sue mani erano bendate, come se avesse fatto a pugni con qualcuno o rotto un oggetto, magari del vetro. Si chiese cosa esattamente era capitato, sperò non fosse stato qualche studente con le rotelle poco al loro posto.
Odiava vedere le persone soffrire, sapeva che cosa significava.
Un giorno ti toglierai quella maschera, Min Yoongi, lo so. E questo è il pensiero di qualcuno che, come te, nasconde il vero sè stesso ed i problemi agli occhi della società. Ma soprattutto a chi non conosce, o agli amici.
Promise davvero a sè stesso che avrebbe indagato, non voleva lasciar soffrire qualcuno a causa di pregiudizi e voci.
Studiarono il periodo dell'illuminismo nella letteratura coreana, argomento che ad Hoseok piacque moltissimo, a parte per il modo di spiegare.
"Nel 1894, come sapete, nacque anche un nuovo tipo di forma poetica. Viene chiamata shinch'eshi che significa proprio nuova poesia.
Questo tipo di composizione ha come caratteristica il verso libero. Sapete cosa significa, vero? Studiate letteratura dalla prima, non voglio un branco di cani che non sanno niente." Era davvero maleducata, molto severa e soprattutto rigida. Non tollerava nemmeno il minimo rumore se qualcuno chiedeva una penna o una gomma al compagno di banco.
"Siccome nessuno di voi ignoranti mi risponde, prendete il libro e andate a pagina 20. Troverete un'opera, vorrei che la leggeste immediatamente."
Hoseok aprì il libro, annoiato, trovando la descrizione della poesia.
...questa importante opera è Hae-egesŏ sonyŏn-ege* di Ch'oe Namsŏn, scritta nel 1908...》

[...]

Quella sera, mentre studiava, Namjoon gli scrisse, tutto felice.
Aveva finalmente contattato Seokjin; trovando il coraggio... beh, nemmeno lui sapeva bene dove.
Hoseok sorrise, grato al destino per aver dato al suo migliore amico una possibilità, mentre guardava lo screen della chat che gli era stato mandato.

Prima o poi, i Namjin sarebbero diventati canon!
Lui stava cercando di studiare fino a poco prima, dopo aver tirato a lucido la cucina e la sala. Suo padre, quella sera, era fuori con una delle sue donne e sarebbe rimasto lontano da casa fino al mattino. Ne era davvero sollevato, per una sera avrebbe potuto dormire sonni tranquilli senza minacce.
Non aveva cenato, o meglio: l'unico pasto che gli era permesso fare era il pranzo, per sopravvivere in qualche modo e continuare ad essere usato da suo padre come schiavetto.
Sapeva benissimo che l'uomo era dipendente da alcool e fumo, che faceva tutto solo per disperazione e non aveva ancora accettato il lutto: non odiava davvero Hoseok, ne era certo.
Una sera, lo aveva visto stringere tra le mani una foto della sua defunta madre, piangendo, per poi osservarlo mentre si beveva due bottiglie di birra cercando di dimenticare il dolore.
Aveva sofferto anche lui, gli mancava molto la sua mamma e sperava che presto tutto quel casino sarebbe finito. Si sentiva imprigionato tra i sentimenti, un fiore impigliato tra i rovi di un albero, incapace di sbocciare a dovere per la primavera.
Finì gli esercizi di letteratura, posando la penna e optando per una buona doccia calda.

Amava il tepore dell'acqua, e siccome suo padre non era presente poteva lavarsi con tutta calma canticchiando la prima canzone che gli passava per la mente in quel momento, in quel caso una che sua madre gli cantava spesso da bambino.
Ad un certo punto, si rese conto che alcune lacrime si stavano mescolando alle goccioline d'acqua sul suo corpo.
Stava... piangendo?
Uscì velocemente dalla doccia, asciugandosi ed indossando il pigiama, poi compose il numero di Namjoon.
"Hoseok? A cosa devo questa chiamata notturna?"
"N-Namjoon..." il ragazzo stava cercando di trattenere il pianto.
"Hope, stai piangendo? Vuoi che io ti raggiunga?"
Il rosso rispose affermativamente, non riusciva proprio a fermare le lacrime bastarde che stavano rigando il suo viso.
In poco tempo, Namjoon parcheggiò la bici e salì le scale, trovando la porta già aperta dal maggiore, che si tuffò tra le sue braccia.
"Ehi, devi cercare di calmarti ora, okay?"
Per lui il ragazzo dai capelli viola/blu era sempre stato un punto di riferimento, la persona della quale forse si fidava di più, anche se non gli raccontava mai tutto.
"Namjoonie, mi manca tanto la mia mamma, non so cosa mi sia preso, io-"
L'altro lo fece sedere sul divano, calmandolo come poteva e passandogli un fazzoletto perchè si potesse asciugare il viso dalle lacrime e soffiare il naso.
"M-mi consideri stupido?"
"Hope, ma cosa dici? Stupido, tu? Affatto, a volte capita a tutti di avere bisogno di sfogarsi e parlare. Sai che puoi chiamarmi a qualsiasi ora. Ora tieni, ho portato dei biscotti al cioccolato e crema, ti risolleveranno il morale."
Era davvero l'amico migliore che si potesse desiderare: sapeva sempre come migliorarli la serata, e rimase con lui fino a quando Hoseok non si mise sotto le coperte. Dovette tornare a casa, poichè aveva sua cugina di 12 anni a casa e nessuno era con lei.
"Ti prenderai una sgridata... se le è successo qualcosa mentre eri qui."
Namjoon sorrise. "Lei? È cintura marrone di karate ormai, la migliore del suo corso."
"Dovrei farmi insegnare qualcosa per quando mi stressi parlando di Seokjin."
L'amico lo guardò, trattenendo le risate. "Cerca sempre di colpirmi i gioielli di famiglia quando le parlo dello hyung, vuoi per caso stare dalla sua parte?!"
Il rosso lo lasciò andare. "Non starò dalla sua parte, ma ti ringrazio davvero."
Il più alto annuì, chiudendo la porta della camera. "Buonanotte, Hope."
Sentì il rumore della porta di casa che si chiudeva, e poi riuscì a rifugiarsi nel mondo... beh, per una volta, dei sogni tranquilli.

>>spazio autrice<<
Ave popolo~
Perdonatemi se questo capitolo è un po' noioso, ma è di passaggio (but Namjin is coming, bitches).
*Il titolo dell'opera che gli studenti leggono è tradotto come "dal mare ai ragazzi" ed è parte di quello che si studia nella letteratura della Corea :3
Scusate come sempre per gli eventuali errori, ve se ama!
~Ely❤

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