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ʏᴏᴏɴɢɪ's ᴘᴏᴠ
Il vento freddo d'autunno non sorprese affatto Yoongi, che per la prima volta dopo un anno stava respirando la libertà. Sembrava quasi magico, forse piuttosto ironico, tornare alla vita di tutti i giorni. Qualsiasi poeta lo avrebbe definito come un passaggio ad una successiva e migliore era, l'inizio di un nuovo cammino o un mondo totalmente differente.
Lui, invece, la pensava a modo suo.
Solita gente, solita aria, solita merda.
A casa lo avrebbe aspettato solamente Holly, il suo cagnolino. Aveva chiesto al suo amico Seokjin di badare a lei, e per un anno intero Jin aveva portato all'animale cibo e acqua, con i soldi che Yoongi gli aveva lasciato prima di essere portato in cella per quell'enorme casino al quale voleva evitare di pensare.
Camminò lentamente, fino a quando non arrivò davanti al numero 43A di via Chu Yohan, dedicata proprio all'omonimo poeta vissuto nel 900.
Yoongi si chiese se per caso anch'egli fosse uno di quei romanticoni con mille fantasie su una vita perfetta.
"Holly!" esclamò, appena mise le chiavi nella toppa ed aprì la porta.
Un esserino puccioso e scodinzolante gli abbaiò contro, risultando tenero anzichè terribile come voleva apparire agli occhi del padroncino.
"Sta zitta, palla di pelo, sono tornato."
Il ragazzo si sedette sul vecchio divano di pelle ormai consumato, il cagnolino si mise esattamente accanto a lui, posando la testa sulle sue gambe per farsi fare le coccole dal padrone.
Il giovane sospirò, mentre con una mano gli accarezzava il pelo soffice e con l'altra controllava il cellulare che gli era stato sequestrato molto tempo prima: alcuni messaggi, qualche chiamata, in un anno.
Lui aveva pochi amici.
Seokjin-hyung, Jimin e nessun'altro.
Dopotutto, nessuno avrebbe voluto un amico come lui, giusto?
Dopo circa una decina di minuti di relax, Holly cominciò ad abbaiare insistentemente, ricordando al ragazzo che era per lui arrivata l'ora di mangiare.
Scrisse velocemente a Seokjin e Jimin che era tornato a casa, ricevendo immediatamente una risposta da entrambi.
Sorrise leggermente, andando verso la cucina per preparare quanto richiesto dell'animale.
Aprì una scatoletta di cibo per metterla nella ciotola e versò dell'acqua fresca in quella più grande, guardandosi intorno: Seokjin aveva pulito il suo piccolo appartamento, sembrava quasi un alloggio decente.
Aveva passato vari anni da solo, dai 12 in poi, fino a quando non aveva incontrato il suo hyung.
Seokjin lo ospitava, gli offriva qualcosa da mangiare e un posto dove lavarsi e cercare di studiare.
Poi, una volta trovato un lavoro stabile, il ragazzo aveva cominciato a guadagnare quel poco che bastava per comprare un appartamento alla periferia della città, e così aveva fatto.
Non avrebbe mai potuto sdebitarsi con Jin come meritava, per lui era già troppo lussuoso vivere così.
Era sempre stato un ragazzo povero, abbandonato a sè stesso: suo padre passava gli anni tra carcere, tribunale e prima di tutto questo, donne varie. Proprio da una di queste era nato lui; Min Yoongi.
Sua madre non l'aveva mai conosciuta, era una puttana come tante, era cresciuto con le sue sole forze, con l'aiuto di sua nonna paterna. Quest'ultima, morta al compimento del suo dodicesimo compleanno, era stata l'unica a prendersi cura di quello che allora era un ragazzino che non aveva paura della vita davanti a lui, prima che il biondo conoscesse Seokjin e Jimin.
A 19 anni si trovava a dover frequentare l'ultimo anno di liceo, in mezzo a degli stupidi ragazzini viziati e attaccati a ciò che avevano di materiale, senza una cazzo di idea di cosa potesse essere davvero ciò che veniva chiamato affrontare la vita.
Di nuovo, ringraziò quel santo ragazzo di Jin: gli aveva lasciato una quantità di alimenti che sarebbe bastat a per uno o anche due mesi, tempo più che sufficiente per trovare un nuovo lavoro. Aveva per fortuna anticipato l'affitto di tasca propria grazie ai risparmi, il tempo non gli mancava per mettersi in regola con i conti dei mesi successivi ed essere tranquillo.
Si preparò un toast, non aveva proprio fame, ma qualcosa di decente doveva metterlo nello stomaco, e si diede da fare: era troppo tempo che non cucinava uno che un anno prima era uno dei tanti cibi che amava di più.
Yoongi era cambiato molto in quei 365 giorni, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiedere a qualcuno come uscire da quel casino che aveva nella testa, mai lo avrebbe fatto.
Appena il toast fu pronto, spense il grill e lo farcì, sospirando: la fortuna sembrava girare dalla sua parte; visto e considerato che i libri scolastici erano gli stessi di quando aveva frequentato lui l'ultimo anno delle superiori, venendo bocciato per colpa di varie cose messe insieme.
Mangiò in fretta, aspettando gli assistenti sociali: dopo 19 cazzo di anni, qualcuno si era ricordato della sua misera esistenza.
Finalmente, qualcuno bussò alla porta del suo piccolo appartamento, in perfetto orario.
"Min Yoongi? Sono Heleen, assistente sociale. Posso entrare?"
Il ragazzo le aprì la porta, cercando di comportarsi in maniera educata.
"Buon pomeriggio, signora."
La donna portava i capelli raccolti in uno chignon, doveva avere l'età di suo padre o qualche anno di meno ed era tutto sommato una persona molto gentile e disponibile.
"Sono qui per guardare le condizioni dell'appartamento, mi sembra tutto pulito ed in ordine. So che ha già pagato in anticipo l'appartamento, i prossimi mesi d'affitto li pagheremo noi. Nessuno è stato d'aiuto quando ha avuto problemi con suo padre e sua nonna. Questo è quanto."
Yoongi annuì. "Grazie. Faccia pure un giro, se deve controllare."
Le stanze non erano molte, e la donna fece molto in fretta.
"Bellissimo pianoforte, signor Min. Ci rivedremo tra un mese, questo è il mio numero in caso di bisogno."
Yoongi salutò educatamente, e finalmente fu lasciato in pace.
Amava il silenzio.
Il silenzio di chi poteva rimanere da solo con i suoi pensieri senza farsi troppi problemi.
Il silenzio che sarebbe presto calato sulle strade di quel quartiere povero e malandato, dove le stelle si potevano vedere perchè nessun palazzo le copriva.
Il ragazzo si riposò un paio d'ore, e appena si svegliò decise di farsi una doccia, giusto per lavare via i brutti ricordi di quell'anno che era passato.
Chiuse gli occhi; lasciando che l'acqua bagnasse i suoi soffici capelli ed il suo corpo, sul quale spiccavano alcuni tatuaggi di diverse forme e dimensioni.
Sui polsi vi erano i lividi di manette varie, nel cuore la sofferenza ed il dolore che era stato costretto a subire in quel luogo orribile dove era stato.
Odiava, odiava tutti.
Le persone gli facevano schifo, la compassione era una falsità, le maschere che tutti portavano erano l'ombra della società bugiarda nella quale viveva.
Si chiese se anche nella sua nuova classe ci sarebbe stato qualcuno di falso, ne era decisamente curioso.
Uscì dalla doccia, asciugandosi con delicatezza utilizzando un asciugamano bianco, guardando il suo riflesso: pareva quasi un ragazzino innocente, con quel sorriso indosso.
Mise il pigiama; pronto per cucinare la cena più difficile della terra, ovvero del ramen istantaneo. Adorava i cibi già praticamente pronti, risparmiava un sacco di tempo ed era comunque soddisfatto.
Dopo aver preso un paio di bacchette, si accomodò sul divano, e accese la TV.
Solitamente a quell'ora trasmettevano qualche drama sentimentale, così ne scelse uno e lo guardò distrattamente, concentrandosi molto di più sul ramen.
"Dio, che roba." Pensò, quando la ragazza sullo schermo schiaffeggiò quello che aveva intuito essere il fidanzato. "Quanta delicatezza che ha quella signorina."
La puntata finì sul più bello, dopo un tentato omicidio del padre di lei al ragazzo, siccome apparteneva ad una famiglia rivale.
Spense la televisione, portando in cucina quanto aveva utilizzato durante la cena, mentre Holly lo seguiva: aveva bisogno di attenzioni dal padrone che era stato lontano da casa per così tanto tempo.
"Vuoi che suoni qualcosa, Holly? Fa troppo freddo per una passeggiata..."
L'animale sembrò contento, scodinzolava felice.
Yoongi si diresse nella sala dove teneva lo strumento, trovandolo pulito grazie a quell'anima santa rispondente al nome di Kim Seokjin.
Lo aprì, rivelando i tasti bianchi e neri così perfettamente simmetrici, quasi quanto la musica stessa.
Nonostante fosse fuori allenamento, la melodia riempì il piccolo appartamento, con Holly accucciato ai piedi del ragazzo.
Le sue dita si muovevano con eleganza sui tasti, gli occhi concentrati sullo spartito di una vecchia canzone che tanto amava: era di Beethoven, un pezzo molto nostalgico ma anche dolce.
Un susseguirsi di note accarezzò quella notte piena di stelle, la luna che pigramente s'alzava mostrandosi tra le costellazioni fece da cornice a quel quadretto quasi romantico coronato dal suono nostalgico.
Di un pianoforte.
Il pianoforte che era così caro a quel ragazzo, lo strumento che lo aveva aiutato a superare tante difficoltà.
Si addormentò così, su quel seggiolino parecchio scomodo ma tanto familiare, dopo aver chiuso il pianoforte per evitare di rovinarne i preziosi tasti color della neve.
Quando la luna finalmente si addormentò, il sole filtrò dalle tende, svegliando il giovane musicista.
Erano le sei in punto, la scuola sarebbe cominciata alle 8 ed aveva il tempo sufficiente per prepararsi con calma e fare colazione, oltre a portare fuori Holly, già perfettamente scattante per la giornata imminente.
Si alzò dal seggiolino stiracchiandosi, stranamente rilassato.
Holly cominciò subito ad abbaiare, per dargli il suo buongiorno.
"Ciao, Holly. Dammi il tempo di prepararmi e andiamo a fare un giretto, okay?"
Si vestì casual, con una tuta nera, il suo colore preferito, e mangiando una brioche alla crema uscì di casa, con Holly al guinzaglio.
L'animale voleva correre, ma quest'attività non rientrava in quelle che Min Yoongi riteneva 《mattutine》, ovvero: dormire, riposare gli occhi, fare riposini, perdersi tra le braccia di Morfeo ed arrivare tardi a scuola.
Il diciannovenne camminò lungo le strade di quella parte di Seoul, ancora addormentata.
Solo pochi negozi erano aperti, come il negozio dal quale sarebbe passato a ritirare la sua divisa.
Su di essa non vi era il nome, così aveva scelto di dare alla signora che vi lavorava un nome falso quando aveva chiamato; sapeva di essere conosciuto con una brutta fama.
Nessuno lo conosceva di vista, ma di nome e cognome certamente sì.
Il cielo era bellissimo, senza alcuna nuvola, la temperatura era mite per essere settembre: normalmente, il vento avrebbe scompigliato i suoi biondi capelli, ma così non fu.
Arrivato al parco, lasciò che l'animale si divertisse a rincorrere qualche farfalla, mentre lui scriveva.
Yoongi amava scrivere i suoi pensieri, teneva un diario da quando era piccolo.
Certo, ne aveva cambiati negli anni, perchè scriveva quasi ogni giorno.
Non era come quelli che lui riteneva stupidi poeti, era un realista che descriveva la realtà con pochi sentimenti e tanta verità.
Faceva male, era rude e graffiante, ma era proprio così che secondo lui doveva essere. Scrisse del suo anno passato in cella, di ciò che aveva subito, sentendo quel dolore quasi come la prima volta in cui era accaduto. Appena finì, accarezzò il quaderno di pelle nera che tanto amava, sentendo ancora il profumo di uva e menta che ne decorava la carta.
Lo stesso profumo che usava lui, apprezzava sentirsi okay quando usciva di casa, indipendentemente dal luogo nel quale era diretto.
"Holly, vieni qui, torniamo a casa!"
Dopo aver legato l'animale al guinzaglio attraverso il gancio nella pettorina, il ragazzo sistemò il diario nello zainetto che aveva con sè, e tornò verso casa.
Passò a ritirare la propria divisa e arrivò in appartamento verso le 7: perfettamente in orario.
Liberò il cane, che subito richiese del cibo, e dopo avergli dato tutto il necessario, pensò a se stesso: mise la divisa scolastica blu e si pettinò i capelli, mise nello zaino i libri e uscì di casa, dopo aver lasciato un bacino sulla testa ad Holly.
"Torno presto." Promise, chiudendo la porta dietro di sè e mettendo al loro posto le chiavi per non perderle.
L'autobus era in orario, sarebbe arrivato a scuola una ventina di minuti prima per parlare con il preside e confermare la sua presenza, per poi andare normalmente in classe come un alunno qualunque: in ogni caso, presto o tardi i compagni avrebbero scoperto la sua identità.
Si morse il labbro, insicuro.
Sperava in bene, ma era ora di trasformare il ragazzo tranquillo che era nel Min Yoongi che chiunque si sarebbe aspettato: freddo, riservato ed anche parecchio stronzo.
"Molto bene." Pensò. "Si comincia."
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