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ʜᴏsᴇᴏᴋ's ᴘᴏᴠ

Era passata una settimana, e Yoongi era stato dimesso il lunedì sera precedente.
A scuola, era sempre la stessa storia: tutti parlavano alle sue spalle, dicevano cose orribili su di lui, ricordando al biondo che suo padre era un assassino.
Ma... Yoongi semplicemente non era come suo padre, eppure sembrava così difficile da capire!
Il rosso non li sopportava più, avrebbe voluto prenderli tutti a pugni che i sacchi da box dovevano solo spostarsi e far spazio a quei cretini. Non era giusto ferire così qualcuno che non aveva fatto nulla di male, la colpa non era certo di Yoongi se suo padre era in carcere, nessuno può scegliere i propri genitori dopotutto, no?
Quella sera, una frase che il biondo aveva detto durante l'intervallo, fece scattare qualcosa nella testa di Hoseok.
Aveva paura che potesse fare qualche cazzata, aveva imparato a conoscerlo e sapeva che spesso Yoongi nascondeva nelle proprie frasi un secondo significato, più profondo, che solo pochi erano in grado di cogliere.
"Padre, posso uscire?" Domandò, dopo essersi infilato mascherina e abiti più pesanti.
"Se esci sta fuori tutta la notte, ho le mie donne che devono arrivare e non voglio che tu torni mentre me le faccio."
"Va bene padre, a domani allora."
Una volta ottenuto il permesso, uscì da casa: sapeva esattamente dove trovarlo.
Il palazzo più alto della città era deserto, eccetto per una persona.

"Che cazzo succede, hyung?!"
Yoongi gli sorrise, come un acrobata su un filo.
Era una notte piuttosto fredda, ed Hoseok percepì il vento alle proprie spalle nonostante gli abiti pesanti.
"Hyung ti prego, non farlo!" Urlò, andando verso il biondino.
"Cosa non dovrei fare? Mi sto solo suicidando. Sto solo mettendo una fine alla vita che mi ha sorriso in faccia come sorride chi sta per sparare al nemico. Mi hanno ferito in ogni modo, sto solo allenando me stesso a farlo da me, così da causarmi meno dolore. Hai un tempismo di merda, Jung Hoseok."
"Perché?" Il cuore di Hoseok stava battendo forse quanto più velocemente possibile per un essere umano.
"Non mi merito questa cazzo di vita! Sono stanco che mi facciano sentire come mio padre, che mi feriscano, almeno la smetteranno!" Replicò Yoongi, aprendo le braccia per sentire un po' di aria fresca prima del salto che voleva compiere.
Era l'ultimo piano, il tetto, da lì si vedeva l'intera Seoul.
"Yoongi per favore, te lo chiedo per favore, non lasciarti cadere giù." Il rosso tremava. Era corso lì come un cretino, andando il più veloce possibile per salvare la vita di Yoongi.
"Come può uno come te dirmi cosa devo fare?! Non ti senti idiota in questo momento, a parlarmi così? Sono un adulto e posso decidere per me stesso, Jung Hoseok."
"Posso essere stupido, idiota, ragazzino o come vorrai chiamarmi la prossima volta. Ma... se non ti salverai, chi mi chiamerà così? Chi mi guarderà dicendo cose negative per farmi incazzare? Chi mi starà accanto nei momenti belli e nei momenti orribili, chi guarirà le mie ferite interne ed esterne? Ti conosco, Min Yoongi, mi menti sempre, come hai fatto oggi e come quando avevi smesso di mangiare, dicendo che stavi bene."
Yoongi sospirò. "Eri tu quello che diceva bugie a tutti, e che a volte continua a farlo... sei un idiota ma ti voglio bene, però per favore non cercare di salvare una persona che non merita le tue attenzioni e questa vita."
"Magari sono idiota, Yoongi-hyung. Ma dovresti davvero guardare nel profondo del tuo cuore. Sei sicuro della tua decisione? Non sei la persona cattiva della quale tutti parlano..."
Il maggiore ci pensò per circa due minuti, e poi urlò un "No... no, voglio tornare indietro!" E cominciò a tremare, rischiava seriamente di cadere. Hoseok camminò verso di lui. "Prendi la mia mano, hyung."
"Ho così paura, c'è dell'acqua qui. L'ho... versata, sperando di scivolare e cadere in caso la mia coscienza me lo avesse impedito."
"Non cadrai. Fidati di me. Ti tirerò via dal bordo del tetto anche se dovesse costarmi ogni briciolo di energia." Disse Hoseok, apparentemente calmo. Prese la mano di Yoongi, e fece un piccolo passo.
Un altro.
Tre passi.
"Adesso tirerò un poco, okay? Cerca di mettere un piede qui, piano. Non guardare indietro."
Yoongi seguì le istruzioni, con calma. "Perfetto. Ora l'altro piede. Devi solo... sì, esattamente così. Sei salvo."
Il biondo abbracciò l'altro, praticamente gli cadde addosso per la spinta che aveva preso scendendo e tremava, senza controllo.
"H-Ho davvero messo a rischio la mia vita?"
Hoseok disse solo poche parole. "Non piangere."
"Chi sta piangendo? Min Yoongi non piange mai."
Il rosso ridacchiò. "Magari ora sì, mh?"
Yoongi posò la testa sul petto di Hoseok, cercando protezione in quel contatto.
"I miei occhi stanno sudando. Ma... perchè mi hai salvato?"
Hoseok lo strinse forte a sè. "Perchè sei una persona bellissima, ma gli altri non sono capaci di vederlo. So che non volevi ferirmi con quelle parole, ho ragione?"
Yoongi si era calmato un pochino. "Hai sempre ragione, Jung Hoseok."
Il minore lo fece alzare e lo prese tra le braccia, portandolo al sicuro fino all'autobus per andare a casa del maggiore. "Mio padre mi ha dato il permesso di starmene fuori per i cazzi miei, ha le sue donne e non vuole che rientri." Spiegò. "Quindi mi autoinviterò da te e mi prenderò cura della tua felicità. È vietato lamentarsi, Yoongi, okay?"
Ancora tenendolo come un sacco di patate in forma di ragazzo swag, salì le scale, aprì la porta e lo fece stendere sul letto. "Tremi per il freddo, lo sai? Avresti potuto prenderti un raffreddore." Mormorò, constatando che per fortuna non aveva febbre.
"Hoseok... non so cosa mi sia preso, come mai sei venuto sul tetto questa sera?"
Il minore sorrise dolcemente. "Oggi a scuola, avevi detto che avresti voluto vedere le stelle cadenti dal punto più alto della città. Per curiosità ho guardato su internet, e ho visto che non era prevista nessuna stella cadente... volevi esserlo tu, o sbaglio?"
Yoongi portò le mani davanti a quel suo viso pallido e delicato, la pelle come porcellana, le mani talmente chiare da riuscire a notare ogni singola vena... erano bellissime, anche se qualcuno avrebbe potuto pensare al contrario. Gli ricordava la luna, bella e misteriosa, con le sue piccole fragilità che in essa erano i crateri, mentre il ragazzo davanti a lui le teneva strette dentro di sè.
Il ragazzo della luna restò per cinque minuti buoni a buttare fuori quelle fragilità, piangeva come un bambino, e Hoseok che in quel momento si sentiva un po' il sole, lo tenne stretto a sè.
Passava le mani calde tra quei capelli chiari, ammirandone altresì i riflessi che il cielo notturno dava loro. Yoongi smise di piangere, senza però accennare a spostarsi da quel contatto, sapeva come si sentiva.
C'erano volte in cui uno dei due diventava la casa dell'altro, e volte in cui entrambi si sentivano così. Le loro vite erano complicate, le loro storie si intrecciavano in un modo che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Quando erano insieme, il sole e la luna, si sentivano più forti. Le lacrime di Yoongi diventavano stelle, le ferite di Hoseok raggi di sole.
"Sei più tranquillo?" Chiese il rosso, togliendo le mani dai capelli biondi.
"Mmh, sì. Grazie, Hobi. Però sono stanco, e ho ancora freddo."
Il minore lo coprì bene con tre strati di coperte, perchè stesse al caldo.
Il più grande si addormentò appena posata la testa sul cuscino, e Hoseok si autoinvitò in quel letto così grande per una persona sola.
Le lenzuola avevano lo stesso delicato profumo di menta del proprietario di quella casa, e vi si addormentò tranquillo, senza alcun incubo, anzi: sognò un piccolo ragazzo della luna, era piccolo. Stava giocando a basket... era lui, il bambino che aveva incoraggiato anni e anni prima, lo stesso bambino a cui aveva mostrato il suo sorriso a cuore.

"Buongiorno, hyung." Lo salutò, appena vide il maggiore stiracchiarsi come un gatto.
"Che ore sono?"
"Quasi le sette e mezza. Namjoon sta venendo qui con la mia roba, gli ho chiesto di passare a casa mia. Papà non gli farà niente, lo conosce."
I due fecero colazione con del semplice riso bianco e un enorme bicchiere di latte alla fragola, per poi dividersi: Hoseok andò in bagno a pettinarsi i capelli e fare ciò che doveva, mentre Yoongi nella sua camera per vestirsi.
Lo aveva visto ancora scosso da quello che era successo la notte prima, e non voleva forzarlo a parlarne.
Stare accanto allo hyung ormai non era più qualcosa di insopportabile per il suo 《potere》, era successo proprio come gli aveva spiegato Jimin, si era abituato ad un'anima così particolare come quella del maggiore.
Dopo aver salutato anche un puntualissimo Namjoon, Hoseok si vestì velocemente, e una volta che tutti e tre ebbero preso quanto necessario per la giornata, uscirono.
"E così, continuano a romperti il cazzo." Sospirò Namjoon, mentre andavano verso le aule.
"Già. E non avete idea di quanto faccia male." Yoongi era davvero, davvero giù di morale.
"Certo che potrebbero anche smetterla, cosa ci guadagnano? Si sentono persone migliori?"
"Non saprei, Hobi..."

Quel pomeriggio, Hoseok aveva deciso di essere un buon amico.
Aveva preso l'autobus, arrivando fino al locale in cui lavorava il menta: il turno finiva alle 15, teoricamente.
"Hoseok!" Sorrise, vedendolo.
"Ciao, hyung. Hai già pranzato?"
Il maggiore annuì, spiegando di aver mangiato un panino enorme come pranzo, durante la breve pausa.
"Ti va di uscire?"
"Mh? Uscire? Mi stai chiedendo un appuntamento o cosa?"
"Andiamo a divertirci, oggi apre il Luna Park, lo hanno rinnovato e sarà tutto gratuito, dai hyung!"

"Cosa vuoi fare?" Chiese Hoseok, indicando le tante attrazioni presenti.
"Mmmh il tunnel del terrore." Scelse Yoongi, ridacchiando. Era una giostra spaventosa secondo il rosso, per persone dai 16 anni in sù, e probabilmente si sarebbe spaventato moltissimo.
E infatti, fece tutto il viaggio su quella specie di trenino aggrappato al braccio dello hyung, guadagnandosi le sue prese in giro per tutto il tragitto.
Per fortuna avevano deciso per fare solo un giro, e non avrebbe dovuto spaventarsi più.
"Ci sono i tappeti elastici!" Esclamò Yoongi, al settimo cielo. "Facciamo quelli?"
Hoseok annuì, voleva renderlo felice.
Era uno di quei giorni in cui Hoseok sentiva il buio dentro, ma fuori il sole splendeva e non voleva rovinare tutto. Non voleva rovinare nemmeno l'umore di Yoongi, e quella piccola bugia sull'essere felice se la poteva permettere.
Per la verità, qualche volta il suo gummy smile cercava di trovare la luce in quel buio che attanagliava il minore, ma forse lo stesso Yoongi non ne era consapevole.
Finito il tappeto elastico, i due salirono sulla ruota panoramica.
Hoseok aveva leggermente paura che cadesse, ma il maggiore lo aveva rassicurato almeno una decina di volte.
"Ci sono io qui, cosa vuoi che ti accada? Non cadrà." Aveva detto. "Vedrai."
E infatti non cadde, Yoongi era stato gentile a tenergli la mano per rassicurarlo, lo aveva fatto anche quando la ruota si era alzata solo di poco.
"Però, paura di cadere o meno guarda." Yoongi gli sollevò il viso. "Da qui si vede gran parte della città."
Il rosso spalancò gli occhi. "Wow... è stupendo."
"Ti piace? Hai avuto un'idea fantastica a portarmi qui, almeno mi tolgo dalla mente tutti i pensieri che continuano a torturarmi anche mentre dormo. In più, davvero sono felice in questo momento, Hobi."
Il rosso sorrise. "Lo sono anche io." Ed era vero, perchè in quel nero si era fatto uno spiraglio di luce, non tremolante nè incerta, come la pelle d'oca quando partono le note della canzone che si preferisce.
Nel caso di Hoseok, in quel periodo ne ascoltava spesso una, Angel with a Shotgun, la amava.
In qualche modo, si sentiva rapito da quella voce e da quella musica.
La stava sentendo nelle cuffiette assieme a Yoongi, che gli teneva ancora la mano stretta-come a non volerlo lasciar andare-e con quel sottofondo giravano insieme per il parco, in una specie di strana ed intricata danza di passi che solo il cielo sapeva dove li avrebbe portati, su quale giostra sarebbero saliti la prossima volta, ma una cosa era certa: entrambi erano intenzionati a non lasciare quel contatto tra loro, sigillato dalle loro mani unite.

Fanart ispirata al capitolo, fatta dalla bravissima YunkiMintz (Check out her profile& wonderful stories)

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