✿chαptєr twєntчfσur✿
ʜᴏsᴇᴏᴋ's ᴘᴏᴠ
La tomba della signora Jung era ancora in buono stato nonostante gli anni e le intemperie, e sembrava avere impresso lo stesso dolore in quelle lettere, dolore che Hoseok aveva fisso nel suo cuore come un chiodo. Il grigio freddo della lapide era decorato dal nome, cognome e date di nascita e morte, oltre alla foto: era una vecchia fotografia di sua madre nella quale sorrideva all'obiettivo, come a immortalare quel momento per sempre.
Già, immortalare. Rendere immortale qualcosa attraverso lo scatto di una macchina, in pochi secondi essere in grado di vivere un'intera vita.
Il ragazzo cambiò l'acqua del vaso, mettendo il nuovo mazzo di fiori, ovvero dei girasoli. Sua madre li amava, sapeva che le sarebbero piaciuti.
"Sai, mamma, mi manchi tanto." Mormorò, accarezzando quella fotografia. "Ho incontrato delle persone molto speciali, ti sarebbero piaciute. Il primo è un alieno adorabile, poi c'è un ragazzo con il nostro stesso potere, una vecchia conoscenza molto Handsome e... e lui, Yoongi-hyung. Sai, è il figlio di chi sai tu, ma eomma, io non lo odio come fanno tanti. Lui non è come il suo papà, lui è Min Yoongi e basta. Mamma... papà mi fa male, mi fa malissimo, e a volte penso a come sarebbe bello stare ancora una volta tra le tue braccia."
Senza pensare a nulla, chiuse gli occhi e cominciò a cantare a bassa voce.
Per telefono
Potevo sentire chiaramente
la voce di mia madre
Ciò che ricordo
La forza di mia madre,
a quel tempo, è stata
come una palla demolitrice per me
Davvero
Ero determinato ad aver successo
Con quella sola promessa
Sono diventato il figlio che sono adesso
Voleva un gran bene a quella donna, davvero molto.
Ehi mamma
Ora puoi contare su di me,
sarò sempre al tuo fianco
Ehi mamma
Perché ti sei data a me
incondizionatamente
Perché sei stata il mio supporto
Ehi mamma
Ora puoi credere in tuo figlio,
ora puoi sorridere
Ehi mamma
Ehi mamma
Ehi mamma
Mi dispiace mamma
Ora conosco una grazia pari
a quella dei cieli, mamma
Ora sua madre era lassù, nella grazia dei cieli, e probabile lo stava osservando.
"Ti manca molto?" Era Yoongi, che si avvicinò a lui: non si aspettava certo di trovarlo lì, quel pomeriggio di fine ottobre.
"La mia mamma è stata il mio sostegno. Colei che mi ha convinto a danzare... sai, se le ferite non mi facessero così male ballerei per ore ed ore, come un tempo. È stata lei ad assecondare e incoraggiare i miei sogni nonostante mio padre non fosse sempre d'accordo."
Yoongi gli rivolse un sorriso gentile. "Ti piace danzare?"
Lui annuì.
"Credo di conoscere il posto perfetto per te, allora."
Dopo una breve telefonata, accompagnò Hoseok in una struttura non troppo lontana.
"Questa è l'accademia di danza della zia di Jimin. Su, vai negli spogliatoi, Chim ti ha preparato dei vestiti che puoi indossare."
Il ragazzo non poteva crederci: lui, poteva davvero danzare di nuovo? Sarebbe stato all'altezza di studenti di un'accademia?
"Hyung!" Jimin corse ad abbracciarlo.
"Ciao, Jiminie. Sei sicuro che io possa stare qui?"
"Il sabato non ci sono lezioni, hyung. Ogni tanto zia mi lascia le chiavi per permettermi di ballare un po', vieni."
Yoongi li osservava, in un angolo.
"Hobi, mi fai vedere come balli?"
Il giovane sospirò. "Senza base?"
"Yoooooongi-hyung! Ci serve una base, subitissimo!"
Il rosso vide l'amico alzarsi e sedersi sullo sgabello del pianoforte che era nella sala, sembrava quasi riluttante nel farlo, ma non si fece molti problemi.
"Cosa volete che suoni?"
Jimin guardò Hoseok, in cerca di una risposta. "Non sono molto bravo con la danza classica troppo calma, hyung. Puoi suonare qualcosa di molto molto molto carico? Tipo... che so, la cavalcata delle valchirie."
Si preparò con un po' di riscaldamento, e poi iniziò a seguire la musica.
Non pensò a ciò che faceva, lasciò libero il suo corpo di esprimersi, facendo quei movimenti che per tanto tempo aveva tenuto dentro la sua anima per paura del giudizio del padre. Nonostante fossero passati anni, sembrava che il suo corpo non avesse disimparato ciò che aveva appreso, e gli sembrò di essere fluido e preciso con i movimenti, fino a quando la musica finì.
Vide Jimin parecchio stupito, mentre l'espressione di Yoongi era totalmente incomprensibile.
Spaventato dai possibili giudizi, si sedette a terra e fissò il pavimento come se fosse la cosa più interessante del mondo. Perchè aveva accettato?
"Hyung, sei davvero bravo." Commentò il più piccolo dei tre, avvicinandosi.
Hoseok però era perso nei ricordi, i ricordi di quando danzava di fronte a sua madre. "Chissà se a mamma sarebbe piaciuto..."
Anche Yoongi arrivò accanto a lui, accarezzandogli i capelli. "Certo che le sarebbe piaciuto, Hobi. Hai la danza nelle vene, lo sai?"
Hoseok non riuscì a rispondere, rimanendo in silenzio con i pensieri che gli davano tanta nostalgia.
"Hoseok-hyung, va tutto bene?"
Il rosso scosse la testa, alzandosi di scatto e uscendo dalla palestra.
Voleva andarsene da quel luogo, scappare dai ricordi del passato.
Non riusciva a restare lì ancora, era troppo forte la voglia di mandare tutto all'aria, più forte di lui.
Ignorò i richiami degli amici, quando prese i vestiti velocemente e uscì dalla porta della struttura per rimanere solo.
Una volta fuori, si sentì davvero idiota.
Arrivato a casa, trovò suo padre, era furioso: "dove sei stato, ragazzino?!"
"A scuola. Ho dato una mano al mio amico Jimin con i compiti."
"Non mi hai avvisato! Come faccio senza le sigarette, eh?"
Gli arrivò un calcio nella schiena, che lo fece cadere sul pavimento. "P-perdonami, te le vado a prendere subito."
"Puttana, ci sono andato io. Ora vattene in camera e non farti più vedere, hai capito?!"
Annuì, correndo nella sua stanza.
Sul cellulare aveva chiamate perse sia di Yoongi-hyung che di Jimin, ma non era dell'umore... eppure, quando quella chiamata da parte del maggiore arrivò, non poté far nulla per evitare che il suo dito finisse accidentalmente sullo schermo per rispondere.
"P-pronto?"
"Hoseok! Dio, per fortuna hai risposto, come stai? Sei a casa? Tuo padre è arrabbiato con te?"
Anzichè essere incazzato per il suo comportamento, Yoongi era preoccupato per lui.
"H-hyung mi dispiace, mi dispiace t-tanto... i-io non volevo comportarmi così."
Il maggiore lo rassicurò con tono tranquillo, spiegando che aveva compreso il motivo della sua fuga, e che anche Jimin lo aveva capito. Hoseok confessò che cosa era capitato con suo padre, e poté chiaramente sentire un "Io quello lo ammazzo." In sottofondo, da parte del ragazzo più giovane.
I due si raccomandarono di prendersi cura di ferite e lividi come al solito, poi Hoseok fu costretto a salutarli.
Il giorno dopo (una volta portate le sigarette al padre) Hoseok mise piede nella sala da ballo 1A: lo stabile era aperto al pubblico, e in quel momento non tenevano lezioni lì. A scuola, Jimin gli aveva dato un pass, e il ragazzo aveva deciso che quel giorno si sarebbe sfogato con la danza.
Aveva portato un vecchio CD di sua madre, e appena fece partire la traccia audio riscoprì ancora una volta il potere emotivo e curativo del ballo.
"Riesci sempre a trasmettere tante emozioni, hyung." Jimin lo raggiunse mentre stava provando per la quindicesima volta, o qualcosa del genere, una sequenza di passi e salti abbastanza difficile: non era mai soddisfatto, ma era fatto cosi.
"Ti ringrazio, Jimin." Hoseok si asciugò il sudore dalla fronte, bevendo dalla bottiglietta che l'amico gli aveva portato.
"Perchè non togli il secondo salto e fai qualcosa di più semplice? Rischi di farti male se atterri in quella maniera..." il ragazzo dai capelli arancioni gli spiegò cosa intendeva.
"Tipo... questa sequenza?" Tentò Hoseok, mostrando all'amico la prima cosa che gli era venuta in mente.
"Sì, perchè no!" Jimin sembrava soddisfatto. "Uhm... Hobi-hyung, posso chiederti per te cosa rappresenta il ballo?"
Hoseok annuì, e si sedette sul parquet assieme all'amico, per raccontare le sue emozioni.
"Mi sono sempre sentito molto libero quando i miei piedi toccavano il pavimento della sala da ballo. Anche da piccolo, era il mio momento speciale. Davanti e dietro alla X fatta con il nastro bianco su quel suolo di legno, i miei passi andavano e tutt'ora vanno a ritmo con il mio battito cardiaco. È come... se il mio cuore si sincronizzasse con la musica, con il tempo. Mi piace chiudere gli occhi e lasciare che ogni molecola del mio corpo si muova seguendo l'istinto quando faccio freestyle, mentre con le coreografie desidero sempre che sia tutto perfetto. Però, tralasciando la perfezione e la scolasticità del ballo, penso che per me sia davvero come respirare la libertà. Sai, mi scordo di mio padre, della morte di mia madre... le mie ferite smettono di fare male, riesco a sorridere incondizionatamente. Volo, Jimin, volo via da tutti i casini. Era da tanto tempo che non volavo così."
Il minore sembrava colpito dalle sue parole.
"Wow... credo di comprendere. Penso che ballo dovrebbe essere sinonimo di libertà per tutti. E sai, credo anche che tu debba rilassarti, se fai qualche errore non ti giudica nessuno. Di cos'hai paura?"
Il rosso sospirò. "Non avendo talento in nient'altro, punto alla perfezione."
"Trascuri il divertimento, hyung!"
"M-ma devo essere p-perfetto..."
Jimin gli prese le mani. "Hobi, che sentimento voleva che provassi, la tua mamma?"
Il maggiore si asciugò le lacrime bastarde che si erano permesse di rigare il suo viso. "Felicità." Mormorò.
Il più piccolo lo strinse forte a sè. "Ecco, appunto. Sii libero come dici, non pensare a ciò che fai. Solo se sarai libero di ballare seguendo il cuore, sarai felice."
Dopo quella conversazione assai filosofica (e una doccia per Hobi), Jimin invitò l'amico a bere e mangiare qualcosa al bar dell'accademia.
"Pensavo fosse riservato agli studenti."
"Hyung, è un'accademia pomeridiana, e tengono anche corsi normali per puro divertimento, non competitivi. Inoltre, si possono utilizzare alcune sale come hai visto, questo posto è immenso. In più, sei mio amico, quindi non pagheremo proprio nulla in quanto sono il nipote della proprietaria. Cosa vuoi mangiare?"
Mentre mangiavano i loro panini al prosciutto e formaggio, discutevano di scuola e di relazioni.
"E così, Jungkook ti ha dato un anello, eh? Avete ufficializzato le cose per bene."
Jimin arrossì. "Beh, insomma, ecco..."
"Awww, sei diventato tutto rosso! Sembri un pomodorino, ChimChim."
I due ebbero un fraterno battibecco, ridendo come due cretini e per poco non si colpirono a fette di prosciutto in faccia.
"Sei quasi caduto dalla sedia, Jimin. Sei un ballerino, dovresti avere equilibrio."
"Sai cosa, hyung? Ti meriti un pezzo di formaggio su per il culo..."
"Non sono io quello che lo prende nel culo da un conig- ahia!"
I due attirarono l'attenzione di altri tre ragazzini seduti poco lontano, ma decisero di fregarsene: potevano benissimo farsi gli affari loro, no?
"E comunque, hyung, prima o poi capiterà anche a te di avere una relazione, sai?"
"E con chi?"
"Io mi sono fatto un'idea, ma non voglio spoilerare il tuo possibile futuro."
Il giorno dopo, Hoseok e Yoongi stavano girando per i corridoi della scuola, chiacchierando come vecchie suocere. Mentre, libri alla mano, cercavano l'aula di arte, sentirono qualcuno parlare a sproposito.
"Oh oh, il figlio di quel criminale si è fatto un amico da squartare." Stava dicendo un ragazzo poco più piccolo di loro.
"Povero tesoro, ma lo sa che il cannibalismo è vietato?"
"Probabilmente no, non lo trovi ridicolo? Guarda come si veste, mi stupisce che non ci sia sangue sui vestiti..."
Hoseok sospirò. "Non ascoltare ciò che dicono." Consigliò all'amico, preoccupato.
"V-va bene..." Yoongi tenne lo sguardo basso, fino alla classe di arte, ed il rosso che a parte le solite occhiatacce nessuno dicesse nulla.
Che diritto avevano, di ferire in quel modo un ragazzo che per colpa di suo padre veniva considerato a sua volta un criminale? Avrebbero dovuto capirlo anche quelle persone, ma per farle ragionare ci sarebbe voluta una bella padellata (o due) in testa a ciascuno.
"Perchè tutte a lui?" Si chiese, tirando fuori la matita: avrebbero fatto una natura morta, una vera noia.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top