✿chαptєr thírtytwσ✿ฺ
ʜᴏsᴇᴏᴋ's ᴘᴏᴠ
Hoseok stava malissimo, in quel periodo.
Faceva fatica a camminare a causa delle vertigini, e cercava di passare più tempo possibile a letto cercando di combattere il mal di testa dormendo più del solito.
I suoi sogni erano costellati da persone che non ricordava-eccetto per quel ragazzo di nome Yoongi che era andato a trovarlo. C'erano un ragazzo dal sorriso rettangolare, uno dalla risata particolare, uno il cui sorriso gli ricordava un coniglio sempre appiccicato ad un ragazzo iperattivo che possedeva un cane. Poi, uno che sembrava più grande di tutti loro, nei suoi sogni aveva sempre attorno del cibo, e un ragazzo con le fossette. Il ragazzo fossettoso doveva essere lo stesso bambino che vedeva durante alcuni dei suoi altri, diversi sogni, il bambino con le ginocchia perennemente sbucciate e super intelligente.
"Ciao, Hoseok." Un ragazzo dai capelli viola tendenti al blu entrò nella sua stanza.
"Perdona la domanda, chi sei? Mi sembra di averti già visto... credo nei miei sogni, sei il ragazzo con le fossette vero?"
Il giovane gli sorrise dimostrando che aveva ragione, ma si vedeva che stava trattenendo le lacrime come facevano tutti: lui non ricordava, e questo faceva male.
"Mi chiamo Kim Namjoon, mi dispiace non essere passato prima, ma mi faceva troppo male vederti così. Io e te abbiamo la stessa età, siamo migliori amici fin da bambini, anche se tu probabilmente non mi consideri più tale siccome non ricordi nulla di me."
Hoseok lo invitò vicino a lui. "Il dottore dice che presto ricorderò, sinceramente non vedo l'ora di poter riavere il mio passato indietro, voglio ricordare. Mi dispiace che tu ci stia male, la tua anima sembra distrutta ma sincera."
Namjoon annuì. "Lo è. Tu hai sempre avuto la capacità di guardare nelle anime altrui, anche se non potevi dirlo in giro a molta gente. Anche la tua mamma ne era capace."
Hoseok guardò in basso. "Mi hanno detto che la mia mamma è morta."
Namjoon gli prese la mano. "È successo quando eri più piccolo, Hope. Hai sempre voluto tanto bene a tua madre, sono sicuro che ora lei ti sta guardando ed è fiera di te."
Il rosso annuì, e sentendosi male dovette correre in bagno, lasciando Namjoon sorpreso.
Erano ormai giorni che vomito, nausea, mal di testa e sonno lo rendevano prigioniero; ma i medici gli avevano detto che era normale a causa del trauma al cervello, ma presto sarebbe passato tutto quel casino.
Sentì qualcuno accarezzargli la schiena mentre rigettava per aiutarlo a calmarsi: era proprio Namjoon, che lo aiutò ad alzarsi fino al lavandino, dove si lavò il viso ed i denti mentre l'altro lo sorreggeva per sicurezza.
"Grazie mille." Sussurrò, tornando a letto.
"Non devi nemmeno ringraziare. Ti è passata la nausea ora? Come ti senti?"
Il rosso chiuse gli occhi. "Ho solo male alla testa, non preoccuparti. Sono effetti della commozione celebrale... passerà."
Il ragazzo lo coprì per bene. "Lo spero tanto sai? Mi manchi, io davvero... è così doloroso, non vedo l'ora che tu possa ricordare, ora sorridi solo per convenienza siccome non ricordi e-" il ragazzo si bloccò, sembrava star cercando di non piangere, tratteneva i singhiozzi e la voce gli tremava.
Hoseok aprì gli occhi passandogli un fazzoletto.
"Riesco a percepire un sentimento positivo verso di te, una specie di fiducia... cioè, so che tu rappresenti qualcuno di importante, in qualche modo lo sento."
Namjoon si asciugò le lacrime. "Questo mi rassicura un po'."
"Comunque ogni tanto sei nei miei sogni, anche da piccolo, ci siamo io e te da bambini. Credo che siano ricordi, più che sogni. Ci sei anche da grande insieme ad altri ragazzi, ed assieme ad un ragazzo dai capelli biondi che è venuto a trovarmi, Yoongi."
Namjoon annuì. "Sono certamente ricordi, come ti ho detto siamo amici d'infanzia. Senti, hai idea del perchè tu sia ricoverato? Ti hanno detto qualcosa?"
Il rosso scosse la testa. "Dovrei saperlo?"
Il viola ci pensò un momento. "Forse potrebbe prepararti ai ricordi. È doloroso..."
Hoseok annuì. "Se hai il permesso dei medici, va bene."
Namjoon sorrise tristemente. "Mi hanno chiesto loro di farlo, siccome io e te siamo amici da sempre. Diciamo che è una specie di aiuto psicologico, sai tutti i ricordi in una volta potrebbero devastarti e confonderti."
Hoseok annuì, preparandosi al peggio. "Dimmi."
Namjoon fece un respiro profondo. "Come già sai, la tua mamma è morta quando eri piccolo, vivevi solo con tuo padre. Ecco, lui da quando tua madre è morta aveva bisogno di sfogarsi per modo di dire, e ha iniziato a ospitare prostitute. Spendeva tutti i suoi soldi in alcool, a volte droga e sigarette, non pensava a te. Ha iniziato a..." il viola si fermò per un attimo. "Ha iniziato a usarti come oggetto di sfogo, ti picchiava, Hoseok." Disse piano Namjoon, come spaventato da una sua possibile reazione.
Il rosso si morse il labbro, non seppe perchè ma iniziò a sentire dolore in tutto il corpo. "E p-poi?"
"In seguito ad una brutta cosa che coinvolgeva il figlio del responsabile della morte della tua mamma, tuo padre si è sfogato su di te. Tu volevi proteggere questa persona, lui con suo padre non centrava nulla, e così l'uomo che chiamavi padre ti ha fatto talmente male da averti praticamente ucciso. La persona che volevi proteggere ti ha rianimato, e così sei finito in ospedale."
Il rosso iniziò a piangere, tremava come una foglia. "M-mio padre ha fatto questo?"
Namjoon lo abbracciò dolcemente, come avrebbe fatto un buon genitore, forse come avrebbe fatto sua mamma.
"Ora il tuo papà sta aspettando di ricevere una sentenza dal tribunale, Hoseok. Non ti toccherà mai più."
Non riusciva a calmarsi, davvero l'uomo che l'aveva cresciuto gli aveva fatto del male? Aveva tentato di ucciderlo per aver difeso una persona?
I singhiozzi si fecero sempre più forti, faticava a respirare e sentì Namjoon suonare il campanello per i dottori.
Lo fecero calmare con un'iniezione di non sapeva bene cosa, attaccandolo ad un respiratore manuale per un po' finchè non riprese a respirare regolarmente.
"Mi dispiace, Hobi..." si scusò il ragazzo fossettoso, con gli occhi lucidi. "Ma i medici me lo hanno chiesto, perchè non fossero troppo pesanti tutti quei ricordi in una volta."
Scosse la testa, prendendo la mano dell'amico. "Non ti preoccupare, non è colpa tua. Ora mi riposo un po' almeno fino a pranzo, ti ringrazio Namjoon, sarò più pronto per quando mi torneranno i ricordi, come mi hai spiegato tu. Tornerai a trovarmi?"
Il ragazzo annuì. "Ma certo. Buon riposo, allora, mi raccomando mangia okay?"
Hoseok annuì, cercando di riposare, cosa che gli venne facile visto il tranquillante che gli avevano somministrato per calmarlo poco prima.
Nel pomeriggio, dopo pranzo, vennero a trovarlo altri ragazzi, che si presentarono immediatamente a lui: Kim Seokjin, suo hyung, e tre ragazzi più piccoli di lui; Kim Taehyung, Park Jimin e Jeon Jungkook.
Anche loro erano stati nei suoi sogni, li riconobbe da questo.
"Abbiamo saputo che hai avuto un attacco di panico davvero terribile..." spiegò Seokjin. "Non riuscivi a respirare, vero?"
Hoseok annuì. "Purtroppo sì, ma i dottori dicono che sono i traumi che ti portano a stare così con delle reazioni amplificate per le cose molto dolorose, soprattutto se sono legate al trauma. Siete venuti a raccontarmi qualcosa anche voi?"
Jungkook scosse la testa. "Siamo qui per salutarti, hyung. Sai, manchi molto a tutti noi, ma se non ricordi probabilmente noi non ti manchiamo." Hoseok scosse la testa. "Mi manca ricordarvi. Sono geloso del fatto che il mondo ricordi... sono arrabbiato, mio padre è stato un bastardo, il ragazzo di nome Namjoon mi ha raccontato perché sono finito qui."
Jimin annuì. "Lo sappiamo, Nam ci ha spiegato tutto. È stato brutto, immagino, saperlo in questo modo quando già stai male fisicamente..."
"Ed emotivamente, deve essere una barba non ricordare." Aggiunse il castano, che notò aveva una mano stretta in quella del biondino da quando erano entrati.
"Posso chiederti una cosa, Jungkook?" Domandò, sperando di aver indovinato il nome.
Il giovane dal sorriso da coniglio annuì. "Certo, hyung, dimmi pure."
"State insieme? Tu e Jimin, dico. Vi state tenendo per mano da quando siete entrati..."
Jimin arrossì, stessa cosa Jungkook mentre arrossiva, facendo ridere tutti i presenti nella stanza. Okay, la risata di Seokjin-hyung era davvero contagiosa, somigliava al rumore delle finestre quando venivano pulite.
"Non sai che parto far capire loro che ricambiavano l'uno i sentimenti dell'altro." Sospirò Taehyung, aumentando l'allegria nella stanza.
Un'infermiera entrò nella stanza, proprio in quel momento. "Signorino Jung, c'è una visita per lei." Spiegò. "I suoi amici possono farmi il favore di uscire? È davvero importante."
I quattro salutarono, promettendo di tornare, mentre un uomo metteva piede nella stanza.
Hoseok impallidì: era forse suo padre? Si ranicchiò con la testa sulle ginocchia, queste ultime contro il petto, aveva paura dopo il discorso di Namjoon.
"Hoseok, sta tranquillo." L'uomo gli sorrise dolcemente. "Mi chiamo Jung Jaesung. Sono tuo zio paterno... possiamo parlare un po'?"
Il rosso annuì, sistemandosi seduto con la schiena contro il cuscino.
"Dimmi." Mormorò il rosso, spaventato, mentre lo zio si sedeva nulla poltrona vicino al letto.
"Non sapevo nemmeno di avere un nipote, mio fratello-tuo padre- non mi ha mai parlato di te. Sono stato all'estero per lavoro per circa quindici anni, sarei tornato di sicuro per conoscerti, ma poi una malattia mi ha costretto a passare un periodo in ospedale e non ne ho avuto l'occasione. Avrei sicuramente scoperto di avere un nipote prima... e avrei potuto aiutarti."
Il rosso annuì, ascoltando il racconto dello zio. "Sai, Hoseok, mi ricordi mio figlio, aveva qualche anno meno di te quando è morto per overdose, a causa di una brutta compagnia, sono stato un genitore così stupido, era mio compito crescerlo assieme a mia moglie, ma lei ci ha abbandonati per farsi una nuova famiglia e dopo aver perso mio figlio, sono rimasto solo."
Il ragazzo si alzò piano e gli mise una mano sulla spalla. "Non è colpa tua."
"Il mio passato a parte, volevo farti una domanda. Senti, ecco, ora che non hai nessuno, ti andrebbe di venire a vivere con me?"
Il ragazzo sgranò gli occhi. "Veramente?"
Lo zio annuì. "Certo. Ho preso una casa non troppo grande, ma penso vada bene. Anche io sono solo, che ne pensi?"
Il ragazzo annuì, sorridendo per la proposta.
"Però dovrò aspettare la dimissione." Spiegò allo zio, che sembrò capire. "Ho parlato con i medici, vogliono prima vedere se ricorderai. E io sono certo che sarà così, so che hai degli amici che non vedono l'ora di passare del tempo con te. Dimmi, fisicamente come stai?"
Il rosso raccontò delle conseguenze del trauma cranico, sentiva di potersi fidare dell'uomo davanti a lui, che per evitargli spaventi gli aveva mostrato la carta di identità.
"Dovresti riposarti, ti lascio stare ora. È stato bello conoscerti, anche se in una situazione spiacevole, torno domani okay?"
Hoseok scosse la testa, pregandolo di rimanergli accanto. "Sei l'unica parte di famiglia che ho... ti prego zio." Sentiva di essere sul punto di piangere, era senza ricordi e senza una famiglia accanto, aveva bisogno di qualcuno su cui contare e quell'uomo era suo zio. "Non ti preoccupare, resterò qui se vorrai. Ora però devi riposarti, okay?"
Il ragazzo annuì. "Non te ne andare però, non abbandonarmi zio e ti prego, non farmi del male."
Il signor Jung sorrise dolcemente. "Non ti farò nulla se non supportarti sempre, Hoseok. Adesso chiudi gli occhi, ti terrò la mano per aiutarti a dormire, come prova che non me ne andrò da qui neanche sotto tortura. Anche tu ormai sei la mia unica parte di famiglia."
Il rosso annuì, posando la testa sul cuscino e chiudendo gli occhi, mentre lo zio sistemava le coperte in modo da farlo stare al caldo. Avrebbe riposato ancora un po' prima della cena, almeno il mal di testa che sentiva gli sarebbe passato più velocemente.
Ciò che desiderava davvero, però, era svegliarsi e ricordare, solo quello: avrebbe curato molte ferite date dai ricordi che non volevano tornare, dalle memorie che aveva perso come pezzi di puzzle, sentiva una grossa parte di lui mancare da quando aveva visto Yoongi.
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