Capitolo 9.
Levi's pov.
Che cazzo mi era preso?
Avrei dovuto picchiare a morte quel moccioso per quello che fece.
Pensai, ma in cuor mio sapevo che non ce l'avrei fatta comunque.
I suoi occhi luminosi e di un colore così intenso e misterioso mi bloccarono anche quando iniziò a toccarmi.
Chiusi la porta alle mie spalle, in quel momento arrivai a pensare seriamente che quel ragazzo avesse potuto provare qualcosa nei miei confronti, anche se furono pensieri ben poco modesti.
Nel profondo non mi sarebbe dispiaciuto affatto, l'avrei soltanto stuzzicato, ma adoravo il suo modo di arrossire e prima o poi avrei provato fin dove si sarebbe spinto.
Ad ogni modo constatai che se non l'avessi mandato via sarebbe accaduto uno spiacevole incidente che avrebbe compreso un'accentuata erezione da parte mia.
Eppure restava un moccioso. Non avrei potuto lasciarmi andare così con un ragazzo che non fece altro che peggiorarmi le cose.
Eren's pov.
I miei due amici mi tempestarono di domande, ma io ero talmente perso da quello che successe che non gli prestai molta attenzione.
Ripensai allo sguardo di Heichou, così diverso da quando gli parlai la prima volta, accennato dalla stanchezza, dall'apatia, dal dolore psicologico e non faci altro che ripetermi che fu tutta colpa mia. Anche se sapevo per certo il capitano fosse un tipo tosto, che non avrebbe mai mollato, insomma, un uomo tutto d'un pezzo, avrebbe mantenuto sempre la sua superiorità anche quando il dolore lo avrebbe sopraffatto e poi il suo fisico, quello sì che era un bel corpo.
Sembrava scolpito nel marmo.
"Eren, dimmi una cosa, quel ragazzo, ti piace sul serio?"
Chiese ad un tratto Mikasa mentre camminavamo per il college.
"Io... ne sono sempre più convinto."
Ammisi con tono volutamente basso.
"Ma capisci che non è nulla di buono?!"
Sbottò in tono nervoso.
"Anche se fosse non mi interessa, mi ha protetto andandoci di mezzo, qualcosa vorrà pur dire."
Dissi in un sussurro, più per ricordarlo a me stesso.
"Sì, ma lui è stato in prigione, fuma, e...-"
"Fuma?"
La interruppi confuso.
"Sì, non te lo ha detto?"
Mi chiese in tono incuriosito.
"N-non ne abbiamo mai parlato... ma questo non significa niente, fumare non ti rende automaticamente un poco di buono."
Dissi tentando di difenderlo.
"Convinto tu..."
La ragazza roteò gli occhi al cielo.
"Io sono convintissimo."
Mi allontanai da loro andando al bar a prendere qualcosa incontrando Reiner.
"Jaeger"
Mi salutò.
"Ciao Reiner..."
Dissi ancora abbastanza irritato dalla conversazione con Mikasa.
"Ho saputo che alla fine hai battuto Levi... complimenti, che tecnica hai usato?"
Mi chiese entusiasta seduto ad un tavolino abbastanza alto all'esterno del bar.
Ripensai alla testata.
"Ehm... l'ho solo colto alla sprovvista"
Improvvisai.
"Bhe comunque sia, ottimo lavoro"
Disse rivolgendomi un cordiale sorriso.
"Senti Reiner... che cosa sai del signor Smith? Erwin Smith?"
Chiesi poi, in modo cauto ed apparentemente senza fini.
"Oh... Eren stai alla larga da quello, non è esattamente una brava persona... bhe neanche il nostro capitano lo era, ma ora è cambiato, penso una seconda occasione sia concessa a tutti."
Mi confidò appoggiandosi con una spalla ad un muro del bar.
"Sai qualcosa di più su Erwin?"
Insistetti.
"Credo che vada dietro al capitano... o sennò lo ritiene come un figlio"
Aggiunse facendo spallucce.
Sè figlio, proprio...
Pensai.
"Capisco... grazie mille"
Dissi sbrigativo.
"Perché ti servono informazioni del genere?"
Mi chiese confuso.
"Ehm... nulla, semplice curiosità"
Sorrisi, il ragazzone ricambiò, non spiccava certo in perspicacia.
Me ne andai subito dopo.
Quindi anche loro sanno o sospettano che Erwin vada dietro al capitano...
Ipotizzai.
A cena notai una strana atmosfera. Erano tutti concentrati su Marco. Non capii cosa stesse accadendo finché Connie non gli diede una gomitata e il ragazzo si fece avanti.
"Jean..."
Deglutí.
"Ti devo parlare"
Disse tentando di mantenere i nervi saldi ma fallendo miseramente assumendo un'espressione terrorizzata.
Jean che prima guardava il suo piatto, aveva spostato lo sguardo su quello di Marco, confuso, dietro tutti gli occhi complici degli altri.
Se ne andarono fuori a parlare.
"Che deve dire a Jean?"
Chiesi confuso.
"Marco si sta dichiarando"
Sasha mi fece un occhiolino seguito da un'espressione maliziosa.
Avrei voluto sapere tutti i dettagli, sembravano davvero fatti l'uno per l'altro, in grado di compensarsi.
In quel momento ripensai al capitano, non seppi il perché di quei pensieri, ma quella scena mi riportò con la mente all'episodio in camera di Levi.
Tutto ciò che avrei voluto sarebbe stato trascorrere del tempo con lui, probabilmente era solo infatuazione, o magari per conoscersi meglio, o magari ancora, solo per scambiarsi sguardi... i suoi sguardi erano così profondi e ipnotici.
"Eren, Eren?"
Sentii la voce del biondo arrivarmi sfocata.
"Profondi..."
Sussurrai.
"Eren non vieni con noi a festeggiare il fidanzamento di quei due?"
Domandò Armin euforico mentre nella stanza rimanemmo gli unici.
"Sì... certo andiamo"
Tornai alla realtà un po' troppo bruscamente. Ultimamente ero troppo sovrappensiero.
Tutti in coro acclamammo la nuova coppia seguita da vari fischi d'incoraggiamento.
Li trovai di una tenerezza disarmante, ed anche Mikasa sembrò pensarla allo stesso modo, non provando nessun tipo di rancore verso il castano che poco tempo prima le faceva la corte.
Approfittai della confusione sgattaiolando via, avrei voluto rivedere Levi per chiedergli delle cose.
Una volta uscito dalla folla restai abbastanza spaesato, non ricordavo la sua camera, così iniziai a girare tutto il college in cerca di una porta che ricordasse vagamente la sua.
Girai invano, finché qualcuno mi afferrò il polso, mi voltai di scatto intravedendo una figura femminile.
"Annie?"
Chiesi socchiudendo leggermente gli occhi per mettere a fuoco.
"Scusa, ti ho spaventato?"
Rispose lei in tono tranquillo.
"N-no ma figurati, avevi bisogno di qualcosa?"
Chiesi incuriosito.
"Sei entrato nella squadra di basket vero?"
Domandò giocando nervosamente con le mani.
"Sì..."
Risposi abbastanza confuso non capendo dove volesse arrivare.
"Ecco... com'è?"
Mi chiese in tono timido.
"Bhe... il capitano non è così tremendo come dicono... insomma..."
Vidi l'espressione della ragazza puntare verso il basso con i pugni stretti lungo i fianchi.
"Qualcosa non va?"
Chiesi interrompendomi.
"N-no... è che non sai quanto avrei voluto entrare nella squadra... ma purtroppo le ragazze non sono ammesse."
"Sul-sul serio?"
Chiesi, non sapendone sinceramente nulla.
"Già..."
Assunse gli occhi lucidi senza accennare però alle lacrime.
"Annie... io non so che dirti, non lo sapevo-"
Iniziai.
"Oh... tranquillo"
Tirò sù col naso tornando al suo solito atteggiamento chiuso e riservato.
"Non è colpa tua"
Aggiunse infine.
Si voltò e nel mentre, un'ulteriore voce ci fece sobbalzare entrambi.
"Sai perché non ci sono squadre femminili?"
Una voce familiare mi fece girare in contemporanea con la ragazza.
"Heichou..."
Disse lei con un filo di voce.
"Perché in campo i ragazzi sono molto, molto più aggressivi."
Continuò lui avvicinandosi a passo svogliato verso di noi.
"Capitano... io... a me non interessa."
Intervenne la ragazza guardandolo estasiata.
"Purtroppo non le faccio io le regole. Ma se vuoi potresti provare ad aprire una squadra femminile."
Aggiunse raggiungendoci del tutto.
"Capitano io non volevo insinuare nulla... mi scusi..."
Tentò di discolparsi.
"Dammi del tu, d'altronde non abbiamo grandi differenze d'età."
Il corvino si avvicinò alla ragazza che nel frattempo iniziò ad avvampare dalla vergogna.
Continuò ad avanzare verso la sua figura, ormai era vicinissimo.
"Sai, mi farebbe davvero piacere vederti giocare"
Aggiunse in tono volutamente basso.
La ragazza diventò di un rosso talmente acceso che anche al buio si potè distinguere la sua pelle bianca candida colorarsi di un rosso vivo.
Annuí andandosene velocemente.
"A te piace mettere a disagio le persone, non è vero?"
Chiesi in modo cauto e vagamente ironico incrociando le braccia al petto.
"Può darsi..."
Mi puntò uno sguardo girando di tre quarti il viso verso di me.
"Comunque... ti stavo cercando..."
Iniziai, ma non sapendo come continuare.
"Che vuoi?"
Rispose in tono sgarbato.
"Tu fumi?"
Chiesi con sguardo circospetto.
"Ti interessa davvero?"
Inarcò un sopracciglio divertito.
"Bhe..."
Guardai altrove grattandomi la nuca.
"Sì fumo, ma questi non sono affari tuoi."
Rispose.
"Fumare fa male..."
Lo dissi con un velo d'imbarazzato, insomma mi stavo davvero preoccupando per un ragazzo conosciuto da così poco e che era sempre stato scortese nei miei confronti fino ad allora?
"Lo so."
La risposta fu inaspettata.
"E allora smetti!"
Affermai con fare ovvio.
"Perché ti preoccupi tanto?"
Mi guardò con aria maliziosa non nascondendo però anche dell'evidente fastidio.
Arrossii iniziando a balbettare qualcosa di incomprensibile.
"Tsk... moccioso..."
Prese dalle tasche un pacchetto di sigarette gettandole a terra e calpestandole.
Restai ad occhi aperti.
Mi hai dato retta?
"Contento?"
Domandò scocciato.
"Tanto..."
Gli feci un sorriso dolce quanto soddisfatto.
Restammo a fissarci per un tempo che mi parve interminabile, finché il corvino si avvicinò pericolosamente alla mia figura porgendo la mano verso la mia guancia.
L'accarezzò con delicatezza non scomponendo comunque la sua espressione neutrale.
D'impulso lo avvicinai a me, sempre delicatamente dato il suo stato.
Fece scivolare la mano lungo il mio collo poggiandoci il capo.
Mi parve d'essere in un sogno.
Ad un tratto sentii sulla pelle un lieve morso. Gemetti impercettibilmente preso alla sprovvista, fu allora che scorse il mio viso completamente rosso, i suoi occhi argentati fissi sui miei nel mentre che la sua lingua iniziò a scorrere lungo una parte del mio collo in modo lento e sensuale.
Gemetti in modo più rumoroso, sempre di più, ne avrei voluto sempre di più.
Si avvicinò poi all'orecchio.
"Hai presente quando prima mi hai chiesto se mi piacesse far sentire a disagio le persone?... Sì, mi piace da morire."
Si staccò da me andandosene nello stesso modo enigmatico e silenzioso con il quale arrivò.
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