Capitolo 7.

Levi's pov.

Tornando in camera incontrai Petra venire dal verso opposto.
"Ma tu sei ovunque?"
Mi affrettai ad aprire scocciato il discorso prima che lo facesse lei una volta che mi si affiancò.

"Bhe..."
Iniziò, mentre il suo viso cominciava a tingersi di rosso.

"Che hai fatto alla mano?"
Riprese poi puntandomi uno sguardo alla fasciatura spostandosi elegantemente i capelli lisci e rossi dietro un orecchio.

"Nulla che potrebbe interessarti"
Risposi sbrigativo infilandomi entrambe le mani nelle tasche e continuando per la mia strada.

"Ti prego dimmelo, lascia che ti aiuti."
Insistette afferrandomi le mani fra le sue guardandomi dritto negli occhi.
Petra era la solita e stereotipata ragazza, carina e appiccicosa, troppo perfetta, troppo per bene, ed in quel momento non avevo tempo per pensare anche a lei.

Eren's pov.

"Jean... io non so davvero cosa pensare"
Dissi con la testa fra le mani.

"Se ti piace non c'è nulla di male comunque..."
Continuò lui con la guancia appoggiata sul palmo della mano intento ad ascoltarmi.

"Bhe tu la fai facile... si sa che Marco ricambia..."
Iniziai vago alzando leggermente lo sguardo.

"Co-cosa? Marco?"
Iniziò titubante arrossendo lievemente.

"Jean, dai, si vede."
Dissi con fare ovvio non dandogli così tanto scalpore.

"Bhe... io non l'ho visto tutto questo interesse..."
Distolse lo sguardo lusingato.

In quel momento entrarono Armin e Mikasa in camera.
"Eren esponi la situazione."
Disse il castano senza tanta grazia appena i due chiusero la porta.

"Quale situazione?"
Chiesero in coro.

Maledissi fra me e me Jean.

"Niente ragazzi..."
Iniziai fulminando con lo sguardo il castano.

"O no, ora ce lo dici Eren."
Mikasa assunse un'aria minacciosa.

"Okay, okay, ecco... sono, sono confuso sul il mio orientamento sessuale...-"
Mi rigirai i pollici imbarazzato.

"In poche parole gli piace il capitano"
Sbottò il ragazzo affianco a me senza curarsi della situazione delicata in cui mi trovai.

"Jean!"
Lo rimproverai sentendomi quasi tradito.
Mikasa assunse un'espressione impassibile, mise inquietudine, Armin invece si mostrò solo sorpreso.
"Era tutto qui? Eren noi siamo i tuoi amici, è palese che ti appoggeremmo comunque, com'è palese che a Marco piace Jean."
Disse soddisfatto Armin.
"Armin, stai zitto."
Il castano lo fulminò.

"Eren, il capitano non è nulla di buono, lascia perdere, è anche più grande!"
Mikasa sputò queste parole sbattendo violentemente i pugni sul tavolino.

"Credo di essere in grado di scegliere se una persona possa piacermi o meno..."
Risposi alzando le spalle ed abbassando di conseguenza il tono di voce.

La ragazza rossa in faccia per la rabbia uscì per tornarsene in camera, non aggiunse nulla, ma la sua espressione parlò per lei.
Poco dopo uscii anche io, non volevo più restare in quella stanza con i miei due compagni pieni di domande insistenti.
Mi recai nell'unico luogo in cui potevo stare davvero tranquillo.
Mi sfilai la giacca e presi un pallone iniziando a palleggiare un po' finché una voce tremendamente familiare mi colse alla sprovvista.

"Eren Jaeger."
Mi girai in direzione della voce.
L'ultima persona che avrei mai voluto vedere, le mani mi tremarono a tal punto da far cadere il pallone. Non dissi nulla ero pietrificato. L'uomo si diresse verso di me, sempre di più, finché non mi afferrò per il collo alzandomi di qualche centimetro da terra, con parole soffocate dissi il suo nome.

"E-erwin..."
Dissi incrociando i miei occhi con i suoi.

"Tu bastardo... tutta colpa tua, e sai che succede quando qualcuno agisce in modo sbagliato? Lo si punisce."
Enfatizzò l'ultima frase sgranando gli occhi, due perle azzurre capeggiavano all'interno tremando freneticamente dal nervosismo.
Strinse la presa sul mio collo. Mi dimenai con tutta la forza che riuscii a trovare portando le mani sulle sue nel vano tentativo di allentarne la presa ma senza successo.

"Tu hai rovinato tutto!"
Alzò il tono di voce gridandomi in faccia.

Il respiro mi mancò, le forze mi stavano abbandonando, rivoli di sudore iniziarono a farsi spazio sulla fronte solcando le vene accentuate dalla stretta del biondo.

"Lascialo andare brutto maiale troppo cresciuto."
Riconobbi subito la sua voce anche se era debole ed ovattata alle mie orecchie.

"Levi... sei arrivato al momento giusto."
Sentii il biondo mentre guardava dietro di me.

"Ti ho detto di lasciarlo andare, o sta volta non ti farò sputare solo del sangue, lurido bastardo."
Continuò il corvino con noncuranza.

"Facciamo così, io lo lascio e tu stasera stai con me."
Propose con un sorriso in volto.
Tentai di muovere la testa in segno di disapprovazione, non avrei permesso a Levi di passare una serata con un essere tanto ripugnante, e non tanto di aspetto, perché in quello Erwin non se la cavava affatto male.

Il ragazzo abbassò lo sguardo e strinse i pugni lungo i fianchi.
"Accetto, ma ora lascialo andare."
Disse infine incrociando le braccia al petto.

"Perfetto."
Mollò la presa sul mio collo che ormai era diventato di un colorito violaceo.
Appena toccai terra le gambe mi abbandonarono facendomi cadere in un suono crudo che rimbombò per tutta la palestra.

Erwin passò affianco al corvino dandogli uno generoso schiaffo a mano aperta sul sedere, il ragazzo in tutta risposta lo guardò con aria disgustata per poi correre verso di me, le scarpe da ginnastica stridevano sul suolo lucido dell'edificio.

"Eren, EREN, ci sei?"
Mi chiamava, ma la sua voce mi arrivò sfocata.

"C-capitano..."
Tossii rumorosamente sentendomi salire dalla gola il sapore metallico del sangue.
Andai in panico, il mio respiro iniziò ad accelerare fino a farmi mancare qualche battito.
Il corvino mi sollevò da terra il giusto per posizionare la mia testa sulle sue ginocchia asciugandomi con la sua manica della saliva scivolata sulle labbra.

"Riprenditi idiota."
Mi disse scuotendomi il viso da una parte all'altra.

"N-non dovevi accettare..."
Tentai di dire una volta calmatomi.

"Ma sei coglione? Guarda che quello non scherza, ti avrebbe fatto male e allora sì, che sarei stato nella merda"
Disse senza troppa grazia.

"M-ma ora verrai di nuovo stupr-"

"Shh... non preoccuparti per me moccioso, pensa a riprenderti piuttosto"
La sua voce stava tornando alle mie orecchie in modo lucido.

"I-io non voglio che tu vada da Erwin... Levi... non andare"
Tossii di nuovo.

"E chi vorrebbe? Ora stai zitto, ho detto di non preoccuparti per me, lo conosco molto meglio di quanto immagini."
Rispose in tono autoritario e severo.
Delle lacrime mi corniciarono gli occhi rendendoli lucidi, un po' per lo spavento e un po' per la rabbia. Ci misi prontamente il braccio sopra, ma il ragazzo me lo tolse quasi subito.
"Ora mi dici perché cazzo piangi? Sono io quello che verrà riempito."
Disse tentando di risollevare il morale dopo quell'esperienza traumatica.

"N-non sto piangendo..."
Risposi tirando sù col naso.
Mi fece alzare dalle sue ginocchia in modo delicato.
Alzati dal pavimento freddo ci dirigemmo verso la mia camera dato che da solo non mi sarei mai retto in piedi.

Arrivati ci aprí Armin con un'espressione carica di punti interrogativi, il corvino mi lasciò nelle sue mani non spiccicando una parola.

"L-levi! Smettila di fare l'eroe, cazzo..."
Ripresi.

Si girò lentamente verso di me, mi guardò per un attimo andandosene subito dopo scuotendo la testa in segno di disapprovazione.

"Eren che ti è successo?"
Jean e Armin mi assalirono di domande ma non risposi a nessuna di esse, mi stesi sul letto e tentai di riposare.
Quando mi fui ripreso, dopo svariati minuti tentai di alzarmi.

"Ma che fai?"
Mi chiese Armin.

"Devo raggiungere Levi. "
Dissi con aria compassionevole.

"Eren... ma che stai dicendo?"
Continuò il biondo seriamente preoccupato.

"È tutta colpa mia, è solo colpa mia."
Tentai di alzarmi ma il dolore apparve troppo acuto, così afferrai una sbarra del letto tentando di tirarmi sù, vari ematomi iniziarono a prendere spazio sul mio collo.

"Ma sei fuori?"
Disse con una risatina Jean.

"Devo fare qualcosa!"
Insistetti.

Quando notò delle lacrime sul mio volto, la sua espressione cambiò
"Colpa tua? Che devi fare?"
Mi chiese paziente.

"Lui... lui mi ha difeso..."
Iniziai ancora spaventato.

"Jean... forse è meglio se ci lasci soli..."
Disse il biondo.

"Come vuoi"
Vidi Jean uscire preoccupato.

Intanto Armin pensò a chiamare Mikasa che arrivò nel giro di qualche minuto.
"Eren... che è successo?"
Mi chiese. Raccontai ciò che successe. Entrambi spalancarono gli occhi. Mikasa sopratutto dato che aveva ritenuto Levi fino a quel momento un ragazzo altezzoso e presuntuoso.

"Eren... ci sono volte in cui non si può fare granché, e oggi è stata una di quelle, non puoi struggerti così tanto."
Tentò di rassicurarmi Armin con una mano sulla spalla.

"Ma non preoccuparti perché non ricapiterà"
Continuò Mikasa con aria determinata.
Piansi lacrime amare quella sera.
Forse più per una questione di sensi di colpa, forse per frustrazione, forse per la semplice paura vissuta, non lo sapevo nemmeno io.
L'unica cosa di cui ero consapevole era che piansi per la prima volta per un ragazzo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top