Capitolo 66.

Levi's pov.

Eren sapeva, lui sapeva fin dall'inizio del messaggio.
Un senso di colpa, ansia e shock mi pervase l'animo.

Il mio respiro accellerò continuando a guardare passivo la scena.

Più mi ripetevo di muovere il culo, più rimanevo piantato al suolo, mentre nei miei occhi si rifletteva il riflesso del ragazzo che amavo venire picchiato in modo brutale.

"B-basta... f-fermati"
Non riuscii a comporre una frase concreta.
La mia mandibola continuò a tremare in modo incessante al minimo movimento.

Perchè mi hai fatto una cosa del genere? Io morirei per te e pur sapendolo, hai preferito rendermi partecipe del tuo dolore.

Furono considerazioni veloci che mi eccheggiarono incessantemente nella mente.

Appena fui di nuovo in grado di comandare il mio corpo mi precipitai verso il biondo.
In quel momento accecato dalla rabbia avrei pure potuto ucciderlo.

Mi scaraventai su di lui allontanandolo dal corpo ormai senza sensi del ragazzo.
Gli tenni il collo premuto a terra.

"Lui non avresti dovuto toccarmelo..."
Lo ringhiai a denti stretti.

Misi tutta la forza che ebbi per sferrargli un pugno in piena volto.

Vidi scendere tempestivamente del sangue dal naso e labbro.
Fu una sensazione meravigliosa.

Gli strinsi il collo.
"Morirai qui... solo come un verme, pieno di rimpianti. Avrò la mia vendetta e mi libererò di un peso. Non credo mancherai a qualcuno... giusto?"
Lo dissi con uno strano sorrisetto, probabilmente perché sotto shock.

"N-non ti conviene."
Mi strinse le mani nel vano tentativo di allentare la presa.

"Trovami anche solo una buona ragione per non ucciderti. UNA"
Gli urlai con voce tremante.

"Finiresti in prigione... e avresti sulla coscienza una persona morta."
Cominciò lui fissandomi con occhi stranamente spaventati.

"Non sei la prima persona che ho sulla coscienza. So uccidere, e l'ho già fatto. Non credere che io provi pietà."
Stavo perdendo la pazienza urlandoglielo in faccia.

"Q-questo lo so... so la tua vita. Ma pensa che non uscirai da prigione per un bel po'.. e poi Eren sta morendo..."
La sua voce stava diventando debole.

Ripensai ad Eren.
Mi sfuggì completamente dalla mente troppo preso ad avere la mia vendetta.

Ucciderlo per me avrebbe significato liberarmi di un peso che continuavo a portare da tanto tempo, umiliazione, dolore, instabilità, mi sarei finalmente potuto liberare da tutto ciò.

Non sapevo se quello che disse fosse effettivamente vero, ma non avrei potuto rischiare, non avrei potuto lasciarlo morire.

Gli lanciai un ultimo pugno per poi lasciare la presa correndo da Eren.
Era ricoperto di sangue che continuava a scorrere senza cenno di fermarsi.

Un senso di panico mi trasalí, avevo fra le mani il mio ragazzo eppure fu una sensazione orribile ed irriconoscibile per via del tanto sangue.

Il prato era macchiato da una pozza cremisi e viscosa.
Digitai il numero del pronto soccorso a stento, le mani mi tremarono come una foglia.

I soccorsi arrivarono dopo poco.
Nessuno assistette alla scena, forse per via della zona appartata.

Erwin scappò ma senza ricevere il mio interesse, l'unica mia priorità rimase quell'ammasso di sangue e lividi che qualche ora prima ritenevo il mio ragazzo.

Appena l'ambulanza arrivò a prenderlo mi precipitai verso la barella in cui era appoggiato il corpo del moro.

"Non può salire..."
Una donna mi fermò.

"OH, MA LEVATEVI DAL CAZZO."
Li scostai bruscamente.

"Signore le ripeto che non può salire"
Una donna dalla voce stridula continuava a gridarmi nelle orecchie.

"Sono il suo ragazzo, mi lascia andare ora?"
Glielo dissi con ironia.

Abbassò lo sguardo, la scostai e raggiunsi il moro.

Gli attaccarono dei tubi lungo le braccia.

Appoggiai i gomiti sulle ginocchia ed immersi il viso nelle mani, il mio respiro continuò ad accellerare.

"Anche lei sembra ferito... si lasci controllare"
Una donna mi prese il volto.

"P-pensate a lui... i-io sto bene."
La voce continuò a tremare.

La donna mi sorrise in modo dolce.
"In ambulanza le uniche cose che possiamo fare sono queste, abbiamo già fatto tutto il possibile per il paziente, ora si lasci controllare"

Lanciai uno sguardo ad Eren per poi puntarlo di nuovo sulla donna.

"Allora accelleri, è grave... l-la prego."
La afferrai dalle spalle scuotendola.

"Le ripeto che stiamo facendo il possibile, ora si calmi."
Tese le mani in avanti.

Mi passarono una coperta.
Come possono pensare che una coperta mi possa aiutare?!

La strinsi, l'ansia mi stava divorando, avevo bisogno di sapere, avevo bisogno di riavvolgere il tempo ed evitare tutto quello appena successo.
Un senso di rabbia cominciò ad invadermi l'animo.

Arrivammo in ospedale lasciandomi fuori dalla sala operatoria.
Passarono così diverse ore.
Restai sveglio, ed ormai si fecero le due del mattino.

L'occhio mi bruciava, il labbro pulsava, ma non ebbi intenzione di lasciare la mia sedia.
Fosse caduto il mondo, io senza Eren non sarei uscito.

Passó la notte.
Alle prime luci dell'alba un dottore uscí dalla porta nella quale vidi qualche ora prima sparire il moro.

Mi si avvicinò.
Lo guardai indifferente, l'ultima cosa che avrei voluto in quel momento sarebbe stato mostrare i miei sentimenti ed emozioni a qualcuno.

"Se vuole può entrare Signor Ackerman."
La voce dei dottori era sempre così impassibile non riuscendo a distinguere una buona da una cattiva notizia, probabilmente per colpa del loro lavoro, dare brutte notizie era all'ordine del giorno.

Mi alzai e raggiunsi, seguito dall'uomo, la sala.
Appena entrai vidi Eren privo di sensi attaccato ad un'infinità di tubi ed aflebo.
Mi abbandonai su una sedia vicina inquadrando meglio la situazione.
Rimasi in silenzio nonostante dentro avessi avuto milioni di emozioni che resero il tutto più complicato.

"Il paziente è in uno stato di coma. Si riprenderà fra qualche giorno come fra qualche mese, il suo grado di coma, và da 2 giorni a 7 mesi, scaduta questa data solitamente il paziente muore."

"Capisco."
Fu l'unica risposta che riuscii a dare.

Il dottore lasciò la stanza.

Era colpa mia, se non l'avessi coinvolto probabilmente sarebbe stato sano e salvo.
Gli baciai la mano, l'unica parte non coperta dai tubi.

"Hai presente quando mi hai chiesto se finita l'università ti avrei aspettato?..."
Titubai per qualche secondo prima di continuare.

"Ora sono io ad aspettare, ti aspetterò comunque vada, però sbrigati a svegliarti, io ho bisogno di te..."
A quelle ultime parole la mia voce crollò, avevo un insopportabile nodo alla gola.
Le lacrime continuarono a scendere non riuscendo a controllarle.

"Io non-... io non posso andare avanti senza di te idiota... non posso."
Mi lasciai andare sul suo petto piangendo in modo infantile.

Avrei avuto bisogno di avvolgerlo di nuovo fra le mie braccia, avrei dovuto ancora fare tante cose assieme a lui.
Avrei dovuto dirgli apertamente quanto lo amassi.

"Tu sei ancora mio... non puoi andartene... non te lo permetto."
Scoppiai.

Gli sollevai leggermente la maschera per l'ossigeno stampandogli un lieve bacio, sentii le sue labbra ancora tiepide.

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