Capitolo 54.

Levi's pov.

Il sangue colava come una fontana dalle ferite inflitte. Sentii le vertigini.
Il biondo estrasse fuori il coltello dal mio addome.

"Allora... ti sei pentito di avermi disobbedito?"
Chiese con un sorriso malato addosso.

Non riuscii a rispondere, era tutto offuscato, ma con non so quale forza, atterrai Erwin con un calcio.
Forse prendendolo in delle parti delicate...
In quel momento non prestai attenzione a cosa avessi colpito, pensai solo a scappare.

Uscii dalla camera barcollando, il sangue stava colando a terra lasciandone una scia viscosa.

Tenni una mano premuta sul colpo.
Bruciava ogni passo di più, le vertigini erano sempre più lucide, fino a che non riuscii più a correre e mi appoggiai ad una colonna, sfinito.

Da quando ricevetti la coltellata non presi mai la premura di puntare lo sguardo sulla ferita, non avrei voluto guardare i danni provocati da quel bastardo, ma in quel momento mi trovai costretto a controllare come fosse stata la situazione.

Deglutii per poi abbassare lo sguardo sul mio addome.
Tirai sù la maglia fino al mento, era impregnata di un rosso cremisi.

Trattenni un gemito quando posai le mani su quella lacerazione.
Le dita mi tremarono incessantemente, stavo sudando freddo.

Non era messa affatto bene.
Il sangue continuò a scorrere lungo i miei vestiti finendo a terra e provocandone una pozza di sangue.
Strinsi i denti ed iniziai a premere.
Mi morsi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.

Sentii dei passi.
Mi nascosi prontamente dietro una colonna.

Era una docente.

Il coprifuoco era già iniziato.
Trattenni tutti i gemiti di dolore mentre la donna perlustrava la zona.

Piano piano tornai in camera.
Farlan stava dormendo, mi precipitai sul kit da pronto soccorso riuscendo a tenere a stento le cose in mano.

Le garze mi cascarono un paio di volte.
Mi sfilai la maglia ormai zuppa di quel liquido nauseante.

Vidi il mio corpo a pezzi, dal petto all'addome.

Iniziai a disinfettare per poi avvolgermi una garza sulla coltellata.
Era doloroso.
Tentai di mantenere i nervi saldi, nonostante tremassi come una foglia.

Il respiro si fece sempre più veloce e la mia carnagione sempre più chiara.

Mi accasciai al suolo stanco, con la schiena contro il muro, le palpebre iniziarono a farsi pesanti, non riuscii a finire che svenni.

Eren's pov.

Andai a lezione normalmente quando, mentre stavo preparandomi per andare a pranzare, Farlan mi inviò un messaggio.

"Eren vieni subito in camera."

Non capii il perché di quella frase, mi fermai di colpo.

"Eren... tutto apposto?"
Mi chiese Armin puntandomi uno sguardo stranito.

"N-no."
Risposi istintivamente.

Mi guardarono preoccupati.
"D-devo andare, ci vediamo dopo."

Armin mi afferrò un braccio.

"Eren..."

Lo guardai con occhi sgranati per poi scostarlo e correre verso la camera del corvino.

Ero preoccupato, perché un messaggio del genere da parte di Farlan?

Non riuscivo a capire.
Bussai insistentemente alla porta, il biondo mi aprí con un'espressione addolorata in viso.

Ero quasi in lacrime.
Il ragazzo mi fece spazio accostandosi alla porta così che potessi scorgere Levi sul letto, privo di sensi e con una fasciatura impregnata di sangue sull'addome.

Persi uno, due... no in quel momento il mio cuore si fermó per qualche secondo.

Restai lì, fermo ed immobile, scrutando la scena come un narratore onnisciente, cercando di convincermi che fosse solo un sogno, solo un'illusione della mia mente.

Mi accasciai al suolo sulle ginocchia, le braccia appoggiate al letto.
Portai il capo sul suo petto fasciato non dicendo nulla, me ne rimasi semplicemente lì, a contemplare il suo respiro, ad assaporare il suo profumo.
Le lacrime presero il sopravvento bagnandone le fasciature.
Gli afferrai il volto, era pallido e privo di reazioni

Mi morsi l'interno della guancia per soffocare dei singhiozzi.

"Farlan, cos'è successo?!"
Fu l'unica cosa che riuscii a pronunciare.

"Non lo so, stamattina mi sono svegliato e l'ho visto accasciato a terra."
Disse stretto nelle spalle.

"Puoi uscire... ti prego."

"Certo."
Prima di lasciarci soli accarezzò la guancia del corvino.

Iniziai a togliere la garza scorgendo una profonda lacerazione rosso fuoco, la riavvolsi e riappoggiai la testa sul suo petto.

"Mi dispiace... mi dispiace tanto. Non sono mai stato in grado di proteggerti.
Sono un completo fallito cazzo."
Gli accarezzai il viso in un momento di debolezza con le lacrime che continuarono a scendere bagnando il mio e il suo corpo.

Decisi di portarlo in infermeria, non sarei mai stato in grado di proteggerlo, ma potevo per lo meno recuperarlo.
Si stava infettando e sarebbe stato peggio.
Lo trasportarono in ospedale, l'infermeria non era abbastanza fornita.

Lo stavano trasportando con una barella dentro l'ambulanza ed io gli rimasi accanto.

"Ragazzo non può stare qui."
Mi fermò un uomo.

"I-io devo rimanere, LASCIATEMI STARE CON LUI."
Urlai afferrandogli la mano.
Mi staccarono bruscamente.
La presa della sua mano fredda scivolò e la persi definitivamente.

"No... NO ASPETTATE."
Continuai a gridare.
Mi chiusero le portiere in faccia facendomi perdere l'equilibrio e quindi facendomi cadere.

Tentai di raggiungerla ma ovviamente non ci riuscii.
Mi lasciai cadere a terra esausto.

"Levi... mi dispiace."
Mi poggiai un braccio sugli occhi coprendoli.

Levi's pov.

Mi risvegliai in un luogo silenzioso, luminoso e pulito.
Ero stranito non riuscendo ad ambientarmi e ad abituare gli occhi a quella luce tanto forte.

Un ragazzo e una ragazza erano piantati davanti a me con un sorriso stampato in volto.

"Buongiorno"
Mi accolsero in coro.

"Dove cazzo sono?."
Chiesi massaggiandomi la testa.

"Si trova in ospedale."
Mi rispose cordialmente l'uomo.

Guardai l'addome, era fasciato.

"Un ragazzo... un ragazzo moro. L'avete visto?"
Chiesi come seconda cosa.
Si guardarono confusi.
Stavo già perdendo la pazienza.

"Un ragazzo alto, moro, occhi verdi, pelle olivastra? No?"
Continuai a descriverlo.

"Sì, è un ragazzo del genere che ha chiamato all'ospedale."

Tentai di alzarmi ma la ragazza dai capelli biondo platino, mi fermò.
"Non si muova."

"Devo cercarlo."
Ribattei.

"Ci dica come si chiama."
Chiese la donna.

"Eren. Eren Jaeger"
La ragazza andò a chiamare all'accademia.

"Lei è stato accoltellato, signor?"

"Ho ventitrè anni, non mi dia del signor, comunque il mio nome è Levi."

Ignorai la parte dell'accoltellato.

"Okay Levi, è stato accoltellato all'addome, torace e petto. Che è successo?"
Il ragazzo riprese il discorso.

"Crede davvero che io glielo dica?"

Mi guardó male ed io non fui da meno.
Abbozzò un falso sorriso di cortesia per poi uscire dalla stanza.

Dopo un quarto d'ora Eren varcò la porta della mia camera.
Appena mi vide i suoi occhi si contornarono da lacrime saltandomi addosso.

"Amore..."
Iniziò a baciarmi ripetutamente.

"Calmati..."
Gli sussurrai in modo rassicurante.
Stava singhiozzando parecchio, le sue braccia giunte attorno al mio collo, le nostre fronti si stavano toccando.

"Ohi Eren... va tutto bene."
Continuai accarezzandogli una guancia.

"Che hai fatto? MI HAI FATTO PRENDERE UN COLPO."
Si abbandonò sulla mia spalla piangendo ininterrottamente.

"Ne parliamo appena torno."
Dissi, continuando ad accarezzarlo scendendo sul collo.

Stava piangendo come un bambino.
Mi fece una tenerezza indescrivibile.
"Eren... smettila..."
Gli alzai il volto dalla mia spalla.

In stanza vidi entrare Isabel, Farlan e i due ragazzi di prima.
La rossa mi si gettò addosso, mentre Farlan aspettò.
Ci scambiammo uno sguardo.
Uno sguardo che solo noi avremmo potuto capire.

Eren's pov.

Quando anche gli altri finirono di salutare il corvino mi riattaccai a lui.

Lo baciai ripetutamente anche se sotto lo sguardo di tutti.

"Ti amo... mi sei mancato."
Lo sussurrai.

"Ti sono mancato?"
Mi guardò malizioso.

"Sì... nessuno mi ha provocato in questi giorni"
Risposi ironicamente.

"G-giorni?"
Replicò incespicando nelle sue stesse parole.

Annuii preoccupato.

"Dovremo rimediare allora..."
Stavamo sussurrando così che potessimo sentirci solo noi.

"Sì... ti prego."
Risposi con una lieve risata.

"Però ora calmati okay?"
Mi asciugò le lacrime.

"I-io non ce la faccio..."
Tentai di asciugarmi le lacrime e prima che potessi fare nulla mi avvolse dolcemente.

Partirono dei gridolini dolci.

"USCITE DA QUESTA STANZA SIGNORI CHURCH"
Levi cacciò via Isabel e Farlan.

"Farlan fa di cognome Church?"
Chiesi una volta usciti.

"Sì."
Mi rispose.

"Potrò mai prendere il tuo cognome un giorno?"
Ero davvero imbarazzato, insomma, gli avevo appena chiesto di sposarci.

"Certo, quando ti sentirai pronto."
Mi bació dolcemente, risposi con un sincero sorriso.

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